Francesco un papa ...Cristiano!
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Re: Francesco un papa ...Cristiano!
Anche la posizione di Socci crea molte perplessità.
La Chiesa Cattolica manca di minimo comune denominatore.
Per Amicone quello che dice il Papa è oro colato. Si, ma quando? Quando conviene a lui?
Mentre Socci, è un integralista di destra.
"Non è Francesco": Il libro di Socci sul Papa che agita il ...
http://www.liberoquotidiano.it/news/ita ... sco--.html
01 ott 2014 - «A Joseph Ratzinger, un gigante di speranza». Inizia con questa dichiarazione di appartenenza e di fede il libro dell'intellettuale cattolico e ...
Non è Francesco. La Chiesa nella grande tempesta ... - Ibs
http://www.ibs.it/code/9788804646631/so ... cesco.html
Non è Francesco. La Chiesa nella grande tempesta è un libro di Socci Antonio pubblicato da Mondadori nella collana Frecce : € 15,30. Disponibile anche in ...
^^^^^
iafran si doleva in altro post, della differenza di comportamento sociale di Cl. Qui invece fanno fatica ad avere punti in comune con il Papa.
La Chiesa Cattolica manca di minimo comune denominatore.
Per Amicone quello che dice il Papa è oro colato. Si, ma quando? Quando conviene a lui?
Mentre Socci, è un integralista di destra.
"Non è Francesco": Il libro di Socci sul Papa che agita il ...
http://www.liberoquotidiano.it/news/ita ... sco--.html
01 ott 2014 - «A Joseph Ratzinger, un gigante di speranza». Inizia con questa dichiarazione di appartenenza e di fede il libro dell'intellettuale cattolico e ...
Non è Francesco. La Chiesa nella grande tempesta ... - Ibs
http://www.ibs.it/code/9788804646631/so ... cesco.html
Non è Francesco. La Chiesa nella grande tempesta è un libro di Socci Antonio pubblicato da Mondadori nella collana Frecce : € 15,30. Disponibile anche in ...
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iafran si doleva in altro post, della differenza di comportamento sociale di Cl. Qui invece fanno fatica ad avere punti in comune con il Papa.
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Re: Francesco un papa ...Cristiano!
Mentre i media annunciano il prossimo Giubileo, Libero si occupa di questa notizia:
MISTERO IN VATICANO
Quella profezia di Papa Francesco: il mio sarà un pontificato breve
Papa Francesco ha la sensazione che il suo sarà un pontificato breve. In una intervista alla tv messicana Televisa, Bergoglio - che festeggia il secondo anno da Pontefice - ha ammesso, secondo quanto riportato da Radio Vaticana, che sente la mancanza di poter girare liberamente, magari per poter andare in pizzeria senza essere riconosciuto. E su quella misteriosa profezia che non durerà molto, ha aggiunto: "Però potrei sbagliarmi".
All'intervistatrice che ha accennato all'eventualità di un ritiro per limiti di età, il Papa ha risposto di non condividere un'evenienza del genere per la figura del Pontefice (ha definito il papato una "grazia speciale") ma ha anche detto di apprezzare la strada aperta da Benedetto XVI sulla figura del Papa emerito. Una "scelta coraggiosa" come "coraggiosa" fu la decisione di avere reso pubblica la gravità degli abusi commessi da esponenti della Chiesa ai danni dei bambini.
Dal Papa, come riferisce sempre Radio Vaticana, critiche all’incapacità del clero di coinvolgere i laici a causa di un eccessivo clericalismo. Nella conversazione, Bergoglio ha affrontato anche il tema della riforma della Curia, non tanto la forma di quella che definisce "l'ultima corte" d’Europa, ma la sostanza.
SEGUI ANCHE: papa francesco, pontificato, breve, televisa, intervista
13 marzo 2015
http://www.liberoquotidiano.it/news/ita ... esco-.html
MISTERO IN VATICANO
Quella profezia di Papa Francesco: il mio sarà un pontificato breve
Papa Francesco ha la sensazione che il suo sarà un pontificato breve. In una intervista alla tv messicana Televisa, Bergoglio - che festeggia il secondo anno da Pontefice - ha ammesso, secondo quanto riportato da Radio Vaticana, che sente la mancanza di poter girare liberamente, magari per poter andare in pizzeria senza essere riconosciuto. E su quella misteriosa profezia che non durerà molto, ha aggiunto: "Però potrei sbagliarmi".
All'intervistatrice che ha accennato all'eventualità di un ritiro per limiti di età, il Papa ha risposto di non condividere un'evenienza del genere per la figura del Pontefice (ha definito il papato una "grazia speciale") ma ha anche detto di apprezzare la strada aperta da Benedetto XVI sulla figura del Papa emerito. Una "scelta coraggiosa" come "coraggiosa" fu la decisione di avere reso pubblica la gravità degli abusi commessi da esponenti della Chiesa ai danni dei bambini.
Dal Papa, come riferisce sempre Radio Vaticana, critiche all’incapacità del clero di coinvolgere i laici a causa di un eccessivo clericalismo. Nella conversazione, Bergoglio ha affrontato anche il tema della riforma della Curia, non tanto la forma di quella che definisce "l'ultima corte" d’Europa, ma la sostanza.
SEGUI ANCHE: papa francesco, pontificato, breve, televisa, intervista
13 marzo 2015
http://www.liberoquotidiano.it/news/ita ... esco-.html
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Re: Francesco un papa ...Cristiano!
Per chi non l'avesse visto
http://www.tvblog.it/post/762112/crozza ... imitazioni
il papa sente che il suo sarà un pontificato breve
http://www.tvblog.it/post/762112/crozza ... imitazioni
il papa sente che il suo sarà un pontificato breve
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Re: Francesco un papa ...Cristiano!
Cosa ne pensano i cattolici del forum di questa interpretazione di Giannuli?
LIBRE idee
Bergoglio, il tempo stringe: per lui o per la Chiesa di potere?
Scritto il 16/3/15 • nella Categoria: idee
Il tempo stringe: non solo per il Papa, ma anche e soprattutto per la Chiesa, ingombra di strutture di potere finanziario e ancora dominata da una nomenklatura che vive nel lusso.
Annunciando l’anno giubilare straordinario, Bergoglio ha detto di ritenere che il suo sarà un “pontificato breve”.
«L’interpretazione più ovvia è che abbia in mente delle dimissioni dopo un certo periodo», premette Aldo Giannuli. «Certo, non l’automatismo degli 80 anni che porta fuori del conclave i cardinali, ma forse dimissioni entro un termine non prestabilito, ma non lontano, quando sentirà che le forze non lo assistono più».
Alle soglie degli ottant’anni, il Papa argentino “sente” che il suo pontificato «non abbia probabilità di essere lungo come quello di Pio XII, o lunghissimo come quello di Giovanni Paolo II».
Ma parlare di un pontificato breve, aggiunge Giannuli, fa pensare a qualcosa che durerà altri tre o quattro anni, come per Giovanni XXIII che fu Papa per 5 anni.
