Diario della caduta di un regime.

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LA GUERA PE' BANDE





“Renzi neanche telefona per evitare la scissione
Come caXXo si fa in una situazione del genere?”[/size]

Fuorionda del ministro Delrio – “Devi far capire che piangi se si divide il partito, non che te ne frega”
EMILIANO: “VISTO CHE LUI NON CHIAMA CI PROVO IO. GLI DIRO’ CHE LE PRIMARIE SI FANNO A SETTEMBRE”

Politica
Ad un forum sui trasporti nella sede del Pd, il ministro Delrio parla con il deputato dem Meta sulla situazione tra i dem e sulla possibile scissione. “Barano o fanno sul serio?” chiede Meta a Delrio, che risponde: “No fanno sul serio. Una parte ha già deciso”. Il Ministro critica i deputati ‘renziani’: “Pensano che diminuiscono i posti da distribuire, capiscono un caXXo”. Meta: “Lui si adopera per contrastare sta roba, Matteo?” e Delrio: “Devi fare capire che piangi se si divide il Pd no che te ne frega. Come caXXo fai a non fare una telefonata?”
di F. Q.
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SODOMA E CAMORRA



Pd, dove sta il coraggio
Rimettete insieme una forza degna di questo nome, in cui ci sia spazio per il pluralismo e il rispetto reciproco, e non sprecate quest'ultimo anno di governo
di MARIO CALABRESI


17 febbraio 2017
150
1,5mila
NON ESISTE un solo motivo razionale per spaccare il Pd.

Sarebbe una scelta irresponsabile che la stragrande maggioranza degli elettori del più grande partito della famiglia socialista rimasto in Europa non comprende e non comprenderebbe.

Viviamo tempi davvero difficili, in cui le democrazie e la coesione sociale sono sempre più fragili, tempi di polarizzazione e barbarie, di muri, di paure e rabbia. Tempi che richiedono generosità, pazienza, capacità di alzare lo

sguardo e coraggio. Il coraggio, prima di tutto, di mettere da parte gelosie, rancori antichi, calcoli di piccola bottega e ridicole prove di forza.

Dividere un partito che governa città, regioni e che guida l’Italia significa soltanto una cosa: consegnare il Paese alla sfida tra una destra che non nasconde le sue pulsioni xenofobe e un Movimento che cavalca qualunque malumore speculando sulla rabbia e sull’esasperazione. Di questo porteranno la responsabilità Matteo Renzi, Pierluigi Bersani e Massimo D’Alema. I danni della loro guerra intestina, della loro incapacità di trovare una sintesi sono sotto gli occhi di tutti.

Farebbero bene a non scambiare il silenzio dei loro elettori per assenso, quel silenzio è invece pieno di preoccupazione, di angoscia, di smarrimento. Farebbero bene a non calcolare possibili vantaggi elettorali contando su quelle donne e quegli uomini, perché molti di loro non li seguiranno, né da una parte né dall'altra. E a nessuno interesserà il rimpallo delle accuse.

Non vincerà questa sfida chi terrà il punto fino all'ultimo, chi si mostrerà più risoluto e deciso, ma chi sarà capace di un gesto di apertura, di generosità e di composizione. Lasciate stare le vostre aritmetiche e aprite gli occhi, guardatevi in giro, uscite di casa, alzatevi da quei tavoli su cui fate strategie perdenti e mettetevi in ascolto. Basterebbe una passeggiata di un'ora per capire, basterebbe osservare il piano inclinato su cui sta scivolando il continente per rinsavire.

Rimettete insieme una forza degna di questo nome, in cui ci sia spazio per il pluralismo e il rispetto reciproco, e non sprecate quest'ultimo anno di governo. Non per fare campagna elettorale ma per dare risposte alla disperazione dei giovani, alla richiesta di sicurezza (mostrando che è possibile coniugare legalità e umanità) e per completare un programma di diritti sociali che rischia di perdere l'ultimo treno.

