Diario della caduta di un regime.

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L’ITALIA CHE SI SQUAGLIA


....MACEDONIA DI BUNGA-BUNGA....



"Centrodestra mai con Renzi:
divisi al voto, uniti al governo"

"Forza Italia cambierà molti volti, ma chi è stato bravo e leale non deve temere. Con Lega e Fdi insieme dopo il voto"
di Alessandro Sallusti
2 ore fa
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"Centrodestra mai con Renzi: divisi alle urne, uniti al governo"

"Forza Italia cambierà molti volti, ma chi è stato bravo e leale non deve temere. Con Lega e Fdi insieme dopo il voto"
Alessandro Sallusti - Dom, 04/06/2017 - 15:42
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Tra sette giorni si vota per le amministrative, tra pochi mesi è possibile per le politiche. E c'è chi scommette che stia per terminare la traversata nel deserto che Forza Italia ha dovuto affrontare il 16 novembre 2011, quando l'ultimo governo Berlusconi fu costretto alle dimissioni in modo oggi sappiamo truffaldino. Sono diversi i tempi, le forze e gli uomini in campo, ma la centralità sulla scena politica sembra a portata di mano.

La svolta è stata la trattativa con Matteo Renzi sulla legge elettorale. Presidente Berlusconi, quali sono i paletti di questa trattativa?
«Siamo l'unica forza politica a non aver mai cambiato idea in materia di legge elettorale. In un quadro politico frammentato, siamo convinti che un sistema a base proporzionale sia l'unico in grado di rappresentare correttamente il voto dei cittadini nelle istituzioni. Alla percentuale dei voti (ad esempio 20%) di un partito corrisponde la stessa esatta percentuale di parlamentari (20%). Il sistema tedesco si adatta perfettamente a questo, assicurando un rapporto diretto fra elettori ed eletti ed evitando il pessimo sistema delle preferenze, fonte di clientelismo e di corruzione. Questo è il nostro limite e la nostra condizione».
Nelle ultime ore c'è stata qualche fibrillazione. Pensa che andrà tutto liscio?
«Se si rimane al sistema tedesco applicato nel modo più simile possibile all'originale da parte nostra non vi saranno ostacoli, anzi faremo la nostra parte perché la legge elettorale vada in porto il più presto possibile».
Se si andasse a votare in settembre, campagna elettorale di fatto in piena estate. È un inedito. Svantaggi e, se ce ne sono, vantaggi.
«Gli svantaggi saranno solo per i candidati, che dovranno sacrificare le ferie, e non è detto che questo sia un male. Da parte mia sono abituato a lavorare dodici mesi all'anno e mi impegnerò a fondo in una sfida elettorale che considero fondamentale per la nostra democrazia. Il principale vantaggio è quello di consentire finalmente agli italiani, al più presto, di scegliere da chi vogliono essere governati. Sa quando è successo questo l'ultima volta?».
Ricordo, molto tempo fa.
«Nel 2008. Dopo quella nostra straordinaria e senza precedenti vittoria elettorale si sono succeduti quattro governi e quattro presidenti del Consiglio che gli elettori non hanno mai votato. È davvero tempo che questo finisca il prima possibile. A tutto vantaggio anche dell'autorevolezza del nuovo esecutivo che ci auguriamo e vogliamo sia di centrodestra».
Che campagna elettorale ha in mente?
«Una campagna molto semplice. Dire la verità ai cittadini. Raccontare loro quello che abbiamo fatto noi e quello che ha fatto chi ci ha allontanato dal governo in quel tragico novembre del 2011 con un colpo di Stato, il quarto dei cinque che hanno massacrato la nostra democrazia dal 1993 ad oggi. Dobbiamo ricordare qual era il tasso di disoccupazione quando noi abbiamo lasciato il governo, qual era la situazione degli sbarchi di clandestini, qual era il livello di sicurezza percepita. Ricordare chi ha realizzato l'alta velocità, accorciando l'Italia, chi ha dimezzato i morti sulle strade con la patente a punti, chi ha dimezzato le morti per tumore ai polmoni con la legge sul fumo, chi ha restituito un anno di vita ai ragazzi abolendo la leva obbligatoria, chi ha abrogato la tassa sulla prima casa e l'imposta sulle donazioni e sulle successioni, poi reintrodotta dalla sinistra».
