Diario della caduta di un regime.

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UncleTom
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Re: Diario della caduta di un regime.

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UncleTom ha scritto:BUNGA-BUNGA SIEMPRE!!!!........OLE'


26 feb 2017 10:18

BISI E RISI - IL PIANO SEGRETO DEL CAVALIERE PER VINCERE LE ELEZIONI : UNA DOPPIA MONETA. L'EURO PER L'ESTERO E LA LIRA PER LE SPESE IN ITALIA



Perché non i Voucher?????

Ormai li usano tutti.


Dalla prima pagina del F.Q.

ECCO I NOMI Comuni, aziende, club di calcio, tutti li usano. E nessuno vuole abolirli.
La Repubblica dei Voucher
La lista dei grandi committenti rivela un Paese fondato sul precariato estremo.


Luigi Bisignani per Il Tempo



Oltre all'euro, una nuova lira o il bitcoin ? È questa la pazza idea di Berlusconi per vincere le elezioni. E sarà la doppia moneta a consentire al Cavaliere di riportare all'ovile anche Matteo Salvini. Dall'euro non si può uscire, costa troppo e le procedure sono lunghe. Ma l'euro ha distrutto il potere d'acquisto dell'elettorato di Forza Italia e Lega.


Così Berlusconi ha trovato la via di mezzo: mantenere la moneta europea per le transazioni con l'estero, le operazioni bancarie e per il debito pubblico, e introdurne un'altra per gli scambi interni. Non costa nulla perché si tratta solo di stampare biglietti di carta, ma rimette i soldi nelle tasche degli italiani che quindi tornerebbero a spendere per le piccole e grandi esigenze, dalle dentiere, come ama ripetere, alle spese per cani e gatti come suggerisce Michela Brambilla alle automobili.


Una misura di emergenza fino a quando il Pil non riprenderà a crescere almeno del 2%. Berlusconi ricorda sempre le 'Am-lire' introdotte dagli Usa dopo la guerra e i mini assegni degli anni 70, e per aggiornare la proposta la sua scrivania pullula di simulazioni. In un momento storico in cui vince chi rompe gli schemi, come insegna Trump, il Cav è convinto che la doppia moneta sia la chiave della riscossa. Tecnicamente può sembrare una follia, ma è anche un modo per misurare la sua leadership.


Al Ministero dell'economia e in Banca d'Italia hanno già le mani nei capelli. Pure gli 80 euro di Renzi non si potevano fare né c'erano le risorse per farli. Questa seconda valuta, nei piani del Cav, verrebbe distribuita gratuitamente a tutti gli italiani, per un ammontare prestabilito, e dopo due anni, oltre che farsela convertire in euro dal Tesoro, la si potrà usare per il pagamento delle tasse o debiti verso la PA. Surreale e infattibile, ma se gli elettori votassero per la doppia moneta la si dovrà introdurre nonostante le perplessità dell'Europa.


È proprio questa sfida, forse, che attrae Berlusconi. I dubbi del Mef sono l'ultimo dei problemi, dovranno adeguarsi alla volontà politica, come hanno sempre fatto e con Renzi più che mai. Chissà cosa ne pensano Brunetta e Tremonti?
UncleTom
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Re: Diario della caduta di un regime.

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CRONACA DELLA LUNGA AGONIA DELLA FINE DELLA SECONDA REPUBBLICA.
L'ORLANDO FURIOSO, NON SI E' ANCORA ACCORTO DI ESSERE RIMASTO IN UN PARTITO DEMOCRISTIANO DI CENTRODESTRA.

PROPAGANDA PER LE PRIMARIE.





Pd, Orlando furioso coi suoi: “Salvini plaude per le rom in gabbia e noi zitti? Destra trionfa anche se vinciamo noi

“Possiamo accettare che due persone che chiudono due nomadi in una gabbia abbiano il plauso del leader di una delle forze politiche italiane, che addirittura si offre di pagare le spese legali, senza che nessuno del nostro partito dica A?”. Così il ministro della Giustizia Andrea Orlando, nel comizio di presentazione a Genova della sua candidatura alla segreteria del Pd, critica il silenzio dei vertici del partito riguardo le dichiarazioni di Matteo Salvini sul caso delle due rom trovate a rovistare nel deposito per gli scarti di un supermercato di Follonica, rinchiuse e derise dagli stessi dipendenti. E ancora: “Possiamo accettare silenziosi che il presidente degli Usa Trump dica “Adesso investiamo nella spesa militare, faremo il più grande esercito del mondo e nessuno si deve permettere di discutere il primato degli Usa”? Noi 5-6 anni fa saremmo scesi in piazza per dire che difendiamo la pace”. E ha ribadito che “non si può contrastare le destre limitandosi a fare in modo meno doloroso quello che farebbero loro. È necessario andare alla radice dei problemi e aggredire le ragioni che stanno alla base delle disuguaglianze, altrimenti continueranno a vincere le destre anche quando vinciamo noi, perché facciamo quello che farebbero loro.”

Video:

http://www.ilfattoquotidiano.it/2017/02 ... i/3417553/
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Re: Diario della caduta di un regime.

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CRONACA DELLA LUNGA AGONIA DELLA FINE DELLA SECONDA REPUBBLICA.




Dai verdiniani ai centristi controesodo verso Forza Italia

Nei sondaggi gli azzurri volano e gli ex eletti nel Pdl tentano il rientro. Romani: «Regole, ma sì al dialogo»

Fabrizio De Feo - Lun, 27/02/2017 - 08:23

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Il controesodo verso Forza Italia è ormai iniziato. Nonostante la stagione estiva sia ancora lontana, il traffico è intenso e si stanno formando discrete file ai caselli.