«E allora: decisione di dimettersi? Modo per dire di aver scoperto una grave malattia?».
Eppure, «c’è un’altra interpretazione possibile», e cioè «un messaggio ai suoi oppositori, sempre più numerosi nella Curia e fuori».
Questo, scrive Giannuli nel suo blog, il succo del possibile messaggio di Bergoglio: «La riforma della Chiesa procederà a spron battuto, perché il Papa non ritiene (a torto o a ragione) di avere molto tempo davanti a sé».
Forse, aggiunge lo storico dell’università di Milano, «la suggestione del parallelo con Giovanni XXIII porta a pensare al preannuncio di un Concilio». Tutte cose possibili, ma l’unica certa è «lo scontro in Vaticano e nella Chiesa», un conflitto «sempre più acuto e aperto», di cui si capisce il perché: «Quella di Bergoglio non è una semplice riforma della Curia o del sistema di governo della Chiesa, ma una profonda mutazione dello stesso ruolo di essa».
Dal primo Medioevo sin qui, ricorda Giannuli, la Chiesa si è proposta come maestra di verità di fede e di morale.
«Questo perché il “sapere socialmente necessario”, in una formazione economico-sociale a dominante religiosa quale era quella europea dal V secolo in poi, era appunto il sapere di fede e di morale, per guadagnarsi il premio della vita eterna».
Infatti, «tutta la vita del fedele era orientata a questo fine e guidata dalla Chiesa, e tutta la vita quotidiana era profondamente permeata dai riti, dalle devozioni, dalle preghiere, dalle ricorrenze religiose».
La produzione di sapere teologico, continua Giannuli, rispondeva in primo luogo all’esigenza di giustificare il ruolo del clero e della sua gerarchia, cui spettava in esclusiva il compito di leggere le Scritture e interpretarle.
«E il magistero morale fu una forza pervasiva di controllo sociale, diventata tanto più cogente, dopo l’XI secolo, con l’istituzione della confessione auricolare».
E’ ovvio che, in un simile contesto, era primario il potere della Chiesa di stabilire cosa fosse vero e cosa no, nella fede, e di stabilire i precetti morali.
Un potere superiore, «a mala pena contrappesato (e non sempre con efficacia) da quello secolare», tant’è vero che «il trono era spesso in conflitto con l’altare», eppure «l’insediamento del nuovo sovrano avveniva con una cerimonia religiosa nella quale era una autorità ecclesiale ad incoronare il re».
Secondo il monaco e filosofo francese Roscellino da Compiegne, vissuto nel primo secolo dopo l’anno Mille, l’unzione regale era addirittura l’ottavo sacramento.
Poi, attraverso i secoli, le cose sono cambiate: «Il sapere socialmente necessario – continua Giannuli – divenne quello del sapere secolare umanistico e scientifico».
Nel frattempo «si affermava il pluralismo religioso e, con esso, anche il sorgere di codici morali diversi».
Parallelamente, «il potere politico si affrancava definitivamente da quello religioso», e le istituzioni sanitarie e scolastiche divennero progressivamente laiche.
«Già nel XIX secolo, nella maggior parte dei paesi europei, la “presa” ecclesiale sulla società era ridotta a fatto residuale, per diventare del tutto marginale nel secolo successivo», prosegue Giannuli.
«La Chiesa, nonostante tutto, ha proseguito nel suo ruolo di “mater et magistra”, senza curarsi del crescente disinteresse dei suoi stessi fedeli».
Oggi non è più certo che la maggioranza dei cattolici conosca i principali dogmi (da quello trinitario al culto mariano, fino a quello della natura umana e divina di Cristo), «se non per averli orecchiati durante l’infanzia o l’adolescenza».
La pratica dei sacramenti ormai «riguarda una parte del tutto minoritaria dei fedeli, soprattutto la pratica della confessione», mentre la stessa partecipazione alla messa domenicale, almeno in Europa, «riguarda molto meno di un quinto dei fedeli».
Quanto alla morale, «la grande maggioranza dei cattolici si comporta esattamente come tutti gli altri, in particolare per quel che attiene alla morale sessuale e matrimoniale».
Benedetto XVI, ricorda Giannuli, coltivò il disegno della “ri-evangelizzazione d’Europa” ma, a quanto pare senza il minimo risultato.
«Per di più, la Chiesa ha perso molta della sua credibilità per i troppi scandali sessuali e finanziari, per l’inaudito e ingiustificabile lusso della Curia, per l’opportunistico silenzio di fronte a clamorose ingiustizie», sottolinea Giannuli. «Su questa strada, il futuro più probabile della Chiesa è quello di una setta povera di credenti ma ricchissima di denaro e potere, destinata comunque a scomparire».
Ecco allora perché Francesco «sta cercando un destino diverso per la sua Chiesa, accettando anche un secco ridimensionamento del suo potere finanziario e del suo apparato».
Come si è capito, Bergoglio non ha nessun particolare interesse per la teologia dogmatica.
Quanto alla morale, «ha accettato implicitamente che i fedeli si regolino individualmente in un personale dialogo con Dio: “Chi sono io per giudicare un gay che cerca Dio?”».
Il nuovo Papa «apre su temi come la comunione ai divorziati», e lo stesso giubileo «è indetto all’insegna del perdono e dell’accoglienza in Chiesa anche dei gay, dei divorziati e di ogni altro peccatore».
Papa Francesco, spiega Giannuli, centra la sua attenzione sulla funzione pastorale della Chiesa, riprendendo il tema centrale del Concilio Vaticano II, il cui cinquantenario celebra con questo giubileo.
«Ridimensionando la funzione di ministero teologico e morale, Bergoglio ripropone la Chiesa come portatrice di una particolare visione antropologica», quindi «non i dogmi stratificati in duemila anni, ma l’antropologia cristiana».
Un discorso squisitamente religioso, di interesse per i fedeli ma anche per i laici, attenti all’evoluzione della principale confessione organizzata del pianeta: «Bergoglio lancia la Chiesa come principale agenzia di mediazione culturale nel mondo globalizzato».
Riprenderà il tema dell’inculturazione, cardine del Vaticano II?
«Questo mutamento di funzione non è indolore per la Chiesa e impone una svolta organizzativa che va verso una autonomizzazione delle Chiese locali, che hanno un loro punto di riferimento unitario nel Papa ma senza più la necessaria mediazione della Curia», che Bergoglio ha definito «l’ultima corte europea».
In una struttura di questo tipo, completamente ridisegnata, «il Papa esercita un ruolo soprattutto carismatico, che non ha bisogno di un apparato elitario come la Curia».
E’ comprensibile, scrive Giannuli, che i diretti interessati non siano così disposti a rinunciare al loro ruolo e ai connessi privilegi.
«E si capisce anche come mai lo scontro verta soprattutto sullo Ior, che è la garanzia della sopravvivenza economica del sistema».
Francesco, forse, «ha mandato a dire che i tempi sono brevi».
