E’ ORA DI UNA SIRYZA ITALIANA

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iospero
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Re: E’ ORA DI UNA SIRYZA ITALIANA

Messaggio da iospero »

Under 35: in Italia due su tre vivono ancora coi genitori, anche se lavorano

Secondo i dati Eurostat, le percentuali sono dimezzate, invece, per Francia e Regno Unito. Danimarca al 15,8%. Restano a casa soprattutto i maschi (il 57,5% tra i 25 e i 34 anni) mentre le femmine che rimangono in famiglia sono il 41,1%

Due giovani su tre, in età compresa tra i 18 e i 34 anni, vivono ancora in famiglia. In pratica, intorno al 66 per cento che, secondo i dati Eurostat, corrisponde a quasi 7,4 milioni di persone. Solo in Italia però, perché in Francia sono il 34,2%, il 42,3% in Germania e il 34,2% nel Regno Unito. E al record negativo per il nostro Paese, si aggiunge anche il trend dello stesso segno: infatti il numero di under 35 che rimane a casa dei genitori è aumentato di oltre cinque punti rispetto al 2008 (era al 60,5%) mentre in Francia è cresciuto di meno di due punti e in Germania è diminuito. Al primo posto in classifica c’è la Danimarca, dove la percentuale di coloro che vivono a casa con i genitori è al 15,8% del totale degli under 35.

In Italia la percentuale dei giovani che non riesce a lasciare la famiglia di origine è alta anche nella fascia di età più “adulta”. Quasi un giovane su due tra i 25 e i 34 anni (il 49,4%), infatti, vive con almeno un genitore (in aumento di quasi cinque punti sul 2008) a fronte del 28,8% nell’Ue a 28 e dell’1,4% dei danesi (11,3% dei francesi e 16,8% dei tedeschi mentre gli inglesi sono appena il 13,8%). In questa fascia di età gli italiani superano anche gli spagnoli di oltre dieci punti (sono al 37,4%) ma fanno meglio di greci, bulgari e slovacchi (che risultano oltre il 50%).

Spesso gli italiani restano a vivere nella famiglia di origine anche se hanno un lavoro: nella fascia tra i 25 e i 34 anni infatti, nel 2013 erano occupate il 60,2% delle persone (anche se in calo di circa 10 punti sul 2008 quando erano occupate il 70,1%% delle persone in questa fascia di età).

Tra i giovani adulti che vivono a casa nell’intera fascia considerata (18-34 anni) oltre un quarto dichiara di avere un lavoro a tempo pieno (il 27,2%) anche se in calo rispetto alla percentuale del 2008 (il 37,6% di coloro che vivevano ancora in famiglia). Se si guarda alla fascia più adulta tra coloro che sono ancora in casa tra i 25 e i 34 anni in Italia il 43% ha un lavoro a tempo pieno (era il 53% nel 2008).

Restano a casa soprattutto i maschi (il 57,5% tra i 25 e i 34 anni) mentre le femmine che restano in famiglia sono il 41,1% (ma in forte aumento rispetto al 36,4% del 2008). In Danimarca le ragazze tra i 25 e i 34 anni che restano in casa con i genitori sono appena lo 0,4% del totale (il 10,5% in Germania e l’8,1% in Francia).

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Ecco una delle differenze della situazione italiana rispetto agli altri paesi e ciò mi sembra sia dovuto al fatto che la famiglia italiana primeggia per avere la proprietà della casa e da buona formica aver messo da parte un certo risparmio, il che spiega il comportamento delle nuove generazioni in questi anni difficili.
Purtroppo anche i risparmi pian piano si esauriscono e se uno guarda al futuro certo al presente non vede soluzioni all'orizzonte.

soluzioni
aaaa42
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Re: E’ ORA DI UNA SIRYZA ITALIANA

Messaggio da aaaa42 »

iafran
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Re: E’ ORA DI UNA SIRYZA ITALIANA

Messaggio da iafran »

È ora che venga veramente una Syriza italiana ...

http://www.ilfattoquotidiano.it/2015/02 ... a/1417966/

Editoria: 50 milioni, tanto è costato agli italiani “Il Foglio” di Giuliano Ferrara
Diciassette anni di contributi e finanziamenti pubblici. Attraverso l'utilizzo di tutte le leggi messe in campo dalla presidenza del Consiglio a favore dei giornali. Prima creando un apposito partito. E poi costituendosi in cooperativa.