La conferma arriva sia dai dirigenti azzurri di Camera e Senato, sia dai quadri locali: tanti parlamentari eletti con le liste del Pdl nel 2013 tentano il rientro nelle file berlusconiane e lo stesso avviene sul territorio, laddove si profilano elezioni amministrative.

Le località di provenienza? Abboccamenti e richieste arrivano da un po' tutti i partiti di area, sia da quelli che si sono spostati nel centrosinistra appoggiando il governo Renzi, ovvero Ncd e il gruppo Ala di Denis Verdini, sia da coloro che si sono sempre schierati convintamente contro ogni ipotesi di collaborazione con il segretario del Pd. D'altra parte i tempi della terra promessa del Partito della Nazione sono ormai lontani, lontanissimi. Lo scenario della politica in pochi mesi, con lo schiaffo del «No» al referendum, si è ribaltato e la prospettiva di candidature offerte ad esterni in un nuovo contenitore a trazione renziana è ormai inesistente.

Il ragionamento che si va diffondendo tra i nostalgici della casa madre azzurra è semplice. Forza Italia con le leggi elettorali attuali (Italicum «corretto» alla Camera e Consultellum al Senato) avrebbe una base pressoché certa del 13%, al netto del «fattore Berlusconi» in campagna elettorale, ovvero la capacità di recupero del consenso che il Cavaliere ha sempre dimostrato. Con questi numeri il partito di Piazza San Lorenzo in Lucina prenderebbe 85-90 deputati a fronte dei 50 attuali, quindi ci sarebbero una quarantina di seggi da assegnare. Senza contare la possibilità di mettersi al sicuro dallo spettro della soglia di sbarramento.

Naturalmente non sarà facile regolare il traffico e stabilire criteri univoci di selezione all'ingresso. I forzisti che sono rimasti fedeli a Berlusconi per tutta la legislatura e non hanno ceduto alle varie tentazioni politiche e governative rivendicano il loro percorso e intendono difendere il loro perimetro e la loro coerenza. L'elemento più evidente è comunque che nel centrodestra si è innestata una dinamica di ricomposizione. «È in corso un rimescolamento delle carte politiche e un riavvicinamento tra tante componenti e questo a fronte della frammentazione del Pd e del centrosinistra» spiega il presidente dei senatori azzurri, Paolo Romani. «Naturalmente vanno definite le regole, ma non va persa l'occasione per il dialogo. Ci sono colloqui in corso e stiamo ragionando su un coordinamento tra i vari gruppi parlamentari che si potrebbe chiamare Federazione per la Libertà e potrebbe produrre una proposta unica sulla legge elettorale». Un gruppo allargato che - a quanto si apprende - potrebbe mettere insieme 70-80 senatori. Resta da definire il criterio per il passaggio successivo: quello dell'eventuale ricandidatura nelle liste di Forza Italia. Il discrimine, spiegano, potrebbe essere l'atteggiamento tenuto sul referendum. Chi si è schierato per il «No» e si è preso dei rischi potrebbe ottenere il nullaosta. Semaforo rosso, invece, per chi fino all'ultimo è rimasto sul carro renziano.
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Re: Diario della caduta di un regime.

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PER CHI SUONA LA POLTRONA
(Titolo mutuato dal celebre film: PER CHI SUONA LA CAMPANA---1943 – Ingrid Bergam e Gary Cooper- Tratto dall'omonimo romanzo di Ernest Hemingway.)



A conferma della principale caratteristica del popolo italiano:

….La conferma arriva sia dai dirigenti azzurri di Camera e Senato, sia dai quadri locali: tanti parlamentari eletti con le liste del Pdl nel 2013 tentano il rientro nelle file berlusconiane e lo stesso avviene sul territorio, laddove si profilano elezioni amministrative.

Le località di provenienza? Abboccamenti e richieste arrivano da un po' tutti i partiti di area, sia da quelli che si sono spostati nel centrosinistra appoggiando il governo Renzi, ovvero Ncd e il gruppo Ala di Denis Verdini, sia da coloro che si sono sempre schierati convintamente contro ogni ipotesi di collaborazione con il segretario del Pd. D'altra parte i tempi della terra promessa del Partito della Nazione sono ormai lontani, lontanissimi. Lo scenario della politica in pochi mesi, con lo schiaffo del «No» al referendum, si è ribaltato e la prospettiva di candidature offerte ad esterni in un nuovo contenitore a trazione renziana è ormai inesistente…..


SALTARE SUL CARRO DEL VINCITORE.


Con un popolo come questo non si và da nessuna parte.
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Re: Diario della caduta di un regime.

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ACCADE IN UNO STATO IN DISSOLVIMENTO




DJ FABO HA SCELTO: È MORTO IN SVIZZERA
L’ultimo messaggio: “Senza l’aiuto del mio Stato”
Marco Cappato lo ha accompagnato e oggi ha dato l’annuncio: “Ha voluto rispettare la legge di un Paese
che non è il suo, non accada più” (video). Ha morso un pulsante per attivare l’immissione del farmaco

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Dj Fabo è morto, l’annuncio di Cappato: “Ha scelto di andarsene rispettando le regole di un Paese non suo”


Diritti


Fabiano Antoniani era da ieri in Svizzera dove aveva affrontato le procedure per accedere al suicidio assistito. Nel suo ultimo messaggio audio i ringraziamenti a chi lo ha accompagnato nel suo ultimo viaggio e le accuse allo Stato italiano. Fabo aveva 40 anni e dal 2014, dopo un incidente stradale, era cieco e tetraplegico: ha morso un pulsante per attivare l’immissione del farmaco letale. Dalla politica alla Chiesa, le reazioni alla notizia della sua morte
di F. Q. | 27 febbraio 2017