Un compromesso alto è possibile se i contendenti faranno un passo indietro. In questo senso la prima responsabilità dovrebbe averla Matteo Renzi. Spetta prima di tutto a lui il compito di tenere unito il suo partito, lui deve farsi carico delle esigenze di un grande movimento in cui devono coesistere sensibilità diverse. È lui che deve avere l'elasticità di rappresentare le diverse culture presenti nel Pd. È il segretario del partito che ha l'onere di trovare in prima istanza una soluzione che rimetta i democratici in condizione di essere vincenti e un punto di riferimento culturale e sociale per il Paese. Ed è dovere della minoranza non arroccarsi dietro la rigidità delle richieste. Soprattutto non può permettersi di lasciarsi accecare dalla voglia di una resa dei conti finale né chiedere a Renzi di rinunciare alla ricandidatura per
Il popolo della sinistra a cui dovete le vostre fortune vi guarda, vi osserva forse per l'ultima volta, perché non c'è dubbio che se romperete vi volterà le spalle, lasciandovi al vostro destino e alle vostre responsabilità storiche.

http://www.repubblica.it/politica/2017/ ... 158506866/
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…..SVEGLIONI……








Pd, minoranza contro Renzi:
"Svolta o addio senza patemi"

Dem un passo dalla scissione. "Il Pd non diventi il partito di Renzi". E gli chiedono di non candidarsi più come segretario
di Sergio Rame
1 ora fa
95




Da Wikipedia possiamo leggere:
https://it.wikipedia.org/wiki/Matteo_Renzi

Primarie del 2012
Il 13 settembre 2012 si candida ufficialmente, durante un comizio a Verona, alle primarie del centrosinistra.[57] Tra gli sfidanti di Renzi: il segretario PD Pier Luigi Bersani, il presidente della regione Puglia e presidente di SEL Nichi Vendola, il consigliere della regione Veneto Laura Puppato (PD) e l'assessore al Bilancio del comune di Milano Bruno Tabacci (ApI).[58] Per la sua campagna elettorale, Renzi organizza un tour per l'Italia a bordo di un camper, che lo porta a toccare, tra settembre e novembre 2012, tutte le province italiane.[57]
Nel primo turno delle primarie che si è svolto il 25 novembre 2012 Renzi ha ottenuto il 35,5% pari a 1 104 958 voti complessivi, posizionandosi al secondo posto tra i cinque candidati, dietro a Pier Luigi Bersani al 44,9% con 1 395 096 voti.[59] In particolare, al primo turno Renzi è stato il candidato più votato nelle cosiddette "regioni rosse" come Toscana, Umbria e Marche.[60]
Al secondo turno delle primarie, svoltosi il 2 dicembre 2012, perde contro Bersani, ottenendo 1 095 925 voti pari al 39,1%, contro il 60,9% (1 706 457 voti) del segretario del PD.[61] Anche nelle "regioni
rosse" Renzi non è riuscito ad aumentare i consensi rispetto al primo turno, vincendo soltanto in Toscana, mentre in tutte le altre regioni italiane ha vinto Bersani, con un ampio distacco soprattutto in quelle meridionali.



Dopo quasi un ventennio di berlusconismo, trascorso inutilmente, gli italioti di ogni ordine e grado non ne avevano abbastanza.

Non solo, ma non avevano compreso che quello che oggi chiamano tranquillamente il “Ducetto di Rignano”, già allora manifestava una pericolosità almeno 20 volte superiore al Cav. Di Hardcore.

Ma no!!!!!!, Dovevano provarci. Dovevano sbatterci la testa per capire chi era il “Bomba”.

E adesso ce la grattiamo tutti quanti.

Dice un vecchio proverbio italiano:

“CHIUDERE LA STALLA QUANDO ORAMAI I BUOI SONO SCAPPATI”
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SODOMA & CAMORRA

"Eia! Eia! Alalà!"






I renziani liquidano i ribelli:
"L'ultimatum non è ricevibile"

I fedelissimi di Renzi respingono l'aut aut della minoranza: "Mai visto tanto odio". I dem sono sempre più ai ferri corti
di Sergio Rame
52 minuti fa
29
UncleTom
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UncleTom ha scritto:SODOMA & CAMORRA

"Eia! Eia! Alalà!"






