CATTIVI PENSIERI

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camillobenso
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Il punto - Una campagna avvelenata - Si annuncia una campagna avvelenata contro l'Europa e le istituzioni
Folli Stefano



Una campagna elettorale avvelenata – 8
La guerra di potere – 7

Tutti sopra le righe in fila per tre col resto di due - 1


Le campagne elettorali non sono mai state minuetti per cicisbei e damine dell'ottocento ma quello che sentiamo in questi giorni è troppo.

***


Berlusconi stronca Grillo: "Un male peggiore di Renzi"
L'ex premier fa a pezzi il M5S: "È una setta". E avverte: "Il Pd al governo è un pericolo, ma Grillo sarebbe peggio"


Sergio Rame - Lun, 05/05/2014 - 15:08

"Siamo in campagna elettorale e non vedo alternative a Forza Italia, oltretutto votando per il Pd avremmo come regalo signor Schulz come capo dell’Unione europea".


A Studio Aperto Silvio Berlusconi non nasconde le proprie preoccupazioni sull'imminente voto per le europee.

Se da una parte ritiene che il Pd al governo possa essere "un pericolo" per l'Italia, dall'altra resta fermamente convinto che una vittoria di Beppe Grillo e dei Cinque Stelle potrebbe anche essere peggio.

"Grillo mi fa molta paura e da studioso della storia (della passera - ndt) in questi giorni l’ho paragonato a tanti personaggi tipo Robespierre che promettevano un grande cambiamento la Gerusalemme in terra e poi hanno distrutto tutto e non c’è mai stato nessun accenno alla democrazia - spiega l'ex presidente del Consiglio - il suo partito sarebbe meglio chiamarlo setta dove chi non la pensa come lui viene espulso".

A poche settimane dalle elezioni europee il Cavaliere mette in guardia gli italiani che pensano di dare il proprio voto al Movimento 5 Stelle.

"Io considero un pericolo per il nostro Paese avere al governo il Pd che deriva dal Pci - spiega ai microfoni di Studio Aperto - ma avere Grillo nel panorama della politica italiana è un pericolo maggiore".

Berlusconi non nasconde, infatti, di essere spaventato da Grillo: "Da studioso della storia in questi giorni l’ho paragonato a tanti personaggi tipo Robespierre che promettevano un grande cambiamento la Gerusalemme in terra e poi hanno distrutto tutto e non c’è mai stato nessun accenno alla democrazia".

Nemmeno con Matteo Renzi, Berlusconi si dimostra indulgente. Al premier non perdona, infatti, la pessima politica economica attuata dal governo.

Politica fatta di misure che non sono state in grado di riportare il Paese a crescere. "Monti, Letta e da ultimo Renzi sono andati in in Europa e dalla Merkel senza portare a casa nulla - accusa - Monti era genuflesso gli altri due molti condiscendenti con la Germania".


Poi ricorda: "Io sono stato l’unico presidente del Consiglio italiano che ha messo limiti alle richieste della Merkel proprio perché ero l’unico che aveva esperienza economica essendo stato per trent'anni nella trincea del lavoro.

Io ho detto 'no' a tutte le cose insensate".

Secondo il leader di Forza Italia, infatti, sviluppo e crescita vengono solo se c’è un grande cambiamento. "Invece di mettere nuove tasse - conclude il Cavaliere - noi proponiamo di detassare le assunzioni in modo da rendere molto più facile per le aziende fare nuovo assunzioni".

Secondo Berlusconi, infatti, "non si scappa mai dalla ricetta fondamentale del pensiero liberale e liberista".

http://www.ilgiornale.it/news/interni/b ... 16394.html

**********

"Invece di mettere nuove tasse - conclude il Cavaliere - noi proponiamo di detassare le assunzioni in modo da rendere molto più facile per le aziende fare nuovo assunzioni".



Si vede che Silvietto non capisce un caXXo di economia.

Il grande magna-te che magno anch'io, è cresciuto grazie ai fratelli Graviano, sotto il controlli di Vittorio Mangano, affiliato alla Famiglia di Porta Nuova, che Borsellino affermò che il Mangano era «uno di quei personaggi che erano i ponti, le teste di ponte dell'organizzazione mafiosa nel Nord Italia>>. Mentre il responsabile era Marcello Dell'Utri, coofondatore di FI.

Ci è arrivato pure Bonanni a capire come muoversi, mentre il grande magna-te le spara più grosse di lui.
camillobenso
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Folli Stefano



Una campagna elettorale avvelenata – 9
La guerra di potere – 8

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Io già vedo che Genny la carogna sarà invitato al Nazareno da Renzi il bastardo per fare la legge sugli stadi


Era proprio necessario usare quel "bastardo"?

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Grillo: “Referendum sull’euro? Prima entriamo nelle istituzioni con richieste”
Per il leader M5s a SkyTg24 la consultazione sulla moneta unica sarà una delle ultime possibilità da considerare: "Prima andiamo a Bruxelles a dire: 'Questi trattati li stracciamo'". Tra le possibilità: "Chiederemo di spalmare i debiti tra gli Stati. Renzi? Ha dentro di sé odio moderato. Napolitano? Vada a Cesano Boscone con lo psiconano"

di Redazione Il Fatto Quotidiano | 4 maggio 2014


http://www.ilfattoquotidiano.it/2014/05 ... es/973231/
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Una campagna elettorale avvelenata – 10
La guerra di potere – 9

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Neppure Renzi sa sottrarsi alla partita.

