Diario della caduta di un regime.

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Re: Diario della caduta di un regime.

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UNA MANINA OPPORTUNA AL MOMENTO OPPORTUNO??????????????????????????

....Per una “esigenza di chiarezza la Procura di Roma – conclude la nota – ha pertanto revocato al Nucleo Operativo Ecologico la delega per le ulteriori indagini che è stata affidata al Nucleo Investigativo di Roma dell’Arma dei Carabinieri”.....



CON DUE GENERALI DELLA BENEMERITA, CHE HANNO DEFINITIVAMENTE SCREDITATO L'ARMA, ERA PROPRIO OPPORTUNO RIMETTERE IL TUTTO IN MANO DEL NUCLEO INVESTIGATIVO DI ROMA DELL'ARMA DEI CARABINIERI?????????????



Consip, Procura di Roma revoca l’indagine al Noe. Romeo dal carcere: “Io fatto strumento di un’aspra contesa politica”


Giustizia & Impunità

Alla base della decisione degli inquirenti le "ripetute rivelazioni di notizie coperte da segreto sia verso gli indagati, sia nei confronti degli organi di informazione". L'imprenditore arrestato per corruzione nell'ambito dell'inchiesta si difende, a 48 ore dall'interrogatorio fissato per lunedì. Il legale di Tiziano Renzi: faremo "indagini difensive" anche tramite "intervista delle persone informate sui fatti, tra cui l’ingegner Luigi Marroni"

di F. Q. | 4 marzo 2017

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La Procura di Roma ha revocato ai carabinieri del Noe le indagini sul caso Consip alla luce delle “ripetute rivelazioni di notizie coperte da segreto” istruttorio. “Gli accertamenti fin qui espletati – si legge nella nota di piazzale Clodio – hanno evidenziato che le indagini del procedimento a carico di Alfredo Romeo ed altri sui fatti (poi) di competenza di questa Procura sono state oggetto di ripetute rivelazione di notizie coperte da segreto sia prima che dopo la trasmissione degli atti a questo Ufficio, sia verso gli indagati o comunque verso persone coinvolte a vario titolo, sia nei confronti degli organi di informazione“. Per una “esigenza di chiarezza la Procura di Roma – conclude la nota – ha pertanto revocato al Nucleo Operativo Ecologico la delega per le ulteriori indagini che è stata affidata al Nucleo Investigativo di Roma dell’Arma dei Carabinieri”.

Intanto dal carcere fa sentire la propria voce Alfredo Romeo. L’imprenditore, arrestato mercoledì per corruzione nell’ambito dell’inchiesta Consip, solo tra 48 ore potrà dire la sua agli inquirenti che hanno disposto per lui il carcere nel giorno del suo 64esimo compleanno. Nel frattempo però ha parlato con i suoi legali e, di fatto, ha anticipato quella che sarà la sua linea difensiva. “Non è vero nulla, sono vittima di una strumentalizzazione che mi sembra solo la conseguenza di un’aspra contesa di natura politica”, ha detto l’immobiliarista campano dalla sua cella nel carcere di Regina Coeli, da quattro giorni divisa con un’altra persona.

In attesa dell’interrogatorio del personaggio chiave dell’inchiesta, l’attività dei magistrati va avanti. In tal senso, la prossima settimana potrebbe essere sentito, come persona informata sui fatti, il governatore della Regione Puglia Michele Emiliano. Sulla data fissata per l’audizione con i magistrati romani, tuttavia, c’è il massimo riserbo. Ciò che si sa con certezza è l’ex sindaco di Bari sarà sentito per alcuni sms che scambiò con il ministro Luca Lotti, indagato per rivelazione di segreto, nei quali si sarebbe fatto riferimento a Carlo Russo, imprenditore amico di Tiziano Renzi e ritenuto da chi indaga punto di contatto tra Alfredo Romeo e il padre dell’ex premier.


In particolare, come rivelato da Marco Lillo sul Fatto Quotidiano, l’attuale ministro allo Sport avrebbe raccomandato l’imprenditore farmaceutico toscano al governatore pugliese, che gli chiedeva notizie sull’identità di Russo. “Ha un buon giro ed è inserito nel mondo della farmaceutica. Se lo incontri per 10 minuti non perdi il tuo tempo“, ha scritto Lotti a Emiliano. Non è escluso, inoltre, che nei prossimi giorni i magistrati decidano di interrogare l’ex parlamentare Italo Bocchino, consulente di Romeo e indagato per traffico di influenze come Russo e Renzi senior.

Questo ciò che sarà. Per quanto riguarda gli interrogatori già effettuati, invece, da sottolineare un particolare sinora non emerso di quanto detto venerdì da Tiziano Renzi al procuratore aggiunto di Roma, Paolo Ielo, e alla pm di Napoli, Celeste Carrano. Il padre dell’ex premier ha infatti risposto anche alla domanda circa l’appuntamento con un personaggio “misterioso” fuori dal parcheggio dell’aeroporto internazionale di Fiumicino a Roma. Un faccia a faccia che si è tenuto il 7 dicembre scorso, a due giorni dalle dimissioni del figlio dopo la sconfitta al referendum istituzionale e, soprattutto, a poche ore dall’inizio ufficiale dell’attività di intercettazione telefonica sulle utenze di Renzi senior.

