G R E C I A

E' il luogo della libera circolazione delle idee "a ruota libera"
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cardif
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Re: G R E C I A

Messaggio da cardif »

flaviomob ha scritto:Beh un momento: il presidente della Bundesbank sarà anche di nomina governativa, ma una volta lì la banca centrale prenderà le sue decisioni in autonomia e anzi proprio i tedeschi sono fra i primi a sostenere che le banche centrali debbano essere svincolate dal controllo della politica (spendacciona). Poi comunque ora conta molto di più la BCE. La questione grossa è: chi controlla questi controllori?
'un momento'? Per me anche un'ora, se è necessario per capire :)
Anche se, oltre a leggere le opinioni col solito interesse, mi piacerebbe anche avere risposte alle domande che pongo, giusto per capire cosa c'è che non va nelle domande stesse.

Ma se le banche centrali, che del resto non hanno più i poteri trasferiti alla Bce, dovessero essere svincolate dalla politica spendacciona, dovrebbero essere loro a stabilire i bilanci degli Stati? Porre limiti alle scelte della Politica, che non sarebbe più sovrana? Allora sì che si avrebbe il comando del Capitale.

Aiuti alla Grecia
http://www.repubblica.it/economia/2015/ ... 110337381/
- 1,9 miliardi dal vecchio programma Smp di acquisto di titoli pubblici da parte della Banca Centrale Europea
- 1,2 miliardi di euro arriveranno dall'Esm, il Meccanismo Europeo di Stabilità, detto Fondo Salva Stati
- 1,8 miliardi verranno resi residui disponibili dall'Efsf, sostituito dall'Esm dal 2011.


La BCE ha indicazioni dal Parlamento europeo. Non è un'impresa privata, come una banca qualsiasi che fa, giustamente, i suoi interessi.
Da wikipedia:
"La BCE dal 1999 ha assorbito tutte le funzioni di politica monetaria e del tasso di cambio delle allora undici banche centrali nazionali....
Il Comitato esecutivo della BCE comprende il presidente e il vicepresidente della BCE e quattro altri membri nominati dal Consiglio europeo che delibera a maggioranza qualificata su raccomandazione del Consiglio dell'Unione europea sentito il parere del Parlamento europeo e del Consiglio direttivo della BCE."


"Il fondo Esm è gestito dal Consiglio dei governatori formato dai Ministri Finanziari dell'area euro, da un Consiglio di amministrazione (nominato dal Consiglio dei governatori) e da un direttore generale, con diritto di voto."

Continuo a credere che è la politica che decide se aiutare o affondare la Grecia.
Deve aiutarla sul piano politico, e un motivo è che la Grecia fuori dall'Europa potrebbe cadere sotto il controllo di Putin.
Sul piano economico perché non è interesse degli Stati Europei creditori farla andare in default: Ma non è interesse nemmeno delle Banche private creditrici, quelle che hanno titoli dello Stato greco.
Personalmente devono aiutarla perché una Europa Unita senza la Grecia è come una mano senza il pollice.

Alla 'questione grossa' non so dare risposte. Il controllo dei controllori non c'è nemmeno sui tanti commissari prefettizi e ministeriali, né sui collaudatori delle opere pubbliche né sui revisori dei conti. Solo nel processo giudiziario c'è l'appello e la cassazione. E pure là ci sono errori. E' un problema aperto.

cardif
iospero
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Re: G R E C I A

Messaggio da iospero »

ciao cardif,
se vincono le Le Pen e i Grillo, l'Europa si divide e non aiuta la Grecia. Sono loro il Capitale?
Non mettiamo insieme Le Pen e Grillo che sono due cose distinte.

Cosa significa " se vince Le Pen, l'Europa si divide e non aiuta la Grecia, Le Pen è il capitale?

Se vincessero i nazionalismi la Grecia potrebbe anche guadagnarci, ma Le Pen non è per niente il capitale
.

E' grave, molto pericoloso, che i soldi si concentrino nelle mani di poche multinazionali al di fuori di qualsiasi controllo democratico.
cardif
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Re: G R E C I A

Messaggio da cardif »

Vabbè, lascio perdere visto che non ci capiamo.

