Diario della caduta di un regime.

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Re: Diario della caduta di un regime.

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La cronaca nera domina ancora.



Cronaca Nera | Di F. Q.
Volterra, tenta di uccidere il figlio
di otto anni e si suicida col gas in auto


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Cronaca Nera | Di F. Q.
Prato, fermato un 30enne marocchino
“Ucciso il portiere, si è preso un gelato”


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Cronaca Nera | Di F. Q.
Brescia, fermato l’assassino del 21enne
ucciso davanti alla discoteca: “Italiano
di 23 anni. Ha confessato l’omicidio”
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Re: Diario della caduta di un regime.

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ER SOR CONTE PAOLO CHE DICHE????????????????????????????




3 apr 2017 09:14
1. L’ITALIA E’ DIVENTATO UN PAESE IN CUI SI UCCIDE, E SI MUORE, PER UNA MANCIATA DI SPICCIOLI


2. GIOVEDÌ A PRATO UN MAGHREBINO HA SGOZZATO PER 20 EURO IL 38ENNE LEONARDO LO CASCIO. SABATO SERA DAVIDE FABBRI, BARISTA IN UNA FRAZIONE DI BUDRIO, IN PROVINCIA DI BOLOGNA, È STATO UCCISO SOTTO GLI OCCHI DELLA MOGLIE DURANTE UN TENTATIVO DI RAPINA


3. NEL 2015 SONO STATE 5337 LE RAPINE A QUESTE ATTIVITÀ COMMERCIALI. UNA MEDIA DI QUATTORDICI AL GIORNO, IN PRATICA UNA OGNI DUE ORE SCARSE. E SOLTANTO NEL 41% DEI CASI LE FORZE DELL' ORDINE INDIVIDUANO IL RESPONSABILE. NEL 2016 I REATI SAREBBERO IN CALO MA LE ASSOCIAZIONI DI CATEGORIA INSORGONO: "QUELLO CHE NOI VEDIAMO DAVVERO E' ALTRO"




1 - SGOZZATO PER 20 EURO, PRESO UN MAGHREBINO
Marco Gemelli per “il Giornale”


È durata poco più di 48 ore, la fuga dell' uomo che giovedì sera ha ucciso a sangue freddo il 38nne pratese Leonardo Lo Cascio nei giardini davanti al tribunale della città laniera, tagliandogli la gola per pochi euro. Nella tarda serata di sabato i carabinieri hanno fermato il presunto killer - un marocchino di vent' anni con numerosi precedenti penali proprio al gate dell' aeroporto Marconi di Bologna, da dove l' uomo stava per imbarcarsi e lasciare l' Italia alla volta del suo Paese natale. Interrogato per tutta la notte, alla fine il nordafricano è stato arrestato con l'accusa di aver ucciso il portiere d'albergo in piazzale Falcone e Borsellino, a Prato.

Gli uomini dell' Arma, coordinati dal pm Egidio Celano, erano riusciti a risalire a lui dopo una serie di verifiche: poco distante dal luogo del delitto era stato infatti trovato il giubbotto del killer sporco di sangue, e anche una serie di testimonianze oculari indicavano la presenza del marocchino nella zona la sera dell' omicidio. Così è iniziato un lavoro di indagini ed intercettazioni, culminato nell' arresto quando è diventato chiaro che il ventenne era in aeroporto e stava per imbarcarsi per il Marocco.

L'uomo ha provato a fornire una serie di alibi per la notte di giovedì, ma le sue ricostruzioni sono apparse contraddittorie: in particolare l'uomo avrebbe riferito al pm di non essere mai uscito, quella sera, ma le telecamere di sicurezza lo hanno più volte immortalato. Da qui la decisione di trasformare in arresto il fermo di polizia con l'accusa di omicidio.

L'immigrato vive a Prato con la famiglia da diversi anni, tuttavia è conosciuto nella zona perché conduce una vita da sbandato, restando quasi sempre a dormire in strada. Una delle aree da lui più frequentate per cercare riparo di notte non è molto distante da quella in cui è avvenuto l'omicidio.

L'episodio ha colpito in maniera piuttosto forte la comunità pratese, e mentre ieri qualcuno ha lasciato un mazzo di fiori alla fermata del bus dove Lo Cascio era sceso per andare al lavoro presso un hotel poco distante, in città ancora nessuno si capacita della brutalità con cui è avvenuta l' aggressione, una rapina finita male.