Dopo questo incontro durato circa 40 minuti, Roberto Bargilli (autista di Matteo Renzi, nonché assessore al comune di Rignano sull’Arno) telefonò a Carlo Russo e gli chiese – “per conto di Babbo” – di non chiamarlo più né di inviargli sms. La persona con cui Tiziano Renzi si vide a Fiumicino non è mai stato identificato, ma il padre del segretario uscente del Pd davanti ai pm ha spiegato che l’incontro altro non sarebbe stato che “un appuntamento di lavoro” senza nessun collegamento con le vicende legate ad Alfredo Romeo.

Secondo quanto si apprende, inoltre, ieri a Firenze i pm Palazzi e Woodcock hanno sentito come persona informata dei fatti anche Daniele Lorenzini, attuale sindaco di Rignano sull’Arno (Firenze), il paese dove vive Tiziano Renzi. Il cui legale, Federico Bagattini, ha ricevuto l’incarico di svolgere indagini difensive “ai sensi dell’art. 391 bis ccp” nel cui ambito ascolterà l’ad di Consip Luigi Marroni, che ai pm ha raccontato di essere stato avvertito dell’indagine: “Ho appreso in quattro differenti occasioni da Filippo Vannoni (amico di Matteo Renzi e presidente della municipalizzata delle acque di Firenze e dei comuni toscani, Publiacqua, ndr), dal generale Emanuele Saltalamacchia (comandante dei carabinieri della Toscana, ndr), dal presidente di Consip Luigi Ferrara e da Luca Lotti di essere intercettato”. Saltato, invece, l’altro interrogatorio di Bargilli, che doveva essere sentito dai magistrati come persona informati sui fatti.


http://www.ilfattoquotidiano.it/2017/03 ... a/3431121/
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VOCI DALL'OLTRETOMBA



NON FUNZIONA PIU' LA POMPETTA????????????????




Berlusconi pensa alle urne: "Ecco chi voglio candidare"

Il Cavaliere lavora al programma e alla squadra E striglia i suoi: «Chi non paga le quote è fuori da Fi»
Francesco Cramer - Sab, 04/03/2017 - 09:17

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Berlusconi serra i ranghi, si sente già in campagna elettorale, lavora al programma e striglia i suoi: «Pagate le quote dovute al partito o siete fuori.

"I populisti non vinceranno"

Le liste le farò io di persona».

Tornato a Milano in treno, il Cavaliere chiude la trasferta romana particolarmente intensa e proficua. Sente Verdini per esprimergli solidarietà per la condanna, detta la linea, prefigura il programma, dispensa consigli ma soprattutto mostra il pugno duro nei confronti dei morosi. In troppi, ancora, non si sono messi in regola con il pagamento della quota mensile di 800 euro. Fa la voce grossa, l'ex premier, anche se tutti lo descrivono «in palla, lucidissimo, di ottimo umore e soprattutto lanciatissimo». Pensa già alla prossima campagna elettorale, Berlusconi. Anche se, questa la sua valutazione, «non si andrà presto a votare. Il capo dello Stato tiene molto alla stabilità e prima si deve scrivere tutti insieme una legge elettorale uniforme tra Camera e Senato». Il Cavaliere sa che molti nel Pd scalpitano per andare a votare in autunno ma, questo è il suo ragionamento, «vorrebbe dire fare campagna elettorale ad agosto. Improbabile. A questo punto meglio votare a febbraio dell'anno prossimo».

Berlusconi, poi, sarebbe disposto a sedersi a un tavolo con il Pd per parlare di legge elettorale ma vuole aspettare l'esito del congresso e vedere chi la spunta al Nazareno. È di buon umore, l'ex premier, anche perché il caos del Pd sta pesando sul consenso, come dimostrano i suoi immancabili sondaggi. «Il Pd cala e noi saliamo assieme alla Lega; anzi, abbiamo già superato il Carroccio». Ecco perché, con la testa, il Cavaliere è già in campagna elettorale. Parla del programma, del suo «Albero delle libertà», aggiornamento sociale dello storico programma liberale di Forza Italia. E ai suoi raccomanda: «Parlate alla gente dei problemi veri; non di alchimie politiche e di argomenti che non interessano come la legge elettorale e le primarie. Tenetevi pronti».

Non è ancora una chiamata alle armi ma poco ci manca. Spalleggiato dal senatore tesoriere Alfredo Messina e da Sestino Giacomoni, tira le orecchie ai parlamentari morosi, ancora non in regola con il pagamento mensile della quota di 800 euro. «Per legge io non posso più intervenire come ho sempre fatto. L'ultima volta ho sborsato 135 milioni di euro per coprire i debiti. È l'ultima chiamata: mettetevi in regola altrimenti sarete fuori dal partito. In fondo il contributo che vi chiedo non è alto e ci sono parlamentari amici e facoltosi come Bernabò Bocca (proprietario di una catena alberghiera ndr.) e Antonio Angelucci (re delle cliniche ed editore ndr.) che ancora non si sono messi in regola. E le prossime liste elettorali le farò io di persona».

E sul tema la strategia è messa nero su bianco: un terzo saranno scelti tra parlamentari, amministratori locali, giovani e seniores; un terzo tra professionisti, manager, imprenditori e docenti universitari e un terzo tra rappresentanti di categoria (Confindustria, Confcommercio, Confagricoltura).


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REPETITA IUVANT


La menzogna è il grande protagonista del discorso pubblico contemporaneo.

