Come se ne viene fuori ?

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camillobenso
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Re: Come se ne viene fuori ?

Messaggio da camillobenso »

Sotto le macerie – 3

Nero su bianco - 1



Nero su bianco, il tema emerge ancora una volta dal fastidiosissimo IFQ che si permettete inopinatamente di pubblicare notizie. I quotidiani nazionali a grande tiratura nazionale preferiscono tacere.

Perché nessuno parla? Perché nessuno s’indigna? Perché nessun leader politico lo dice chiaramente: “La nostra è legalità praticata e non enunciata”. “Noi non candideremo persone colluse e vicine alle mafie. La sola fedina penale pulita non basta”. C’è un silenzio imbarazzante. C’è un silenzio che inquieta. C’è un silenzio che fa male.

Quello però che Arnaldo Capezzuto, autore dell’articolo, non fa presente, è che negli ultimi 100 anni la emerita azienda Mafia SpA per la quarta volta si trova a dover ricercare i suoi referenti politici, o in alternativa, come nel 1993 per la Mafia Spa, fondare direttamente un proprio partito alla luce del sole.

Dobbiamo anche osservare che mentre con le famiglie della cupola siciliana esiste una certa attenzione da parte dei pm di Palermo, per l’organizzazione che da almeno 8 anni è al vertice mondiale della criminalità organizzata, la ‘Ndrangheta SpA, che ha trasferito la sua sede principale a Milano da Reggio Calabria, nel cuore della città più mitteleuropea del Bel Paese, tra l’altro sede della Borsa, non esiste la stessa attenzione e tensione investigativa.

In prima battuta, se si fa osservare che ancora in questo momento ha ragione l’ex ministro delle Infrastrutture Lunardi quando affermava : <<Con la mafia bisogna convivere>> , l’interlocutore occasionale (ofeso,…direbbe Totò) s’indigna.

Pietro Lunardi Con la mafia bisogna convivere 22 Agosto 2001

http://www.youtube.com/watch?v=mkXPOhCn5Dg

*

I pm: regalo ai boss. Violante: se ne vada
E a Palermo esplode la rabbia delle vittime

"Convivere con la mafia"
Lunardi nella bufera



di FRANCESCO VIVIANO e ALESSANDRA ZINITI
________________________________________
PALERMO - Un ministro della Repubblica afferma pubblicamente che "con mafia e camorra bisogna convivere e i problemi di criminalità ognuno li risolva come vuole" e a Palermo esplode la rivolta di familiari delle vittime e magistrati.

A poco serve, in serata, la correzione di tiro di Pietro Lunardi: "La mia battuta è stata forse imprecisa o infelice.

Lo Stato combatterà la malavita organizzata con impegno sempre crescente ma non è onesto illudere i cittadini sulla possibilità di sanare dall'oggi al domani questi mali profondi della nostra società".

Il centrosinistra chiede le dimissioni di Lunardi.

Dice Violante: "Un ministro che dice queste cose non può restare al suo posto.

Non era mai accaduto che si lasciasse intendere un patto così esplicito tra potere politico e mafia". La maggioranza si schiera compatta al suo fianco.

Spiega Gianfranco Miccichè: "Nessuno pensa di non lottare contro la mafia, tuttavia Lunardi ha sostanzialmente ragione: non si ferma la mafia con il blocco degli appalti
"


http://www.repubblica.it/online/politic ... mafia.html

*

Eppure non è chiaro il perché l’indignados Violantes nel febbraio del 2002, alla Camera si prodiga in una ennesima recita dell’” ammuina”.

Dichiarazione integrale di Violante alla Camera sul conflitto di interessi 28 Febbraio 2002

http://www.youtube.com/watch?v=sZaIgDBrrZk

Occorre tenere presente che :
Luciano Violante
Wikipedia

Luciano Violante (Dire Daua, 25 settembre 1941) è un docente epolitico italiano. È stato presidente della Commissione parlamentare antimafia (1992-1994)

E quindi non poteva non sapere qual’era la realtà di quei giorni della trattativa Pds - FI.

Perché gli ex Pci-Pds si sono sentiti in dovere di garantire al “mafioso di Hardcore” che le sue aziende non sarebbero stato toccate?

A Milano, anche i sassi e “Quel che mena el ges” di sinistra, sapevano chi era il caimano e i suoi amici. Se ne erano accorti del fatto che la mafia aveva spostato la sua attenzione dai democristiani ai socialisti, anche perché La Repubblica, più attenta a queste problematiche le notizie le faceva filtrare.

Solo nell’ultimo mese il collaboratore di giustizia Gaspare Mutolo conferma :

Elezioni Sicilia, parla il pentito Mutolo: “Messaggio della mafia per Pdl e Udc”
di Silvia Truzzi | 4 novembre 2012
:
………………..Se torniamo indietro, sappiamo perfettamente che la mafia si muove sempre per un interesse vitale. Il primo segnale c’era stato nell’87, quando la mafia smise di votare per la Democrazia cristiana e scelse i socialisti: nell’84 era nato il maxi-processo, e dopo tre anni erano ancora tutti dentro. Quello era un messaggio alla Dc che perdeva tempo, diceva ai boss di avere pazienza…………………………
http://www.ilfattoquotidiano.it/tag/gaspare-mutolo/


Il solito duca conte marchese del Grillo, Max, tenta poi di convincere uno scafato Diego Bianchi, …ma il duca conte oggi può essere in grado solo di convincere i gatti di marmo.