. . . . . .
Ecco la ragione di tutto il suo sostegno alla figura dell'ex cavaliere!
‘Mmazza che politico!
E poi ci sono quelli che non apprezzano il Fatto Quotidiano.
iospero
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Re: E’ ORA DI UNA SIRYZA ITALIANA

Messaggio da iospero »

da " L 'Altra Europa ..."

CRISI GRECA, LA POSTA IN GIOCO NON E’ SOLO IL DEBITO
di Guido Viale - 10 febbraio 2015 -

A due set­ti­mane dalla vit­to­ria elet­to­rale di Syriza i ter­mini dello scon­tro tra il nuovo Governo greco e l’Unione Euro­pea si deli­neano con chia­rezza. Non è solo scon­tro tra dot­trine e poli­ti­che eco­no­mi­che diverse: una favo­re­vole alla spesa pub­blica, l’altra attac­cata all’austerity. E meno che mai un con­fronto tra euro sì ed euro no. In que­sta vicenda l’economia ha ceduto il posto alla poli­tica; anzi, a un puro rap­porto di forze.

Non è nem­meno, anche se così ci avvi­ci­niamo al nucleo del con­ten­dere, un con­fronto tra una poli­tica che mette al cen­tro le per­sone e una poli­tica incen­trata sul denaro. In gioco c’è l’accettazione o il rifiuto del domi­nio incon­tra­stato di chi ha il denaro su chi denaro non ne ha: quel domi­nio che Marx chiama Capi­tale, ben sapendo che esso è un rap­porto sociale, le cui poste sono la ripar­ti­zione del red­dito tra salari e pro­fitti (nelle loro varie forme), modi e tempi del lavoro, accesso ai ser­vizi sociali, appro­pria­zione di tutto l’esistente: risorse natu­rali, vita asso­ciata, ser­vizi pub­blici, sapere, genoma, salute.

Il pro­blema non è se la Gre­cia resti­tuirà o no il debito che i suoi gover­nanti hanno con­tratto per suo conto, come cer­cano di farci cre­dere gli apo­lo­geti della finanza, spie­gan­doci che a pagare per i Greci rischiamo di essere noi. È chiaro che quel debito «i Greci» non lo paghe­ranno mai: non hanno il denaro per farlo ora; non lo avranno nem­meno in futuro; per almeno una gene­ra­zione. Lo sanno tutti. Ma a chi tiene i cor­doni della borsa que­sto non inte­ressa: basta che quel debito sia regi­strato nelle scrit­ture con­ta­bili e che tutti — cre­di­tori e debi­tori – si inchi­nino di fronte al suo potere. Per­ché è con quelle scrit­ture con­ta­bili che gli «gnomi» della finanza pos­sono man­dare in rovina, in 24 ore, un intero popolo per diverse gene­ra­zioni. Se e fin­ché quel potere verrà loro rico­no­sciuto. Ma disco­no­scerlo non è facile. E mette paura. Soprat­tutto se a disco­no­scerlo si rimane da soli.

Anche il con­fine tra cre­di­tori e debi­tori, peral­tro, è tutt’altro che netto. Pren­dete l’Italia. Uffi­cial­mente è cre­di­trice della Gre­cia per 40 miliardi, pre­stati attra­verso il, Bce, Fmi e Fondo salva-stati. Pec­cato che per pre­stare quel denaro alla Gre­cia con il Fondo salva-stati, il nostro paese si sia inde­bi­tato di altret­tanti miliardi, andati ad aggiun­gersi alla mon­ta­gna del suo debito pub­blico: tanto grande da met­terla a rischio di fare la stessa fine della Gre­cia. Ma è così per tutti: il debito è come una serie di sca­tole cinesi, una den­tro l’altra, di cui, soprat­tutto in Europa — dove non esi­ste più una Banca cen­trale «pre­sta­tore di ultima istanza» — non si intra­vede la fine.

