Il problema dei flussi migratori

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Re: Il problema dei flussi migratori

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Immigrazione e semestre europeo: gli indifferenti
di Furio Colombo | 1 luglio 2014Commenti (115)

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Ecco la notizia. Matteo Renzi ha appena comunicato che il semestre europeo guidato dall’Italia si apre a Pozzallo, in Sicilia, davanti ai feretri delle ultime 30 vittime di una fuga disperata chiamata migrazione. Trenta morti per soffocamento. Ma si calcola che in fondo al mare ci sia un cimitero di almeno 20 mila migranti che non sono mai arrivati.

Renzi ha detto che d’ora in poi l’Europa comincia qui, sulle rive piene di cadaveri del Mediterraneo, e nessuno riuscirà a distrarre la presidenza italiana da questo dovere. Primo: basta con i morti. Secondo: noi continueremo a salvare esseri umani a tutti i costi. Terzo: noi, da soli, non possiamo farcela.


Ma sia chiaro che l’Italia non potrà né vorrà affrontare alcun altro impegno prima di avere assolto a questo dovere: fermare la morte in mare. Ha detto ancora Renzi: non illudetevi di guardare altrove. Ci sono guerre, repressioni, invasioni, persecuzioni di religione e di etnia, Paesi senza governo e governi (il terrorismo) senza Paese, e tutto ricadrà su di noi (noi Europa e, prima di tutto noi, l’Italia) a mano a mano che le vittime innocenti fuggono in cerca di salvezza.


Eppure siamo noi i complici di questo disastro. Noi che non abbiamo una politica estera europea.


Renzi alla fine ha precisato: non è vero che vogliamo prenderli tutti. Ma è vero che vogliamo salvarli tutti. Noi, il governo italiano del semestre europeo, non ci muoveremo di qui finché l’Ue, Paese per Paese, governo per governo, non si unirà a noi. Chiediamo al nuovo presidente della Commissione Juncker di non parlarci della nomina di un Commissario all’Immigrazione. Qui non troverebbe neanche un ufficio, ma sempre nuovi morti, sempre nuovi profughi, le brandine dentro le chiese e le camere funerarie stracolme. Ha detto Renzi alla fine: è qui, è adesso che l’Italia batte il pugno sul tavolo.


(N.B. Al momento di andare in stampa questo testo non è pervenuto.Per tanto è frutto di pura immaginazione. Sappiamo però che d’ora in poi, in Europa, sopra i 30 euro pagheremo con bancomat).


Il Fatto Quotidiano, 1 Luglio 2014

http://www.ilfattoquotidiano.it/2014/07 ... i/1045786/
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Re: Il problema dei flussi migratori

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Vox populi:

lupus • 2 ore fa
Non ci sarà nessuna maledetta europa nè s-governo italiano che, solo, mostrerà attenzione a questa tragedia.
NON sanno, NON vogliono, e, date le loro ideologie, le loro scale valoriali, le loro priorità, NON possono affrontare e risolvere il problema.
Il MALE, in assoluto, si è impadronito del potere, in Italia e nella maledetta europa.
Chiunque non si FERMI davanti a immani sofferenze, a dolori indicibili, a umiliazioni aberranti, e, a MIGLIAIA di morti è il MALE.
Questa è l'unica verità.
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ROBERTO BERGAMO • 2 ore fa
Ero rimasto allibito, esterefatto ...sino alle 2 ultime righe.
Speriamo che non sia solo un sogno e che R. riesca a fare questo COPIA-INCOLLA.
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SimoneUK • 2 ore fa
Perché rompere l'illusione di avere un Presidente del Consiglio di statura e morale politica come non vedevamo da tempo con l'osservazione il testo è pura immaginazione? Perché non farvi sognare un po', giusto il tempo di svegliarci domani di fronte alla dura realtà?
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cortiusca • 2 ore fa
Caro Colombo la invidio molto ; vorrei avere , anche solo in parte, la sua posizione economica per potermi permettere di guardare alla realta' dall'alto , come fa lei.
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Quidasempre • 3 ore fa
Egregio Renzino, la colpa dei decessi in mare è solo tua e di Alfanino: che dapprima ha fatto parte della strenua opposizione al tuo sedicente partito, propugnando insieme a Bobino la linea dura contro l'immigrazione clandestina, mentre ora fa il "convertito" autocelebrante (sapete, è grazie a "loro" che sono stati salvati migliaia di "poveri migranti" in fuga per "guerre e fame"!).
La colpa è VOSTRA perché, per ottenere tra un paio d'anni qualche voto in più da qualche bosongo d'importazione (del resto, questi qua mica se ne vanno domani mattina: a 30 euro al giorno, quando gli ricapita stà cuccagna!) hai avallato il commercio indiscriminato di persone, anziché firmare qualche trattato con la Libia per evitare che ci mandino PRODITORIAMENTE altri "poveri migranti".
Quanto pesa l'Italia in Europa (anzi, gli Stati Uniti d'Europa!) lo si vede dal sonorissimo PERNACCHJO che v'hanno fatto quando avete richiesto "responsabilità comune"!
E la colpa è anche dei "mezzi d'informazione", che fanno passare questa VERA E PROPRIA invasione come qualcosa che non è; cioè, un esodo per motivi umanitari.
E intanto, con queste povere personcine in Italia è tornata persino la tubercolosi: e di questo magari vi ringrazieremo, perché senz'altro l'avrete fatto per "rinforzare i nostri anticorpi"...
Che siate dannati per l'eternità: voi e chi v'ha dato il voto (ed anche chi si è astenuto anziché darlo a chi lo meritava...).
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camillobenso
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Re: Il problema dei flussi migratori

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Auschwitz sotto casa del Terzo millennio - 2



“I migranti sono solo cibo per pesci”
(Giuseppe Lo Bianco).
02/07/2014 di triskel182


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SCAFISTI INTERCETTATI, SI GIUSTIFICANO COSÌ: “MORTI IN 366?
COSÌ HA VOLUTO ALLAH”. SGOMINATA CELLULA ERITREA IN ITALIA.