D'Alema e il conflitto di interessi - Orzo
http://www.youtube.com/watch?v=mZxJ_0Hb ... re=related

*

Essendo da qualche mese il tema diventato attuale con lo sfascio del Pdl, partito fondato a suo tempo dal cucchiaio delle cosche, Marcellino Dell’Utri, che per la prima volta esce allo scoperto e fonda un suo partito invece di trovarsi un referente politico come avvenuto in precedenza con i fasci di combattimento, la Dc e il Psi, mi capita sovente di spingere i miei interlocutori che si interessano di politica a trovare una soluzione, ma spesso la loro conclusione finale è quella di ammettere che Lunardi aveva ragione.

Con la mafia (le mafie), bisogna convivere.”

Allora è lecito chiedersi chi le mafie hanno scelto nel primo Parlamento della Terza Repubblica come loro interlocutore.

Anche se tutti tacciono e fanno finta di niente come se il problema non esistesse.



****

Primarie, berluschini e grillismo nessuno parla delle mafie
di Arnaldo Capezzuto | 23 novembre 2012
Commenti (75


“Il paese ha bisogno della politica”.
“La gente è stanca dei partiti”.
“Ringraziamo i tecnici, ma il popolo è sovrano”.
“Dobbiamo rispettare gli impegni europei”.
“Berlusconi è il nostro padre nobile” ( e la Santanché la madre nobile--ndt)
“Occorre sviluppare politiche di sostegno alle aziende”.
“La sfida è sui diritti e su un nuovo welfare”.
“Hanno paura. Sono già morti e non lo sanno”.
“Ci chiamano antipolitica perchè sanno che perderanno la poltrona. Via i ladroni”.
“Basta con i privilegi, basta con la casta”.
“Rottamiamo i politici e le idee vecchie”.


E’ un diluvio di dichiarazioni e propositi. Provi ad aprire l’ombrello e a ragionare. Ti abitui a quelle litanie. Ti fanno compagnia. Ti sostengono. E pensi: tutto sommato almeno i ghiacciai si stanno sciogliendo.

C’è competizione, reattività. E’ un paese in movimento. E sembrano passati secoli da quando bastava allestire un set attentamente studiato con luce soffusa, mettere una calza su di una telecamera, avere un sorriso impostato, un po’ di trucco, una scrivania addobbata con le foto della moglie, dei figli, qualche libro chiuso, tanto non importa leggerlo, e dire solenne : “L’Italia è il Paese che amo. Qui ho le mie radici, le mie speranze, i miei orizzonti. Qui ho imparato, da mio padre e dalla vita, il mio mestiere di imprenditore. Qui ho appreso la passione per la libertà. Ho scelto di scendere in campo e di occuparmi della cosa pubblica…”.

Brividi percorrono la schiena e qualche dolore all’addome mette in preallarme. Il virus si è debellato da solo e non per lo svilupparsi di anticorpi come ottimisticamente immaginava il compianto Indro Montanelli.

Nell’entusiasmo c’è qualche nota stonata. Questa nuova primavera non profuma. I fiori sono appassiti. Le rose hanno più spine che boccioli. Sputo il rospo. Eccolo.

Dalle primarie, ai Noè dell’arca Pdl fino al grillismo passando per i nostalgici della Balena bianca in Ferrari nessuno parla della camorra, di mafia, di ndrangheta, di sacra corona unita, di stidda.
I programmi dei partiti non contemplano l’argomento.

Sembra che il problema non esista.

Sembra che l’Italia sia un paese “normale”.

Sembra appunto che sembra.

Tra spending review, crisi economica, prosciugamento della liquidità, famiglie in affanno, banche insolventi, collasso del credito le mafieSpa garantiscono la cassa di continuità.

Un “sistema” rodato che approfittando e contribuendo alla destrutturazione dei gangli dello Stato ha sviluppato una sua potenza finanziaria che acquista vigore e potenza attraverso le grandi operazioni di riciclaggio.

Non lo dico io. Ci sono le inchieste che lo certificano e anche diverse sentenze.

Quei figli e nipoti di camorristi e mafiosi indossano vestiti puliti, parlando di legalità, educano i loro piccoli alle regole: in silenzio sono a disposizione.

Oggi sono 32 anni dal terremoto del 23 novembre ma pare che quel sisma non sia mai finito.

Cantieri, lavori per somma urgenza, movimento terra, fornitura di calcestruzzo, sub-appalti, amici degli amici sono sempre li a fare affari in giro per l’Italia.


Veniamo al caso Campania: ci sono una dozzina di parlamentari in amicizia e comunione d’intenti con i camorristi.

Nonostante siano sotto processo, indagati in altri gravi procedimenti, e già al quarto mandato parlamentare: sono pronti a ricandidarsi.

Un nome per tutti, l’ex sottosegretario all’Economia con delega al Cipe Nicola Cosentino.

http://www.ilfattoquotidiano.it/2012/11 ... ie/424443/
Ultima modifica di camillobenso il 24/11/2012, 11:39, modificato 1 volta in totale.
iospero
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Re: Come se ne viene fuori ?

