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Re: Come se ne viene fuori ?

Inviato: 02/12/2012, 23:15
da soloo42000
"Ferrero..osserva", gli altri decidono.
Grande.

soloo42000

Re: Come se ne viene fuori ?

Inviato: 03/12/2012, 8:55
da shiloh
soloo42000 ha scritto:
"Ferrero..osserva", gli altri decidono.
Grande.

soloo42000
grazie.
ogni tanto mi vengono questi slanci di ...spontaneità infantile.
;)

Re: Come se ne viene fuori ?

Inviato: 04/12/2012, 14:33
da camillobenso
Indicatori economici sotto le macerie - 1

Energetici

1) Enel, 250 milioni in più nelle bollette
per la crisi energetica che non c'è


Sulla base di un emendamento Pdl e di un decreto di Corrado Passera, i consumatori pagheranno la disponibilità dell'azienda ad attivare centrali a olio in casi straordinari. Anche se non serviranno


http://www.ilfattoquotidiano.it/2012/12 ... /434730/di Stefano Feltri

Re: Come se ne viene fuori ?

Inviato: 05/12/2012, 10:52
da mariok
NATI CORROTTI
di Redazione Cadoinpiedi.it - 5 dicembre 2012

L'Italia perde terreno nella classifica sulla corruzione. Ora è 72esima, con la Tunisia

L'Italia e la Grecia peggiorano nella classifica della corruzione pubblicata nel consueto rapporto annuale di Transparency International. I due paesi sono rispettivamente al 72/o e al 94/o posto della graduatoria mondiale, con solo 42 e 36 punti (da un massimo di 100 a un minimo di zero) e perdono rispettivamente tre e 14 posti rispetto all'anno passato. Il nostro paese ha un livello di corruzione equivalente a quello della Tunisia (41 punti), mentre la Grecia eguaglia la Colombia.

L'organizzazione responsabile dello studio nota che la corruzione colpisce ''in quei paesi piu' affetti'' dalla crisi economica e finanziaria. Meno duramente colpite dalla crisi stessa, Germania e Francia si piazzano rispettivamente 13/a e 22/a con punteggi superiori a 70. Danimarca, Finlandia e Nuova Zelanda sono i paesi piu' virtuosi e raggiungono i 90 punti. Afghanistan, Corea del Nord e Somalia occupano la 174/a e ultima posizione della classifica con soli 8 punti.

Re: Come se ne viene fuori ?

Inviato: 06/12/2012, 13:21
da camillobenso
Indicatori economici sotto le macerie - 3

Risvolti sociali della crisi


3-1) Dalla quarta pagina de Il Manifesto, in versione cartacea:

Emergenza anziani /CARLA CANTONE (SPI CGIL) DOMANI IN PIAZZA CON CISL E UIL

<<Monti deve agire in fretta: un pensionato su tre non si cura per aiutare figli e nipoti senza lavoro>>

**

Tra la fine del 2008 e l’inizio del 2009, la Germania, che deteneva nelle sue banche il numero più elevato di titoli tossici, è intervenuta massicciamente per evitare che si verificasse nuovamente una situazione come quella del ’29.

Inoltre, sapendo anche dei riflessi sull’economia produttiva è intervenuta massicciamente anche in questo settore.

Invece, nell’italietta dei bucanieri e dei suoi “”ferocissimi oppositori””, così feroci al punto di incutere paura anche ai pirati della Malesia e ai gatti di marmo, i due Bibi & Bibò della politica italiana, Silvietto & Giulietto, per non sciupare i fondi destinati alle cricche, hanno guardato i conti bancari degli italiani e si son detti:

“Ecco chi pagherà il conto della crisi”

Adesso quei soldi stanno finendo.

Anche la mucca Carolina non si può mungere all’infinito.

Re: Come se ne viene fuori ?

Inviato: 07/12/2012, 10:37
da camillobenso
Sotto le macerie – 17

Il legno marcio - 1



Anche nelle ore in cui la crisi prende risvolti drammatici, la classe politica continua imperterrita a parlare del “sesso degli angeli”.

Agorà, Omnibus, ed altri contenitori televisivi politici similari, sono la migliore cartina di tornasole per verificare il distacco abissale tra questa classe dirigente totalmente irresponsabile e una cittadinanza che avverte che il Paese è allo sbando, che non ci sono vie di fuga e che la casta persegue tenacemente la ricerca del mantenimento del proprio posto di lavoro, come un qualsiasi operaio della Fiat di Pomigliano.