E non solo «quelli del suo pontificato».
Senza una rivoluzione “francescana”, ad avere i giorni contati è la Chiesa stessa, a cominciare dai suoi ricchissimi burocrati.
http://www.libreidee.org/2015/03/bergog ... di-potere/
LIBRE idee
Bergoglio, il tempo stringe: per lui o per la Chiesa di potere?
Scritto il 16/3/15 • nella Categoria: idee
Il tempo stringe: non solo per il Papa, ma anche e soprattutto per la Chiesa, ingombra di strutture di potere finanziario e ancora dominata da una nomenklatura che vive nel lusso.
Annunciando l’anno giubilare straordinario, Bergoglio ha detto di ritenere che il suo sarà un “pontificato breve”.
«L’interpretazione più ovvia è che abbia in mente delle dimissioni dopo un certo periodo», premette Aldo Giannuli. «Certo, non l’automatismo degli 80 anni che porta fuori del conclave i cardinali, ma forse dimissioni entro un termine non prestabilito, ma non lontano, quando sentirà che le forze non lo assistono più».
Alle soglie degli ottant’anni, il Papa argentino “sente” che il suo pontificato «non abbia probabilità di essere lungo come quello di Pio XII, o lunghissimo come quello di Giovanni Paolo II».
Ma parlare di un pontificato breve, aggiunge Giannuli, fa pensare a qualcosa che durerà altri tre o quattro anni, come per Giovanni XXIII che fu Papa per 5 anni.
«E allora: decisione di dimettersi? Modo per dire di aver scoperto una grave malattia?».
Eppure, «c’è un’altra interpretazione possibile», e cioè «un messaggio ai suoi oppositori, sempre più numerosi nella Curia e fuori».
Questo, scrive Giannuli nel suo blog, il succo del possibile messaggio di Bergoglio: «La riforma della Chiesa procederà a spron battuto, perché il Papa non ritiene (a torto o a ragione) di avere molto tempo davanti a sé».
Forse, aggiunge lo storico dell’università di Milano, «la suggestione del parallelo con Giovanni XXIII porta a pensare al preannuncio di un Concilio». Tutte cose possibili, ma l’unica certa è «lo scontro in Vaticano e nella Chiesa», un conflitto «sempre più acuto e aperto», di cui si capisce il perché: «Quella di Bergoglio non è una semplice riforma della Curia o del sistema di governo della Chiesa, ma una profonda mutazione dello stesso ruolo di essa».
Dal primo Medioevo sin qui, ricorda Giannuli, la Chiesa si è proposta come maestra di verità di fede e di morale.
«Questo perché il “sapere socialmente necessario”, in una formazione economico-sociale a dominante religiosa quale era quella europea dal V secolo in poi, era appunto il sapere di fede e di morale, per guadagnarsi il premio della vita eterna».
Infatti, «tutta la vita del fedele era orientata a questo fine e guidata dalla Chiesa, e tutta la vita quotidiana era profondamente permeata dai riti, dalle devozioni, dalle preghiere, dalle ricorrenze religiose».
La produzione di sapere teologico, continua Giannuli, rispondeva in primo luogo all’esigenza di giustificare il ruolo del clero e della sua gerarchia, cui spettava in esclusiva il compito di leggere le Scritture e interpretarle.
«E il magistero morale fu una forza pervasiva di controllo sociale, diventata tanto più cogente, dopo l’XI secolo, con l’istituzione della confessione auricolare».
E’ ovvio che, in un simile contesto, era primario il potere della Chiesa di stabilire cosa fosse vero e cosa no, nella fede, e di stabilire i precetti morali.
Un potere superiore, «a mala pena contrappesato (e non sempre con efficacia) da quello secolare», tant’è vero che «il trono era spesso in conflitto con l’altare», eppure «l’insediamento del nuovo sovrano avveniva con una cerimonia religiosa nella quale era una autorità ecclesiale ad incoronare il re».
Secondo il monaco e filosofo francese Roscellino da Compiegne, vissuto nel primo secolo dopo l’anno Mille, l’unzione regale era addirittura l’ottavo sacramento.
Poi, attraverso i secoli, le cose sono cambiate: «Il sapere socialmente necessario – continua Giannuli – divenne quello del sapere secolare umanistico e scientifico».
Nel frattempo «si affermava il pluralismo religioso e, con esso, anche il sorgere di codici morali diversi».
Parallelamente, «il potere politico si affrancava definitivamente da quello religioso», e le istituzioni sanitarie e scolastiche divennero progressivamente laiche.
«Già nel XIX secolo, nella maggior parte dei paesi europei, la “presa” ecclesiale sulla società era ridotta a fatto residuale, per diventare del tutto marginale nel secolo successivo», prosegue Giannuli.
«La Chiesa, nonostante tutto, ha proseguito nel suo ruolo di “mater et magistra”, senza curarsi del crescente disinteresse dei suoi stessi fedeli».
Oggi non è più certo che la maggioranza dei cattolici conosca i principali dogmi (da quello trinitario al culto mariano, fino a quello della natura umana e divina di Cristo), «se non per averli orecchiati durante l’infanzia o l’adolescenza».
La pratica dei sacramenti ormai «riguarda una parte del tutto minoritaria dei fedeli, soprattutto la pratica della confessione», mentre la stessa partecipazione alla messa domenicale, almeno in Europa, «riguarda molto meno di un quinto dei fedeli».
Quanto alla morale, «la grande maggioranza dei cattolici si comporta esattamente come tutti gli altri, in particolare per quel che attiene alla morale sessuale e matrimoniale».
Benedetto XVI, ricorda Giannuli, coltivò il disegno della “ri-evangelizzazione d’Europa” ma, a quanto pare senza il minimo risultato.
«Per di più, la Chiesa ha perso molta della sua credibilità per i troppi scandali sessuali e finanziari, per l’inaudito e ingiustificabile lusso della Curia, per l’opportunistico silenzio di fronte a clamorose ingiustizie», sottolinea Giannuli. «Su questa strada, il futuro più probabile della Chiesa è quello di una setta povera di credenti ma ricchissima di denaro e potere, destinata comunque a scomparire».
Ecco allora perché Francesco «sta cercando un destino diverso per la sua Chiesa, accettando anche un secco ridimensionamento del suo potere finanziario e del suo apparato».
Come si è capito, Bergoglio non ha nessun particolare interesse per la teologia dogmatica.
Quanto alla morale, «ha accettato implicitamente che i fedeli si regolino individualmente in un personale dialogo con Dio: “Chi sono io per giudicare un gay che cerca Dio?”».
Il nuovo Papa «apre su temi come la comunione ai divorziati», e lo stesso giubileo «è indetto all’insegna del perdono e dell’accoglienza in Chiesa anche dei gay, dei divorziati e di ogni altro peccatore».
Papa Francesco, spiega Giannuli, centra la sua attenzione sulla funzione pastorale della Chiesa, riprendendo il tema centrale del Concilio Vaticano II, il cui cinquantenario celebra con questo giubileo.