Messaggio da iospero »

Camillobenso , ma tu non dormi mai ?
erding
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Re: Come se ne viene fuori ?

Messaggio da erding »

"Perché gli ex Pci-Pds si sono sentiti in dovere di garantire al “mafioso di Hardcore” che le sue aziende non sarebbero stato toccate?"

Una domanda enorme che va ad aggiungersi alle tante altre, che non hanno mai avuto risposte, riguardanti i numerosi misteri italiani.

E purtroppo questi misteri rappresentano una zavorra pesante che condiziona la nostra democrazia e limita la nostra libertà.

un saluto
camillobenso
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Re: Come se ne viene fuori ?

Messaggio da camillobenso »

Sotto le macerie – 4

La luce in fondo al tunnel



La luce in fondo al tunnel esiste, …….eccome se esiste, ma l’uomo con il loden e i suoi discepoli non potranno vederla mai.

Ci sono fatti della vita che non si scordano. Rimangono stampati fissi nella memoria e non si cancellano mai. Mentre può capitare che ti scordi cosa hai mangiato o fatto la settimana scorsa. Il fatto è successo oltre mezzo secolo fa una domenica pomeriggio sul filobus 90 ritornando da San Siro, transitando sul ponte della Ghisolfa. Sul marciapiede opposto un mussulmano dopo aver posto uno stuoino per terra si era inginocchiato con le chiappe all’aria per pregare.

All’epoca mussulmani a Milano ne circolavano veramente pochi, non è come oggi che se vuoi vedere uno spettacolo analogo basta andare alle 17,00 in Viale Jenner.

Ma soprattutto non avrei mai pensato che un giorno avrei fatto anch’io lo stesso atto.

Non era l’ora canonica dei mussulmani, ma alle 19,00 circa di questa sera ho messo un’asciugamano per terra e rivolgendomi nella direzione di Assago mi sono inginocchiato per ringraziare Maometto Gustavo Zagrebelsky.

La chiusura dell’incontro di oggi ad Assago è spettata lui e per circa 20 minuti ha intonato un “Te deum” della madonna.

Presidente della Repubblica subito !!!!!!!!!!!!!

Qualcuno dirà che sto copiando il bauscia milanese di Via Volturno, Via Rovani, e adesso Hardcore. Non me ne frega niente. Quando ho scritto che la sinistra di base non è morta,…ma è morta solo la sinistra rappresentativa non mi ero sbagliato e oggi ne ho avuto la riprova ascoltando per quasi 5 ore gli interventi uno dopo l’altro dal palco del Mediolanum Forum di Assago.

Una sensazione inebriante e rivitalizzante. La sensazione che può provare un prigioniero tenuto in fondo al pozzo a cui vengono concesse in via straordinaria 5 ore per ritornare in superficie a respirare a pieni polmoni un po’ d’aria buona scordando quella mefitica in fondo al pozzo.

I toni di Zagrebelsky sono sempre di uno stesso livello, monotoni. Non alza e non abbassa mai la voce. Ma è quello che dice che attrae.

Educatamente, molto educatamente ha fatto capire di non essere favorevole a Monti, ma non di certo per partito preso, per i fatti.

Ha sciorinato una dopo l’altra tutte le manchevolezze del sistema attuale. Ma quello che mi ha colpito è che anche lui non comprende l’esistenza del centro.

Infatti, politicamente è una bufala e come sosteneva il Prof. Sartori questa settimana su IFQ, Casini sale sempre sul carro del vincitore. Eppure nei defunti c’è tanto merlame a cui piace.

Mi ha anche impressionato l’intervento di Landini, fatto interamente a braccio e con un tono prorompente, appassionato ed impetuoso, che denota che quanto diceva veniva da dentro, cosa rara di questi tempi.

La nuova sinistra quest’oggi era li sul palco del Forum di Assago, e nella mano destra teneva la Costituzione.

La parte più difficile è farla decollare.
shiloh
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Re: Come se ne viene fuori ?

Messaggio da shiloh »

camillobenso ha scritto:Sotto le macerie – 4

La luce in fondo al tunnel



.

@Tion...non fraintedere eh...ma ti bacerei sulla fronte.

chapeau.

;)
camillobenso
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Re: Come se ne viene fuori ?

Messaggio da camillobenso »

Sotto le macerie – 5

Un brutto presagio…..



Perfettamente d’accordo con Saviano sulla criminalità organizzata ed anche sulle carceri, ad eccezione della conclusione. Saviano cita la speranza per il futuro,…è ottimista. Io invece in quello che ha raccontato trovo la conferma di quanto espresso negli ultimi post di questo 3D, e quindi vedo nero.

E’ un gran brutto segnale quello che è venuto dai 5 partecipanti alle primarie del Cs, significa che sono out sui problemi del Paese e sono unsuitable (non idonei) per guidare il Paese in una fase drammatica come questa.

Quello che mi ha stupito più di tutti in materia è stato Tabacci, il politico con maggiore esperienza oltre ad essere il più anziano della compagnia. Bruno è un tecnico abbastanza ferrato, di politica economica ci capisce bene e non è un caso che Pisapia l’abbia voluto alla guida dell’ Assessorato al Bilancio, al Patrimonio e ai Tributi nella giunta di centrosinistra di Milano. Non è chiara l'assenza di tematiche come la criminalità organizzata e la lotta alla corruzione.


