Crisi: “O esce dall’Euro o l’Italia rischia il default”
A dirlo due autorevoli quotidiani
Pubblicato il 23/09/2014 da Redazione Due
Crisi? L’Italia deve uscire dall’euro. A scrivere è Roger Bootle, amministratore delegato di Capital Economics e vincitore del Wolfson economics prize. E lo fa con un articolo sul Telegraph. La sua analisi è impietosa: o esce dall’euro o l’Italia va diretta verso un gran default.
Secondo Bootle, tutti i Paesi del G7, tranne l’Italia e il Giappone, hanno ormai superato il livello di PIL di cui godevano prima della Grande Recessione. L’economista sottolinea come, dal 1999, il tasso medio annuo di crescita dell’economia italiana è stato solo dello 0.3%, in altre parole nullo. I problemi italiani non finiscono qui:
Con un tasso di disoccupazione al 12.6% e tanta capacità produttiva inutilizzata, è possibile che i salari e gli altri costi inizieranno a scendere notevolmente, come hanno fatto in Spagna, Grecia e Irlanda. Ma anche se questo accadrà e anche se dovesse finire per rendere i prodotti italiani più competitivi, acuirà l’alto grande problema del paese: il debito.
L’Italia, scrive l’economista, è molto vicina a quella situazione che gli economisti definiscono “trappola del debito”, in cui il rapporto debito/Pil aumenta in modo esponenziale. L’unica via di fuga possibile è l’inflazione, o il default. Dato che il paese non ha a disposizione la prima opzione, non potendo contare su una propria valuta, l’Italia è in corsa per un immenso default sovrano.
Dello stesso avviso anche Wolfgang Munchau che proprio oggi, sull’Economist, lancia l’allarme:
“La situazione economica italiana è insostenibile e porterà a un default sul debito a meno che non ci sia un improvviso e duraturo cambiamento nella crescita. Se così non fosse, il futuro dell’Italia nell’eurozona sarebbe in dubbio, e di fatto lo sarebbe il futuro dell’euro stesso“.
Anche Beppe Grillo, in un post del 15 agosto, era giunto alle medesime conclusioni, riportando un articolo dello stesso Telegraph. “Fuori dall’Euro per non morire“, questo il titolo del post.
http://www.lafucina.it/2014/09/23/crisi ... a-default/
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Fuori dall'euro per non morire
E' un fatto incontrovertibile che il disastro che dura da 14 anni in Italia coincide con l'adesione all'Unione economica e monetaria dell'UE UEM. L'Italia è in depressione da quasi sei anni. Il crollo è stato costellato da false riprese, sopraffatte ogni volta dai dilettanti monetari responsabili della politica UEM. L'ultima ripresa è svanita dopo un solo trimestre. L'economia è di nuovo in recessione tecnica. La produzione è crollata del 9.1% dal suo picco, indietro a livelli di 14 anni fa. La produzione industriale è scesa a livelli del 1980.
Ci vogliono errori di politica economica madornali per realizzare un tale risultato in una economia moderna. L'Italia non ha subito niente di simile durante la Grande Depressione, facendo segnare una crescita del 16% tra il 1929 e il 1939. Nemmeno Mussolini era così maniacale da perseguire i suoi deliri sul Gold Standard fino all'amaro finale. Le autorità italiane intravvedono segnali di ripresa, come le guardie della fortezza nel Deserto dei Tartari di Dino Buzzati, ingannati dalle illusioni ottiche dell'orizzonte senza vita. I prestiti bancari alle imprese sono ancora in calo a un tasso del 4.5%. Moody's dice che quest'anno l'economia si contrarrà dello 0.1%. Société Génerale prevede -0.2%.
Il crollo della proprietà immobiliare non ha ancora toccato il fondo. La Banca d'Italia ha detto che il numero dei mesi necessari per vendere una casa è salito a 9,4, da 8,8 della fine dell'anno scorso. L'indice del peggioramento delle condizioni di mercato è passato da 19.6% a 34.7% in tre mesi. "Non possiamo andare avanti più a lungo", hanno dichiarato alla filiale di Taranto dell'associazione degli industriali italiana, Confindustria, in una lettera aperta al Presidente della Repubblica. La regione sta diventando un "deserto industriale", hanno avvertito, con le piccole imprese sull'orlo della chiusura e dei licenziamenti di massa. Il mix letale di contrazione economica e inflazione zero sta portando la traiettoria del debito in Italia a crescere in maniera esponenziale, nonostante l'austerità e un avanzo primario del 2% del PIL.
Nel primo trimestre il debito pubblico è salito al 135.6%, dal 130.2% dell'anno prima. Questo è un effetto meccanico, il risultato dell'onere dell'interesse composto su una base nominale statica. I tassi di interesse reali sullo stock del debito italiano di € 2.100 miliardi - con una scadenza media di 6,3 anni - sono in realtà in aumento a causa dell'arrivo della deflazione.
Il rapporto del debito può arrivare al 140% entro la fine dell'anno, in acque inesplorate per un paese che in realtà si indebita in D-Marks. "Nessuno sa quando i mercati reagiranno" ha detto un banchiere italiano.
La recessione sta erodendo le entrate fiscali così gravemente che il premier Matteo Renzi dovrà venirsene fuori con nuovi tagli, dai 20 ai 25 miliardi di €, per soddisfare gli obiettivi di disavanzo dell'UE, perpetuando il circolo vizioso.
Il compito è senza speranza. Uno studio del think-tank Bruegel ha rilevato che l'Italia deve realizzare un avanzo primario del 5% del PIL per stabilizzare il debito con un'inflazione al 2%. L'avanzo sale al 7.8% a inflazione zero. Qualsiasi tentativo di raggiungere questo obiettivo porterebbe ad una implosione autodistruttiva dell'economia italiana.
http://www.beppegrillo.it/2014/08/fuori ... orire.html
Articolo riportato tempo addietro da Grillo
Ciao
Paolo11