Solo per fare il paio con la tua affermazione, faccio la mia (ma senza gridarla):
è grave, molto pericoloso, che il potere politico si concentri nelle mani di una o poche persone.

Affermazioni generiche che non so che c'entrino con la Grecia.

cardif
flaviomob
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Re: G R E C I A

Messaggio da flaviomob »

Diciamo che "sentito il parere parlamento europeo" non è esattamente come "sotto il controllo del parlamento europeo". Del resto è proprio il nodo centrale dell'intrico istituzionale europeo: l'unica espressione democratica continentale, appunto il parlamento europeo, addirittura eletto con il proporzionale, ha pochissimo potere decisionale sui temi che contano davvero.

La BCE e le altre istituzioni risentono molto più del controllo dei governi, pur con dei limiti molto forti. La BCE non ha i poteri della sua omologa statunitense (o giapponese, o britannica), anche se Draghi ha cercato di ottenere un margine di manovra molto più ampio che in passato. Tuttavia non è ancora possibile alla BCE aiutare un singolo paese in difficoltà con efficacia, è necessario che sia la politica continentale a muoversi, ma anche qui gli squilibri sono forti, il parlamento europeo conta pochissimo, alcuni paesi hanno molta più forza di altri, in particolare Francia e soprattutto Germania. Salvare la Grecia è prima di tutto un dovere sociale verso il suo popolo, perché chi ha rubato e si è arricchito a spese delle pubbliche finanze (magari portando poi i soldi all'estero in qualche banca tedesca o svizzera) rimane impunito anche grazie all'inedia europea sul fronte della lotta alla corruzione, mentre i danni ricadono sulla testa della povera gente e della classe media che scivola sempre più verso il basso. Dopodiché la politica continentale deve interrogarsi: le responsabilità per il malaffare, che è sempre proporzionale all'eccessivo indebitamento, si estendono agli stessi partiti che governano l'Europa, nel momento in cui per ottenere qualche voto in più ammettono senza riserve tra le loro fila personaggi che hanno portato alla rovina i propri paesi. Berlusconi in primis: quanti voti determinanti ha portato al Partito popolare europeo a Strasburgo? E quanto hanno fatto comodo questi voti alla signora Merkel e ai suoi sodali? Lo stesso dicasi del centrodestra greco e in generale di molti politici di governo. Si fa in fretta a fare i moralisti contro i paesi del Sud Europa e probabilmente si ha anche ragione di farlo in parecchi ambiti. Ma allora la politica continentale deve trarne le conseguenze, non far finta di niente turandosi il naso per avere un voto in più e il controllo di commissione e parlamento.
Renzi elenca i successi del governo. “Sarò breve”.
iospero
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Re: G R E C I A

Messaggio da iospero »

cardif ha scritto:Vabbè, lascio perdere visto che non ci capiamo.

Solo per fare il paio con la tua affermazione, faccio la mia (ma senza gridarla):
è grave, molto pericoloso, che il potere politico si concentri nelle mani di una o poche persone.

Affermazioni generiche che non so che c'entrino con la Grecia.

cardif
E' comunque sempre grave e pericoloso che il potere politico si concentri nelle mani di una o poche persone come è altrettanto grave e pericoloso che il potere finanziario si concentri nelle mani di pochi.
Così possiamo capirci ?
La Grecia c'entra perché a decidere del suo destino sono poche persone
camillobenso
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Re: G R E C I A

Messaggio da camillobenso »


Varoufakis: “Basta gioco al massacro con Berlino”. Negoziati Grecia-Ue in stallo

Zonaeuro
Il ministro delle Finanze ellenico, in un intervento su Il Sole 24 Ore, sostiene che la litigiosità tra i 28 Paesi "fa comodo ai nemici dell'Europa". E sollecita lo sblocco immediato dell'ultima tranche di aiuti, senza la quale il Paese rischia il default e l'uscita dall'euro. Ma la tre giorni di colloqui con il Brussels group si è chiusa senza passi avanti e la lista di riforme presentata da Tsipras è considerata ancora "troppo vaga"
di F. Q. | 29 marzo 2015 COMMENTI


Un “gioco al massacro” che “fa comodo ai nemici dell’Europa”. Così, in un intervento a sua firma pubblicato da Il Sole 24 Ore, il ministro delle Finanze greco Yanis Varoufakis definisce la contrapposizione tra Grecia e Germania, nel giorno in cui finisce in un nulla di fatto il negoziato tra Atene e il Brussels group (“successore” della troika) sulla lista di riforme proposte dal governo ellenico ai creditori.


