LA DEMOCRAZIA PERDUTA

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camillobenso
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Re: LA DEMOCRAZIA PERDUTA

Messaggio da camillobenso »

lucfig ha scritto:Domanda ai forumisti:

Che differenza c'è tra la coppia Compagnie delle Indie e India dei primi 900 e Troika e Grecia (ma vale anche Troika ed Italia oppure tra Troika e Spagna)?

Credo che dalla risposta comprendiamo la nostra democrazia perduta.


Dal confronto di quanto riportato da Wikipedia, emerge che il computerino di quel robot chiamato “uomo”, a distanza di 400 anni, sembra programmato nello stesso identico modo, anche se opera in scenari differenti.

Società anonima, sarebbe divenuta l'impresa commerciale più potente della sua epoca, fino ad acquisire funzioni militari e amministrative regali nell'amministrazione dell'immenso territorio indiano, per la Compagnia delle Indie orientali, alla fine fa il paro con:

Ci sono state opinioni critiche sulla troika inserendola tra gli attori attivi e forti di quel generale panorama definito anche autoritarismo emergenziale, basato su un'emergenza interpretata dai governi dell'Unione europea in modo fazioso in quanto farebbe risalire i disastri bancari e finanziari realmente avvenuti a cause in larga parte fittizie (il cosiddetto "debito eccessivo dei bilanci pubblici")[13]

• Sulla ingerenza della troika si è espresso anche Mario Monti, il quale ha sottolineato come, nei paesi incapaci di riportare in regola i conti, le procedure di salvataggio prevedano aiuti esterni di quella tipologia che, in genere, si accompagna all'arrivo dei rappresentanti della "troika", che si traduce in "una presenza molto intrusiva e di fatto una cessione di sovranità asimmetrica"[14]. Successivamente lo stesso Mario Monti parlerà degli interventi della Troika come una forma di neocolonialismo.[15]


Al di là di quella forma ipocrita di perbenismo che certe organizzazioni o istituzione tendono ad accreditare verso l’esterno, quando gli uomini robot, tendono ad associarsi, alla fine rispondono sempre allo stesso obiettivo per cui sono programmati.

Raggiungere il binomio denaro e potere. Lo ha fatto a suo tempo la Compagnia delle Indie Orientali e lo sta facendo ora la troika, che si nasconde dietro un falso perbenismo delle istituzioni.

Come ben spiegato, il termine Troika è una derivazione giornalista attribuito a tre istituzioni, che in pratica, dovrebbero aiutare le nazioni a rimettersi in careggiata.

In realtà sappiamo che non è così. La Troika, ha preso parte solo al caso Greco, e dovendo operare con banditi nazionali che in realtà hanno mandato a fondo il Paese, non potevano mettere in pratica quelle cure per cui viene giustificata la sua esistenza, in quanto si tratta di un patto tra banditi.

In realtà si tratta di una partita di giro tra banditi.

Ufficialmente, anche su Wikipedia leggiamo la natura banditesca di quelle istituzioni.

l'intervento della troika ha permesso nel settembre 2011 di convincere la Germania ad attivare il cosiddetto "fondo salva-stati", per garantire alla Grecia ossigeno economico e scongiurare il rischio di insolvenza sovrana dello Stato;[5] nel negoziare gli aiuti alla Grecia, la troika ha richiesto in cambio l'istituzione di politiche di austerità, mediante diversi tagli alla spesa pubblica.

E’ una raffinata versione di organizzazioni banditesche.