Chi detiene il debito dell’Italia? Ban­che, assi­cu­ra­zioni e fondi spe­cu­la­tivi (più qual­che pic­colo rispar­mia­tore). Ma ban­che e spe­cu­la­tori hanno acqui­stato quel debito facendo altri debiti. E que­sti chi li detiene? Altre ban­che, altri fondi, altri spe­cu­la­tori. E così di seguito, fino a che non si incappa in un pugno di ric­ca­stri (l’1 per cento – o forse per mille — della popo­la­zione mon­diale) che non sareb­bero mai diven­tati tali senza essere ben inse­riti in que­sto mar­chin­ge­gno; e in un eser­cito di polli pronti per essere spen­nati. Che, per svol­gere nor­mali atti­vità di com­pra­ven­dita, o per garan­tirsi cure medi­che, vec­chiaia e istru­zione, hanno affi­dato i loro risparmi a que­gli ope­ra­tori. I quali, gra­zie alla man­canza di con­trolli, hanno rie­scono a mol­ti­pli­care quel denaro a loro esclu­sivo van­tag­gio. Sono loro, ora, i «pre­sta­tori di ultima istanza»: quelli che hanno il col­tello dalla parte del manico. Ma è un sistema tanto più fra­gile quanto più è mac­chi­noso. Un gra­nello di sab­bia potrebbe farlo cadere rovi­no­sa­mente, come sette anni fa con il fal­li­mento Leh­man Bro­thers. Ma cadere da che parte? Verso un regime ancora più auto­ri­ta­rio, o verso una società che impara a gover­narsi da sola?

Messa in que­sti ter­mini, si capi­sce la durezza di governi e auto­rità euro­pee con­tro il pro­gramma di Syriza. In gioco c’è pro­prio quel mar­chin­ge­gno, da cui dipende il destino dell’Europa così come è ora; e forse anche gran parte dei rap­porti tra le classi sociali e tra la società e l’ambiente in tutto il mondo. Se il governo Greco riu­scirà a «spun­tarla» è per­ché man­darlo in malora rischia di far crol­lare il castello su cui è costruito il potere di tanti governi fat­tisi tra­mite degli inte­ressi dell’alta finanza. E rischia di inne­scare un «effetto domino» capace di risuc­chiare den­tro un grande buco nero tutti i paesi più fra­gili dell’Unione euro­pea, per arri­vare poi a coin­vol­gere, uno die­tro l’altro anche quelli più solidi. Ma se il Governo greco la spun­terà, sarà anche e soprat­tutto per l’appoggio che rice­verà da una mobi­li­ta­zione che può e deve coin­vol­gere l’Europa intera. Per que­sto è così impor­tante la mobi­li­ta­zione di sabato pros­simo a soste­gno del popolo e del governo greco!

Non sarebbe una vit­to­ria da poco; sarebbe la dimo­stra­zione pra­tica che l’autorganizzazione di base e il mutuo soste­gno pagano: che le far­ma­cie e gli ambu­la­tori aperti dal volon­ta­riato, le mense popo­lari, le coo­pe­ra­tive e i far­mers mar­ket (i Gas), la tele­vi­sione di Stato che ha con­ti­nuato a tra­smet­tere su basi volon­ta­rie dopo la sua chiu­sura, le fab­bri­che auto­ge­stite, le monete alter­na­tive locali, e tutte quelle ini­zia­tive appog­giando e pro­muo­vendo le quali Syriza è diven­tata mag­gio­ranza pos­sono essere l’inizio di una rior­ga­niz­za­zione dei rap­porti sociali: un’organizzazione incen­trata non più sul potere del denaro, ma sui biso­gni delle persone.

Que­sta è la vera posta in gioco dello scon­tro in atto. Le auto­rità euro­pee non esclu­dono certo nuove forme di «aiuto» finan­zia­rio per le casse esau­ste del governo e delle ban­che gre­che; a con­di­zione, però, che venga rin­ne­gato quel soste­gno a una popo­la­zione esau­sta, a un’occupazione ridotta ai minimi ter­mini, ai biso­gni più ele­men­tari della gente; cioè al pro­gramma che l’elettorato ha votato per far valere la pro­pria dignità.

Con­ce­dere qual­cosa in ter­mini finan­ziari a un governo in crisi non costa molto: è solo un tra­sfe­ri­mento di qual­che posta da un capi­tolo all’altro dei bilanci delle parti in causa. Ma con­ce­dere qual­cosa oggi alla Gre­cia che si è ribel­lata al giogo della finanza coste­rebbe molto: sarebbe il segno che, se si vogliono rico­sti­tuire le basi di una con­vi­venza civile, si può e si deve fare a meno di «loro anche in ogni altro paese. Le pre­messe ci sono tutte e in Spa­gna con Pode­mos, o in Croa­zia con «Bar­riera umana», già si intrav­ve­dono forze che, cia­scuna a modo suo, si sono messe sulla strada che ha por­tato Syriza al governo.

