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Forum per un "Congresso della Sinistra" ... sempre aperto • quo vadis PD ???? - Pagina 178
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Re: quo vadis PD ????

Inviato: 05/04/2013, 21:04
da camillobenso
Amadeus ha scritto:
camillobenso ha scritto: Qualcosa di più su:

prima era troppo lento , ora è troppo veloce.


Individuale o di massa?
tutt'e due Ziè.
tutt' e due.

come massa tendiamo a gestire tutto come un qualsiasi genere di consumo , il politico come la stampante ( costa meno cambiarla che le cartucce originali) , il programma tv come le scarpe .
raggiungiamo l'assuefazione molto più rapidamente perchè il meccanismo mentale è noto.... è come un cookie.

individualmente siamo incapaci di oltrepassare gli schemi mentali che ci siamo costruiti con difficoltà, in mezzo a un'informazione delirante e a una società falsamente solidale, a difesa di quello che pensiamo sia un pensiero autonomo.

è un casino di dimensioni galattiche, punti di riferimento zero.

Forse è tutto più semplice.

E’ dalla notte dei tempi che noi umani ripetiamo da sempre le stesse scelte. Se non sbaglio era l’attore Andy Luotto, che faceva la classificazione :

- Buono
- No buono


In politica le scelte del :
- Buono
- No buono

di pendono da molti fattori.

Dal Dialetto milanese...

Cent co, cent crap;

mi fermo alla prima parte perché poi il resto entra nel volgare.

Ovvero...

Cento menti, cento teste

Che significa:

Cento persone che pensano nella stessa maniera fanno cento belle idee,
Cento persone che pensano tutte in maniera diversa faranno anche duecento idee, ma nessuna accettabile per andare d'accordo tutti



Prendiamo ad esempio il solito banana:

Per me era da subito nel 1994 “No buono”, perché:

- Era un bauscia (È un vocabolo dialettale, attestato in area lombarda e specificatamente milanese, atto a designare una persona che si dà delle arie, uno sbruffone) e al sottoscritto i bauscia non sono mai piaciuti, neppure da piccolo, figuriamoci in età matura.

- Era un amico stretto di San Bettino martire. E un amico di San Bettino, non era di certo persona da prendere in considerazione. (Per lui, San Bettino aveva interrotto una visita diplomatica a Londra, per ritornare d’urgenza a Roma per annullare la decisione di un magistrato che aveva oscurato le sue reti. Primo ed unico episodio del genere nella diplomazia repubblicana. Cose da cosa nostra)

- Con zero preparazione nell’ambito della politica di alto livello ha preteso di fare il presidente del Consiglio da subito. Indice proprio di bausceria al top dei top. Per il sol fatto che appariva come un imprenditore vincente niente lo autorizzava a considerare la gestione dello Stato, con diplomazia annessa, alla stregua di un azienda.

- Il proverbiale “Ghe pensi mi” era già un ottimo indicatore del fasullo.

- Si è presentato subito come un racconta palle. I politici per professione sono tutti dei racconta palle, ma lui come sempre ha superato ogni limite.

- Ha raccontato che scendeva in campo per fare la rivoluzione liberale. Come ha fatto a crederci un personaggio della levatura di Mario Monti che allora aveva 53 anni, rimane un mistero.

- Noi tutti, nelle civili abitazioni e nelle ville, teniamo uno stalliere con funzione di amministratore. Il requisito principale per essere assunto è che sia un capo mandamento della Città di Palermo.

Il caso Vittorio Mangano è di 20 anni prima. Accettare il legame con la mafia non è mai stato preso in considerazione da chi lo ha votato.

- Anche come aveva acquisito Villa San Martino, fottendo(economicamente) una minorenne era un fatto noto.

- Le sue televisioni sono sempre state necessariamente scadenti. Segno della volontà di fottere una larga fetta di pubblico. Gli tornerà utile nel 1994.



La stragrande maggioranza degli italiani ha impiegato 18 anni per capire cose banalissime.

Re: quo vadis PD ????

Inviato: 05/04/2013, 23:00
da camillobenso
La maionese impazzita chiamata Pd - 8



Governo, scontro aperto nel Pd
Renzi: "Intesa col Pdl? La cerca Bersani"
Il sindaco risponde a chi nel partito lo accusa di sponsorizzare un'alleanza con Berlusconi: "Chiedo solo di decidere in fretta. Che stiamo perdendo tempo lo pensa il 95% degli italiani". E intanto scoppia il caso "Unità". Richetti: "Sardo lasci". Di Traglia: "No a censure"


ROMA - "Se devono fare un'alleanza, Berlusconi si fida molto più di D'Alema e Bersani che non dei nuovi innesti del Pd: è da tempo che si conoscono, e più facile che trovino un accordo loro". Con queste parole il sindaco di Firenze Matteo Renzi risponde a chi gli contesta di sponsorizzare il "patto col diavolo", un'alleanza Pd-Pdl. E infiamma ulteriormente lo scontro all'interno del Pd. Scontro che poi si aggrava con la richiesta di dimissioni del direttore dell'Unità.