«Ridimensionando la funzione di ministero teologico e morale, Bergoglio ripropone la Chiesa come portatrice di una particolare visione antropologica», quindi «non i dogmi stratificati in duemila anni, ma l’antropologia cristiana».
Un discorso squisitamente religioso, di interesse per i fedeli ma anche per i laici, attenti all’evoluzione della principale confessione organizzata del pianeta: «Bergoglio lancia la Chiesa come principale agenzia di mediazione culturale nel mondo globalizzato».
Riprenderà il tema dell’inculturazione, cardine del Vaticano II?
«Questo mutamento di funzione non è indolore per la Chiesa e impone una svolta organizzativa che va verso una autonomizzazione delle Chiese locali, che hanno un loro punto di riferimento unitario nel Papa ma senza più la necessaria mediazione della Curia», che Bergoglio ha definito «l’ultima corte europea».
In una struttura di questo tipo, completamente ridisegnata, «il Papa esercita un ruolo soprattutto carismatico, che non ha bisogno di un apparato elitario come la Curia».
E’ comprensibile, scrive Giannuli, che i diretti interessati non siano così disposti a rinunciare al loro ruolo e ai connessi privilegi.
«E si capisce anche come mai lo scontro verta soprattutto sullo Ior, che è la garanzia della sopravvivenza economica del sistema».
Francesco, forse, «ha mandato a dire che i tempi sono brevi».
E non solo «quelli del suo pontificato».
Senza una rivoluzione “francescana”, ad avere i giorni contati è la Chiesa stessa, a cominciare dai suoi ricchissimi burocrati.
http://www.libreidee.org/2015/03/bergog ... di-potere/
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Re: Francesco un papa ...Cristiano!
Per i cattolici del forum
«E il magistero morale fu una forza pervasiva di controllo sociale, diventata tanto più cogente, dopo l’XI secolo, con l’istituzione della confessione auricolare».
Dopo più di 40 anni è la prima volta che mi capita che qualcuno condivida a cosa servisse la confessione auricolare.
Con la confessione, inventata da qualcuno piuttosto intelligente, dopo il XI, la Chiesa ha potuto tenere sotto controllo le popolazioni in cui operava.
Quale migliore servizio di informazione si poteva mettere in piedi se non questo, per sapere tutto di tutti?
«E il magistero morale fu una forza pervasiva di controllo sociale, diventata tanto più cogente, dopo l’XI secolo, con l’istituzione della confessione auricolare».
Dopo più di 40 anni è la prima volta che mi capita che qualcuno condivida a cosa servisse la confessione auricolare.
Con la confessione, inventata da qualcuno piuttosto intelligente, dopo il XI, la Chiesa ha potuto tenere sotto controllo le popolazioni in cui operava.
Quale migliore servizio di informazione si poteva mettere in piedi se non questo, per sapere tutto di tutti?
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Re: Francesco un papa ...Cristiano!
Indubbiamente si spera che il tempo stringa per la chiesa clericale di potere.Bergoglio, il tempo stringe: per lui o per la Chiesa di potere?
Penso che questo papa è ben determinato a disfarsi dell'apparato elitario della Curia come di una pesante,
insopportabile zavorra che non fa altro che discreditare la Chiesa di Cristo.
Nell'”Evangelii gaudium” si legge in modo chiaro ed esplicito il progetto di Francesco.
(27)“Sogno una scelta missionaria capace di trasformare ogni cosa, perché le consuetudini,
gli stili, gli orari, il linguaggio e ogni struttura ecclesiale diventino un canale adeguato per l'evangelizzazione del mondo attuale,
più che per l'autoconservazione.”
Ed ancora:
“ (28) … Questo suppone che realmente stia in contatto con le famiglie e con la vita del popolo e non diventi una
struttura prolissa separata dalla gente o un gruppo di eletti che guardano solo a se stessi.” …”
(31) … Nella sua missione di favorire una comunione dinamica, aperta e missionaria, dovrà stimolare e ricercare
la maturazione degli organismi di partecipazione proposti dal codice di diritto canonico e di altre forme di dialogo pastorale,
con il desiderio di ascoltare tutti e non solo alcuni, sempre pronti a fargli i complimenti.
Ma l'obiettivo di questi processi partecipativi non sarà principalmente l'organizzazione ecclesiale,
ma il sogno missionario di arrivare a tutti.”
“(32) Dal momento che sono chiamato a vivere quanto chiedo agli altri, devo anche pensare a una conversione del papato.
A me spetta come vescovo di Roma, rimanere aperto ai suggerimenti orientati ad un esercizio del mio ministero
che lo renda più fedele al significato che Gesù Cristo intese dargli e alle necessità attuali dell'evangelizzazione. …”
“(38) … se un parroco durante un anno liturgico parla dieci volte sulla temperanza e solo due o tre volte sulla
carità e sulla giustizia, si produce una sproporzione, per cui quelle che vengono oscurate sono precisamente
quelle virtù che dovrebbero essere più presenti nella predicazione e nella catechesi. Lo stesso succede quando si parla
più della lagge che della grazia, più della Chiesa che di Gesù Cristo, più del papa che della Parola di Dio.”
Non è facile pescare e scegliere tra una infinità di spunti straordinariamente rivoluzionari e densi di una vera
volontà di cambiamenti radicali e i richiami alla sostanza piuttosto che a “sogni di successo coltivati dalla vanità”
Quanto mai un papa ha incoraggiato ed invocato la partecipazione?!
Chiedo scusa per queste citazioni ma a me sembra che veramente questo documento sia insieme
un programma ed un testamento di questo straordinario quanto insolito papa.
un saluto erding
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Re: Francesco un papa ...Cristiano!
Papa Francesco, due anni in Vaticano:
gli omaggi tv, tra Suor Cristina e Guccini
http://www.tvblog.it/post/762916/papa-f ... rai-tv2000
gli omaggi tv, tra Suor Cristina e Guccini
http://www.tvblog.it/post/762916/papa-f ... rai-tv2000
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Re: Francesco un papa ...Cristiano!
Clausura 2.0
(Massimo Gramellini).
25/03/2015 di triskel182
Poche persone conservano ancora il potere di stupirmi e tra queste, da sabato scorso, ci sono le monache di clausura che nel duomo di Napoli hanno festosamente aggredito e quasi divorato un attonito papa Francesco, infischiandosene dei rimbrotti in vernacolo stretto del cardinale Sepe (che meriterebbe un articolo e forse un universo a parte).
Luciana Littizzetto le ha canzonate in tv, dando loro delle represse. E le sorelle, punte sul vivo, hanno replicato. Su Facebook.
Abbiamo così scoperto che le monache di clausura non solo hanno il telecomando, ma anche una pagina sui social network.
E la usano, sfoderando battute come questa: «Se avessimo voluto, avremmo scelto ben altri uomini».