Un fallimento che fa slittare a dopo Pasqua il via libera dell’Eurogruppo ad un primo esborso di 1,9 miliardi di euro a valere sull’ultima tranche di aiuti legati al memorandum. E mette in forse la permanenza stessa del Paese nell’Eurozona.

Varoufakis, che nei giorni scorsi ha smentito le indiscrezioni che lo davano vicino alle dimissioni in seguito a contrasti con il premier Alexis Tsipras, esordisce ricordando il “caso” del dito medio: a metà marzo una tv tedesca ha diffuso un video del 2013 in cui apparentemente il ministro rivolgeva il gestaccio all’indirizzo di Berlino. Pochi giorni dopo la smentita, con la confessione che si trattava di un falso. “L’ondata di reazioni ha rivelato il potenziale impatto di un gesto come quello in un momento di crisi (…) che ha fatto emergere i problemi dell’Unione monetaria e messo gli uni contro gli altri i Paesi e il loro orgoglio“, nota l’economista. Che ripercorre poi tutte le tappe della crisi del debito ellenico, sostenendo ancora una volta come il salvataggio del 2010 – quando al Paese è stato concesso da Ue, Bce e Fondo monetario internazionale un maxi prestito da 240 miliardi – sia stato in realtà “un cinico trasferimento di perdite private dei bilanci bancari che sarebbe andato a pesare sulle spalle dei greci più vulnerabili“. Infatti, scrive Varoufakis, “più del 90% dei 240 miliardi prestati alla Grecia sono andati alle istituzioni finanziarie, e non allo Stato o ai greci”.

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“Il fatto è che la Grecia non aveva il diritto di chiedere un prestito ai tedeschi – o a qualsiasi altro contribuente europeo – quando il suo debito pubblico era insostenibile”, prosegue il braccio destro di Tsipras con un ragionamento che forse gli guadagnerò qualche simpatia in più tra i connazionali di Angela Merkel. “Prima avrebbe dovuto intraprendere una ristrutturazione del debito e dichiarare un default parziale nei confronti dei suoi creditori privati. Ma, allora, questa posizione “radicale” fu ignorata”.

“Il risultato è stato il più grande prestito della storia che dei contribuenti abbiano mai contratto, concesso a condizione di un piano di austerità così severo da far perdere un quarto del reddito ai suoi cittadini e così è stato impossibile ripagare il debito pubblico o privato. La crisi umanitaria che ne è conseguita, ed è in corso, è tragica” e “l’animosità fra europei non è mai stata così forte, con greci e tedeschi che si sono abbassati a un esibizionismo morale, scambiandosi accuse e arrivando a un aperto antagonismo“. Segue l’auspicio a mettere fine al gioco al massacro per permettere ad Atene di “concentrarsi sull’attuazione di riforme efficaci e di politiche per la crescita”. Come? Semplice, secondo Varoufakis occorre che i leader europei sblocchino subito l’ultima tranche di aiuti, che secondo l’accordo politico raggiunto il 20 febbraio è invece subordinata al superamento con successo dell’esame dell’Eurogruppo su un programma completo di riforme in grado di rimettete in sesto i bilanci del Paese.

Ma il nuovo appello – che segue quello pubblicato due settimane fa sulle pagine del Financial Times – non sembra aver trovato ascolto nelle cancelliere della Ue. Dopo gli incontri tecnici proseguiti per tutto il weekend, un diplomatico Ue ha infatti fatto sapere che i creditori considerano “troppo vaga, non credibile e non verificabile” la lista di riforme presentata da Atene, che conta di poter aumentare le entrate dello Stato di 3 miliardi di euro. Stando a quanto riporta l’agenzia tedesca Dpa, la delegazione ellenica ha presentato solo documenti in formato elettronico su dispositivi mobili e scritti solo in greco. E non aiuta il fatto che venerdì notte l’agenzia di rating Fitch abbia annunciato di aver declassato la Grecia da B a CCC per il timore che le riforme promesse non vengano attuate.

