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Re: Stato Palestinese

Inviato: 12/03/2015, 18:50
da cardif
http://espresso.repubblica.it/senza-fro ... a-1.198250

Paul Salem - Parole vuote sulla Palestina

SI È PARLATO molto della recente decisione del Parlamento europeo di riconoscere “in linea di principio” uno Stato palestinese e della condanna degli insediamenti israeliani nei Territori dichiarati “illegali secondo la legge internazionale”. Anche alcuni Parlamenti nazionali europei hanno approvato risoluzioni analoghe e la seconda più alta Corte europea ha deciso di cancellare Hamas dall’elenco delle organizzazioni terroristiche.Tutto ciò coincide con il lancio da parte dell’Autorità Palestinese di una “intifada diplomatica” che ha contemplato: un incontro con i firmatari della Convenzione di Ginevra; una mozione presso il Consiglio di sicurezza Onu e iniziative per l’ammissione dell’Autorità a membro della Corte penale internazionale. L’incontro di Ginevra ha prodotto un ammonimento a Israele sul rispetto della legge umanitaria. Il voto al Consiglio di sicurezza, che chiedeva la fine dell’occupazione israeliana e un accordo di pace basato su due Stati entro il 2017, non ha ottenuto i nove voti minimi necessari. Mentre il tentativo dell’Autorità Palestinese di entrare a far parte della Corte penale internazionale è ancora sotto esame.

SE QUESTI SVILUPPI indicano, da una parte, nuovi trend nelle dinamiche politiche del conflitto israelo-palestinese, dall’altra, è improbabile che riescano a rimettere in piedi il moribondo processo di pace. Beninteso, la decisione europea rimarca il crescente isolamento diplomatico di Israele. Tuttavia, questo modesto strappo diplomatico non si è tradotto - ed è improbabile che avvenga - in alcun tipo di pressione significativa. Israele e i suoi amici europei, che restano uniti da forti interessi economici, politici e di sicurezza, continueranno a concordare che sulla questione palestinese sono in disaccordo.
Peraltro, se l’Europa è stata un elemento fondamentale per la nascita dello Stato d’Israele, per la sua sopravvivenza sono gli Stati Uniti l’elemento decisivo. Anche se le relazioni tra il primo ministro israeliano e il presidente statunitense sono le peggiori mai registrate nella storia dei due Paesi, non è immaginabile che la potenza americana eserciti alcuna pressione su Israele tantopiù ora che il neo eletto Congresso a maggioranza repubblicana ha invitato Netanyahu a parlarvi e minaccia sanzioni contro l’Autorità Palestinese.

IN ISRAELE, LA DIATRIBA con l’Europa e con il presidente Obama aiuta Netanyahu nella campagna elettorale in vista delle elezioni del 17 marzo. Arriva sulla scia di un pesante attacco agli Hezbollah sulle altezze del Golan, e di un attentato a un bus a Tel Aviv. Finché Netanyahu riuscirà a mantenere i riflettori puntati sulle questioni della sicurezza, del terrorismo, sull’Iran, evitando i temi della realtà quotidiana come lo sviluppo economico, i sondaggi non gli daranno grattacapi. Come ammettono persino gli amici di Israele, Netanyahu non si è mai adoperato seriamente per una soluzione a due Stati. Che abbia o meno successo alle elezioni, le bacchettate europee non faranno cambiare idea né a lui né alla destra israeliana.

Sul versante palestinese, il voto europeo è solo una importante affermazione di principio senza conseguenze pratiche. Persino gli Usa sono a favore della soluzione che prevede due Stati. La frenetica attività diplomatica palestinese è un segno di disperazione e la prova dell’impasse in cui si trova l’Autorità Palestinese, non più in grado di convincere il proprio popolo della bontà di negoziati con la potenza occupante. Il pericolo non è soltanto che ciò rafforzi Hamas ma che si apra la strada a elementi ancora più radicali legati allo Stato Islamico.