Un’allusione che il Papa nella sua immensa misericordia saprà perdonare, ma che a chi santo non è insufflerà il sospetto che le suore teledipendenti intendessero fare riferimento a certi naufraghi particolarmente attrezzati dell’Isola dei Famosi.
Quel che è certo è che la tecnologia ha ammazzato l’idea stessa di clausura.
Che isolamento potrà mai esserci, se si è sempre connessi?
D’altra parte chi non è connesso non si sente più isolato, ma escluso.
Prima di ritirarsi nel deserto, oggi il profeta biblico vorrebbe accertarsi che ci sia campo anche lì.
E l’eremita pretenderebbe una caverna con il wifi.
La comunicazione pervasiva facilita il peccato, però un po’ lo spoetizza. La prossima monaca di Monza risponderà alle profferte amorose dello sciagurato Egidio con un sms e forse la cosa finirà lì.
Da La Stampa del 25/03/2015.
(Massimo Gramellini).
25/03/2015 di triskel182
Poche persone conservano ancora il potere di stupirmi e tra queste, da sabato scorso, ci sono le monache di clausura che nel duomo di Napoli hanno festosamente aggredito e quasi divorato un attonito papa Francesco, infischiandosene dei rimbrotti in vernacolo stretto del cardinale Sepe (che meriterebbe un articolo e forse un universo a parte).
Luciana Littizzetto le ha canzonate in tv, dando loro delle represse. E le sorelle, punte sul vivo, hanno replicato. Su Facebook.
Abbiamo così scoperto che le monache di clausura non solo hanno il telecomando, ma anche una pagina sui social network.
E la usano, sfoderando battute come questa: «Se avessimo voluto, avremmo scelto ben altri uomini».
Un’allusione che il Papa nella sua immensa misericordia saprà perdonare, ma che a chi santo non è insufflerà il sospetto che le suore teledipendenti intendessero fare riferimento a certi naufraghi particolarmente attrezzati dell’Isola dei Famosi.
Quel che è certo è che la tecnologia ha ammazzato l’idea stessa di clausura.
Che isolamento potrà mai esserci, se si è sempre connessi?
D’altra parte chi non è connesso non si sente più isolato, ma escluso.
Prima di ritirarsi nel deserto, oggi il profeta biblico vorrebbe accertarsi che ci sia campo anche lì.
E l’eremita pretenderebbe una caverna con il wifi.
La comunicazione pervasiva facilita il peccato, però un po’ lo spoetizza. La prossima monaca di Monza risponderà alle profferte amorose dello sciagurato Egidio con un sms e forse la cosa finirà lì.
Da La Stampa del 25/03/2015.
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Re: Francesco un papa ...Cristiano!
Lucia Annunziata
Editorial Director, L'Huffington Post
La solitudine di Francesco, il silenzio della sinistra sui cristiani
Pubblicato: 06/04/2015 21:35 CEST Aggiornato: 06/04/2015 21:51 CEST PAPA
Sinistra dove sei? No, non intendo parlare delle polemiche sull'Italicum, non faccio riferimento a nessuna minoranza, e non sto chiedendo conto delle varie denominazioni pro e contro Renzi.
Mi chiedo dove sia la Sinistra, con la S maiuscola, quell'ampio schieramento sociale che è tale perché ha una storia e dei principi, perché è fuori dalle gabbie e dalle beghe delle quotidianità, che ama se stesso perché ama il suo senso della giustizia. Dov'è in questo momento di fronte al più terribile dei crimini perpetrati oggi contro i deboli?
Parlo, si, delle stragi di cristiani che bagnano di sangue tante terre del mondo. Perché non ricevo appelli da firmare ( eppure me ne inviano di ogni tipo)? Perché nessuno promuove non dico una manifestazione ma un sit-in, o una qualunque riunione? Non all'uditorium, non all'Ambra Jovinelli, ma nemmeno in un padiglione qualunque di periferia, o in una piazza storica occupata dalla Cgil o dalla Fiom. Nulla. Non sento slogan, non arrivano documenti, né appelli, né proposte di sottoscrizione.
Non se ne parla nei talk show, non parliamo dei talent o di Amici . La Tv è altrove, lo sappiamo, soprattutto noi che ci lavoriamo. Ma nemmeno c'è la fila, qui, dentro questo ufficio dell' HuffPost, di giovani e ambiziosi giornalisti che vogliono " dare voce", come si ama dire, a questi nuovi deboli e indifesi.
Se guardo alla cronaca di questi ultimi mesi la Sinistra si è accollata una quantità enorme di cause - quelle delle donne, del femminicidio, degli operai, della disoccupazione giovanile, dei matrimoni fra cittadini dello stesso sesso, di tagli agli sprechi della politica, di riforme delle istituzioni, di cambio della forma partito, della libertà su internet o delle tasse a Google, della privacy, della innovazione , di rottamazione, di povertà' e austerità , ma anche di chilometro zero, di talento e di diete giuste, di arte e corpo, di corpo e tatuaggi, di Isis e Guerra, di Europa e Guerra, di Putin, di Obama e di Charlie Hebdo e del Museo del Bardo.
Ma, eccezion fatta per pochi, mai una volta, in tutte queste passioni si sono inseriti la pena o l'orrore per la morte di uomini e donne a causa della loro fede. La morte cioè come violazione finale del diritto più importante della libertà personale. Fede che, per altro, è quella della maggioranza del nostro paese, ed è anche la base della definizione (volerlo o meno) della storia e della cultura del continente in cui viviamo.
No, non sono cattolica , e nemmeno una neoconvertita. Sono atea e intendo rimanere tale. E no, non ho scritto una sola riga sull'attuale Papa, non sono andata a Messa dalle nuove gerarchie religiose e ancor meno mi sono spinta a dire che questo Papa sta facendo una rivoluzione ed è il vero leader della sinistra.
Sono però una giornalista e credo di riuscire ancora a capire cosa è una notizia. E la notizia di questi giorni è la solitudine in cui è stato lasciato proprio questo popolarissimo Papa, da mesi voce unica nel denunciare le stragi dei fedeli e oggi unico capo di stato a puntare il dito contro l'immobilismo delle Nazioni Occidentali su questi eccidi. L'esatto contrario di Charlie Hebdo, insomma.
Le ragioni di tanto silenzio e imbarazzo degli Stati Occidentali si conoscono molto bene. Le si può leggere in filigrana nelle stesse spiegazioni che il segretario della Cei, monsignor Nunzio Galantino, ha fornito all'intervento di Papa Francesco. "L'appello del Papa non incita allo 'scontro di civiltà' " si è sentito in obbligo di spiegare Galantino. E ha persino chiarito l'ovvio, cioè che Francesco non intende incitare alla "guerra santa".
Questo è il punto su cui si paralizza tutto: la paura che la difesa dei cristiani significhi accendere altre mine nel già duro scontro, significhi dare via libera a una controreazione, significhi infine legittimare tutta quella destra che già ora in Occidente per propri interessi politici soffia sul fuoco del razzismo e dello scontro di civiltà.
