Diario della caduta di un regime.
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Re: Diario della caduta di un regime.
Editoriale
domenica 14/05/2017
Fuck news
di Marco Travaglio | 14 maggio 2017
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Venerdì, alla scoperta che Tiziano Renzi, sospettando di essere intercettato, raccontava in giro di aver saputo delle indagini Consip dal nostro Marco Lillo per nascondere le sue vere talpe, e poi ebbe pure la spudoratezza di ripeterlo a verbale davanti ai pm di Roma, ci siamo fatti una risata. Ecco da chi ha preso Matteo Pinocchio: dal babbo Geppetto. Poi ci siamo chiesti come possano i pm di Roma pretendere che il capitano Scafarto prendesse sul serio quella patacca e contestargli di non averla riferita. Il Noe aveva montagne di prove del fatto che babbo Renzi sapeva delle indagini dai primi di ottobre 2016, dunque è assolutamente normale che abbia ignorato la pista Lillo (che ebbe con Renzi sr. un breve scambio di sms un mese dopo, il 2 novembre, sull’inchiesta di Genova per il crac Chil Post).
Se, puta caso, il fantasioso vecchietto avesse detto che le indagini gliele aveva spifferate la Madonna di Medjugorje, il capitano avrebbe dovuto fare rapporto anche su quello? Abbiamo smesso di ridere quando ci siamo domandati: come daranno la notizia i giornali? Lillo era tranquillo: la bufala era troppo grossolana, e poi l’avevano chiamato i cronisti giudiziari di alcuni quotidiani (eccetto Corriere della Sera e Stampa), ai quali aveva mostrato il suo unico scambio di sms con Tiziano nell’autunno 2016, quello di novembre. Siccome tutti i colleghi, anche quelli che non si erano scomodati a verificare la notizia, hanno scritto e riscritto che il sindaco di Rignano Daniele Lorenzini situa a inizio ottobre la soffiata istituzionale a babbo Renzi, abbiamo pensato che nessuno avrebbe dato peso alla bufala.
Ma dei giornaloni, quelli che la menano contro le fake news altrui, non si riesce mai a pensare abbastanza male. Infatti, ecco il Corriere: “Le telefonate intercettate di Tiziano Renzi: omissioni e nuovi sospetti”. E il nuovo caso è questo: Scafarto attribuisce le fughe di notizie ai vari Lotti, Del Sette, Saltalamacchia e Vannoni (indagati sia a Napoli sia a Roma), ma “in realtà nelle telefonate intercettate è lo stesso Tiziano Renzi a raccontare di essere stato avvertito dell’inchiesta in corso ‘da un giornalista del Fatto Quotidiano’. I controlli sui tabulati confermano che effettivamente ci sono stati scambi di sms sin da novembre”. E Scafarto questa frase non la riporta, dunque gatta ci cova: vuoi vedere che Lotti, Del Sette, Saltalamacchia e Vannoni sono innocenti e il colpevole è Lillo? Sarebbe bastato chiamarlo, per conoscere il contenuto di quegli sms. E sarebbe bastato ricordare ciò che lo stesso Corriere ha scritto varie volte, e cioè che papà Renzi sapeva tutto da inizio ottobre, per smontare la baggianata.
Ma la nuova frontiera del giornalismo esclude categoricamente la verifica delle notizie: i fatti non devono disturbare le opinioni. Era già avvenuto quando Corriere, Repubblica e Messaggero tagliuzzarono un sms di Di Maio alla Raggi per fargli dire il contrario di ciò che aveva detto su Marra e dargli del bugiardo: se l’avessero chiamato per controllare, non avrebbero potuto dargli del bugiardo, perché quello avrebbe messo a loro disposizione l’sms integrale, come poi fece dimostrando che i bugiardi erano loro.
La Stampa non ha dubbi: “Tiziano Renzi seppe dell’inchiesta da un giornalista”. E il capitano Scafarto è certamente in malafede, perché “non vede cose evidenti, che erano sotto i suoi occhi”. Quali? Le “due conversazioni telefoniche” in cui babbo Renzi “aveva detto apertamente di aver avuto la notizia dal giornalista del Fatto Marco Lillo”. Certo, “potrebbe aver saputo dell’indagine anche da altre persone”. Ma va? C’è la testimonianza giurata di Lorenzini che parla del generale Saltalamacchia e racconta di averlo sentito parlare a inizio ottobre con Tiziano dell’inchiesta di Napoli nella famosa “braciolata” a Rignano: questo però La Stampa non lo ricorda, altrimenti le crollerebbe tutto l’articolo e non potrebbe scrivere che “sorge spontanea la domanda sul perché l’ufficiale non abbia riportato nell’informativa le telefonate in cui Renzi sosteneva di essere stato informato dal giornalista”. Una versione 2.0 della regola aurea del giornalismo “i fatti separati dalle opinioni”: via i primi per non smentire le seconde.