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Più informazioni su: Dj Fabo, Eutanasia, Marco Cappato, Testamento Biologico


“Fabo è morto alle 11.40. Ha scelto di andarsene rispettando le regole di un Paese che non è il suo”. Lo scrive su Twitter il radicale Marco Cappato. In mattinata l’ultimo audio del dj, cieco e tetraplegico dal 2014 dopo un grave incidente stradale, pubblicato su Facebook: “Sono finalmente arrivato in Svizzera e ci sono arrivato, purtroppo, con le mie forze e non con l’aiuto del mio Stato”. Fabo, al secolo Fabiano Antoniani, 40 anni, era da ieri in Svizzera dove aveva affrontato le procedure per accedere al suicidio assistito. Il dj ha dedicato parte del messaggio proprio a Cappato, promotore della campagna Eutanasia legale, che lo ha accompagnato in Svizzera: “Volevo ringraziare una persona che ha potuto sollevarmi da questo inferno di dolore – ha detto Dj Fabo – Questa persona si chiama Marco Cappato e lo ringrazierò fino alla morte. Grazie Marco, grazie mille”. Cappato, da parte sua, ha raccontato così gli ultimi attimi di vita del 40enne: “Dj Fabo ha morso un pulsante per attivare l’immissione del farmaco letale: era molto in ansia perché temeva, non vedendo il pulsante essendo cieco, di non riuscirci. Poi però ha anche scherzato” ha raccontato il tesoriere dell’associazione Luca Coscioni all’Ansa. Cappato, poi, ha annunciato le sue prossime mosse: “Al mio rientro in Italia, nella giornata di domani, andrò ad autodenunciarmi, dando conto dei miei atti e assumendomene tutte le responsabilità“. Il reato che si configurerebbe, a sentire Cappato, sarebbe quello di ‘aiuto al suicidio‘.

Fabiano Antoniani morto nella clinica Dignitas, vicino Zurigo
Dopo la ‘dolce morte’, dj Fabo è stato raggiunto dalla mamma, dalla fidanzata e da alcuni amici nella clinica svizzera in cui era arrivato accompagnato da Marco Cappato. La struttura in questione è la Dignitas di Forck, ad una decina di chilometri da Zurigo. Chiaro il messaggio che si legge sul sito della clinica: “Benvenuti da DIGNITAS – Vivere degnamente – Morire degnamente. La nostra associazione di pubblica utilità si impegna per l’autodeterminazione, la libertà di scelta e la dignità fino alla fine”. Fra le altre informazioni compare anche il video appello di Fabiano Antoniani rivolto al presidente della Repubblica Sergio Mattarella per ottenere il diritto a morire in Italia. “Il nostro concetto di consulenza sull’assistenza palliativa, la prevenzione del suicidio, le direttive del paziente e l’accompagnamento alla morte volontaria gettano le basi decisionali per organizzare la vita fino alla sua conclusione. Dal 1998 – si legge sulla pagina web dell’associazione – operiamo per la realizzazione dell’ultimo diritto umano”. Sulla stessa pagina compaiono anche le associazioni affiliate alla struttura: Exit Italia, Libera Uscita e Associazione Luca Coscioni, del tesoriere Marco Cappato.
Quest’ultimo “rischia 12 anni di carcere”, perché si è “preso la responsabilità di tale atto” ha detto Filomena Gallo, avvocato e segretaria dell’associazione Luca Coscioni, di cui Cappato è tesoriere. Gallo ha quindi ricordato come molti malati siano “costretti ad emigrare per ottenere l’eutanasia e ciò è discriminatorio anche per i costi che ciò richiede, fino a 10mila euro”. In un video-appello del mese scorso “Fabo per vivere #LiberiFinoAllaFine“, Antoniani, spiegava di “non essere depresso e di mantenere tutt’ora il senso dell’ironia“, ma di sentirsi umiliato dalle proprie condizioni: “Immobile e al buio, considera la propria condizione insopportabile, consapevole che potrebbe durare per decenni”. Per questo aveva fatto più volte appello a politica e istituzioni, a partire dal presidente della Repubblica Sergio Mattarella. Negli ultimi due mesi il testo sul testamento biologico in discussione in Parlamento è stato rinviato per tre volte.

Il comunicato dell’associazione Luca Coscioni: “Esilio della morte è una condanna incivile”
L’associazione Luca Coscioni, che tramite il tesoriere Marco Cappato ha accompagnato Fabo nel suo ultimo viaggio, in una nota stampa ha sottolineato che “l’esilio della morte è una condanna incivile” perché “compito dello Stato è assistere i cittadini, non costringerli a rifugiarsi in soluzioni illegali. La politica, ha ricordato l’associazione “deve comprendere che il vuoto normativo porta all’illegalità”. Da qui l’appello: “Chiediamo che il Parlamento affronti la questione del fine vita per ridurre le conseguenze devastanti che questo vuoto normativo ha sulla pelle della gente. Siamo in piena ‘zona nera‘ fatta di clandestinità e soprusi – hanno aggiunto – La strada è semplice: sostituire l’eutanasia clandestina con l’eutanasia legale. L’opinione pubblica è pronta, il Parlamento meno, ma almeno non ci si imbrogli con la guerra delle definizioni“.