Ma se ben sappiamo che il rispetto dei diritti umani è in genere la prima vittima sacrificale delle ragioni di Stato, possiamo anche noi cittadini, noi opinione pubblica, accodarci a questi timori e a questi opportunismi?
Torno così a parlare di sinistra. Sinistra perché è questa parte politica che ha sempre rivendicato di avere la forza e la convinzione per affrontare I temi della difesa dei deboli. E perché la sinistra in questo momento ha molto peso in grandi stati dell'Occidente. Non ultimo in Italia.
C'è molto da fare subito. Per prima cosa, i governi possono e debbono varare un piano per mettere in sicurezza intanto le migliaia di profughi - attraverso non solo l'assistenza strutturale ( medicina, scuola, abitazioni ) ma anche offrendo cittadinanza su vasta scala nei nostri paesi a tutte le famiglie che intendono lasciare le proprie nazioni.
Con una attenzione particolare a tutti i giovani che vogliano venire da noi a studiare o a lavorare. È un po' quello che fecero i paesi occidentali prima della seconda Guerra mondiale per migliaia e migliaia di ebrei e vittime a vario titolo del nascente nazismo. Non è tanto, ma è un inizio ed è anche un efficace messaggio di forza morale e solidarietà da opporre alle violenze dell'Isis.
La sinistra non può stare zitta, ripeto. Al contrario, il suo silenzio, le sue paure di varcare confini, di accettare il rischio di commistioni, di andare a scontri scomodi è , nelle condizioni date, anche la strada migliore per dichiarare la propria dissoluzione morale.
http://www.huffingtonpost.it/lucia-annu ... _ref=italy
Editorial Director, L'Huffington Post
La solitudine di Francesco, il silenzio della sinistra sui cristiani
Pubblicato: 06/04/2015 21:35 CEST Aggiornato: 06/04/2015 21:51 CEST PAPA
Sinistra dove sei? No, non intendo parlare delle polemiche sull'Italicum, non faccio riferimento a nessuna minoranza, e non sto chiedendo conto delle varie denominazioni pro e contro Renzi.
Mi chiedo dove sia la Sinistra, con la S maiuscola, quell'ampio schieramento sociale che è tale perché ha una storia e dei principi, perché è fuori dalle gabbie e dalle beghe delle quotidianità, che ama se stesso perché ama il suo senso della giustizia. Dov'è in questo momento di fronte al più terribile dei crimini perpetrati oggi contro i deboli?
Parlo, si, delle stragi di cristiani che bagnano di sangue tante terre del mondo. Perché non ricevo appelli da firmare ( eppure me ne inviano di ogni tipo)? Perché nessuno promuove non dico una manifestazione ma un sit-in, o una qualunque riunione? Non all'uditorium, non all'Ambra Jovinelli, ma nemmeno in un padiglione qualunque di periferia, o in una piazza storica occupata dalla Cgil o dalla Fiom. Nulla. Non sento slogan, non arrivano documenti, né appelli, né proposte di sottoscrizione.
Non se ne parla nei talk show, non parliamo dei talent o di Amici . La Tv è altrove, lo sappiamo, soprattutto noi che ci lavoriamo. Ma nemmeno c'è la fila, qui, dentro questo ufficio dell' HuffPost, di giovani e ambiziosi giornalisti che vogliono " dare voce", come si ama dire, a questi nuovi deboli e indifesi.
Se guardo alla cronaca di questi ultimi mesi la Sinistra si è accollata una quantità enorme di cause - quelle delle donne, del femminicidio, degli operai, della disoccupazione giovanile, dei matrimoni fra cittadini dello stesso sesso, di tagli agli sprechi della politica, di riforme delle istituzioni, di cambio della forma partito, della libertà su internet o delle tasse a Google, della privacy, della innovazione , di rottamazione, di povertà' e austerità , ma anche di chilometro zero, di talento e di diete giuste, di arte e corpo, di corpo e tatuaggi, di Isis e Guerra, di Europa e Guerra, di Putin, di Obama e di Charlie Hebdo e del Museo del Bardo.
Ma, eccezion fatta per pochi, mai una volta, in tutte queste passioni si sono inseriti la pena o l'orrore per la morte di uomini e donne a causa della loro fede. La morte cioè come violazione finale del diritto più importante della libertà personale. Fede che, per altro, è quella della maggioranza del nostro paese, ed è anche la base della definizione (volerlo o meno) della storia e della cultura del continente in cui viviamo.
No, non sono cattolica , e nemmeno una neoconvertita. Sono atea e intendo rimanere tale. E no, non ho scritto una sola riga sull'attuale Papa, non sono andata a Messa dalle nuove gerarchie religiose e ancor meno mi sono spinta a dire che questo Papa sta facendo una rivoluzione ed è il vero leader della sinistra.
Sono però una giornalista e credo di riuscire ancora a capire cosa è una notizia. E la notizia di questi giorni è la solitudine in cui è stato lasciato proprio questo popolarissimo Papa, da mesi voce unica nel denunciare le stragi dei fedeli e oggi unico capo di stato a puntare il dito contro l'immobilismo delle Nazioni Occidentali su questi eccidi. L'esatto contrario di Charlie Hebdo, insomma.
Le ragioni di tanto silenzio e imbarazzo degli Stati Occidentali si conoscono molto bene. Le si può leggere in filigrana nelle stesse spiegazioni che il segretario della Cei, monsignor Nunzio Galantino, ha fornito all'intervento di Papa Francesco. "L'appello del Papa non incita allo 'scontro di civiltà' " si è sentito in obbligo di spiegare Galantino. E ha persino chiarito l'ovvio, cioè che Francesco non intende incitare alla "guerra santa".
Questo è il punto su cui si paralizza tutto: la paura che la difesa dei cristiani significhi accendere altre mine nel già duro scontro, significhi dare via libera a una controreazione, significhi infine legittimare tutta quella destra che già ora in Occidente per propri interessi politici soffia sul fuoco del razzismo e dello scontro di civiltà.
Ma se ben sappiamo che il rispetto dei diritti umani è in genere la prima vittima sacrificale delle ragioni di Stato, possiamo anche noi cittadini, noi opinione pubblica, accodarci a questi timori e a questi opportunismi?
Torno così a parlare di sinistra. Sinistra perché è questa parte politica che ha sempre rivendicato di avere la forza e la convinzione per affrontare I temi della difesa dei deboli. E perché la sinistra in questo momento ha molto peso in grandi stati dell'Occidente. Non ultimo in Italia.
C'è molto da fare subito. Per prima cosa, i governi possono e debbono varare un piano per mettere in sicurezza intanto le migliaia di profughi - attraverso non solo l'assistenza strutturale ( medicina, scuola, abitazioni ) ma anche offrendo cittadinanza su vasta scala nei nostri paesi a tutte le famiglie che intendono lasciare le proprie nazioni.
