NO alla dismissione del patrimonio PUBBLICO
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Re: NO alla dismissione del patrimonio PUBBLICO
Day after day
A pensar male degli altri si fa peccato ma spesso ci si indovina
Giulio Andreotti
Era solo questione di tempo, bisogna saper aspettare.
Che ci fosse bisogno dei tagli nella sanità era piuttosto auspicabile, ma non sui servizi.
Conoscendo la famona del settore e sapendo che ancora oggi si acquistano macchinari milionari da lasciare marcire ancora imballati nei cantinati solo per percepire la mazzetta, supponevo che 007 James Bondi operasse sui costi dei prodotti forniti alla sanità, che negli anni '80 veniva calcolato moltiplicando il costo reale del prodotto per 3 o per 5 tenendo conto dei ritardati pagamenti e delle mazzette al sistema.
Ma forse 007 James Bondi non ha solo la licenza di tagliare, ma anche quella di uccidere.
Tagli sanità, “entro il 31 dicembre undicimila strutture da eliminare”
Il contenimento dei costi è previsto da un documento elaborato lo scorso marzo dai ministeri di Salute ed Economia e dalle Regioni. A rischio chiusura reparti ospedalieri, piccoli o complessi, consultori, centri di salute mentale, servizi per il trattamento delle tossicodipendenze
di Adele Lapertosa | 18 giugno 2012
Nuove difficoltà e possibili disagi in arrivo sul fronte sanitario, in particolare per gli abitanti delle regioni sottoposte ai piani di rientro per la sanità. Sono infatti 11mila complessivamente le strutture previste che entro l’anno rischiano di essere tagliate, come i reparti ospedalieri, piccoli o complessi, consultori, centri di salute mentale, Sert per il trattamento delle tossicodipendenze e altro ancora. I responsabili della Sanità di Piemonte, Lazio, Abruzzo, Molise, Campania Puglia, Calabria e Sicilia infatti, dovranno ridurre il numero delle strutture sanitarie entro il 31 dicembre di quest’anno, secondo quanto prevede un documento elaborato lo scorso marzo dai ministeri della Salute ed Economia e dalle Regioni per il contenimento dei costi.
Nel territorio le strutture sanitarie complesse, previste dagli atti aziendali o da altri provvedimenti regionali e aziendali (riportate nel documento ministero-regioni), sono 6.738 e le strutture semplici 15.793. Secondo i nuovi parametri dovrebbero diventare 4.917 le complesse e 6.441 le semplici. Il che significa che si dovrebbero eliminare nel territorio 1.821 strutture complesse e 9.352 strutture semplici. Ciò si traduce, spiega Massimo Cozza, segretario nazionale dei medici della Cgil, “nella possibile riduzione dei servizi sul territorio per i cittadini. Il che è paradossale, visto che ministero e regioni non fanno altro che parlare di potenziare l’assistenza sul territorio e limitare l’afflusso in ospedale. Ad essere più a rischio invece è proprio l’assistenza territoriale, già depauperata di personale anche per il blocco del turnover, dai consultori ai servizi di salute mentale, ai Sert per le tossicodipendenze. In alcuni casi ad essere tagliate potranno essere strutture rimaste finora sulla carta, ma che non vedranno mai la luce, sottraendo di fatto servizi ai cittadini”.
E sui conti della sanità pubblica peseranno anche, in modo diverso, i risparmi che potranno arrivare con l’operazione legata alla centralizzazione degli acquisti in vista della spending review.
”L’applicazione ragionieristica dei parametri – afferma Cozza – senza tenere contro dei bisogni di salute e senza un confronto sindacale rischia di portare ad una riduzione di strutture e prestazioni. A fronte dei tagli già subiti dalla sanità e dei sette miliardi già programmati, questo documento potrebbe essere utilizzato come un’accetta da chi vuole solo fare cassa senza riqualificare il servizio. Vanno perciò superate le situazioni dove le strutture sono create solo per dare incarichi, in particolare nei policlinici e con medici che a parità di professionalità e funzioni reali hanno incarichi diversi”.