I renziani liquidano i ribelli:
"L'ultimatum non è ricevibile"

I fedelissimi di Renzi respingono l'aut aut della minoranza: "Mai visto tanto odio". I dem sono sempre più ai ferri corti
di Sergio Rame
52 minuti fa
29


I renziani liquidano la minoranza: "L'ultimatum non è ricevibile"
I fedelissimi di Renzi respingono l'aut aut della minoranza dem: "Mai visto tanto odio per il segretario". Il Pd è sempre più ai ferri corti
Sergio Rame - Sab, 18/02/2017 - 16:39
commenta
La possibilità di mantenere il Partito democratico unito è solo nelle mani del segretario Matteo Renzi. Dall'assemblea della minoranza dem arriva un appello-avvertimento al segretario del partito: convochi una conferenza programmatica, domani durante l'assemblea, fissi le primarie in autunno, si impegni a sostenere il governo Gentiloni, e la scissione non ci sarà.

La palla sta nel campo del segretario, insomma, come sottolinea anche Massimo D'Alema.
"Ultimatum non ricevibili" per la maggioranza Pd che risponde con il vice segretario, Lorenzo Guerini: "Questa mattina toni e parole che nulla hanno a che fare con una comunità che si confronta e discute". Rincara la dose il senatore renziano, Andrea Marcucci: "D'Alema ha già scelto la scissione radunando i suoi. Gli altri seguiranno? Sta a voi Emiliano, Rossi, Speranza, decidere". Le trattative sono ora condotte direttamente da Matteo Renzi che chiama, uno ad uno, gli esponenti della minoranza. Ieri ha sentito il governatore della Puglia, Michele Emiliano, oggi è stata la volta di Roberto Speranza. "Mi ha chiamato Renzi - spiega Speranza - gli ho detto che questa scissione c'è già stata" nei contenuti "ma pare che lo vediamo solo noi. Per evitare che, oltre alla scissione sui contenuti, ci sia anche quella formale, Renzi deve rispondere domani alle istanze della sinistra interna: pieno sostegno al governo Gentiloni e congresso nei tempi dettati dallo statuto". D'accordo con lui, il governatore della Puglia: "Se Renzi domani all'assemblea del Pd concorderà su una conferenza programmatica a maggio e sulle primarie in autunno è esclusa l'ipotesi di una scissione".
Il governatore pugliese è apparso il più "morbido" tra i tre candidati anti Renzi. In mattinata, con un post su Facebook, ha assicurato di aver convinto Renzi sulla necessità di non procedere al congresso-conta in tempi tanto rapidi e di andare a votare nel 2018. Bersani, però, lo stoppa: "A dirlo dovrebbe essere Renzi e non Emiliano". Secondo quanto si apprende, però, il segretario non ha aperto fino ad ora alla possibilità di spostare il congresso a dopo le amministrative che si terranno tra maggio e giugno. "Mai visto tanto odio per il segretario Renzi - commenta il deputato renziano Ernesto Carbone neanche a Pontida o in un meetup Cinque Stelle, dai 101 del Capranica ai 121 del Vittoria". E la deputata Anna Ascani fa eco: "Nel nostro immobilismo tattico siamo incomprensibili per chi ci guarda da fuori. Sicuri che la parola giusta sia fermiamoci?".
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CRONACA DA UN OBITORIO



Domenica 19 Febbraio 2017 Corriere della Sera



Emiliano, Speranza e Rossi chiedono che Renzi oggi dia un segnale forte:
assemblea programmatica, primarie in autunno e sostegno a Gentiloni
Il governatore pugliese: l’ho convinto sul voto nel 2018. Bersani: ce lo dica lui

Scissione, sinistra a un passo
Guerini: no agli ultimatum
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CRONACA DA UN OBITORIO

PARACULI’, PARACULA’



Renzi: “Peggio della scissione solo i ricatti”
Minoranza: “Così non va. Parleremo alla fine”


Assemblea Pd, segretario si presenta formalmente dimissionario: “Partito fermo da mesi, così facciamo
favore a Grillo”. Epifani: “Matteo ha scelto di tirare dritto, trarremo le nostre conclusioni “ DIRETTA TV

Politica
“Peggio della scissione c’è soltanto il ricatto. Fermiamoci, fuori ci prendono per matti”. E stiamo facendo “un bel regalo a Beppe” (Grillo). L’attacco frontale di Matteo Renzi alla minoranza dem apre il suo intervento all’Assemblea. È il giorno della resa dei conti nel Pd, dopo le minacce di scissione che si sono consumate nelle parole di Rossi, Speranza ed Emiliano. L’ex presidente del Consiglio spiega che il Pd è diviso “come tutti gli altri“, a destra come a sinistra. E quello che sta succedendo è una “lotta di potere”. Ma il potere nel Pd, continua Renzi, “appartiene ai cittadini che votano alle primarie, non ai caminetti e alle correnti”
di F. Q.