IL PROCESSO DI PACE è morto ed è improbabile che risusciti presto. Netanyahu non ritiene che la soluzione “due Stati” sia nell’interesse del Paese. Il presidente Usa concentra tutta la sua attenzione sulla firma di un accordo nucleare con l’ Iran e non ha né la risolutezza né la capacità di attivarsi per il processo di pace. Se gli europei non riusciranno a liberarsi dell’ombra americana, a far seguire alle parole azioni in grado di esercitare una vera pressione, le recenti dichiarazioni svaniranno nell’eco del tempo. L’occupazione irrisolta porterà nel frattempo, a una maggiore radicalizzazione e allo scoppio di focolai di violenza.

traduzione di Guiomar Parada

Re: Stato Palestinese

Inviato: 17/03/2015, 23:12
da cardif
http://www.ilfattoquotidiano.it/2015/03 ... a/1512386/
Questo è Netanyahu:
Solo lunedì, puntando al voto della destra nazionalista, Netanyahu aveva spiegato che in caso di vittoria non permetterà la nascita di uno Stato palestinese.
Oggi, nel giorno del voto, ha scritto sulla propria pagina Facebook:
“Il governo di destra è in pericolo gli arabi stanno andando in massa a votare. Andate a votare. portate i vostri amici a votare in modo da colmare la distanza tra noi e i laburisti”.

E questa è una punta la destra:
Lunedì, intanto, i servizi di sicurezza israeliani hanno arrestato un soldato di leva dopo che su Facebook aveva espresso minacce contro Herzog. “Se uno di sinistra diventerà primo ministro – ha scritto il militare, di cui non si conosce la identità – io sarò il prossimo Igal Amir”. Un riferimento all’ estremista di destra che nel 1995 assassinò il premier laburista Yitzhak Rabin.
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Se viene confermata la vittoria che Netanyahu annuncia, con questa scelta il popolo d'Israele sostiene la politica che, da Moshe Dayan a Netanyahu (mai rinunciare ai territori in cambio della pace), è in buona parte causa delle criticità dell'area mediorientale.
http://www.giornalettismo.com/archives/ ... n-diretta/

cardif

Re: Stato Palestinese

Inviato: 18/03/2015, 23:26
da cardif
http://www.repubblica.it/esteri/2015/03 ... 109810739/

Elezioni Israele, Netanyahu ha vinto. Olp: "Israele ha scelto la via dell'occupazione"

Si afferma la netta vittoria del Likud che conquista 30 seggi sui 120 della Knesset. Nel 2012 ne aveva solo 18. Il fronte sionista sarebbe fermo a 24 seggi. I partiti arabi coalizzati, invece, riescono a collocarsi al terzo posto con 14 seggi. Il premier: "Governo in 2-3 settimane". Hamas: "Terroristi Netanyahu e chi lo ha votato"

GERUSALEMME - La rimonta c'è stata. Smentiti, o almeno corretti, gli exit poll che parlavano di un testa a testa tra Netanyahu ed Herzog. Alle prime luci dell'alba la vittoria del premier israeliano uscente è certa. E netta. Netanyahu può formare una maggioranza di destra forte di oltre 60 seggi (su 120). Terzi, con 14 seggi, i partiti arabi, uniti per la prima volta in un'unica lista.
..................
Le reazioni. L'Organizzazione per la Liberazione della Palestina (Olp) ha commentato con durezza e preoccupazione la vittoria di Netanyahu: Israele "ha scelto la via dell'occupazione e della colonizzazione e non del negoziato e del collaborazione", ha dichiarato Yasser Abed Rabbo, segretario generale dell'Olp. Chiaro il riferimento alle ultime dichiarazioni in campagna elettorale di Netanyahu, che ha escluso la nascita di uno Stato palestinese in caso di sua vittoria e che per il suo ultimo comizio ha scelto un luogo simbolico come Har Homa, uno degli insediamenti più contestati non solo dai palestinesi, ma da gran parte della Comunità internazionale.