Il cambiamento delle facce e il giovanilismo in questa fase si dimostra l’ennesima truffa dei partiti perpetrata nei confronti nei confronti degli elettori, soprattutto in modo particolare della anime candide, delle persone semplici, delle persone che non hanno il tempo di seguire la politica perché devono pensare a sopravvivere giorno dopo giorno, in cui si distingue in modo particolare il partito dei defunti.

Nel Paese dei gattopardi, i defunti rendono doveroso omaggio al detto italiano:

CAMBIANO I SUONATORI MA LA MUSICA E’ SEMPRE LA STESSA.

Lo abbiamo verificato questa settimana in cui i defunti hanno mandato in tv volti nuovi.

Stamani è il turno di Stumpo, che il pubblico italiano ha imparato a conoscere due domeniche fa in occasione delle primarie.

Con un candore virginale disarmante, il giovane quarantenne Nico Stumpo, responsabile dell’organizzazione del Pdd, conferma la linea dei defunti

La prossima sarà una legislatura costituente tra i “”””progressisti”””” e i “”””moderati””””.

Gli sviluppi delle ultime ore della politica italiana e quanto visto ed ascoltato ieri sera a Servizio pubblico impongono ben altro.

A poco più di un anno dall’incarico al primo salvatore della Patria la situazione interna è fortemente peggiorata e potrebbe esplodere da un momento all’altro.

Nostra signora l’idiozia, regna sovrana in queste ore sullo stivale, che avendo già tutti e due i piedi all’interno di una situazione greca, spinge ora dopo ora il Paese a gran forza verso questa direzione.

Il Pdd, che in questi giorni ha assunto il ruolo di partito di maggioranza relativa porta con se intatti tutti gli spezzoni del legno marcio che hanno fatto crollare la casa un anno fa in concorso con il partito del caimano, e di quello di monsignore con cespugli al seguito e ha la malsana pretesa di edificare la nuova casa, con i legni marci non solo della Seconda Repubblica ma anche con quelli della Prima Repubblica.

Gli italiani, noti per la loro scarsa memoria si sono dimenticati che il numero uno del trasformismo sulla piazza, monsignor Casini, era il portaborse di quel Forlani che ha contribuito fortemente a fare crollare la Democrazia cristiana e il Paese nei vent’ anni che hanno preceduto Mani pulite.

Perché sia ancora in circolazione ora è un mistero, e perché ci si voglia alleare il Pdd è il segnale di affondamento del Titanic Italia. Altro che legislatura costituente.

Continua in :
Sotto le macerie – 18

Il legno marcio - 2

Re: Come se ne viene fuori ?

Inviato: 07/12/2012, 12:18
da Maucat
Non posso dimenticare il giovane Casini... viste con i miei occhi le valigette piene di soldi che venivano versati sui libretti al portatore... "mi raccomando 19.000.000 £ al giorno se no c'è la segnalazione..."

Re: Come se ne viene fuori ?

Inviato: 07/12/2012, 13:51
da shiloh
Maucat ha scritto:Non posso dimenticare il giovane Casini... viste con i miei occhi le valigette piene di soldi che venivano versati sui libretti al portatore... "mi raccomando 19.000.000 £ al giorno se no c'è la segnalazione..."

:shock: :? :( :? :shock:

Re: Come se ne viene fuori ?

Inviato: 07/12/2012, 15:08
da camillobenso
Indicatori economici sotto le macerie - 3

Risvolti sociali della crisi



3-1) Dalla quarta pagina de Il Manifesto, in versione cartacea di ieri:

Emergenza anziani /CARLA CANTONE (SPI CGIL) DOMANI IN PIAZZA CON CISL E UIL

<<Monti deve agire in fretta: un pensionato su tre non si cura per aiutare figli e nipoti senza lavoro>>

**

Tra la fine del 2008 e l’inizio del 2009, la Germania, che deteneva nelle sue banche il numero più elevato di titoli tossici, è intervenuta massicciamente per evitare che si verificasse nuovamente una situazione come quella del ’29.

Inoltre, sapendo anche dei riflessi sull’economia produttiva è intervenuta massicciamente anche in questo settore.