Con una attenzione particolare a tutti i giovani che vogliano venire da noi a studiare o a lavorare. È un po' quello che fecero i paesi occidentali prima della seconda Guerra mondiale per migliaia e migliaia di ebrei e vittime a vario titolo del nascente nazismo. Non è tanto, ma è un inizio ed è anche un efficace messaggio di forza morale e solidarietà da opporre alle violenze dell'Isis.
La sinistra non può stare zitta, ripeto. Al contrario, il suo silenzio, le sue paure di varcare confini, di accettare il rischio di commistioni, di andare a scontri scomodi è , nelle condizioni date, anche la strada migliore per dichiarare la propria dissoluzione morale.
http://www.huffingtonpost.it/lucia-annu ... _ref=italy
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Re: Francesco un papa ...Cristiano!
Asilo Mariuccia
Ankara è scatenata: "I cristiani sono stati responsabili di genocidi".
Che i cristiani siano stati responsabili di genocidi è un dato storico, ma questo non cancella lo sterminio degli Armeni.
Genocidio Armenia, Erdogan avverte il Papa: “Lo condanno, non ripeta errore”
Mondo
Il presidente turco: "Quando dirigenti politici e religiosi assumono il compito degli storici, ne deriva delirio, non fatti. Pensavo che Francesco fosse un politico diverso". Intanto la stampa di Ankara è scatenata: "I cristiani sono stati responsabili di genocidi". Pressioni anche su Washington: "Obama non pronunci la parola 'genocidio'". "Guerra" con l'Armenia anche sulle commemorazioni del 24 aprile
di F. Q. | 14 aprile 2015 COMMENTI
Più informazioni su: Armenia, Erdogan, Papa Francesco, Turchia
Il presidente islamico turco Recep Tayyip Erdogan ha “condannato” le parole di Papa Francesco sul genocidio armeno del 1915-16 e lo ha “avvertito” di non “ripetere questo errore“. “Avverto il Papa di non ripetere questo errore, e lo condanno” ha affermato Erdogan, citato da Hurriyet online. “Quando dirigenti politici, religiosi, assumono il compito degli storici, ne deriva delirio, non fatti” ha aggiunto. Dopo la recente visita di Francesco in Turchia “pensavo che fosse un politico diverso” ma le sue parole, ha detto ancora, “mostrano una mentalità diversa da quella di un leader religioso”.
L’ambasciatore resterà ad Ankara fino al centenario del genocidio
Nel frattempo prosegue la crisi diplomatica. L’ambasciatore turco presso la Santa Sede Mehmet Pacaci, richiamato per consultazioni ad Ankara, potrebbe non tornare in sede fino alle cruciali elezioni politiche turche del 7 giugno, scrive Hurriyet. L’atteggiamento di governo e presidente turchi, secondo diversi analisti, potrebbe portare voti nazionalisti al partito islamico Akp del presidente islamico Erdogan. Secondo Hurriyet Pacaci non tornerà comunque in sede prima del 24 aprile, il giorno delle celebrazioni a Erevan del centenario del genocidio armeno, che Ankara rifiuta di riconoscere. Secondo il giornale il governo di Ankara potrebbe decidere, dopo il richiamo dell’ ambasciatore una sospensione della cooperazione culturale con il Vaticano.
Stampa turca scatenata: “Cristiani responsabili di genocidi”
La stampa turca vicina al governo islamico intanto continua a scagliarsi contro il Vaticano. Takvim scrive che la diaspora armena avrebbe pagato alla Santa Sede 25 miliardi di dollari perché riconoscesse il genocidio e Star sostiene che durante la sua recente visita in Turchia Papa Francesco avrebbe promesso di non usare la parola “genocidio”. Yeni Akit accusa invece il mondo cristiano di essere responsabile di numerosi genocidi del passato, dal “massacro di 8 milioni di indiani americani“, al “genocidio perpetrato dai francesi in Algeria” o alle “brutali uccisioni da parte degli italiani in Libia“. Il grande quotidiano di opposizione Cunhuriyet più pacatamente rileva che la crisi con il Vaticano conferma il crescente isolamento diplomatico della Turchia dovuto alla disastrosa politica estera e medio-orientale di Erdogan.
Pressioni su Washington: “Obama non pronunci quella parola”
La Turchia ha ora gli occhi puntati sul presidente americano Barack Obama – scrive ancora Hurriyet – nel timore che anche lui pronunci “la parola che Ankara non vuole sentire” in occasione del centenario il 24 aprile dell’inizio dei massacri. Fonti diplomatiche hanno indicato che Ankara sta attuando forti pressioni sull’amministrazione americana “per evitare che Obama usi la parola genocidio dopo il Papa”. L’ambasciata turca a Washington e diverse organizzazioni “lavorano duramente per prevenire questo scenario”, spiega il quotidiano, usando anche minacce velate: “non vogliamo pensare che Washington voglia agire in una maniera che possa fargli perdere il più importante alleato nella regione” hanno precisato le fonti.
Europarlamento vota mozioni di condanna del genocidio
Intanto domani, 15 aprile, l’assemblea plenaria dell’Europarlamento voterà una mozione in cui tra l’altro, chiede l’istituzione di un giorno europeo della memoria. Tutti i gruppi parlamentari hanno presentato mozioni di condanna del “genocidio armeno”, chiedendo che tutti gli Stati membri e la stessa Turchia lo riconoscano ufficialmente. Il massacro di “almeno un milione e mezzo” di armeni da parte dell’Impero Ottomano tra il 1915 ed il 1917 è riconosciuto dal Parlamento europeo come “genocidio” sin dal 18 giugno 1987. Nella bozza presentata dal Ppe si “invita la Turchia a venire a patti con il suo passato, considerando che questo sarebbe un atto profondamente umano e di riabilitazione nei confronti degli Armeni”. I socialisti del gruppo S&D sottolineano che lo stesso fondatore della Repubblica turca, Kemal Ataturk, “riconobbe le atrocità di massa contro gli armeni Ottomani, definendoli un ‘atto vergognoso’, mentre la Repubblica turca non è riuscita (…) a confrontarsi con questa pagina oscura della storia nazionale”. I gruppi dell’Europarlamento poi insistono sulla necessità di mettere in atto i Protocolli di intesa firmati da Armenia e Turchia nel 2009 e nel dibattito è probabile che ci saranno molti espliciti appelli a legare l’avanzamento della candidatura della Turchia all’ingresso nella Ue alla “pacificazione” che tutti i gruppi sottolineano essere “valore fondante” dell’Unione europea.
Ora è “guerra” Turchia-Armenia per commemorazioni 24 aprile
Proseguono intanto i preparativi per le celebrazioni della battaglia di Gallipoli del 1915, organizzate quest’anno dalla Turchia il 24 aprile secondo l’Armenia per cercare di distrarre l’attenzione del mondo dalle commemorazioni del centenario del genocidio a Erevan. Erdogan ha invitato 102 Paesi ad assistere alle cerimonie di Gallipoli. Secondo Hurriyet 30 capitali avrebbero accettato di inviare rappresentanti. La lista di questi paesi sarà però resa nota all’ultimo minuto secondo il quotidiano per evitare che l’Armenia eserciti pressioni su di loro. Diversi capi di stato, fra cui il russo Vladimir Putin e il francese François Hollande, hanno invece già fatto sapere che saranno ad Erevan.
http://www.ilfattoquotidiano.it/2015/04 ... e/1590085/
Ankara è scatenata: "I cristiani sono stati responsabili di genocidi".
