Re: Renzi
Inviato: 06/01/2015, 22:11
Corriere 6.1.15
«Così hanno stravolto il decreto»
L’ex presidente della Consulta Gallo: hanno cambiato il testo a Palazzo Chigi
Gallo, il capo del team tecnico dell’Economia: norma sbagliata, tenuti all’oscuro
di Dino Martirano
«Il testo era pulito» dice Franco Gallo, ex presidente della Consulta e supertecnico a cui Padoan affidò la redazione del decreto attuativo della delega fiscale. Il suo testo di ottobre non aveva l’articolo 19 bis «aggiunto a Palazzo Chigi» il 24 dicembre
Il giurista che ha preparato la riforma per il Tesoro: un errore, non si sa chi sia stato 1
ROMA Al ministero dell’Economia e delle Finanze lo schema di decreto legislativo che attua la delega fiscale, al quale in extremis verrà aggiunto il vagoncino della soglia di non punibilità sotto il 3% del reddito dichiarato, ha avuto una gestazione apparentemente tranquilla e trasparente. Ma ora è su Via XX Settembre che si addensano minacciosi nuvoloni carichi di veleni.
La commissione tecnica affidata all’ex presidente della Consulta Franco Gallo e all’ex sottosegretario Vieri Ceriani (governo Monti) viene insediata al Mef a luglio 2014 e già in ottobre consegna un testo scritto al ministro Pier Carlo Padoan. In quella prima versione, conferma Gallo che è stato ministro delle Finanze nel governo Ciampi e il cui nome circola da tempo anche per la corsa al Quirinale, non c’era traccia dell’articolo 19 bis comparso in corso d’opera il 24 dicembre a Palazzo Chigi.
«Il testo era pulito. Ho avuto notizia dell’introduzione del detto artic olo 19 bis, nel testo elaborato dalla commissione da me presieduta, solo dopo la seduta del Consiglio dei ministri del 24 dicembre nel quale è stato approvato, appunto, il decreto legislativo». D’altronde Gallo, da luglio a ottobre, lavora con magistrati del massimario della Cassazione, ufficiali della Guardia di Finanza e funzionari della Agenzia delle Entrate: e tutti, davanti alle ipotesi teoriche per addolcire la pillola di «un Fisco buono con i contribuenti», escludono la strada della soglia a percentuale della non punibilità.
Sintetizza il presidente Gallo, entrando nel merito di quella che già qualcuno definisce «la grazia mascherata per Berlusconi»: «Ovviamente è una scelta politica e noi tecnici non dobbiamo fare altro che consegnare il nostro lavoro alla politica, che poi decide. Però ci vuole trasparenza, e a questo punto non si capisce chi sia stato a Palazzo Chigi a modificare il decreto con un‘operazione additiva ed emendativa. Io però quella norma la ritengo radicalmente errata, tecnicamente e in termini di politica legislativa, perché porta con sé la previsione di una soglia di non punibilità per i reati di dichiarazione fraudolenta mediante artificio. E questo non è accettabile. Non solo perché tocca Berlusconi. La frode di per sé richiede una punizione».
Gallo conferma che il testo varato dalla sua commissione è quello trasmesso da Padoan a Palazzo Chigi: «Certo, se gli uffici del Mef su altri aspetti hanno cambiato qualcosa, anche in direzione meno garantista, potevano pure farmi una telefonata...».
Sta di fatto che mentre l’ex presidente della Consulta difende il ministro Padoan, anche i suoi telefoni hanno un sussulto. Perché il sito Dagospia spara nel primo pomeriggio la notizia di un presunto vertice in Via XX Settembre per confezionare l’articolo «salva Berlusco ni», inteso come merce di scambio per ottenere i voti di FI nella corsa al Colle di Padoan: «Presenti alla riunione il ministro, l’avvocato del Cavaliere Coppi, il sottosegretario Lotti e il presidente Gallo».
Gallo è il primo a smentire: «Non so se mettermi a ridere. Smentisco nel modo più categorico di aver partecipato alla fantomatica riunione. Lotti poi non lo conosco neanche, il ministro Padoan non lo vedo da mesi, Coppi è un collega di facoltà e al ministero non ci vado da ottobre». Al professor Franco Coppi, che parla di «notizia falsa», va il primato della migliore battuta: «Io al ministero per suggerire la norma? Se fosse vero, l’avrei scritta certamente meglio. E non temo di essere smentito perché ora non si riescono a individuare neanche gli autori di una norma che, solo perché favorirebbe Berlusconi, va cancellata». Infine arriva la nota del Tesoro: «Notizia destituita di qualsiasi fondamento e frutto esclusivo di fantasia o volontà di diffamazione...».
Il presidente Gallo, ora, ritornerà al Mef già domani per una riunione straordinaria della commissione: «Ci vediamo, così passiamo in rassegna le modifiche apportate rispetto al nostro testo...». Di sicuro, anche se dallo stesso Renzi è stato annunciato uno slittamento della normativa, la soglia di non punibilità del 3% sarà al centro del dibattito.