Sequestri di persona, segregazioni, stupri di donne poi rimaste incinte, torture con scosse elettriche, richieste di riscatto: 30 mila intercettazioni compiute dallo Sco e dalle squadre mobili di Palermo e Agrigento sulle due sponde del Mediterraneo svelano il volto criminale del traffico di migranti: business alimentato dalle politiche di contenimento dei flussi migratori che hanno determinato – scrivono i pm – “come effetto collaterale, che la criminalità organizzata decidesse di investire risorse sempre più ingenti nella gestione illegale di tali flussi”. Con l’operazione Glauco scattata ieri notte, la polizia ha sgominato un’organizzazione con base in Sudan, appoggi ad Agrigento e a Roma e conosciuta persino in Australia: la Dda di Palermo ha fermato cinque tra eritrei, etiopi e sudanesi e altri quattro sono ricercati, due in Africa, l’etiope Ghermay Ermias, ritenuto il capo, e il sudanese John Mahray, uno in Svezia, l’altro a Roma.

Per tutti verrà avviata la procedura di estradizione. Quattro fermati sono stati bloccati ad Agrigento nelle loro abitazioni. “Un paio svolgevano attività di lavapiatti presso locali della zona” ha detto il dirigente della Squadra mobile di Agrigento, Corrado Empoli. I reati sono associazione per delinquere, favoreggiamento dell’immigrazione e della permanenza clandestina, aggravati dal carattere transnazionale. Sono state compiute numerose perquisizioni, emesse cinque informazioni di garanzia nelle province di Agrigento, Catania, Milano, Roma e Torino; sequestrato anche denaro in contante e documenti su trasferimento di soldi attraverso money transfer. I nuovi schiavisti reclutavano i clandestini in Sudan, li trasferivano in Libia, e da lì, dopo mesi di segregazione, venivano imbarcati tesu barconi fatiscenti verso l’Italia. Non solo. L’as – sistenza ai migranti continuava dopo lo sbarco, con l’organizzazione delle fughe dai centri di accoglienza, e l’impegno da parte di una cellula composta da cittadini eritrei che curava la permanenza illegale dei migranti agevolandone l’espatrio, naturalmente illegale, verso altri Paesi dell’Unione europea, in particolare Norvegia e Germania, o del continente americano, tra tutti il Canada. Le indagini sono partite dal naufragio del barcone affondato il 3 ottobre del 2013 davanti l’isola dei Conigli, a Lampedusa, dopo che uno scafista aveva dato fuoco ad una coperta per richiamare l’attenzione dei soccorsi. Gli stupri delle donne, le torture e le tariffe dei predoni per pane e acqua Per venire in Italia devono pagare due volte, prima 1.500 euro ai predoni che violentano le loro donne lungo la traversata del deserto e poi altri 1.500 ai libici che li trasportano per mare. Più 7 mila per un passaporto che a molti non servirà più. I testimoni ascoltati dalla procura hanno raccontato di essere stati sequestrati nel deserto da miliziani armati capeggiati dal tunisino Muhidin a bordo di un pick up con una mitragliatrice montata sul tetto e condotti con la forza a Sheeba, in Libia. Lì i migranti sono stati rinchiusi in una grande abitazione e sottoposti a torture (manganellate sulle piante dei piedi, scariche elettriche, tentativi di soffocamento e stupri) in attesa che i loro familiari pa- gassero il riscatto richiesto (3.300 dollari americani a testa), per poi proseguire il viaggio verso Tripoli e, da lì, essere imbarcati clandestinamente per l’Italia.

I migranti pagavano 4900 dollari per la traversata dalla Libia alla Sicilia, venivano tenuti prima due settimane a Sheeba e poi per un mese in una fattoria nelle campagne di Tripoli e nutriti due volte al giorno con pane e acqua. Un indagato: “Vivo sempre all’Anagnina: l’America è dove si fanno i soldi, la mia è qui” Dalle intercettazioni viene fuori tutto il cinismo e il disprezzo della vita umana dei trafficanti. “I nshallah! Così ha voluto Allah”, commenta Ermias a telefono alla notizia della morte dei 366 migranti. Per le vittime nessuna parola di pietà. E parlando con una donna che gli chiede se vive ancora “in quella casa all’Anagnina”, periferia di Roma, Shamshedin Abkadt, un altro degli indagati, risponde che morirebbe se non vivesse lì: “L’A m erica è dove si fanno i soldi e la mia America è qui”.


“Solo questo suo viaggio ha avuto un’importanza mediatica elevata. Tante altre persone sono partite non arrivando mai, diventando cibo per pesci e nessuno ne ha mai parlato”, aggiunge al telefono Ermies Ghermaye parlando con John Mahray. E in un’altra telefonata spiega perché il barcone era stato sovraccaricato, scaricando sui migranti le responsabilità del naufragio di Lampedusa. “I migranti insistevano per partire, nessuno era disponibile ad attendere il secondo viaggio” dice al te lefono Ermies Ghermaye. “Sono stato costretto a metterli tutti su un barcone’’. E in un’altra conversazione John Mahray spiega ad Ermies le regole del trasporto di clandestini: “Quando si organizza un viaggio per l’Italia le partenze di barche non devono avvenire con il mare in tempesta ed in secondo luogo non bisogna dare adito alle lamentele degli migranti. L’organizzatore del viaggio è il responsabile, quindi deve sapere aspettare il momento giusto per partire”.

