Diario della caduta di un regime.

E' il luogo della libera circolazione delle idee "a ruota libera"
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UncleTom
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Re: Diario della caduta di un regime.

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LA GUERRA PER BANDE




Solo ieri la banda degli STrumpTruppen del Bel Paese, aveva scritto :

Cavaliere ancora leader mentre chi l'ha tradito non conta più niente
Da Fini a Casini, quanti comprimari hanno provato a sostituirlo. Con esiti disastrosi
Gian Maria De Francesco - Lun, 13/02/2017 - 10:09,


Oggi spinge l'acceleratore con:

Fini indagato per riciclaggio

Sequestrati beni per 5 milioni ai Tulliani. Nel mirino anche il plusvalore derivato dalla vendita della casa di Montecarlo

di Sergio Rame

30 minuti fa
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UncleTom
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Re: Diario della caduta di un regime.

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ALLACCIATE LE CINTURE DI SICUREZZA, SEMPRE PIU' COMPLICATA LA GUERRA PER BANDE




Ultima ora•
caso marra: le chat tra di maio e raggi smentiscono corriere, repubblica e messaggero
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Re: Diario della caduta di un regime.

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LA GUERRA PER BANDE


La guerra per bande occupa la scena politica di questa fase della fine della Seconda Repubblica. Non era stato così per la fine della Prima Repubblica.

Dove la magistratura è dovuta intervenire dopo 50 anni di degrado e corruzione fuori da ogni limite.

Una corruzione però non così devastante come quella che si registra ai giorni nostri.

Questo titolo è intriso di propaganda politica, ma potrebbe contenere anche dei fondamenti.

Soldi, immobili e posti in lista
I motivi segreti della scissione


Bersani evoca l'uscita dal Pd: Renzi non la vede ma c'è già. La scusa è il calendario, la vera causa "l'oro del Pci"

di Roberto Scafuri

21 minuti fa
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UncleTom
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Re: Diario della caduta di un regime.

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UncleTom ha scritto:LA GUERRA PER BANDE


La guerra per bande occupa la scena politica di questa fase della fine della Seconda Repubblica. Non era stato così per la fine della Prima Repubblica.

Dove la magistratura è dovuta intervenire dopo 50 anni di degrado e corruzione fuori da ogni limite.

Una corruzione però non così devastante come quella che si registra ai giorni nostri.

Questo titolo è intriso di propaganda politica, ma potrebbe contenere anche dei fondamenti.

Soldi, immobili e posti in lista
I motivi segreti della scissione


Bersani evoca l'uscita dal Pd: Renzi non la vede ma c'è già. La scusa è il calendario, la vera causa "l'oro del Pci"

di Roberto Scafuri

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Soldi, immobili e posti in lista I motivi segreti della scissione





Bersani evoca l'uscita dal Pd: Renzi non la vede ma c'è già. La scusa è il calendario, la vera causa "l'oro del Pci"
Roberto Scafuri - Mer, 15/02/2017 - 08:00

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Non si fa una scissione per il calendario, dice Andrea Orlando, nuovo astro saccente del Pd. Certo che no.


O forse sì. Va sentito il vecchio saggio Bersani, che la scissione la considera «già avvenuta»: in particolare, dalla gente.

Il giorno dopo, l'ex leader parla volentieri per smaltire le tossine di una Direzione nella quale «ho visto solo dita negli occhi».

Si sente a un bivio, come gli altri: un bivio col buonsenso.


Servirebbe riflettere, invece «Renzi mette il Paese nel frullatore».

Il primo e ultimo amante spassionato della Ditta nel giorno di San Valentino mette in discussione persino la relazione di una vita: «Se diventa PdR, io non gli voglio mica più bene».

Non si aspetta più nulla da Renzi; forse da qualcuno dei suoi, «che sappia farlo ragionare».

Era fondamentale allungare fino a scadenza naturale la vita della legislatura e del governo, ma Renzi ha detto che «la data elettorale è una cosa da addetti ai lavori: io strabilio».


A questo punto, ragiona Bersani, non ha senso andare neppure all'Assemblea nazionale.

Diserzione che segnerebbe l'ormai ineluttabile momento della scissione, lo conferma un allarmatissimo Cuperlo: se la sinistra dem sceglie di non andare è «una scelta irreversibile».