Il Messaggero, bontà sua, scrive che nemmeno i pm di Roma credono alla patacca su Lillo. Ma, per non perdere l’abitudine, piazza un’altra balla: la mancata annotazione della patacca su Lillo sarebbe uno degli “altri falsi” contestati al capitano. Invece l’unico falso finora accertato è il titolo del Messaggero: a Scafarto i pm non hanno contestato nuovi falsi oltre ai due del primo avviso di garanzia (lo scambio Romeo-Bocchino e la spia che non era una spia).
E così, mentre tentano di dimostrare che Scafarto sbagliò e omise in malafede, i giornaloni fanno di tutto per dimostrare che in malafede sono i loro errori e le loro omissioni, ribaltando e nascondendo elementi d’indagine che conoscono benissimo. Ma noi, a dispetto dell’evidenza, ci ostiniamo a credere che siano solo dei gran boccaloni. E, sperando che ci caschino, regaliamo loro altri due scoop mondiali, ovviamente occultati da Scafarto. Ricordate Marroni che fa bonificare gli uffici Consip dalle microspie del Noe? Marroni non fu avvertito dal suo presidente Ferrara, a sua volta avvisato dal generale Del Sette: la talpa era Ferruccio de Bortoli che ora, per confondere le acque, tira dentro al caso Etruria quella santa donna della Boschi. Ricordate i due pizzini recuperati dal Noe nella spazzatura del gruppo Romeo con su scritto “30 mila euro al mese a T. e 5 mila ogni due mesi a C.R.”? Non li ha scritti Alfredo Romeo: sono stato io, nascosto in un cassonetto. Cari colleghi, già pregustiamo i vostri titoli di dopodomani: non deludeteci.
di Marco Travaglio | 14 maggio 2017
domenica 14/05/2017
Fuck news
di Marco Travaglio | 14 maggio 2017
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Venerdì, alla scoperta che Tiziano Renzi, sospettando di essere intercettato, raccontava in giro di aver saputo delle indagini Consip dal nostro Marco Lillo per nascondere le sue vere talpe, e poi ebbe pure la spudoratezza di ripeterlo a verbale davanti ai pm di Roma, ci siamo fatti una risata. Ecco da chi ha preso Matteo Pinocchio: dal babbo Geppetto. Poi ci siamo chiesti come possano i pm di Roma pretendere che il capitano Scafarto prendesse sul serio quella patacca e contestargli di non averla riferita. Il Noe aveva montagne di prove del fatto che babbo Renzi sapeva delle indagini dai primi di ottobre 2016, dunque è assolutamente normale che abbia ignorato la pista Lillo (che ebbe con Renzi sr. un breve scambio di sms un mese dopo, il 2 novembre, sull’inchiesta di Genova per il crac Chil Post).
Se, puta caso, il fantasioso vecchietto avesse detto che le indagini gliele aveva spifferate la Madonna di Medjugorje, il capitano avrebbe dovuto fare rapporto anche su quello? Abbiamo smesso di ridere quando ci siamo domandati: come daranno la notizia i giornali? Lillo era tranquillo: la bufala era troppo grossolana, e poi l’avevano chiamato i cronisti giudiziari di alcuni quotidiani (eccetto Corriere della Sera e Stampa), ai quali aveva mostrato il suo unico scambio di sms con Tiziano nell’autunno 2016, quello di novembre. Siccome tutti i colleghi, anche quelli che non si erano scomodati a verificare la notizia, hanno scritto e riscritto che il sindaco di Rignano Daniele Lorenzini situa a inizio ottobre la soffiata istituzionale a babbo Renzi, abbiamo pensato che nessuno avrebbe dato peso alla bufala.