"Non perdere tempo". "Io sarei per andare a votare, ma non è importante quello che penso io", ha detto questa mattina Renzi a Radio 105, precisando le sue parole di ieri. "Se vogliono si vada a votare, se vogliono fare l'accordo con il Movimento 5 Stelle lo facciano, se vogliono fare un accordo con il Pdl lo facciano. Ma qualcosa facciano". Renzi, dunque, nega di auspicare un'alleanza Pd-Pdl. Il sindaco di Firenze ribadisce invece l'accusa ai partiti di perdere tempo: "Ho detto quello che pensa il 95% degli italiani", ha dichiarato. "Ho solo detto: giocate come vi pare, ma giocate". Per il sindaco di Firenze, invece di "aspettare un mese" come sta accadendo, "alcune cose si potrebbero fare subito", e c'è "una situazione di difficoltà economica su cui qualcosa si potrebbe fare", per cui "prima si mettono in condizione di far funzionare il Parlamento e meglio è". Il sindaco di Firenze dice che non è mai esistita l'ipotesi che il presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano, gli chiedesse di formare un governo. "E' un'ipotesi che non è mai esistita", ha detto Renzi. Quindi esclude una scissione nel Pd: "Uscire e fare un partito non ha senso ce ne sono anche troppi", ha detto. L'attacco al quotidiano l'Unità. A rafforzare la linea di Renzi ci pensa uno dei suoi fedelissimi, Matteo Richetti, che si scaglia contro il titolo dell'Unità: "'No di Renzi al governo Bersani è esattamente il contrario della verità. E' cioè del fatto che Matteo Renzi ha sostenuto e sostiene lealmente la decisione che Bersani sia la nostra indicazione a premier - sottolinea Richetti -. Ha solo precisato che occorre fare in fretta. Voler dare di Renzi l'idea della persona inaffidabile e che sotto sotto non pensa quel che dice, ci rigetta nella propaganda. Di parte, nemmeno di partito". E arriva a chiedere le dimissioni del direttore, Claudio Sardo: All'Unità serve un direttore", scrive sulla sua pagina Facebook. "Ho avuto modo di conoscere Claudio Sardo e senza difficoltà" devo riconoscere che l'ho trovato persona di grande slancio culturale e di pensiero -scrive il deputato renziano -. Uno di quei giornalisti che non antepongono la notizia alla storia...Dopo il titolo di oggi de l'Unità devo ricredermi".

Su twitter replica Stefano Di Traglia, portavoce di Pier Luigi Bersani: "Chiedere le dimissioni di un direttore perché non si concorda con un titolo è un atto grave. Sì a critiche, no a censure". Beppe Fioroni sceglie l'ironia: "Sardo scelga se essere licenziato subito per il titolo o dopo con tutti gli altri una volta che viene tolto il finanziamento pubblico. Che buoni!". Alla fine, la mezza marcia indietro di Richetti che chiede scusa a Sardo ma aggiunge: "Il titolo dell'Unità resta grave". E Sardo: "Chiedere le mie dimissioni è stato un infortunio".

Le reazioni. Non si sono fatte attendere le reazioni alle parole di Renzi. "Ci sono organismi dove Matteo non viene mai e a cui non partecipa e io credo che all'interno della direzione nazionale del Pd certi argomenti dovrebbero essere discussi con la stessa franchezza e apertura con cui vengono discussi sui quotidiani e in tv ", ha detto il senatore del Pd Ignazio Marino - . Secondo il senatore quella è la sede in cui ci si deve confrontare, anche con una naturale aggressività per sostenere le proprie idee". Reazione simile da parte di un altro esponente del Pd, Davide Zoggia, bersaniano: "Se Renzi venisse all'interno dell'organismo a dire la sua, molto probabilmente si capirebbe anche meglio qual è la forza che riesce a esprimersi all'interno del suo consenso".

Sondaggio Swg. Intanto, secondo un sondaggio Swg realizzato in esclusiva per "Agorà" su Rai Tre, un Pd guidato dal sindaco di Firenze otterrebbe oggi il 36% dei voti: un risultato che realisticamente garantirebbe la maggioranza su centrodestra (28%) e Movimento 5 Stelle (26%). Netta la differenza (8 punti di scarto) col risultato raccolto dal centrosinistra guidato da Bersani, che si fermerebbe al 28%, sotto la coalizione di centrodestra (31%) e praticamente alla pari con Movimento di Grillo (27%). Monti, invece, si attesterebbe all'8% nel primo scenario (coalizione di centrosinistra guidata da Bersani), mentre perderebbe tre punti nel secondo (Renzi leader). "Sembra - sottolinea Roberto Weber, presidente dell'Istituto Swg - che i partiti siano deboli e che gli italiani investano sulle persone".


(05 aprile 2013)

http://www.repubblica.it/politica/2013/ ... ref=HREA-1

Re: quo vadis PD ????

Inviato: 05/04/2013, 23:02
da camillobenso
La maionese impazzita chiamata Pd - 9



Richetti chiede le dimissioni del direttore dell'Unità

Il renziano lo annuncia su facebook dopo il titolo in prima pagina "No di Renzi al governo Bersani".

Per il fedelissimo, al quotidiano di Claudio Sardo "serve un direttore".

Ma nel partito scoppia la polemica


Matteo Richetti chiede le dimissioni di Claudio Sardo, direttore de L'Unità. E lo fa con un lungo post su facebook, in cui dice di aver cambiato idea sul giornalista: "Ho avuto modo di conoscere Claudio Sardo e senza difficoltà devo riconoscere che l'ho trovato persona di grande slancio culturale e di pensiero. Uno di quei giornalisti che non antepongono la notizia alla storia. E mi sembrava anche l'uomo giusto per sancire definitivamente la differenza tra propaganda e informazione", esordisce il deputato modenese, fedelissimo di Matteo Renzi.