1) L’industria degli armamenti tedesca ha scelto proprio la Grecia per mantenere il suo volano produttivo e quindi non entrare in crisi.
2) La Grecia non era in grado di onorare l’impegno del riarmo.
3) La Germania mette quindi di mezzo le sue banche a sostegno del credito. In sostanza le banche tedesche garantiscono il credito all’industria bellica tedesca allungando i tempi di pagamento greci, naturalmente con debito interesse.
4) Ma malgrado questa formula, lo Stato Greco non è in grado di assolvere ai suoi impegni.
5) Vengono quindi chiamate in causa le banche greche, che anticipano il denaro alla banche tedesche per conto dello Stato.
6) Ma anche uno studente somaro al primo anno di economia sapeva che anche con questa pezza lo Stato Greco non era in grado di pagare se non in tempi lunghissimi.
7) Ovvio quindi che questa insolvenza mette in crisi il sistema bancario tedesco, che a questo punto s’inventa il fondo salva Stati. A questo fondo abbiamo partecipato anche noi con il famoso prestito di 60 ,miliardi alla Grecia.
8) Quei soldi sono finiti alle banche greche che hanno salvato dal crac da insolvenza le banche tedesche, ma anche quelle francesi che avevano partecipato in parte al riarmo greco.
9) Le famose riforme dell’austeriti, in realtà sono una bufala, perché non è stato fatto nulla per l’espansione dell’economia greca al fine di ripagare il debito.
10 ) Si è pensato solo di spremere le classi medio basse, perché quelle alte sono quasi esentasse insieme alla chiesa ortodossa.
11) I banditi tedeschi e della Troika stanno ripetendo lo stesso dolcetto o scherzetto con Tsipras. Vogliono nuovamente spremere i greci per riavere il rimanente dei soldi prestati per comprare gli armamenti tedeschi.
12) L’usterità e le riforme non c’entrano assolutamente niente. E’ come per un privato che non ha soldi. Il suo debito lo puo’ ripagare solo lavorando, oppure rubando i soldi ad altri







Compagnia britannica delle Indie orientali

Da Wikipedia, l'enciclopedia libera.
La Compagnia britannica delle Indie Orientali (British East India Company), fino all'Atto di Unione del 1707 Compagnia inglese delle Indie Orientali, nacque il 31 dicembre 1600[1], quando la regina Elisabetta I d'Inghilterra accordò una "carta" o patente reale che le conferiva per 21 anni il monopolio del commercionell'Oceano Indiano

Prima delle compagnie commerciali europee create nel XVII secolo per conquistare "le Indie" e dominare i flussi commerciali con l'Asia, essa trovò il suo posto accanto alla Compagnia Olandese delle Indie Orientali, la celebreVOC (Vereenigde Oostindische Compagnie), e prese il sopravvento sulla Compagnia francese delle Indie Orientali, che condusse alla rovina conquistando tutti i suoi possedimenti in India. Essa segnò profondamente il futuro Impero britannico.

Società anonima, sarebbe divenuta l'impresa commerciale più potente della sua epoca, fino ad acquisire funzioni militari e amministrative regali nell'amministrazione dell'immenso territorio indiano. Colpita in pieno dall'evoluzione economica e politica del XIX secolo, declinò progressivamente e poi scomparve nel 1874.

………..Nel 1670il reCarlo II accordò per decreto alla Compagnia il diritto di acquisire nuovi territori, di battere moneta, di comandare truppe armate e di esercitare la giustizia sui propri territori. Essa si avviava quindi a divenire una formidabile macchina di potere, in India ma anche in Inghilterra. Stanco del lobbismo politico e al fine di ridurre questa influenza, il Parlamento decise di rompere il monopolio della Compagnia e di permettere nel 1698 la creazione di una compagnia rivale, la "Compagnia Inglese per il Commercio verso le Indie Orientali" (English Company Trading to the East Indies). Ciò nonostante quest'ultima non sarebbe mai riuscita a competere con la "vecchia" Compagnia e alla fine le due si fusero insieme nel 1702.

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Troika (politica europea)
Da Wikipedia, l'enciclopedia libera.

Il termine troika (dal russo тройка, trojka, terzina), nell'ambito della politica dell'Unione europea, indica l'organismo di controllo informale costituito da rappresentanti della Commissione europea, della Banca centrale europea e del Fondo monetario internazionale.
A seguito della grande recessione, la troika si è occupata dei piani di salvataggio dei paesi all'interno della zona euro il cui debito pubblico è in crisi, per scongiurare il rischio di insolvenza sovrana, fornendo assistenza finanziaria in cambio dell'istituzione di politiche di austerità.