Invece, nell’italietta dei bucanieri e dei suoi “”ferocissimi oppositori””, così feroci al punto di incutere paura anche ai pirati della Malesia e ai gatti di marmo, i due Bibi & Bibò della politica italiana, Silvietto & Giulietto, per non sciupare i fondi destinati alle cricche, hanno guardato i conti bancari degli italiani e si son detti:

“Ecco chi pagherà il conto della crisi”

Adesso quei soldi stanno finendo.

Anche la mucca Carolina non si può mungere all’infinito.

**

3-2) IERI

POLITICA
05/11/2011 - LA CRISI /IL MONITORAGGIO
Berlusconi: "Crisi da noi?
Ma se i ristoranti sono pieni"


Il premier: «Siamo un Paese benestante, è tutta colpa del cambio lira-euro»
http://www.lastampa.it/2011/11/05/itali ... agina.html


OGGI

Per sopravvivere gli italiani
vendono gioielli di famiglia


Pubblicato da: Redazione il 07 dicembre 2012 alle 10:49

Italiani “oltre la sopravvivenza”: per contrastare la crisi hanno venduto i ‘gioielli’ di famiglia, oro, mobili e opere d’arte, hanno eliminato sprechi ed eccessi nei consumi, mentre i redditi sono tornati indietro di vent’anni.

E’ quanto emerge dal quarantaseiesimo rapporto annuale del Censis sulla situazione sociale del Paese. «Negli anni ’90 il reddito medio pro-capite delle famiglie – si legge nello studio - è aumentato, passando da circa 17.500 a 18.500 euro, si è mantenuto stabile nella prima metà degli anni 2000, ma a partire dal 2007 è sceso ai livelli del 1993: -0,6% in termini reali tra il 1993 e il 2011».

Inoltre secondo il Censis, come ultima difesa di fronte al persistere della crisi, «2,5 milioni di famiglie hanno venduto oro o altri oggetti preziosi negli ultimi due anni, 300mila famiglie mobili e opere d’arte, l’85% ha eliminato sprechi ed eccessi nei consumi, il 73% va a caccia di offerte e alimenti poco costosi».

Sono dati che configurano, nella definizione del Censis, un vero e proprio «smottamento del ceto medio».

«Il reddito medio degli italiani si riduce a causa del difficile passaggio dell’economia, ma anche per effetto dei profondi mutamenti della nostra struttura sociale, che hanno affievolito la proverbiale capacita’ delle famiglie di produrre reddito e accumulare ricchezza», spiega l’analisi.

A fronte di un simile calo dei redditi, se negli ultimi vent’anni la ricchezza netta delle famiglie è aumentata del 65,4%, spiega il Censis, è grazie soprattutto all’aumento del valore degli immobili posseduti (+79,2%), laddove, invece, nel corso degli ultimi dieci anni la ricchezza finanziaria netta è passata invece da 26.000 a 15.600 euro a famiglia, con una riduzione del 40,5%.

La quota di famiglie con una ricchezza netta superiore a 500.000 euro, si legge ancora nel rapporto, e’ praticamente raddoppiata, passando dal 6% al 12,5%, mentre la ricchezza del ceto medio (cioè le famiglie con un patrimonio, tra immobili e beni mobili, compreso tra 50.000 e 500.000 euro) e’ diminuita dal 66,4% al 48,3%.

E c’è stato uno slittamento della ricchezza verso le componenti più anziane della popolazione. Se nel 1991 i nuclei con capofamiglia di eta’ inferiore a 35 anni detenevano il 17,1% della ricchezza totale delle famiglie, nel 2010 la loro quota e’ scesa al 5,2%.(AGI) – Roma, 7 dic. – Questa erosione del reddito del ceto medio ha avuto tra le conseguenze piu’ evidenti un cambiamento delle abitudini di consumo e delle condotte economiche degli italiani. Con sempre maggiore frequenza si «mette in circuito» il patrimonio immobiliare affittando alloggi non utilizzati o inventandosi piccoli operatori alberghieri trasformando in bed & breakfast un appartamento o una parte della propria casa, un fenomeno che nelle citta’ con piu’ di 250mila abitanti riguarda il 2,5% delle famiglie. Sono invece 2,7 milioni gli italiani che coltivano ortaggi e verdura da consumare ogni giorno, 11 milioni quelli che preparano in casa pane, conserve e gelati. Diminuisce poi del 62,8% l’uso di auto e scooter (per non parlare degli acquisti di auto calati del 25% tra gennaio e settembre rispetto all’anno scorso) in favore della piu’ ecologica, ma soprattutto economica, bicicletta. Nell’ultimo biennio, afferma lo studio, sono state vendute in Italia 3,5 milioni di biciclette. Un boom dettato dalla necessita’, non da una moda.