E a proposito di incarichi, sempre da questo stesso documento, emerge come i 19 mila primari presenti tra asl e ospedali in tutta Italia siano troppi, e tremila, tra responsabili di reparto e territorio, siano considerati in esubero. Solo Trentino Alto Adige (-37) e Lombardia (-255) sono al di sotto del fabbisogno, mentre tutte le altre regioni sforano alla grande. Come ad esempio la Campania, che secondo il documento, ne avrebbe quasi 800 in esubero, o la Toscana con 392, e la Sicilia con 323. Cifre che però non tornano, secondo le associazioni sindacali di categoria, in quanto basate su criteri poco convincenti. In ogni caso, se così si procederà, potrebbero esserci delle conseguenze anche per i malati. E’ quanto sostiene il Cipomo (Collegio italiano primari oncologi medici ospedalieri), che teme vengano tagliate le unità di oncologia degli ospedali. ”L’indirizzo è quello di ridurre i primariati, non solo nelle regioni sottoposte a piani di rientro – spiega Roberto Labianca, presidente del Cipomo – ma anche in altre regioni, come la Lombardia. Se non si sostituiranno i primari oncologi che andranno in pensione, la sensazione è che entro 2 anni il 20-30% dei reparti di oncologia sarà senza primario e accorpato a reparti di medicina generale”. In alcune strutture, soprattutto in periferia, “sono già stati tagliati i primariati e le unità di oncologia accorpate in una struttura indifferienziata – continua – facendo curare i pazienti in reparti in cui il primario non è un oncologo. E questo non è un bene per le cure”. Anche perché, aggiunge Mario Clerico, segretario Cipomo, ”negli ultimi 10-15 anni le unità di oncologia ospedaliere che sono sorte sono diventate un punto di riferimento per i pazienti. A differenza di altri specialisti – conclude – l’oncologo si prende carico del paziente e continua a seguirlo per anni, anche quando è sano. Tornare indietro sarebbe un grave errore”.
A pensar male degli altri si fa peccato ma spesso ci si indovina
Giulio Andreotti
Era solo questione di tempo, bisogna saper aspettare.
Che ci fosse bisogno dei tagli nella sanità era piuttosto auspicabile, ma non sui servizi.
Conoscendo la famona del settore e sapendo che ancora oggi si acquistano macchinari milionari da lasciare marcire ancora imballati nei cantinati solo per percepire la mazzetta, supponevo che 007 James Bondi operasse sui costi dei prodotti forniti alla sanità, che negli anni '80 veniva calcolato moltiplicando il costo reale del prodotto per 3 o per 5 tenendo conto dei ritardati pagamenti e delle mazzette al sistema.
Ma forse 007 James Bondi non ha solo la licenza di tagliare, ma anche quella di uccidere.
Tagli sanità, “entro il 31 dicembre undicimila strutture da eliminare”
Il contenimento dei costi è previsto da un documento elaborato lo scorso marzo dai ministeri di Salute ed Economia e dalle Regioni. A rischio chiusura reparti ospedalieri, piccoli o complessi, consultori, centri di salute mentale, servizi per il trattamento delle tossicodipendenze
di Adele Lapertosa | 18 giugno 2012
Nuove difficoltà e possibili disagi in arrivo sul fronte sanitario, in particolare per gli abitanti delle regioni sottoposte ai piani di rientro per la sanità. Sono infatti 11mila complessivamente le strutture previste che entro l’anno rischiano di essere tagliate, come i reparti ospedalieri, piccoli o complessi, consultori, centri di salute mentale, Sert per il trattamento delle tossicodipendenze e altro ancora. I responsabili della Sanità di Piemonte, Lazio, Abruzzo, Molise, Campania Puglia, Calabria e Sicilia infatti, dovranno ridurre il numero delle strutture sanitarie entro il 31 dicembre di quest’anno, secondo quanto prevede un documento elaborato lo scorso marzo dai ministeri della Salute ed Economia e dalle Regioni per il contenimento dei costi.