Scindersi, dice Cuperlo, va contro logica(DELLA POLTRONA-NDT), visto che è il «Comandante ad ammutinarsi».

Ma è davvero contro logica? Forse no, e allora torniamo daccapo, ripartiamo dal calendario.

«Non mi si dica che la questione è di calendario, perché il calendario è solo tecnica», spiega Bersani.

Tecnica o tattica? Si sospetta che, pur di avere le elezioni a giugno, Renzi abbia provocato apposta i vecchi leader, spingendoli sull'uscio fino alla frattura.

Quale sarebbe l'effetto politico di una scissione?

La crisi del governo.

Non determinata da Renzi, ma da chi esce dal Pd.

Crisi non voluta, come si conviene, ma che costringerebbe Gentiloni a risalire sul Colle e, visto il frantumarsi del partito di maggioranza relativa, suggerirebbe a Mattarella di cedere sulle urne a giugno.

Piano forse disperato, ma plausibile.


Anche perché alle urne la sinistra dem ci andrebbe disorganizzata, e il Pd renziano avrebbe l'opportunità di marciare secondo gli ordini del Capo.



Come si vede, la scissione è anche questione di calendario. Ma non solo. C'è dell'altro.


Chiari i motivi teorici: il Pd è un partito nato dall'idea sbagliata di dare al popolo comunista una guida democristiana, by-passando un bel po' di questioni, a cominciare da quella socialista.


Il partito, poi, non è mai partito sul serio; anzi, come ha sostenuto Erri De Luca, è «partito e fermato».

Sì, s'è fermato subito: sulle questioni di potere.


Che si trattasse di banche, di nomine eccellenti e di ogni tipo di spartizione in ogni campo.

Gestione di una lista infinita di amministratori, a ogni livello, in ogni regione. Per non parlare della lista dei candidati e di quella, meno esposta, dei non-candidati da risarcire.

Come ha detto pochi giorni fa Emiliano «il segretario non si dimette perché ha un sacco di soldati e salmerie da collocare, ha da salvaguardare un sacco di persone e se dovesse perdere la possibilità di fare le liste, non so se i sondaggi lo darebbero ancora in testa».


Dulcis in fundo, c'è sempre l'«oro del Pci», quel patrimonio che si aggira intorno al miliardo di euro fatto di 2.400 immobili e 410 opere d'arte.


Gruzzolo messo in salvo dagli appetiti pidini grazie a Ugo Sposetti, che lo ripartì in 62 tra fondazioni e associazioni indipendenti.


Ma sul quale Renzi, per bocca del tesoriere Bonifazi, ha ricominciato ad avanzare pretese prima che vada a finanziare un partito di D'Alema o che - secondo una recente vulgata - il vecchio Napolitano lo faccia passare in gestione a Orlando, ultimo dei suoi scudieri.


Proprio vero: seguendo le tracce dell'oro certe lotte si comprendono meglio. E così certe risalite, ardite.
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Re: Diario della caduta di un regime.

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LA GUERRA PER BANDE


PREVISIONI DEL TEMPO (futuro)





Pd, Renzi attacca: “Hanno paura del congresso”
La minoranza: “Ormai è il partito del leader”

Il segretario pronto a dimettersi domenica lasciando i dem a Orfini fino alla fine della fase congressuale
Ma accusa: “Non si può fare scissione su tempi”. Emiliano-Rossi-Speranza rispondono con nota congiunta

Politica
“È inspiegabile far parte di un partito che si chiama democratico e aver paura della democrazia“. “E’ stata sancita la trasformazione del Pd nel Partito di Renzi, un partito personale e leaderistico che stravolge l’impianto identitario del Pd e il suo pluralismo”. C’è chi porta avanti le ultime trattative, ma a giudicare dalle parole del segretario Matteo Renzi e dei leader della minoranza – Roberto Speranza, Michele Emiliano, Enrico Rossi – sono tentativi disperati. Le due anime del Pd si parlano, ma non si ascoltano più
di F. Q.


SE IL PARTITO OBITORIO SI SPACCA, COSA SUCCEDE?
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Re: Diario della caduta di un regime.

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SOPRAVVIVERE NELL’EPOCA DELL’EPIDEMIA ULTRA DIFFUSA DELL’IMBECILLOCOCCO.