Un altro segnale preoccupante è costituito dalla caduta libera del numero di mutui concessi, che nel quadriennio 2008-2011 e’ sceso del 20%. Nel primo semestre del 2012 la domanda di mutui ha fatto registrare un’ulteriore contrazione del 44% rispetto allo stesso periodo del 2011″.

Sulle responsabilità della crisi economica che da qualche anno ha investito il nostro Paese, rendendo sempre più concreta la «paura di non farcela», quasi la metà degli italiani ha pochi dubbi: dipende anzitutto dal degrado morale della politica e dal dilagare della corruzione.

Almeno il 43,1% degli italiani, stando al Censis, condivide questo pensiero. Il 26,6%, invece, attribuisce la colpa al debito pubblico legato a sprechi e clientele mentre un 26,4% chiama in causa l’evasione fiscale. Al quinto posto di questa classifica di fattori determinanti, c’e’ un 18% di italiani che punta il dito contro la politica europea e l’euro mentre il 13,7% se la prende con le speculazioni e i comportamenti delle banche di casa nostra. In questo momento di chiara difficolta’, il sentimento che accomuna il 52,3% dei cittadini e’ la rabbia, legata alla consapevolezza che la situazione drammatica di questi mesi imponga interventi drastici e fortemente penalizzanti per ampie quote di popolazione, soprattutto alla luce degli errori gravi che sono stati commessi nel passato.
Seguono poi la paura (21,4%), la voglia di reagire (20,1%) e il senso di frustrazione (11,8%). Un 10,6%, pero’, si dice fiducioso che la realta’ possa cambiare in meglio.

http://pubblicogiornale.it/attualita/it ... to-censis/

3-3) Tg3 – ore 19,00 – 7 dicembre 2012 - Sant’Ambrogio

Gli italiani, sono tornati a farsi il pane in casa come vent’anni fa. Strano che i direttore Bianca Berlinguer non ci abbia messo il naso. Vent’anni fa come fino a tre anni fa, il pane veniva buttato nella spazzatura regolarmente a sacchettate di plastica. La mia generazione e quelle che mi precedevano hanno sempre ritenuto un “crimine” gettare il pane nella spazzatura. Si cercava di impiegarlo in mille modi.

Mia nonna e mio zio durante, durante la seconda guerra mondiale sono stati male 2 giorni per “indigestione da pane”. Ai tempi il pane veniva distribuito con la tessera. Un giorno la prestinaia si è dimenticata di segnalare il prelievo sulla tessera, e la fame era così tanta che qualche ora dopo si era ripresentato mio zio per un secondo giro.

Ma una seconda razione di pane razionato ai tempi corrispondeva ad una indigestione.

Da qui nasceva la sacralità del pane e del cibo che non deve essere buttato via.

Un forte contrasto perché da sempre nel mondo muoiono senza soluzione di continuità bambini per mancanza di cibo.


**

3-4) Censis, boom dei compro oro: “Oltre 2 milioni di persone hanno venduto gioielli”
Giunto alla 46ª edizione, il rapporto fa emergere l’analisi e l’interpretazione dei più significativi fenomeni socio-economici del Paese. Settori analizzati: la formazione, il lavoro, il welfare e la sanità, il territorio e le reti, i soggetti e i processi economici, i media e la comunicazione, il governo pubblico, la sicurezza e la cittadinanza

di Cosimo Rossi | 7 dicembre 2012Commenti (67)


Sono 2,5 milioni le famiglie che hanno venduto oro o altri oggetti preziosi negli ultimi due anni, 300.000 famiglie quelle che hanno venduto invece mobili e opere d’arte. L’85% ha eliminato sprechi ed eccessi nei consumi, il 73% va a caccia di offerte e alimenti poco costosi. Queste sono solo alcune delle difese strenue degli italiani di fronte alla persistenza della crisi; a cominciare dalla messa in circuito del patrimonio immobiliare posseduto, affittando alloggi non utilizzati o trasformando il proprio in un piccolo bed&breakfast (nelle grandi città, con oltre 250.000 abitanti, il fenomeno riguarda il 2,5% delle famiglie). E ancora: sono 2,7 milioni gli italiani che coltivano ortaggi e verdura da consumare ogni giorno, 11 milioni si preparano regolarmente cibi in casa, come pane, conserve, gelati. Anche nei consumi si registra una discontinuità rispetto al passato; il 62,8% degli italiani ha ridotto gli spostamenti in auto e scooter per risparmiare sulla benzina, nel periodo gennaio-settembre 2012 il mercato dell’auto registra il 25% di immatricolazioni in meno rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente, e c’è un boom delle biciclette: più di 3,5 milioni di due ruote vendute in un biennio.