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http://video.espresso.repubblica.it/pal ... /2081/2079


5 MAGGIO 2014
Renzi: "Grillo sciacallo, scommette su disperazione"
Matteo Renzi chiede al Pd di dare l'idea, in campagna elettorale, che una speranza ancora c'è. "Qualunque cosa succede sui giornali c'è chi specula e cerca di dare l'idea che non c'è più niente da fare, che le istituzioni sono finite". "Quando Grillo è andato a Piombino, è andato a fare lo sciacallo su una fabbrica che chiude - ha detto Renzi -. Io non sono tenero con i sindacati, ma l'ultimo luogo in cui andare a fare lo sciacallo è dove un'azienda come la Lucchini chiude. Noi abbiamo proposto una soluzione. Questa è la differenza tra chi scommette contro e chi scommette a favore dell'Italia"
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Poteva mancare Matteo Salvini?


http://video.espresso.repubblica.it/tut ... /2074/2072


4 MAGGIO 2014
Salvini a Pontida: "Maledetta Fornero, torna all'asilo"
Raffica di insulti da parte di Matteo Salvini dal palco di Pontida nei confronti dell'ex ministro del Lavoro, Elsa Fornero. Il segretario della Lega, dopo averla definita "maledetta" e averla invitata a tornare all'asilo, ha affermato che la "riforma del Lavoro la farà la Lega".
Ultima modifica di camillobenso il 05/05/2014, 21:31, modificato 1 volta in totale.
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Una campagna elettorale avvelenata – 13
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5 MAG 19:36

BRUSH HOUR! – RE GIORGIO CHIEDE UN ALTO CONTRIBUTO IDEALE E MORALE? SUBITO ACCONTENTATO! RENZIE, GRILLOMAO E L’EX BANANA RISPONDONO CON UNA GIORNATA DI INSULTI RECIPROCI: “SCIACALLO!”, “CAROGNA!!”
Giorgio Napolitano invoca dalle forze politiche più coesione e “un alto contributo ideale ed etico”. Renzie, Grillomao e l’ex Cavaliere si insultano a colpi di “sciacallo”, “carogna” e “Robespierre” - Bruxelles è magnanima e rimanda a giugno il giudizio sulla Renzie-nomics…
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Giornata pesante per la politica, quella di ieri. Ancora più pesante quella odierna.


Expo 2015, cupola degli appalti e politici
Da Bersani a Berlusconi, fino a Lupi

In cella il manager Paris, gli ex parlamentari di B Frigerio e Grillo e il 'Compagno G', Primo Greganti
Intercettazioni: "Arrestato Rognoni? Ho raccomandato il nostro uomo a Berlusconi e Maroni" (leggi)

"Una cupola per condizionare gli appalti". Sono le parole dei pm titolari dell’inchiesta che oggi ha portato all'arresto di sette persone con le accuse di corruzione, associazione a delinquere e turbativa d'asta nell'assegnazione delle commesse di Expo 2015 (leggi). Per i magistrati "la cupola prometteva avanzamenti di carriera grazie a protezioni politiche a manager e pubblici ufficiali". Un sistema che coinvolge destra e sinistra. Le carte: caveau in Svizzera per le tangenti

(di Giovanna Trinchella)

http://www.ilfattoquotidiano.it/

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Expo 2015, la “cupola” e i politici: da Berlusconi e Bersani passando per Lupi
C'è una sequela impressionante di nomi di politici nazionali chiamati in causa in intercettazioni ed evocati per decidere nomine o spartire appalti. Sì perché Gianstefano Frigerio, ex deputato Fi, l'ex senatore Luigi Grillo e il compagno G, Primo Greganti, ancora in buoni rapporti con i vertici del Pd, continuavano a frequentare i palazzi del potere e i loro inquilini
di Giovanna Trinchella | 8 maggio 2014
Commenti (104)