Sulla prima pagina del Gazzettino metropolitano, uscito oggi, e distribuito gratuitamente in questa città, campeggia il fotomontaggio del terrorista, a terra, ucciso davanti alla stazione ferroviaria, il 23 dicembre 2016, con a lato il faccione perplesso della Merkel, dove campeggia la scritta:

Che figura di Merkel


Un modo nuovo ed allusivo, e senz’altro meno volgare, per sostituire un detto italiano vecchio di secoli, di uso comune diffusissimo anche ai giorni nostri, negli intercalari dei tricolori di ogni ordine e grado, e forse non solo.

Nella parte superiore della foto possiamo leggere la scritta:

LA CANCELLIERA NEGA L’ONORIFICENZA AI POLIZIOTTI SESTESI



Mentre sotto la foto:
La Germania non era riuscita a catturare Amri.


Questa teoria è stata diffusa nei giorni scorsi sui quotidiani nazionali tricolori, propagandisti della STrumpTruppen.



Riprendendo dalla premessa del libro : “LA FABBRICA DEL FALSO


La menzogna è il grande protagonista del discorso pubblico contemporaneo.

La sua presenza nella società è generalizzata e pervasiva.





Il virus dell’imbecillococco sta distruggendo la società italiana, ma non solo.


1) I giornali di destra, in assenza totale di fatti positivi di quella parte politica, hanno pensato bene, mentendo, di elevare ad eroi i due poliziotti.

2) La destra ci tiene sempre a passare per la parte che sostiene sempre e comunque l’ordine.

3) Non dobbiamo dimenticare che il fermato non era noto agli agenti all’atto del fermo.

4) Scriveva così il Corriere della Sera il giorno dopo:
Una banale richiesta dei documenti, poi trenta secondi che cambiano tutto lo scenario: il giovane ucciso dalla polizia a Sesto San Giovanni (Milano), durante un controllo casuale di una pattuglia, è il killer di Berlino, il tunisino Anis Amri. È accaduto alle tre della notte tra giovedì e venerdì, in piazza 1° Maggio, davanti alla stazione dei treni.

5) Alle tre di notte una pattuglia in servizio notturno ferma un uomo per richiedere i documenti. Facevano solo e soltanto il loro lavoro.

6) Ma per i destri fare il proprio lavoro alle tre di notte è un atto eroico.

7) Lo hanno ucciso perché Anis Amri deve aver temuto di essere stato riconosciuto e ha tentato di uccidere uno dei due poliziotti in servizio.

8) Ci mancherebbe altro che di fronte ad un simile gesto a quell’ora di notte, l’altro poliziotto non avesse reagito di conseguenza.

9) Ora saremmo qui a deprecare la preparazione minima delle forze di polizia.

10) Quindi, gli eroi sono solo una montatura dei camerati delle STrumTruppen che hanno colto l’occasione di autocelebrarsi.


Stiamo degenerando ogni giorno di più, e tutto questo dove ci porta??????????
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Re: Diario della caduta di un regime.

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LA GUERRA PER BANDE




Per effettuare un paragone con i tempi nostri, occorre ricordare la fine della Prima Repubblica.

In campo neutro:
https://it.wikipedia.org/wiki/Prima_Rep ... Repubblica


La fine della Prima Repubblica[modifica | modifica wikitesto]