La sua presenza nella società è generalizzata e pervasiva.

Non è difficile capire perché.

Un tempo le verità incoffessabili del potere potevano agevolmente essere coperte dal segreto (gli arcana imperii).

Oggi, nell’epoca dei mezzi di comunicazione di massa e della politica medializzata, il silenzio e il segreto sono armi spuntate.

Perciò, quando serve(e serve sempre più spesso) la verità deve essere occultata o neutralizzata in altro modo.

Quindi si offrono versioni di comodo dei fatti, si distrae l’attenzione dei problemi reali dando il massimo rilievo a questioni di scarsa importanza, si inventano pericoli e nemici inesistenti per eludere quelli veri.

Ma soprattutto, le verità scomode vengono neutralizzate riformulandole in maniera appropriata.

Il terreno principale su cui oggi viene combattuta la guerra contro la verità è quello del linguaggio.

Si tratta di convincere l’opinione pubblica dell’utilità di una guerra o dell’opportunità di politiche economiche socialmente inique , si tratti di tranquillizzarla sul surriscaldamento del pianeta o persuaderla della inevitabilità degli omicidi sul lavoro, le cose non cambiano: il potere delle parole risulta decisivo per la costruzione del consenso.




Il pericolo è Woodcock

La maggior parte delle sue clamorose indagini è finita nel niente. Serve cautela per non consegnare l'Italia ai magistrati

Alessandro Sallusti - Sab, 04/03/2017 - 16:41

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Come andrà a finire l'inchiesta che vede coinvolti anche Tiziano Renzi, padre dell'ex premier, e il ministro Luca Lotti lo vedremo.

Essendoci di mezzo il pm napoletano Henry John Woodcock andrei molto cauto, la maggior parte delle sue clamorose indagini è finita nel niente (una riguardava anche il sottoscritto) dopo aver provocato danni enormi a persone e istituzioni (compresi i rimborsi, a nostre spese, per ingiuste detenzioni).

«Cautela» è il consiglio non richiesto che mi permetto quindi di dare ai parlamentari presto chiamati a votare la sfiducia al ministro Lotti. E non mi riferisco tanto ai proponenti della mozione, cioè ai grillini, che i loro indagati (tipo la Raggi, sindaca di Roma) li incollano alle poltrone mentre quelli degli altri li getterebbero tutti dalla torre a prescindere, sperando di raccattare così un voto in più. Parlo di chi sulla pelle di Lotti vuole regolare altri conti. Che siano i deputati di opposizione, che sperano così di far cadere il governo Gentiloni, o quelli di maggioranza che si trovano sul fronte della guerra civile in corso dentro il Pd e più in generale dentro la sinistra. Alcuni di questi, per esempio Cuperlo ed Emiliano, sono già usciti allo scoperto sulla necessità che Lotti faccia un «passo indietro» per il bene comune.

Un semplice avviso di garanzia, quindi, da oggi è sufficiente per pretendere le dimissioni? Passi che certe giravolte le faccia Grillo (parliamo di un comico). Ma che ad azzannare un compagno di partito siano dirigenti del Pd deve fare riflettere. E dire che è ancora fresca la lezione del presidente del Pd campano, Stefano Graziano, indagato per associazione mafiosa e poi prosciolto con le scuse del tribunale. E pensare che non è passato tanto tempo da quando Cuperlo ha votato, senza battere ciglio, la fiducia al governo Renzi, che aveva in squadra ben cinque indagati.

Non prendiamoci per i fondelli, cari Cuperlo ed Emiliano. Lasciate stare il «bene del Paese» e abbiate il coraggio di dire che oggi volete la testa di chiunque giri attorno a Renzi per interessi politici vostri. Io ho usato l'altra sera in tv la parola «sciacalli» e vi siete offesi. Passatemi almeno «avvoltoi», o quantomeno «stolti» perché ancora una volta state consegnando il Paese ai magistrati.

Io, come noto, non sto con Renzi né con Lotti. Ma meglio in mano loro che in quelle di Woodcock.


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5 mar 2017 16:00
CHI TOCCA RENZI (E NAPOLITANO) SALTA - NON È LA PRIMA VOLTA CHE SI DECAPITA IL NOE DEI CARABINIERI. NEL 2015, IN PIENO AGOSTO, SERGIO DE CAPRIO, IL “CAPITANO ULTIMO”, FU SOSPESO DALLA GUIDA DEL NOE DAL COMANDANTE GENERALE DEI CARABINIERI DEL SETTE: SU INCARICO DI WOODCOCK, "ULTIMO" PAGÒ LE INTERCETTAZIONI, PUBBLICATE DAL “FATTO”, TRA RENZI E IL GENERALE GDF ADINOLFI (FAR FUORI ENRICO LETTA), E QUELLA IN CUI NARDELLA & C. FACEVANO RIFERIMENTO A RICATTI ATTORNO AL PRESIDENTE NAPOLITANO PER I PRESUNTI "ALTARINI" DEL FIGLIO GIULIO. SOSTITUITO “ULTIMO”, GLI SPIFFERI DILAGANO -





1. FUGA DI NOTIZIE SU CONSIP, PM ROMA AVVIANO PROCEDIMENTI

La Repubblica.it - La Procura di Roma, dopo le ripetute violazioni del segreto istruttorio riguardanti l'inchiesta Consip, ha avviato una serie di procedimenti, per il momento contro ignoti. Nel mirino degli inquirenti, quei pubblici ufficiali che hanno avuto a che fare con l'inchiesta e che dovessero risultare responsabili della fuga di notizie. Ieri, proprio a causa della fuga di notizie, la Procura ha revocato ai carabinieri del Noe la delega per ulteriori indagini.