Nel territorio le strutture sanitarie complesse, previste dagli atti aziendali o da altri provvedimenti regionali e aziendali (riportate nel documento ministero-regioni), sono 6.738 e le strutture semplici 15.793. Secondo i nuovi parametri dovrebbero diventare 4.917 le complesse e 6.441 le semplici. Il che significa che si dovrebbero eliminare nel territorio 1.821 strutture complesse e 9.352 strutture semplici. Ciò si traduce, spiega Massimo Cozza, segretario nazionale dei medici della Cgil, “nella possibile riduzione dei servizi sul territorio per i cittadini. Il che è paradossale, visto che ministero e regioni non fanno altro che parlare di potenziare l’assistenza sul territorio e limitare l’afflusso in ospedale. Ad essere più a rischio invece è proprio l’assistenza territoriale, già depauperata di personale anche per il blocco del turnover, dai consultori ai servizi di salute mentale, ai Sert per le tossicodipendenze. In alcuni casi ad essere tagliate potranno essere strutture rimaste finora sulla carta, ma che non vedranno mai la luce, sottraendo di fatto servizi ai cittadini”.
E sui conti della sanità pubblica peseranno anche, in modo diverso, i risparmi che potranno arrivare con l’operazione legata alla centralizzazione degli acquisti in vista della spending review.
”L’applicazione ragionieristica dei parametri – afferma Cozza – senza tenere contro dei bisogni di salute e senza un confronto sindacale rischia di portare ad una riduzione di strutture e prestazioni. A fronte dei tagli già subiti dalla sanità e dei sette miliardi già programmati, questo documento potrebbe essere utilizzato come un’accetta da chi vuole solo fare cassa senza riqualificare il servizio. Vanno perciò superate le situazioni dove le strutture sono create solo per dare incarichi, in particolare nei policlinici e con medici che a parità di professionalità e funzioni reali hanno incarichi diversi”.
E a proposito di incarichi, sempre da questo stesso documento, emerge come i 19 mila primari presenti tra asl e ospedali in tutta Italia siano troppi, e tremila, tra responsabili di reparto e territorio, siano considerati in esubero. Solo Trentino Alto Adige (-37) e Lombardia (-255) sono al di sotto del fabbisogno, mentre tutte le altre regioni sforano alla grande. Come ad esempio la Campania, che secondo il documento, ne avrebbe quasi 800 in esubero, o la Toscana con 392, e la Sicilia con 323. Cifre che però non tornano, secondo le associazioni sindacali di categoria, in quanto basate su criteri poco convincenti. In ogni caso, se così si procederà, potrebbero esserci delle conseguenze anche per i malati. E’ quanto sostiene il Cipomo (Collegio italiano primari oncologi medici ospedalieri), che teme vengano tagliate le unità di oncologia degli ospedali. ”L’indirizzo è quello di ridurre i primariati, non solo nelle regioni sottoposte a piani di rientro – spiega Roberto Labianca, presidente del Cipomo – ma anche in altre regioni, come la Lombardia. Se non si sostituiranno i primari oncologi che andranno in pensione, la sensazione è che entro 2 anni il 20-30% dei reparti di oncologia sarà senza primario e accorpato a reparti di medicina generale”. In alcune strutture, soprattutto in periferia, “sono già stati tagliati i primariati e le unità di oncologia accorpate in una struttura indifferienziata – continua – facendo curare i pazienti in reparti in cui il primario non è un oncologo. E questo non è un bene per le cure”. Anche perché, aggiunge Mario Clerico, segretario Cipomo, ”negli ultimi 10-15 anni le unità di oncologia ospedaliere che sono sorte sono diventate un punto di riferimento per i pazienti. A differenza di altri specialisti – conclude – l’oncologo si prende carico del paziente e continua a seguirlo per anni, anche quando è sano. Tornare indietro sarebbe un grave errore”.
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Re: NO alla dismissione del patrimonio PUBBLICO
>>Ma forse 007 James Bondi non ha solo la licenza di tagliare, ma anche quella di uccidere.
Purtroppo la PA e` in condizioni tali da dover sia tagliare (le spese per acquisti razionalizzandole e centralizzandole), sia uccidere (ristrutturando fortemente l'organizzazione, il che vuol dire meno personale).