Verso la fine degli anni ottanta la coalizione di maggioranza si consolidò nel patto informale del CAF (dall'acronimo di Craxi-Andreotti-Forlani), una solida alleanza che prevedeva un'alternanza al governo dei tre sottoscrittori del patto. Il fatto che un tale progetto politico sembrasse non prevedere alternative suscitò tuttavia una sensazione di immobilismo, dando l'impressione che i partiti si accordassero tra loro indipendentemente dal resto del Paese. Con la caduta del Muro di Berlino, che assunse il significato ideale di un crollo dell'alternativa al capitalismo, sembrarono aprirsi nuovi spazi di intesa tra il PSI e un PCI libero dalla pregiudiziale sovietica, ma il rapporto travagliato tra i due partiti che si era andato logorando lungo tutti gli anni ottanta fece ben presto naufragare una tale prospettiva.
Tra l'altro, fu solo dopo la crisi delle Repubbliche del Patto di Varsavia, e la conseguente caduta della Cortina di ferro, che il PCI decise di effettuare la transizione dal comunismo al socialismo democratico, cambiando nome in Partito Democratico della Sinistra (PDS). Dal partito si distaccò l'ala dell'estrema sinistra libertaria e il ramo veterostalinista, guidati da Sergio Garavini e Armando Cossutta, che diedero vita al Partito della Rifondazione Comunista (PRC)[18]. La trasformazione avvenuta nella sinistra fece cadere in molti elettori moderati le ragioni per votare democristiano in funzione anticomunista. Tale orientamento fu intercettato da due movimenti post-ideologici nati nel 1991, la Lega Nord e La Rete, con base elettorale rispettivamente nel Nord e nel Sud Italia. La Lega era una federazione di partiti regionalisti esistenti sin dal 1979, guidata da Umberto Bossi, che propugnava principalmente la risoluzione della questione settentrionale dovuta all'oneroso carico fiscale richiesto per finanziare la crescita economica nel Mezzogiorno. Il secondo, fondato da Leoluca Orlando sulla base di alcune associazioni cattoliche sociali, proponeva come tema centrale la lotta alla mafia e alla corruzione. La Federazione delle Liste Verdi, movimento di ispirazione ambientalista e riformista fondato nel 1986, era un'altra giovane formazione estranea agli schemi tradizionali, e dopo la nascita dei Verdi Arcobaleno (fondati nel 1989) ci fu la fusione nella Federazione dei Verdi, nel 1990.
In quello stesso anno venne scoperta l'organizzazione Gladio: si trattava di una struttura segreta creata a metà degli anni cinquanta per consentire la nascita di un movimento di resistenza, qualora i confini orientali fossero stati violati da un invasore straniero. Ne facevano parte dei 622 volontari, ed erano stati predisposti depositi d'armi (quasi tutti eliminati nel 1973) cui questi «partigiani» potessero attingere, per le loro azioni. Il magistrato veneziano Felice Casson riteneva che l'organizzazione fosse un'entità fuorilegge e avesse finalità eversive: in particolare quella di impedire che in Italia si affermassero le forze di sinistra (come il PCI). Francesco Cossiga, Presidente della Repubblica nel 1990 e sottosegretario alla Difesa nel triennio 1966-1969, rivendicò con orgoglio il ruolo svolto per migliorare la struttura che a suo avviso, pur essendo segreta, era legittima[19]. Nei mesi successivi si scatenarono continue polemiche: Achille Occhetto (segretario comunista) tuonò contro la «democrazia limitata» che sarebbe esistita in Italia durante il dopoguerra e contro l'«eversione atlantica», mentre lo stesso Cossiga minacciò di autosospendersi purché lo facesse anche Andreotti (in quel momento Presidente del Consiglio)[18]. Successivamente Casson trasmise il fascicolo sull'organizzazione, per ragioni di competenza territoriale, alla Procura di Roma, la quale dichiarò che la struttura Stay-behind non aveva nulla di penalmente rilevante[20].
Le polemiche politiche e il malgoverno fecero scendere la fiducia dei cittadini nelle istituzioni e nei partiti: alle elezioni europee del 1989 un elettore su quattro si era astenuto o aveva votato scheda bianca[21], mentre i referendum abrogativi dell'anno seguente, sulla caccia e sui fitofarmaci, non avevano raggiunto il quorum fermandosi tra il 42 e il 43% dei voti[22].
Il 9 giugno 1991 si tenne il referendum abrogativo delle preferenze multiple per i candidati alla Camera dei deputati in favore della preferenza unica, assimilando così il sistema elettorale al maggioritario uninominale pur lasciandolo formalmente proporzionale. Alla vigilia del voto si temeva che non si potesse raggiungere il quorum del 50% dei voti, con i partiti di governo che scelsero la linea dell'astensione invitando gli italiani ad andare al mare. Invece la partecipazione al referendum fu elevata: votò il 62,5% degli aventi diritto, e tra di loro oltre il 95% si pronunciò per la preferenza unica[18].
