Per ridurre il debito c’è un’unica unica soluzione: la patrimoniale.
Loretta Napoleoni
Premetto che da qualche anno sono d’accordo con chi sostiene che per tentare di uscire da questa spaventosa crisi è necessario fare ricorso alla patrimoniale.
A rafforzare questa tesi è stato nell’autunno del 2011, l’ex giornalista economico del Corriere della Sera, ora senatore del Pd, Massimo Mucchetti, che aveva quantificato in 300 miliardi una patrimoniale possibile ed accettabile.
Dello stesso parere sono oggi Fabrizio Barca del Pd, che sostiene molto timidamente, troppo timidamente, la sua tesi, oltre ad un esponente del Cd che in questo momento mi sfugge il nome.
Barca e l’esponente di Cd sostengono una necessità finanziaria di 400 miliardi.
Dove non mi trovo d’accordo con Barca, con Mucchetti, con l’esponente del Cd e con Loretta Napoleoni, è nella valutazione complessiva del problema. Che a mio avviso è solo settoriale in quanto si limita soltanto a quantificare l’importo della patrimoniale necessario. La Napoleoni non parla di cifre,
Sta bene l’importo,…..ma come si attua in pratica un simile prelievo???
Al di là delle balle propagandistiche di questi tempi tutte incentrate sulla conquista del potere, la situazione permane gravissima.
Il menefreghismo totale di cui siamo impregnati ad ogni livello, ci porta a trascurare con estrema facilità come viaggia spedito il contatore del debito pubblico. E’ un vizio popolare già sentito più di 40 anni fa quando il debito pubblico ammontava a soli 18 milioni di lire pro capite.
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Ecchissenefrega, tanto non li debbo tirare fuori io i 18 milioni di lire………..>> era il pensiero comune popolare dell’epoca.
Poi arriva Bettino, che da il via ad uno sforamento infinito del debito pubblico con l’orgia di massa dei Bot, proponendo un rendimento che ha raggiunto all’epoca il tetto del 22 %.
Tutti giù a comprare Bot, mentre i socialisti di destra di Bettino si mettevano da parte il loro tesoretto personale.
Gli italiani son fatti così.
Gli italiani sono i discendenti di Brancaleone da Norcia. <<
Prendimi e dammiti, beviamo e godiamo, cuccurucù,…cuccurucù>>
http://www.youtube.com/watch?v=8ti-xQBcBqQ&hd=1
Chiedere chi doveva pagare poi quell’evidente orgia di Stato, quella rapina a mano disarmata, comportava la diffamazione certa di “disfattista” e dovevi stare zitto.
Poi nel ’92 arriva il crack e per evitare la bancarotta Giuliano Amato è costretto a mettere in campo una finanziaria da 120 mila miliardi di lire.
Ovviamente i bambinetti dell’Asilo Mariuccia si dolgono di una siffatta finanziaria. S’incazzano pure quando Amato dalla sera alla mattina rapina i conti correnti senza nessun preavviso.
Il dottor Sottile, o per altri “il topo”, aveva partecipato in gran silenzio alla rapina di Bettino degli anni ‘80. Poi quando è toccato a lui porre rimedio non ha esitato un sol attimo a rapinare per la seconda volta i tricolori.
Ma anche Ciampi, l’anno successivo, 1993, è stato obbligato a ripetere la finanziaria di Amato.
Dal punto di vista storico potremmo affermare senza dubbio alcuno che gli italici hanno una fortissima predisposizione alla sodomizzazione.
Il contatore del debito pubblico non si ferma con “l’austero Super Mario” e neppure con il suo allievo Lettanipote che ne segue le orme austere. Non si ferma neppure con il Bomba.
A febbraio 2014 il debito pubblico aumenta di 17,5 miliardi arrivando al record di 2.107,2 miliardi euro
Grande menefreghismo anche sullo sforamento della richiesta di 100 milioni di ore di cassa integrazione.
Il dato Istat della perdita di 1000 posti di lavoro al giorno è entrato a tutti da un’orecchio ed è uscito dall’altro.
E’ evidentemente chiaro che se si vuole tamponare, stabilizzare ed invertire la tendenza occorre una terapia shock. E qui entra in ballo la patrimoniale. Ma,……..
Non si può richiedere una patrimoniale a casaccio senza prima aggiustare il fondo del secchio.
Non si possono chiedere 400 miliardi a chi li ha con il rischio che senza il fondo quei miliardi finiscano nelle solite tasche.
Occorre prima una patto sociale in cui si debbano cambiare le consuetudini di una buona parte degli italiani.
Diventa evidente che il carico di una siffatta patrimoniale è sostenibile solo da quel 10 % della popolazione italiana che detiene il 47 % delle ricchezze private italiane secondo i dati di Bankitalia.
Non si possono deprimere consumi ed investimenti da parte della fascia immediatamente al di sotto di quel 10 % di super ricchi.
Ma lo Stato non può consentire che l’eventuale elargizione diventi l’ennesimo bottino dei ladri.
Deve obbligatoriamente varare prima una serie di leggi che scoraggi in qualsiasi modo la tentazione di mettere le mani su quel grosso bottino.
Ma oltre a questo occorre avere un progetto di sviluppo economico per i prossimi dieci anni. Un dato che il Bomba non dispone assolutamente.
Bisogna rivedere l’intero sistema economico produttivo alla luce dello stato dell’arte della Terza Rivoluzione Industriale, altrimenti uno sforzo di questo genere non ha nessun senso.
Ma io tutto questo non lo sento mai accennare.
Si procede sempre secondo il detto tricolore: “Speriamo che io me la cavo”. Ma questo non ci porterà da nessuna parte perché questa nazione da Paese agricolo è diventato un Paese di trasformazione e tale rimane sino a quando non verranno individuate altre fonti di reddito pro capite degne di questo nome.