"Dopo il titolo di oggi de L'Unità devo ricredermi- cambia poi passo-. 'No di Renzi al governo Bersani' è esattamente il contrario della verità. E cioè del fatto che Matteo Renzi ha sostenuto e sostiene lealmente la decisione che Bersani sia la nostra indicazione a premier. Ha solo precisato che occorre fare in fretta. Voler dare di Renzi l'idea della persona inaffidabile e che sotto sotto non pensa quel che dice, ci rigetta nella propaganda. Di parte, nemmeno di partito". E allora, incalza Richetti, "i caso sono tre. Tutti gravi. Se il titolo è 'scappato', Sardo farebbe bene a lasciare, non serve un direttore distratto. Se il titolo è voluto, Sardo farebbe bene a lasciare, non serve un direttore in malafede. Se il titolo
è imposto o suggerito da altri, più contigui alle esigenze di partito (e di parte), Sardo farebbe bene a lasciare, all'Unità serve un direttore", conclude.

Un'affermazione che fa salire la temperatura tra i democratici, soprattutto dopo che Renzi oggi ha ribadito la sua posizione rispetto al leader Pd ("L'accordo con il Pdl? Lo cerca Bersani")

Ribatte il portavoce di Bersani, Stefano Di Traglia: "Chiedere dimissioni di un direttore perché non si concorda con un titolo - scrive Di Traglia - è un atto grave. Sì a critiche, no a censure". E ancora Di Traglia: "Tutti i giornali italiani hanno capito la stessa cosa scritta da l'Unità. Elezioni o governissimo cosa vuol dire?", scrive il portavoce di Bersani alludendo al fatto che le due alternative poste da Renzi escludono implicitamente la terza via, quella bersaniana del governo di cambiamento.

Sulla stessa linea di Di Traglia Chiara Geloni, direttrice di Youdem tv. "Solidarietà a Claudio Sardo. Chiedere le dimissioni di un direttore per un titolo sgradito è molto grave. Fermatevi, per carità", ha chiesto. Quanto al merito, ha aggiunto, "è un titolo perfettamente legittimo. un'interpretazione politica, se si vuole. Opinabile, come tutte".

Giunge immediata la replica immediata del neo deputato Pd. "Stefano - afferma Richetti - si è passato il segno. E non c'è bisogno di dettagliare. Penso ci siamo capiti". E su twitter chiarisce: "Non bisogna uscire dal Pd. Bisogna uscire da questo circo autoreferenziale che ha bisogno di notizie anche a costo di inventarle".

"Ricomincia la vergognosa propaganda dell'Unità e di Youdem contro Matteo Renzi", ha attaccato anche Roberto Reggi. "I media di un partito dovrebbero riportare le posizioni dei militanti e dei dirigenti e non tifare per qualcuno", ha rincarato Angelo Rughetti. ''E' questo lo stile de l'Unità? Già durante la campagna per le primarie aveva dato del 'fascistoide' a Matteo Renzi: oggi, con una palese falsità, sceglie un titolo assolutamente lontano dalla realtà e offensivo, anche nei confronti dei nostri elettori. A questo punto mi sembra naturale chiedere le dimissioni del direttore del giornale del mio partito'', è il messaggio del deputato renziano Ernesto Carbone a sostegno dell'iniziativa di Richetti.

(05 aprile 2013) © Riproduzione riservata

http://bologna.repubblica.it/cronaca/20 ... ef=HRER1-1

Re: quo vadis PD ????

Inviato: 05/04/2013, 23:07
da camillobenso
La maionese impazzita chiamata Pd - 10



Renziani attaccano l'Unità
Sardo: noi aperti al confronto


5 aprile 2013


Il titolo di prima pagina dell'Unità di oggi: 'No di Renzi al governo Bersani' accende lo scontro nel Pd. Il quotidiano viene duramente censurato dai parlamentari più vicini al sindaco di Firenze, tanto che Matteo Richetti arriva a suggerire l'opportunità che il direttore Claudio Sardo si dimetta.

«Un titolo può piacere o meno. Ma suggerire le dimissioni di un direttore di giornale per un titolo che non si condivide, mi pare un infortunio - scrive in risposta a Richetti il direttore dell'Unità, Claudio Sardo -. Tanto più se la ragione è l’autonomia de l’Unità, che si presume ferita. Quanto al merito del titolo di oggi - “No di Renzi al governo Bersani” - continuo a pensare che sia una sintesi fedele dell’intervista di Renzi al Corriere della Sera. Renzi ha detto che, arrivati a questo punto, il Pd deve scegliere tra un accordo esplicito con il Pdl e le elezioni anticipate. L’ipotesi cancellata è proprio la proposta di Bersani: un governo di centrosinistra che affronti, provvedimento dopo provvedimento, i numeri critici in Senato; un secondo binario delle riforme la cui guida è affidata a chi sta fuori dal governo. Renzi ha anche criticato la tattica, non solo la strategia del segretario del Pd: "Qui si punta a prendere tempo e a eleggere un Capo dello Stato che ci dia più facilmente l’incarico di fare il nuovo governo". Sia chiaro: posizioni legittime e importanti, meritevoli di una discussione aperta nel Pd. Anzi, un’opportunità perché il confronto sia pubblico e trasparente. Nel mio articolo di oggi penso di aver discusso con grande rispetto questa opinione, che non condivido ma che, a mio giudizio, contiene elementi di verità che non possono essere liquidati in modo superficiale. L’Unità sarà aperta a questa discussione. Anzi, chi la legge sa che la discussione è già aperta, come dimostrano anche i commenti e gli articoli del giornale di oggi».