Ma dei giornaloni, quelli che la menano contro le fake news altrui, non si riesce mai a pensare abbastanza male. Infatti, ecco il Corriere: “Le telefonate intercettate di Tiziano Renzi: omissioni e nuovi sospetti”. E il nuovo caso è questo: Scafarto attribuisce le fughe di notizie ai vari Lotti, Del Sette, Saltalamacchia e Vannoni (indagati sia a Napoli sia a Roma), ma “in realtà nelle telefonate intercettate è lo stesso Tiziano Renzi a raccontare di essere stato avvertito dell’inchiesta in corso ‘da un giornalista del Fatto Quotidiano’. I controlli sui tabulati confermano che effettivamente ci sono stati scambi di sms sin da novembre”. E Scafarto questa frase non la riporta, dunque gatta ci cova: vuoi vedere che Lotti, Del Sette, Saltalamacchia e Vannoni sono innocenti e il colpevole è Lillo? Sarebbe bastato chiamarlo, per conoscere il contenuto di quegli sms. E sarebbe bastato ricordare ciò che lo stesso Corriere ha scritto varie volte, e cioè che papà Renzi sapeva tutto da inizio ottobre, per smontare la baggianata.
Ma la nuova frontiera del giornalismo esclude categoricamente la verifica delle notizie: i fatti non devono disturbare le opinioni. Era già avvenuto quando Corriere, Repubblica e Messaggero tagliuzzarono un sms di Di Maio alla Raggi per fargli dire il contrario di ciò che aveva detto su Marra e dargli del bugiardo: se l’avessero chiamato per controllare, non avrebbero potuto dargli del bugiardo, perché quello avrebbe messo a loro disposizione l’sms integrale, come poi fece dimostrando che i bugiardi erano loro.
La Stampa non ha dubbi: “Tiziano Renzi seppe dell’inchiesta da un giornalista”. E il capitano Scafarto è certamente in malafede, perché “non vede cose evidenti, che erano sotto i suoi occhi”. Quali? Le “due conversazioni telefoniche” in cui babbo Renzi “aveva detto apertamente di aver avuto la notizia dal giornalista del Fatto Marco Lillo”. Certo, “potrebbe aver saputo dell’indagine anche da altre persone”. Ma va? C’è la testimonianza giurata di Lorenzini che parla del generale Saltalamacchia e racconta di averlo sentito parlare a inizio ottobre con Tiziano dell’inchiesta di Napoli nella famosa “braciolata” a Rignano: questo però La Stampa non lo ricorda, altrimenti le crollerebbe tutto l’articolo e non potrebbe scrivere che “sorge spontanea la domanda sul perché l’ufficiale non abbia riportato nell’informativa le telefonate in cui Renzi sosteneva di essere stato informato dal giornalista”. Una versione 2.0 della regola aurea del giornalismo “i fatti separati dalle opinioni”: via i primi per non smentire le seconde.
Il Messaggero, bontà sua, scrive che nemmeno i pm di Roma credono alla patacca su Lillo. Ma, per non perdere l’abitudine, piazza un’altra balla: la mancata annotazione della patacca su Lillo sarebbe uno degli “altri falsi” contestati al capitano. Invece l’unico falso finora accertato è il titolo del Messaggero: a Scafarto i pm non hanno contestato nuovi falsi oltre ai due del primo avviso di garanzia (lo scambio Romeo-Bocchino e la spia che non era una spia).
E così, mentre tentano di dimostrare che Scafarto sbagliò e omise in malafede, i giornaloni fanno di tutto per dimostrare che in malafede sono i loro errori e le loro omissioni, ribaltando e nascondendo elementi d’indagine che conoscono benissimo. Ma noi, a dispetto dell’evidenza, ci ostiniamo a credere che siano solo dei gran boccaloni. E, sperando che ci caschino, regaliamo loro altri due scoop mondiali, ovviamente occultati da Scafarto. Ricordate Marroni che fa bonificare gli uffici Consip dalle microspie del Noe? Marroni non fu avvertito dal suo presidente Ferrara, a sua volta avvisato dal generale Del Sette: la talpa era Ferruccio de Bortoli che ora, per confondere le acque, tira dentro al caso Etruria quella santa donna della Boschi. Ricordate i due pizzini recuperati dal Noe nella spazzatura del gruppo Romeo con su scritto “30 mila euro al mese a T. e 5 mila ogni due mesi a C.R.”? Non li ha scritti Alfredo Romeo: sono stato io, nascosto in un cassonetto. Cari colleghi, già pregustiamo i vostri titoli di dopodomani: non deludeteci.
di Marco Travaglio | 14 maggio 2017
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Re: Diario della caduta di un regime.