Ieri, infine, nel porto di Pozzallo è giunto il “barcone– bara’’ che ha trasportato i 27 africani morti da avvelenamento di ossido di carbonio perché costretti nel locale di prua senza alcuna aereazione. Dal racconto dei superstiti è emerso che molti tra le centinaia di migranti stipati come sardine hanno chiesto di tornare indietro, hanno implorato gli scafisti di cambiare la rotta e puntare di nuovo in Libia, ma non c’e’ stato nulla da fare: “ormai siamo qui e dobbiamo arrivare in Italia”, è stata la risposta. I due scafisti sono stati identificati e nei loro confronti potrebbe scattare l’accusa di omicidio volontari.

Da Il Fatto Quotidiano del 02/07/2014.
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Re: Il problema dei flussi migratori

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RAPPORTO
Immigrati, i costi del rifiuto
La politica del "rispediamoli tutti a casa" pesa sui conti pubblici: 1 miliardo e 600 milioni in dieci anni, tra controlli alle frontiere, centri di espulsione, rimpatri e burocrazia. E in più non funziona, dati alla mano
di Roberta Carlini


Immigrati, i costi del rifiuto
I diritti umani non hanno prezzo, e non è con calcoli economici che potremo salvarli. Però qualche conto può aiutare, soprattutto in tempi di austerity e spending review, per sostenere le ragioni che si oppongono alle "politiche del rifiuto".

E' quel che ha fatto l'associazione Lunaria con un rapporto che, anno dopo anno e spesa dopo spesa, fa i conti in tasca alle politiche di contrasto all'immigrazione irregolare. Arrivando in poco più di un decennio a una cifra considerevole: 1 miliardo e seicento milioni di euro, la gran parte dei quali a carico delle casse nazionali.

Numeri che vanno confrontati poi con quelli degli immigrati respinti e rimpatriati, quelli dei regolarizzati e quelli (stimati) dei "senza documenti": per verificare, dati alla mano, l'inefficacia di tale spesa. E dunque il fallimento di politiche dell'immigrazione basate su un impianto tutto repressivo.

Il Rapporto, presentato e discusso il 30 maggio a Roma, ripercorre i capitoli principali di una spesa pubblica che è tra le più invocate (in nome della sicurezza) ma tra le meno controllate.

Se un sindaco apre le liste per l'assegnazione delle case popolari ai cittadini stranieri si scatenano polemiche infinite, e le politiche di inclusione sono tacciate di buonismo, ma pochi sono andati a guardare tra gli sprechi e i costi delle politiche di esclusione. Politiche che fanno capo a molteplici centri di spesa e vari fondi, nazionali, comunitari e cofinanziati. I ricercatori di Lunaria sono andati dunque a spulciarli uno per uno.

C'è il Fondo Europeo per le frontiere esterne, i cui stanziamenti vanno soprattutto a beneficio dei controlli costieri (dalla sorveglianza all'acquisto di materiali ai sistemi tecnologici, al coordinamento delle informazioni: 331 milioni di EURO, dal 2007 al 2012); un Pon (Programma Operativo Nazionale) specificamente dedicato alla sicurezza del Mezzogiorno (111 milioni di euro dal 2000 al 2006, per Basilicata, Calabria, Campania, Puglia, Sardegna e Sicilia: anche qui, si parla di supporto alle attività delle forze dell'ordine per cercare e identificare i migranti); il Fondo europeo per i rimpatri, che finanzia i programmi per rispedire in patria i migranti catturati (circa 61 milioni di euro, 2008-2012); un bel pacchetto di stanziamenti per la Cooperazione con i paesi di origine (151 milioni, anni 2005-2012).

E poi c'è il grosso della spesa, quella per i Centri di identificazione ed espulsione e altre strutture simili. Strutture carcerarie, di fatto; sorvegliate dalle forze dell'ordine, da cui non ci si può allontanare. E nelle quali si può stare fino a 18 mesi (inizialmente era stato fissato un massimo di 30 giorni).

Vanno pagate le strutture, il personale, il vitto, la manutenzione, la sorveglianza... Il tutto è costato, finora, 143,8 milioni di euro all'anno. Il conto complessivo si può vedere nella tabella: 1 miliardo 668 milioni, di cui 281 a carico delle risorse comunitarie e il resto della spesa pubblica nazionale. Ed è una stima per difetto, dato che di alcune spese non è stato possibile ottenere una rendicontazione precisa.

A fronte di tutto ciò, c'è la sostanziale inefficacia delle politiche di contrasto, di tutto l'apparato del rifiuto che va dalle coste agli invivibili Cie. Dal '98 al 2012, si legge nel Rapporto, meno della metà delle 169.126 persone transitate nei Cie sono state effettivamente rimpatriate: 78.081, il 46,2 per cento del totale.

Mentre gli enormi flussi di emersione dall'immigrazione irregolare, in occasione delle varie sanatorie, mostrano che ben più grande è la dimensione dell'immigrazione: dal 1986 al 2009, i provvedimenti di emersione hanno portato alla regolarizzazione di 1.661.291 persone, tutti migranti regolarizzati in seguito al loro arrivo in Italia.

Di contro, ci sono i numeri - non piccoli, ma assai minori - di quanti sono stati rintracciati dalle autorità di pubblica sicurezza in posizione irregolare, prima di poter usufruire di una sanatoria o nei periodi di attesa tra una sanatoria e l'altra: 540.389 persone, dal 2005 al 2011, il 60,3% delle quali non hanno obbedito all'ordine di allontanamento.