Non è mancata la denuncia di quanto il parlamento poteva fare, non ha fatto o ha fatto male. In tal senso, l’Associazione ha fatto notare come “la Commissione Affari Sociali ha aggiunto alcune espressioni ambigue che rischierebbero di svuotare di fatto il carattere vincolante delle disposizioni, in questo contravvenendo al principio costituzionale dell’autodeterminazione individuale e del diritto a non essere sottoposti a trattamenti sanitari contro la propria volontà”. Il riferimento è “alla ‘tutela della vita’, alle ‘cure condivise‘ tra medico e paziente, al ricorso a un giudice per dirimere controversie tra medico e fiduciario e, infine, al riferimento alla ‘deontologia professionale‘ innalzata a fonte del diritto. Temiamo – hanno accusato i vertici del sodalizio – che si tratti di formule che, se non chiarite anche in sede di dibattito parlamentare, e ove possibile superate, possano aprire la strada a contenziosi infiniti contro le scelte libere e responsabili dei malati. Infine – hanno concluso – è importante che la ‘sedazione continua profonda’ debba divenire un diritto esplicitamente previsto, al quale corrisponda dunque un dovere preciso che non lasci spazio a soprusi e arbitrii“.

LE REAZIONI – Mina Welby e Beppe Englaro sono con Fabo
“Sono accanto a Valeria e la stringo forte. Fabo ha avuto la sua scelta libera, purtroppo in Svizzera e non era il suo paese e mi dispiace”. Sono queste le parole utilizzate da Mina Welby, la moglie di Piergiorgio Welby, morto nel dicembre del 2006 dopo una grave e lunga malattia, per commentare la notizia della morte di Dj Fabo. “I cittadini italiani dovrebbero essere vicini a lui e a Valeria – ha detto ancora la donna – Credo che, con me, si possa fare una battaglia per ottenere una legge sul testamento biologico, sulle disposizioni sui trattamenti sanitari”. Sulla stessa posizione Beppe Englaro, padre di Eluana Engalro che ha vissuto per 17 anni in stato vegetativo prima di morire, nel febbraio 2009: “Esprimo il massimo rispetto per la sua coscienza personale. Eluana – ha ricordato – rivendicava un diritto fondamentale costituzionale. Noi, per trovare questa possibilità abbiamo dovuto attendere 15 anni e nove mesi, fino alla sentenza della Cassazione del 2007 che ha stabilito che l’autodeterminazione terapeutica non può conoscere limite, anche se ne provoca la morte“.

LA POLITICA/1 – CHI STA CON FABO
Di Lello (Pd): “#iomivergogno”. Gigli (Centro): “Ogni vita è anche la nostra vita”
La notizia della morte di Fabiano Antoniani ha provocato tutta una serie di reazioni politiche. Da sottolineare la presa di posizione del deputato Pd Marco Di Lello: “Dj Fabo ha realizzato il suo desiderio di morire. Ma lo ha potuto fare soltanto lontano dal suo Paese, perché in Italia non siamo ancora stati capaci di fare una legge sul biotestamento – ha spiegato – La Svizzera continua a essere la destinazione di quanti vogliono consapevolmente porre fine al loro dolore di vivere una vita senza speranza ma piena solo di sofferenza”. Poi una sorta di mea culpa: “Sì Fabiano, #iomivergogno e, come me, spero tutti i parlamentari, per quello che non si è riusciti a fare – ha sottolineato Di Lello – Già la scorsa settimana con quindici colleghi deputati del Pd abbiamo depositato una mozione sui Diritti civili che sollecita l’approvazione in tempi brevi della legge sul fine vita. Noi 15 ci abbiamo provato e non molleremo – ha aggiunto – ma continueremo a combattere per la libertà di vivere e di morire. Mi auguro che questa morte scuota le coscienze di tutti per rendere il nostro un Paese in cui venga restituita la libertà di scelta”. Accuse politiche anche da parte di Luigi Di Maio, del M5s: “I nostri iscritti hanno votato e sono d’accordo ma non è questo il problema: questo Parlamento non esiste.La proposta l’abbiamo calendarizzata – ha detto ancora – ma non è questo il problema: non esiste un Parlamento che lavora, c’è un Parlamento che galleggia”.

“Saluto Fabiano (dj Fabo) che oggi ci lascia. Ha sofferto, ha lottato, ha vissuto. Ci lascia con una battaglia da continuare e un assetto legislativo da completare” ha detto il sindaco di Milano Giuseppe Sala, che poi ha aggiunto: “So perfettamente che le sensibilità sul tema sono diverse e non semplici da conciliare. Ma dico anche che un Paese forte e libero deve trovare un modo per assicurare ai suoi cittadini – ha concluso – la possibilità di essere forti e liberi anche nei momenti più dolorosi”. Diverso il punto di vista di Matteo Salvini: “Dolore, rispetto e una preghiera per la morte, e per la nuova vita, di Dj Fabo – ha detto il leader leghista – Garantire la libera scelta di ogni cittadino, ma soprattutto assicurare una vita dignitosa a chi invece vuole continuare a combattere e ai suoi familiari: questo dovrebbe fare un Paese serio, cosa che oggi l’Italia non è”. Per Ettore Rosato, capogruppo Pd alla Camera, quella di Fabo è “una scelta che va rispettata”. “Dispiace – ha scritto Rosato su Facebook – che per essere libero abbia dovuto andarsene lontano. Lontano anche dai suoi affetti nel momento più difficile. E dobbiamo riflettere su questo. La politica ha il compito di guardare in faccia i problemi delle persone. La legge su #testamentobiologico va in questa direzione. Perché – ha specificato – si potrà scegliere, attraverso delle disposizioni anticipate, come vivere la propria vita fino all’ultimo. Una buona base di partenza sulla strada di una maggiore libertà e rispetto della dignità umana. Vogliamo fare di questa una legislatura dei diritti. Vogliamo essere al fianco delle persone. Prime fra tutte le persone che soffrono e non hanno voce. Proprio come dj Fabo“.