La vittima sarebbe stata sorpresa dal killer, che lo ha ucciso recidendogli la giugulare prima di rubargli lo zainetto, il cellulare e una ventina di euro: per Lo Cascio solo il tempo di fare qualche passo prima di crollare a terra senza vita.

«Mio figlio ha raccontato la mamma della vittima, sfogandosi coi giornalisti era una persona perbene ed è stato ucciso dallo schifo che c' è in questa città. In quale altro posto al mondo si consuma un omicidio così efferato di fronte a un tribunale? Leonardo è vittima di questa maledetta città, di come è tenuta male dai nostri amministratori, per la delinquenza e i tossici che girano liberi senza che nessuno faccia nulla. L' hanno ucciso come un cane ha concluso la madre e ora voglio giustizia».

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2 - OGNI GIORNO IN ITALIA 14 RAPINE A MANO ARMATA BAR E NEGOZI NEL MIRINO
Alessandro Fulloni per il “Corriere della Sera”


Bar e negozi presi d' assalto dalla criminalità. L' ultimo dato Istat disponibile è più che eloquente: nel 2015 sono state 5.337 le rapine a queste attività commerciali. Una media di quattordici al giorno, in pratica una ogni due ore scarse. E soltanto nel 41 per cento dei casi le forze dell' ordine individuano il responsabile. I reati sono comunque in calo, visto che nei dodici mesi precedenti le rapine erano state assai di più: ovvero 6.176. I numeri ufficiali, quelli provenienti da carabinieri, finanza e polizia ed elaborati dall' Istat, sindacati e associazioni di categoria raccontano proprio questo.

Nel 2016 i reati raccolti nel contenitore più vasto dei «crimini predatori» - appunto rapine e furti - secondo le Questure sono quindi in diminuzione rispetto agli anni precedenti. Opposta la percezione di Confesercenti, grande sindacato dei commercianti dove squadernano il dato (elaborato in un' indagine Swg) che vede più di un negoziante su due - e precisamente il 54 per cento - segnalare furti o rapine nei pubblici esercizi nelle vicinanze della propria attività.

Numeri da elaborare definitivamente (il rapporto annuale viene ultimato dal Viminale a giugno) ma dalle singole questure il trend filtra già netto. Milano, ad esempio: nel 2015 erano state 571 le rapine e 28.829 i furti. Cifre scese nel 2016: rispettivamente 436 e 24.135. Diminuzione anche a Bologna, la provincia in cui si trova Budrio: nei 12 mesi precedenti al maggio 2015 erano state 260 e 46.500 i furti. Tutti reati in calo (all' incirca del 20 per cento) nel bilancio dei 12 mesi successivi: 208 le prime 42.300 i secondi.

L' ex questore di Roma Niccolò D' Angelo prima di lasciare la Capitale, pochi giorni fa, per l' incarico di prefetto a Viterbo ha parlato di «Città Eterna più sicura» con un bilancio che nel 2016 ha visto furti e rapine (queste ultime 729 in tutta la provincia nel 2015) in diminuzione rispetto all' anno precedente del 15,8 e del 10 per cento.

Ridimensionamento record - addirittura del 45 per cento - dei reati in una città del Nord, quella di Brescia, dove pure aveva fatto scalpore - accadde nel dicembre 2013 - l' uccisione di un ladro albanese da parte di un meccanico di 29 anni, Mirko Franzoni, che di notte si era trovato l' uomo in casa e gli aveva sparato, uccidendolo con un colpo di fucile, nel corso di una colluttazione. I dati ufficiali della questura bresciana raccontano di un dimezzamento sostanziale delle rapine: 222 nel 2015 e 121 nel 2016.

GLI ASSALTI A BAR E NEGOZI
Parla di dati in calo anche l' ultimo «rapporto intersettoriale sulla criminalità predatoria» elaborato dall' Ossif, il centro di ricerca dell' Abi (Associazione bancaria italiana) che ha preso in considerazione tutte le rapine compiute nel 2015 in banche, uffici postali, tabaccherie, farmacie, esercizi commerciali, locali, esercizi pubblici, imprese della grande distribuzione e distributori di carburanti.

