Re: Il nuovo fascismo (mascherato) è cominciato
Inviato: 19/06/2014, 10:39
da Joblack
Maucat
Ieri ho avuto una lunga e talvolta dura discussione con un mio vecchio amico di estrazione PCI-PDS-DS-PD che era così felice e soddisfatto del nuovo. Renzi e i suoi puppets lo entusiasmano a tal punto che ha pure indetto una festa al suo Circolo per il nuovo Presidente del PD (c'era anche Civati...). Afferma che quella del PD è l'unica sinistra possibile in Italia e che Renzi sta operando bene con tutti quei giovani che portano una ventata di nuovo...
Io ho ribadito che se il PD è sinistra allora le nostre posizioni sono diventate incompatibili perchè la sinistra è un'altra cosa rispetto alla nuova DC che è ora il PD; ho ribadito che è giusto che ci sia il ricambio generazionale ma non con tutti quei "bimbominchia" del cerchio magico renziano; ho affermato che interventi populistici e a effetto boomerang come gli 80 euro o la soppressione dell'elettività del Senato non sono interventi di sinistra ma senza scalfire le certezze di questo oramai ex-compagno e dei suoi accoliti ormai saltati sul carro del vincitore (pensando che veramente sia il 40% degli italiani a sostenerli e non il 40% di una percentuale sempre più misera di votanti -25% scarso effettivo) e in preda a demenza senile affetti dalla sindrome berlusconiana di sentirsi giovani se e solo se circondati da giovani (solo nell'aspetto e nella carta d'identità dato che i ragionamenti di queste nuove leve sono più vecchi di quelli che faceva mio padre a 80 anni...).
Concordo,
ma non dobbiamo rattristarci di aver perso "amici" o "compagni" come questi.
Non erano di sinistra. Stavano lì per convenienza ... una sorta di status, politico-intellettualoide-modaiolo.
Ora sono tutti contenti di salire sul carro dei vincitori ... appresso ai giovani, loro che ormai giovani non sono più, ma bimbiminchia appunto!
Ora ci aspetta tutti " l’urgenza dell’approvazione delle riforme".
Saluti
Re: Il nuovo fascismo (mascherato) è cominciato
Inviato: 29/06/2014, 22:29
da camillobenso
’Unità 29.6.14
Civati: «Da Matteo una gestione al limite dell’autoritarismo»
«Le polemiche non sono venute dai senatori ma dal governo Continuare a far valere la legge dei numeri non è un argomento»
Quella di Matteo Renzi nel Pd è una «gestione al limite dell’autoritarismo» attacca Pippo Civati. Il parlamentare democratico ieri era a Milano all’iniziativa “SinitraDem” di Gianni Cuperlo e a margine ha commentato la situazione interna al suo partito, vista dall’occhio di chi fa opposizione al premier- segretario nazionale.
«Penso che abbia un sacco di problemi con le minoranze e che ce l’abbia più lui di quanti ne abbiano le minoranze con lui» commenta Civati, dopo le recenti polemiche e le frizioni sulla riforma del Senato. A far discutere è sempre la sostituzione del senatore Corradino Mineo dalla commissione Affari costituzionali di Palazzo Madama e la posizione contraria di un gruppo di senatori del Pd.
A Civati non piace il clima che si è creato nel partito, anche perché, spiega, «non ci sono più le correnti, quelle del congresso e gli schemi del passato, c’è solo da affrontare questione per questione».
Vediamole, onorevole.
«Il Senato va bene se i consiglieri regionali eleggono dei sindaci? Per me no. Posso dirlo? Posso avere almeno la sovranità personale da semplice parlamentare di esprimere un parere diverso senza che questo sia letto come un attacco a Renzi? Penso che un grande uomo di Stato, un grande segretario di partito debba riconoscere quando ci sono opinioni diverse e non umiliarle».
Renzi nel Pd metterebbe all’angolo chi la pensa diversamente? «Mi pare che sulla vicenda Mineo rispetto all’atteggiamento che ha avuto sulle riforme costituzionali le polemiche non sono venute dai senatori e dai deputati, ma sono venute soprattutto dal governo. Perché continuare a far valere la legge dei numeri è un non argomento, se lui ha davvero l’accordo con Berlusconi i numeri ce li ha già da sei mesi, e non si capisce perché le riforme non le abbia già fatte».
Farle non è poi così semplice.