LA POLITICA/2 – CHI STA ‘CONTRO’ FABO
Famiglia Cristiana: “Perdonaci, non siamo riusciti a darti nessuna ragione per vivere”
“Eutanasia, addio Fabo, e perdonaci perché non siamo riusciti a darti nessuna ragione per vivere”. ha scritto Famiglia cristiana sul proprio account di Twitter. Sul sito, invece, si legge: “La morte di un uomo è sempre una sconfitta. Nel caso di dj Fabo non perché l’Italia non gli ha dato la possibilità di morire ma perché nessuno di noi è stato in grado di offrirgli una ragione per vivere e andare avanti. Da qui, forse, bisogna ripartire – ha scritto il settimanale cattolico – Di fronte al dolore, al limite, alla sofferenza una società davvero civile non dà l’eutanasia ma si sforza di dare un senso alla fragilità dell’uomo”. Una posizione condivisa anche da alcuni parlamentari, come il deputato Gian Luigi Gigli (gruppo parlamentare ‘Democrazia Solidale-Centro Democratico’), presidente del Movimento per la Vita Italiano: “In Svizzera si chiamerà pure ‘suicidio assistito’, in Italia si chiama ‘omicidio del consenziente’. Con la morte di dj Fabo siamo tutti più poveri, perché ogni vita è anche la nostra vita”.

“Quella di Dj Fabo è una vicenda che riempie tutti noi di tristezza e dolore. Ma questo non ha a che vedere col disegno di legge sul biotestamento che uscirà dalla Camera, che è un disegno di legge in cui concordemente l’intera commissione Affari Sociali dice no all’eutanasia” ha detto Paola Binetti. Secondo la deputata Udc “la divisione è tra coloro che vogliono che questo sia esplicitato, scritto nella legge, e coloro che dicono che la legge così com’è non ha bisogno di questa puntualizzazione perché è già una legge contraria all’eutanasia. La vicenda di Fabo dimostra quanto sia necessario che nella legge sia scritto no all’eutanasia“. Per la Binetti “questo è condiviso non solo da un largo gruppo di parlamentari, ma anche di partiti, calcoliamo perlomeno 7-8, che vanno dall’Udc all’Ncd a Forza Italia, ai fittiani, ai civici democratici. Abbraccia totalmente – ha aggiunto- un’ampia aria politica che è disposta a dire che se questa legge esplicita il suo no all’eutanasia è una legge che potrebbe essere approvata non domani, ma ieri. Se la legge contiene un no all’eutanasia in forma attiva ma anche passiva o permissiva – ha concluso – la legge si può fare molto velocemente”. “La legge non può costringerci a restare soli” ha detto il monsignor Vincenzo Paglia, presidente della Pontificia Accademia della Vita che, dopo il caso Dj Fabo, ha chiesto che “si apra in Parlamento un dibattito largo e ampio tra le forze politiche, non sulla scorta del clamore mediatico“.


VIDEO:
http://www.ilfattoquotidiano.it/2017/02 ... o/3419173/
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Re: Diario della caduta di un regime.

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LA NOTIZIA DELL’IPR MACKETING NON VIENE RIPRESA DA NESSUN QUOTIDIANO IN RETE. NEMMENO IL FATTO QUOTIDIANO.

EPPURE LA NOTIZIA DEL M5S IN VANTAGGIO DI 4 PUNTI SUL PD 3.0 PER CHI SI OCCUPA DI POLITICA E’ UNA NOTIZIA DI TUTTO RILIEVO.

CHE IGIORNALI DELLA STRUMPTRUPPEN, LA IGNORINO, DOPO IL CAN CAN DELLE ULTIME 48 ORE E’ COMPRENSIBILE, PERCHE’ LA SANTA ALLEANZA RENZI-BERLUSCONI NON AVREBBE LA MAGGIORANZA.

NON PARLIAMO POI DELL’ALLEANZA TRADIZIONALE CON SALVINI E MELONI.

MEGLIO TACERE.

GLI ITALICI NON DEVONO SAPERE.
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Re: Diario della caduta di un regime.

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Eutanasia e testamento biologico: l'Italia è ultima in Europa
Paesi che prevedono il testamento biologico o che consentono l'eutanasia vicino a chi sul tema non ha mai approvato una norma. Panoramica di come l'Unione Europea si comporta di fronte al tema del fine vita
DI ALESSANDRA CATTOI
27 gennaio 2017

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In Europa il trattato di riferimento è la Convenzione dei diritti dell'uomo e la biomedicina, meglio nota come Convenzione di Oviedo aprovata nel 1997.

In questo documento, all'articolo 9, è chiarito il principio della libertà di scelta dell'individuo rispetto alle cure: «I desideri precedentemente espressi a proposito di un intervento medico da parte di un paziente che, al momento dell'intervento, non è in grado di esprimere la sua volontà saranno tenuti in considerazione»

http://espresso.repubblica.it/attualita ... =HEF_RULLO
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Re: Diario della caduta di un regime.