Qui emerge che le denunce in Italia sono state 34.957, con un calo del 10,9% rispetto al 2014 e del 20,1% rispetto al 2013. Più in dettaglio, stando a un dossier simile dell' Istat che fa riferimento ancora al 2015, le rapine denunciate in tutta la Penisola sono state 3.064 in abitazione, 790 in banca, 321 in uffici postali, 5.337 in esercizi commerciali. E 18.446 quelle per strada: quelle che come bersaglio hanno malcapitati qualunque. Gente che si ritrova con una pistola puntata mentre parcheggia, donne che escono dalle stazioni della metropolitana quando fa buio, giovani che rincasano dopo una serata al pub, coppiette di innamorati seduti sulla panchina di un parco pubblico.

LE CATEGORIE
Le cifre ufficiali, però, lasciano perplesse le associazioni di categoria. «Un conto sono i numeri, altro quello che noi vediamo davvero, che avvertiamo stando davanti al bancone, in mezzo alla gente tutti i giorni prima di abbassare la saracinesca» scuote la testa Lino Stoppani, numero due della Confcommercio e presidente della Fipe, la Federazione italiana dei pubblici esercizi cui era iscritto Davide Fabbri, il barista cinquantaduenne ucciso sabato sera.

«La realtà è che le nostre attività sono sempre più nel mirino della criminalità - sostiene il rappresentante dei commercianti - e serve un controllo maggiore del territorio per tutelare chi, come era nel caso del povero Fabbri, nei piccoli borghi di provincia svolge un' attività di sentinella del territorio».

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3 - «ME LO SONO TROVATO DAVANTI NESSUNA PIETÀ NEI SUOI OCCHI»
Giusi Fasano per il “Corriere della Sera”


Maria che scende le scale con il cuore che batte veloce per la paura. Maria che afferra una scopa perché «almeno avevo qualcosa per difendermi». Maria che arriva all' ultimo gradino e incrocia l' uomo dei suoi futuri incubi. Quello ha una sciarpa avvolta sul viso, il cappello di una felpa calato in testa ma gli occhi si vedono («Non c' era nessuna pietà in quegli occhi»). E il coraggio arriva all' improvviso davanti a quello sguardo. Lui le punta al collo la pistola e lei gli urla in faccia: «Che fai? Vuoi ammazzare anche me?».

Forse è il suo tono, forse la testa alta davanti alla pistola. Qualcosa della sua reazione disinnesca la miccia già accesa della morte e l' uomo scappa via senza dire una parola, senza premere il grilletto. Maria rimane lì in piedi, a tremare e a pregare il cielo che Davide, l' uomo della sua vita, per terra in mezzo al sangue, sia ancora vivo. Non le ci vuole molto a capire che ogni preghiera è vana. Davide non respira più.

Tutto questo sabato sera, soltanto due giorni fa per il mondo intero, una vita fa per lei perché senza più il suo Davide l' esistenza non è la stessa. «Dio dov' era ieri sera, eh? Dov' era mentre lui moriva?», ha chiesto a una delle amiche che ieri mattina è passata ad abbracciarla. Maria, dice chiunque passi da quella casa, sembra invecchiata di colpo di dieci anni. Il maresciallo della stazione dei carabinieri locale ha provato a dirle più volte «vedrà che lo prenderemo, e lei: "Lo so che siete bravi, so che state facendo il possibile ma tanto anche se lo prendete...».

Parole sospese e altre buttate lì contro «il sistema che non va in questo Paese», contro le pene mai certe: «Questa è l' Italia, così vano le cose...». Qualcuno le ha detto della fiaccolata. Lei ha capito che la stessero invitando: «Io non mi muovo. Voglio restare qui dove c' è la mia vita, in questa casa dove c' era lui e dov' è suo padre che ora più di sempre ha bisogno di me».

Assistere gli altri, soprattutto gli anziani, per Maria (campana originaria di Sarno e un tempo infermiera) è una specie di missione e non importa che sia suo suocero o qualcuno dei vecchi che hanno fatto del suo bar una specie di casa. Questo è sempre stato, il bar Gallo: un po' più di un punto di ritrovo - l' unico tra l' altro - in un posto in mezzo al verde scintillante dell' erba. Venivano dalle frazioni vicine per bere un caffè, giocare a carte, fare due chiacchiere. Lei era dietro il banco di giorno, lui di sera. Giornate spese a servire caffè o a i clienti del negozio di famiglia, proprio accanto al bar. Un solo svago, la domenica. Davide era collezionista di orologi e spesso girava per fiere e mercatini, qualche volta lei lo accompagnava.