Un caveau in Svizzera per custodire le mazzette, una onlus come ufficio operazioni costantemente “bonificata” per evitare di essere intercettati, funzioni pubbliche “vendute” e “impegnate” anche per il futuro, e l’ultima una bustarella consegnata e “fotografata” dagli inquirenti il 24 aprile scorso. C’è questo, ma anche altro nell’inchiesta della Procura di Milano su Expo che fa pensare al ritorno di Tangentopoli: le tangenti, i colletti bianchi e i politici.
C’è una sequela impressionante di nomi di politici nazionali chiamati in causa in intercettazioni ed evocati per decidere nomine o spartire appalti. Sì perché Gianstefano Frigerio, ex deputato Fi, l’ex senatore Luigi Grillo e il compagno G, Primo Greganti, ancora in buoni rapporti con i vertici del Pd, continuavano a frequentare i palazzi del potere e i loro inquilini. Come sempre, quando si tratta di inchieste di livello, compare il nome del leader di Forza Italia Silvio Berlusconi. Ma questa volta viene citato dagli indagati anche l’ex segretario del Pd Pierluigi Bersani.
Da Berlusconi a Bersani, i politici evocati dagli indagati.L’ex premier per esempio è stato sollecitato, secondo quanto emerge dalle intercettazioni, dall’ex parlamentare Gianstefano Frigerio (arrestato) anche con l’invio di bigliettini ad Arcore, per raccomandare a lui e al governatore della Lombardia Roberto Maroni il direttore pianificazione acquisiti di Expo Angelo Paris (arrestato oggi, ndr) come successore di Antonio Rognoni (arrestato il 20 marzo scorso, ndr) al vertice della società Infrastrutture Lombarde. In una intercettazione del 28 marzo 2014 due indagati scrive il gip di Milano “confermano la circostanza per la quale Frigerio ha effettuato, a dire degli stessi sodali, un ulteriore intervento presso Maroni e presso Berlusconi per raccomandare la nomina di Paris presso Infrastrutture Lombarde spa”. Uno dei due interlocutori,Giovanni Rodighiero, ritenuto dagli investigatori “stretto collaboratore di Frigerio”, sostiene di avere visto Frigerio “andare ad Arcore...sai che io non dico tutte le settimane ma il lunedì” e il venerdì c’ho sempre la lettera da portare…solo che adesso bisogna stare molto più abbottonati, ti spiego anche il perché…c’è il cerchio magico da Berlusconi”. Quanto all’invio di messaggi scritti da parte di Frigerio attraverso Rodighiero ad esponenti politici di vertice per perorare la posizione di Paris “si evidenziano alcuni dati oggettivi – spiega il gip – a riscontro del contenuto delle intercettazioni”. In particolare, il giudice evidenzia che i cellulari “in oggetto hanno effettivamente agganciato ripetitori ubicati nel Comune di Arcore”.
Viene invece tirato in ballo il nome di Bersani per un’altra nomina quella di Giuseppe Nucci,rimasto fuori dalle nomine dello scorso settembre di Sogine (la società di Stato responsabile del decommissioning degli impianti nucleari italiani e della gestione dei rifiuti radioattivi). Sergio Cattozzo, ex segretario regionale Udc della Liguria, dice aver parlato con Primo Greganti: “Anche lui (Graganti, ntd) era convinto che si potesse ancora correre su Nucci presidente perché Pierluigi Bersani ha detto ‘io sono d’accordissimo’”. Una frase de relato, naturalemente. Il nome dell’ex leader democratico emerge anche in un’altra intercettazione del 7 settembre 2012 e cuore della conversazione è la “Città della Salute“, nuovo polo sanitario che dovrà accorpare l’Istituto dei tumori e il Besta, affare da 40 milioni di euro. È Frigerio che parla con Rognoni: “… Ho sentito un po’ a Roma Bersani e poi gli altri, sulla Città della Salute, tu devi cominciare a fare delle riflessioni, poi senza responsabilità tue, mi dici come far partire un colosso macello perché è una cosa grossa quindi…”, la conversazione prosegue con la affermazione che Palladio si tirerà dentro Maltauro(imprenditore arrestato), “perché è piccolo, poi Bersani mi a ha detto ‘a sinistra che fate?’bisogna che senta senta se Rognoni mi dice Manutencoop per me va bene…”. I due si accordano poi per “costruire un concorrente valido”. Secondo Frigerio quindi l’ex segretario del Pd avrebbe chiesto se nelle gare c’era anche per le cooperative.
Tra i tanti nomi della politica viene anche fuori il nome del ministro dei Trasporti e Infrastutture: in una intercettazione ambientale del 29 aprile 2013 Frigerio, “asserisce anche che deve mandare un biglietto a Maurizio Lupi (dal 27 aprile 2013 responsabile del ministero), con il nome di Antonio (Rognoni ) per suggerirglielo come presidente Anas”. In un altro colloquio del maggio 2013 conSergio Cattozzo (arrestato), Frigerio “sottolinea ancora – scrive il gip – che anche Maurizio Lupi è ‘amico di quelli di Manutencoop’ e che questi, ‘insieme ai ciellini‘, sarebbero già intervenuti per fargli fare da capocordata nel progetto di Città della Salute”. Frigerio, si legge ancora, “sostiene, inoltre, di conoscere bene i legami che ci sono tra Manutencoop e i ‘ciellini’ tanto che negli ultimi anni con Formigoni, a dire dell’indagato, Manutencoop avrebbe già ottenuto importanti lavori”.
Sempre Frigerio dice di aver mandato una lettera a Fedele Confalonieri, presidente Mediaset, perché la “cupola” vorrebbe che la commissione nominata per la gara inerente la “Città della Salute”, e nominata dall’arrestato Rognoni, non sia modificata; ma anche che a concorrere al posto di direttore generale di Infrastrutture Lombarde siano alcuni dei suoi uomini fidati: “Sto facendo quella cosa lì…parlare persino con Fedele Confalonieri… perché è una persona autorevole… gli ho spiegato bene la cosa … quindi… stiamo premendo anche su quello”.
Grillo e Greganti funzione di contatti con la politica. Sono anche Grillo e Greganti ad avere secondo il gip avevano “la istituzionale’ funzione di coordinare, coltivare e sfruttare i rispettivi collegamenti e contatti nel mondo politico per strumentalizzarli ai fini del sodalizio”. Il giudice sottolinea anche “la condotta di” Grillo “addirittura tenuta anche antecedentemente alla cessazione nel marzo 2013 delle sue funzioni di Parlamentare-Senarore delle Repubblica italiana”. Mentre di Frigerio e Greganti il magistrato ricorda anche il curriculum. Per il primo “in particolare, è stato condannato con due sentenze passate in giudicato oltre che per ricettazione anche per una corruzione, per due concussioni e per cinque fattispecie in materia di violazione delle norme sul finanziamento ai partiti politici. Il detto indagato ha altresì agito, commettendo i reati per i quali sono innanzi accertati i gravi indizi di colpevolezza, nonostante l’intervenuto affidamento in prova per i reati contro la pubblica amministrazione di cui alle condanne innanzi indicate e nonostante la conseguente riabilitazione concessa, con riferimento a tutti i reati, dal Tribunale di Sorveglianza di Milano con ordinanza del 17 aprile 2008″. Greganti “invece, è stato condannato con tre sentenze passate in giudicato per dieci fattispecie in materia tributaria e per due fattispecie in materia di violazione delle norme sul finanziamento ai partiti politici. Il detto indagato ha inoltre agito, commettendo i reati per i quali sono accertati i gravi indizi di colpevolezza, nonostante aver beneficiato per ben due volte della sospensione condizionale della pena”.