Con tutta evidenza, non basta pensare a una "spending review". Bisogna riflettere su tutto l'impianto delle politiche dell'immigrazione e della legge Bossi-Fini. Confrontando i costi delle politiche del rifiuto con quelli delle politiche di inclusione: i quali saranno oggetto di un prossimo rapporto, già messo in cantiere da Lunaria.
30 maggio 2013© RIPRODUZIONE RISERVATA

http://espresso.repubblica.it/attualita ... to-1.54876
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Re: Il problema dei flussi migratori

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EMERGENZE
Immigrazione, il caos di Mare Nostrum. Ecco quanto spenderà l'Italia
Dall'inizio dell'anno sono già arrivati più di 70 mila profughi. Secondo il Viminale 50 mila sono rimasti nel nostro Paese, con un costo finora di 600 milioni. Ma con questo ritmo si rischia di arrivare a 120 mila sbarchi entro l'anno con una spesa di un miliardo. E l'accoglienza è nel caos

DI STEFANO PITRELLI E MICHELE SASSO
09 luglio 2014



Immigrazione, il caos di Mare Nostrum. Ecco quanto spenderà l'Italia
Senza un massiccio intervento europeo, in pochi mesi l'operazione Mare Nostrum potrebbe avere un costo economico e sociale insostenibile per l'Italia. Manca una regia nazionale dell'emergenza, invocata da Comuni e Regioni: tutto viene affidato ai singoli prefetti. E l'accoglienza a profughi e migranti è gestita nel caos. Lo rivela un'inchiesta de “l'Espresso” nel numero in edicola l'11 luglio.
VEDI ANCHE:
Schermata-07-2456842-alle-12-40-57-png
Migranti, l'Europa lascia sola l'Italia

La tragedia delle centinaia di morti in mare degli ultimi mesi non è servita a nulla. Tre milioni di persone sono pronte a partire dalla Libia verso le nostre coste, ma l'Europa stanzia per la sicurezza dei confini meno di quanto intascano i trafficanti sfruttando i profughi. Far capire cosa accade ai partner europei è il compito più difficile che Matteo Renzi deve affrontare in questo semestre alla presidenza europea
Dall’inizio dell’anno sono sbarcati quasi 70 mila profughi. Secondo le stime del Viminale 20 mila, soprattutto siriani, hanno proseguito il viaggio verso il Nord Europa, mentre 50 mila sono rimasti. Per assisterli dall’inizio di Mare Nostrum abbiamo speso 600 milioni.

Con previsioni allarmanti: con questo ritmo entro l’inverno si supererà quota 120 mila sbarchi e il budget sfiorerà il miliardo di euro. Il ministero dell’Interno stanzia 30 euro al giorno per dare alloggio e vitto a ogni persona: solo per questi 50 mila oggi servono 45 milioni di euro al mese. Anche i fondi a disposizione per la Marina stentano a coprire le necessità.

I 9,3 milioni stanziati ogni mese dovrebbero far fronte al carburante e alle indennità degli equipaggi. Ma il carico per la collettività è in realtà molto più alto. Stando alle tabelle ufficiali rivelate dal Pdm, Partito Tutela Diritti dei militari, considerando gli stipendi del personale, la manutenzione e il valore dei mezzi schierati, dall’inizio dell’operazione il conto è di 172 milioni. Il bilancio di un anno di missione potrebbe superare i 237 milioni.

Il vero nodo è che tutto viene gestito all’insegna dell’emergenza, arrangiandosi all’italiana. Milano è il terminale estremo di questa via crucis: da ottobre la città ha accolto 12 mila siriani e 3 mila eritrei. Il Comune li ha sistemati in dieci dormitori.

Tre moschee ogni sera aprono le porte per dare ospitalità. Ma non basta: cento brandine sono state piazzate tra i banchi di una scuola media. Gli oneri maggiori dell’emergenza gravano però sulle regioni del Sud. La rete dei centri dove dare vitto e alloggio si è intasata già a inizio dell’anno. Il ministero dell’Interno ha dato il via libera all’allestimento di trecento nuove strutture. La metà è nata tra Sicilia, Calabria e Puglia. Si chiamano Cas (centri di accoglienza straordinaria). Ma - grazie alle segnalazioni dell’Unhcr, Croce Rossa e della onlus Save the Children - trenta di questi centri fai-da-te sono già stati chiusi. «Abbiamo gestori improvvisati e la necessità di fare controlli a tappeto.
VEDI ANCHE:
Immigrato lavoratore Sikh in una piantagione
Immigrati, sei miti da sfatare
l'Ocse striglia l'Italia sull'integrazione

In un rapporto pubblicato oggi, l'Organizzazione internazionale per lo sviluppo economico mostra i numeri, e i difetti, delle nostre politiche rivolte ai migranti. Con un monito: o si cambia verso o la situazione continuerà a peggiorare. Perché una cosa è certa: il loro lavoro è necessario. E oggi, continuamente sfruttato

Negli accordi non era neppure previsto un numero massimo di letti e ora abbiamo dei buchi neri dove sono ammassate centinaia di migranti», spiega Alessandra Diodati della Croce rossa. In Sicilia chiunque si può inventare imprenditore dell’ospitalità. E creare dal nulla un centro: basta un modulo via fax e nel giro di poche ore ecco l’affidamento diretto. Che garantisce trenta euro al giorno a persona. Strada libera per affaristi senza scrupoli e associazioni last minute: dalla criminalità ai politici in cerca di voti, dai disoccupati ai carrozzoni pubblici a un passo dalla chiusura. In un suk che spesso non garantisce l'assistenza minima a profughi e migranti.