Lo sappiamo tutti, inutile fingere che non sia cosi`.
Il caposaldo progressista deve essere la qualita` del servizio.
Centralizzare il trattamento delle acuzie.
Potenziare il servizio ordinario sul territorio.
Non l'avere la piccola clinica generalista sotto casa.
Ciao.
soloo42000
Purtroppo la PA e` in condizioni tali da dover sia tagliare (le spese per acquisti razionalizzandole e centralizzandole), sia uccidere (ristrutturando fortemente l'organizzazione, il che vuol dire meno personale).
Lo sappiamo tutti, inutile fingere che non sia cosi`.
Il caposaldo progressista deve essere la qualita` del servizio.
Centralizzare il trattamento delle acuzie.
Potenziare il servizio ordinario sul territorio.
Non l'avere la piccola clinica generalista sotto casa.
Ciao.
soloo42000
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Re: NO alla dismissione del patrimonio PUBBLICO
Noi dovremmo tutelare e far funzionare meglio il "pubblico", non distruggerlo
Si cambiano i dirigenti, invece di metterci incompetenti amici degli amici mettiamoci gente competente che tenga al bene pubblico
Gente che venga dal mondo del lavoro, non dei salotti
Si cambiano i dirigenti, invece di metterci incompetenti amici degli amici mettiamoci gente competente che tenga al bene pubblico
Gente che venga dal mondo del lavoro, non dei salotti
"Ma anche i furbi commettono un errore quando danno per scontato che tutti gli altri siano stupidi. E invece non tutti sono stupidi, impiegano solo un po' più di tempo a capire, tutto qui".
Robert Harris, "Archangel"
Robert Harris, "Archangel"
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Re: NO alla dismissione del patrimonio PUBBLICO
Basta che i manager della PA siano pagati solo se fanno funzionare bene ciò che viene loro affidato altrimenti neanche un Euro e anzi possibilità di richiedere i danni per eventuali mancanze gravi o inadempienze... e vedi come tanti incapaci fuggirebbero da quelle poltrone lasciandole così a gente valida...
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Re: NO alla dismissione del patrimonio PUBBLICO
Non solo. Bisogna rivedere anche i loro stipendi tagliandoli drasticamente. Così, invece di gente che vuol solo arricchirsi pur facendo danni, avrai gente motivata.Maucat ha scritto:Basta che i manager della PA siano pagati solo se fanno funzionare bene ciò che viene loro affidato altrimenti neanche un Euro e anzi possibilità di richiedere i danni per eventuali mancanze gravi o inadempienze... e vedi come tanti incapaci fuggirebbero da quelle poltrone lasciandole così a gente valida...
"Ma anche i furbi commettono un errore quando danno per scontato che tutti gli altri siano stupidi. E invece non tutti sono stupidi, impiegano solo un po' più di tempo a capire, tutto qui".
Robert Harris, "Archangel"
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Re: NO alla dismissione del patrimonio PUBBLICO
D'accordo con entrambi.
Rimane il fatto che se tagli province, comunita` montane, presidi sanitari troppo piccoli, consorzi, .... ovvero se elimini gli enti NON UTILI, rimangono piu` risorse per far funzionare bene quelli utili.
Quelli utili, poi, vanno profondamente ristrutturati e razionalizzati.
Che non vuol dire tagliare il servizio, ma erogare lo stesso servizio in modo piu` efficiente.
A partire dai dirigenti.
Proseguendo con l'organizzazione e i processi.
Proseguendo con i contratti PA da adeguare al livello di flessibilita` dei contratti privati.
I diritti o sono per tutti o non sono.
Non vedo perche` a noi ci devono tagliare 30000 teste nel giro di due anni, e stavolt il calo del business giustifica pienamente la riorganizzazione altrimenti i numeri (che vedo) dicono che fra 4 anni avremo chiuso tutti e 350000.
Mentre ai 3 milioni della PA per chissa` quale strana ragione dobbiamo garantire lo stesso posto, lo stesso lavoro, fatto nello stesso esatto modo vita natural durante.