E’ quanto emerge dal 46esimo rapporto annuale del Censis sulla situazione sociale del paese presentato oggi nella sede romana del Cnel dal direttore Giuseppe Roma e il presidente Giuseppe De Rita.

Secondo il Censis gli italiani hanno affrontato una crisi definita “perfida” come quella iniziata lo scorso anno facendo leva su tre grandi spinte di sopravvivenza. La prima è stata il fare perno sulla “restanza” del passato, per riprendere e valorizzare ciò che resta di funzionante del nostro tradizionale modello di sviluppo: il valore dell’impegno personale, la funzione suppletiva della famiglia rispetto ai buchi della copertura del welfare pubblico, la centratura sulla prossimità nella quale si sviluppano le relazioni cruciali, la solidarietà diffusa e l’associazionismo, la valorizzazione del territorio come dimensione strategica di competitività del sistema.

La seconda spinta è stata la crescente “valorizzazione della differenza” e la voglia di personalizzazione: esempi ne sono il politeismo alimentare, con combinazioni soggettive di cibi e anche di luoghi ove acquistarli, senza tabù, neutralizzando ogni passata ortodossia alimentare; la moltiplicazione dei format di vendita, con la forte crescita degli acquisti online, la diffusione di siti web con offerte low cost e di gruppi di acquisto solidale; la personalizzazione dell’impiego dei media, sia per la fruizione dei contenuti di intrattenimento, sia per l’accesso alle fonti di informazione, secondo palinsesti multimediali “fai da te”, autogestiti, svincolati dalla rigida programmazione delle grandi emittenti; la miniaturizzazione dei dispositivi tecnologici, la proliferazione delle connessioni mobili, l’esplosione dei social network, grazie ai quali diventano centrali la trascrizione virtuale e la condivisione telematica delle biografie personali.

La terza spinta è stata data dai processi di “riposizionamento”: esempi ne sono il riorientamento dei giovani verso percorsi di formazione tecnico-professionale dalle prospettive di inserimento lavorativo più certe, la rinnovata vitalità di pezzi del tessuto produttivo (le cooperative, le imprese femminili, il settore Ict e le applicazioni Internet, le start-up nell’alta tecnologia e le green technologies), l’espansione della distribuzione organizzata e delle attività di commercio via web, l’aumento delle quote di mercato dell’Italia nelle aree emergenti del mondo grazie a specializzazioni produttive diverse dal tradizionale made in Italy, il cambiamento del modello di internazionalizzazione grazie a un di più di strategia che si è tradotto in un aumento degli investimenti in partecipazioni all’estero.

Cambia il consumo anche grazie alle nuove tecnologie.

Il 14,9% degli italiani è iscritto a gruppi di acquisto online che offrono beni e servizi a basso costo. E nelle decisioni di spesa alimentare il 42% considera molto importanti le informazioni sulla provenienza dei prodotti, collocandole al primo posto tra i fattori che orientano la decisione di acquisto. Il responsabile familiare degli acquisti è soprattutto donna (66,5%), uomo nel 43,9% dei casi al Nord-Est. La casa-patrimonio resta assolutamente maggioritaria nelle scelte degli italiani, ma le necessità contingenti stanno rivalutando l’affitto. Nel 2011 la quota di famiglie in locazione ha raggiunto il 21% e nelle aree metropolitane la percentuale sfiora il 30%. Nel trasporto privato si sta diffondendo la logica del noleggio e del car sharing. Diminuisce la quota di famiglie che hanno più di un’automobile (dal 33,4% al 32,1% tra il 2010 e il 2011), il fatturato dell’industria del noleggio si attesta sui 5 miliardi di euro (+2,2% tra il 2010 e il 2011) e il numero degli addetti è in crescita (+3,2% nel periodo 2010-2011 e +3,3% nel primo trimestre del 2012 rispetto al primo trimestre del 2011).

Nuove ambizioni nelle scelte di studio e di lavoro.