UncleTom ha scritto:
Ieri sera, dalle 21,32, in poi era vietato postare notizie.(Vedi emoticons 21,32 – 21,33 – 21, 38)
La notizia era questa:
SALDI DI FINE STAGIONE
Lega, Salvini vince le primarie
Ma Bossi: 'Con lui Lega finita'
Il popolo leghista sceglie il segretario. Salvini trionfa con l'82,7% dei voti. Ma Bossi lo attacca: "Valuterò se andarmene"
di Sergio Rame
57 minuti fa
773
Con Salvini i rapporti con il Cav Faraone che guida Farsa Italia, saranno difficili. Lui. Il vecchio Umbertino era stato più domestico in passato.
Il Cav Faraone lo aveva tolto dagli impicci cacciando la “grana” per salvarlo dal fallimento del Banco di Lodi, e lui gli è stato riconoscente a vita.
Il Cav Faraone ha bisogno ancora adesso una Lega domestica per tenere unito il centrodestra.
Ma il giovane cavallo non vuole sentire ragione delle briglie al collo.
Vuole comandare lui.
E quindi le bischerate che tutte e tre le formazioni, Pidocchi, Grillini e CD, se la stanno giocando alla pari, sono solo fantasie degli STRUMPTRUPPEN.
ALLE 03,48 E' RIDIVENTATO ACCESSIBILE-
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Re: Diario della caduta di un regime.
UncleTom ha scritto:UncleTom ha scritto:
Ieri sera, dalle 21,32, in poi era vietato postare notizie.(Vedi emoticons 21,32 – 21,33 – 21, 38)
La notizia era questa:
SALDI DI FINE STAGIONE
Lega, Salvini vince le primarie
Ma Bossi: 'Con lui Lega finita'
Il popolo leghista sceglie il segretario. Salvini trionfa con l'82,7% dei voti. Ma Bossi lo attacca: "Valuterò se andarmene"
di Sergio Rame
57 minuti fa
773
Con Salvini i rapporti con il Cav Faraone che guida Farsa Italia, saranno difficili. Lui, Il vecchio Umbertino era stato più domestico in passato.
Il Cav Faraone lo aveva tolto dagli impicci cacciando la “grana” per salvarlo dal fallimento del Banco di Lodi, e lui gli è stato riconoscente a vita.
Il Cav Faraone ha bisogno ancora adesso una Lega domestica per tenere unito il centrodestra.
Ma il giovane cavallo non vuole sentire ragione delle briglie al collo.
Vuole comandare lui.
E quindi le bischerate che tutte e tre le formazioni, Pidocchi, Grillini e CD, se la stanno giocando alla pari, sono solo fantasie degli STRUMPTRUPPEN.
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Re: Diario della caduta di un regime.
"Il giorno della Civetta" di Sciascia è sempre attuale, cambiano i Partiti, i Prefetti, i Questori, i Papi, il Presidente del Consiglio ma la MAFIA è sempre la MAFIA (una montagna di merda)
https://it.wikipedia.org/wiki/Il_giorno_della_civetta
da www.repubblica.it
'Ndrangheta, assalto ai fondi Ue e all'affare migranti; 68 arresti. Coinvolti un sacerdote e il capo della Misericordia
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«Non si discute per aver ragione, ma per capire» (Peanuts)
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Re: Diario della caduta di un regime.
19 minuti fa
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Il Senatùr sbatte la porta
"È la fine del Carroccio"
Paolo Bracalini
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Re: Diario della caduta di un regime.
UncleTom ha scritto:19 minuti fa
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"È la fine del Carroccio"
Paolo Bracalini
Il Senatùr sbatte la porta: "È la fine del Carroccio"
L'ex leader duro con la linea di Matteo: «Non ha un programma, ora valuterò se andarmene»
Paolo Bracalini - Lun, 15/05/2017 - 11:40
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Milano Umberto Bossi non vedeva l'ora di un congresso federale che mettesse in discussione la leadership di Salvini, a cui non le ha mai mandate a dire.
E visto che è stato accontentato, il fondatore del Carroccio, dopo aver votato per Fava, va giù ancora più pesante del solito: «Salvini è la brutta copia di Renzi, anche per lui prima il mio culo. Se vince lui la Lega è finita».