Richetti scrive così sulla sua pagina Facebook: «Ho avuto modo di conoscere Claudio Sardo e senza difficoltà devo riconoscere che l'ho trovato persona di grande slancio culturale e di pensiero. Uno di quei giornalisti che non antepongono la notizia alla storia. E mi sembrava anche l'uomo giusto per sancire definitivamente la differenza tra propaganda e informazione. Dopo il titolo di oggi de l'Unità devo ricredermi. "No di Renzi al governo Bersani" e' esattamente il contrario della verità. È cioè del fatto che Matteo Renzi ha sostenuto e sostiene lealmente la decisione che Bersani sia la nostra indicazione a premier. Ha solo precisato che occorre fare in fretta. Voler dare di Renzi l'idea della persona inaffidabile e che sotto sotto non pensa quel che dice, ci rigetta nella propaganda. Di parte, nemmeno di partito. E allora, i caso sono 3. Tutti gravi. Se il titolo e' "scappato", Sardo farebbe bene a lasciare, non serve un direttore distratto. Se il titolo e' voluto, Sardo farebbe bene a lasciare, non serve un direttore in malafede. Se il titolo e' imposto o suggerito da altri, più contigui alle esigenze di partito (e di parte), Sardo farebbe bene a lasciare, all'Unita' serve un direttore».

È lo stesso deputato renziano nel corso del pomeriggio ad operare una parziale retromarcia e su Twitter Richetti scrive: «Nella cordiale telefonata che mi ha fatto Sardo mi sono scusato se ho mancato di rispetto ma ho ribadito perché ritengo titolo di oggi grave».

In precedenza dura la replica a Richetti di Stefano Di Traglia, portavoce del segretario Pier Luigi Bersani. «Chiedere le dimissioni di un direttore perché non si concorda con un titolo è un atto grave. Si a critiche, no a censure» spiega su Twitter. Sulla stessa linea Chiara Geloni, direttrice di Youdem tv. «Solidarietà a Claudio Sardo. Chiedere le dimissioni di un direttore per un titolo sgradito è molto grave. Fermatevi, per carità». Quanto al merito, aggiunge Geloni «è un titolo perfettamente legittimo. un'interpretazione politica, se si vuole. Opinabile, come tutte».

«Ricomincia la vergognosa propaganda dell'Unità e di Youdem contro Matteo Renzi», attacca anche Roberto Reggi. «I media di un partito dovrebbero riportare le posizioni dei militanti e dei dirigenti e non tifare per qualcuno», rincara Angelo Rughetti.

«Claudio Sardo è un ottimo giornalista, pensare di chiederne le dimissioni per un titolo mi sembra davvero eccessivo» afferma il deputato del Pd Edoardo Patriarca. «Sardo ha saputo dare nuovo impulso all'Unità - continua Patriarca -. La sua professionalità, la sua storia politica sono una risorsa per il partito. Mi auguro che questa polemica sia presto archiviata».

Sulla vicenda interviene anche Ivan Scalfarotto: «Mi dispiace moltissimo dirlo, ma il titolo a tutta pagina dell’Unità di questa mattina mi ha veramente spiazzato. Il “No di Renzi al governo Bersani” fa pensare che l’organo del partito abbia dimenticato di essere tale e si sia trasformato nel foglio di una parte. Usare un’espressione mai usata e probabilmente mai pensata da Renzi – così come dire che Renzi “ragiona come Berlusconi” – dipinge il sindaco di Firenze e chi lo sostiene non come oppositori interni, ma come avversari politici. Come vicepresidente dell’Assemblea nazionale, e quindi parte di un importante organismo di garanzia e di unità, mi aspetto dal nostro giornale – così come dalla nostra emittente televisiva e da tutte le strutture di supporto, organizzative e di comunicazione del Partito democratico – la capacità di rappresentare in ogni circostanza il PD nella sua interezza. Nel rispetto dell’unità del partito e del diritti delle minoranze di vivere al suo interno anche quando il confronto sulle idee si fa, come può legittimamente accadere, aspro».

Interviene anche la FNSI: «E' veramente surreale la richiesta fatta da alcuni politici del Pd delle dimissioni del direttore de l'Unita' Claudio Sardo a motivo di un titolo che non condividono. Avere una differenza di opinione sui temi, sui corsi, sui personaggi e sulle proposizioni dei politici sta nell'ordine delle cose ed e' del tutto legittimo».