Col prolungarsi della crisi e dei suoi effetti sull’occupazione e sul benessere delle famiglie, cominciano a emergere segnali di riposizionamento dei giovani rispetto alle scelte di studio e di lavoro. Nel corrente anno scolastico è aumentato dell’1,9% rispetto all’anno precedente il peso delle preiscrizioni agli istituti tecnici e professionali. Le immatricolazioni all’università sono diminuite del 6,3% e i dati provvisori relativi al 2011-2012 segnano un’ulteriore contrazione del 3%. La crisi ha evidenziato come la laurea non costituisca più un valido scudo contro la disoccupazione giovanile, né garantisca migliori condizioni di occupabilità e remuneratività rispetto ai diplomati. I giovani si indirizzano allora verso percorsi di inserimento lavorativo meno aleatori, dai contorni professionali più certi: tra il 2007 e il 2010 i corsi di laurea di tipo umanistico-sociale (i gruppi letterario, insegnamento, linguistico, politico-sociale, psicologico) subiscono nell’insieme una riduzione del loro peso percentuale sul totale delle immatricolazione di più del 3% (passano dal 33% al 29,9% del totale), mentre i percorsi a valenza tecnico-scientifica (i gruppi agrario, chimico-farmaceutico, geobiologico, ingegneria, scientifico) registrano un +2,7% (la loro quota passa dal 26% al 28,7%). I giovani che hanno deciso di completare la loro formazione superiore all’estero sono aumentati del 42,6% tra il 2007 e il 2010. Con un significativo sacrificio delle famiglie: nell’ultimo anno il 30,3% ha sostenuto costi aggiuntivi scolastici, il 21,5% per un figlio senza lavoro, il 16,1% per un figlio che frequenta una università italiana e il 5,6% per una università straniera.

La riorganizzazione all’estero del sistema d’impresa

Il manifatturiero ha subito un restringimento della base produttiva: il 4,7% di imprese in meno tra il 2009 e oggi. Il saldo tra iscritte e cancellate è stato pari a -30.023. Emerge però un processo di riposizionamento in corso. I flussi dell’export italiano sono parzialmente cambiati, orientandosi verso le economie emergenti: tra il 2007 e oggi la quota di esportazioni verso l’Unione europea si è ridotta dal 61% al 56%, mentre quella verso le principali aree emergenti è aumentata dal 21% al 27%. Attualmente la Cina assorbe il 2,7% delle nostre esportazioni, la Russia il 2,5% e i Paesi dell’Africa settentrionale il 2,9%. Negli scambi con l’estero è diminuito il peso del made in Italy (tessile, abbigliamento-moda, alimentari, mobile-arredo), ma è aumentata la penetrazione di altre specializzazioni manifatturiere, come la metallurgia, la chimica e la farmaceutica. Si è ridimensionato il numero delle imprese esportatrici (dal picco massimo di 206.800 unità nel 2006 si è passati a 205.302 nel 2011), ma aumentano gli investimenti in partecipazioni all’estero, che superano oggi le 27.000 unità (nel 2005 si era a quota 21.740). Dal 2008 a oggi le strutture commerciali che hanno chiuso sono state più di 446.000, a fronte di poco più di 319.000 nuove aperture. Nella prima metà del 2012 il saldo resta negativo (-24.390 imprese). Ma altri segmenti produttivi registrano segnali di crescita: prosegue l’espansione delle strutture della distribuzione organizzata (dalle 17.804 del 2009 alle 18.978 del 2011) e degli operatori del commercio via web, tv e a distanza (passati da 29.163 a 32.718).

