Grillo è un COMICO ...certo! Ma... gli ALTRI?

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camillobenso
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Re: Grillo è un COMICO ...certo! Ma... gli ALTRI?

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Renzi e Grillo, la sfida su Twitter: #sidicesole… no, #sidiceP2
Botta, risposta e contro attacco tra il premier e il leader del Movimento 5 stelle. Il duello a colpi di messaggi sul social network in breve diventa l'argomento più seguito della Rete

di Vincenzo Russo | 25 luglio 2014


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Una giornata scandita a colpi di hashtag quella tra Beppe Grillo e Matteo Renzi e dei loro rispettivi supporter. E così, al #sidicesole lanciato dal presidente del Consiglio e rilanciato dalla Pd community di Francesco Nicodemo, arriva la risposta dal blog del leader M5S: #sidicep2. L’hashtag è accompagnato da una foto dei Blues Brothers con i volti del premier e Silvio Berlusconi.

Dati topsy
I dati parlano finora (ore 19.30 di oggi) di oltre 2.500 mentions per #sidicesole e di scarse 1.000 mentions per #sidicep2. Il tweet con il più alto reach (più visualizzato) è proprio il tweet di Grillo di risposta.


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Beppe Grillo ✔ @beppe_grillo
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#Sidicesole? No, #sidiceP2
4:56 PM - 25 Lug 2014


Ieri i comunicati stampa, oggi la sfida su Twitter
La giornata: stamattina Beppe Grillo posta sul suo blog un pezzo con pesanti accuse. “Persino Mussolini aveva avuto più pudore di loro” (Renzi, Napolitano & Berlusconi) scrive il leader del Movimento 5 stelle, secondo cui sul Senato è “un colpo di Stato”. Renzi probabilmente non è riuscito a trattenersi e twitta: “Colpo di Stato? Forse volevi dire Colpo di Sole”.

#sidicesole inizia a imporsi su Twitter, rilanciato come dicevamo da Nonfup (che però twitta anche un ‘levateglie twitter’ riferito al premier), Nicodemo e Pd community al seguito.

nomfup @nomfup
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Ok, ok, ora levategli Twitter, per favore #cosedilavoro
12:57 PM - 25 Lug 2014


#Sidicesole finisce in trends Italia, ma Grillo lancia nel tardo pomeriggio #SidiceP2. Vedremo nelle prossime ore chi avrà vinto la battaglia dei tweet.
camillobenso
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Re: Grillo è un COMICO ...certo! Ma... gli ALTRI?

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La vox populi:


Vincenzo Giancristofaro • 7 minuti fa
Questo de.....nte deve governare l'Italia, certo che gli italiani lo hanno veramente preso un "colpo di sole"..è ora che le elezioni in questo Paese si facciano sempre in inverno, visti i nefasti risultati che i cittadini devono sopportare sulla loro pelle!
Ve lo suggerisco io il nuovo hastag: Via Matteo Renzi, cavallo di Troia di Berlusconi!
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Marco Bechini • 23 minuti fa
Io un presidente del consiglio cosi ridicolo, bugiardo, fanfarone e arrogante non lo voglio! BASTA P2!
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andromedasempreluuiiiiiii • 37 minuti fa
attenti a quei due! (berlusconi verdini)
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ottavopianeta • 44 minuti fa
Che un Comico provochi un Presidente del Consiglio ci sta, ma che il Presidente del Consiglio si dimostri di cotanta pochezza non ci sta affatto...

Renzi è veramente mediocre (per fargli un complimento)...
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paolo11
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Re: Grillo è un COMICO ...certo! Ma... gli ALTRI?

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https://www.youtube.com/watch?v=wSo4Bm3 ... ploademail
Decreto Cultura eTurismo, l'intervento di Enza Blundo (M5S)
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Paolo11
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Re: Grillo è un COMICO ...certo! Ma... gli ALTRI?

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https://www.youtube.com/watch?v=0XeA2Gp ... ploademail
Decreto Cultura eTurismo, l'intervento di Alberto Airola (M5S
Ciao
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Re: Grillo è un COMICO ...certo! Ma... gli ALTRI?

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http://www.beppegrillo.it/la_cosa/2014/ ... -incontro/
M5S e PD – Secondo Incontro
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https://www.youtube.com/watch?v=DhCGa9J ... ploademail
Anatocismo Bancario, Vittoria M5S!
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https://www.youtube.com/watch?v=NI9wLeN ... ploademail
Il "canguro" arriva in Senato. Prove tecniche di dittatura
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camillobenso
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Re: Grillo è un COMICO ...certo! Ma... gli ALTRI?