Una vita che più anonima non si può, fino a sabato sera, fino a quello sparo e alle gambe di Maria che tremano mentre scendeva dalle scale. Ha fatto in tempo a vedere lo sconosciuto che gli ha cambiato la vita mentre si rialzava dopo aver lottato furiosamente con Davide. L' ha affrontato, l' ha visto scappare via, ha fissato la sua sagoma nella memoria. «Non è giusto. Perché ci è capitato tutto questo?», chiedeva ieri a se stessa e agli amici questa donna disperata.

«Perché ammazzare così il mio Davide che era un uomo buono e non ha mai fatto niente di male nella vita?». Ha lavorato e lavorato, Davide Fabbri. Praticamente nient' altro. Da queste parti tutti lo conoscevano soltanto come «il barista». Era il figlio del barista da piccolo, era dietro il banco da grande ed è morto nel bar che è stato il luogo della sua vita. Maria ieri chiedeva a se stessa: «E adesso io cosa faccio?». La risposta: «Per me finisce tutto qui».
lilly
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Re: Diario della caduta di un regime.

Messaggio da lilly »

la custodia cautelare mi sembra che sia stata già riformata.Questa è possibile solo eccezzionalmente e per soggetti la cui pericolosità può creare grave allarme sociale.La custodia cautelare in questi casi è possibile solo quando non esistono alternative ad essa come perimetrare geograficamente il soggetto e la detenzione domiciliare.La costituzione è alquanto chiara
La libertà personale è inviolabile è solo eccezionalmente è possibile limitare il raggio di azione della libertà individuale e per atto motivato dell'autorità giudiziaria
UncleTom
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Re: Diario della caduta di un regime.

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NON PERDENDO DI VISTA IL PRINCIPIO DELLA RANA BOLLITA DI NOAM CHOMSKY



‘Quelli di Manutencoop mi dissero: ok tangente
Tanto per noi è prassi pagare su appalti pubblici’

A Napoli cinque arresti per mazzette sulla sanità. Un imprenditore accusa due manager della coop rossa
regina nell’aggiudicarsi i bandi Consip: “Sì al patto illecito, perché loro versano sempre il 2 o il 2,5%”


Giustizia & Impunità
per loro della Manutencoop la prassi era quella di pagare sistematicamente, nel settore degli appalti pubblici, il 2, 2,5 % del prezzo di aggiudicazione di tangente, e non il 4%”. A parlare è l’imprenditore campano Pietro Coci che, nel maggio 2016, ha deciso di andare in Procura a Napoli e raccontare cosa era successo tre anni prima quando la Ati in cui la sua società era in affari con la Manutencoop decise di partecipare a un bando di gara da 11 milioni e mezzo di euro per forniture e pulizie in alcune strutture sanitarie pubbliche partenopee, tra cui l’ospedale dei bambini Santobono. Un verbale, il suo, che ha dato impulso all’indagine dei pm Woodcock, Carrano e Parascandolo e che è scaturita nelle dieci misure cautelari emesse oggi
di F. Q.
UncleTom
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Re: Diario della caduta di un regime.

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A QUESTO PUNTO COSA DOBBIAMO FARE????????????????

DOBBIAMO METTERCI A RIDERE O A PIANGERE??????????

MENTRE IL MONDO CORRE UN SERIO PERICOLO DI UN’INIZIO DI CATASTROFE, DA NOI SUCCEDE ANCHE QUESTO:


La maggioranza nel caos:
ora il governo è a rischio
Pd battuto in commissione Affari costituzionali. Alfano fa eleggere un suo uomo alla presidenza. I dem da Mattarella

di Giovanni Neve
2 ore fa
173
UncleTom
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Re: Diario della caduta di un regime.

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Il Pd sprofonda nel caos E il governo rischia sulla legge elettorale

TRA PROPAGANDA ED INFORMAZIONE




Democratici ko in commissione al Senato Orfini e Guerini si precipitano da Gentiloni


Laura Cesaretti - Gio, 06/04/2017 - 08:13

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«È come il colpo di pistola di Sarajevo».