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Assemblea Pd, Renzi: “Peggio della scissione c’è il ricatto. Così facciamo un regalo a Grillo” – LA DIRETTA (FOTO E VIDEO)



QUESTA FOTO DEL FATTO QUOTIDIANO DEVE RIMANERE A DISPOSIZIONE DEGLI STORICI FUTURI(SE CI SARANNO ANCORA) PER INTERPRETARE IL PERCHE' DI QUESTI GIORNI DELLA FINE DELLA REPUBBLICA.

CON DUE FACCE ESPRESSIVE COME QUESTE, LA FINE DI TUTTO E’ OBBLIGATORIA.

http://www.ilfattoquotidiano.it/2017/02 ... o/3400578/

Segue articolo.
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Re: Diario della caduta di un regime.

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CRONACA DA UN OBITORIO



Il commento finale di dagospia di ieri:


SCISSIONE NEL PD.

Metà a Rebibbia e metà a Regina Coeli
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CRONACA DA UN OBITORIO


Renzi ignora l’ultima mossa di Emiliano
Ma nel Pd nessuno vuole la colpa della scissione

L’ex premier: ‘Basta ricatti’. Il governatore prima tende la mano (‘Cerco intesa’), poi lo strappo (CRONACA)
ADDIO, ANZI NO. I RENZIANI: ‘VOGLIONO LASCIARE IL CERINO IN MANO AL SEGRETARIO’ (di V. Valentini)

emiliano-renzi-assemblea-pd-990


Politica
Doveva essere il giorno della resa dei conti: la scelta era tra la scissione e la pacificazione. E invece niente. Lo spettacolo in diretta della (possibile) scissione del Pd resta senza finale. A Renzi che attacca la minoranza, rea di utilizzare la scissione come mezzo di ricatto, risponde Emiliano alla ricerca di un ultimo tentativo di mediazione. Non è bastato, ma la parola fine non è ancora scritta. Emiliano, Rossi e Speranza si sono dati altre 48 ore, ma accusano il segretario uscente di avere “scelto la strada della scissione”. Così resta solo l’agonia di un partito, che da “sogno del centrosinistra”, rimane ora “sospeso”
di Diego Pretini
lucfig
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Re: Diario della caduta di un regime.

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Ormai siamo al Poker nel PD ... Forse RENZI dovrebbe scendere dalla torre d'avorio e fare un giro per l'Italia per capire sta perdendo i colpi ...

Se si riuscisse a formare una sinistra convincente, il PD sarebbe spazzato nel giro di qualche elezioni, senza poltrone ci sarebbe un fuggi fuggi generale visti gli individui che lo formano.

Spero che se ne rendano conto le varie fazioni Possibile, Sinistra Italiana ed ex PD ...

da www.lastampa.it
Renzi: “Ho scoperto il bluff, non li seguirà nessuno”
Il leader vuole primarie già ad aprile-maggio e prevede tempi lunghi sulla legge elettorale

Pubblicato il 20/02/2017
FEDERICO GEREMICCA
ROMA
Apra le virgolette, dice Matteo Renzi mentre l’auto fila veloce in direzione Firenze. Ecco, aperte. «Bene. È stata prima di tutto una bellissima discussione. Ottimi Veltroni e Fassino, bravissima la Bellanova. Ma tutti veramente apprezzabili: siamo l’unico partito a discutere ancora cosi». Sei e mezza della sera, Renzi la prende alla larga ma fa fatica a nascondere un sentimento assai vicino all’euforia. Del resto, il tintinnar di sciabole e la puzza della battaglia - il “rumore dei nemici”, avrebbe detto un altro tipetto come Mourinho - lo fanno sentire a casa: e figurarsi quanto, se - per di più - la battaglia ritiene d’averla vinta.