Storia[modifica | modifica wikitesto]
L'uso del termine è nato in ambito giornalistico nel 2010, in occasione degli interventi di rappresentanti dellaCommissione europea, della Banca centrale europea e del Fondo monetario internazionale volti alla risoluzione della crisi economica della Grecia:[1][2][3][4] l'intervento della troika ha permesso nel settembre 2011 di convincere la Germania ad attivare il cosiddetto "fondo salva-stati", per garantire alla Grecia ossigeno economico e scongiurare il rischio di insolvenza sovrana dello Stato;[5] nel negoziare gli aiuti alla Grecia, la troika ha richiesto in cambio l'istituzione di politiche di austerità, mediante diversi tagli alla spesa pubblica. Inoltre la troika ha chiesto misure per ridurre corruzione ed evasione fiscale[6], la riduzione del cuneo fiscale[7] e riforme strutturali per migliorare l'efficienza della pubblica amministrazione.
Il termine è successivamente penetrato nella pubblicistica politica ed economica internazionale[8], nella terminologia enciclopedica[9], e persino nei comunicati ufficiali del Parlamento europeo che, all'inizio del 2014, ha espresso dubbi in merito ai metodi di lavoro della troika, avviando un'inchiesta formale.[10]
Generalmente, i rappresentanti della troika sono identificati in Jean-Claude Juncker e Olli Rehn (rispettivamente presidente della Commissione e commissario per gli Affari economici e monetari), Mario Draghi (presidente della BCE) e Christine Lagarde (direttore operativo del FMI).[11][12]
Opinioni e critiche[modifica | modifica wikitesto]
L'utilizzo di questo termine spesso sottintende un giudizio critico verso le teorie economiche neoliberiste di cui la troika si farebbe portatrice e garante. Questo triumvirato sarebbe infatti alla base di molte delle scelte economiche avvenute negli anni in Europa (secondo una logica in parte mutuata da approcci applicati anche negli Stati Uniti) che possono esser fatte rientrare in quel quadro di condotta politico-economica che giornalisticamente viene definito di "austerità".
• Ci sono state opinioni critiche sulla troika inserendola tra gli attori attivi e forti di quel generale panorama definito anche autoritarismo emergenziale, basato su un'emergenza interpretata dai governi dell'Unione europea in modo fazioso in quanto farebbe risalire i disastri bancari e finanziari realmente avvenuti a cause in larga parte fittizie (il cosiddetto "debito eccessivo dei bilanci pubblici")[13].
• Sulla ingerenza della troika si è espresso anche Mario Monti, il quale ha sottolineato come, nei paesi incapaci di riportare in regola i conti, le procedure di salvataggio prevedano aiuti esterni di quella tipologia che, in genere, si accompagna all'arrivo dei rappresentanti della "troika", che si traduce in "una presenza molto intrusiva e di fatto una cessione di sovranità asimmetrica"[14]. Successivamente lo stesso Mario Monti parlerà degli interventi della Troika come una forma di neocolonialismo.[15]
• Ricorre al termine/concetto della troika, nelle sue analisi, Roland Erne, ricercatore all'University College Dublin, studioso di dinamiche sindacali e occupazionali su scala transnazionale. Nel suo Le relazioni industriali europee dopo la crisi. Verso un interventismo regolatorio post-democratico?[16] il riferimento alla troika è forte e molto critico.
• Un resoconto brevemente analitico dei significati acquisiti dal termine troika, nell'accezione appunto critica della sociologia economica, è stato fatto dall'economista italiano Bruno Amoroso per Rai Educational nel report La Troika e i sicari dell`economia globale[17]. La spiegazione di Amoroso avveniva come presentazione al suo volume del 2013, Figli di Troika[18].
• La troika è stata accusata dal premio Nobel per l'Economia Paul Krugman di non aver saputo affrontare la situazione deficitaria con tempismo. Krugman sostiene che gli stanziamenti finanziari a favore dei Paesi in difficoltà sono stati limitati, e sono stati erogati troppo tardi rispetto alle necessità; e i finanziamenti sono stati elargiti in cambio di severi tagli alle spese e aumenti della tassazione, provvedimenti che secondo l'economista potranno causare ulteriori recessioni[19].
• L'organismo collegiale è oggetto di un'indagine avviata ai primi di gennaio del 2014 dal Parlamento Europeoper verificare il livello di democraticità e di trasparenza degli interventi, messo in discussione da alcune parti[20].
flaviomob
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Re: LA DEMOCRAZIA PERDUTA