Il 17 febbraio 1992 cominciò l'inchiesta giudiziaria Mani pulite sul sistema delle tangenti, che coinvolse molti esponenti di tutti i maggiori partiti e fece emergere il fenomeno detto Tangentopoli. L'enorme perdita di credibilità subita in particolare dalle forze del pentapartito le portò a una crisi irreversibile, fino allo scioglimento della DC e del PSI, rispettivamente il più importante e il più antico dei partiti politici italiani. L'iniziativa della magistratura allora godette del diffuso sostegno dell'opinione pubblica alimentato dai mass media[21].
Nelle elezioni politiche del 5 aprile 1992 la DC ottenne il minimo storico dei suffragi pur conservando la maggioranza relativa, PDS e PRC assommati ricevettero molti meno voti del vecchio PCI, mentre gli altri partiti di governo rimasero pressoché stabili nelle preferenze. La Lega Nord ottenne un risultato sorprendente vincendo in numerosi collegi settentrionali e ottenendo quasi il 9% a livello nazionale. Anche Rete e Verdi riuscirono a fare eleggere alcuni loro candidati. Conseguenza del voto fu un parlamento molto frammentato e senza una maggioranza robusta[18].
Questo periodo non vide solo la crisi della politica, ma anche delle istituzioni e dell'economia per colpa di una violenta offensiva della mafia contro le istituzioni e una spaventosa impennata del deficit pubblico. Il 27 marzo 1993 Giulio Andreotti fu raggiunto da un avviso di garanzia dalla Procura di Palermo per attività di mafia[23]; il 5 aprile fu indagato dalla Procura di Milano per finanziamento illecito[24] e la settimana dopo dalla Procura di Roma per l'omicidio del giornalista Mino Pecorelli (avvenuto nel 1979)[25]. Le inchieste di Palermo furono viste come un processo alla DC e all'intero sistema politico, e il contraccolpo fu notevole[26]: Gianni Pilo, sondaggista della Fininvest, scrisse che la fiducia nei partiti era scesa al minimo storico, il 2% (solo nel 1989 era all'11,4%)[21].
Il 18 aprile gli elettori furono chiamati a pronunciarsi sul referendum per la riforma elettorale del Senato della Repubblica (bocciato dalla Corte costituzionale due anni prima) instaurando il sistema maggioritario e aprendo la strada a un'analoga riforma per la Camera dei deputati. L'82,74% votò a favore della riforma[27] e il 4 agosto successivo le Camere deliberarono la legge elettorale denominata «Mattarellum», che introdusse il sistema maggioritario misto, soppiantando il proporzionale puro che era considerato una delle cause dell'instabilità istituzionale e della partitocrazia[28]. Questa innovazione legislativa, oltre alla gravità della crisi che stava colpendo i partiti, il Parlamento e il Governo, spinse il Presidente della Repubblica Oscar Luigi Scalfaro a sciogliere anticipatamente le Camere e indire le elezioni per il 27 e 28 marzo 1994.
Il 26 gennaio 1994 l'imprenditore Silvio Berlusconi annunciò ufficialmente il suo ingresso in politica (cosiddetta «discesa in campo») fondando un nuovo partito, Forza Italia, formato prevalentemente da tecnici di estrazione aziendale e politici di secondo piano del pentapartito, quasi tutti nomi nuovi per raccogliere il consenso dei delusi dalla politica, e rappresentativi del ceto medio moderato in modo da intercettare il voto democristiano. Per la prima volta in Italia il partito di Berlusconi svolse una campagna elettorale fortemente mediatica e personalizzata. A febbraio, il MSI diede vita al nuovo progetto politico chiamato Alleanza Nazionale, che sarà il nuovo partito nel quale si sarebbe sciolto un anno dopo[29].
Si formarono così tre alleanze elettorali: un cartello di centro denominato Patto per l'Italia, formato da Partito Popolare Italiano (erede della maggiore corrente DC) e Patto Segni (promotore dei referendum e anch'esso post-democristiano); su posizioni di centro-destra il Polo delle Libertà (presente nel Nord e composto da Forza Italia e Lega Nord) e il Polo del Buon Governo (presente del Centro-Sud e formato da Forza Italia e AN-MSI); orientata a sinistra l'Alleanza dei Progressisti, che comprendeva PDS, PRC, Verdi e La Rete; inoltre in ognuno dei tre schieramenti erano presenti effimere liste composte da schegge assortite del vecchio pentapartito.
La fine sostanziale della Prima Repubblica coincise con le elezioni politiche del 27 marzo 1994, che si svolsero in un clima di speranzoso rinnovamento e segnò l'affermazione del bipolarismo in Italia. Da allora si iniziò a parlare comunemente di Seconda Repubblica.
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Re: Diario della caduta di un regime.