Adunata al Lingotto dal 9 al 12 marzo. Gazebo e primarie il 9 aprile o - per lui alla peggio - il 7 di maggio. L’11 giugno, infine, le amministrative. Un timing serrato e già scritto: che Renzi offre ai suoi oppositori interni alla stregua di un bicchiere di cicuta. Scherza e recita: «La scissione ha le sue ragioni, che la ragione non conosce...». Che restino o che vadano («Ma resteranno, vedrà») è come se il Congresso lo avesse già vinto. E stavolta è difficile non esser d’accordo.

Già a ora di pranzo, del resto, i suoi messaggini sprizzavano ottimismo. «Piaciuta la scaletta?». «E ditelo che siamo stati bravini, stavolta». Una vita, anche politica, che non concepisce che sfide, azzardi e super velocità. «Stavolta, però, non serviva fare niente - corregge Renzi -. È bastato stare fermi e vedere il bluff». Racconta un aneddoto che gli piace molto: «A fine Assemblea mi ha fatto i complimenti Minniti: Uno come me - mi ha detto - uno che viene dalla mia storia, avrebbe riunito i big, fatto un caminetto e trattato una tregua: tu hai tenuto il punto ed hai visto il bluff. Che dire: sei stato bravo...».

Bluff. Renzi ripete la parola più volte, quasi a convincersi che quello dei “tre più due” (Speranza-Rossi-Emiliano, bracci armati del tandem Bersani-D’Alema) sia stato solo un bluff, al quale non seguiranno né scissioni né ammutinamenti: lo ripete, sì, ma non giureremmo che ne sia convinto. Sembra piuttosto un esorcismo. «Sul territorio non li seguirebbe nessuno». Altro esorcismo. «E comunque possono candidarsi tutti, faremmo un bellissimo Congresso». Esorcismo finale (con trappola incorporata).

In realtà, Matteo Renzi sa perfettamente che i prossimi mesi somiglieranno ad una sorta di traversata in solitario in mezzo a un mare in tempesta. Il Pd diviso, il Paese sotto il tiro incrociato di “sovranisti” e Cinque Stelle, elezioni amministrative insidiose quanto mai e in autunno una manovra economica - un salasso - che potrebbe spingere il Partito democratico al voto politico del 2018 nelle peggiori condizioni possibili. È per questo che di notte a Renzi appare di frequente il fantasma del governo-Monti: una scelta utile e responsabile, che Pier Luigi Bersani ha pagato caramente. Anzi: che forse paga ancora.

Ciò nonostante, il leader pd sembra non accarezzare più l’idea coltivata dopo la sconfitta al referendum: andare a elezioni politiche a giugno. «Con Gentiloni va tutto bene. Sta lavorando e ci dirà lui fin quando andare avanti». Si potrebbe sospettare, naturalmente, che il “con Gentiloni va tutto bene” possa finire per somigliare all’ormai storico “Enrico stai sereno”. Ma c’è un dettaglio non da poco: senza una legge elettorale, il sacrificio del terzo governo Pd in questa legislatura non servirebbe a niente.

E una nuova legge elettorale all’orizzonte non si vede. «Il Parlamento sta lavorando meno - dice Renzi - e le idee sul che fare sono notevolmente confuse. Non prevedo tempi brevi, e comunque vedremo...». Ma non è questione di stasera, perché oltre al subbuglio pd, c’è Milan-Fiorentina. E in più, nonostante la scissione possa essere tutt’altro che un bluff, Matteo Renzi vuol mettere agli atti un elemento di soddisfazione: «Sono riuscito a dimettermi anche da segretario, dopo aver lasciato la poltrona di premier. Sono l’unico che lo ha fatto. E in treno la gente mi avvicina e mi dice: lei, almeno, ha mantenuto quel che aveva promesso».

Intanto, duecento chilometri più a sud, gli scissionisti prendono carta e penna e rilanciano: è Renzi che ha deciso di costringerci alla scissione. Segretario, che ne dice? «Non li sta seguendo e non li seguirà nessuno». Ma il dubbio che non fosse solo un bluff, s’insinua. La battaglia, insomma, potrebbe non essere già vinta. Per la precisione, anzi: potrebbe essere solo cominciata.
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