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Intervista

Franco Grillini: "L'Italia impari da Fabo, morire con dignità è il primo diritto"


Il leader storico del movimento gay depositò durante il governo Prodi la prima proposta di legge sull'eutanasia. E oggi commenta la morte di dj Fabo in Svizzera: "La politica è rimasta immobile. Orribile che abbia dovuto andarsene così, lontano dai suoi cari"

di Lara Crinò
27 febbraio 2017


Un frame tratto dal Videoappello di Fabiano Antoniani (dj Fabo) al presidente Mattarrella
Franco Grillini parla dalla sua casa di Bologna. Dice che indossa i guanti e un berretto, perché le cure per il tumore di cui è malato da tempo l'hanno fatto dimagrire moltissimo e ha sempre freddo. Le parole gli escono con un po' di affanno, come se stesse correndo o camminando in fretta. E in effetti è quello che sta continuando a fare anche in questi mesi difficili, costretto lontano dalla politica. Correre, camminare in fretta, per portare o riportare nel dibattito pubblico i temi che gli stanno a cuore, quelli delle libertà individuali che lo Stato non deve condizionare. Protagonista del movimento studentesco a Bologna negli anni Settanta, presidente onorario di ArciGay, parlamentare dal 2001 al 2008, Franco Grillini è un antesignano della battaglia per i diritti, da quella per le unioni civili a quella per una legge sull'eutanasia. Come lui stesso racconta in questa conversazione.

Cosa pensa della morte in Svizzera di dj Fabo?
Della morte di Fabo mi colpisce e mi addolora che sia stato costretto a morire solo, lontano dai propri cari: se lo avessero accompagnato in Svizzera potevano essere accusati di omicidio volontario. E così quest'uomo che da tempo aveva espresso la sua volonta di non vivere più una vita insopportabile, addirittura appellandosi al presidente della Repubblica, ha dovuto affrontare la fine lontano dalla sua famiglia, dai suoi affetti, dai suoi amici.

Una brutta pagina per l'Italia?
La sua morte è un simbolo del livello di crudeltà che può raggiungere l'ideologia dei principi non negoziabili. In Italia c'è chi viene aiutato a morire quando non è in condizioni di malattia terminale, ma tutto avviene di nascosto, in silenzio: si fa ma non si dice. E' la negazione del principio della democrazia liberale, in cui ciascuno dovrebbe essere padrone della propria vita e del proprio corpo. Se non posso decidere del mio corpo, se del mio corpo decidono lo Stato e il Vaticano, allora il concetto stesso di libertà è svuotato del suo valore.

Quando era deputato, durante il governo Prodi, lei mise a punto una proposta di legge su eutanasia, suicidio assistito e testamento biologico, che raccolse solo 4 firmatari. Quindi conosce bene l'ostruzionismo che subisce chi si occupa di questa materia...
La mia proposta era molto articolata e il consulente era una persona di grande cultura liberale, Giulio Arcolessi. Era ricalcata sulla legge belga, che era già in vigore, ma leggermente corretta in modo da rendere ancor più certa la volontà della persona. Quando però la misi a punto e andrai in cerca di firmatari, mi resi conto che l'argomento mi creava intorno il deserto. Riuscii a trovare solo tre firmatari, e uno era il radicale Maurizio Turco. Il Giornale prese una cantonata, perché tranne il primo firmatario, gli altri possono apporre solo il cognome. Così pensarono si trattasse di Livia Turco, che all'epoca era ministro della Salute, e titolarono sul fatto che il ministro Turco voleva uccidere i vecchietti. Quagliarello fece un editoriale sul nichilismo della sinistra e cose così. Io svelai la bufala con un comunicato stampa ripreso dalle agenzie e così il Giornale in qualche modo fece pubblicità alla mia iniziativa.

Come mai, dopo il caso Englaro e quello che ha significato per l'opinione pubblica, ancora non si riesce in Italia a legiferare su questo tema?
Il caso di Eluana Englaro è stato estremamente importante. Perché seguire il percorso di quel povero corpo, strumentalizzato dalla destra più becera, è stata una vicenda che ha permesso agli italiani di identificarsi, di pensarsi in quelle condizioni. C'è bisogno che scatti una proiezione identificativa per capire cosa si vive in certe condizioni: oggi, i sondaggi parlano chiaro, la maggior parte degli italiani è favorevole a delle norme che disciplinino la materia, che affrontino il tema della libertà del morire. Ho avuto un tumore di recente e so cosa vuol dire essere sopraffatti dal dolore. Sopravvivere a qualunque condizione è una tortura, e in Italia è lo Stato che la impone a chi è senza speranza e vorrebbe porre fine alla sua sofferenza. Per arrivare a una legge bisogna sempre sfidare un tabù e quello della morte è un tabù molto forte, perchè l'abbiamo rimossa, l'abbiamo ospedalizzata, abbiamo condannato i morenti spesso a una grande solitudine. E inoltre in questo caso c'è l'opposizione del Vaticano. Come è stato nel caso della legge sulle unioni civili. La prima volta che riuscimmo a calendarizzare una proposta di legge, a iniziare la discussione sul tema delle unioni civili in aula, il Vaticano telefonò per avere i nastri registrati. Ma quello che dico è che anche quando è difficile bisogna sempre provarci, anzi bisogna provarci proprio perchè è difficile.

Il diritto all'eutanasia, al testamento biologico, al suicidio assistito in che modo sono legati alle altre libertà per cui si è battuto?
Il legame sta nell'essere padroni del proprio corpo e delle proprie scelte di vita. Liberi di seguire la propria inclinazione sessuale, di decidere del proprio futuro, della propria vita privata. Lo Stato deve sovraregolare i diritti, questo è il suo compito e non un altro. E non può imporre a nessuno una vita che diventa una tortura.
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Re: Diario della caduta di un regime.