La Puppato in condizioni diverse, in un’economia in crescita e in assenza di crisi sarebbe stata la persona giusta per sedere a Palazzo Chigi per via del bagaglio di valori che porta e della visione in generale. Per lei è meglio così, che non venga gettata inutilmente nella vasca degli squali mannari, perché se la sbranerebbero subito. E’ troppo buona per quell’incarico.

Dal sognatore e narratore Vendola ( giovedì a Servizio Pubblico ha effettuato un’ottima performance, lontano dai sui abituali schemi narrativi, tanto da indurti a supporre che si fosse “”drogato””), non mi aspettavo per niente che si addentrasse sui problemi reali e urgenti del Paese.

Meno che meno dai due candidati che si giocano le primarie, Bersani e Renzi, completamente e volutamente out sui problemi centrali del Paese. Figuriamoci se mettevano in campo un tema altamente bollente come quello della criminalità organizzata, e dei problemi inerenti la trasformazione reale e culturale della corruzione.

E’ come mandare in campo nella finale di Champion League Barcellona – Inter, da parte dei nerazzurri, i giocatori di una squadra di hockey su giaccio.

I giovani sentiti questa sera ad “In Onda” sono terrificanti, segno che questo Paese sta vivendo un vuoto di potere mai visto prima nella storia repubblicana, dove per questa ragione può succedere di tutto in qualsiasi momento

Il video di Saviano registrato da La Repubblica.

Come ha annunciato Sandra Bonsanti, Roberto Saviano non ha potuto partecipare all’incontro di Assago, in quanto alla scorta sono pervenute informazioni circa l’incolumità dello scrittore se avesse partecipato al Forum di Assago.

Un segnale piuttosto inquietante.
.
24 NOVEMBRE 2012
Saviano: ''Lotta alla criminalità: grande assente delle primarie''
Lo scrittore e giornalista interviene con un videomessaggio al Forum di Libertà e Giustizia 'Per una stagione costituzionale: non parole vuote ma atti di contrizione'

http://video.repubblica.it/dossier/prim ... ef=HRER2-1
camillobenso
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Re: Come se ne viene fuori ?

Messaggio da camillobenso »

L'EVENTO
LeG: ripartiamo dalla Costituzione
per ribellarci al degrado del Paese

L'appello di Zagrebelsky alla platea del Forum di Assago. Saviano bacchetta il centrosinistra: "Il tema
della criminalità è rimasto fuori dal dibattito delle primarie". Bonsanti: "La nostra Carta contiene principi
non negoziabili, a cominciare dal lavoro". Umberto Eco lancia la proposta dei presìdi sulla Costituzione

di LUCA DE VITO


Ripartire dalla Costituzione e dai suoi principi. È stato questo il tema comune degli interventi alla manifestazione organizzata da Libertà e Giustizia al forum di Assago e intitolata “Per una nuova stagione costituzionale”. Ma l’appuntamento è stato anche l’occasione per una bacchettata di Roberto Saviano, intervenuto con un videomessaggio, ai candidati alle primarie del centrosinistra sul tema delle mafie: “Mi dispiace che la lotta alla criminalità organizzata sia rimasta a margine del dibattito – ha detto lo scrittore di Gomorra - è stato un errore molto grave, avrebbe dovuto essere il grande tema delle primarie”.

Di fronte a un momento di svolta storico, guardare alla Costituzione come un mezzo per cambiare l’Italia: “Ecco il senso del nostro incontro – ha spiegato Gustavo Zagrebelsky, costituzionalista e presidente onorario di Libertà e Giustizia - rivendicare la Costituzione come strumento per la trasformazione del nostro Paese. Non si tratta di difenderla, ma di usarla per ribellarci al degrado che in questi anni abbiamo visto nella vita pubblica”. Un messaggio rivolto alla politica, prima di tutto. E articolato su più fronti. Davanti a una platea gremita, rappresentanti della cultura e della società civile italiana hanno parlato riportando alla luce temi costituzionali come la centralità del parlamento, la giustizia, il lavoro.

Sandra Bonsanti, presidente dell’associazione, ha richiamato la necessità di un ritorno della politica vera: “A un anno dalle dimissioni di Silvio Berlusconi, viviamo all’interno di una grande illusione: siamo sicuri che la politica sia tornata e che i tecnici stiano per concludere il loro ciclo?”. E poi ha lanciato un monito contro i tentativi di modificare la Costituzione: “Ci sono principi non negoziabili. Vi preparate a colpi di mano per cambiare la seconda parte della Costituzione? Noi non vi seguiremo. Pensate che il primo articolo della Costituzione sul lavoro sia un vano declamare di vecchi costituenti? Noi non vi seguiremo”. Subito dopo Umberto Eco ha richiamato l’importanza di insegnare ai giovani la Costituzione, lanciando un appello: “Diamo vita a presìdi per fare educazione alla Costituzione, magari attraverso le scuole, per dedicare almeno due giorni di discussione a ogni articolo della nostra carta”.