La violazione del segreto istruttorio per cui la Procura di Roma ha deciso di avviare alcuni procedimenti riguarda anche la pubblicazione di atti di indagine risultati 'omissis' nei provvedimenti emessi dall'autorità giudiziaria sulla vicenda Consip. Ciò ha generato sconcerto negli inquirenti titolari degli accertamenti.



2. ARCHEO 2015 - “ULTIMO” TOCCA RENZI (E NAPOLITANO) E SALTA
Pino Corrias per “il Fatto Quotidiano” del 21 agosto 2015

Astutamente nascosta nelle pieghe più calde dell' estate una lettera del Comando generale dei carabinieri datata 4 agosto spazza via il colonnello Sergio De Caprio, nome in codice Ultimo, dalla guida operativa dei suoi duecento uomini del Noe, addestrati a perseguire reati ambientali, ma anche straordinari segugi capaci di scovare tangenti, abusi, traffici di denari e di influenza. Uomini che stanno nel cuore delle più clamorose inchieste di questi ultimi anni sull' eterna sciagura italiana, la corruzione.

La lettera che liquida Ultimo è perentoria. La firma il generale Tullio Del Sette, il numero uno dell' Arma. Stabilisce che da metà agosto il colonnello De Caprio non svolgerà più funzioni di polizia giudiziaria, manterrà il grado di vicecomandante del Noe, ma senza compiti operativi. Motivo? Non specificato, normale avvicendamento. Anzi: "Cambiamento strategico nell' organizzazione dei reparti". Cioè? Frazionare quello che fino ad ora era unificato: il comando delle operazioni.

CURIOSA L'URGENZA. Curioso il metodo. Curioso il momento, vista la quantità di scandali e corruzioni che il persino presidente della Repubblica Sergio Mattarella ha definito "il germe distruttivo della società civile".

Scontata la reazione di De Caprio che in data 18 agosto, prende commiato dai suoi re parti con una lettera avvelenata contro i "servi sciocchi" che abusando "delle attribuzioni conferite" prevaricano "e calpestano le persone che avrebbero il dovere di aiutare e sostenere". Lettera destinata non a chiudere il caso, ma a spalancarlo in pubblico.

Eventualità non nuova nella storia dell' ex capitano Ultimo, quasi mai in sintonia con le alte gerarchie dell' Arma che non lo hanno mai amato. Colpa del suo spirito indipendente, della sua velocità all' iniziativa individuale. Di quella permanente difesa dei suoi uomini e dei suoi metodi di indagine da entrare in collisione con i doveri dell' obbedienza e della disciplina. Già in altre occasioni hanno provato a trasformarlo in un ingranaggio che gira a vuoto.

Fin dai tempi remoti dell' arresto di Totò Riina - gennaio 1993 - che gli valse non una medaglia, ma la condanna a morte di Cosa nostra, poi un ordine di servizio che lo estrometteva dai Reparti operativi, poi un processo per "la mancata perquisizione del covo" da cui uscì assolto insieme con il suo comandante di allora, il generale Mario Mori. Per non dire di quando provarono a metterlo al caldo tra i banchi della Scuola ufficiali, a privarlo della scorta - anno 2009 - riassegnatagli dopo la rivolta dei suoi uomini che si erano raddoppiati i turni per proteggerlo.

IL CORRIERE NON NOMINA NE' RENZI NE' ADINOLFI

RIPESCATO dal ministero dell' Ambiente, messo a capo del Noe, Sergio De Caprio ha trasformato i Nuclei operativi ecologici a sua immagine, macinando indagini, rivelazioni.
Oltre a molti e sorprendenti arresti, da quelli di Finmeccanica ai più recenti per gli appalti de L' Aquila.

L' elenco è lungo come un film. Si comincia dai conti di Francesco Belsito, quello degli investimenti della Lega Nord in Tanzania e dei diamanti, il tesoriere del Carroccio che a forza di dissipare milioni di euro come spiccioli, ha liquidato l' intero cerchio magico di Umberto Bossi. Poi Finmeccanica. Con il clamoroso arresto di Giuseppe Orsi, l' amministratore delegato del gruppo e di Bruno Spagnolini di Agusta, indagati per una tangente di 51 milioni di euro pagata a politici indiani per una commessa di 12 elicotteri.

E ancora. L' arresto di Luigi Bisignani indagato per i suoi traffici di informazioni segrete e appalti per la P4, coinvolti gli gnomi della finanza e della politica, spioni, e quel capolavoro di Alfonso Papa, deputato pdl, che aveva un debole per i Rolex rubati.

POI LE ORE di confessioni di Ettore Gotti Tedeschi il potente banchiere dello Ior, interrogato sulle operazioni più riservate della banca vaticana dietro le quali i magistrati ipotizzavano il reato di riciclaggio. Le indagini sul tesoro di Massimo Ciancimino seguito fino in Romania; quelle su una banda di narcotrafficanti a Pescara, e persino quelle recentissime su Roberto Maroni, il presidente di Regione Lombardia, accusato di abuso di ufficio per aver fatto assumere due sue collaboratrici grazie a un concorso appositamente truccato.