La logica biomediatica spinge l’industria digitale

Siamo entrati nell’era biomediatica, in cui la miniaturizzazione dei dispositivi hardware e la proliferazione delle connessioni mobili ampliano le funzioni, potenziano le facoltà, facilitano l’espressione e le relazioni delle persone. L’utenza del web in Italia è aumentata di 9 punti percentuali nell’ultimo anno, portando il tasso di penetrazione al 62,1% della popolazione nel 2012 (era il 27,8% solo dieci anni fa, nel 2002). Gli smartphone di ultima generazione sempre connessi in rete arrivano al 27,7% di utenza (e la percentuale sale al 54,8% tra i giovani), con un incremento del 10% in un anno. Quasi la metà della popolazione (il 47,4%, percentuale che sale al 62,9% tra i diplomati e i laureati) utilizza almeno un social network. E le applicazioni del web permeano ormai ogni aspetto della nostra vita quotidiana: si usano per trovare una strada (lo fa con il pc o lo smartphone il 37,6% delle persone con accesso alla rete, una quota che sale al 55,2% tra i più istruiti), l’home banking (rispettivamente, il 25,6% e il 41,2%), fare acquisti (rispettivamente, il 19,3% e il 28,1%), prenotare viaggi (15,9% e 26,2%), cercare lavoro (11,8% e 18,4%), sbrigare pratiche con uffici (9,6% e 14,1%), prenotare una visita medica (6,6% e 8,5%). La spesa per il traffico dati con telefoni cellulari continua a crescere, fino a poco meno di 5 miliardi di euro nel 2011 (+8,9% rispetto all’anno precedente), superando così la soglia del 50% rispetto agli introiti da servizi di fonia vocale (l’incidenza era del 25% solo nel 2005). Nel primo trimestre del 2012 i terminali smartphone e tablet in circolazione erano 39,4 milioni, a metà anno le schede sim utilizzate per il traffico dati hanno sfiorato la cifra record di 21 milioni, con un volume di traffico dati sulla banda larga mobile che ha compiuto un balzo del 36,5% rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente.

L’immobiliare in crisi riparte dalla domanda abitativa

A fine anno le transazioni immobiliari si attesteranno sulle 485.000 unità, tornando così ai valori precedenti a quelli del ciclo espansivo, che arrivò nel 2006 a registrare il picco di 870.000 compravendite. Nel periodo 2008-2011 il numero di mutui per l’acquisto di abitazioni è diminuito di oltre il 20% rispetto al quadriennio 2004-2007. Nel primo semestre del 2012 la domanda di mutui ha fatto registrare un’ulteriore contrazione del 44% rispetto allo stesso periodo del 2011. Sono però 907.000 le famiglie intenzionate a comprare casa nel 2012: erano 1,4 milioni nel 2001, sono poi scese a circa 1 milione nel 2007 e il consuntivo per il 2011 è stato di 925.000. Nel 2011 le famiglie che sono riuscite a realizzare l’acquisto sono state il 65,2%, ma quest’anno scenderanno al 53,5% (il 45,7% nei comuni capoluogo). Gli acquirenti sono in prevalenza già proprietari (8 su 10), per due terzi sono famiglie con due percettori di reddito, per il 61% appartenenti al ceto medio, per il 26% collocati nella fascia di reddito alta, per il 13% con reddito medio.

http://www.ilfattoquotidiano.it/2012/12 ... le/438932/


3-5) Tempi di crisi prolungata e torna puntualmente il mestiere più vecchio del mondo. Il fenomeno è più diffuso di quello che si crede, perché la mancanza improvvisa di denaro in uno standard di vita imposto da molti generatori, obbliga dalle giovanissime a quelle più anziane ad adattarsi a questo "tipo di lavoro".


"Io, casalinga e prostituta"
Come me tante altre, colpa della crisi

"Francesca" racconta: "Incontro i clienti dopo la spesa. Anche cento euro alla volta, fino a settemila al mese. Così pago mutuo e bollette. Mio marito non sa nulla". In quell'apparatamento anche molti politici
di GIUSEPPE CAPORALE

PESCARA - Insieme ad altre donne casalinghe e disoccupate come lei, aveva affittato un appartamento. Uno qualunque, camere anonime e normalissime per prostituirsi di nascosto. Dalla famiglia, dal marito, dai figli. E guadagnare tanti soldi, subito.

Quando i carabinieri, due giorni fa, hanno fatto irruzione in quelle stanze e l'hanno trovata con un cliente, lei è scoppiata in lacrime e ha chiesto disperatamente "riservatezza".

È in questo modo - ha messo a verbale - che paga il mutuo di casa, le rate della macchina e tutte le altre bollette che arrivano alla sua famiglia. "Noi siamo abituati a un tenore di vita molto alto. E le assicuro che non è facile, adesso con la crisi, tornare indietro. Poi, sono sempre stata una bella donna...".

Il suo nome d'arte è "Francesca", quarantenne, e di professione per molto tempo ha fatto l'estetista. Il suo negozio ha chiuso per difficoltà economiche e suo marito è un imprenditore. Le sue foto ("ma solo di alcune parti del mio corpo... il volto è oscurato") sono su Internet con tanto di numero di cellulare. Quel numero di telefono però per la sua famiglia non esiste.