Sul palco si sono poi avvicendati i tre candidati alle primarie del centrosinistra in Lombardia - Umberto Ambrosoli, Alessandra Kustermann e Andrea Di Stefano – e personalità della società civile come don Virginio Colmegna, che ha richiamato all’importanza della solidarietà, e il segretario della Fiom, Maurizio Landini (“Io la Costituzione l’ho imparata con i compagni del sindacato che hanno esercitato quei diritti sui luoghi di lavoro”). Lo storico Paul Ginsborg ha parlato della crisi politica ed economica dell’Europa e Salvatore Settis, ex direttore della Normale di Pisa, è tornato sul tema dei tagli alla cultura (“da Berlusconi a Mario Monti per la cultura non è cambiato niente e tra Maria Stella Gelmini e Francesco Profumo c’è stata perfetta continuità”).

Spazio anche ai giornalisti: Roberto Natale, presidente della Federazione nazionale della stampa italiana (Fnsi) ha dedicato il suo intervento alla necessità di garantire la libertà d’informazione (“basta bavagli e conflitti d’interesse”). Lirio Abbate dell’Espresso, Gianni Barbacetto del Fatto quotidiano e Gad Lerner, che ha messo in guardia dal rischio xenofobia per il nostro paese, “la malattia culturale che desensibilizza alla Costituzione”. Una lettera di saluto è arrivata anche dal sindaco di Milano, Giuliano Pisapia (assente per un lutto in famiglia), il quale ha ricordato “quel cambiamento che Milano ha anticipato e che i movimenti come Libertà e Giustizia hanno aiutato a maturare. Noi – ha scritto il sindaco - abbiamo costruito un nuovo modello di governo che ha fatto della Costituzione uno dei suoi punti irrinunciabili”.
(24 novembre 2012)
© RIPRODUZIONE RISERVATA
http://milano.repubblica.it/cronaca/201 ... ef=HRER2-1
camillobenso
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Re: Come se ne viene fuori ?

Messaggio da camillobenso »

Sotto le macerie – 6

Il buio oltre la siepe - 1.



Mi auguro che La Repubbica, oppure LeG, ci facciano il regalo di mettere a disposizione gli interventi di ieri al Mediolanun forum di Assago.

Interventi su cui occorre riflettere prima di arrivare a toccare il punto di non ritorno assoluto.

Come è stato fatto notare ieri più volte, la Costituzione, la carta fondante di un popolo, non è stata mai completamente realizzata, ed alcune sue parti, all’inizio, sono state fortemente osteggiate e ritardate nella loro entrata in funzione.

Ora, come faceva notare Sandra Bonsanti, in una fase finale di legislatura, con tutti i problemi che abbiamo, con l’incapacità evidente di varare una legge elettorale, ovviamente oligarchica, e non certamente a favore dei cittadini ma della casta castorum, quindi fortemente antidemocratica, (ripeto qui la definizione di democrazia visibile in campo neutro:

Democrazia
Da Wikipedia, l'enciclopedia libera.

Il termine democrazia deriva dal greco δῆμος (démos): popolo e κράτος (cràtos): potere, ed etimologicamente significa

governo del popolo
.)

un gruppo di persone sta tentando di cambiare al seconda parte della Costituzione.

Fascisti e fascistoidi non mancano mai. Ci hanno accompagnato in tutti questi anni repubblicani con una serie di alti e bassi.

In periodi di crisi, ma soprattutto in presenza di uno spaventoso vuoto politico e di potere come quello che stiamo attraversando, ci stanno tentando di nuovo.

La voglia di dominare il mondo conosciuto, lo abbiamo fatto anche noi con l’impero romano, o il pianeta come ha tentato di attuare Hitler nella prima parte del secolo scorso, mentre lo hanno fatto nella seconda parte Stati Uniti e Unione sovietica, vede oggi due forze contrapposte in campo, il gruppo Bildelberg nel campo occidentale e l‘impero del Dragone in campo orientale.

Nessuna delle due forze in campo è interessata a risolvere la crisi ma di trarne il massimo profitto come sempre avviene in questi passaggi storici. La Merkel quando sostiene che la crisi non si concluderà prima di 5 anni non tiene conto di come si muove il capitalismo finanziario speculativo e il capitalismo legato agli investimenti produttivi. Inoltre, viene trascurata in modo troppo superficiale l’evoluzione iperbolica dell’automazione associata all’informatica che inevitabilmente crea disoccupazione.

L’oligarchia, il sistema di potere dominante in Italia da molti anni è una via di mezzo tra la democrazia e la dittatura. Mentre alcune forze spingono verso una dittatura soft, per il momento siamo all’interno dell’Unione europea che non ammette dittature, altre spingono verso la realizzazione della democrazia, come quelle che si sono riunite ad Assago ieri.


Questo filmato è riferito a ieri, e quando termina compaiono alcuni filmati correlati in basso del riquadro grigio scuro.