http://www.ilfattoquotidiano.it/2014/05 ... le/977683/
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La guerra di potere – 13

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BRUTI LIBERATI: «ABBIAMO RECISO SUBITO I RAMI MALATI, PER CONSENTIRE AD EXPO DI RIPARTIRE AL PIÙ PRESTO»
Terremoto su Expo 2015: sette
arresti, tra cui Angelo Paris

Il responsabile delle Costruzioni arrestato assieme all’ex senatore Grillo e ai due protagonisti della stagione di Mani Pulite, Primo Greganti e Gianstefano Frigerio
di Redazione Milano online



Nuova Tangentopoli su Expo 2015: una cupola gestiva gli appalti
http://video.corriere.it/nuova-tangento ... 130b63f531


Il direttore Pianificazione e Acquisti di Expo 2015 spa e general manager Constructions del grande progetto milanese, Angelo Paris, è stato arrestato dal giudice delle indagini preliminari Fabio Antezza in un’inchiesta per i reati contro la pubblica amministrazione condotta dai pm milanesi Claudio Gittardi e Antonio D’Alessio. Insieme a Paris sono stati arrestati anche l’ex senatore di Forza Italia Luigi Grillo come intermediario di presunte irregolarità in appalti di Infrastrutture Lombarde, e due protagonisti della prima stagione di Mani Pulite: l’allora segretario amministrativo della dc milanese Gianstefano Frigerio e l’ex funzionario del Pci-Pds Primo Greganti. Il gip Fabio Antezza qualifica Primo Greganti, in base alle intercettazioni, come «soggetto ritenuto dalla polizia giudiziaria e dai titolari delle indagini legato al mondo delle società cooperative di area Pd, già condannato con plurime sentenze pe dieci reati in materia tributaria e due finanziamenti illeciti a partiti». Una nuova ordinanza di custodia cautelare ha raggiunto anche Antonio Rognoni, l’ex direttore generale di Infrastrutture Lombarde, già agli arresti domiciliari per un’altra inchiesta di un mese fa.

Gli altri arresti
Arrestati anche il mediatore Sergio Cattozzo e l’imprenditore Enrico Maltauro, altro già indagato negli anni ’90. La Procura aveva chiesto altri 12 arresti nel mondo della sanità lombarda, che però sono stati respinti dal gip per mancanza delle esigenze cautelari. Oltre a loro, una nuova ordinanza cautelare ha raggiunto Antonio Giulio Rognoni, ex dg di Infrastrutture Lombarde, già ai domiciliari per un’altra inchiesta. Sono state eseguite 80 perquisizioni a Milano, Rima, Torino, Vercelli, Alessandria, Pavia, Lecco, Vicenza, Bologna, Ferrara, Reggio Emilia, Pescara, La Spezia e Genova nei confronti di altre persone, società ed enti pubblici coinvolti nella vicenda.
«Vi dò tutti gli appalti che volete»
Angelo Paris, secondo gli investigatori, era «totalmente sottomesso ai voleri dell’associazione». «Io vi dò tutti gli appalti che volete se favorite la mia carriera», dice in una intercettazione, parlando con alcuni componenti dell’associazione a delinquere. In questo modo l’associazione criminale veniva a conoscenza in anticipo delle decisioni riguardanti Expo 2015, per esempio i progetti dei padiglioni dei diversi Paesi o gli interventi ai fini di risolvere aspetti problematici nel progetto delle Vie d’Acqua. L’associazione per delinquere, «operativa da un anno e mezzo o due» avrebbe condizionato o tentato di condizionare almeno da metà del 2013 alcuni appalti dell’Expo, tra cui la gara per «l’affidamento per le architetture di servizi», che sarebbe stata pilotata a favore dell’imprenditore vicentino Enrico Maltauro, finito in carcere. Maltauro, sempre secondo i pm, avrebbe versato «30-40mila euro al mese» in contanti o come fatturazione di consulenze alla «cupola degli appalti».
I «rami malati» e il futuro di Expo
«Abbiamo reciso nel più breve tempo possibile i rami malati, proprio per consentire ad Expo di ripartire al più presto», ha sottolineato Bruti Liberati. L’ad di Expo 2015, Giuseppe Sala, non è coinvolto in alcun modo nell’inchiesta: lo ha sottolineato il pm Gittardi, il quale ha chiarito inoltre che non sono stati sequestrati «atti dei procedimenti amministrativi in corso e quindi Expo può tranquillamente procedere ed operare». L’inchiesta non vede il coinvolgimento di nessun altro esponente della società che curerà l’Esposizione e non ha portato a nessun tipo di sequestro di aree che potrebbero ritardare il progetto per l’evento del 2015, precisano gli inquirenti.
La Città della Salute
L’inchiesta non riguarda solo Expo, ma anche la progettazione dei lavori (per un valore di bandi di gara di 323 milioni di euro) della Città della Salute nel Comune di Sesto San Giovanni, la gestione dei servizi di supporto non sanitari rivolti alle due Fondazioni IRCCS destinate a fondervisi (Carlo Besta e Istituto Nazionale dei Tumori). Rognoni, d’accordo con Frigerio, Cattozzo, Grillo e Greganti, avrebbe «organizzato costanti incontri personali» nel corso dei quali si trasmettevano «notizie di ufficio destinate a rimanere segrete sul procedimento di formazione del bando di gara e sulla successiva fase di aggiudicazione». Venivano così «segnalate in anticipo le migliorie progettuali in grado di assicurare» ai partecipanti da favorire «una valutazione di favore rispetto all’offerta pervenuta da altre imprese concorrenti». Secondo l’accusa, reati sarebbero stati compiuti almeno fino a due mesi fa.