Messaggio da flaviomob »

In realtà i tedeschi non hanno paura della piccola Grecia, ma dell'enorme (debitamente... parlando) Italia.
Renzi elenca i successi del governo. “Sarò breve”.
cardif
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Re: LA DEMOCRAZIA PERDUTA

Messaggio da cardif »

flaviomob ha scritto:In realtà i tedeschi non hanno paura della piccola Grecia, ma dell'enorme (debitamente... parlando) Italia.
http://www.ilfattoquotidiano.it/2014/03 ... ia/900274/

Sono dati del 2013. Ma più o meno siamo lì in termini di rapporto con quelli del 2014.
Su un debito pubblico italiano di oltre 2000 mld, la Germania ha titoli per 29 mld. E li ha comprati perché conveniva, con i tassi d'interesse che l'Italia ci ha messo su.
Complessivamente le banche estere detengono 156 mld di euro, cioè l'8% dell'intero debito.
Ammesso che lo Stato italiano non riesca a rimborsare più dell'80% del suo debito, la Germania pederebbe appena 6 mld. Certo, non sono bruscolini, ma non penso che pesi molto nelle sue decisioni di geoeconomia e quindi di politica economica estera.
Il restante 92% del debito lo Stato italiano ce l'ha in gran parte con i risparmaitori italiani e in misura minore con le banche.
Il fallimento per il debito, per quanto enorme, non penso che possa avvenire. Le riserve finanziarie degli italiani, al netto del patrimonio immobiliare e del credito verso lo Stato garantisce copertura. Cioè il risparmio degli italiani investito in fondi pensione, azioni ecc garantisce copertura. In che modo? Se lo Stato ha bisogno di soldi, sa dove prenderli. Come fece Amato col prelievo forzoso nel 1992. Non dico che sia giusto; dico che c'è garanzia per tranquillizzare i mercati e la Germania.
(sono andato fuori dall'argomento, ma m'è scappata questa risposta...)
cardif
iafran
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Re: LA DEMOCRAZIA PERDUTA

Messaggio da iafran »

lucfig ha scritto:Ma allora che votiamo a fare se la politica italiana la dettano entità sovranazionali e non i partiti che decidiamo di far governare?
Io ribalterei la "frittata" ... richiamando il detto popolare "In mancanza di cavalli trottano anche gli asini".

In Italia, con una classe politica di avventurieri e di scalatori sociali che cosa potevamo aspettarci? Che questi si mettessero a disposizione dei cittadini e che si dimostrassero responsabili per ciò che legiferavano e programmavano?
Abbiamo appurato, a nostre spese, che i nostri "politici", pur di badare al proprio guadagno, erano quasi contenti se venivano giudicati "inetti" ma "volenterosi".
Certi elettori (in attesa di salire sul carro) li giustificavano in Italia con il classico "così fan tutti" e gli stessi, tuttora, ci presentano Renzi come il minor male o l'ultima spiaggia prima ... del caos! Lo spauracchio dell'ex cavaliere, poi, ha dato una mano a quelli della sinistra ... a sedere in parlamento per un ventennio.

Li abbiamo più visti i nostri "politici" dopo? ... quando erano chiamati a risolvere le problematiche sociali o a confrontarsi con i partner europei con modi da ricevere lusinghe (oltre al cucù ed alle barzellette)? Questi si sono preoccupati solo di legiferare nel parlamento nazionale per tutelare le loro persone:
1) per il non luogo a procedere alle inchieste giudiziarie,
2) per guadagnarsi l'impunità sugli illeciti possibili (pregressi e futuri),
3) per aumentarsi vitalizi e stipendi,
4) per imporre nuove imposte ...

C'è proprio bisogno, allora, di addebitare le nostre penose situazioni sociali alla volontà di chissà quale "malvagia entità sovranazionale" se quasi tutta la classe "politica" italiana è votata esclusivamente a fare i lavori sporchi verso i cittadini ed è la più corrotta in UE?