L'intervista integrale sull'Espresso in edicola venerdì 11 luglio

http://espresso.repubblica.it/attualita ... a-1.172793
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Re: Il problema dei flussi migratori

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Auschwitz sotto casa del Terzo millennio - 3



L’ANALISI LA RIGIDA GERARCHIA IMPOSTA DAI TRAFFICANTI. UN TUNISINO ARRESTATO: CON UN VIAGGIO PRESI 375 MILA EURO
Gli scafisti più crudeli con i neri «Pagano meno e li tengono lì sotto»
Un nuovo apartheid a bordo delle carrette: «I siriani non vogliono mischiarsi agli altri»

di Felice Cavallaro


PALERMO - Come in un replay senza fine, altri diciannove disperati muoiono soffocati nella stiva di uno dei barconi che s’avventurano nel Mediterraneo. (Auschwitz-2014-ndt) Come in una camera a gas.

Senza aria per respirare. Con gli odori e i veleni che filtrano dalla sala motori, il grasso che si incolla alle mani, mentre si tenta disperatamente di spingere la botola chiusa sulle teste. La stessa botola tappata dagli scafisti e sigillata da 600 persone accovacciate le une sulle altre su una carretta che potrebbe reggerne a stento un terzo.

Sembra il racconto già scritto il primo luglio a Pozzallo quando un malandato peschereccio costruito per battute sottocosta arrivò trainato da una nave militare col suo carico di morte, 45 «neri neri» asfissiati e stretti fra loro. E si scoprì allora che non a caso a morire in quel girone infernale della stiva, ingabbiati al buio, erano solo migranti provenienti da Gambia, Mali, Ghana e altri Paesi africani dove il colore della pelle è sempre più scuro. «A riprova di una rivalità feroce che divide questi popoli», spiega il capo della Mobile di Ragusa, Nino Ciavola, individuando insieme con il procuratore Carmelo Petralia un filo di riflessione e di indagine, rafforzato dalle testimonianze culminate proprio ieri mattina nell’arresto di uno scafista tunisino inchiodato da testimoni che raccontano chi e come finisce in stiva: «I siriani per esempio non vogliono saperne di stare accanto ai “neri neri”, dicono che puzzano e rubano...».

È la storia delle diciannove vittime che aggravano il bilancio dell’ennesima traversata finita male. Si sperava di fermare il conteggio a 18 lutti. Ma uno dei tre feriti strappati alla stiva maledetta e trasferiti d’urgenza verso Lampedusa non ce l’ha fatta e il direttore del Poliambulatorio Pietro Bartolo ne ha potuto solo constatare la morte: «Un ragazzo forte, annientato dal soffocamento». Ma anche da miseria e razzismo, aggiunge il prefetto di Agrigento Nicola Diomede confermando una consuetudine che sconvolge: «Nell’inferno del Mediterraneo muoiono in tanti, ma chi è più nero e paga meno sembra rischiare molto di più».
Si troverà un altro posto al cimitero di Lampedusa dove il sindaco Giusy Nicolini, davanti a 1.300 disperati sopraggiunti negli ultimi giorni, ha dovuto riaprire il Centro accoglienza chiuso prima di Natale per la storiaccia delle «docce antiscabbia»: «Ne arrivano a centinaia e non possiamo lasciarli sulle banchine. Sapevamo che sarebbe stata un’estate infernale. Ma è tremendo capire che questi trafficanti sono pronti a far morire i più “neri”, spingendoli in stiva senza pietà».


Un racconto emblematico quello di un giovane marocchino diventato il teste della polizia a Ragusa indicando gli scafisti libici: «Tutti duri con le persone di colore che imbarcavano, minacciando con lunghi coltelli, picchiando. Il sovraffollamento sulla barca era tale che veniva difficile anche sedersi e quando qualcuno lo faceva doveva necessariamente sopportare il peso di altri che per mancanza di spazio si sedevano di sopra. Alle persone, esclusivamente di colore, tappate all’interno della stiva dell’imbarcazione, non veniva assolutamente permesso di salire in coperta, nemmeno per prendere una boccata d’aria e ciò nel timore che un ulteriore sovraffollamento all’esterno avrebbe pregiudicato la stabilità dell’imbarcazione facendola ribaltare».

Una ragione in più per scoraggiare i migranti a mettersi nelle mani di questi trafficanti, come auspica il comandante della Capitaneria di porto Giuseppe Canarile: «Dovremmo riuscire a bloccare la disastrosa e macabra visione di trafficanti che non vedono davanti a loro uomini ma merci». Appello a individuarli e perseguirli come è accaduto con i 67 scafisti fermati nel 2014 e con quello arrestato ieri a Ragusa, Saber Helal, un tunisino di 27, disarmante: «A Tripoli, con 250 migranti ho fatto incassare all’organizzazione 375 mila EURO prendendo per me con un viaggio quanto guadagno in due anni come pescatore». Anche a costo di schiaffare i «neri neri» in stiva, senza ossigeno.

20 luglio 2014 | 11:34
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Re: Il problema dei flussi migratori

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Il tema degli immigrati e della invasione araba, domina in questi giorni le discussioni da queste parti.

Preso atto che l'Onu non esiste più se no sulla carta, il problema diventa di difficile soluzione.


Marcello Veneziani affronta così il tema.


^^^^^^^^


Avvelenano la nostra civiltà
La miscela che sta avvelenando la nostra civiltà è la nostra depressione e la loro disperazione


Marcello Veneziani - Mer, 27/08/2014 - 07:00

Settemila corpi di migranti giacciono in fondo al Mediterraneo ma non sono sulla nostra coscienza.


Sono il frutto di regimi iniqui, di guerre tribali e fanatismi, di scafisti assassini, di miserie acute che non provengono dal colonialismo, ormai remoto nel tempo. Semmai subiscono il richiamo dei miraggi fallaci della globalizzazione. Smettiamola di accusarci di colpe che non abbiamo. La nostra colpa evidente e recente è di aver favorito rivoluzioni che hanno peggiorato la situazione del Medio Oriente e dell'Africa, aprendo le porte ai peggiori invasati dell'Islam.