L’indagine «Infinito» e i politici
Le prime notizie sull’associazione criminale sono emerse nell’ambito dell’indagine «Infinito» sulla ‘ndrangheta in Lombardia. A quel punto è stato coinvolto il pm D’Alessio, e sono proseguite le indagini per i reati di associazione per delinquere, turbativa d’asta e corruzione. La struttura «ruotava attorno alle persone di Frigerio, Greganti e Grillo». Nelle carte dell’inchiesta compaiono, a quanto si è appreso, i nomi di diversi esponenti politici tra cui Silvio Berlusconi, Cesare Previti e Gianni Letta, che però non risultano indagati. In particolare, Primo Greganti, come hanno riferito i pm, «copriva e proteggeva le cooperative», mentre la «saldatura» tra l’ex esponente del Pci e Gianstefano Frigerio, ex parlamentare Dc, «proteggeva le imprese riconducibili a tutti gli schieramenti politici».
Il circolo culturale «Tommaso Moro»
La «sede sociale» dell’associazione a delinquere che avrebbe condizionato anche alcuni appalti Expo era il circolo culturale «Tommaso Moro». «Neppure con la più fervida immaginazione si poteva immaginare tanto», è stato il commento del procuratore capo Edmondo Bruti Liberati, riferendosi alla sede logistica milanese della presunta associazione, intitolata al filosofo che, nella sua celebre opera «Utopia», si richiamava «all’ottimo Stato». E facendo notare l’analogia con le riunioni dei boss della ‘ndrangheta, che si tenevano nel circolo «Falcone e Borsellino». In questo centro culturale, di cui è presidente uno degli arrestati, Gianstefano Frigerio, come ha spiegato il pm Claudio Gittardi, «si tenevano riunioni giornaliere a cui partecipavano direttori generali di aziende ospedaliere, imprenditori, personaggi di rilievo politico». Tuttavia, chiarisce sempre lo stesso Gittardi «gran parte della vita dell’associazione si svolgeva a Roma». E a Roma sono avvenuti due degli arresti.
La cupola degli appalti
Secondo i pm titolari dell’inchiesta, in Lombardia sarebbe esistita una vera e propria «cupola per condizionare gli appalti», che prometteva «avanzamenti di carriera» grazie a «protezioni politiche» a manager e pubblici ufficiali. Il meccanismo operativo era «molto semplice»: quando c’era una gara d’appalto giudicata interessante, l’associazione diretta da Gianstefano Frigerio interveniva avvicinando il pubblico ufficiale competente, utilizzando gli appoggi e le amicizie che poteva vantare in altri contesti, muovendosi «a 360 gradi» nell’ambito politico. L’indagine è nata a prescindere da Expo, e poi è arrivata a riguardare anche l’evento 2015 perché l’associazione vi aveva rivolto le proprie mire. In particolare, era stato contrattato il direttore generale dell’ufficio contratti Angelo Paris, il quale «da settembre/ottobre 2013 ha manifestato da subito una sorprendente disponibilità nei confronti del sodalizio criminoso». Venivano quindi comunicate in anticipo al sodalizio criminale le attività amministrative in corso, per esempio i bandi di gara, e alcuni imprenditori «amici» del settore edile e altri venivano proposti come potenziali aggiudicatari delle gare stesse. La squadra operava «in modo coordinato», coinvolgendo aziende legate a diversi partiti politici nei quali trovavano protezione.
8 maggio 2014 | 09:08
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http://milano.corriere.it/notizie/crona ... f531.shtml
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Il Giornale vede solo il compagno G, ma evita di far sapere che ci sono anche quelli i Berlu.


Da Mani Pulite a Expo. Il ritorno di Greganti, il Compagno G
Operaio della Fiat, uomo del Pci, condannato per finanziamento illecito al partito, oggi torna nel mirino della procura


Luisa De Montis - Gio, 08/05/2014 - 19:04

Operaio della Fiat, uomo del Pci, poi aderente al Pds; coinvolto e arrestato nell’ambito dell’inchiesta Mani Pulite, Primo Greganti si professò sempre innocente, guadagnandosi l’appellativo e la fama di "Compagno G", cioè l’uomo che non molla e resiste a tutto pur di difendere fede politica e partito.