Fatte le debite proporzioni, la battuta di un alto dirigente del Pd la dice lunga sulla gravità di quanto accaduto ieri in commissione Affari costituzionali del Senato, dove il candidato presidente del Pd, chiamato a sostituire Anna Finocchiaro, è stato bocciato e - con i voti delle opposizioni e di pezzi sparsi di maggioranza (due scissionisti di Mdp, un Ap e due del Misto) è stato eletto l'alfaniano Torrisi.

Matteo Renzi è furibondo per l'accaduto e con i suoi parla di «fatto enorme», che apre un problema nella maggioranza. Che al Senato «non c'è più», dicono dal Pd. Il presidente della commissione è quello che avrà in mano l'iter della legge elettorale, e potrà determinarne i tempi e le sorti, e l'ex premier è convinto che nel voto di ieri si sia saldato il fronte proporzionalista: «Alla Camera non hanno i voti, ma hanno studiato questa mossa per bloccare tutto al Senato. È la dimostrazione che così la riforma non si farà mai».

L'«incidente» nel pomeriggio di ieri ha fatto salire al tensione, fino a far temere la crisi di governo e le elezioni anticipate. «Meglio votare a giugno che trascinarsi così fino all'anno prossimo: nelle commissioni del Senato non passa più nulla, con Mpd che fa sempre sponda alle opposizioni», dicono nei capannelli di parlamentari renziani. Dalle opposizioni replicano che è Renzi a «cercare l'incidente» per correre al voto. Il Pd chiede incontri sia al premier Gentiloni che al capo dello Stato Mattarella (che però fa trapelare di ritenere la questione «squisitamente parlamentare» e di lavarsene le mani) per ottenere un chiarimento politico. «Quanto è accaduto è gravissimo dal punto di vista politico», dice Lorenzo Guerini, vicesegretario Pd. Gli fa eco durissimo Matteo Orfini: «Un vulnus molto grave, e bisogna vedere se è possibile rimarginarlo». I due esponenti del vertice Pd salgono in serata a Palazzo Chigi per discutere del da farsi con il premier. Ma anche lo sfidante di Renzi, Andrea Orlando, lancia l'allarme: «Mi auguro che il vulnus sia sanato rapidamente, non si può stare in maggioranza e votare con le opposizioni».

E la tensione sale al punto che Angelino Alfano - pressato dallo stesso Gentiloni - ingiunge pubblicamente al suo senatore Torrisi di dimettersi: «La modalità di elezione, espressione in larga misura del voto delle opposizioni, ci induce a chiedere all'interessato la rinuncia all'incarico», dice il ministro degli Esteri. Proprio negli stessi minuti in cui, invece, il presidente del Senato Grasso si mette di traverso e blinda Torrisi, alimentando lo scontro: «È una tempesta in un bicchier d'acqua, è stato eletto democraticamente». E Torrisi si lega alla poltrona: piuttosto che dimettersi promette di passare al gruppo misto. E Alfano fa sapere che sarà espulso da Ncd.

A creare fibrillazioni nel Pd ieri ci si è messa anche l'anticipazione di un'intervista di Matteo Renzi a Panorama. «Se perdo me ne vado sul serio», è il titolo del settimanale. «Mai detto», smentisce Renzi. «Ho solo spiegato che senza voti non c'è impegno politico». Andrea Marcenaro, autore dell'intervista, conferma la versione di Renzi, ma intanto il titolo ha fatto il giro dei media.
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Caso Torrisi, Alfano: "Se il Pd vuole pretesti per andare alle elezioni, lo dica"




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Caso Torrisi, Alfano: "Se il Pd vuole pretesti per andare alle elezioni, lo dica"




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Caso Torrisi, Alfano: “Se il Pd vuole il voto, lo dica”. Dietro la rissa in maggioranza c’è la legge elettorale
di F. Q. | 6 aprile 2017

Politica
Rosato e Orfini attaccano Mdp e Ncd. "Due pezzi importanti della maggioranza hanno votato con un’intesa sottobanco con le opposizioni", ha detto il reggente del Pd. Il capogruppo dem alla Camera: "Caduto il principio di lealtà e fiducia". Ma il ministro degli Esteri: "Non siamo nati ieri. Torrisi? Mi ha chiesto 24 ore: o si dimette o è fuori da Ap". Ma il diretto interessato: "Se Renzi apre la crisi per la mia elezione il Paese gli ride dietro"
di F. Q. | 6 aprile 2017