Le cose cambiano per tutti.
E non si puo` pensare di sacrificare la qualita` della scuola o della sanita` per garantire a 3 milioni di statali di lavorare come hanno sempre fatto.
Tutti ci reinventiamo e impariamo cose nuove.
Anche loro.
Ciao.
soloo42000
Rimane il fatto che se tagli province, comunita` montane, presidi sanitari troppo piccoli, consorzi, .... ovvero se elimini gli enti NON UTILI, rimangono piu` risorse per far funzionare bene quelli utili.
Quelli utili, poi, vanno profondamente ristrutturati e razionalizzati.
Che non vuol dire tagliare il servizio, ma erogare lo stesso servizio in modo piu` efficiente.
A partire dai dirigenti.
Proseguendo con l'organizzazione e i processi.
Proseguendo con i contratti PA da adeguare al livello di flessibilita` dei contratti privati.
I diritti o sono per tutti o non sono.
Non vedo perche` a noi ci devono tagliare 30000 teste nel giro di due anni, e stavolt il calo del business giustifica pienamente la riorganizzazione altrimenti i numeri (che vedo) dicono che fra 4 anni avremo chiuso tutti e 350000.
Mentre ai 3 milioni della PA per chissa` quale strana ragione dobbiamo garantire lo stesso posto, lo stesso lavoro, fatto nello stesso esatto modo vita natural durante.
Le cose cambiano per tutti.
E non si puo` pensare di sacrificare la qualita` della scuola o della sanita` per garantire a 3 milioni di statali di lavorare come hanno sempre fatto.
Tutti ci reinventiamo e impariamo cose nuove.
Anche loro.
Ciao.
soloo42000
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Re: NO alla dismissione del patrimonio PUBBLICO
soloo42000 ha scritto:D'accordo con entrambi.
Rimane il fatto che se tagli province, comunita` montane, presidi sanitari troppo piccoli, consorzi, .... ovvero se elimini gli enti NON UTILI, rimangono piu` risorse per far funzionare bene quelli utili.
Quelli utili, poi, vanno profondamente ristrutturati e razionalizzati.
Che non vuol dire tagliare il servizio, ma erogare lo stesso servizio in modo piu` efficiente.
A partire dai dirigenti.
Proseguendo con l'organizzazione e i processi.
Proseguendo con i contratti PA da adeguare al livello di flessibilita` dei contratti privati.
I diritti o sono per tutti o non sono.
Non vedo perche` a noi ci devono tagliare 30000 teste nel giro di due anni, e stavolt il calo del business giustifica pienamente la riorganizzazione altrimenti i numeri (che vedo) dicono che fra 4 anni avremo chiuso tutti e 350000.
Mentre ai 3 milioni della PA per chissa` quale strana ragione dobbiamo garantire lo stesso posto, lo stesso lavoro, fatto nello stesso esatto modo vita natural durante.
Le cose cambiano per tutti.
E non si puo` pensare di sacrificare la qualita` della scuola o della sanita` per garantire a 3 milioni di statali di lavorare come hanno sempre fatto.
Tutti ci reinventiamo e impariamo cose nuove.
Anche loro.
Ciao.
soloo42000
Prima bisogna chiedersi la genesi di questo fenomeno, poi il perché, a chi interessa, a chi interessa che rimanga così com'è, e poi si può tentare un'analisi sul come si può cambiare.
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Re: NO alla dismissione del patrimonio PUBBLICO
>>Prima bisogna chiedersi la genesi di questo fenomeno, poi il perché, a chi interessa, a chi interessa che rimanga così com'è, e poi si può tentare un'analisi sul come si può cambiare.
A chi interessa che la PA non funzioni?
Ai liberisti, che cosi` spingono per il privato.
Ai politici, che cosi` scorrazzano con le loro clientele.
Ai sindacalisti, che cosi` hanno una terra di nessuno dove sfogare le loro pulsioni.
Ai dirigenti, che si prendono una barca di soldi per essere non responsabili di nulla.
Ai dipendenti, che fanno come gli pare senza rendere conto a nessuno.