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https://www.youtube.com/watch?v=NldPFVKYmiw



Piovono Rane
di Alessandro Gilioli
01 ago


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La Diaspora: la classe operaia va in Movimento


Si conclude oggi la pubblicazione “vacanziera” di stralci da La Diaspora. Dov’è finita la sinistra italiana”. Questo brano è tratto dal capitolo 9, “Rivoluzionari tra le stelle

L’onorevole Davide Tripiedi, classe 1984, è nato a Desio ed è un operaio idraulico: fino al 2013 faceva impianti e sanitari nelle aziende e nelle case della Brianza. Ultima busta paga: 1.180 euro. Il padre è un ex operaio anche lui, alla Cooperativa Posatori e Selciatori di Milano; la madre infermiera all’ospedale San Gerardo di Monza; il fratello sindacalista alla Fillea Cgil. Tripiedi ha iniziato a lavorare subito dopo la terza media, come apprendista, nella stessa piccola azienda dove poi è stato assunto. «Non ho mai fatto attività politica, prima del Movimento, ma votavo Pd», racconta. «Oh: perfino alle primarie sono andato», aggiunge ridendo, come se rivelasse un buffo errore di gioventù.

«Dei Cinque stelle mi ha parlato per la prima volta un amico, raccontandomi i problemi del nostro comune: le possibili infiltrazioni mafiose, la questione dell’inceneritore, la pedemontana. Così ho iniziato ad avvicinarmi: riunioni, INCONTRI, iniziative sul territorio. Nel 2010 mi sono candidato al comune con la lista civica Beppegrillo.it: ho preso 19 preferenze. L’anno dopo a Desio si è rivotato e ne ho presi 99, ma sempre senza essere eletto. Ho continuato a lavorare con il meet-up, a battermi con gli altri contro lo svincolo della pedemontana, per la difesa del suolo, per la partecipazione dei cittadini, con il comitato per i Beni Comuni di Monza e Brianza, fino ai referendum per l’acqua pubblica: ero tra quelli che raccoglievano firme ai banchetti». E poi? «Poi Beppe Grillo ha scritto sul blog che chiunque avesse le carte in regola poteva proporre la sua candidatura al Parlamento. Io ce le avevo, ma ho aspettato fino all’ultimo giorno utile. Ero incerto, avevo paura. Mi chiedevo: ma davvero un semplice idraulico può pensare di fare il parlamentare? Credevo che questo fosse un mondo riservato agli intellettuali. Mi ha convinto mio padre, alla fine». Quinto arrivato alle Parlamentarie del M5S con un centinaio di voti, Tripiedi viene quindi eletto alla Camera, collegio Lombardia 1: «Quando sono andato a Montecitorio per la prima volta, sono scoppiato a piangere. Ho pensato: ma allora è possibile che grazie al Movimento una persona comune arrivi qui dentro! Gente che fino al giorno prima stava nel mondo reale, quello in cui si fatica ad andare avanti, all’improvviso entrava in Parlamento. Mi sembrava un miracolo».


L’onorevole-operaio Tripiedi, aldilà di ogni autodefinizione, sembra una persona limpidamente di sinistra: e non perché nel 2002, a 16 anni, era in piazza con il papà nella manifestazione dei tre milioni al Circo Massimo contro la modifica dell’articolo 18, ma perché vede la politica come «uno strumento di inclusione dei deboli», perché la sua critica al Pd si basa sul fatto «che ha tradito i suoi ideali, è ipocrita, ai suoi elettori dice una cosa e nei palazzi ne fa un’altra». E poi: «Ma come fanno in tanti a crederci ancora? Ma come fanno le persone di sinistra a votare ancora Pd dopo la legge Fornero, dopo il fiscal compact, dopo il decreto sul lavoro voluto da Renzi e dal ministro Poletti? Ma lo vedono cosa fanno i loro rappresentanti dentro il Parlamento? Capisco l’attaccamento affettivo, specie nei più anziani, ma basterebbe che vedessero cosa fanno e che ragionassero con il cervello. E la questione morale? Vogliamo parlare della questione morale? Ecco, la sinistra per me è morta con Enrico Berlinguer». Tripiedi si definisce «più un rivoluzionario che un riformista», però aggiunge che oggi gli obiettivi di emancipazione delle persone deboli «non passano più per la lotta di classe, ma attraverso l’informazione e la partecipazione dei cittadini, che venendo a sapere come stanno realmente le cose e impegnandosi direttamente possono cambiarle: ad esempio, sui profitti mostruosi dell’economia finanziaria, sulla redistribuzione delle ricchezze, sulla precarizzazione, sullo sfruttamento, sulle devastazioni ambientali». Del sindacato pensa che sia «indispensabile», purché «sia slegato dai partiti, altrimenti diventa ipocrita come il Pd». Tra le sue priorità politiche, Tripiedi considera fondamentali «il salario minimo e il reddito di cittadinanza, perché deve finire il ricatto del lavoro, dei licenziamenti, della precarietà: lo Stato dovrebbe essere come un padre che aiuta un figlio quando si trova in difficoltà». Obiettivi, dice, da finanziare «con i tagli alle spese militari e agli sprechi della politica, con una tassazione vera della finanza, con la lotta all’evasione fiscale e alla corruzione, che ci costa miliardi». Alle Quirinarie del 2013 ha votato Gino Strada, perché «si impegna in cose meravigliose in giro per il mondo».