Vent’anni dopo Tangentopoli, dalle cronache giudiziarie rispunta il nome di Primo Greganti: 70 anni, tessera Pd in tasca e una nuova accusa formulata dai pm milanesi in merito all'Expo. Nato nel 1944 a Jesi, in provincia di Ancona, Greganti è a Torino già 14 anni dopo; lavora come operaio in casa Fiat, ma la passione politica s’affaccia presto e prende le forme dei primi incarichi nel partito comunista che scalerà con il tempo, fino alla segreteria della Federazione di Torino e alla collaborazione con la direzione nazionale, per poi seguire Occhetto nel progetto del Pds. Ma è Mani Pulite a renderlo famoso: complice l’atteggiamento granitico con cui ha difeso la propria asserita innocenza di fronte ai magistrati milanesi, senza mai concedere alcuna confessione. Condannato a 3 anni e 7 mesi per finanziamento illecito al partito, patteggiò vedendosi la pena ridotta a 3 anni.

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La mattinata si apre con l'arresto di Scajola. Poi arriverà quello della cupola milanese.

Renzi prima sta zitto e poi dichiara che l'Italia non è così. Sì certo, si vede che è appena arrivato da Giove con un viaggio intergalattico.

Ieri la Giunta della Camera ha dato il via libera per l'arresto del primo renziano, Fracantonio Genovese sindaco di Messina.

Ce n'é per tutti.

Adesso bisognerà vedere come reagisce l'elettorato.

Addolorato il Padrino della Patria. certo che per lui è una bella botta.

Ma se Sparta piange Atene non ride. Il Pd è coinvolto quanto FI.

Se tanto mi da tanto ad avvantaggiarsi sarà il M5S. Sarà difficile che grillo non sfrutti questo assist.

Alfano batte Pinocchio 10 a 0.

Angelino senza quid nega la trattativa. Tanto gli italiani sono merli scemi.

Renzi tace. Fa finta i niente. Come se Angelino fosse il ministro egli interni del Togo, non nel suo governo.

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BRUSH HOUR! LEGGI OGGI LE NOTIZIE DI DOMANI - OGGI E’ SAN VITTORE E I POLITICI FINISCONO IN MANETTE - ESPLODE IL BUBBONE EXPO E LA POLITICA TORNA A TREMARE DI FRONTE AI PM
Sciaboletta Scajola in manette per ordine della procura di Reggio Calabria: avrebbe aiutato l’ex forzista Matacena a sfuggire alla cattura. A Milano esplode il bubbone Expo, con 7 arresti, tra cui l’ex deputato Grillo, Gianstefano Frigerio e il mitico Compagno “G” - Renzie invita la politica “a non mettere becco” nelle inchieste. Ma non sarà facile, con la campagna elettorale…

Francesco Bonazzi per Dagospia


Oggi il calendario cattolico celebra San Vittore martire e quello delle procure anche. In due distinte inchieste, tra Milano e Reggio Calabria, sono finiti in manette gli ex deputati forzisti Claudio Scajola e Luigi Grillo, manager e costruttori legati a Expo2015, e due vecchie conoscenze di Tangentopoli come Primo Greganti (Pci) e Gianstefano Frigerio (Dc e poi Forza Italia).

Matteo Renzi si sforza di tenere gli arresti eccellenti lontano dalla campagna elettorale e afferma che "la politica non deve mettere il becco nelle inchieste". Non sarà facile, perché Forza Italia già gli ricorda, con Barbara Carfagna, che serve la riforma della giustizia. E poi il nome di Silvio Berlusconi, nelle carte, c'è anche questa volta, anche se non risulta indagato.


All'Expo manca solo un anno e l'Italia ci si gioca la faccia. Ma anche una montagna di miliardi - e poi di terreni edificabili, a capannoni smontati - e allora ecco la procura di Milano che parla di "cupola politica" per spartire i lavori. Al centro di questo primo filone ci sono un manager dell'Expo, Angelo Paris, e un costruttore che ha vinto un grosso appalto, Enrico Maltauro Intorno a loro, tra consulenze e tangenti mascherate, si sarebbero mossi vari mediatori politici. Nelle intercettazioni si parla anche di Maurizio Lupi, Gianni Letta, Cesare Previti e Silvio Berlusconi. Nessuno di loro è indagato, ma gli ultimi due sarebbero coinvolti in alcuni incontri e cene (almeno una ad Arcore) con gli arrestati di oggi. Le polemiche politiche, nei prossimi giorni, sono assicurate.

L'ex ministro degli Interni invece si è fatto arrestare nel giorno della Festa della Polizia dalla Direzione Antimafia di Reggio. Scajola è accusato di aver provato ad aiutare un altro ex deputato forzista, l'imprenditore Amedeo Matacena, a sottrarsi a una condanna per ‘ndrangheta. Nell'ordinanza di custodia cautelare, il gip scrive che tra i due vi sarebbero anche "cointeressenze economiche". Berlusconi si è detto addolorato, ma ci ha tenuto a far sapere che se ha detto di no alla candidatura di Scajola alle Europee non è perché subodorasse qualcosa, ma perché con lui si perdono voti. Matacena lo volevano mandare a Beirut, come Dell'Utri.