Nel frattempo il governo si affanna ad assicurare che “pagherà in tempo salari e pensioni” (lo ha detto il vice di Varoufakis, Dimitris Mardas) e raschia il fondo del barile con un mini condono fiscale di tre giorni grazie al quale punta a incassare 250 milioni di euro. Non molto se si considera che il 9 aprile Atene deve rimborsare 470 milioni all’Fmi e per allora le casse dello Stato potrebbero essere vuote. Vendere altri titoli di Stato alle banche è fuori discussione, non solo perché la Bce lo ha vietato ma anche perché gli istituti stanno in piedi solo grazie alla liquidità di emergenza fornita dall’Eurosistema. Nel solo mese di marzo sono stati ritirati dai depositi 3 miliardi, portando a meno di 140, contro i 237 del dicembre 2007, i fondi custoditi dagli istituti di credito. Tsipras e Varoufakis, di fronte all’emergenza, hanno fatto marcia indietro sulle privatizzazioni, e sono ora disposti a cedere sia la quota di maggioranza nel Porto del Pireo, già prenotata dai cinesi di Cosco, sia concessioni per la ricerca onshore di petrolio e gas nell’ovest del Paese.

http://www.ilfattoquotidiano.it/2015/03 ... o/1548242/
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Re: G R E C I A

Messaggio da camillobenso »

Grecia, “nuovi aiuti entro 9 aprile o bancarotta”. Ma Bruxelles dice no
Zonaeuro
Secondo Reuters il Paese ha chiesto lo sblocca dell'ultima tranche di sostegno finanziario entro la prossima settimana avvertendo che altrimenti l'accordo arriverà "post mortem". In serata Atene ha smentito, ma la trattative con il Brussels group resta in salita. E ora il ministro Varoufakis accusa i creditori di aver passato al Financial Times la lista di riforme
di F. Q. | 2 aprile 2015 COMMENTI


La Grecia ha comunicato ai partner europei che il 9 aprile, senza assistenza finanziaria, finirà in insolvenza. E ha quindi sollecitato lo sblocco entro quella data dell’ultima tranche di aiuti da 7,2 miliardi su cui il governo Tsipras negozia con i creditori fin dal suo insediamento.


Ma i viceministri delle Finanze della zona euro, riuniti in teleconferenza, hanno risposto picche.


A riferirlo è l’agenzia Reuters, che cita fonti dell’Eurozona secondo cui il rappresentante ellenico – probabilmente Dimitris Mardas, il vice di Yanis Varoufakis – ha chiesto che l’accordo sul piano di riforme che il Paese dovrà implementare non arrivi “post mortem“.


Cioè appunto dopo giovedì della prossima settimana, quando l’esecutivo si troverà davanti al dilemma se rimborsare 450 milioni di euro al Fondo monetario internazionale o pagare stipendi e pensioni. Secondo Reuters Atene ha fatto sapere, per bocca del ministro dell’Interno, Nikos Voutsis, che in ogni caso sceglierebbe la seconda ipotesi.

In serata il ministero delle Finanze greco ha smentito l’indiscrezione. Resta il fatto che la Germania e gli altri Paesi creditori non intendono cedere sulle linee guida dell’intesa raggiunta in sede di Eurogruppo il 20 febbraio: i 7,2 miliardi saranno sbloccati solo a fronte di impegni credibili della Grecia su riforme in grado di generare risparmi e entrate aggiuntive.

Sulla lista di riforme da sottoporre al Brussels group, però, il governo Tsipras continua a fare melina e il presidente dell’Eurogruppo, Jeroen Dijsselbloem, ha detto ai giornalisti all’Aja che resta ancora “molta strada da fare” ed è escluso che i titolari delle Finanze si riuniscano per decidere la prossima settimana.

Mercoledì il Financial Times ha diffuso un documento di 26 pagine che prevede interventi per complessivi 6 miliardi di euro ma prevede che il deficit del Paese si attesti tra il 3,1 e il 3,9% del pil, ben al di sopra del 3% previsto dal memorandum firmato dal predecessore di Tsipras Antonis Samaras.