Anche Claudio Cominardi prima di diventare un onorevole pentastellato faceva l’operaio: in una officina meccanica di Castrezzato, provincia di Brescia, a pochi chilometri da Palazzolo sull’Oglio, dov’è nato nel 1981. E anche lui ha iniziato a lavorare a 15 anni, frequentando le scuole serali per arrivare al diploma: «Era durissima, ma mai fatta un’assenza, in due anni. Tornavo a casa a pezzi». Figlio di un muratore e di una casalinga, Cominardi ha iniziato a interessarsi di politica da ragazzino («mio fratello in tv guardava i cartoni animati, io i dibattiti»), avvicinandosi alle iniziative di Qui Milano Libera, l’associazione creata dal blogger Piero Ricca che invitava alle sue conferenze magistrati, giornalisti e intellettuali. Poi «un amico mi ha segnalato il blog di Grillo e ho scoperto che era una fonte di informazione inesauribile su tutto, dall’ambiente ai diritti. Nel 2007 mi sono iscritto al meet-up di Brescia». Ma, aggiunge, «non mi bastava, perché vedevo che la politica faceva troppe schifezze, bisognava impegnarsi direttamente. Allora ho iniziato a smanettare in rete per capire se vicino a casa mia c’era altra gente interessata a quello che diceva Beppe. L’ho trovata e abbiamo messo in piedi il primo meet-up a Palazzolo, poi la lista civica di cui sono stato il candidato sindaco: 463 voti, il 4,1 per cento. Un risultato eccellente, per quei tempi, per come eravamo sconosciuti. Il giorno dopo le elezioni ci siamo riuniti e ci siamo detti: bene, oggi si comincia davvero».

Prima battaglia, quella per modificare lo statuto comunale affinché l’acqua venisse definita un bene comune e inalienabile: «Grazie alle liberalizzazioni di Bersani, le bollette avevano iniziato a salire: noi andavamo di notte ad attaccare cartelli sulle fontanelle di Palazzolo con la scritta “in vendita”». E poi: «Iniziative contro il nucleare vestiti con false tute d’amianto; flash mob e sit-in per ottenere il wi-fi libero e gratuito nel parco comunale; video fatti con la telecamerina dei consigli comunali, fino a notte fonda: ovviamente dopo li mettevamo on line e il sindaco si è infuriato, mi ha chiamato perfino il maresciallo dei carabinieri per dirmi di smetterla». Infine, come per Tripiedi, sono arrivate le Parlamentarie del M5S e anche Cominardi è finito a Montecitorio. A Roma abita con altri due deputati, per dividere l’affitto; a volte nei week-end torna a Palazzolo, a volte resta nella capitale e continua a “smanettare” per informarsi sia sui temi di cui si occupa a Montecitorio (è nella Commissione lavoro con Tripiedi, da cui sembra inseparabile) sia sulla politica estera: è un fan del presidente dell’Uruguay Pepe Mujica, così come gli piaceva quello venezuelano Hugo Chávez («uno che veniva dal popolo e che era vicino al popolo, nonostante quello che dice la campagna mediatica degli Stati Uniti») e continua a tifare per quello ecuadoriano Rafael Correa «che si è battuto contro le imposizioni del Fondo monetario e della Banca mondiale». Ma il vero mito per entrambi è Thomas Sankara, il “Che Guevara africano”, primo presidente del Burkina Faso ucciso nel 1987 perché si opponeva all’imperialismo americano e francese. «Io non sono contro l’economia di mercato, sono contro il neoliberismo avido che si mangia tutto, che divora la terra e le nostre vite», dice Cominardi. Per quanto riguarda il lavoro in fabbrica, pensa che il modello giusto sia quello di Adriano Olivetti, fondato sulla comunità e sull’equilibrio tra solidarietà e profitto («una cosa che la cosiddetta sinistra si è dimenticata», dice) mentre più in generale si considera un ammiratore di Serge Latouche e delle sue teorie sulla decrescita felice, perché «le risorse del pianeta non sono infinite e noi esseri umani non siamo soltanto macchine di produzione e consumo». Una battaglia mondiale di lungo termine, questa, per la quale Cominardi considera il M5S un’espressione politica simile «a Occupy Wall Street o agli Indignados spagnoli, ma con più continuità e con la presenza delle istituzioni».