Lo sottolineano in una dichiarazione il segretario e il presidente della Federazione nazionale della stampa italiana, Franco Siddi e Giovanni Rossi. «Chiedere la testa del direttore di un giornale che si assume la responsabilita' di offrire realmente notizie e opinioni e un'interpretazione sua e del suo giornale e' surreale e sconcertante tanto piu' quando la richiesta arriva da personaggi di un partito che vuole avere nel suo dna le liberta' di stampa e nel suo codice genetico il pluralismo democratico e culturale. Francamente - aggiungono Siddi e Rossi - e' incomprensibile e forzato tutto questo a fronte di una difficolta' politica che pesa sul Paese e sul cui si misurano legittimamente sforzi, ansie, sensibilita' che si esprimono in modo differente. Il direttore Sardo e i giornalisti de l'Unita' in una condizione di impresa e molto delicata, riconducibile al Pd ma che nello stesso tempo pero' formalmente non ne e' il proprietario, sono protagonisti di un'opera di informazione che va rispettata per il criterio professionale e morale con cui la esprimono. Semmai, verrebbe da chiedersi, a questo punti nel Pd tutti e non solo alcuni si diano da fare per assicurare un futuro di impresa e di impegno editoriale nel rispetto delle identita', dell'indipendenza dell'informazione, dei progetti e dei posti di lavoro».

http://www.unita.it/italia/renziani-att ... o-1.493053

Re: quo vadis PD ????

Inviato: 05/04/2013, 23:14
da camillobenso
La maionese impazzita chiamata Pd - 11


Asse Renzi-Veltroni:
«Dubbi su Bersani»


Di A. Car. 5 aprile 2013


Un incontro faccia a faccia, al riparo da sguardi indiscreti. Più di un’ora di colloquio per parlare del presente, del futuro ma anche del recentissimo passato. I mesi della campagna per la rottamazione. Walter Veltroni e Matteo Renzi si sono visti a Roma sabato scorso, vigilia di Pasqua, in occasione della visita nella capitale del sindaco di Firenze, impegnato nella registrazione della puntata di Amici di Maria De Filippi.

Qualche settimana se l’erano detti al telefono: Dobbiamo vederci». Poi l’incontro era saltato. Fino a sabato. Nessun consiglio mediatico dal più anziano dei leader, che tanto sull’uso della tv il ragazzo è già piuttosto abile. E neppure una semplice riflessione sulle storiche difficoltà della sinistra italiana a misurarsi col mezzo televisivo, tema caro ad entrambi i leader, che hanno sempre sfidato la maledizione del tubo catodico, con risultati apprezzabili. Alla vigilia della settimana bollente che sta vivendo, con l’elmetto di nuovo in testa contro «il gruppo dirigente che intendo cambiare», come ha spiegato ieri in una dura intervista al Corriere, Renzi ha cercato il primo segretario del Pd, per uno scambio di opinioni. E forse anche la ricerca di una sponda politica, che potrebbe trovare cemento in una convergenza di vedute a proposito delle prossime mosse del Pd. Nelle due interviste di ieri, Walter e Matteo hanno usato toni decisamente diversi a proposito del gruppo dirigente del partito.

Ma su alcuni punti hanno registrato una identità di vedute: a partire dalla contrarietà a un governo di minoranza guidato da Bersani, un esecutivo che cerchi i suoi consensi in Parlamento sui singoli provvedimenti senza numeri certi in partenza. «Il disegno non può essere governare con l’astensione della lega, tre di grillo e quattro di Miccichè, più qualche Scilipoti al contrario...sarebbe un’iradiddio», ha spiegato Veltroni. Il sindaco di Firenze è andato giù più pesante, spiegando che Bersani «si è fatto umiliare dai grillini» e che ora l’alternativa è tra il voto subito e un «patto costituente» che comprenda anche Berlusconi. E se Veltroni propone un governo di scopo con il sostegno anche del Pdl per votare tra un anno e un inquilino del Colle “alla Ciampi”, Renzi boccia l’idea di «eleggere un Capo dello Stato che ci dia più facilmente l’incarico di fare il nuovo governo». Insomma, l’idea che Bersani possa ottenere un incarico dal nuovo presidente della Repubblica e presentarsi alle Camere per la fiducia, cercando consensi anche tra i 5 stelle, viene esclusa da entrambi. Pare che i due leader, nell’incontro di sabato, abbiano parlato anche del recente passato. Di uno sguardo comune sulla vocazione maggioritaria del Pd, sulla sua potenzialità di andare oltre il recinto storico del centrosinistra. Degli evidenti punti di convergenza tra la piattaforma del Lingotto del 2007 e il programma del sindaco per le recenti primarie.

Renzi, dal canto suo, avrebbe anche ammesso un debito di riconoscenza verso il primo segretario democratico, che pure era finito nel club del rottamandi. Un’accusa, quella di essere parte di un vecchio sistema, che Veltroni non ha mai accettato fino in fondo, visto che lui è stato il primo a predicare una forma partito diversa, più liquida, attenta alle trasformazioni della Rete, più in sintonia con quella crisi della politica tradizionale che negli ultimi mesi è esplosa prepotentemente. Un’accusa che ha impedito all’ex sindaco di Roma di sostenere la battaglia del rottamatore alle primarie, anche se molti veltroniani, da Gentiloni a Tonini e Ceccanti, hanno esplicitamente sostenuto la corsa di Renzi. «Rispetta chi ha lavorato per la sinistra riformista del nostro paese», gli disse Walter nel settembre scorso, durante un incontro pubblico alla festa Pd di Firenze. Difficile dire se il sindaco, nel faccia a faccia di sabato, abbia fatto ammenda, in particolare di quella frase su Veltroni che «i maggiori successi li ha ottenuti da romanziere». Chi lo conosce bene spiega che «non è nel suo carattere».