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LA GUERRA PER BANDE


Come si può leggere in Wikipedia, al termine della Prima Repubblica, non era presente la guerra per bande come registriamo in questa fase della storia della Seconda Repubblica.

I partiti tradizionali non esistono più da tempo.

Il loro posto è stato preso da bande in lotta tra di loro per la conquista del potere di spartizione della torta.

Neppure la politica non esiste più.

Esiste solo e soltanto la narrazione sufficiente per ingannare l’elettorato.

Appalti Consip, Tiziano Renzi indagato a Roma
È accusato di concorso in traffico di influenze
L’inchiesta è uno stralcio di quella napoletana, svelata il 21 dicembre in esclusiva da Marco Lillo (leggi)
Il padre dell’ex premier: “Neanche conoscevo l’esistenza di questo reato, la mia condotta è trasparente”


Giustizia & Impunità
Tiziano Renzi, padre dell’ex presidente del consiglio Matteo Renzi, è indagato dalla Procura di Roma nell’inchiesta sugli appalti Consip, la centrale acquisti della pubblica amministrazione. Renzi avrebbe ricevuto oggi un invito a comparire nel quale si ipotizza il reato di concorso in traffico di influenze. I pm di piazzale Clodio intendono sentirlo a breve
di F. Q.



Sul quotidiano concorrente:

Indagato il padre di Renzi

Tiziano Renzi indagato dalla procura di Roma per concorso in traffico di influenze nell'inchiesta sugli appalti Consip
di Luca Romano
26 minuti fa
1572



Dai mali altrui, tentano di trarre il massimo del profitto per la propria banda.

Fin dove arriva la cronaca e dove inizia la guerra tra bande????



8 ore fa
2000


Abruzzo, il governatore del Pd
sotto inchiesta per corruzione


Chiara Sarra
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Re: Diario della caduta di un regime.

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LA GUERA PE' BANDE


La guerra per bande si arricchisce di nuova linfa.

E daje de tacco e daje de punta

quant’è bbona la sora assunta





Consip, Tiziano Renzi indagato dai pm di Roma
Il Giglio magico e l’appalto più ricco d’Europa

L’inchiesta svelata in esclusiva dal Fatto (leggi). Il padre dell’ex premier: “La mia condotta trasparente”
Crimi (M5S): “Pd mira a pensionare il procuratore del caso”. Via dal Milleproroghe la norma sulle toghe
Il padre dell’ex presidente del consiglio Matteo Renzi è indagato dalla Procura di Roma per traffico d’influenze nell’inchiesta sugli appalti Consip, la centrale acquisti della pubblica amministrazione. I pm di piazzale Clodio intendono sentirlo a breve (leggi). Al centro, il mega appalto da 2,7 miliardi per l’acquisto di beni e servizi della pubblica amministrazione per il quale sono sotto inchiesta fra gli altri l’imprenditore Romeo, il ministro Lotti e il generale Del Sette
di Marco Lillo e Davide Vecchi
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Re: Diario della caduta di un regime.

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LA GUERA PE' BANDE




Da: IL GIORNO-QN

Un clima avvelenato
di ANDREA CANGINI
Ultimo aggiornamento: 17 febbraio 2017
2 min



LA VOLTA scorsa fu prosciolto e la cosa non incise sul destino del figlio. Questa volta, però, la notizia dell’avviso di garanzia al padre di Matteo Renzi potrebbe avere delle ripercussioni politiche. Un’aura negativa sull’ex premier nel suo momento di massima debolezza e con una scissione annunciata da gestire. Torna alla mente la pelosa profezia di D’Alema: «Renzi cadrà per mano della magistratura». Si nota la coincidenza con l’anniversario di Mani Pulite. Brutto clima. Brutto davvero. Eravano già sgomenti nel constatare l’assurdità della faida democratica. Col Paese in evidente difficoltà, l’Europa che preme e la disoccupazione giovanile oltre il 40%, assistere a uno scontro che ha come unico ed evidente motivo il potere e il destino personale di un pugno di presunti leader politici era di per sé motivo di sufficiente amarezza. L’inerzia del parlamento sulla legge elettorale e la conseguente consapevolezza che l’ingovernabilità sarà lo sbocco inevitabile delle elezioni non inducono a maggior ottimismo. Si aggiungono ora le cronache giudiziarie. E non si sa davvero cosa augurarsi e in chi riporre quel po’ di fiducia rimasta.

http://www.quotidiano.net/editoriale/un ... .2901302JJ
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