Appena viene abbattuto un regime autoritario, l'unico collante che lo sostituisce è la Fratellanza islamica con le fazioni più radicali. Che sono per metà figlie del fanatismo indigeno e per metà figlie del fanatismo giacobino d'importazione europea. Non a caso li chiamiamo terroristi; la parola proviene dai fondi oscuri della nostra storia, il Terrore instaurato in Francia dopo la Rivoluzione francese dai giacobini.


Anche allora si trattò di una rivoluzione sorta nel nome della libertà e dell'uguaglianza e poi sfociata nel genocidio e nella ghigliottina. I fanatici euro-islamici si sono formati nelle nostre scuole e nelle nostre società, esportano il Terrore delle nostre utopie rivoluzionarie e lo combinano con un'arcaica, tribale, crudeltà che viene dalla parte oscura dell'Islam. Per dirla con una formula storica e chimica, il loro fanatismo è il frullato di Saint-Just più la Setta degli assassini.

Dall'altra parte c'è la retorica delle porte aperte agli immigrati, alimentata da un partito irresponsabile e incoerente: lo stesso partito che per anni ha condannato il capitalismo per l'utopia dei consumi illimitati e per l'abuso illimitato delle risorse del pianeta. Ora, invece, sposa la causa assurda degli spazi illimitati e dell'accoglienza illimitata. Ma come si esauriscono i beni prodotti e le risorse naturali, così si esauriscono gli spazi, le città, i centri d'accoglienza e la capacità di far convivere radicali diversità.

Le nostre isole, le nostre stazioni, le nostre città, le nostre periferie piene di immigrati vivono - per dirla nel loro linguaggio - la crescita infelice, ossia l'esplosione delle città invase da masse di sbandati.

La miscela che sta avvelenando la nostra civiltà è la nostra depressione e la loro disperazione. Ci accomuna solo un punto: siamo ambedue sradicati. Loro abbandonano la loro terra, noi la nostra civiltà. E lo sradicamento produce in noi il nichilismo e in loro il fanatismo. Un mix letale.


http://www.ilgiornale.it/news/politica/ ... 46973.html
camillobenso
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Re: Il problema dei flussi migratori

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La vox populi de "Il Giornale":


COMMENTI
rickard
Mer, 27/08/2014 - 17:23
Pienamente d'accordo, ma c'è da aggiungere una cosa: che la nostra civiltà è al tramonto. Tramonta perchè non abbiamo più nulla per cui combattere e nulla in cui credere. Loro invece ce l'hanno. L'uomo è fondamentalmente un animale da branco. Non è vero che vuole sentirsi libero. Non sempre almeno. Ha bisogno di sentirsi parte di un gruppo, di un branco. E il branco ha regole forti. L'Islam gliele dà. Tra loro sono fratelli, tra di noi siamo nemici l'uno dell'altro. Loro vedono il loro fratello islamico come una parte del branco, una parte di se stessi. Noi vediamo nel nostro vicino, un fastidioso rivale. Loro sono pronti a morire per una causa, noi non abbiamo più una causa per cui morire. Vinceranno loro purtroppo. Ma forse questo non è un male. L'Islam ha dato prova di essere anche molto tollerante e forse la nuova civiltà sarà un miscuglio di occidente cristiano e oriente islamico, di utilitarismo e di misticismo.



Boxster65
Mer, 27/08/2014 - 17:34
Se fosse per me non ne arriverebbe neppure uno di immigrato. Intercettati nelle acque internazionali e rimandati indietro con le buone o con le cattive (come fanno gli altri Paesi).



pbshelley
Mer, 27/08/2014 - 17:52
E' sempre più difficile sopportare il giornalismo nostrano, smarritosi dietro formulette che nascondono l'assenza del concetto e una qualsivoglia presa sulla complessità del reale. In questo caso, sentire Veneziani che racconta la storia della formazione dei gruppi islamici "invasati" collegandola al Terrore giacobino è qualcosa di disarmante. A che serve piegare una realtà, della quale - con ogni evidenza e per curriculum - egli ha poca o nessuna conoscenza specifica, alle proprie convinzioni ideologiche? Che Veneziani sia un fiero oppositore di quello che, giornalisticamente, lui chiama "nichilismo" (e che s'illude di aver studiato sui grandi testi della filosofia europea dell'ultimo secolo e mezzo), che egli sia un ancor più fiero oppositore di tutto ciò che, in Europa, abbia proclamato la "rivoluzione nel nome della libertà e dell'uguaglianza"...tutto ciò già lo sapevamo. Sappiamo anche come la sua opposizione a questi spettri consista, forse un po' debolmente, nell'abbracciare nuovamente la tradizione (morale, religiosa, patriottica) senza porsi troppe domande. Ma una realtà complessa come quella del mondo islamico contemporaneo non si lascia felicemente ridurre alle pillole di filosofia giornalistica che Veneziani cerca di propinare a lettori, evidentemente, ancora più sprovveduti di lui. Se qualcuno di noi potesse interrogare Veneziani sulla storia del Terrore giacobino europeo e, a maggior ragione, sulla storia dell'Islam (sia pure anche solo del "fanatismo islamico"), sarebbe più facile apprezzare l'inconsistenza delle verità che egli fa discendere su di noi con sicumera. L'incompetenza è sempre dietro l'angolo: di ciò che non si conosce è meglio tacere. La moderna frantumazione dei saperi ha sedimentato presso molte delle menti più illuminate la coscienza che il mondo è troppo più complesso di quanto non appaia alla superficie, per poterlo abbracciare con sguardo rapido e onnicomprensivo. In altri termini: la specializzazione del sapere rende più difficile parlare con buona coscienza di cose che non si conoscono, perché a un autentico conoscitore di un problema di ogni genere si richiedono sempre più competenze, sensibilità e...informazioni sulle quali costruire: per questo, con buona pace di Veneziani, le cose che ciascuno di noi può affermare di "conoscere" sono sempre meno. Il tripudio che seguirà alla pubblicazione di questo piccolo orrore si può forse spiegare con la gioia che di solito accompagna la scoperta che altri la pensano come noi. Che poi occorra conoscere le cose prima di poter costruire sopra di esse un giudizio che si possa dire tale...la si direbbe una banalità, non fosse che dalle nostre parti quasi nessuno se ne avvede.