Durissimo il commento di Hamas: "Terroristi Netanyahu e chi lo ha votato", ha detto Izzat al-Rishq, esponente di Hamas. "La vittoria di Benjamin Netanyahu indica che la società sionista tende sempre più verso l'estremismo", ha detto Rishq, prevedendo un "prossimo collasso del cosiddetto 'processo di pace' alla luce della vittoria di Netanyahu". Questo "confermerà che la resistenza in tutte le sue forme, prima fra tutte quella armata, è il metodo giusto", aggiunge Rishq, sottolineando che Hamas "va avanti con il suo progetto di resistenza, a prescindere dal terrorista che guiderà il governo d'occupazione". Secondo l'esponente del movimento, dalle elezioni israeliane "non scaturiscono altro che attacchi e crimini. I leader dello Stato ebraico - sottolinea - costruiscono sempre il loro futuro politico sui crimini contro il nostro popolo, la nostra terra e i nostri simboli sacri".

Con questi numeri la soluzione di un governo di unità nazionale, per cui si era espresso il presidente Reuven Rivlin, sembra ormai tramontata. Subito dopo la fine delle operazioni di voto, ieri sera Netanyahu ha rivendicato la vittoria e ha annunciato di aver "chiesto a tutti i leader dei partiti di destra di formare senza indugio un governo forte e stabile capace di occuparsi sicurezza e benessere per tutti i tutti cittadini di Israele". Il riferimento è agli alleati di Focolare Ebraico, il partito dei coloni di Naftali Bennet, i centristi di Kulanu, di Moshe Khalon (ex Likud ed ex ministro di Netanyahu), Yisrael Beiteinu del falco ministro degli Esteri Avigdor Lieberman, la destra religiosa sefardita dello Shas di Aryeh Deri, e quella dello United Torah Judaism. Sulla carta Netanyahu può contare quindi su 67 deputati sui 120 della nuova Knesset.

La Lega Araba, nel giudicare un fatto "grave" la vittoria del Likud alle elezioni israeliane, ritiene che l'affermazione del premier uscente Benyamin Netanyahu impone ai palestinesi di pervenire a una loro unità nazionale. Lo ha dichiarato a giornalisti al Cairo una fonte ufficiale dell'organizzazione dei paesi arabi annunciando che la questione della contrarietà di Netanyahu alla creazione di due Stati in Palestina sarà affrontata da un summit della Lega e sottoposta all'attenzione dell'Onu.
E proprio il segretario generale dell'Onu, Ban Ki moon è "fermamente convinto" che l'adesione da parte di Israele al processo di pace "è l'unica via in futuro per cui Israele possa restare uno Stato democratico". Lo ha detto il portavoce dell'Onu Farhan Haq.

L'Unione europea si è "congratulata" con il primo ministro israeliano uscente, auspicando una "leadership audace" per rilanciare il processo di pace in Medio Oriente. "L'Ue si impegna a lavorare con il nuovo governo israeliano per relazioni bilaterali proficue e per un rilancio del processo di pace", ha scritto in un comunicato l'alto rappresentante Ue per la politica estera e di sicurezza, Federica Mogherini. "Congratualazioni a Netanyahu per i risultati delle elezioni. Come uno dei più fermi amici di Israele, il Regno Unito non vede l'ora di lavorare con il nuovo governo", ha scritto su Twitter il primo ministro britannico David Cameron. Riguardo all'approccio del governo di Londra al processo di pace nella regione, ha fatto sapere il portavoce di Cameron, "non è cambiato e il primo ministro lo aveva delineato nella sua visita in Israele circa 12 mesi fa. (Cameron, ndr) vuole vedere la pace, vuole vedere una soluzione a due Stati e continueremo, in quanto tra i più fermi amici di Israele, a fare ciò che possiamo per sostenere quell'obiettivo".