Anzi ... tutto potremmo dire tranne di attribuire ad altri la responsabilità dei nostri mali.
Ma, recandoci alle urne e votando la "casta politica italiana" ... non ci facciamo una bella figura.
cardif
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Re: LA DEMOCRAZIA PERDUTA

Messaggio da cardif »

Nel dicembre 2009 ho aperto un argomento: "In attesa del ritorno della democrazia"
Tra l'altro avevo scritto:
"Bondi ha detto a Tabacci: 'Lei è in parlamento grazie a Berlusconi'.
E non si è reso conto, meschino, che se è vero che il Supremo Capo (Berlusconi) ha 'composto' il parlamento per chiamata diretta vuol dire che non c'è democrazia.
L'Italia è proprio messa male se uno non capisce questo e fa lo stesso il ministro.
Va bè che gli italiani sono proprio indifferenti, dato che non sono scesi in piazza per quella 'porcata' dell'eliminazione delle preferenze.
Che dovrà succedere perché gli italiani tornino a scegliersi i loro rappresententi, che è la prima riforma da fare per ristabilire la democrazia (dopo l'uscita del Supremo Capo dalla scena politica)?"

Qua ce n'è uno dell'aprile 2012: "La democrazia perduta" che ancora tiene banco.
Il Supremo Capo di una volta sta uscendo di scena. Ma ne è venuto un altro che la sta facendo ancora più grossa.
Tra un anno scriverò di nuovo: "Va bè che gli italiani sono proprio indifferenti, dato che non sono scesi in piazza per quella 'porcata' dell'eliminazione dell'elezione dei suoi rappresentanti".

E' avvilente ...

Sull'aspetto economico della 'perdita di democrazia' direi che se ci fosse stato un controllo migliore ed una consulenza 'autorevole', se non proprio un diktat dall'alto, forse la Grecia non si sarebbe trovata nell'attuale situazione di indebitamento, per le spese fuori controllo fatte negli anni scorsi.
Forse anche l'Italia avrebbe bisogno di una 'consulenza' esterna preventiva. Ha già un debito altissimo e in crescita. Eppure fa l'Expo, il tav, gli F35. E meno male che non si parla più del Ponte sullo stretto.
E che succederà con la classe politica di domani, in cui saranno pochi quelli che dovranno rispondere al proprio elettorato ed alla propria coscienza e tutti gli altri al proprio Capo che l'ha messo là?

Del resto richiedere la restituzione del debito è legge della finanza. E' la logica per la quale la bancanega un finanziamento e costringe un'impresa a chiudere. O passa al pignoramento ed alla vendita dei beni ipotecati, mettendo sul lascrico delle famiglie insolventi.
Sono le leggi del capitale sulle persone. Stangolano.

cardif
camillobenso
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Re: LA DEMOCRAZIA PERDUTA

Messaggio da camillobenso »

cardif ha scritto:Nel dicembre 2009 ho aperto un argomento: "In attesa del ritorno della democrazia"
Tra l'altro avevo scritto:
"Bondi ha detto a Tabacci: 'Lei è in parlamento grazie a Berlusconi'.
E non si è reso conto, meschino, che se è vero che il Supremo Capo (Berlusconi) ha 'composto' il parlamento per chiamata diretta vuol dire che non c'è democrazia.
L'Italia è proprio messa male se uno non capisce questo e fa lo stesso il ministro.
Va bè che gli italiani sono proprio indifferenti, dato che non sono scesi in piazza per quella 'porcata' dell'eliminazione delle preferenze.
Che dovrà succedere perché gli italiani tornino a scegliersi i loro rappresententi, che è la prima riforma da fare per ristabilire la democrazia (dopo l'uscita del Supremo Capo dalla scena politica)?"

Qua ce n'è uno dell'aprile 2012: "La democrazia perduta" che ancora tiene banco.
Il Supremo Capo di una volta sta uscendo di scena. Ma ne è venuto un altro che la sta facendo ancora più grossa.
Tra un anno scriverò di nuovo: "Va bè che gli italiani sono proprio indifferenti, dato che non sono scesi in piazza per quella 'porcata' dell'eliminazione dell'elezione dei suoi rappresentanti".

E' avvilente ...