Bossi, e lei allora che fa?
«Valuterò la situazione. Ci sono migliaia di fuoriusciti dalla Lega, espulsi, che hanno messo assieme un partito a Milano. È abbastanza grande, sono in migliaia. Io potrei valutare la situazione, certo non lascerò che la richiesta di libertà del Nord finisca nel nulla. Sappiamo che la questione settentrionale alla fine vincerà, è una causa che va servita fino alla fine».
Un'altra Lega indipendentista?
«Stanno attorno a Bernardelli adesso, il proprietario dell'Hotel Cavalieri (Roberto Bernardelli, imprenditore, ex consigliere comunale, regionale e deputato della Lega, ndr). Gente che non è disposta ad abbandonare gli ideali per una sedia e per un posto».
Salvini ha fatto crescere la Lega però.
«Non è vero, è calata, io pigliavo 4 milioni di voti, ad ogni elezione il minimo era 4 milioni. I suoi sono sondaggi, i voti sono molti meno».
Il segretario non vuole tornare alla Lega partitino al servizio di altri, intesi come Berlusconi.
«Stupidaggini, non sa quello che dice. Lui pensa di guadagnare consensi sull'immigrazione, ma non ha capito niente».
Non è un problema l'immigrazione?
«Non è come pensa lui. Io ho cercato di capire il suo programma, secondo me non ne ha uno. Comunque mi ha risposto: io vado al Sud, parlo un po' di immigrazione e mi danno milioni di voti. Gli ho fatto notare che al Sud non frega niente degli immigrati, perché sbarcano lì ma poi vengono qui al Nord. Il problema del Sud è sempre lo stesso, lo sviluppo industriale che è stato mancato, e quindi i soldi che servono per lo sviluppo. Ma ormai il Nord non li può più dare, non è più come in passato. Il Nord si è impoverito con la crisi, non ha più una lira da regalare. E in più ha anche il problema dell'immigrazione. Perciò la strategia di parlare di immigrazione al Sud è completamente sbagliata».
Quindi va a sbattere?
«Sì, per forza. L'anno scorso c'è stato il record di fallimenti delle aziende. Mentre Renzi parlava di posti di lavoro, sono fallite 100mila aziende, quasi tutte al Nord».
Non è colpa dell'euro?
«No, l'euro non è nato per sviluppare l'economia. È nato, e l'Italia aveva partecipato spinta dal governatore della Banca d'Italia Guido Carli, perché l'Europa sapesse mettere freno alle spese pazze dei vari governi italiani, una disciplina di bilancio pubblico».
Quindi anche la battaglia contro l'euro e la Ue è sbagliata?
«Certo, senza l'Europa il fallimento dell'Italia arriverebbe prima. L'Europa l'ha voluta soprattutto l'Italia. Se non ci fosse l'Europa a frenare, Roma prima di fallire si mangia il Nord. Carli aveva una visione sul futuro molto più lunga di Salvini».
Meglio allearsi con Berlusconi o con la Le Pen?
«Eh, Berlusconi. Anche lui vuole l'Europa come potere esterno. Non si unirebbe mai con Salvini nella guerra contro l'Europa. Quelli della Le Pen sono fascisti, sono stati fascisti non all'acqua di rose. Questi andavano a scoperchiare le tombe degli ebrei nei cimiteri. Io vengo da una famiglia antifascista. Mia nonna i fascisti l'hanno anche torturata».
Si aspettava più o meno voti per Salvini alle primarie?
«Queste elezioni sono falsate dal fatto che hanno buttato fuori un sacco di persone dalla Lega. C'era Fava, si è presentato lui, quello che c'era abbiamo preso, abbiamo fatto di necessità virtù. Bisogna vedere cosa succede nel consiglio federale. L'altra volta hanno fatto fuori soprattutto i membri del consiglio federale, così le scelte le faceva solo Salvini. Una cosa che non era mai successa nella Lega».