Per finire con le inchieste sulla Cpl Concordia, la ricca cooperativa rossa che incassava appalti in mezza Italia, distribuiva consulenze, teneva in conto spese il sindaco pd di Ischia, Giosi Ferrandino, e per sovrappiù comprava vino e libri da un amico speciale, l' ex presidente del Consiglio Massimo D' Alema. Inchieste in cui compaiono anche due sensibilissime intercettazioni, tutte pubblicate in esclusiva dal Fatto lo scorso 10 luglio.

La prima - 11 gennaio 2014 - è quella tra Renzi e il generale della Gdf Adinolfi, nella quali l' allora soltanto leader del Pd svelava l' intenzione di fare le scarpe a Enrico Letta per spodestarlo da Palazzo Chigi. La seconda -5 febbraio 2014 -è quella relativa a un pranzo tra lo stesso Adinolfi, Nardella (allora vicesindaco di Firenze), Maurizio Casasco (presidente dei medici sportivi) e Vincenzo Fortunato (il superburocrate già capo di gabinetto del ministero dell' economia) in cui si faceva riferimento a ricatti attorno al presidente Napolitano per i presunti "altarini" del figlio Giulio.

Tutto vanificato ora per il "cambiamento strategico nell' organizzazione dei reparti". Motivazione d' alta sintassi burocratica che a stento coprirà gli applausi della variopinta folla degli indagati (di destra, di centro, di sinistra) e la loro gratitudine per questa inaspettata via d' uscita che riapre le loro carriere, mentre chiude quella di Sergio De Caprio.

Eventualità non del tutto scontata, visto il malumore che in queste ore serpeggia dentro l' Arma, e vista la reazione (furente e non del tutto silenziosa) dell' interessato che trapela dalla lettera inviata ai suoi uomini, una dichiarazione di guerra, travestita da addio.
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Primarie, Renzi in vantaggio. Ma nei sondaggi il Pd scende

L'ex leader dem prepara il tour per l'Italia con Martina. Partito al 27,2%, l'85% della base lo riconfermerebbe
Laura Cesaretti - Dom, 05/03/2017 - 08:34


«Caro Beppe Grillo, non ti permettere». A sera, Matteo Renzi rompe il silenzio di una giornata dedicata alla famiglia, in quel di Pontassieve, per replicare con appassionata veemenza al colpo basso dell'ex comico, che lo ha accusato di aver «rottamato» il padre, trascinato nel tritacarne dell'inchiesta Consip.

Su Facebook l'ex premier pubblica un lungo, accorato messaggio pubblico a Grillo, che immediatamente riceve decine di migliaia di like e di condivisioni: «Non sono qui per discutere di politica», spiega, né per ricordare ai Cinque Stelle il loro garantismo a corrente alternata e solo per se stessi, mentre «quando è stata indagata la Raggi io ho difeso la sua innocenza» fino a prova contraria. Ma «da giorni il tuo blog e i tuoi portavoce attaccano mio padre perché ha ricevuto qualche giorno fa un avviso di garanzia», ricorda. «È la seconda volta in 65 anni di vita che mio padre viene indagato. La prima volta fu qualche mese dopo il mio arrivo a Palazzo Chigi: è stato indagato per due anni e poi archiviato perché semplicemente non aveva fatto niente. Vedremo che cosa accadrà: la verità arriva, basta saperla attendere». Poi l'affondo: «Ma tu, caro Grillo, oggi hai fatto una cosa squallida: hai detto che io rottamo mio padre. Sei entrato nella dinamica più profonda e più intima la dimensione umana tra padre e figlio senza alcun rispetto. In modo violento. Tu hai cercato di violare persino la dimensione umana della famiglia. Non ti sei fermato davanti a nulla, strumentalizzando tutto». E qui Renzi passa a raccontare a Grillo (e al pubblico) chi sia «il mio babbo»: «È un uomo di 65 anni, tre anni meno di te. Probabilmente ti starebbe anche simpatico, se solo tu lo conoscessi. È un uomo vulcanico, pieno di vita e di idee (anche troppe talvolta)». E dopo aver ricordato i momenti della vita condivisa con il padre, Renzi conclude con durezza: «Buttati come sciacallo sulle indagini, se vuoi, caro Grillo. Mostrati per quello che sei. Ma non ti permettere di parlare della relazione umana tra me e mio padre. Perché non sai di che cosa parli e non conosci i valori con i quali io sono cresciuto. Spero che i tuoi nipoti possano essere orgogliosi di te come lo sono di Tiziano Renzi i suoi nove nipoti. E spero che un giorno ti possa vergognare anche solo un po' per aver toccato un livello così basso».

Parole scritte di getto sull'onda dell'indignazione per la «bassezza umana» dell'invettiva del comico, spiegano i suoi. Ma dal punto di vista della comunicazione (materia di cui Renzi senz'altro si intende), l'effetto è impressionante: in pochi minuti, il post in difesa del babbo diventa il più citato sui social, e nella valanga di commenti anche chi si dichiara lontano o politicamente ostile a Renzi ne plaude la difesa dei legami familiari: «Stavolta sono con te». E contro Grillo, investito da un'ondata di critiche per la rozzezza dell'attacco personale. Il botta e risposta via blog dei due, insomma, pare avere un vincitore morale sicuro, a giudicare dalle reazioni del pubblico social.