Sull'aspetto economico della 'perdita di democrazia' direi che se ci fosse stato un controllo migliore ed una consulenza 'autorevole', se non proprio un diktat dall'alto, forse la Grecia non si sarebbe trovata nell'attuale situazione di indebitamento, per le spese fuori controllo fatte negli anni scorsi.
Forse anche l'Italia avrebbe bisogno di una 'consulenza' esterna preventiva. Ha già un debito altissimo e in crescita. Eppure fa l'Expo, il tav, gli F35. E meno male che non si parla più del Ponte sullo stretto.
E che succederà con la classe politica di domani, in cui saranno pochi quelli che dovranno rispondere al proprio elettorato ed alla propria coscienza e tutti gli altri al proprio Capo che l'ha messo là?

Del resto richiedere la restituzione del debito è legge della finanza. E' la logica per la quale la bancanega un finanziamento e costringe un'impresa a chiudere. O passa al pignoramento ed alla vendita dei beni ipotecati, mettendo sul lascrico delle famiglie insolventi.
Sono le leggi del capitale sulle persone. Stangolano.

cardif


Che dovrà succedere perché gli italiani tornino a scegliersi i loro rappresententi, che è la prima riforma da fare per ristabilire la democrazia (dopo l'uscita del Supremo Capo dalla scena politica)?"
cardiff

Domanda:

Chi comanda realmente in Italia???
cardif
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Re: LA DEMOCRAZIA PERDUTA

Messaggio da cardif »

camillobenso ha scritto:Domanda:
Chi comanda realmente in Italia???
Me lo chiedo pure io. Ero rimasto, e ancora ci credo per la verità, all'art.1:
" L'Italia è una Repubblica democratica, fondata sul lavoro.
La sovranità appartiene al popolo, che la esercita nelle forme e nei limiti della Costituzione."
Il primo comma ce lo siamo giocato, con la disoccupazione che c'è.
Sul secondo speravo che il partito 'democratico' facesse un recupero della democrazia in disarmo in mano ad altri.
Ma possibile che non si facciano ragionare queste teste di cavolo?
Ci si è riusciti con le stupidagini sul bonus bebè, promesso e poi non concesso pure ai 'ricchi'. Forse lo capivano anche i bambini.
Pare che non ci si riesca a far capire che non va introdotto nessuna esenzione per un reato, nemmeno del 3%.
Ma pare che non riescano a capire nemmeno i principi della democrazia.
Che c'azzecca la semplificazione: mica è semplificare non far votare per le province e per il senato; e nemmeno scegliersi i 'camerati' (quelli della camera).
Non basta che la gente perde la fiducia (o almeno io).
Qua non resta che la rivoluzione, perché anche l'assenza in massa alle elezioni non basta.
Forse mi viene un dubbio: non è che intendono cambiare la Costituzione in modo che l'Italia non sia più una Repubblica parlamentare democratica? Scriverlo proprio in Costituzione che è una Repubblica delle banane?
cardif
flaviomob
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Re: LA DEMOCRAZIA PERDUTA

Messaggio da flaviomob »

Ora il debito pubblico italiano è tornato in buona parte in mani italiane (in un sistema bancario con qualche mela marcia, e bella grossa), ma qualche anno fa non era così. Per questo qualche anno di aiuti alla Grecia ha permesso di salvare le banche europee esposte e intanto le banche francesi e tedesche si toglievano dai piedi i titoli greci e italiani che iniziavano a "puzzare"...
Renzi elenca i successi del governo. “Sarò breve”.
aaaa42
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Re: LA DEMOCRAZIA PERDUTA

Messaggio da aaaa42 »

euro e democrazia perduta

RICCARDO REALFONZO

«Svolta in Europa o la sinistra si prepari all’uscita dall’Euro»