Fuori dalla caserma dei carabinieri di Montesilvano - cittadina rivierasca a pochi chilometri da Pescara - appena dopo il suo interrogatorio, "Francesca", quasi si confonde tra la folla per il suo abbigliamento dimesso, i capelli raccolti e un volto senza un filo di trucco. E, superato lo spavento per il blitz dell'arma, accetta di raccontare la sua storia di casalinga e prostituta.

Signora, suo marito non sa niente? Nemmeno del blitz dei carabinieri?
"Per lui io sono una casalinga che fa qualche consulenza nel settore dell'estetica. Non immagina nulla. Le assicuro che non sa nulla".

Com'è possibile?
"Questo lavoro l'ho sempre fatto di nascosto. I clienti mi trovano su Internet, vedono le foto e poi mi chiamano a un cellulare che la mia famiglia certo non conosce. Di solito fisso gli appuntamenti all'ora di pranzo. Così la mattina e la sera sono sempre a casa".

Quanto guadagna al giorno?
"Non ho più di due appuntamenti, e spesso capitano tra un pranzo da mia madre e un caffè con una amica. Se devo dire la verità, prendo di solito cento euro a cliente, arrivo anche a settemila euro al mese".

Quando ha iniziato a prostituirsi?
"Un anno e mezzo fa. Mio marito era disperato per delle ingiunzioni di pagamento. Ho dovuto lasciare la mia attività ed ero piena di debiti. Avevamo tante spese...".

Basta la crisi per diventare una prostituta?
"Guardi che io sono andata anche da uno psicologo, all'inizio. Mi ha aiutato a capire che io non sono Francesca... Quello è solo il mio lavoro. E guardi che sono solo una delle tante. Le potrei raccontare decine di altre storie di donne che conosco, con mariti operai in cassa integrazione che si prostituiscono anche per 30 euro. Qui a Pescara c'è un fruttivendolo che è un maniaco sessuale. Lavora al mercato e appena entra in confidenza con qualche casalinga con problemi economici le propone di prostituirsi. Le alletta con i soldi, promette guadagni facili per cinque minuti appena e tante donne hanno cominciato per colpa sua".

Non poteva trovare altre soluzioni per i guai economici?
"Qualche giorno fa un cliente vedendomi piangere mi ha detto: preferiresti fare la badante? Pulire il sedere ai vecchi? Io non sono adatta. Certo, ho iniziato come accompagnatrice e ora, pensi... gli uomini mi cercano soprattutto per fare la dominatrice... È diventata la mia specialità. Quasi non li tocco. Li devo solo frustare. Sfrutto le perversioni di uomini ricchi e potenti".

Anche di politici?
"Politici, imprenditori, calciatori. Il cliente che è stato sorpreso con me nell'appartamento ha detto ai carabinieri di stare attenti, perché lui è un uomo importante, che ha conoscenze... È un alto funzionario dello Stato. In casa comunque c'era un codice per garantire riservatezza: quando la luce del corridoio era accesa, le altre sapevano che c'era un cliente e loro dovevano restare chiuse in camera".

In una città così piccola non teme di incontrare i suoi clienti per strada?
"Mi capita di incontrarli al supermercato quando faccio la spesa. Se sono soli mi salutano o altrimenti raccontano alle mogli che sono una lontana conoscente. Lei guardandomi può dire che ho l'aria di essere una prostituta?".
(08 dicembre 2012) © RIPRODUZIONE RISERVATA

http://www.repubblica.it/cronaca/2012/1 ... ef=HREC1-3

Re: Come se ne viene fuori ?

Inviato: 11/12/2012, 7:42
da Amadeus
ROMA - Il decreto sul riordino delle Province non sara' convertito: e' quanto e' stato deciso all'unanimita' dai partecipanti ai lavori della Commissione Affari Costituzionali del Senato, conclusasi pochi minuti fa, alla presenza tra gli altri di ministri Filippo Patroni Griffi e Piero Giarda.

Nella giornata di domani verra' in ogni caso convocata una riunione dei capigruppo presso il Senato per esaminare le possibili vie di uscita, ma secondo i senatori che questa sera hanno preso parte alla riunione in Commissione Affari Costituzionali, sono poche le possibilita' di poter convertire il provvedimento a causa del numero eccessivo dei sub-emendamenti pari in tutto a 140.
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e figurati se sx o dx andranno a toccare certi serbatoi di clientela....