E non è un risultato da poco, per chi come Renzi esce da una settimana di passione in cui si è ritrovato investito da una bufera mediatico-giudiziaria sia sul piano personale che politico. E ora ha davanti una campagna per le primarie assai più in salita del previsto. Una campagna in cui viene insidiato dal populismo destrorso di Michele Emiliano ma anche, sul fronte della sinistra, da Andrea Orlando. Per questo Renzi ha deciso di percorrere l'Italia in «ticket» col l'ex Ds Maurizio Martina, che avrà il compito di dimostrare la «inclusività» del segretario uscente, presidiando il fronte sinistro. «Il Pd non ha bisogno di guardare alla provenienza, ma di costruire una nuova appartenenza», dice il ministro dell'Agricoltura.

Ieri un sondaggio di Ilvo Diamanti per Repubblica dava il Pd in calo di due punti rispetto al mese scorso: 27,2%, scavalcato dai 5 Stelle al 28,8%. Ma sul fronte interno Renzi guida saldamente le previsioni sulla corsa congressuale. Tra gli elettori del Pd, ben l'85% voterebbe per confermare il segretario uscente.
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Saltalamacchia, da Firenze all’inchiesta Consip
Chi è il generale che Renzi voleva capo dei servizi



Comandante dei carabinieri vicinissimo all’ex premier, è indagato per rivelazione di segreto. Per La Verità, a ottobre disse a Tiziano Renzi: “Non parlare con Romeo”. Pm di Roma aprono fascicolo su fuga di notizie

Giustizia & Impunità
Comandante provinciale dei carabinieri a Firenze negli anni in cui l’ex premier era presidente della Provincia, dal 5 novembre 2014 Emanuele Saltalamacchia diventa comandante della Legione Toscana. Oggi è indagato per rivelazione di segreto d’ufficio e favoreggiamento nell’inchiesta Consip. Secondo La Verità, lo scorso ottobre durante un pranzo a casa di Tiziano Renzi avrebbe dato un consiglio al padrone di casa: “Non parlare con Alfredo Romeo”
di Marco Pasciuti
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Re: Diario della caduta di un regime.

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QUESTO FORUM NON SI E' MAI OCCUPATO DI METEREOLOGIA. MA QUESTA NOTIZIA PUO' TORNARE UTILE IN QUESTA FASE DI SCOMBINAMENTO DELLA SOCIETA' ITALIANA.




Previsioni meteo, due giorni di pioggia, neve e burrasca. Poi primavera con 20 gradi

Quotidiano.Net

Fabio Galli

12 ore fa


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Roma, 5 marzo 2017 - Le previsioni meteo per la prossima settimana? Si parte con il maltempo. Sarà colpito soprattutto il Centro Sud, con la neve che cadrà anche a quote medio-basse. Pioggia e burrasca in diverse zone d'italia. Poi ribaltamento di fronte. Ecco i dettagli.

Gli esperti di 3bmeteo comunicano che lunedì 6 marzo al Nord prevarrà il bel tempo salvo più nubi sul Triveneto. Peggiora in serata al Nord-Est e sulle Alpi con neve dai 1.100 metri. Temperature in aumento, massime tra 13 e 16. Al Centro iniziale variabilità con qualche pioggia sulle interne tirreniche. Peggiora entro sera da Ovest con piogge e rovesci diffusi, temporaleschi la notte. Temperature in rialzo, massime tra 11 e 15. Al Sud variabile con isolati e brevi fenomeni sulla Campania; nuovo peggioramento entro sera e notte. Temperature in rialzo, massime tra 14 e 18.

Giornata simile martedì 6 marzo: al Nord bel tempo prevalente salvo nubi su Triveneto ed Emilia orientale, piogge sulla Romagna fino al pomeriggio. Temperature in calo a Est, massime tra 10 e 16. Al Centro maltempo con piogge e rovesci diffusi, nevicate in Appennino dai 900-1.100 metri. Migliora dal pomeriggio su Toscana, Umbria e alto Lazio. Temperature in calo, massime tra 7 e 11. Al Sud tempo instabile con piogge sparse e locali temporali, nevicate dai 1200-1500 metri. Fenomeni in attenuazione serale in Campania. Temperature in calo, massime tra 10 e 14.

"Venti forti e tempestosi nelle Isole maggiori"

Sul suo sito 3bmeteo fa un focus sui venti: "Forti correnti di Maestrale su Corsica e Sardegna, con raffiche anche superiori ai 100km/h e mari che si faranno tempestosi in prossimità del mar di Sardegna e sui canali delle Isole Maggiori". I meteorologi parlano anche di una forte tramontana sul Tirreno e teso Grecale sull'Adriatico, con raffiche fino a 50-70km/h

Migliorerà mercoledì 8 marzo: al Nord generali condizioni di bel tempo con cieli sereni salvo qualche nube sulle Alpi confinali, specie alto atesine. Temperature in calo, massime tra 13 e 16. Al Centro bel tempo su regioni tirreniche e Umbria, residua nuvolosità sul versante adriatico, residui fenomeni sull'Abruzzo interno ma migliora. Temperature in rialzo, massime tra 12 e 16. Al Sud schiarite in Campania, instabile fino al pomeriggio altrove con piogge più frequenti e neve in Appennino dai 1.100 metri. Temperature stabili, massime tra 13 e 15.
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Giannini: e se adesso le riforme salva-Italia le fa Gentiloni?