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NEL KAOS INDESCRIVIBILE DELLA FINE DELLA SECONDA REPUBBLICA, DOVE SONO CROLLATI I PUNTI DI RIFERIMENTO CI MANCAVANO SOLO I TALEBANI DELLA FEDE PER METTERE BENZINA SUL FUOCO.






Da Adinolfi alla Binetti alla Roccella la crociata degli ultrà invade i social

L'ex deputato Pd cita Hitler. Chaoqui: «Fabo è un vigliacco»

Roberto Scafuri - Mar, 28/02/2017 - 08:24

Roma Il sonno della ragione genera mostri.

O forse è il dolore. O forse la sensibilità estrema.

O forse l'eccitazione della fede.

Ultime ore prima dell'eutanasia di Dj Fabo. Il web notturno è una trappola. La deputata udc Binetti, twitta il saluto un po' sgangherato al ragazzo, ma la si può comprendere. «Fabo non rinunciare a vivere! A suo tempo... Verrà la morte e avrà i tuoi occhi. No all'eutanasia e no all'accanimento terapeutico». Sono all'incirca le nove di sera, la vita continua. Cinguetta la Binetti, pochi istanti dopo: «Forza Roma: mostra all'Inter cosa puoi fare ora che sei sicura di avere uno Stadio tutto tuo!...». Novanta minuti dopo: «La vittoria della Roma sull'Inter vale per tre e per tre motivi...». Potenza della fede.

Un popolarissimo collega del dj Fabo, tal Aniceto, nel frattempo posta il suo doloroso pensiero. «Sono stato malissimo...». Commovente vicinanza di spirito. O forse no: «Una persona finché ha un barlume di vita, merita di vivere e in qualunque modo e condizione...». E ancora: «Non si meritava la morte...». Serpeggiano dubbi, la lucidità perde colpi: ma non è stato il povero Fabiano a scegliere per sé? Aniceto è inebetito dal dolore: «Mi dispiace dirlo ma Marco Cappato non è Gesù Cristo. Non ci si può arrogare il diritto di portare a morire una persona». Dunque c'è un mandante e un killer.

Ne ha ingombrante coscienza Mario Adinolfi, a suo tempo fondatore d'un quotidiano irto d'uncini: la Croce. Oggi twitta: «È una mattanza nazista». Adinolfi muove contro la Svizzera e gli stati «filo». Passi felpati. «Volete il sistema svizzero, che sopprime un disabile a listino prezzi?... Hitler almeno i disabili li eliminava gratis...». Travolto dall'onda emotiva? No, dietro c'è uno studio (per fortuna bannato da Facebook dopo l'invio). «Tra il 1939 e il 1941 - scriveva Adinolfi - l'Ente Pubblico per la Salute del Terzo Reich disinfettò (uccise) 70.273 malati gravi (disabili fisici e psichici), al ritmo di 23mila l'anno. La legge sull'eutanasia in Olanda e Belgio ha prodotto circa 15mila morti nel 2016, su una popolazione inferiore della metà rispetto a quella della Germania nazista... Se passano leggi sull'eutanasia, puoi stare sotto Hitler o la finta democrazia, scelta non c'è... chi non produce va eliminato». Anche Francesca Chaoqui va all'affondo su Facebook: «Io sto con quelli che lottano, e dj Fabo è un vigliacco non un eroe».

In un dibattito di peso come questo, non manca Eugenia Roccella, radicale «convertita», oggi ossessionata dal pensiero dell'eutanasia. «La morte di un figlio è un dolore meno atroce della tetraplegia? La depressione profonda è meno grave della cecità?», si chiede come a un mercato del dolore. E l'angoscia si taglia a fette, un tanto il chilo.
UncleTom
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Re: Diario della caduta di un regime.

Messaggio da UncleTom »

Ancora oggi per le strade di Nuova Delhi, si sbarca il lunario praticando la nobile arte dell’incantatore di serpenti.

https://www.youtube.com/watch?v=mTtyAwc-eQA

Da noi, da più di sessant’anni ha ripreso piede la meno nobile arte degli incantatori di merli.

Il ministro della Giustizia(si fa per dire), Andrea Orlando, ieri, per farsi propaganda politica per concorrere alla poltrona di segretario della Nuova DC 3.0 (per ora ancora denominata PD) sé l’è presa con i suoi perché non hanno reagito a quella scamorza di Salvini, che avvalorava la reclusione in gabbia delle rom colte a rubare.

Però, il prode Orlando Furioso, è completamente amorfo e narcotizzato su questo problema nazionale in cima alle problematiche degli italiani.



EMERGENZE
Lo Stato non c’è più: diario di un terremoto già dimenticato
In un confuso malinteso, il Governo ha dichiarato conclusa la fase dell’emergenza per cui era utile una presenza di assistenza capillare. Mandare a casa i volontari che si prendono cura delle comunità colpite dopo così poco tempo significa negare l’umanità di un contatto fondamentale
DI MATTIA BERTIN
26 febbraio 2017
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Moduli per coltivatori, NorciaLo Stato non c’è più. Emergenza finita. In quello che fino a venti giorni fa sembrava l’ombelico operativo delle forze di protezione civile, l’orgoglio di una capacità di mobilitazione che non conosce costi o situazioni metereologiche, che parte per il soccorso e scava nella neve per giorni, la smobilitazione è terminata. O meglio, sono rimasti solo alcuni corpi di presidio tecnico, come i vigili del fuoco o l’esercito, ma per tutte le associazioni, i corpi, i gruppi, l’emergenza è terminata, tutti a casa.