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Re: Diario della caduta di un regime.
lucfig ha scritto:"Il giorno della Civetta" di Sciascia è sempre attuale, cambiano i Partiti, i Prefetti, i Questori, i Papi, il Presidente del Consiglio ma la MAFIA è sempre la MAFIA (una montagna di merda)
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'Ndrangheta, assalto ai fondi Ue e all'affare migranti; 68 arresti. Coinvolti un sacerdote e il capo della Misericordia
Dal il
Ndrangheta, 68 fermi a Crotone. A clan Arena 32 milioni dei 100 stanziati per il Cara: “Ai migranti cibo che si dà ai maiali”
Ndrangheta, 68 fermi a Crotone. A clan Arena 32 milioni dei 100 stanziati per il Cara: “Ai migranti cibo che si dà ai maiali”
Mafie
Gli indagati sono accusati di associazione mafiosa, estorsione, porto e detenzione illegale di armi, intestazione fittizia di beni, malversazione ai danni dello Stato, truffa aggravata, frode in pubbliche forniture e altri reati di natura fiscale, tutti aggravati dalla modalità mafiose. Fermati anche il governatore della Misericordie Leonardo Sacco e don Edoardo Scordio, parroco della chiesa di Maria Assunta di Isola Capo Rizzuto
di Lucio Musolino | 15 maggio 2017
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1,1 mila
Più informazioni su: 'ndrangheta, Migranti
I soldi per i migranti andavano alla ‘ndrangheta. Su 100 milioni di euro stanziati negli ultimi 10 anni, la Direzione distrettuale antimafia di Catanzaro, guidata dal procuratore Nicola Gratteri, ne ha contati almeno 32 che sono finiti nella “bacinella” della cosca Arena. È questo il numero più importante della maxi-operazione “Jonny” che stamattina ha portato all’arresto di 68 persone tra cui il governatore della Misericordie Leonardo Sacco e don Edoardo Scordio, parroco della chiesa di Maria Assunta di Isola Capo Rizzuto.
Sono loro, secondo gli investigatori della polizia, dei carabinieri e della guardia di finanza, i veri promotori dell’organizzazione criminale che faceva capo al clan Arena. Grazie alle convenzioni stipulate con il ministero dell’Interno, la Misericordia in un solo anno, nel 2009, si è accaparrata 6 dei 13 milioni di euro per la gestione dei centri di accoglienza. Attraverso la Misericordia e Sacco, infatti, la cosca Arena, era riuscita ad aggiudicarsi gli appalti indetti dalla prefettura di Crotone per le forniture dei servizi di ristorazione al centro di accoglienza di Isola Capo Rizzuto e di Lampedusa. Appalti che venivano affidati a imprese appositamente costituite dagli Arena e da altre famiglie di ‘ndrangheta per spartirsi i fondi destinati all’accoglienza dei migranti.
Secondo la Dda, la spartizione dei milioni di euro era “semplice”: Sacco prendeva l’appalto con la Misericordia che è una onlus e concedeva in subappalto i servizi ad altre società con scopo di lucro riconducibili agli Arena che di fatto gestivano la mensa. “Leonardo Sacco – è scritto nel provvedimento di fermo – da circa 15 anni ha gestito, quale responsabile della Misericordia di Isola di Capo Rizzuto, il centro di accoglienza di Isola di Capo Rizzuto, nelle sue diverse articolazioni, in modo tale da distrarre, in favore delle diverse famiglie che compongono la criminalità organizzata isolitana, cospicue somme di denaro. Egli ha selezionato i subappaltatori del servizio mensa anche fra intranei al sodalizio isolitano. Ci si riferisce, evidentemente, ai cugini Antonio Poerio e Fernando Poerio, ad Angelo Muraca, i quali, con danaro della consorteria, hanno allestito imprese di ristorazione che, si ribadisce, hanno somministrato i pasti per i rifugiati”.
È proprio del cibo riservato agli ospiti del centro ha parlato in conferenza stampa Gratteri. “Indagando sulla famiglia Arena – ha detto il magistrato – siamo arrivati all’interno del Cara di Isola Capo Rizzuto. All’interno sono successe cose veramente tristi: un giorno sono arrivati 250 pasti per 500 migranti. Ebbene 250 persone hanno mangiato il giorno dopo. Non solo era poco, ma solitamente era un cibo che si dà ai maiali. Questi si arricchiscono sulle spalle dei migranti. Questa è un’indagine che abbraccia quasi 10 anni di malaffare all’interno del Cara gestito in modo mafioso dalla famiglia Arena”. “Il Centro di accoglienza e la Misericordia sono il bancomat della ‘ndrangheta”, ha detto invece il generale Giuseppe Governale, comandante del Ros dei carabinieri, secondo il quale è stata la cosca Arena a scegliere i suoi uomini: “E tra questi ci sono Sacco e il prete Scordio”.