E in Ita­lia? Pre­messe ce ne sono anche qui. Anzi, forse non c’è un altro paese euro­peo che abbia una ric­chezza e una varietà di lotte, di movi­menti, di comi­tati, di asso­cia­zioni, di mobi­li­ta­zioni, di ini­zia­tive grande come da noi. Ma in nes­sun altro paese la pos­si­bi­lità di que­ste forze di rap­pre­sen­tarsi poli­ti­ca­mente è così com­pressa e dispersa. Soprat­tutto dal biso­gno di auto­per­pe­tuarsi dei tanti par­titi «di sini­stra», inca­paci di quel passo indie­tro che tante volte si sono impe­gnati a fare e che mai – nem­meno ora – sem­brano capaci di attuare: per non per­dere quei pic­coli poteri che rica­vano, soprat­tutto a livello locale, di una con­so­li­data subal­ter­nità al Pd. Ma i tempi sono ormai maturi per la com­parsa di una realtà nuova, men­tre le respon­sa­bi­lità di chi impone que­sto stallo sono sem­pre più gravi.
aaaa42
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Re: E’ ORA DI UNA SIRYZA ITALIANA

Messaggio da aaaa42 »

un linguaggio semplice senza politicismi licenziato per motivi politici
http://radicalsocialismo.it/2015/02/11/ ... iformista/
iafran
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Re: E’ ORA DI UNA SIRYZA ITALIANA

Messaggio da iafran »

iospero ha scritto: Ma se il Governo greco la spun­terà, sarà anche e soprat­tutto per l’appoggio che rice­verà da una mobi­li­ta­zione che può e deve coin­vol­gere l’Europa intera. Per que­sto è così impor­tante la mobi­li­ta­zione di sabato pros­simo a soste­gno del popolo e del governo greco!
Io solidarizzo come elettore di L'altra Europa per la Grecia e per l'Italia.
Purtroppo non posso esserci fisicamente, ma sarò con la mente a fianco di chi testimonierà la mia presenza.
iospero
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Re: E’ ORA DI UNA SIRYZA ITALIANA

Messaggio da iospero »

Home » News Italia » Roma, le Sinistre in piazza per il popolo greco

Roma, le Sinistre in piazza per il popolo greco

“Contro l’austerità, dalla parte giusta. Cambia la Grecia, cambia l’Europa”, questo uno degli striscioni che apre il corteo indetto oggi a Roma da movimenti, sindacati, partiti di sinistra e società civile, schierati con Syriza e il popolo greco nel duro braccio di ferro che stanno portando avanti con l’Unione Europea. Sono diverse migliaia in corteo oggi da piazza Indipendenza fino al Colosseo.

Tra gli esponenti della società civile, don Luigi Ciotti, Toni Servillo, Licia Miglietta, Moni Ovadia, Loredana Lipperini, Maurizio De Giovanni. Presente anche una componente della minoranza del Partito democratico, quella che fa riferimento a Pippo Civati e a Stefano Fassina, oltre a Sergio Cofferati che il partito di Renzi ha lasciato qualche settimana fa.

In piazza anche Adriano Zaccagnini, eletto in Parlamento con il Movimento 5 Stelle e poi transitato in Sel: “Da questa notte la Democrazia è sotto shock con il precedente grave di una maggioranza che si è approvata da sola la riforma costituzionale. Oggi scendiamo in piazza affianco alla Grecia contro la Troika e le politiche dell’austerity che finanziarizzano le nostre vite, politiche da cui Renzi non si sta discostando in Italia”. Zaccagnini ha aggiunto: “È necessario cambiare l’Europa e combattere le restrizioni forzose alla democrazia, imposte per governare la crisi economica a danno dei cittadini, attraverso privatizzazioni e taglio dei servizi pubblici”.

Consistente lo spezzone più critico, composto da diverse realtà sociali, come Rete della Conoscenza, Act-Agire, Centri Sociali del Nord-Est e movimenti per il diritto all’abitare. Queste realtà si sono ritrovate dietro lo striscione “People over the market! Athens calling, today here in Rome, the #18m in Frankfurt”. Dai megafoni e dal sound system è stato rinnovato l’appuntamento europeo del 18 marzo contro l’inaugurazione della nuova sede della Bce.