Il resto della giornata politica è poca cosa. Renzi fa nuove promesse e garantisce che nel giro di un anno sparirà la dichiarazione dei redditi come l'abbiamo conosciuta, ovvero un documento complicato e a misura di Caf (sindacati) e commercialisti. Mentre sulle riforme cala il silenzio, con Forza Italia che si prepara a salvare nuovamente il governo sul Senato, ritirando l'appoggio all'ordine del giorno Calderoli.


Buone notizie dai mercati, con lo spread sotto quota 150 punti, ai livelli di tre anni fa. Mentre Mario Draghi ammonisce che un'uscita dalla moneta unica ci riporterebbe agli anni Settanta. Intanto, con l'Expo sembra tanto di tornare a vent'anni fa.
camillobenso
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Re: CATTIVI PENSIERI

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Il punto - Una campagna avvelenata - Si annuncia una campagna avvelenata contro l'Europa e le istituzioni
Folli Stefano



Una campagna elettorale avvelenata – 17
La guerra di potere – 16

Funziona così - 5


ANTIMAFIA
Arrestato l'ex ministro Claudio Scajola:
ha favorito la latitanza dell'ex deputato Pdl Amedeo Matacena

Dalle perquisizioni della Dda di Reggio Calabria emerge una potente associazione segreta internazionale di stampo massonico animata da figure come Amin Gemayel, capo dei falangisti libanesi e candidato alle presidenziali tenute a fine aprile. Nelle intercettazioni liti furiose con Giovanni Toti
di Gianfrancesco Turano


Poco più di tre mesi dopo l'assoluzione per la casa romana comprata “a sua insaputa”, l'ex ministro Claudio Scajola finisce in carcere come regista della latitanza di Amedeo Matacena junior, amico e compagno di partito.

Ordine di arresto anche per la seconda moglie di Matacena, l'ex modella Chiara Rizzo, e la madre Raffaella De Carolis. Dalle perquisizioni della Dda di Reggio Calabria emerge una potente associazione segreta internazionale di stampo massonico animata da figure come Amin Gemayel, capo dei falangisti libanesi e candidato alle presidenziali tenute a fine aprile.

LEGGI: TUTTI I NOMI DEL CIRCOLO MATACENA: DALLA POLITICA ALLA MASSONERIA

Fra i perquisiti ci sono Emo Danesi, storico piduista mai uscito di scena, due figli dello statista democristiano Amintore Fanfani, Giorgio e Cecilia, e l'imprenditore calabrese Vincenzo Speziali, 39 anni, nipote dell'omonimo senatore di Forza Italia, che, grazie al suo matrimonio con una nipote di Gemayel, fa la spola fra Roma e Beirut.

Arresto Claudio Scajola: gli incontri degli indagati nelle foto della Dia

di Gianfrancesco Turano



Poco più di tre mesi dopo l'assoluzione per la casa romana comprata “a sua insaputa”, l'ex ministro Claudio Scajola finisce in carcere come regista della latitanza di Amedeo Matacena junior, amico e compagno di partito.

Ordine di arresto anche per la seconda moglie di Matacena, l'ex modella Chiara Rizzo, e la madre Raffaella De Carolis. Dalle perquisizioni della Dda di Reggio Calabria emerge una potente associazione segreta internazionale di stampo massonico animata da figure come Amin Gemayel, capo dei falangisti libanesi e candidato alle presidenziali tenute a fine aprile.

LEGGI: TUTTI I NOMI DEL CIRCOLO MATACENA: DALLA POLITICA ALLA MASSONERIA

Fra i perquisiti ci sono Emo Danesi, storico piduista mai uscito di scena, due figli dello statista democristiano Amintore Fanfani, Giorgio e Cecilia, e l'imprenditore calabrese Vincenzo Speziali, 39 anni, nipote dell'omonimo senatore di Forza Italia, che, grazie al suo matrimonio con una nipote di Gemayel, fa la spola fra Roma e Beirut.




Le indagini, in parte ancora secretate, evidenziano anche gli incontri tra i supporter di Matacena e l'eterno Luigi Bisignani, vero erede del suo maestro di loggia Licio Gelli.

Secondo gli investigatori, il ruolo del protagonista spetta a Scajola. Tenuto sotto intercettazione per mesi, l'ex ministro dello Sviluppo economico si è prodigato per Matacena, arrivando a coordinare gli aspetti logistici e finanziari di una latitanza lussuosa e dispendiosa, che ha richiesto un impiego di fondi ingenti mossi dai conti bancari di Montecarlo, dove risiedeva Matacena, figlio omonimo dell'armatore napoletano che ha inventato i traghetti privati sullo Stretto di Messina e che ha avuto un ruolo importante nei moti per Reggio capoluogo del 1970-1971.

Amedeo Matacena junior, deputato per due legislature ed ex coordinatore regionale di Forza Italia su indicazione proprio di Scajola, è in fuga dal giugno 2013, dopo che la Cassazione aveva confermato la sua condanna a cinque anni e quattro mesi per concorso esterno in associazione mafiosa con la famiglia Rosmini, una cosca fra le più potenti della 'ndrangheta reggina. In aggiunta, il cinquantenne Matacena ha anche una condanna in primo grado a quattro anni per corruzione.