Ora però quelle primarie appartengono al passato. E quel faccia a faccia, alla vigilia del ritorno in battaglia del rottamatore, assume un sapore diverso. E fa pensare che il giovane sindaco, dopo mesi da solo contro il resto del mondo, abbia imparato la lezione. e che ora sia in cerca di sponde dentro il partito, per vincere una battaglia forse ancor più dura di quella delle primarie: condizionare l’attuale fase politica, dall’elezione del nuovo presidente della Repubblica alla formazione del nuovo governo. Per non rimanere in panchina troppo a lungo. Ché la politica moderna offre molte chances ai buoni comunicatori, ma consuma le leadership con una impressionante rapidità.


http://www.unita.it/italia/e-il-sindaco ... i-1.492928

Re: quo vadis PD ????

Inviato: 05/04/2013, 23:28
da camillobenso
La maionese impazzita chiamata Pd - 12



Tornano i comunisti?
Mentre Renzi valuta l'ipotesi di correre da solo, Orfini apre al Sel: "Facciamo un partito nuovo con Vendola dentro"


Tornano i comunisti: Pd-Sel verso la fusione?
La sinistra è al bivio. Mentre Renzi valuta l'ipotesi di fare una sua lista che valichi i confini tra destra e sinistra, tra i democratici c'è chi pensa a un matrimonio col Sel. Vendola ne sarebbe contento: "Rimescoliamoci col Pd". Tornano al 1989?


Andrea Indini - Ven, 05/04/2013 - 22:11




E se il Pd si spaccasse? Il partito guidato da Pier Luigi Bersani è sull'orlo di una crisi di nervi, a un passo da una frattura epocale. Se da una parte Matteo Renzi soppesa i rischi e i vantaggi di una lista tutta sua con cui presentarsi alle prossime elezioni e dare una ventata di cambiamento al centrosinistra italiano, dall'altro l'altra radicale assapora l'idea di fondersi con il Sel di Nichi Vendola.


Per il momento è tutto nell'aria, ma lo scontro violento sul direttore dell'Unità Claudio Sardo la dice lunga sul clima teso che si respira in via del Nazareno.


In mattinata, ai microfoni di Radio 105, il sindaco di Firenze l'ha ribadito più volte che non è sua intenzione dar vita a un nuovo partito. "Ce ne sono già sin troppi", si è schermito. In realtà, stando a fonti vicine al rottamatore, l'idea di una "Lista nazionale" che valichi il confine tra destra e sinistra sembra non dispiacere. Soprattutto a fronte degli ultimi sondaggi che rimbalzano nelle agenzie di stampa. Secondo l'Swg, infatti, Renzi sarebbe al top tra i leader italiani. Un consenso che continua crescere, di settimana in settimana, e che oscura la leadership di Bersani. Il fatto è che il rottamatore non è certo l'unico, all'interno del Pd, a guardare avanti. Non sono pochi quelli che stanno valutando l'ipotesi di convolare a nozze con il Sel di Vendola che alle ultime elezioni si è dovuto accontentare di un magro risultato. Una sorta di "ufficializzazione" dopo anni di unione di fatto. A proporlo, in una intervista al Manifesto, è stato Matteo Orfini. Il responsabile cultura del Pd è, infatti, convinto che non ha più senso mantenere le divisioni di una volta. "Le 'due sinistre' riconoscono nel campo dei socialisti e democratici europei un punto di riferimento - ha spiegato - possiamo ragionare su qualcosa di nuovo che unisca le sinistre". Quello che Orfini ha in mente non è solo un'unione tra Pd e Sel, ma una vera e propria apertura dei democratici a tutte le anime della sinistra radicale. Dal popolo arancione di Luigi da De Magistris e Giuliano Pisapia ai movimenti che gravitano attorno alla sinistra.

L'idea di Orfini sarà, probabilmente, presentata al prossimo congresso del Pd. Nel frattempo, Vendola l'ha già accolta con estremo entusiasmo. In una intervista all'Huffington Post, il governatore del Sel ha fatto sapere di essere al lavoro per costruire una prospettiva che vada oltre gli immediati passaggi istituzionali e l'elezione del nuovo inquilino del Quirinale. Al vaglio, appunto, l'ipotesi di costruire una nuova sinistra "senza escludere rimescolamenti con il Pd". Pur dicendo "no" a una fusione a freddo, Vendola pretende che il Pd sciolga i nodi sulla sua natura e partecipi alla costruzione di "un luogo grande", che consenta di dare casa a tutte le sinistre in quella che lui stesso chiama "una felice convivenza del riformismo e del radicalismo".

Insomma, mentre si consuma sotto i riflettori dei media lo scontro all'ultimo sangue tra Renzi e Bersani, sotto banco c'è chi punta a riportare in vita una sinistra massimalista che metta insieme l'ala più radicale della sinistra. Un'operazione opposta a quella tentata da Walter Veltroni e che aveva dato vita al Partito democratico facendo fuori i comunisti dal parlamento. In crisi per la scoppola incassata alle ultime elezioni e impauriti dal consenso che sta acquisendo Renzi, Vendola e compagni stanno passando al contrattacco. L'idea di "rimescolarsi col Pd" è dettata dall'istinto di sopravvivenza, ma rischia di mettere la parola "fine" alle frangi più radicali del Pd.

http://www.ilgiornale.it/news/interni/t ... 03782.html

Re: quo vadis PD ????

