22/04/2012 -
Earth Day 2012,
Robert Kennedy Jr: "Altro che ambiente, questa è una battaglia per la democrazia"
«Le guerre più sanguinose degli ultimi 50 anni si sono combattute per l’acqua.
E con il petrolio finanziamo l’una e l’altra parte in causa nella guerra al terrorismo»
PAOLO MASTROLILLI
NEW YORK
Certe cose hanno radici profonde: «Quando ero bambino - racconta Robert Kennedy junior - mio padre mi portava in kayak nei posti più belli d’America. Non dimenticherò mai un viaggio che facemmo insieme, scendendo lungo il fiume Colorado».
Suo padre Bob fu ucciso a Los Angeles quando lui aveva quattordici anni e Robert da grande è diventato un ambientalista che si batte prima di tutto per la difesa dell’acqua: «Ci sono cresciuto dentro, anche quando passavamo le estati con tutta la famiglia a Cape Cod. È una passione».
Lei è presidente della Waterkeeper Alliance, con cui state salvando fiumi, laghi e comunità marine di mezza America: non c’è anche una motivazione politica?
«Negli Stati Uniti diciamo che il whiskey serve per bere, e l’acqua per fare la guerra. Forse il grande pubblico non se n’è accorto, perché i media ne parlano poco, ma alcune delle guerre più sanguinose degli ultimi cinquant’anni sono state combattute per il controllo di questa risorsa essenziale».
Continuiamo a sprecarla?
«Le faccio un esempio. In questo momento mi trovo in mezzo al deserto tra Las Vegas e Los Angeles, perché stiamo costruendo una centrale elettrica ad energia solare. L’acqua con cui ho fatto la doccia stamattina veniva dal fiume Colorado, e probabilmente era già stata purificata e riciclata cinque o sei volte. Questo utilizzo delle risorse è intelligente, ma il problema è che prendendo dal fiume l’acqua per alimentare un’intera città nel deserto, il Colorado ormai non riesce più ad arrivare all’oceano. Nel Mar di Cortez, dove sfociava all’epoca del viaggio con mio padre, c’era una magnifica specie di delfino che l’anno scorso si è estinta. Per sopravvivere aveva bisogno dell’acqua del fiume, ma noi uomini gliel’abbiamo tolta. Quando si violenta la natura, c’è sempre un prezzo da pagare».
Cioè?
«Se continueremo così, fra trent’anni metà delle specie animali esistenti oggi saranno estinte. Lei mi dirà che a poche persone importa la sorte del delfino nel Mar di Cortez, ma io le rispondo che la stragrande maggioranza degli esseri umani non andrà mai al Louvre per vedere la Gioconda: se però domani il dipinto più famoso di Leonardo bruciasse, diventeremmo tutti più poveri».
Le sembra una ragione sufficiente per convincere gli uomini a cambiare abitudini?
«Per alcuni sì. Agli altri dico che un americano su sei è contaminato e ha problemi di salute, a causa dell’inquinamento dell’acqua con il mercurio. Dico che gli attacchi di asma si sono moltiplicati negli ultimi anni, a causa dell’uso del carbone e di altri combustibili fossili. Dico che bruciare il petrolio produce il riscaldamento globale, che non sta spingendo verso l’estinzione solo gli animali, ma minaccia anche noi uomini perché riduce le risorse idriche a disposizione. Se ci fosse qualcuno ancora non convinto, mi rivolgerei ai patrioti americani con questo argomento: lo sapete che stiamo finanziando entrambe le parti impegnate nella guerra al terrorismo? Da un lato, infatti, diamo al Pentagono i soldi per interventi come l’Iraq e l’Afghanistan, che servono solo a garantirci l’accesso ai paesi dove si estrae il greggio; dall’altro, spendiamo un miliardo al giorno per acquistare il petrolio da questi stessi paesi, e una buona parte dei soldi finisce poi nelle tasche di chi ci attacca. Finanziamo nazioni che non condividono i valori su cui si basano gli Stati Uniti, e poi per difenderci dobbiamo fare guerre, torturare persone, incarcerare avversari, e farci nemici in tutto il mondo».
Quale alternativa suggerisce?
«Le ho detto che con la compagnia di venture capital VantagePoint stiamo costruendo nel deserto tra Nevada e Arizona una centrale elettrica fotovoltaica da 2,7 gigawatt. Realizzarla costa quindici volte in meno di un impianto nucleare, e ancora meno che far funzionare quelli alimentati a carbone o petrolio, perché il sole sorge gratis ogni giorno. La rivista “Scientific American” ha pubblicato uno studio, secondo cui se costruissimo una centrale di questo tipo lunga 75 miglia per 75, produrremmo energia sufficiente a coprire l’intero fabbisogno degli Usa. Naturalmente non sarebbe un progetto ragionevole, perché basterebbe una giornata nuvolosa per provocare un black-out nazionale. Ma il punto è che, diversificando, abbiamo abbastanza fonti alternative, solari, eoliche, idriche, per fare a meno dei combustibili fossili tradizionali e del nucleare. Gli Usa non lo vogliono capire, ma sa chi invece ci è arrivato? La Cina, che investe 750 miliardi all’anno nelle rinnovabili perché sa che sono il futuro».
È questo il messaggio centrale del suo Earth Day?
«No, il messaggio centrale è che non si tratta di una battaglia per l’ambiente, ma per la democrazia. Se fossimo davvero un Paese governato dal popolo, queste soluzioni logiche sarebbero operative da tempo. Invece il governo è ostaggio delle potenti lobby del petrolio e del carbone, che resistono al cambiamento. La nostra democrazia è rotta, e non potremo salvarci fino a quando non l’avremo aggiustata».
http://www3.lastampa.it/focus/earth-day ... tp/451210/