Ovviamente le situazioni di eccellenza sono molteplici, diffuse e lodevoli.
Ad esempio al Niguarda, buco nero della sanita` lombarda, feudo basso-medievale di CL,
c'e` un ottimo reparto di oftalmologia pediatrica.
Ci vengono da tutta Italia, e ogni tanto qualcuno pure da fuori.
Eppure se tu vedi come lavorano, anche in quel reparto di eccellenza,
ti viene comunque voglia di prenderli a calci.
Per come sono disorganizzati, indolenti, irresponsabili, inefficienti al limite dell'idiozia.
A partire dai dirigenti, ovviamente.
Purtroppo anche se i mali della PA sono distribuiti a macchia di leopardo,
sono comunque sufficienti a farla costare in modo inaccettabile,
a rendere servizi spesso inaccettabili per qualita` e quantita`,
e a darne un'immagine devastante per lo Stato.
Ciao.
soloo42000
A chi interessa che la PA non funzioni?
Ai liberisti, che cosi` spingono per il privato.
Ai politici, che cosi` scorrazzano con le loro clientele.
Ai sindacalisti, che cosi` hanno una terra di nessuno dove sfogare le loro pulsioni.
Ai dirigenti, che si prendono una barca di soldi per essere non responsabili di nulla.
Ai dipendenti, che fanno come gli pare senza rendere conto a nessuno.
Ovviamente le situazioni di eccellenza sono molteplici, diffuse e lodevoli.
Ad esempio al Niguarda, buco nero della sanita` lombarda, feudo basso-medievale di CL,
c'e` un ottimo reparto di oftalmologia pediatrica.
Ci vengono da tutta Italia, e ogni tanto qualcuno pure da fuori.
Eppure se tu vedi come lavorano, anche in quel reparto di eccellenza,
ti viene comunque voglia di prenderli a calci.
Per come sono disorganizzati, indolenti, irresponsabili, inefficienti al limite dell'idiozia.
A partire dai dirigenti, ovviamente.
Purtroppo anche se i mali della PA sono distribuiti a macchia di leopardo,
sono comunque sufficienti a farla costare in modo inaccettabile,
a rendere servizi spesso inaccettabili per qualita` e quantita`,
e a darne un'immagine devastante per lo Stato.
Ciao.
soloo42000
Re: NO alla dismissione del patrimonio PUBBLICO
Questo è un altro errore storico della sinistra.
Il pubblico è stato sempre visto unicamente dal punto di vista dei dipendenti e dei potenziali posti di lavoro che potessero essere creati.
Quasi mai dal punto di vista del cittadino-contribuente e della qualità dei servizi erogati.
Esempi clamorosi come le Ferrovie dello Stato sono la vergogna della cosiddetta aristocrazia rossa.
Il pubblico è stato sempre visto unicamente dal punto di vista dei dipendenti e dei potenziali posti di lavoro che potessero essere creati.
Quasi mai dal punto di vista del cittadino-contribuente e della qualità dei servizi erogati.
Esempi clamorosi come le Ferrovie dello Stato sono la vergogna della cosiddetta aristocrazia rossa.
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Re: NO alla dismissione del patrimonio PUBBLICO
Acqua nel deserto.mariok ha scritto:Questo è un altro errore storico della sinistra.
Il pubblico è stato sempre visto unicamente dal punto di vista dei dipendenti e dei potenziali posti di lavoro che potessero essere creati.
Quasi mai dal punto di vista del cittadino-contribuente e della qualità dei servizi erogati.
Esempi clamorosi come le Ferrovie dello Stato sono la vergogna della cosiddetta aristocrazia rossa.
Magari fossero Vendola e Landini a dirlo chiaro come mariok.
Avremmo finalmente una sinistra all'altezza.
Ma invece poi alla fine si torna sempre li, al posto di lavoro (aka clientela).
E cosi` poi ci tocca sorbirci i vari Fornero, Polillo, Brunetta, Sacconi, Gelmini, Brambilla.
Altro che sol dell'avvenire.
La politica e` morta, il pianeta non gira.
E il sole non sorge piu`.
soloo42000
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