Varoufakis ha definito la fuga di notizie “inaccettabile“.


Secondo il ministro, i creditori avrebbero “passato” il testo al quotidiano finanziario britannico violando sostenendo che viola la riservatezza sulle trattative.
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Re: G R E C I A

Messaggio da camillobenso »

Questo punto di vista di Francesco Toscano, appare per alcuni parti, borderline. Ma non può non indurre a riflessione anche se l’accusa formulata è forte.

I provvedimenti economici intrapresi dalla Troika attuati a suo tempo con i governi greci precedenti sono falliti, per loro stessa ammissione, come risulta da un documento che si è cercato di non rendere noto, per ovvie ragioni.

Il fallimento della Troika diventa ancora più pesante ed incomprensibile nei confronti del sistema greco, in quanto ha continuato a proteggere i compagni di merende greci, con cui almeno uno dei paesi d’origine erano in affari. ( Madame Lagarde, ad esempio ha nascosto l’elenco dei miliardari greci che avevano portato i loro denari all’estero)

La scelta di far pagare i debiti contratti dalla cricca alle classe inferiori, dal punto di vista del diritto e dal punto di vista umanitario, è completamente inaccettabile.

È la stessa operazione fatta a suo tempo da Amato e Ciampi, che nella finanziaria 1992 e 1993, arrivarono a chiedere agli italiani 120 mila miliardi alla volta, per non fare fallire l’Italia sull’orlo della bancarotta.

Anche allora si rivolsero alle classi inferiori per coprire il ladrocinio attuato dalle varie cricche.

Pagò chi non c’entrava.

Al massimo si può attribuire all’elettorato la colpa di aver sbagliato a votare i candidati inviati in Parlamento. Ma che colpa poteva avere allora un elettore del Pci, se essendo in costante minoranza doveva sopportare forzatamene le politiche democristiane, socialiste & Co?

^^^^^^^


Non c’è nessuna crisi, gli oligarchi vogliono sacrifici umani

Scritto il 02/4/15 • LIBRE nella Categoria: idee



In passato alcuni lettori mi hanno contestato l’utilizzo dell’espressione “nazisti tecnocratici” in riferimento a certi personaggi che condizionano le leve di potere in Europa.

Il tempo, sempre galantuomo, si è preso la briga di validare alcune mie passate intuizioni, rendendo sempre più palesi e scoperte le pulsioni omicidiarie che attraversano il Vecchio Continente.

Preliminarmente tengo a precisare i contorni della mia analisi, conoscendo perfettamente le differenze che intercorrono tra il modello operativo del Fuhrer originale rispetto a quello abbracciato dal suo tardo-epigono Mario Draghi, vero dominus del progetto di annichilimento della civiltà europea ora in atto.

Le scellerate condotte poste in essere dai nazisti originali traevano ispirazione dall’assorbimento di una filosofia occulta che non riconosceva dignità a tutti gli esseri umani.

Il popolo germanico, ieri come oggi, si sentiva colpito nella sua ontologica purezza, minacciato da un meticciato composto da popoli inferiori da schiavizzare e polverizzare.

L’uccisione e la deportazione di neri, zingari ed ebrei, in questa ottica, risultava essere niente di più e niente di meno che un necessitato effetto collaterale da sostenere al fine di salvaguardare un interesse più alto (la salvaguardia della purezza del popolo germanico per l’appunto).

I tedeschi di oggi, sempre manipolati da una èlite perversa, sentono di dover difendere con la stessa ottusa foga di allora un altro mito falso: ovvero la purezza del bilancio, messa in discussione adesso non più da neri ed ebrei, ma da imprecisate “cicale mediterranee” pronte a trascinare nella spirale del vizio i virtuosi discendenti di Ario.

La pubblica opinione tedesca è palesemente manipolata da quelle stesse penne che, in Italia, tentano pateticamente di addossare al popolo greco la responsabilità della crisi in atto.

L’idea del sacrificio rituale come momento “purificante” è da sempre parte della Storia.

Oggi, però, in ossequio alle regole formali tipiche di una società apparentemente laica e tecnologica, anche il sacrificio rituale di massa deve giocoforza sublimarsi in maniera apparentemente neutra e incruenta.