"Per noi non c'è differenza fra i partiti politici del regime sionista. Sono tutti aggressori per natura", ha dichiarato la portavoce del ministero degli Esteri dell'Iran, Marizeh Afkham, secondo quanto riportato dall'agenzia di stampa iraniana Mehr. La portavoce ha rilasciato le dichiarazioni nel corso della conferenza stampa settimanale a Teheran. Dalla rivoluzione islamica del 1979, l'Iran rifiuta di riconoscere l'esistenza di Israele. Il segretario di Stato americano John Kerry, impegnato a Losanna in Svizzera per i colloqui sul programma nucleare iraniano, non ha voluto commentare i risultati delle elezioni israeliane quando i giornalisti hanno posto domande in merito.
...
L'Anp, per bocca del capo negoziatore Saeeb Efrekat, si prepara a rispondere seguendo la linea tracciata da quando lo scorso aprile sono naufragati i negoziati di pace: ottenere il riconoscimento unilaterale dello Stato palestinese all'Onu e dal maggior numero possibile di Paesi. "È chiaro - ha detto Erekat - che il primo ministro Benjamin Netanyahu formerà il prossimo governo e per questo, diciamo chiaramente che andremo avanti con la denuncia (di Israele) al tribunale dell'Aja (per i crimini di guerra) e che accelereremo e intensificheremo" gli sforzi diplomatici per ottenere il riconoscimento dello Stato palestinese. L'Autorità nazionale palestinese non è preoccupata da chi sarà il prossimo premier israeliano, ma vuole che, chiunque sia, riconosca la soluzione a due Stati con Gerusalemme est capitale di uno Stato
indipendente palestinese, ha detto Nabil Abu Rudeina, portavoce del presidente Abu Mazen. "Se il governo di Israele - ha aggiunto - non mostra di essere impegnato della soluzione a due Stati, allora non c'è speranza di una ripresa del processo di pace".

Tensione con Usa. Netanyahu è il primo ministro israeliano più longevo (in carica dal 1996 al 1999 e dal 2009 ad oggi): la sua vittoria infligge un duro colpo a Barack Obama, con cui i rapporti sono sempre stati pessimi. Israele rischia di ritrovarsi più isolata. Non solo l'attuale amministrazione Usa, ma anche l'Ue insistono da sempre sulla soluzione "due popoli, due stati", osteggiata da Netanyahu che da ultimo ha promesso che uno Stato palestinese non vedrà mai la luce con lui al governo. La Casa Bianca "si congratula con il popolo israeliano" ma evita di congratularsi con Netanyahu. È David Simas, assistente del presidente americano Obama, a
rilasciare i primi commenti ufficiali "del processo democratico delle elezioni". Parlando ai microfoni della Cnn, Simas ha spiegato che "adesso il lavoro difficile sta nella creazione di una coalizione di governo", un processo che "qualche volta richiede un paio di settimane". In questo periodo la Casa Bianca "darà spazio alla creazione di quella coalizione. Non peseremo in un modo o in un altro". A chiamare Netanyahu per congratularsi per l'esito delle elezioni è stato il segretario di stato americano, John Kerry, mentre il presidente Barack Obama ancora no: "Lo farà nei prossimi giorni", ha detto il portavoce della Casa Bianca, Josh Earnest.

Parola d'ordine: sicurezza. Netanyahu ha vinto puntando tutto sulla destra e senza corteggiare il centro: oltre a bocciare ogni ipotesi di Stato palestinese ha martellato gli elettori con la minaccia alla sicurezza dello Stato ebraico rappresentata dal programma nucleare iraniano e dall'avanzata dello jihadismo di Isis e delle altre sigle del terrorismo islamico. Scelte rivelatesi vincenti.
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Quando in Israele prevarranno intenzioni pacifiste, che possano rasserenare il clima nel medioriente?
Non è difficile prevedere ritorsioni alla politica del popolo di Israele, quello che ha vinto secondo Netanyahu, che ha ricevuto le congratulazioni dell'UE. Almeno la

Casa Bianca non si è congratulata con lui. Continueranno da parte della Palestina le richieste di condanna dell'Aia. Ma ci saranno 'teste calde' che faranno attentati.
Come ci sarebbero potute essere se avessero vinto quelli più aperti al dialogo, più pacifisti. Come il soldato nuovo Igal Amir.

cardif