stenos
Mer, 27/08/2014 - 17:55
Da noi i Tg parlano di veline, di cuccioli abbandonati, di trasgender, arcigay e lesbiche. Detto tutto sulla nostra civiltà.
camillobenso
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Re: Il problema dei flussi migratori

Messaggio da camillobenso »

Auschwitz sotto casa del Terzo millennio - 4


Germania 1941 - Italia 2014
La soluzione finale



Che differenza esiste tra gli italiani di oggi e i tedeschi di allora?

Quello che anche i tricolori fanno finta di non vedere è che questa è una guerra tra poveri.

Il Pd è un partito cattolico e democristiano. Il centrodestra è un finto cattolicesimo.

La destra,....non parliamone.

Va bene così????????????????????????

Sembrerebbe di si a pochi giorni dell'inizio dell'autunno del 2014.


Titola così il Corriere della Sera.it

PRIMO GIORNO DI SCUOLA
Boschi, Madia, Lupi e gli altri
I ministri tornano sui banchi Foto

Renzi all’Istituto Don Puglisi



Le starlette fanno la passerella. E poi s'incazzano se i nordici chiedono la soluzione dei problemi italiani.

Domandone:

Cosa vuol dire essere cattolici all'inizio del Terzo Millennio??????


Per la prima volta in vita mia una decina di giorni fa, circa, ho dato ragione a Cicchitto, quando ad Agorà estate ha fatto presente che se non si riesce a dare una soluzione alla Libia entro la fine dell'anno, poi potrebbero riversarsi in Italia un milione di profughi.

L'Italia, credo tutta, non solo da queste parti è in fibrillazione per via degli sbarchi del 2014, previsti intorno alle 120mila unità.

Figuriamoci se dovremo affrontare il problema di 1 milione di unità.

Non so, non ho visto, se c'ero dormivo...

E poi Pittibimbo se la prende con i gufi................


^^^^^^^

IMMIGRAZIONE
«Negli ultimi cinque giorni,
morti 800 migranti in tre barconi»

È la stima dell’Organizzazione Internazionale per le migrazioni: 200 vicino alle coste libiche. E 500 a Malta, dove ad affondare la nave sarebbero stati gli stessi trafficanti
di Redazione Online


Il bilancio delle vittime dei viaggi della disperazione nel Mediterraneo continua a salire. Nel pomeriggio di lunedì arriva una precisazione delle autorità libiche secondo le quali sarebbero 36 le persone salvate dal naufragio avvenuto davanti alle coste di Tripoli, su un barcone che trasportava 250 migranti.
Da venerdì, duqnue, si contano dunque oltre 800 tra morti e dispersi nei viaggi della disperazione nel Mediterraneo.
In particolare sarebbero circa 500 i dispersi del naufragio avvenuto la scorsa settimana 300 miglia al largo di Malta, molto probabilmente causato dagli stessi trafficanti che, da una seconda imbarcazione, avrebbero di proposito fatto colare a picco il barcone dei migranti, con i quali era nato un violento scontro. Ai 500 bisogna poi aggiungere quelli di un terzo incidente con vittime di fronte alla costa egiziana.

La testimonianza
Gli operatori dell’Oim in Sicilia hanno raccolto la testimonianza dei due sopravvissuti, di nazionalità palestinese, alla tragedia al largo di Malta: due ragazzi fuggiti da Gaza e andati in Egitto a inizio settembre, soccorsi in alto mare dal mercantile panamense «Pegasus» e portati a Pozzallo sabato. Se questa storia, su cui è stata avviata un’indagine, fosse confermata, si tratterebbe del naufragio più grave degli ultimi anni, ha precisato l’organizzazione. «Un episodio particolarmente grave in quanto non si tratterebbe di un incidente, ma di una strage» deliberata, sottolinea l’organizzazione intergovernativa di cui fanno parte 156 Paesi.
Lo scontro con i trafficanti
Secondo le testimonianze dei sopravvissuti, i migranti - siriani, palestinesi, egiziani e sudanesi - sono partiti in 500 da Damietta, in Egitto, sabato 6 settembre. Tra loro anche molte famiglie con bambini e minori non accompagnati. Dopo aver già cambiato diverse imbarcazioni lungo la rotta, mercoledì scorso i trafficanti, a bordo di un altro natante, hanno chiesto ai migranti di «saltare» su un’ennesima nave più piccola e precaria. Comprendendo la pericolosità della situazione, molti si sono ribellati: ne è nato uno scontro con i trafficanti, che a un certo punto, innervositi, hanno speronato il barcone dei migranti dalla poppa facendolo affondare.
La maggior parte dei 500 sarebbe annegata
La maggior parte delle 500 persone sono cadute in mare e annegate, altre sono riuscite a restare a galla aggrappandosi a mezzi di fortuna: tra queste i due giovani palestinesi. Uno di loro ha raccontato all’Oim di essersi aggrappato a un salvagente con altre 7 persone, che col passare delle ore non hanno sostenuto la fatica. Dopo circa un giorno e mezzo il ragazzo è stato avvistato da altri migranti che erano stati salvati dal mercantile «Pegasus», che stava portando in Sicilia 386 persone soccorse soccorse a bordo di un’altra imbarcazione intercettata in zona poco prima. Il secondo ragazzo palestinese, che era riuscito a restare a galla grazie al giubbotto di salvataggio che indossava, è stato recuperato poco dopo. I mezzi di soccorso maltesi e greci intervenuti nel frattempo nell’area avrebbero trovato e salvato altri 9 migranti appartenenti allo stesso gruppo.