Finita la premessa passiamo insieme dalla narrazione astratta al caso concreto.

Il neoeletto premier greco Tsipras ha calendarizzato l’approvazione di una legge pensata per affrontare una “emergenza umanitaria”.

Il termine “emergenza umanitaria”, utilizzato in termini asettici e non enfatici, testimonia la gravità della situazione.

Un numero cospicuo di cittadini ellenici, infatti, rischia di morire di freddo, fame, malattie e stenti a causa delle misure di austerità impartite dalla famigerata Troika.

Non c’è nulla di retorico o populista nel sottolineare un dato oggettivo e non contestabile.

Molti bambini greci sono effettivamente denutriti; molte famiglie elleniche sono state per davvero gettate in mezzo ad una strada e molti malati sono realmente morti in conseguenza di mali curabili a causa della criminale soppressione del servizio sanitario universale.


Cosa fanno i nazisti tecnocratici per impedire che il governo Tsipras spenda pochi spiccioli al fine di salvare la vita di molti suoi concittadini?

Minacciano ritorsioni, proprio come i nazisti autentici protagonisti dell’eccidio di Sant’Anna di Stazzema.


E perché i vari Juncker, Dijsselbloem, Schaeuble, Draghi e Merkel dovrebbero osteggiare l’approvazione di lievi misure umanitarie che appaiono nient’altro che buon senso agli occhi di qualsiasi uomo per bene?

Invito quelli pronti a rispondere perché “non bastano i soldi” a non dire, né pensare, fesserie, considerata anche l’immensa liquidità che il nostro banchiere centrale ha appena promesso di iniettare nel circuito finanziario europeo fino a data da destinarsi. E allora, perché?


Perché gli odierni padroni credono di acquisire forza e vigore dal sacrifico del cittadino greco (italiano, portoghese o spagnolo poco importa), espressione di una umanità inferiore e molesta, da tenere sotto il calcagno di un potere crudele e imbellettato che non può rinnegare la sua ferocia senza al contempo negare in radice anche se stesso.

Riuscite ora a spiegarvi la ratio di tanta malvagia pervicacia?

Mettetevelo bene in tesa, non esiste nessuna crisi economica in atto.

E quelli che provano a combattere una “stirpe nera” con le armi della sola macroeconomia sono degli sprovveduti (nella migliore delle ipotesi).

La partita è un’altra. E la posta in gioco è decisamente più alta di quanto non sembri.

Come oramai sanno i tantissimi cittadini che hanno letto e meditato sulle pagine del libro “Massoni”, recentemente pubblicato da Gioele Magaldi per Chiarelettere editore.(Francesco Maria Toscano, “Non basta una lettura economicistica della realtà per combattere il nazismo tecnocratico”, dal blog “Il Moralista” del 29 marzo 2015).
camillobenso
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Re: G R E C I A

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Un punto di vista sulla Grecia