Il primo di sinistra : Zagrebelsky: “La tecnocrazia non è la democrazia” è riferito all’incontro con LeG al Teatro Smeraldo di Milano nel marzo scorso, in cui il Prof. sostiene tra l’altro :

<<……..oggi il sistema dei partiti è un po’ a balia,…il timore mio è che a un certo punto se qualcuno non si sveglia,.. noi i nostri concittadini dicono è meglio la baglia che non il bambino a baglia,… il bambino a baglia.
A quel punto la democrazia infatti perde, la tecnocrazia non è la democrazia come dicono le parole…..>>.


http://tv.ilfattoquotidiano.it/2012/11/ ... ie/212096/

Sono passati nove mesi dall’incontro di marzo e i partiti non hanno fatto nulla per cambiare. Il Pdl alla fine si è sfasciato ed è nel caos più completo in cui sembra profilarsi una scissione. Questa settimana si è registrata una mini scissione con la fuga di Pecorella, Bertolini e Straquadanio. B. dichiara di voler rifare FI, pur sapendo che si ridurrebbe ad una forza dell’8 %. Non deve stupire affatto perché il motto di B. in questo momento è stato preso a prestito da Andreotti:

“Meglio tirare a campare che tirare le quoia…

Gli interessi di B. sono sempre gli stessi, salvarsi dalla magistratura. Quindi si deve accontentare di un misero 8 % e rinunciare al potere avuto nella Seconda Repubblica pur di ammettere la sconfitta totale su quanto aveva dichiarato al momento di scendere in campo,….”Io non farò la fine di Craxi”. In questo momento le opzioni sono due, o morire all’estero come l’amico Bettino, o cercare di sfruttare l’immunità parlamentare fino a quando è possibile.

Ma non è ancora finita perché molti, ex Pdl che non lo seguiranno nella nuova FI, non sono di certo intenzionati di finire nella nuova An di La Russa e gas parri e forse, Angelino Jolie.

Questa settimana Casini ha avuto un tracollo non indifferente passando dal 5,4 % del 16 novembre al 3,7 % del 23 novembre a causa dell’entrata in campo della “Lista per l’Italia” di Montezemolo e i suoi carini che esordisce con un 4,8 % surclassando l’Udc.

Sondaggio Swg per Agorà del 23 novembre – Posizionare il cursore sul punto : 01:48:28 -- ore 09,49
http://www.agora.rai.it/dl/portali/site ... af261.html

Diventa evidente che l’Udc di monsignor Bungabunga è un bidone, una bufala, se nella sua area d’influenza il “primo venuto” come Montezemolo gli succhia elettori e lo surclassa in classifica.

Il Fli di Fini è messo male, perché oltre al dimezzamento dei consensi iniziali, ha un certo peso il giudizio fortemente negativo pronunciato dalla politologa Sofia Ventura, di area finiana.

Mentre oggi su IFQ, compare la notizia che la Napoli abbandona il Fli perché sostiene che nel suo partito ci sono personaggi collusi con le cosche. Anche nel partito dei “moderati” Order & Law il cancro della criminalità organizzata ha fatto breccia.

Il crollo dell’Udc scombussola anche i piani delle alleanze di Bersani. Non certo quelli di Gentilò e amici democristiani che intendono allearsi anche con i carini.

Altro che Unione, questo è un minestrone Democratico Cristiano di nuovo conio.

Il Sel sta giocando una partita sporca, perché non può venire a raccontare che se Bersani si alleerà con Casini, adesso anche con Montezemolo, loro usciranno fuori dall'alleanza.

In momenti bui come questo occorre estrema chiarezza prima, molto prima del voto, non tenere i piedi in dieci scarpe come sta facendo Vendola.

Le parole di D’Alema, “Casini e Vendola fanno propaganda, ma poi al dunque fanno quello che vogliamo noi..” richiedono un chiarimento urgente e definitivo.

Tutti i partiti continuano ad essere decotti, ma non intendono assolutamente rinnovarsi.

La troika ha provocato un netto disastro in Grecia e quello che desta massimo allarme è il servizio mandato in onda da Ballarò martedì scorso.

Nero Grecia
http://www.rai.tv/dl/RaiTV/programmi/me ... 3.html#p=0

Si riparte di nuovo col nazismo come negli anni ’30.

Non c’è lavoro, non ci sono soldi e a darti una mano ci sono solo quelli di Alba dorata. Davanti alla fame in molti non stanno a guardare per il sottile. Visto che Alba dorata è l’unica organizzazione che si occupa di loro, diventa facile dargli il consenso. La storia si ripete come nel novecento, prima in Italia con il fascismo e poi in Germania con il nazismo. Si comincia sempre così e non si sa dove si va a finire.

Questo perché la ex sinistra rappresentativa si preoccupa solo dei suoi posti di lavoro come fanno gli operai della Fiat.
Ultima modifica di camillobenso il 25/11/2012, 18:50, modificato 1 volta in totale.
camillobenso
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Re: Come se ne viene fuori ?

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Sotto le macerie – 7

Il buio oltre la siepe - 2




Se le primarie spaccano il Pd
di Fabio Scacciavillani

| 25 novembre 2012
Commenti (168)


La Macchina per viaggiare nel tempo è un topos dei film di fantascienza. Per gli appassionati dei fumetti sui Fantastici 5 il topos è una Macchina per perdere tempo.

Chiunque prevalesse nelle cosiddette primarie sarebbe un candidato premier di cartapesta perché il Primo Ministro lo nomina il Presidente della Repubblica e comunque bisogna vedere quale legge elettorale verrà varata (io scommetto che il risultato finale delle convulsioni presenti dipenderà proprio dal risultato del 2 dicembre).

Per di più si tratta di una competizione persino più taroccata del Campionato di Serie A: il segretario ha a disposizione tutte le risorse del partito, inclusa la valanga di finanziamenti pubblici (che dovevano andare ai terremotati, ricordate?), l’apparato stipendiato da Roma, l’Unità, il sito internet, la web Tv YouDem, la claque dei giornalisti in quota Bersani e le reti Tv pubbliche dove proliferano i mezzibusti targati Pd (tra cui spiccano alcuni ex parlamentari). Senza contare le truppe cammellate della Cgil.