Se ogni emergenza è differente, per come il disastro si manifesta, per le caratteristiche del territorio, per la cultura e le relazioni delle comunità colpite, la gestione di questa serie di terremoti è stata molto differente da quelle a cui siamo stati abituati negli ultimi trent’anni in Italia. Abbiamo visto un’emergenza quasi senza tende, escluse quelle per i volontari e qualche enorme pneumatica di comunità per alcune frazioni particolarmente colpite. Abbiamo visto attivare forme di gestione dell’emergenza con strumenti innovativi, come il gemellaggio tra un’associazione nazionale di protezione civile e una frazione, invece della solita divisione di compiti tra associazioni con formazioni e specialità diverse. Abbiamo visto una mano della Protezione Civile leggera, capace di interrogare i Comuni e di coinvolgere la cittadinanza nelle prime decisioni, elemento molto positivo perché ha consegnato a chi ha subito il terremoto la possibilità di ripensarsi non come vittima ma come protagonista di un cambiamento. Abbiamo visto delle linee guida interessanti, con una decisione chiara: riaprire i posti di lavoro e le scuole prima possibile per permettere al numero maggiore possibile di cittadini di restare nel loro territorio. E poi non abbiamo visto più niente.

In un confuso malinteso, appena consegnati i moduli-alveare con cui sostituire le tende, il Governo ha dichiarato conclusa la fase dell’emergenza per cui era utile una presenza capillare di assistenza, ha chiuso le cucine da campo ed ha congedato i volontari. È stato un doppio errore grave, che ora sta minando pesantemente il clima dei territori colpiti in diversi modi.

Il primo gravissimo errore di questo atteggiamento è credere che un’emergenza sia un fatto materiale, di edifici da ricostruire, di costruzioni da rendere agibili. Un’emergenza è innanzitutto la scoperta che il luogo in cui vivi non è accogliente come credevi, che può farti del male, che può distruggere quello che hai costruito in una vita e minacciare le persone a cui vuoi bene. Mandare a casa i volontari che si occupano di prendersi cura delle comunità colpite dopo così poco tempo significa togliere quel poco sostegno che c’era, negare l’umanità di un contatto fondamentale.

La percezione che si ha oggi andando sui luoghi del terremoto è quella di un abbandono. Si tratta di un abbandono subdolo però: ho parlato a lungo nelle settimane scorse con chi vive nelle zone del terremoto, lamenta stanchezza, difficoltà, ma difficilmente ne coglie la causa. Molte persone che erano un riferimento per la comunità si sentono smarrite, incapaci di gestire una visione di futuro che non sanno dove cercare. Il Governo ha saputo convincere che ora tutto il meccanismo di protezione civile non è più necessario perché l’emergenza è passata, lasciando la certezza di un precario letto in un container, di due pasti caldi al giorno, di una minima riapertura dei servizi scolastici, la presenza visibile di alcune squadre di Vigili del Fuoco e soldati. L’effetto di questo scivolamento fuori è stato ben congeniato, ha evitato proteste e scontri, ma ha lasciato dietro di sé una terra confusa.

Al contempo, la soluzione dei moduli-alveare, ha determinato un secondo gravissimo errore: la struttura di questi spazi bianchi, asettici, individuali, è tale per cui ogni persona che ci vive all’interno è sempre sotto osservazione da parte degli altri, senza mai poter essere in collettività. Le camere, ovviamente prive di bagni, non sono in nessun modo isolate, e quindi si è sempre nella sensazione di non poter vivere la propria intimità, d’altra parte però l’unico spazio collettivo di dimensione decente, la mensa, è tenuta chiusa lontano dagli orari dei pasti, impedendo una reale condivisione.

Non c’è un luogo dove organizzarsi, dove continuare quel processo di condivisione che aveva permesso alle frazioni di reggere e di sostenersi. Inoltre i pasti sono forniti da un catering, che arriva, porta il pasto e se ne va, negando qualsiasi dimestichezza con chi prepara il cibo con cui nutrirsi. La sensazione è quella di essere in un reparto di ospedale, irritante, ansiogeno, asettico e repulsivo.

L’effetto di questi due errori è stato l’esplosione delle frazioni, delle contrade, dei paesi, così capaci di organizzarsi da soli all’inizio di questa storia, così forti nella loro identità fino a qualche mese fa, ed oggi abbattute, negate, in guerra al loro interno per il logoramento di questo abbandono e di questa individualizzazione. Negare tutti quei progetti di costruzione di comunità già pronti e normalmente utilizzati significa negare agli abitanti delle zone colpite la possibilità di rialzarsi davvero, di potersi riconoscere nel loro rapporto con le loro terre, di aprirsi una strada nuova.

Siamo ancora in tempo, è possibile intervenire, ma è necessario cambiare immediatamente rotta, attivare progetti di comunità, garantire sostegno qualificato non solo ai singoli che non ce la fanno più, ma all’intero territorio, aprire spazi pubblici questi sì fisici, coinvolgere la popolazione delle frazioni nelle decisioni e nella lettura di quanto accaduto. Riconoscere che un terremoto è soprattutto un fatto sociale. Ma è necessario fare presto prima che questo silenzio assordante si trasformi nella più triste delle storie post-emergenziali del nostro Paese.


Mattia Bertin, Dottore di Ricerca in Governo e Progettazione del Territorio al Politecnico di Milano, svolge attività di ricerca nella pianificazione dell’emergenza per l’Università IUAV di Venezia, ed è formatore nazionale per la sicurezza in emergenza per AGESCI – Settore Protezione Civile.

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• TERREMOTO
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© Riproduzione riservata26 febbraio 2017

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