Inviato: 05/04/2013, 23:50
da camillobenso
La maionese impazzita chiamata Pd - 13




Intervista a Nichi Vendola: E' ora di costruire la sinistra, rimescoliamoci con il Pd, ma niente fusioni a freddo e tra ceti politici. Renzi? Innovatore, ma rottama la rottamazione...
Pubblicato: 05/04/2013 17:08 CEST | Aggiornato: 05/04/2013 17:49 CEST




Matteo Renzi ha avviato “la fase congressuale” nel Pd. Guardando agli eventi degli ultimi giorni, Nichi Vendola ne è convinto. Ne parliamo al telefono in un'intervista al termine dell’incontro romano sulla vertenza Bridgestone, poco prima che il governatore pugliese riprenda l’aereo per Bari. Pur tenendo ancora all’idea di governo di cambiamento maturata con l’alleato Pier Luigi Bersani, pur immaginando “un presidente della Repubblica che non sia garante delle nomenclature”, il leader di Sel ragiona già su una prospettiva che va oltre gli immediati passaggi istituzionali. E mette legna al fuoco della “costruzione della sinistra”, senza escludere “rimescolamenti” con il Pd, a patto che “non siano a freddo”.

Il Giovane Turco Matteo Orfini immagina Sel dentro il Pd già al prossimo congresso. E’ una prospettiva verosimile?
Se noi non rincorriamo formule magiche o scorciatoie organizzativistiche, abbiamo un problema davanti a noi che è la costruzione del soggetto politico della sinistra del futuro. L’inadeguatezza dei contenitori attuali e anche la crisi storica della forma partito ci consegnano una ricerca che ha diversi ingredienti per diventare non un’operazione da laboratorio. Ecco gli interrogativi che ci troviamo davanti: come si ricostruisce l’agire collettivo capace di rifondare esperienze di comunità solidali? Come si libera il campo della sinistra dalle micidiali ipoteche della cultura liberista? Come si aggredisce il nodo del disfacimento del sogno europeista e come si pratica concretamente una democrazia di genere attraversata dalla contraddizione feconda del pensiero della differenza? Io credo che Sinistra ecologia e libertà sia nata proponendosi in partenza il tema della propria inadeguatezza. Ci siamo sempre posti come strumento a disposizione, abbiamo detto fin dall’inizio che più che un partito, volevamo riaprire la partita. Questa è la bussola che ci orienta e che ci rende più pesanti sulla scena pubblica di quanto non dica il consenso elettorale che abbiamo. Non c’è confluenza o una fusione a freddo, ma un problema che riguarda la natura e i nodi da sciogliere sulla natura del Pd. E poi ci sono le questioni di una formazione come Sel che non punta all’autosufficienza, ma alla costruzione di un luogo grande, che consenta non solo di dare casa a tutte le sinistre, una casa popolare, innovativa, accogliente e plurale ma che consenta il rimescolamento di tutte le culture politiche, una felice convivenza del riformismo e del radicalismo e il duplice superamento, da un lato, del radicalismo massimalista e testimoniale, e dall’altro, di quel riformismo che ha rappresentato la resa culturale della sinistra.

Sel e Pd insieme anche con Renzi segretario dei Democratici? O magari con Fabrizio Barca, pronto ormai a candidarsi alla leadership del partito...
Bisogna andare oltre, trascendere l’attuale configurazione delle forze politiche collocate a sinistra. Dobbiamo essere in grado di immaginare un percorso che non è fatto di assimilazione di frammenti di ceto politico. Non sto pensando a un fatto politicistico, sono decenni che ci arrovelliamo sulla crisi della sinistra e oggi ci accorgiamo che la crisi è foriera di crisi sociale e crisi democratica. L’egemonia politica culturale del centrodestra in Europa sta producendo lo schianto dell’Europa penso alla ricostruzione dell’Europa e alla ricostruzione della sinistra. Nella mia testa sono lo stesso problema. Dobbiamo chiedere a ciascuno di mettere a disposizione il proprio bagaglio di esperienze, storie e passioni per un’operazione che è fondamentale. Se non fossi sospettabile di reiterare un leitmotiv retrò, direi battiamo il muso tutti sul tema gramsciano del moderno principe e vorrei ricordare che il principe gramsciano era alternativa all’Italia senza nazione, centrifugata in tanti particolarismi. Lo cito perché credo che il tema dell’Italia oggi sia la sparizione del suo racconto civile, l’inesistenza di un collante che la unifichi.

Quirinale. Bersani parla di larga condivisione perché ha l’esigenza di tenere unito il partito. Ma si può chiudere un’intesa con il Pdl senza scontentare il M5s e voi di Sel?
Credo che attribuire a Bersani intenzioni inciuciste sia quanto di più falso e ingeneroso si possa fare. Bersani sta affermando un concetto ovvio, e cioè che il capo dello Stato deve essere scelto come l’uomo che rappresenti la nazione. Ma mi permetto un’interpretazione del pensiero di Bersani: si sta pensando a un nome che non sia garante delle nomenclature, ma che risponda al popolo italiano e alla sua domanda di cambiamento e che sia un capo dello Stato custode sia dell’unità che dei valori della Costituzione. E’ questo il profilo che va cercato. Se qualcuno pensa che l’unità sia da un lato e la Costituzione dall’altro, se qualcuno pensa che siano birilli da abbattere, non ci siamo. Dobbiamo invece cercare un punto alto di rappresentazione dei compiti costituzionali di chi siede sullo scranno più alto delle istituzioni.