Se Bersani perdesse, un Renzi o un Vendola non avrebbero alcun potere, a norma di Statuto, sulla formazione delle liste e quindi in Parlamento siederebbero individui senza affinità politica o rapporto fiduciario di sorta con il vincitore delle primarie. Baroni contrapposti a un re senza nemmeno il cavallo.

Insomma anche ammesso che un candidato diverso da Bersani salisse a Palazzo Chigi, si troverebbe ad avanzare in un delta del Mekong parlamentare persino più insidioso della palude dove affogarono miseramente i governi Prodi. Non a caso D’Alema, il maggiore azionista del Pd, con la corte dei miracoli di 1500 cacicchi locali, ha esplicitamente minacciato sfracelli se dalle urne non esce il burattino di cui lui tira i fili.

Per i telelobotomizzati esaltatisi alla pantomima di “democrazia” perché è stato loro concesso di partecipare ai ludi catodici di csx-factor twittando con lo smartphone, si annuncia la solita amara sorpresa che la realtà infligge ai mondi onirici.

Ciò non toglie che in una situazione in cui i nervi sono tesi, la pazienza non abbonda, e le ambizioni spadroneggiano la pantomima potrebbe sfuggire di mano. Una vittoria di misura, oppure brogli in salsa napoletana o palermitana, aprirebbero la strada a recriminazioni virulente. A quel punto le primarie potrebbero rompere la cerniera di interessi che tiene unita nel Pd gente dalle posizioni politiche incompatibili come Ichino e Fassina, Ignazio Marino e Rosy Bindi, Colaninno e Damiano, baciapile e mangiapreti, sindacalisti e industirali, operaisti e fighetti.

Insomma un terremoto nel Pd scatenerebbe uno tsunami sulla Seconda Repubblica. Invece di una campagna elettorale fasulla per determinare al massimo chi ha più titolo per tirare la giacchetta del Monti-bis verso gli interessi delle proprie clientele, ci sarebbe una ragionevole speranza di depurare l’aria dalle esalazioni di venti anni di marciume, azzerare il contachilometri e imboccare un sentiero impervio senza mappe, ma diverso dal solito pantano.

http://www.ilfattoquotidiano.it/2012/11 ... pd/425781/
camillobenso
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Re: Come se ne viene fuori ?

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Sotto le macerie - 8


IL FENOMENO: MIGLIAIA DI ITALIANI CHIEDONO LA RESIDENZA IN SVIZZERA

Quei 6 mila italiani in fuga a Lugano: boom
di nuove residenze degli ultimi due anni

«È per le tasse». Fenomeno recente: due anni fa lo stesso genere di richiesta era appena sopra quota 700

MILANO - Esiste anche un'emigrazione di lusso: segue percorsi brevi, non va alla ricerca di un futuro nuovo ma si muove in difesa del passato.

E preso dimensioni consistenti di recente.

L'immigrazione di lusso è quella dei 6.000 italiani che dall'inizio del 2011 a oggi hanno scelto di spostare la loro residenza a Lugano e dintorni, comunque in Canton Ticino.

Uno spostamento che mai in passato era stato tanto vistoso e che sembra originato in primo luogo dalla necessità di mettere al sicuro una ricchezza e un benessere che paiono vulnerabili al di qua del confine.

A LUGANO - Il dato dei 6.000 italiani che hanno voluto diventare svizzeri - almeno per il domicilio - è confermato dagli uffici del Consolato italiano di Lugano: seppur non alla virgola, tanti sono gli abitanti del Belpaese che negli ultimi due anni hanno chiesto l'iscrizione all'Aire, il registro degli italiani residenti all'estero.

Avendo bussato alla sede diplomatica di Lugano, è facile immaginare che la stragrande maggioranza di questi migranti abbiano stabilito la loro residenza proprio nella cittadina ticinese o negli immediati dintorni.

Per capire le dimensioni del fenomeno basta soffermarsi su alcune coordinate: nel 2010 gli italiani che avevano traslocato a nord di Chiasso erano stati poco più di 700, la popolazione di Lugano non raggiunge quota 60 mila abitanti e quella dell'intero Canton Ticino è di 330 mila.

IN SVIZZERA - La Svizzera è tradizionale approdo di italiani famosi e benestanti (la cantante Mina è l'esempio che tutti conoscono), ma da qualche tempo prendere la residenza in riva al Ceresio è diventato più facile: nel 2009 la Confederazione Elvetica ha infatti aderito al trattato di Schengen sulla libera circolazione delle persone e questo ha abbassato indubbiamente numerosi ponti levatoi.

Chi vuole trasferire qui la sua residenza deve solo presentare un contratto di affitto o il certificato di possesso di una casa ed essere in grado di dimostrare, in caso di controlli del fisco, che i suoi interessi sono effettivamente basati in Svizzera.

LE CASE - Ma proprio questi ultimi fattori determinano una sorta di selezione naturale: il Ticino è scenario di un boom immobiliare senza precedenti e un appartamento in centro a Lugano passa di mano anche a 25 mila franchi al metro quadrato.