E alla fine l’alleato finito sotto accusa ha deciso di replicare. E questa volta provando a mettere da parte i toni moderati che dovrebbero accompagnarlo normalmente. “Il caso Torrisi? Non siamo nati ieri se qualcuno cerca pretesti per creare fibrillazioni nella legislatura e nel governo e andare a elezioni anticipate, allora lo dica chiaramente”, dice il ministro Angelino Alfano, durante una conferenza stampa convocata nella sede del suo nuovo partitito, Alternativa Popolare. Un incontro con i cronisti in cui a tenere banco è l‘affaire Torrisi, nel senso di Salvo, il senatore di Ap eletto presidente della commissione Affari Costituzionali del Senato al posto del democratico Giorgio Pagliari.
Sulla carta è solo una poltrona, solo una semplice e singola poltrona seppure importante perché al vertice della commissione che dovrà dettare le regole del gioco una volta che la legge elettorale sarà arrivata a Palazzo Madama. E poi non è certo finita sotto le terga di un “pericoloso esponente” dell’opposizione pentastellata, ma al contrario sotto quelle di un alleato di governo, che peraltro da mesi ricopre già il ruolo di vicepresidente. E invece quello che si è consumato al Senato è riuscito a fare andare in tilt il Pd e la maggioranza.
Ed è per questo che ora Alfano reagisce. “Dal Pd leggo cose surreali dette da Orfini quando nell’accaduto in commissione ci sono proprio responsabilità del Pd“, dice il ministro degli Esteri prima di alzare i toni: “Non siamo nati ieri se qualcuno cerca pretesti per creare fibrillazioni nella legislatura e nel governo e andare a elezioni anticipate, allora lo dica chiaramente”. E visto che parla di elezioni, il ministro degli esteri ci tiene a ricordare che “ieri la votazione è finita 16 a 11. I numeri parlano chiaro. I nostri due hanno votato per il candidato Pd, altrimenti finiva 18 a 9”. E Torrisi? “Mi ha chiesto 24 ore per rifletterci. Ma visto che si tratta di una questione di principio è chiaro che una sua permanenza alla presidenza è incompatibile con Ap”. In pratica o Torrisi si dimette o è fuori dal partito di Alfano: non irresistibile come minaccia.
Nel frattempo Matteo Renzi scalda i motori. E – secondo Repubblica -sfrutta il caso Torrisi per parlare di un “problema della maggioranza di governo”. “Cosa fa Gentiloni, come pensa di andare avanti?”, avrebbe detto l’ex premier nelle stesse ore i fedelissimi vanno all’attacco in ordine sparso. Il capogruppo alla Camera Ettore Rosato, denuncia una “mancanza di stabilità in Parlamento”, mentre Lorenzo Guerini, vicesegretario, e Matteo Orfini, segretario ad interim, parlano di “vulnus gravissimo” e chiedono un incontro al Quirinale che com’era ampiamente prevedibile cade nel vuoto. Tutto per una poltrona, una semplice e singola poltrona seppure importante come quella del presidente della commissione che dovrà dettare le regole del gioco una volta che la legge elettorale sarà arrivata a Palazzo Madama, finita sotto le terga di un alleato di governo.
La smentita dalle parti di Rignano arriva di buon mattino: “In riferimento a quanto riportato su Repubblica, il virgolettato attribuito a Matteo Renzi, pubblicato in prima pagina e nella titolazione all’interno del giornale, è destituito di fondamento: Renzi non lo ha mai pronunciato“, si legge in una nota dell’ufficio stampa della Mozione Renzi. Intanto, però, sulle colonne dello stesso quotidiano il capogruppo Pd alla Camera avverte i naviganti che “quello che è successo al Senato è un fatto molto grave per la caduta del principio di lealtà e di fiducia all’interno della maggioranza”. La legge elettorale, prosegue Rosato attaccando i fuoriusciti di Mdp, “è in calendario a maggio e sono ottimista sulla possibilità di farcela. Certo, si deve ripartire da un principio di lealtà che con i partiti di maggioranza va confermato. Altrimenti ognuno di noi ha le mani libere di fare gli accordi che vuole”.
01:45
È una resa di conti, quella che secondo molti quotidiani Renzi va cercando all’interno della maggioranza. La seconda puntata, dopo il faccia a faccia del 4 aprile tra il ministro dell’Economia Pier Carlo Padoan e i parlamentari dem alla Camera in cui il fronte dei renziani è andato al muro contro muro soprattutto sulle privatizzazioni e sulla riforma del catasto. La Stampa, ad esempio, sottolinea la “corsa al Colle” scattata attorno alle 17 di mercoledì, con la richiesta di un colloquio col capo dello Stato per valutare le conseguenze dell’elezione di Torrisi. Iniziativa irrituale, sottolinea il quotidiano di Torino, perché i presidenti della Repubblica non hanno mai interferito nella dialettica parlamentare. Ma l’importante è lanciare un segnale: “Il sintomo mai placato di un desiderio di confronto elettorale anticipato”, lo definisce Pino Pisicchio. “Un vulnus gravissimo“, dice invece Orfini rovesciando al prospettiva e accusando Mdp e Ncd: “È successa una cosa grave, non tanto per il fatto in sé ma per il segnale che manda. Due pezzi importanti della maggioranza che hanno votato contro un accordo preso e contro il principale partito della maggioranza, senza dirlo, a voto segreto, con un’intesa sottobanco con le opposizioni”.