14 settembre 2014 | 23:56
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http://www.corriere.it/esteri/14_settem ... b435.shtml
camillobenso
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Re: Il problema dei flussi migratori

Messaggio da camillobenso »

Auschwitz sotto casa del Terzo millennio - 5



L’INCHIESTA
Ordinanza choc sugli scafisti
«I migranti pagavano con gli organi»

Cinque arresti a Roma nelle indagini sugli sbarchi a Lampedusa. Nelle intercettazioni il ruolo dei cassieri dell’organizzazione sparsi tra Milano, Bologna e Torino
di Ilaria Sacchettoni


Segregati in un’area di sosta («Mezhra») a Tripoli. Imbarcati con un numero di codice che conferma pagamento e destinazione (Italia-Malta): la lettera «M» e un numero progressivo. Così fra, maggio e luglio scorso, sono sbarcati in Italia «M7», «M8», «M9» (e così via) che gli investigatori hanno scoperto essere la giovanissima eritrea Rozina Debesay e i due connazionali Yorsalam Keshi Nuguse e Semere Tekea, tutti diretti in Germania, attraverso una tappa in Italia. Vivi. Miracolati. Secondo l’Oim, l’Organizzazione internazionale per le migrazioni, solo nell’ultima settimana sono annegate 800 fra uomini , donne e bambini.


Il prezzo è competitivo: 1.500 euro a passeggero per la tratta Tripoli-Lampedusa, laddove altre organizzazioni chiedono il doppio o il triplo. In caso di insolvenza, il gruppo è libero di cedere gli immigrati «ad altre organizzazioni, di utilizzarli come forza lavoro, oppure come donatori di organi», secondo lo schema raggelante che filtra dalle intercettazioni (e sul quale è in corso un approfondimento specifico del pm).


L’arresto a Roma del cassiere appartenente al nucleo eritreo-libico che sbarca profughi fra Lampedusa e Malta e di 4 suoi colleghi «collettori» di denaro fra famiglie immigrate a Milano, Bologna e Torino conferma, secondo i magistrati, «capacità imprenditoriali» e «distribuzione capillare territoriale» dei trafficanti fra Europa, Africa e Israele.
Si scopre così, stavolta in tempi rapidissimi, qual sia il modus operandi dell’industria degli sbarchi clandestini «compatibile con lo stato di schiavitù» si legge nell’ordinanza. Le organizzazioni collaborano fra loro «con consegne e scambi di migranti» che possono essere utilizzati anche «come donatori d’organi a seconda di come intendano saldare il debito con l’organizzazione». Una cellula «strutturata sulla falsariga di un tour operator». Michael Brhane, Haile Seifu, Russom Gebrem Michael Henok, Tesfay Bahta sono accusati di associazione finalizzata all’immigrazione clandestina. Manca all’appello il capo Tetsfagi Zerhisenai, detto «maestro», e il vice Scut Medhanie, responsabili di tratta degli esseri umani. E, anche se sulla manovalanza eliminata gli investigatori non si fanno illusioni -«Pensiamo che gli arrestati siano già stati sostituiti dalla cellula» - è chiaro che l’arresto del cassiere è considerato un successo degli uffici diretti da Giuseppe Pignatone e dei militari della Capitaneria di porto.
Sommersi e salvati: tutti sono nella contabilità di Brhane che, a «una percentuale del 10% (a persona, ndr )», compilava la lista per gli scafisti. Cassiere e complici si muovono nel triangolo fra Ponte Mammolo, Termini e la Collatina. Brhane ha il suo «ufficio», un capannone, in via Collatina. Le famiglie lo pagano attraverso bonifici su Postapay i cui scontrini sono ora allegati all’ordinanza del gip Tiziana Coccoluto.Gli investigatori ritengono che in quel capannone ci sia anche l’elenco passeggeri del 3 ottobre scorso a Lampedusa: 366 morti di fronte all’isola. Un oceano di bare stipato nell’hangar aeroportuale. «Sì sì sì - dice in un’intercettazione un arrestato tranquillizzando l’interlocutore - dice che è arrivato, mi ha detto che è arrivato a Lampedusa, solo che lui non me l’ha passato, è quel ragazzo che è arrivato a ottobre con quelli morti (i 366 della strage, ndr)».
L’inchiesta parte a luglio. Una telefonata al 1530, il numero blu della Capitaneria di porto, dopo l’ennesimo telegiornale che da conto di uno sbarco tragico. In linea c’è una donna, Maria Santina Pau, che esita ma infine si confida con l’operatore. E’ scomparso il fratello di una sua amica, racconta. Crede che possa essersi imbarcato con l’organizzazione che gestisce campi a Tripoli, si convince a fornire l’unico numero di telefono che conosce, raccomandandosi di non divulgarlo per evitare ritorsioni sui passeggeri: «Se no, veramente li ammazzano». E’ un cellulare che porta al cassiere.
18 settembre 2014 | 09:08

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http://roma.corriere.it/notizie/cronaca ... 65fe.shtml
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