Un’altra figura importante nell’indagine, infatti, è proprio quella del prete, don Edoardo Scordio che “riceve, senza alcun titolo, cospicue erogazioni di danaro dalla Misericordia. Solo per ricordare, fra le erogazioni più ingiustificate, basti fare riferimento ad una serie di note di debito, emesse dalla Parrocchia Maria Assunta ad Nives, cioè da Don Edoardo Scordio, e pagate da Misericordia fino alla concorrenza di 132.665 euro, per non meglio chiarita assistenza spirituale”.
00:23
Tra gli indagati anche il sindaco di Isola Capo Rizzuto, Gianluca Bruno, che stamattina ha subito una perquisizione. A lui si era rivolto l’indagato Antonio Poerio per lamentarsi degli sprechi commessi dal prete Scordio: “In sostanza Poerio – è scritto nel fermo – richiedeva a Bruno Gianluca un intervento per allontanare il sacerdote da Isola di Capo Rizzuto. Bruno Gianluca lo riteneva inopportuno dicendo testualmente ‘vedi che se se ne va lui….che te lo dico io….ci ripuliscono tutti’. Poerio Fernando (altro indagato, ndr) era d’accordo perché temeva che il prete li accusasse: “che lui poi se la canta”. Bruno soggiungeva che era difficile trovare un adeguato sostituto di don Edoardo”.
In nome del business dei migranti, c’è stata anche la pace tra le due principali cosche del territorio: quella dei Grande Aracri e degli Arena, protagoniste in passato di una faida in cui i killer dei clan hanno utilizzato anche bazooka e kalashnikov. L’inchiesta ha fatto luce anche sul giro di scommesse in tutto il crotonese, gestito dagli indagati che avevano una “posizione dominante” nel settore della raccolta delle scommesse online e del noleggio degli apparecchi da intrattenimento. Le indagini delle fiamme gialle hanno consentito alla Dda di accertare che la società bookmaker Centurion Bet, in mano agli Arena, era presente in Italia con oltre 500 agenzie e aveva ramificazioni in tutto il mondo.
Proprio questa società avrebbe messo a disposizione i propri circuiti di gioco online alla società Kroton Games di Crotone. Espressione della cosca Arena, La Croton Game ha così incrementato i suoi volumi di fatturato, sottratti al fisco, per decine di milioni di euro.
Oltre agli arresti, sono stati sequestrati beni per 84 milioni di euro. I sigilli sono stati applicati all’intero patrimonio immobiliare riconducibile alla Fraternità di Misericordia di Isola di Capo Rizzuto, costituito da un convento di 1700 mq, successivamente ristrutturato ed adibito a poliambulatorio, dal teatro Astorino e da diversi immobili, alcuni dei quali acquistati dallo stesso Sacco da soggetti organici alla cosca Arena, per salvaguardarli da possibili sequestri. La Dda, inoltre, ha sequestrato la squadra di calcio di Isola Capo Rizzuto di cui Sacco era il presidente.
Dopo l’operazione di oggi è intervenuta la confederazione nazionale delle Misericordie d’Italia. “Abbiamo appreso con forte preoccupazione del fermo di don Edoardo Scordio e di Leonardo Sacco, rispettivamente correttore e governatore della Misericordia di Isola Capo Rizzuto. Otto secoli di storia non vengono cancellati da fatti, seppure presunti, così gravi e pesanti. Continueremo a dare le risposte ai cittadini e alla popolazione più debole, dando continuità ai servizi svolti dalla Misericordia non facendo mancare la risposta ai bisogni di assistenza e di carità”.
“Confermiamo la nostra totale fiducia nell’operato dell’autorità giudiziaria – è scritto sempre nella nota – auspicando una rapida conclusione delle indagini. Annunciamo già da adesso il commissariamento della Misericordia di Isola Capo Rizzuto e della Federazione Regionale Calabrese. Peraltro la gestione del centro di Isola Capo Rizzuto è da tempo affidata al consorzio ‘Opere di Misericordia’, con sede a Firenze, che continuerà i propri compiti nell’interesse degli ospiti secondo i principi che ci contraddistinguono”.
LE MANI DI NCD SUL BUSINESS DELL’ACCOGLIENZA: LEGGI IL CAPITOLO DEDICATO A CROTONE DELL’INCHIESTA DEL FATTO.IT
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