All’arrivo al Colosseo, lo spezzone dei movimenti sociali – scrive il portale Globalproject – “si conquista il diritto alla libertà di movimento, prosegue in direzione dei Fori Imperiali dirigendosi verso i palazzi di quel potere che vuole costringere i popoli europei sotto il ricatto della troika”.

la diretta su repubblica.it
camillobenso
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Re: E’ ORA DI UNA SIRYZA ITALIANA

Messaggio da camillobenso »

Mentre soffiano i venti di guerra sia sul fronte di guerra al Nord (Ucraina) che sul fronte Sud della vecchia Europa (Italia) che possono innescare una guerra mondiale. Con la sinistra italiana morta sette anni fa, quando, consapevolmente o inconsapevolmente ha dato il via al ritorno in pompa magna della vecchia Balena Bianca, ha senso parlare di socialismo nei termini espressi su Wikipedia?

Socialismo
Da Wikipedia, l'enciclopedia libera.

« Il socialismo è portare avanti tutti quelli che sono nati indietro. »
(Pietro Nenni)


Il socialismo è un ampio complesso di ideologie, orientamenti politici, movimenti e dottrine che tendono ad una trasformazione della società in direzione dell'uguaglianza di tutti i cittadini sul piano economico, sociale e giuridico. Si può definire come un modello o sistema economico che rispecchia il significato di "sociale", che pensa cioè a tutta la popolazione.
Originariamente tutte le dottrine e movimenti di matrice socialista miravano a realizzare degli obiettivi attraverso il superamento delle classi sociali e la soppressione, totale o parziale, della proprietà privata dei mezzi di produzione e discambio. Fino al 1848, i termini socialismo e comunismo erano considerati intercambiabili. In quell'anno, nel Manifesto del Partito Comunista di Marx ed Engels, si opera la suddivisione tra "socialismo utopistico" e "socialismo scientifico", che essi chiamano anche "comunismo" per evidenziarne polemicamente le differenze col primo.


Il resto continua su:
http://it.wikipedia.org/wiki/Socialismo


Nei due secolo precedenti Il Quarto Stato di Giuseppe Pellizza da Volpedo,fu considerato uno delle immagini-simbolo del movimento operaio e del socialismo[1]

Immagine

Adesso quel socialismo è morto e gli operai stanno sparendo sostituiti dai robot.

Il movimento dei globalisti, invece, lavora in senso opposto.
http://www.gamerlandia.net/2012/04/20/e ... -mondiale/

E’ una specie del sogno millenario del Terzo Reich, portato avanti da Adolf Hitler, sfottuto da Charlie Chaplin nel film “Il grande dittatore”.
Immagine

Il sogno di dominare il mondo.

Io guardo con estrema benevolenza tutto quanto si muove nella direzione di un riequilibrio del modo di vivere su questo pianeta.

Quello che però mi chiedo è se si ha la piena consapevolezza della posizione di grande vantaggio di cui gode in tutti i sensi chi si oppone a consentire una vita più umana ai sudditi schiavi del pianeta, che dal punto di vista del diritto devono poter vivere una vita decente e non da schiavi della èlite dei globalisti.

Mi tocca citare Grillo-Crozza: “Questa è una guerra”

La nuova sinistra è consapevole che si espone ad una guerra?

D’altra parte non si può neppure essere rinunciatari, perché equivarrebbe a soccombere totalmente, che vuol dire accettare lo status di schiavo.

Per saperne di più sul nemico, ho aperto un nuovo 3D, esponendo il pensiero più lucido degli ultimi tempi, espresso dal Prof. Gustavo Zagrebelsky.

Tutti consapevoli di chi nuovamente si vuole ridimensionare dopo i fallimenti della sinistra dei due secoli precedenti???
iospero
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Iscritto il: 24/02/2012, 18:16

Re: E’ ORA DI UNA SYRIZA ITALIANA

Messaggio da iospero »

da Il Fatto Q
Fronte anti-austerity: Grillo, Podemos e Syriza, dialogo possibile…Renzi permettendo
di Alessio Pisanò

Beppe Grillo qualche giorno fa ha lanciato dalle colonne del suo blog un chiaro invito ad Alexis Tsipras e Pablo Iglesias – rispettivamente leader di Syriza e Podemos – a unirsi contro l’austerità. Ma un dialogo tra questi tre partiti/movimenti è davvero possibile?