Scritto il 07/3/17 • nella Categoria: idee Condividi




«Ha ragione, Paolo Gentiloni: i governi non fanno miracoli. Ma se non ci prova lui, cosa ci sta a fare a Palazzo Chigi fino al 2018? Cos’ha da perdere questo governo nato sulle macerie del renzismo, tra Gigli Magici appassiti e schizzi fetidi di fango, insanabili scissioni tafazziane e improbabili lezioni californiane?». Ora vogliamo tagliare le tasse sul lavoro, annuncia il premier. È un buon inizio, per Massimo Giannini: «La stagione dei bonus, inutili e costosi, è finita». Ed è anche “un buon indizio”: il governo non vuole limitarsi a galleggiare. «Ma per curare le “cicatrici della crisi” serve una vera e propria terapia d’urto, potente e sorprendente». Può sembrare un paradosso, scrive l’editorialista di “Repubblica”, ma Gentiloni «ha un’occasione irripetibile per osare l’inosabile», nonostante siamo tutti distratti perché «troppo immersi nella torbida “Saga dei Romeo’s” (le polizze vita di Salvatore e le mazzette Consip di Alfredo)». La prima ragione nasce dalla politica monetaria. «Se in questi tre anni l’Italia non ha rivissuto il novembre nero berlusconiano del 2011, questo si deve solo a Mario Draghi», sostiene Giannini. «Dal 2013 al 2016 gli acquisti di titoli di Stato effettuati da Bankitalia e Bce sono passati da 95 a 266 miliardi. Quelli compiuti dalle banche sono cresciuti da 275 a 415 miliardi. I tassi di interesse a quota zero e il Quantitative easing ci hanno salvato. Ora tutto questo sta per finire».

Spinto dalle pressioni tedesche e da un’inflazione appena risalita al 2% nell’Eurozona, Draghi a breve aumenterà i tassi. E da ottobre avvierà il cosiddetto “tapering”: cioè ridurrà gradualmente gli acquisti di bond sovrani sui mercati secondari, fino a interromperli del tutto a marzo 2018. «A quel punto l’Italia sarà senza rete: qualunque shock politico-finanziario ci esporrà alla sindrome greca». Dunque, secondo Giannini, questa “finestra” temporale Gentiloni deve usarla subito, prima che si richiuda per sempre. La seconda ragione per un clamorso cambio di passo nascerebbe dalla politica economica: «Il paese ha davanti a sé una micidiale corsa in tre tappe: manovra aggiuntiva, Documento di Economia e Finanza, Legge di stabilità. Se ci illudiamo di poterla affrontare in “surplace”, ci condanniamo a una caduta rovinosa». Per Giannini, «al punto in cui siamo serve uno scatto, che deve passare da un’ammissione e da un’ambizione. L’ammissione riguarda la manovrina da 3,4 miliardi: ammettiamo di aver sbagliato (Renzi ha scommesso “contro” Bruxelles e ha perso) e facciamola subito. L’ambizione riguarda il Def e la manovra d’autunno». Gentiloni sembra aver chiari i problemi da aggredire: tasse sul lavoro e investimenti. «Ora si tratta di intendersi sulla qualità e sulla quantità degli interventi».

Secondo il giornalista, «abbattere il cuneo fiscale, a vantaggio delle imprese e dei lavoratori, è la via maestra sulla quale concentrare tutti gli sforzi». Ma attenzione: «Se il taglio sarà solo di 3-5 punti si rischia un nuovo flop (in stile 80 euro)». Un taglio magari utile sul piano statistico, «perché riavvicinerà il nostro costo del lavoro (esploso dal 36,8 al 49% tra il 2000 e il 2016) a quello della Germania», ma nei portafogli delle imprese e nelle tasche dei lavoratori il beneficio sarà modesto, quasi nullo. «Lo dimostrano gli esperimenti degli ultimi 16 anni, dal governo D’Alema nel 2000 al governo Prodi nel 2007 (che fu proprio di 5 punti, pari a 7 miliardi)». No, serve uno sforzo molto maggiore. E la stessa cosa vale per gli investimenti. «La vera sfida, adesso, non riguarda più solo gli investimenti privati (cresciuti del 2,9% nel 2016), ma quelli pubblici (crollati del 5,4%)». Questa, scrive Giannini, è la prova più dolorosa del fallimento delle politiche economiche di questi anni: «Abbiamo “estorto” all’Europa 19 miliardi di flessibilità, e siamo riusciti a sprecarli senza aumentare di un euro la domanda pubblica, e riducendola addirittura di altri 2 miliardi».

Non solo: «Il Jobs Act era stato “venduto” come volano per l’arrivo di enormi flussi di capitali dall’estero (Renzi disse in tv che aveva già la lista delle multinazionali pronte ad entrare) ma purtroppo nel primo semestre 2015 è successo il contrario: gli investimenti diretti esteri sono scesi a 7,8 miliardi, con un crollo del 40,6%». Se questo è il quadro generale, osserva l’analista di “Repubblica”, Gentiloni avrebbe «una chance formidabile». Addirittura «un’operazione storica e, finalmente, davvero strutturale». Ovvero: «Un grande piano di riduzione del cuneo fiscale di almeno 10 punti, e un grande programma di rilancio degli investimenti pubblici (dalle infrastrutture di rete alla banda larga)». Per Giannini, «su un progetto del genere può valere la pena di giocarsi l’osso del collo. In Parlamento a Roma, e in Commissione a Bruxelles». Del resto, «qual è l’alternativa? Continuare a ballare sotto il Vulcano?». Per come siamo messi, conclude Giannini, «la vecchia morale andreottiana può funzionare solo al contrario: piuttosto che tirare a campare, meglio tirare le cuoia».
UncleTom
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Re: Diario della caduta di un regime.