«Lo so. Ma io mi riferisco in generale a un atteggiamento che dura da parecchio tempo, il caso Mineo è stato l’apice di una vicenda. Per mesi Renzi ha rappresentato i senatori come attaccati alla poltrona, chi non era d’accordo era in cerca di visibilità, gli intellettuali che esprimevano un parere diverso erano “professoroni”. Di parole ne sono volate tante. Io dico che se si vuole ragionare di riforme ci siamo, se lui ha tutti questi voti ed è sicuro di approvarle le faccia, a noi dispiacerà, ma non le voteremo. Questo è un falso problema, secondo me è anche un modo per non guardare la realtà delle cose. Ribadisco che se lui ha l’accordo, adesso addirittura con Calderoli, e dice di averlo con Berlusconi, i voti di chi non è d’accordo non sono determinanti, quindi, non c’è bisogno di far polemica, li porti in Aula e faccia queste riforme. Se non è così, non è colpa nostra».
Sull’Italicum però Renzi ha aperto alle preferenze.
«Mi fa piacere, perché era esattamente, insieme ad altre questioni, una delle cose che dicevano le minoranze qualche mese fa. Per cui non c’è un problema delle minoranze verso Renzi, ma forse un problema di Renzi verso le minoranze».
Il premier vi accusa di riaprire questioni già chiuse appena va all’estero.
«Veramente l’ultima volta da Pechino ha fatto fuori un senatore, noi eravamo tranquillissimi, io non ero all’estero, ma non ero neanche a Roma quando è successo. Questa rappresentazione è funzionale al cercarsi dei nemici, ma ripeto, se vogliamo discutere nel merito quello che chiedono i senatori che non sono d’accordo è che ci sia semplicemente un rapporto diretto tra i cittadini e gli eletti e non che questi siano decisi dai politici. È solo questo, non mi pare un’enormità e soprattutto mi pare giusto dire che se i numeri ce l’ha già questa è una posizione di testimonianza. Se non ce l’ha mi dispiace, però non è il caso di essere polemici. Poi basta con questa storia che c’è qualcuno che non vorrebbe le riforme, mentre le vorrebbe solo Renzi. Questo non è affatto vero, perché la riforma del bicameralismo la stiamo tutti cercando di articolare, non c’è nessuna volontà di fermarla, quindi la rappresentazione per la quale bisogna semplicemente dargli ragione, secondo me è eccessiva».
Insomma, non siete voi a frenare.
«Siccome lui fa il segretario del partito, oltreché il premier, dovrebbe evitare di fare le caricature dei suoi dirigenti. Non capisco dove sia questa azione di frenaggio a Renzi, il governo l’ha fatto lui, la segreteria l’ha fatta lui, il presidente del partito l’ha scelto lui e noi l’abbiamo saputo di notte, va tutto bene, però dire adesso che c’è un problema di eccesso di democrazia interno al Pd mi sembra un po’ ridicolo».
Renzi potrebbe ribattere che ha portato ilPd al40%.
«Intanto mi sembra eccessivo dire che sia solo un suo risultato, gli riconosciamo il merito, ma abbiamo partecipato seriamente tutti quanti. Dopodiché la domanda è: dobbiamo cancellare le nostre idee e le nostre soggettività perché c’è il 40%?».
Di questo Pd quanto si discuterà nella prossima tre giorni livornese?
«A Livorno dall’11 al 13 luglio si parlerà di che cosa vuole dire essere di sinistra oggi in Italia a nel mondo. Soprattutto cercheremo di focalizzare delle battaglie che possiamo condividere con altri. Ci sarà un piazza apertissima per cercare insieme strade nuove e affrontare dei principi importanti. Ad esempio vengo dal Gay Pride (ieri a Milano, ndr), sono stato all’assemblea di Cuperlo, continuo a lavorare perché nel Pd ci sia più democrazia e più politica».
Re: Il nuovo fascismo (mascherato) è cominciato
Inviato: 03/07/2014, 23:44
da camillobenso
Se questo non è fascismo.......................