Afd: liberiamo la Grecia e l’Europa dall’orrore dell’euro

Scritto il 03/4/15 •LIBRE nella Categoria: idee




Alternative für Deutschland (“Alternativa per la Germania”) è un partito pro-europeo che sostiene fondamentalmente i principi della competitività, della sussidiarietà e dei buoni rapporti reciproci tra le nazioni europee, convinto che ciascuna nazione dovrebbe avere il controllo del proprio destino economico. A tale scopo, Afd constata con inquietudine che la politica fatta per salvare l’euro a qualsiasi costo (politica sostenuta dal governo tedesco) ha portato ad una forte reazione anti-tedesca in Grecia. Sottolinea che una moneta sopravvalutata ha deteriorato senza speranze di miglioramento la competitività dell’economia greca, ha contribuito a generare disoccupazione di massa e ha chiuso un’intera “generazione perduta” in una situazione senza via d’uscita. Ritiene che il mantenimento dell’unione monetaria nella sua forma attuale è in contrasto con gli interessi della società e dell’economia greca, economia che ha bisogno di una forte svalutazione per ritrovare la strada della ripresa.Afd condanna l’attuale situazione che costringe i contribuenti europei a pagare e a portare sulle proprie spalle il peso di un’unione monetaria fallita, che sta prolungando le sofferenze della popolazione greca. Questa politica non ha alcun genere di giustificazione economica o morale. Sottolinea che non si può aspettare che la Germania riduca il suo livello di competitività per risolvere la crisi dell’Eurozona, mentre la “svalutazione interna” non può riuscire a migliorare la competitività della Grecia. Sostiene con forza che l’Europa nel suo insieme dovrebbe concentrarsi sul miglioramento della competitività per assicurarsi una posizione di leadership a livello mondiale. Insiste sul fatto che è nell’interesse comune dei contribuenti europei e della popolazione greca che si metta fine all’unione monetaria nella sua forma attuale. Più essa prolunga la sua esistenza, più pesanti saranno le perdite subite sia dai contribuenti europei che dalla popolazione greca, che ha già sofferto gli effetti distruttivi della politica di austerità.Sostiene che qualsiasi piano di ristrutturazione del debito greco deve essere accompagnato da un sistema di uscita concordata della Grecia dall’Eurozona. Ribadisce che tale uscita non deve significare l’uscita dall’Unione Europea, come dimostrano gli esempi di diversi paesi dell’Unione Europea che hanno un’economia fiorente ma non fanno parte dell’Eurozona. Sostiene che, visto il danno permanente che la partecipazione all’unione monetaria ha inflitto alla Grecia, è necessario favorire un ritorno dell’economia greca alla crescita. Invita i leader europei a preparare tutte le misure giuridiche ed economiche per ridurre il costo dell’uscita dall’euro, sia per la Grecia che per tutti i paesi dell’Eurozona. Invita i partiti europei centristi a cooperare per l’attuazione di una procedura di uscita concordata per i paesi che si trovano attualmente in condizioni di grave crisi economica; in mancanza di ciò i partiti estremisti, sia di sinistra che di destra, si affermeranno sempre più sullo scenario europeo.(Alternative für Deutschland, “Manifesto per la ripresa economica della Grecia” pubblicato dalla formazione politica no-euro tedesca e ripresa dal blog “Vox Populi” il 2 aprile 2015).
Alternative für Deutschland (“Alternativa per la Germania”) è un partito pro-europeo che sostiene fondamentalmente i principi della competitività, della sussidiarietà e dei buoni rapporti reciproci tra le nazioni europee, convinto che ciascuna nazione dovrebbe avere il controllo del proprio destino economico. A tale scopo, Afd constata con inquietudine che la politica fatta per salvare l’euro a qualsiasi costo (politica sostenuta dal governo tedesco) ha portato ad una forte reazione anti-tedesca in Grecia. Sottolinea che una moneta sopravvalutata ha deteriorato senza speranze di miglioramento la competitività dell’economia greca, ha contribuito a generare disoccupazione di massa e ha chiuso un’intera “generazione perduta” in una situazione senza via d’uscita. Ritiene che il mantenimento dell’unione monetaria nella sua forma attuale è in contrasto con gli interessi della società e dell’economia greca, economia che ha bisogno di una forte svalutazione per ritrovare la strada della ripresa.

Afd condanna l’attuale situazione che costringe i contribuenti europei a pagare e a portare sulle proprie spalle il peso di un’unione monetaria fallita, che sta prolungando le sofferenze della popolazione greca. Questa politica non ha alcun genere di Bernd Lucke, di Alternativa per la Germaniagiustificazione economica o morale. Sottolinea che non si può aspettare che la Germania riduca il suo livello di competitività per risolvere la crisi dell’Eurozona, mentre la “svalutazione interna” non può riuscire a migliorare la competitività della Grecia. Sostiene con forza che l’Europa nel suo insieme dovrebbe concentrarsi sul miglioramento della competitività per assicurarsi una posizione di leadership a livello mondiale. Insiste sul fatto che è nell’interesse comune dei contribuenti europei e della popolazione greca che si metta fine all’unione monetaria nella sua forma attuale. Più essa prolunga la sua esistenza, più pesanti saranno le perdite subite sia dai contribuenti europei che dalla popolazione greca, che ha già sofferto gli effetti distruttivi della politica di austerità.