L 'Italia torna in deflazione e tocca i minimi da oltre mezzo secolo: l'indice è sceso dello 0,6% nel confronto annuo come non accadeva dal 1959. Riccardo Realfonzo, economista e membro del Cda del fondo pensioni Cometa dei metalmeccanici italiani, ha pubblicato sul portale internet della Fiom uno studio sul futuro dell’euro. Gli chiediamo qual sia stato l'impatto delle politiche economiche del governo Renzi. «Le politiche di governo non hanno innescato la crescita perché si sono mosse nel solco dell'austerità. Anche la manovra 2015 ha previsto un cospicuo avanzo primario, e quindi un eccesso della raccolta fiscale sulla spesa pubblica di scopo. Considerati i moltiplicatori fiscali, l’impatto della manovra non può che essere restrittivo. Sarebbe stato necessario andare ben oltre il vincolo del 3% sul deficit». Da Berlusconi a Renzi la disoccupazione è raddoppiata. Il contratto a tutele crescenti può aiutare a fermarla? Ci sono innumerevoli studi internazionali, inclusi quelli dell'Fmi, che dimostrano che non esiste alcuna correlazione tra il grado di flessibilità del mercato del lavoro e l'occupazione. Sino ad oggi le deregolamentazioni del mercato del lavoro hanno cambiato la composizione dell'occupazione, riducendo il numero di lavoratori a tempo indeterminato e aumentando quelli a termine. E gli effetti più marcati sono stati quelli di riduzione dei salari. Temo che anche il Jobs Act favorirà la stagnazione salariale, non permettendoci di rilanciare la domanda e la crescita. Che fare per proteggere i lavoratori da un possibile crollo dell'Eurozona? Sia chiaro che la strada preferibile in Europa resta quella, politicamente sempre più improbabile, di una radicale mutazione delle politiche economiche, in senso espansivo e redistributivo. Ma se questa inversione di tendenza non si produce, resta valida la previsione che abbiamo elaborato con il “monito degli economisti” pubblicato dal Financial Times, cioè che uno o più paesi escano dall'euro. Questo potrebbe accadere presto alla Grecia e un domani all’Italia. Lei ha pubblicato uno studio sugli abbandoni degli accordi di cambio del passato. Cosa insegna l'esperienza storica? Che le ampie svalutazioni che seguono le crisi valutarie hanno generalmente avuto un impatto positivo sulla bilancia commerciale, favorendo le esportazioni e innescando talvolta processi di crescita significativi. Ma il mondo del lavoro ha pagato spesso un prezzo molto salato. Le inflazioni che seguono le svalutazioni hanno ridotto in maniera significativa il potere di acquisto dei salari e ancora di più la quota dei salari sul Pil. Anche l’occupazione spesso è restata al palo. Le organizzazioni dei lavoratori e le forze progressiste devono essere ben consapevoli di questi rischi. In caso di uscita dall’euro bisognerebbe adottare politiche di forte protezione del potere di acquisto dei salari, tipo scala mobile, e investire massicciamente nello stato sociale per garantire l'erogazione di beni e servizi in termini reali ai ceti meno abbienti. Un esempio? Proprio l'Italia, quando nel 1993 uscì dal sistema monetario europeo (Sme). Dopo due anni dalla crisi i salari reali si ridussero del 4%, mentre la quota dei salari sul Pil si ridusse quasi del 9%. D’altra parte la svalutazione fu seguita dai famigerati accordi di politica dei redditi, firmati anche dalla Cgil di Trentin, che non tutelarono adeguatamente il potere di acquisto dei salari. Nel caso italiano, la disoccupazione crebbe dal 9,70% all'11,20%. Da non rifare. L'Italia è pronta per questo scenario? Il governo insiste sul rispetto di vincoli europei che ci sta portando ad una situazione insostenibile. Assistiamo oggi ad un continuo aumento della disoccupazione, alla caduta dei salari, all'impoverimento del tessuto produttivo. O si ottiene un cambiamento radicale delle politiche europee o bisognerà attrezzarsi ad una uscita dall'euro. Ma che sia all'insegna di nuove politiche industriali espansive e di politiche di salvaguardia dei salari, altrimenti cadremmo dalla padella nella brace.

dal Manifesto di oggi.
camillobenso
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Re: LA DEMOCRAZIA PERDUTA

Messaggio da camillobenso »

Zagrebelsky: “Riforme, democrazia in pericolo”
(Andrea Giambartolomei).
22/02/2015 di triskel182

ITALICUM E SENATO.




Il potere accentrato nelle mani di una persona, con un parlamento indebolito e i cittadini senza rappresentanza.