«Così hanno stravolto il decreto»
L’ex presidente della Consulta Gallo: hanno cambiato il testo a Palazzo Chigi
Gallo, il capo del team tecnico dell’Economia: norma sbagliata, tenuti all’oscuro
di Dino Martirano
«Il testo era pulito» dice Franco Gallo, ex presidente della Consulta e supertecnico a cui Padoan affidò la redazione del decreto attuativo della delega fiscale. Il suo testo di ottobre non aveva l’articolo 19 bis «aggiunto a Palazzo Chigi» il 24 dicembre
Il giurista che ha preparato la riforma per il Tesoro: un errore, non si sa chi sia stato 1
ROMA Al ministero dell’Economia e delle Finanze lo schema di decreto legislativo che attua la delega fiscale, al quale in extremis verrà aggiunto il vagoncino della soglia di non punibilità sotto il 3% del reddito dichiarato, ha avuto una gestazione apparentemente tranquilla e trasparente. Ma ora è su Via XX Settembre che si addensano minacciosi nuvoloni carichi di veleni.
La commissione tecnica affidata all’ex presidente della Consulta Franco Gallo e all’ex sottosegretario Vieri Ceriani (governo Monti) viene insediata al Mef a luglio 2014 e già in ottobre consegna un testo scritto al ministro Pier Carlo Padoan. In quella prima versione, conferma Gallo che è stato ministro delle Finanze nel governo Ciampi e il cui nome circola da tempo anche per la corsa al Quirinale, non c’era traccia dell’articolo 19 bis comparso in corso d’opera il 24 dicembre a Palazzo Chigi.
«Il testo era pulito. Ho avuto notizia dell’introduzione del detto artic olo 19 bis, nel testo elaborato dalla commissione da me presieduta, solo dopo la seduta del Consiglio dei ministri del 24 dicembre nel quale è stato approvato, appunto, il decreto legislativo». D’altronde Gallo, da luglio a ottobre, lavora con magistrati del massimario della Cassazione, ufficiali della Guardia di Finanza e funzionari della Agenzia delle Entrate: e tutti, davanti alle ipotesi teoriche per addolcire la pillola di «un Fisco buono con i contribuenti», escludono la strada della soglia a percentuale della non punibilità.
Sintetizza il presidente Gallo, entrando nel merito di quella che già qualcuno definisce «la grazia mascherata per Berlusconi»: «Ovviamente è una scelta politica e noi tecnici non dobbiamo fare altro che consegnare il nostro lavoro alla politica, che poi decide. Però ci vuole trasparenza, e a questo punto non si capisce chi sia stato a Palazzo Chigi a modificare il decreto con un‘operazione additiva ed emendativa. Io però quella norma la ritengo radicalmente errata, tecnicamente e in termini di politica legislativa, perché porta con sé la previsione di una soglia di non punibilità per i reati di dichiarazione fraudolenta mediante artificio. E questo non è accettabile. Non solo perché tocca Berlusconi. La frode di per sé richiede una punizione».
Gallo conferma che il testo varato dalla sua commissione è quello trasmesso da Padoan a Palazzo Chigi: «Certo, se gli uffici del Mef su altri aspetti hanno cambiato qualcosa, anche in direzione meno garantista, potevano pure farmi una telefonata...».
Sta di fatto che mentre l’ex presidente della Consulta difende il ministro Padoan, anche i suoi telefoni hanno un sussulto. Perché il sito Dagospia spara nel primo pomeriggio la notizia di un presunto vertice in Via XX Settembre per confezionare l’articolo «salva Berlusco ni», inteso come merce di scambio per ottenere i voti di FI nella corsa al Colle di Padoan: «Presenti alla riunione il ministro, l’avvocato del Cavaliere Coppi, il sottosegretario Lotti e il presidente Gallo».
Gallo è il primo a smentire: «Non so se mettermi a ridere. Smentisco nel modo più categorico di aver partecipato alla fantomatica riunione. Lotti poi non lo conosco neanche, il ministro Padoan non lo vedo da mesi, Coppi è un collega di facoltà e al ministero non ci vado da ottobre». Al professor Franco Coppi, che parla di «notizia falsa», va il primato della migliore battuta: «Io al ministero per suggerire la norma? Se fosse vero, l’avrei scritta certamente meglio. E non temo di essere smentito perché ora non si riescono a individuare neanche gli autori di una norma che, solo perché favorirebbe Berlusconi, va cancellata». Infine arriva la nota del Tesoro: «Notizia destituita di qualsiasi fondamento e frutto esclusivo di fantasia o volontà di diffamazione...».
Il presidente Gallo, ora, ritornerà al Mef già domani per una riunione straordinaria della commissione: «Ci vediamo, così passiamo in rassegna le modifiche apportate rispetto al nostro testo...». Di sicuro, anche se dallo stesso Renzi è stato annunciato uno slittamento della normativa, la soglia di non punibilità del 3% sarà al centro del dibattito.