DESTRA
Gianfranco Rotondi e la crisi di Forza Italia: 'Silvio lanci una nuova era, o siamo tutti morti'
Il deputato azzurro di lungo corso, ex democristiano, vede i segni della fine. E lancia un avvertimento: "Abbiamo voluto l’Italicum, ma siamo il terzo o il quarto partito, quindi siamo destinati a spaccarci"
DI SUSANNA TURCO
31 marzo 2015
Gianfranco Rotondi e la crisi di Forza Italia: 'Silvio lanci una nuova era, o siamo tutti morti'
L'addio di Bondi, " che è pure un fondatore , ma come si fa?". I voti che non ci sono: "E parlano di candidature, figuriamoci". La dissoluzione alle porte. Gli errori. Le metastasi. Le “cazzate”. Gianfranco Rotondi, deputato azzurro di lungo corso, senza gradi in Forza Italia, vede tutti i segni della fine e non si cura di nasconderli. Anzi: “Se non ci diciamo la verità adesso che siamo alla fine!”, scrive su twitter. Avellinese, ex ministro, ex democristiano fissato con la Dc, impasta la tragedia in un motto di spirito. La notizia dell'uscita di Bondi gli pare la ciliegina sulla torta: "in un partito ridotto a fare la gara tra chi è più arrabbiato, il suo addio ci sovrasta".
E dunque come sta Forza Italia?
“La sua malattia è una vendetta della storia. Siamo nati dalla crisi della Dc, ci mancava giusto di fare la fine di Martinazzoli”.
Colui che traghettò la Dc dalla crisi alla dissoluzione?
“Il morbo di Berlusconi è lo stesso. La Dc fece una legge maggioritaria, ma poi non si collocò in nessuno dei due corni del bipolarismo. Così finì per spaccarsi: un po’ se la pappò D’Alema, un po’ Berlusconi. Oggi il Cavaliere fa l’Italicum, una scelta da statista. Dice sì pure al premio di lista. Poi fa marcia indietro. E i due corni diventano Renzi e Salvini”.
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Vuol dire che a Forza Italia manca giusto di spaccarsi?
“Abbiamo voluto l’Italicum, ma siamo il terzo o il quarto partito, quindi siamo destinati a spaccarci. E’ facile che qualcuno lanci un’Opa”.
Intanto ve le date di santa ragione
“E’ uno dei segni della decadenza. Ai tempi della Dc i campioni era Bindi contro Formigoni. Adesso, Romani contro Brunetta. O altri, faccia lei”.
Dicono però che adesso parte la fase della rottamazione. La tesoriera Maria Rosaria Rossi che ha appena spedito la lettera su chi può candidarsi e chi no
“Sì, la rottamazione: una volta si chiamava rinnovamento. Ma quando in un partito cominci a parlare di regole per le candidature, vuol dire che è finita. Se continua così non candidano nessuno: né i vecchi né i nuovi”
Pare che per dopo Pasqua si preparino un sacco di scissioni: Fitto di qua, Verdini di là
“E che le devo dire. Motus in fine velocior. Il processo politico di caduta è evidente, non ci resta che citare il brocardo latino”.
E quando è cominciata, la fine?
“Con la cacciata di Fini. I colonnelli di An pensavano di liberarsi di lui, invece segnarono la fine del Pdl. Berlusconi ascoltò i consigli dando per scontata la buona fede. Comunque sia, il tumore nel centrodestra cominciò là. Tutte le divisioni successive, e sono tante, rappresentano le metastasi. Alla fine resteremo in due. Io e Gasparri”.
Come vengono vissuti da dentro tutti questi addii?
“Adesso l’ottica, come si dice ad Avellino, è “Cchiù pochi simm’ e cchiù belli parimm’ ”.
Meno siamo meglio stiamo
“Non capiscono che è proprio così che il male prolifera. Forza Italia finirà per essere nemmeno un partitino, ma solo un elettorato che si dividono altri”.
E chi vi potrà salvare? Berlusconi?
“Ha ancora le energie per rovesciare la situazione. Però ci vorrebbe il Berlusconi pazzo, quello disposto a cambiare la sua vita, quello del ’94”.
Forza Silvio?
“No, quello sarebbe un altro passo verso la dissoluzione. Dovrebbe invece riunire tutti e fare il gioco del silenzio”.
Sarebbe a dire?
“State zitti. Tutti zitti, per quindici giorni”.
Che pace. E poi?
“Guardarsi allo specchio, con onestà, e decidere quello che deciderebbe il capo di un partito di centro del 10-15 per cento. Che vuoi fare, vuoi stare nel centrodestra? Allora ti chiami Alfano, ti chiami Salvini, e ti metti d’accordo. Oppure, vuoi stare nel centrosinistra?”
Rotondi, ma che dice: nel centrosinistra?
“Massì, io archivierei la stagione del centrodestra, non c’è più. E poi Berlusconi non è di destra, non sa interpretare la parte, gli viene male. Dunque richiami Renzi e dici sì alle riforme ma con alcune correzioni. Dici che il jobs act non serve a un tubo agli imprenditori del nord, ci metti un po’ di giustizia, le intercettazioni: insomma, dieci cose.
E poi?
“Puoi cominciare a dire ad alta voce che l’Italia si governa dal centrosinistra. Le cose che c’ha in pancia Berlusconi le può dire in tv: mica è un peccato, se gli piace Renzi”.
E allora perché ha rotto il patto del Nazareno?
“Perché sul Quirinale si era fatto dei film che nessuno aveva mai mandato in produzione. Il nome per il Colle… ma quale nome! Cosa c’entrava, allora io volevo Enzo Bianco presidente, che vuol dire”.
Dicono che ora Berlusconi potrebbe voler fare il sindaco di Milano.
“Lui può fare quel che vuole, ma serve un processo politico, invece qui è una corte. Neanche Giuliano Ferrara è riuscito a farsi sentire. Tra poco sembreremo il Ppi di Buttiglione, con Salvini e Renzi che ci bussano alla porta e dicono continuamente: allora? Allora?”
Ma Berlusconi, a ottant’anni e con la storia che ha avuto, è in grado di cambiare ancora vita?
“Secondo me sì. E comunque: se non lui, nessun altro. Ci salutiamo tutti senza nemmeno scambiarci i numeri di telefono”.
Fitto dice che con un po’ di democrazia interna…
“Ma quale democrazia! La democrazia interna di Forza Italia era rappresentata dalla quantità di telefonate che Berlusconi faceva a ciascuno di noi”.
Non le fa più?
“Dopo la sentenza Mediaset è entrato in depressione, si è avvilito, si è chiuso nel cerchio magico”.
Colpa del cerchio magico, allora?
“Ma no: il cerchio come l’ha messo su in due minuti, in due minuti lo dissolve. Il suo problema è ricominciare: ma non come il ventunesimo anno del berlusconismo. Come il primo di una nuova Era”.
Per ora è ripartito con la campagna del 2 x mille: “Io ho già firmato, ora tocca a te. Non ti costa niente!”
“Ecco appunto, le dicevo. Ma che li fai a fare questi appelli? Nel Pd c’è un ufficio di dieci persone, c’è un lavoro scientifico su un indirizzario sensibile. Ma in Forza Italia… forse nemmeno io sono attrezzato per devolvere il 2 per mille!”.
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