Una voglia di tornare al voto che, tuttavia, potrebbe rimanere repressa. L’elezione del senatore di Ap, prosegue La Stampa, è frutto di un’operazione firmata in team da Anna Maria Bernini di Forza Italia, il leghista Roberto Calderoli e Loredana De Petris di Sel. “Renzi – spiega chi vi ha preso parte – preparava una sceneggiata: farsi approvare dalla Camera il Mattarellum, poi venire al Senato e davanti alla bocciatura della legge gridare allo scandalo e fare la vittima”. Adesso però con Torrisi presidente della Commissione a Palazzo Madama l’operazione risulterebbe molto più complicata.
La presenza dell’esponente Ncd alla guida della Commissione fa intravedere un altro scenario. In quanto esponente di un partito che ha come obiettivo il raggiungimento del 3%, Torrisi difficilmente sarà uno strenuo difensore di una legge elettorale a vocazione maggioritaria: “Sono un uomo di equilibrio – spiega lui stesso a La Repubblica – vi dice niente il fatto che ben due leggi maggioritarie siano state bocciate dalla Corte?”. “Temo che si voglia andare alle elezioni con questa legge elettorale – spiega il ministro della Giustizia Andrea Orlando al Corriere della Sera – perché ha i capilista bloccati. Il che vorrebbe dire larghe intese o instabilità”.
E il diretto interessato cosa fa? Per adesso Torrisi non molla: “Dimettermi? – dice ancora al quotidiano di via Solferino – io l’ho detto ad Alfano, come agli amici e colleghi del Pd. Trovate una soluzione alternativa e io passo. Ma se non c’è…. Più volte il mio gruppo mi aveva proposto per altri incarichi in questi anni e poi mi sono sempre fatto da parte. Ora perché dovrei? Se Renzi apre la crisi per la mia elezione il Paese gli ride dietro“.


http://www.ilfattoquotidiano.it/2017/04 ... e/3502923/
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Re: Diario della caduta di un regime.

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GLI SVILUPPI DI QUANTO SOPRA



38 minuti fa

1


Torrisi non si dimette
Alfano: "È fuori da Ap"


Raffaello Binelli
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Re: Diario della caduta di un regime.

Messaggio da UncleTom »

AD USO E CONSUMO DEI FUTURI STORICI(SE LA TERZA GUERRA MONDIALE LO PERMETTERA')

LA GUERRA PER LE POLTRONE NELL'ITALIA DECADENTE DI INIZIO MILLENNIO, AD USO E CONSUMO PER I MERLA MERLORUM DELL'EPOCA.



Casa, ticket e stipendi
Ci mettono le mani in tasca

Cambiano governi e uomini, ma la musica resta la stessa. E di tagliare la spesa per davvero proprio non se ne parla


di Alessandro Sallusti

15 minuti fa


IL SENSO ASSOLUTO.

Dal punto di vista del danno alla collettività la denuncia del camerata Sallusti è sostenibile.


IL SENSO RELATIVO


Sallusti è pregato di elencare i provvedimenti presi dai governi del FARAONE, BERLUSCONE I, durante il suo regno, indirizzati al taglio della spesa pubblica.
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