“Sarebbe opportuna”, si legge sul blog di Grillo, “una conferenza delle forze che in Europa si battono per la ristrutturazione del debito, magari indetta insieme da Siryza, M5S, Podemos ed alla quale invitare tutti, con la sola eccezione dei nazisti di Alba dorata o di Jobbik.

Pablo Iglesias ha risposto da Strasburgo che “sembra interessante, vi faremo sapere”. Più loquace l’eurodeputato di Syriza, Dimitrious Papadimoulis: “Siamo pronti a dialogare con tutti quelli che chiedono la fine dell’austerità e il passaggio a una politica di crescita”. Secondo l’eurodeputato greco, “l’obiettivo non è uno scontro Nord-Sud ma un’alleanza paneuropea che avvantaggerebbe l’intero continente”.
Ma un dialogo tra M5S, Podemos e Syriza è davvero possibile in Europa? Sulla carta, in teoria, sì. I tre movimenti/partiti condividono vari punti: richiesta di ristrutturazione del debito, contrarietà alle misure di austerità, maggior partecipazione dei cittadini alla vita politica, critica forte all’attuale establishment nazionale ed europeo. Tuttavia ci sono anche differenze sostanziali, come il tormentone euro: mentre Grillo lancia un referendum per uscire dalla moneta unica, Iglesias e Tsipras non ci pensano nemmeno a mettere in discussione l’unione monetaria, bensì mirano – più concretamente – a cambiare le regole del gioco senza demolire l’intera unione economica e monetaria.

E Renzi che c’entra? C’entra eccome. Sia Tsipras che Iglesias – soprattutto qualora quest’ultimo dovesse vincere le elezioni spagnole del prossimo novembre, eventualità tuttavia difficile alla luce del complesso sistema elettorale spagnolo – hanno bisogno di alleati forti in Europa per fare massa comune a Bruxelles di fronte a “Lei” (Angela Merkel). Non a caso Alexis Tsipras, il giorno dopo il trionfo elettorale, ha detto: “Io sono come Renzi, voglio cambiare verso all’Europa”. E dopo qualche giorno è volato personalmente a Roma ad incontrare il premier italiano. Anche Iglesias ha citato più di una volta Renzi. Nella stessa conferenza stampa in cui ha giudicato “interessante” la proposta di Grillo, ha detto di considerare “positivamente le parole di Renzi quando dice che l’agenda dell’austerità va abbandonata”, e senza che nessuno gli avesse chiesto nulla a riguardo.

Insomma, al di là delle evidente differenze di politiche, teoriche e pratiche, tra Podemos, Syriza e il Pd di Matteo Renzi, Iglesias e Tsipras sanno benissimo che in Europa per aprire una breccia nel muro dell’austerità tedesca hanno bisogno di alleati di peso e di governo, e non di mere opposizioni come il M5S. Per questo motivo, e solo per questo, la proposta di Grillo – legittima e condivisibile – potrebbe restare inascoltata, perché parlare con Grillo vorrebbe dire chiudere la porta a Renzi e non poter contare su Roma a Bruxelles. E contro Berlino, Madrid e Atene da sole non bastano.


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Mi sembra che il ragionamento non regga perché in ballo c'è da sceglere il destino di un'Europa
o come quella ATTUALE che privilegia i pochi o come chiedono Syriza e Podemos che privilegia i cittadini, mi sembra che Renzi a parole sta da una parte e nei fatti sta dall'altra.
Per poter contare a Bruxelles il M5S e una Syriza italiana potrebbero condizionare il PD e riportarlo alle origini mettendo da parte Renzi.

Quello che vogliono (compreso Renzi) è che l’Europa si adegui definitivamente ai canoni neo-liberisti,
flaviomob
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Iscritto il: 08/01/2015, 0:53

Re: E’ ORA DI UNA SIRYZA ITALIANA

Messaggio da flaviomob »

C'è anche da dire che la "Lista Tsipras" in Italia (per le europee) ha dato l'ennesima prova di una sinistra litigiosa ed inaffidabile.
Renzi elenca i successi del governo. “Sarò breve”.
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