Sostiene che qualsiasi piano di ristrutturazione del debito greco deve essere accompagnato da un sistema di uscita concordata della Grecia dall’Eurozona. Ribadisce che tale uscita non deve significare l’uscita dall’Unione Europea, come dimostrano gli esempi di diversi paesi dell’Unione Europea che hanno un’economia fiorente ma non fanno parte dell’Eurozona. Sostiene che, visto il danno permanente che la partecipazione all’unione monetaria ha inflitto alla Grecia, è necessario favorire un ritorno dell’economia greca alla crescita. Invita i leader europei a preparare tutte le misure giuridiche ed economiche per ridurre il costo dell’uscita dall’euro, sia per la Grecia che per tutti i paesi dell’Eurozona. Invita i partiti europei centristi a cooperare per l’attuazione di una procedura di uscita concordata per i paesi che si trovano attualmente in condizioni di grave crisi economica; in mancanza di ciò i partiti estremisti, sia di sinistra che di destra, si affermeranno sempre più sullo scenario europeo.

(Alternative für Deutschland, “Manifesto per la ripresa economica della Grecia” pubblicato dalla formazione politica no-euro tedesca e ripresa dal blog “Vox Populi” il 2 aprile 2015).
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Re: G R E C I A

Messaggio da camillobenso »

4 APR 2015 12:03
- ATENE SUL VASSOIO DI MOSCA

- IL VIAGGIO DI TSIPRAS IN RUSSIA IL PROSSIMO 8 APRILE PREOCCUPA LA GERMANIA: TSIPRAS “MINACCIA” DI CAMBIARE ALLEANZE CREANDO UN ASSE CON PUTIN CHE SOSTITUISCA QUELLO CON BRUXELLES

Per il leader russo è un’occasione per creare divisioni nella Ue, la quale nei mesi scorsi è stata inaspettatamente unita nell’imporre sanzioni al Cremlino a causa della crisi ucraina - Per Tsipras è un modo di dire: se non ci date il denaro che ci serve potremmo cambiare il quadro di alleanze della Grecia…


Danilo Taino per il “Corriere della Sera”



Tra i danni collaterali che la crisi greca si trascina, c’è un cambiamento nel modo di trattare fra partner europei che in precedenza non si era mai visto.

E che nei prossimi giorni potrebbe raggiungere livelli alti. Il viaggio del primo ministro ellenico Alexis Tsipras a Mosca il prossimo 8 aprile preoccupa e irrita il mondo politico tedesco.


Non per il viaggio in sé: anche Angela Merkel e François Hollande hanno incontrato Vladimir Putin, di recente — come ha ricordato la cancelliera stessa. Il problema è che il vertice greco-russo è visto come volutamente minaccioso.

Il sottinteso che lo caratterizza, sia dal punto di vista di Putin sia dal punto di vista di Tsipras, è l’obiettivo di mettere in difficoltà l’Europa. La prospettiva — improbabile, ma che aleggia sull’incontro — è la creazione di una relazione speciale con Mosca che per Atene sarebbe almeno in parte alternativa a quella con Bruxelles.

Per il leader russo è un’occasione per creare divisioni nella Ue, la quale nei mesi scorsi è stata inaspettatamente unita nell’imporre sanzioni al Cremlino a causa della crisi ucraina (Atene, tra l’altro, ora si dice contraria a queste sanzioni).

Per Tsipras è un modo di dire: se non ci date il denaro che ci serve potremmo cambiare il quadro di alleanze della Grecia, oggi un partner dell’Occidente nel Mediterraneo e vicino al Medio Oriente.


L’iniziativa potrebbe assumere caratteri concreti se la Russia decidesse di promettere aiuti finanziari ad Atene o se, lo stesso 8 aprile, Mosca comprasse titoli a beve termine che il governo greco ha intenzione di mettere in asta quel giorno. Il 9 aprile, la Grecia deve ripagare una rata di prestito da 460 milioni al Fondo monetario internazionale, ha però problemi di cassa e il favore di Putin sarebbe utile a Tsipras per dire ai creditori che Atene ha alternative finanziarie e geopolitiche ai loro aiuti.

Non è così, con ricatti avventuristici, che si tratta tra partner — dicono a Berlino. Se questo «nuovo» modo di operare diventasse frequente, l’Europa sarebbe nei guai.
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