A sinistra è molto gradito il nome di Stefano Rodotà, che piacerebbe anche ai grillini. E poi girà il candidato Romano Prodi, anche di lui si dice che piaccia ai 5 stelle…
Non mi sento di fare nomi. Chi lo fa, fa un giochino carico di perfidia. E con questo ho detto tutto.

Torniamo a Renzi e il Pd. Chi è Matteo per Nichi?
Considero Renzi un valore aggiunto del centrosinistra. E con questo spirito non ho capito molto la sua sortita. Penso che siamo in una fase molto delicata e drammatica della vita nazionale e c’è il rischio che in poche settimane il paese possa precipitare nel caos. Quindi, non capisco questa cattiva real politik per cui si vede solo un bivio: o il governissimo o le elezioni anticipate e non si vede un’occasione straordinaria di far saltare disegni e giochi di tutte le nomenclature. Per un attimo, ho avuto la sensazione che Renzi rottamasse la rottamazione e per questa via precipitasse in un realismo che è inadeguato alla sua personalità. Oggi c’è bisogno di curiosità, coraggio e innovazione, caratteristiche che riconosciamo a Renzi. Per questo mi spiace che vengano meno proprio ora che ce n’è bisogno.

Ci crede ancora nell’idea del governo di cambiamento maturata con Bersani? E’ finita sotto gli attacchi di Renzi o può essere ancora scongelata dopo l’elezione del prossimo capo dello Stato?
Dopo l’elezione del presidente della Repubblica, abbiamo una straordinaria carta per ridare speranza e prospettiva: si chiama Pier Luigi Bersani.


5 aprile 2013


L'HUFFINGTON POST

Re: quo vadis PD ????

Inviato: 06/04/2013, 10:00
da Amadeus
Roma, 06-04-2013
"Chiusa la possibilità di un rapporto con Grillo", "non resta che una strada: uscire dall'incomunicabilità. E abbandonare questo complesso di superiorità, molto diffuso nel nostro schieramento, per cui pretendiamo di sceglierci l'avversario. Ci piaccia o no, gli italiani hanno stabilito che il capo della destra, una destra che ha preso praticamente i nostri stessi voti, è ancora Silvio Berlusconi. E' con lui che bisogna dialogare". Lo afferma al Corriere della Sera, Dario Franceschini del Pd.

"So che e' altamente impopolare - spiega Franceschini, - so che si rischia di scatenare le reazioni negative del proprio stesso campo, ma voglio dirlo: se noi intendiamo mettere davanti l' interesse del Paese, dobbiamo toglierci di dosso questo insopportabile complesso", "la sconfitta" di Berlusconi "deve avvenire per vie politiche. Non per vie giudiziarie o legislative".

Sulla possibilita' di votare con il M5S l'ineleggibilita' di Berlusconi, Franceschini osserva che si tratta di "un dibattito molto approssimativo", ribadisce poi che "non si puo' scambiare la nascita di un governo con la scelta di chi sta al Quirinale per sette anni" cosi' come il "no" a un governo di larghe intese, "d'accordo con Bersani".

Cio' che serve, spiega Franceschini, e' "un esecutivo di transizione, che prenda le misure necessarie per dare ossigeno all'economia mentre in Parlamento si fanno le riforme istituzionali: Senato federale, con conseguente riduzione dei parlamentari, e legge elettorale". Al Quirinale serve "una persona con un'esperienza politica e parlamentare" ma da Franceschini "niente nomi".

Sul dibattito interno al partito e le ipotesi di scissione dopo le dichiarazioni di Matteo Renzi, Franceschini afferma: "Ognuno si morda la lingua e si metta in testa che il Partito democratico deve restare unito e stringersi attorno a chiunque vinca le primarie, quando ci saranno".

Re: quo vadis PD ????

Inviato: 06/04/2013, 10:08
da iospero
Ma questo PD ha paura di vedere chi propone il 5 Stelle?
5 stelle non vuole fare i nomi se non ha l'incarico del quirinale ?
Ebbene si inviti Napolitano a dare questo incarico.
Perchè restare nel dubbio ?

Re: quo vadis PD ????

Inviato: 06/04/2013, 11:33
da Joblack
@mariok

Leggiti www.ilfattoquotidiano.it di oggi e vedrai che l'ipotesi di scalata di Renzi al PD non è solo fuffa ma una cosa reale anche se è di fonte giornalistica, di un giornale non di informazione ma di formazione dell'opinione pubblica.

Certo è che siamo ancora in attesa di un piano B di Bersani che certamente ci deve essere, altrimenti si è sfascisti e si porta il paese nelle braccia di due clown pericolosissimi.

Come voi sono critico su come si sta muovendo il PD e come voi cerco di capire cosa sta succedendo. Non credo che quest'uscita di Renzi aiuti il partito ad uscire dalle secche, Anzi si è saputo di un incontro tra Renzi ed un altro sfascista di nome Veltroni il quale ancora non è contento del male che ha fatto al suo partito ed anche a noi elettori.

Un saluto