Messaggio da UncleTom »

UN PASSO INDIETRO PER COMPRENDERE DI PIU' IL TEMPO ODIERNO





23 feb 2017 17:56

“ERAVAMO ARRIVATI ANCHE AL PCI, POI L'INCHIESTA E' STATA FERMATA DA SERVIZI SEGRETI DEVIATI”


- DI PIETRO DA’ LA SUA VERSIONE SU MANI PULITE: “IL COPASIR DICE CHE L’INCHIESTA È STATA FERMATA DA UNA OPERAZIONE DEI SERVIZI SU ORDINE DI ALTISSIME CARICHE DELLO STATO. CRAXI E’ STATO CONDANNATO PERCHE’...”




Da http://www.radiocusanocampus.it


Antonio Di Pietro è intervenuto questa mattina ai microfoni di Radio Cusano Campus, l'emittente dell'Università degli Studi Niccolò Cusano, nel corso di ECG, format condotto da Roberto Arduini e

L'ex magistrato ha detto la sua sulla questione 'stadio della Roma': "Voglio bene a Beppe Grillo e agli amici del Movimento Cinque Stelle, ma non si può volere tutto e organizzarsi per ottenere nulla. La possibilità di fare lo stadio c'è, dire che bisogna farlo da un'altra parte non c'azzecca niente. Per la prima volta esprimo delle riserve sugli amici del Movimento Cinque Stelle".


Su Michele Emiliano: "L'ho conosciuto da magistrato, eravamo magistrati insieme, quando l'ho conosciuto era un centravanti di sfondamento, adesso invece si è messo a fare il mediano, capisci a me. La sua è stata una scelta di opportunità, ora mia ha creato un problema in più, ora chi devo votare? Io Emiliano sul piano personale lo voterei, poi bisogna vedere con chi si sposa...Di Emiliano tutto si può dire meno che sia uno stupido, per lui è un momento delicato, devo ancora capire se il suo è stato un atto di opportunità o di opportunismo. Senza di lui comunque la minoranza dem che se ne è andata si è sgonfiata. Lui rappresenta un personaggio importante, un'innovazione".

Su D'Alema: "Lui conosce bene la politica, sa la politica come io so come coltivare un campo di grano. Ma nella vita arriva un momento in cui bisogna pensare a mettersi da parte, e il discorso vale anche per Berlusconi. Dovrebbe godersi quel poco o tanto che gli rimane in serenità. Hanno lasciato pure Garibaldi e Craxi, possono lasciare anche Berlusconi e D'Alema".

Su Renzi in California: "E' andato in vacanza, a farsi un po' di riposo meritato, ma dove volete che sia andato? E' andato a farsi una passeggiata con la moglie, ci sta, ma dare una valenza politica a quella che è una scampagnata mi pare un po' esagerato".

Su Mani Pulite, Di Pietro smentisce chi dice che non si sia voluta fare chiarezza sul PCI: "Tangentopoli si fermò davanti al Partito Comunista? Chiacchiere di chi non ci vuole stare. A parte che tangentopoli c'è ancora oggi, non si è mai fermata. E' l'inchiesta di mani pulite che si è fermata, e il perché lo spiega il Copasir, che dice che mani pulite è stata fermata da una operazione di delegittimazione portata avanti da sezioni deviate dei servizi segreti su ordine di altissime cariche dello Stato. Noi siamo arrivati fino ai segretari amministrativi di tutti i partiti e in alcuni casi anche ai segretari politici.

Craxi non è che è stato condannato perché poteva non sapere, è stato condannato perché ha confessato e poi perchè gli abbiamo trovato dei conti in Svizzera che facevano capo a un suo amico d'infanzia che nulla aveva a che vedere col partito. Per quanto riguarda il Partito Comunista siamo arrivati a entrambi i segretari amministrativi che si erano succeduti nel tempo, Pollini e Stefanini. Poi uno è morto e l'altro è stato condannato. Craxi non è stato condannato perché non poteva non sapere, Craxi è stato condannato perché ha confessato".

Ancora su Mani Pulite: "Due pentiti di mafia hanno detto che io dovevo essere fatto fuori. Ma mi è andata bene, mi hanno solo delegittimato. E' una lunga storia, questa...". Sulla Pedemontana: "Si deve fare, è un'opera partita col piede sbagliato ma stiamo cercando di aggiustarla. Io do disposizione di spendere un euro solo quando ce l'ho in tasca, non intendo indebitare nessuno. Io comunque in questa carica non posso restare, tra marzo e aprile penso di lasciare, sono obbligato dalla legge a farlo".
cielo 70
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Re: Diario della caduta di un regime.

Messaggio da cielo 70 »

Che vuol dimostrare, che erano tutti uguali? Che la diversità comunista non esisteva? Ora s'inventano anche i servizi segreti deviati del Partito comunista, che alla fine doveva essere inaffidabile, sia pure per ragioni diverse da quello che dicevano i partiti di centrodestra.
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