Alle Quirinarie, prima di scegliere Gino Strada, Cominardi aveva proposto il nome di Silvano Agosti: regista, scrittore, autore tra l’altro di “Lettera dalla Kirgizia”: «Un libro che ho amato moltissimo», dice, perché «racconta il miracolo di un Paese a misura d’uomo, dove nessuno lavora più di tre-quattro ore al giorno, dove si è arrivati a riscoprire l’importanza del tempo dedicato alla creatività, agli affetti, insomma alla vita». Già, “liberarsi dal lavoro”: un vecchio slogan della sinistra rivoluzionaria – da Lafargue a Marcuse – che nel M5S sembra riaffiorare in una declinazione postindustriale.

Nelle parole di Davide Tripiedi così come in quelle di Claudio Cominardi è difficile non vedere un robusto e autentico idealismo. Che certamente non ha trovato risposte in quella che oggi in Italia si definisce “sinistra”, nei suoi partiti e nei suoi leader. Le ha trovate invece in Beppe Grillo, che «non ci aveva mai conosciuto eppure oggi ci ha permesso di essere qui, noi, semplici lavoratori, persone qualunque: cittadini veri che entrano in Parlamento», dice Tripiedi. «Il Pd o Sel invece portano gli operai nella politica solo quando gli servono per rastrellare voti dopo un fatto mediatico. Come Antonio Boccuzzi: un bravo collega, ma che è diventato deputato solo perché è scampato al rogo della Thyssen; o Giovanni Barozzino, che era famoso perché è stato licenziato dalla Fiat di Melfi, altrimenti adesso non sarebbe senatore. Noi invece prima non eravamo proprio nessuno». E dopo, giurano, torneranno a esserlo: «Sono solo in aspettativa», dice Tripiedi: «Finito qui, ricomincio a fare l’idraulico a Desio».

http://gilioli.blogautore.espresso.repu ... movimento/
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"Finalmente in Rai si è deciso di fare ciò che da un anno, ogni giorno, affermiamo essere necessario e fondamentale per una tv pubblica: mettere in atto procedure trasparenti. Vi ricordate le "happy five", le cinque società di produzione più presenti nei palinsesti delle reti Rai? Erano considerate più "felici" di altre perché assorbivano la maggior parte del budget destinato alle fiction (circa 194 milioni di euro). Abbiamo deciso di vederci chiaro sui procedimenti di selezione di progetti per serie e film tv, attraverso interrogazioni e audizioni, non mollando un attimo. Da oggi finalmente qualcosa cambierà. Sono contento che la direttrice di Rai Fiction Tinny Andreatta abbia deciso, con un primo step, di rendere tali meccanismi più trasparenti e inclusivi. Dal oggi, infatti, sarà possibile consultare su internet le linee editoriali di Rai Fiction e da settembre sarà a disposizione di tutti i produttori un modulo online per presentare i propri progetti. Questo significa che tutte le società, anche piccole e indipendenti, potranno, sulla base dei principi individuati dalla Rai, avanzare le proprie idee. Viale Mazzini dovrà rispondere entro 90 giorni. Il risultato sarà un meccanismo più lineare rispetto al passato, che permetterà a tutti di seguire uno stesso iter, senza corsie preferenziali. Ora i produttori conosceranno in partenza le linee editoriali che la Rai intende seguire così da poter proporre progetti che ne tengano conto. Ovviamente in Vigilanza continueremo a fare il nostro lavoro come sempre, monitorando l'evolvere della situazione e pretendendo dalla Rai sempre maggiore trasparenza nell'interesse dei più diretti interessati: i cittadini".
Roberto Fico, Presidente Commissione di Vigilanza Rai
http://www.beppegrillo.it/videos/0_4fnwz9l2.php
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Re: Grillo è un COMICO ...certo! Ma... gli ALTRI?

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http://www.beppegrillo.it/la_cosa/2014/ ... esentasse/
Riforma Senato - Lezzi M5S: ''Prenderanno più soldi
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