Riforme, 250 mila firme per leggi popolari e corsia veloce a ddl prioritari: è polemica
E' quanto previsto da alcuni emendamenti a firma dei relatori, Anna Finocchiaro e Roberto Calderoli, approvati dalla commissione Affari costituzionali del Senato, che ha ripreso l’esame e il voto delle modifiche al ddl sulle riforme costituzionali. Ok anche alla "ghigliottina" per i tempi in Parlamento e al parere preventivo della Consulta sulle leggi elettorali. E' polemica. Fdi: "Fastidio per la partecipazione popolare". M5S: "I partiti tolgono ancora potere ai cittadini"
di Redazione Il Fatto Quotidiano | 3 luglio 2014Commenti (440)
Prosegue tra le polemiche il cammino delle riforme. In mattinata la Commissione Affari costituzionali del Senato ha ripreso l’esame e il voto degli emendamenti al ddl 1429, contenente le modifiche al testo costituzionale. Tra quelli approvati, un emendamento in particolare ha scatenato le reazioni dell’opposizione. E’ firmato dai due relatori, Anna Finocchiaro (Pd) e Roberto Calderoli (Lega) e modifica l’articolo 71 della Costituzione: in base al testo licenziato, per la presentazione delle leggi di iniziativa popolare serviranno 250 mila firme e non più 50mila come previsto ora dalla Carta. Secondo i proponenti, la discussione e l’approvazione in Parlamento delle proposte di legge d’iniziativa popolare saranno “garantite nelle forme e nei limiti stabiliti dai regolamenti parlamentari”. In Commissione erano stati presentati diversi subemendamenti che chiedevano che questi tempi certi (per esempio tre mesi o sei mesi) fossero inseriti direttamente in Costituzione, ma la Commissione ha deciso di approvare l’emendamento dei relatori.
L’ok alla modifica ha scatenato diverse reazioni polemiche. “Senato nominato, no all’elezione diretta del Capo dello Stato o del presidente del Consiglio, e ora l’aumento di 5 volte delle firme per le proposte di legge d’iniziativa popolare. È evidente il fastidio per la partecipazione popolare – attacca il capogruppo di Fratelli d’Italia-Alleanza nazionale, Fabio Rampelli- il tutto arriva da un presidente del Consiglio ‘eletto’ tramite primarie di partito, non regolamentate per legge”. “I partiti hanno messo a segno un vero e proprio golpe – afferma in una nota il deputato M5S Riccardo Fraccaro – l’emendamento è fortemente lesivo del diritto dei cittadini di esercitare l’iniziativa delle leggi”. ”Una maggioranza parlamentare di nominati, inquisiti e condannati fondata sull’inciucio sta scardinando la Costituzione per riscriverla ad uso e consumo del sistema partitocratico“, prosegue Fraccaro. “I partiti tolgono ancora potere ai cittadini”, scrive Beppe Grillo su twitter.
La commissione ha approvato, poi, un emendamento dei relatori al ddl Riforme che modifica l’articolo 72 della Costituzione. La modifica prevede una corsia preferenziale per la discussione e l’approvazione in Parlamento dei disegni di legge indicati dal governo come “essenziali per l’attuazione del programma“: i ddl in questione dovranno essere posti in votazione entro 60 giorni dalla richiesta dell’esecutivo. Viene, in pratica, inserita in Costituzione la fattispecie della cosiddetta “ghigliottina“: ”Il governo può chiedere alla Camera dei deputati – si legge nell’emendamento riformulato – di deliberare che un disegno di legge, indicato come essenziale per l’attuazione del programma di governo, sia iscritto con priorità all’ordine del giorno e sottoposto alla votazione finale entro sessanta giorni dalla richiesta. Decorso il termine, il testo proposto o accolto dal governo, su sua richiesta, è posto in votazione, senza modifiche, articolo per articolo e con votazione finale. In tali casi, i termini di cui all’articolo 70, terzo comma, sono ridotti della metà“. Sono esclusi “i ddl in materia costituzionale ed elettorale e per quelli di delegazione legislativa, di autorizzazione a ratificare trattati internazionali, di approvazione di bilanci e consuntivi”. Per questi rimane il normale iter, il quale prevede che sia la Conferenza dei capigruppo della Camera a stabilire i tempi, con un accordo tra i gruppi parlamentari, ma entro la quale il governo può avanzare le proprie richieste.
Un terzo emendamento firmato dai relatori e approvato dalla Commissione prevede, poi, che la Corte Costituzionale potrà dare il parere preventivo di costituzionalità sulle leggi elettorali “su ricorso motivato di almeno un terzo dei compenenti di una delle due Camere”. Il testo modifica l’articolo 10 del ddl Riforme. ”Le leggi che disciplinano l’elezione dei membri della Camera e del Senato possono essere sottoposte, prima della loro promulgazione – si legge nell’emendamento riformulato – al giudizio preventivo di legittimità costituzionale da parte della Corte costituzionale su ricorso motivato presentato da almeno un terzo dei componenti di una Camera, recante l’indicazione degli specifici profili di incostituzionalità. La Corte costituzionale si pronuncia entro il termine di un mese e, fino ad allora, resta sospeso il termine per la promulgazione della legge. In caso di dichiarazione di illegittimità costituzionale, la legge non può essere promulgata“.
http://www.ilfattoquotidiano.it/2014/07 ... o/1048151/