Che i cristiani siano stati responsabili di genocidi è un dato storico, ma questo non cancella lo sterminio degli Armeni.
Genocidio Armenia, Erdogan avverte il Papa: “Lo condanno, non ripeta errore”
Mondo
Il presidente turco: "Quando dirigenti politici e religiosi assumono il compito degli storici, ne deriva delirio, non fatti. Pensavo che Francesco fosse un politico diverso". Intanto la stampa di Ankara è scatenata: "I cristiani sono stati responsabili di genocidi". Pressioni anche su Washington: "Obama non pronunci la parola 'genocidio'". "Guerra" con l'Armenia anche sulle commemorazioni del 24 aprile
di F. Q. | 14 aprile 2015 COMMENTI
Più informazioni su: Armenia, Erdogan, Papa Francesco, Turchia
Il presidente islamico turco Recep Tayyip Erdogan ha “condannato” le parole di Papa Francesco sul genocidio armeno del 1915-16 e lo ha “avvertito” di non “ripetere questo errore“. “Avverto il Papa di non ripetere questo errore, e lo condanno” ha affermato Erdogan, citato da Hurriyet online. “Quando dirigenti politici, religiosi, assumono il compito degli storici, ne deriva delirio, non fatti” ha aggiunto. Dopo la recente visita di Francesco in Turchia “pensavo che fosse un politico diverso” ma le sue parole, ha detto ancora, “mostrano una mentalità diversa da quella di un leader religioso”.
L’ambasciatore resterà ad Ankara fino al centenario del genocidio
Nel frattempo prosegue la crisi diplomatica. L’ambasciatore turco presso la Santa Sede Mehmet Pacaci, richiamato per consultazioni ad Ankara, potrebbe non tornare in sede fino alle cruciali elezioni politiche turche del 7 giugno, scrive Hurriyet. L’atteggiamento di governo e presidente turchi, secondo diversi analisti, potrebbe portare voti nazionalisti al partito islamico Akp del presidente islamico Erdogan. Secondo Hurriyet Pacaci non tornerà comunque in sede prima del 24 aprile, il giorno delle celebrazioni a Erevan del centenario del genocidio armeno, che Ankara rifiuta di riconoscere. Secondo il giornale il governo di Ankara potrebbe decidere, dopo il richiamo dell’ ambasciatore una sospensione della cooperazione culturale con il Vaticano.
Stampa turca scatenata: “Cristiani responsabili di genocidi”
La stampa turca vicina al governo islamico intanto continua a scagliarsi contro il Vaticano. Takvim scrive che la diaspora armena avrebbe pagato alla Santa Sede 25 miliardi di dollari perché riconoscesse il genocidio e Star sostiene che durante la sua recente visita in Turchia Papa Francesco avrebbe promesso di non usare la parola “genocidio”. Yeni Akit accusa invece il mondo cristiano di essere responsabile di numerosi genocidi del passato, dal “massacro di 8 milioni di indiani americani“, al “genocidio perpetrato dai francesi in Algeria” o alle “brutali uccisioni da parte degli italiani in Libia“. Il grande quotidiano di opposizione Cunhuriyet più pacatamente rileva che la crisi con il Vaticano conferma il crescente isolamento diplomatico della Turchia dovuto alla disastrosa politica estera e medio-orientale di Erdogan.
Pressioni su Washington: “Obama non pronunci quella parola”
La Turchia ha ora gli occhi puntati sul presidente americano Barack Obama – scrive ancora Hurriyet – nel timore che anche lui pronunci “la parola che Ankara non vuole sentire” in occasione del centenario il 24 aprile dell’inizio dei massacri. Fonti diplomatiche hanno indicato che Ankara sta attuando forti pressioni sull’amministrazione americana “per evitare che Obama usi la parola genocidio dopo il Papa”. L’ambasciata turca a Washington e diverse organizzazioni “lavorano duramente per prevenire questo scenario”, spiega il quotidiano, usando anche minacce velate: “non vogliamo pensare che Washington voglia agire in una maniera che possa fargli perdere il più importante alleato nella regione” hanno precisato le fonti.
Europarlamento vota mozioni di condanna del genocidio
Intanto domani, 15 aprile, l’assemblea plenaria dell’Europarlamento voterà una mozione in cui tra l’altro, chiede l’istituzione di un giorno europeo della memoria. Tutti i gruppi parlamentari hanno presentato mozioni di condanna del “genocidio armeno”, chiedendo che tutti gli Stati membri e la stessa Turchia lo riconoscano ufficialmente. Il massacro di “almeno un milione e mezzo” di armeni da parte dell’Impero Ottomano tra il 1915 ed il 1917 è riconosciuto dal Parlamento europeo come “genocidio” sin dal 18 giugno 1987. Nella bozza presentata dal Ppe si “invita la Turchia a venire a patti con il suo passato, considerando che questo sarebbe un atto profondamente umano e di riabilitazione nei confronti degli Armeni”. I socialisti del gruppo S&D sottolineano che lo stesso fondatore della Repubblica turca, Kemal Ataturk, “riconobbe le atrocità di massa contro gli armeni Ottomani, definendoli un ‘atto vergognoso’, mentre la Repubblica turca non è riuscita (…) a confrontarsi con questa pagina oscura della storia nazionale”. I gruppi dell’Europarlamento poi insistono sulla necessità di mettere in atto i Protocolli di intesa firmati da Armenia e Turchia nel 2009 e nel dibattito è probabile che ci saranno molti espliciti appelli a legare l’avanzamento della candidatura della Turchia all’ingresso nella Ue alla “pacificazione” che tutti i gruppi sottolineano essere “valore fondante” dell’Unione europea.
Ora è “guerra” Turchia-Armenia per commemorazioni 24 aprile
Proseguono intanto i preparativi per le celebrazioni della battaglia di Gallipoli del 1915, organizzate quest’anno dalla Turchia il 24 aprile secondo l’Armenia per cercare di distrarre l’attenzione del mondo dalle commemorazioni del centenario del genocidio a Erevan. Erdogan ha invitato 102 Paesi ad assistere alle cerimonie di Gallipoli. Secondo Hurriyet 30 capitali avrebbero accettato di inviare rappresentanti. La lista di questi paesi sarà però resa nota all’ultimo minuto secondo il quotidiano per evitare che l’Armenia eserciti pressioni su di loro. Diversi capi di stato, fra cui il russo Vladimir Putin e il francese François Hollande, hanno invece già fatto sapere che saranno ad Erevan.
http://www.ilfattoquotidiano.it/2015/04 ... e/1590085/
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