Nonostante ciò nel 2011 le case comprate a Lugano sono state 4072 contro le 2806 dell'anno precedente. Al tirar delle somme i migranti italiani possono essere solo persone in grado di permettersi un tenore di vita elevato ma attirati da una fiscalità di favore (di poco superiore al 20%) e da una qualità della vita con pochi paragoni nell'intera Europa.

Pur mantenendo il loro domicilio a un'ora di macchina da Milano e dai suoi principali aeroporti.


LE TASSE - E se si trattasse in gran parte di residenze fittizie, solo per sfuggire all'Erario italiano? Il rischio c'è e i controlli da parte dell'Agenzia delle Entrate si fanno sempre più stringenti. Ma i costi del cambio di patria dovrebbero in teoria scoraggiare una mossa di pura facciata.

Claudio Del Frate
25 novembre 2012 (modifica il 26 novembre 2012)
© RIPRODUZIONE RISERVATA
http://milano.corriere.it/milano/notizi ... 8584.shtml

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DOPO L'ESODO DEI CAPITALI E DEL LAVORO, UN'ALTRA STRADA PER METTERE AL RIPARO I PATRIMONI

La fuga degli italiani a Lugano
Il 40% dei residenti non è svizzero. E scoppia il boom immobiliare. L'Ubs teme una bolla speculativa


Il palazzo Bsi a Lugano (foto Scarpa)
LUGANO - Ci sono numeri che raccontano molto più di quanto appare a prima vista. Prendente i dati anagrafici diffusi di recente dal municipio di Lugano. Dicono che a novembre del 2011 il 21,8% dei 57 mila abitanti della città erano cittadini italiani; e che più in generale il 40% dei luganesi non sono svizzeri. Ecco dunque uscire da quella statistica un fenomeno inedito: dopo la fuga dei capitali, dopo la fuga della manodopera, dopo le aziende italiane che vogliono traslocare in Canton Ticino, c'è anche l'esodo degli italiani in Svizzera. Chi se lo può permettere, ovviamente, perché per ottenere la residenza gli svizzeri chiedono di dimostrare un reddito stabile di almeno 250 mila euro l'anno e perché il mercato immobiliare di Lugano è oggetto negli ultimi anni di un boom che ha spinto i prezzi fino all'astronomica cifra di 20 mila franchi svizzeri al metro quadrato.

Prendere la residenza al di là del confine e investire in un immobile è dunque la nuova strada battuta dagli italiani per esportare ricchezza in maniera legale. Il fenomeno ha provocato effetti collaterali anche curiosi: è nato ad esempio un sito - si chiama isyours.com - che provvede al disbrigo di tutte le pratiche per conto degli italiani in fuga (trasferimento dei conti bancari, ricerca della casa, formalità burocratiche e via dicendo). Basta un passo del genere e - almeno per il momento - i risparmi sono al riparo anche dalle incursioni della Finanza italiana. Il legislatore elvetico, d'altro canto, si è cautelato e impedisce l'acquisto «mordi e fuggi» degli immobili a puro fine speculativo. Ma evidentemente l'italiano che passa armi e bagagli a nord di Chiasso è in cerca d'altro: un fisco meno aggressivo, una qualità dei servizi tra le migliori al mondo. Insomma una sorta di rifugio dorato a due passi dall'Italia.

Un report dell'agenzia Remax, una delle più attive nell'area della Svizzera italiana, inquadra la situazione: il valore del mercato immobiliare in Ticino è pari a circa 3,5 miliardi di franchi l'anno (circa 3 miliardi di euro), 1,7 concentrati sola a Lugano e dintorni. «Assistiamo a una escalation di acquisti da parte di italiani - prosegue la relazione - che mettono in vendita la loro casa a Como e Varese per acquistarne una nel Cantone attirati dalla maggiore sicurezza che il Paese garantisce». Un giro d'orizzonte dai quartieri alti di Lugano verso il lago basta a trovare conferma alle cifre: crisi o non crisi, la città è una selva di gru e il settore edilizio non conosce frenate. Ubs, una dei maggiori istituti di credito elvetici, getta uno sguardo sul passato per mettere in guardia su quanto potrebbe accadere a breve: un «outlook» del gigante finanziario datato gennaio 2012 sottolinea che i prezzi del mercato immobiliare sono saliti del 35% in cinque anni e sempre più denaro affluisce sul mattone svizzero. «Le attese da parte degli investitori sono troppo ottimistiche e l'assenza di prospettive positive nell'Eurozona - viene sottolineato - unite alla mancanza di valide alternative di investimento sono una miscela esplosiva».

Il pericolo paventato è l'esplosione di una bolla speculativa, sulla quale soffia anche un ultimo fattore di cui tener conto: i tassi per i mutui immobiliari restano bassi e raramente superano il 2%. Felice Cavadini, uno dei più esperti operatori del settore sulla piazza di Lugano non si stupisce della tendenza in atto: «È un orientamento che unisce due forme di investimento ritenute da sempre un rifugio ultrasicuro: il mattone e il franco svizzero. Anche chi aveva puntato in passato su mercati ritenuti convenienti, col passare degli anni ha preferito tornare qui».

Claudio Del Frate
13 febbraio 2012 | 10:10
© RIPRODUZIONE RISERVATA
http://milano.corriere.it/milano/notizi ... 1139.shtml
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