Sette giorni dopo la nottata di discussione sul Ddl sulle riforme costituzionali, Libertà e giustizia e Anpi lanciano un nuovo allarme per salvare i diritti degli elettori.


Lo hanno fatto ieri pomeriggio a Torino in un incontro intitolato, “Legge elettorale e riforma del Senato: era (ed è) una questione democratica”, con Sandra Bonsanti (presidente di Libertà e Giustizia), Antonio Caputo (difensore civico della Regione Piemonte), Carlo Smuraglia (a capo dell’Anpi) e Gustavo Zagrebelsky, presidente emerito della Corte costituzionale.

Le associazioni sono pronte a lanciare una campagna: “Noi vigileremo il secondo passaggio della riforma costituzionale”, ha affermato la Bonsanti, mentre per il professore torinese “c’è bisogno che la società civile si riprenda il suo ruolo, società civile che non è quella dei salotti romani frequentati dai politici, ma quella degli imprenditori disposti a dare denaro e tempo per imprese sociali, individui, associazioni e gruppi politici”.


Tutti i partecipanti sono rimasti impressionati dall’immagine dell’aula di Montecitorio quasi vuota durante la discussione della riforma: “Le responsabilità stanno certamente in quelli che hanno deciso di uscire dall’aula – sostiene il costituzionalista -, ma soprattutto la responsabilità è della maggioranza che deve garantire un contesto deliberativo in cui ci sia posto per tutti”.


C’È UN ALTRO ASPETTO paradossale che ha marcato il professore: “Si sta discutendo la riforma della Carta in un parlamento che la Corte costituzionale ha giudicato incostituzionale”.


Queste modifiche vengono fatte senza valutare le voci critiche: “Le considerazioni che vengono da parti come le nostre vengono completamente ignorate o demonizzate”.


Nessuno disturbi il manovratore. “La democrazia deliberativa è fatta di discussioni ed è un processo in cui si mettono insieme idee, contributi e proposte.


È un’idea diversa da quella per cui chi vince deve agire indisturbato”.


Concorda con questa lettura di Zagrebelsky il difensore civico Caputo.

Secondo lui cambiare il Senato, facendolo eleggere dai consiglieri regionali e dandogli meno poteri, “aumenta la sfiducia i cittadini nei confronti delle istituzioni”.

Sfidare il governo sul tema delle riforme costituzionali però non sarà facile.


Il presidente dell’Anpi Smuraglia lo sa: “Abbiamo pensato di entrare sul tema a gamba tesa.

Sarà difficile perché per molti cittadini sono cose lontane
”.

EPPURE LE GRAVITÀ segnalate da Smuraglia sono tante, non solo su Italicum e riforma del Senato.


“Sono arrivati alla Camera e al Senato due riforme su cui il governo ha messo la fiducia, sebbene si vanti di avere un’ampia maggioranza. In questo modo cadono gli emendamenti e la discussione”.


In un anno di vita dell’esecutivo si è arrivati a 34 voti di fiducia. “C’è un ricatto”, afferma, e questo ricatto si ripropone ogni volta che viene paventato lo spauracchio dello scioglimento anticipato del parlamento.


Un altro elemento sottolineato da Smuraglia riguarda il Jobs Act: “Questa è una legge delega quasi in bianco, fatta in modo che – in mancanza di criteri precisi – il governo possa fare quello che vuole”.

Il governo non ha neanche preso in considerazione due pareri conformi di Camera e Senato contro i licenziamenti collettivi, pareri ai quali dovrebbe attenersi: “Il governo non ne ha tenuto conto. Anche questo è un modo per far diventare il parlamento inutile”.

Così come diventano inutili i pareri di partiti svuotati e sindacati disprezzati dall’esecutivo. Secondo la Bonsanti c’è un percorso tracciato: “Quanto abbiamo detto qui porta a pensare che ci sia un movimento che porta verso una persona sola – riepiloga prima di fare una domanda a Zagrebelsky -. È possibile che il governo stia preparando una riforma delle istituzionali che possano cadere nelle mani di una persona con obiettivi meno democratici?”. “Il rischio c’è”, risponde lui.

Da Il Fatto Quotidiano del 22/02/2015
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