Scappato alle Seychelles, poi negli Emirati dove è stato arrestato in agosto e poco dopo rilasciato, Matacena stava per abbandonare Dubai. La metropoli araba era ormai insicura e i giudici sembravano orientati a concedere l'estradizione. La nuova meta di Matacena era Beirut, il porto franco dei latitanti mafiosi.

La Direzione investigativa antimafia, coordinata dal sostituto procuratore di Reggio Giuseppe Lombardo e dal procuratore capo Federico Cafiero de Raho, è intervenuta prima che Matacena andasse a raggiungere il padre fondatore di Forza Italia, Marcello Dell'Utri, che da Beirut attende la pronuncia della Cassazione sulla sua condanna associazione mafiosa il 9 maggio.

Il senatore palermitano è stato arrestato il 12 aprile in un albergo di Beirut, in piena campagna elettorale per le presidenziali che ancora non hanno indicato un vincitore. Ma il nuovo presidente potrebbe negare l'estradizione di Dell'Utri per motivi politici.

Gemayel, uno dei candidati, ha già occupato la poltrona presidenziale del paese dei cedri in uno dei periodi più drammatici della storia del Libano (1982-1988), succedendo al fratello Bashir e governando la fase della guerra civile.

I legami di Amin Gemayel con l'Italia sono di antica data. Il capo dei cristiano maroniti è stato fra i primi a rendere omaggio, l'anno scorso, alla tomba di Giulio Andreotti, sepolto al cimitero del Verano. Due anni fa, i giornali locali hanno dato rilievo alla sua visita privata in Calabria, dove è stato ospite dell'allora senatore Speziali, uno dei maggiori imprenditori calabresi con interessi in varie regioni italiane.

Più di recente Gemayel, che è vicepresidente dell'Internazionale democristiana ed è molto legato anche al segretario Udc Lorenzo Cesa, è stato in Italia per incontrare Silvio Berlusconi. L'appuntamento, preso a Roma, è stato spostato a Milano all'ultimo momento suscitando le ire del politico falangista, il suo rientro in Libano e una sua piccata smentita quando Berlusconi ha dichiarato che Dell'Utri si era recato a Beirut per assistere Gemayel nella sua campagna elettorale.

Le intercettazioni dell'inchiesta reggina rivelano retroscena di feroce contrapposizione politica tra i vecchi padri costituenti del berlusconismo e i rampanti della nuova Forza Italia. In particolare, ci sarebbero agli atti una serie di liti telefoniche furiose tra Scajola e l'astro nascente del forzismo, Giovanni Toti, alleato con le donne di Silvio nel bloccare o limitare gli accessi dell'ex ministro ligure e di Denis Verdini a palazzo Grazioli.

Ma i vecchi avevano ancora molte carte da giocare, grazie alla solidità dei rapporti internazionali garantiti dalla rete massonica. Il collante dell'operazione “Matacena libero” è sempre quello della fratellanza fra liberi muratori. E qui è ancora da sviluppare appieno il ruolo di Emo Danesi, livornese di 79 anni, ex segretario del boss democristiano del Veneto Toni Bisaglia e sottosegretario alla Marina mercantile, espulso dalla Dc di Ciriaco De Mita e dal Grande oriente d'Italia in quanto iscritto alla loggia P2 (tessera 752).

Dagli anni Ottanta, Danesi ha preferito il ruolo del burattinaio invisibile – Gelli docet – ed è emerso soltanto a tratti. Una prima volta nel 1996, in occasione della seconda Tangentopoli, come punto di riferimento del banchiere toscano-svizzero Chicchi Pacini Battaglia. Una seconda volta nel giugno del 2007, quando l'allora sostituto della procura di Potenza Henry John Woodcock ha tentato invano di incastrarlo per associazione segreta ex lege Anselmi insieme ad altri esponenti dell'Udc.

Il prosieguo dell'inchiesta dirà se Danesi può essere considerato uno degli “invisibili”, un gruppetto ristretto che detta legge e i termini della politica internazionale usando clan mafiosi, servizi segreti e logge deviate. Su questa oligarchia potente e ristrettissima lavora da anni il pm reggino Lombardo.

Di sicuro, Matacena a Beirut avrebbe ritrovato qualcosa di più di un compagno di partito. In una sua dichiarazione alla stampa in cui rivelava la delusione per essere stato estromesso dalle liste berlusconiane, il figlio dell'armatore affermava: “Ritengo di essermi comportato da amico con il presidente Berlusconi. Sono andato a Palermo a testimoniare al processo di Dell'Utri contro Filippo Alberto Rapisarda. Mi sono trascinato dietro altri testimoni che avevano perplessità a raccontare i fatti per come erano avvenuti. Ritengo che questa testimonianza sia stata fondamentale per smontare il teste Rapisarda. Poi su richiesta di Berlusconi sono andato a testimoniare a Caltanissetta contro la procura di Palermo”.

Lo stesso favore gli è stato reso da Scajola che si è prodigato in testimonianze a favore dell'imputato Matacena durante il processo Olimpia. Oggi, fra Scajola, Dell'Utri e Matacena, l'unico a piede libero è proprio Matacena. Forse non per molto.
08 maggio 2014© RIPRODUZIONE RISERVATA

http://espresso.repubblica.it/palazzo/2 ... a-1.164379
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