E per il futuro?
«Meno tasse, abolendo quelle sulla casa, sull'auto, su successioni e donazioni. Meno Stato, meno burocrazia, più sviluppo, più lavoro, più sicurezza per tutti, più aiuti a chi ha bisogno, più garanzie per ciascuno con la riforma della giustizia: l'equazione liberale dello sviluppo, insomma. Ma la vera novità sarà un'altra».
Quale?
«I volti e i nomi dei nostri candidati, la loro esperienza e competenza come garanzia per la loro capacità di realizzare i nostri progetti. Non politici di professione, non mestieranti della politica, ma protagonisti della società civile che abbiano dimostrato - nella vita lavorativa, nelle professioni, nell'impresa, nel mondo della cultura o del volontariato la loro assoluta onestà, la loro capacità di raggiungere gli obiettivi che si sono dati, la loro generosità nel dedicarsi agli altri. Le nostre idee cammineranno sulle gambe delle donne e degli uomini che porteremo in Parlamento, e questa sarà la migliore garanzia».
E quale sarà il criterio per scegliere la «quota» degli uscenti?
«Sui nuovi stiamo lavorando attivamente all'individuazione dei protagonisti della trincea del lavoro, attraverso contatti continui con le categorie e le associazioni professionali e incontrando il meglio che Forza Italia esprime sul territorio: sindaci, consiglieri comunali, consiglieri circoscrizionali, consiglieri regionali, militanti con un forte raccordo con l'opinione pubblica locale. Per quanto riguarda gli uscenti, abbiamo posti sufficienti a ricandidare tutti, e ripeto tutti quelli che hanno ben meritato. I parlamentari che sono rimasti con noi, con lealtà e coerenza in questi anni difficili, meritano certamente la ricandidatura».
Esclude quindi che in extremis possa esserci un'unica, grande lista di centrodestra?
«Non ne vedo le condizioni, ma neppure l'utilità. Ho il massimo rispetto per la Lega Nord e per Fratelli d'Italia, sono nostri ottimi alleati in molte realtà territoriali e spero che lo saranno nel governo della nazione, ma sono forze politiche diverse da noi, per ruolo, per cultura, per linguaggio. Noi siamo un grande movimento orgogliosamente liberale, di ispirazione cristiana, che si richiama ai principi della grande famiglia della democrazia e della libertà in Europa, il Partito popolare europeo, di cui facciamo parte e nel cui ambito abbiamo espresso la massima carica parlamentare d'Europa, la presidenza del Parlamento europeo, affidata ad Antonio Tajani, mio storico collaboratore e uno dei cinque fondatori di Forza Italia».
Se si vota con un sostanziale «proporzionale» sarà la sua prima campagna elettorale senza al suo fianco gli alleati storici. Teme la loro concorrenza?
«Non temo nulla perché, da liberale, credo che la concorrenza faccia sempre bene. L'importante è che vi sia la comune consapevolezza, tra le forze politiche del centrodestra, che il nostro obbiettivo è vincere per governare insieme il Paese come abbiamo fatto dal '94 ad oggi in Italia, nelle Regioni e nei Comuni».
Lei pensa che un sistema «tedesco» possa funzionare visto che alle urne vanno gli italiani e non i tedeschi?
«Italia e Germania hanno una cosa in comune: sono due Paesi usciti distrutti dalla guerra, ma che in pochi anni si sono riaffacciati da protagonisti al tavolo dei Paesi più avanzati del mondo. Il problema è che il miracolo italiano realizzato con il sistema proporzionale si è fermato alla fine degli anni '50, quando hanno cominciato a prevalere criteri statalistici di governo dell'economia. Il miracolo tedesco è continuato fino ad oggi, passando attraverso un'impresa colossale, anche dal punto di vista economico, come la riunificazione nazionale avvenuta con la solidarietà attiva di tutta l'Europa e di questo la Germania si dovrebbe ricordare sempre».
E ciò non accade?
«Ho sincera ammirazione per la Germania, per i governi che vi si sono succeduti e per il popolo tedesco, però devo dire che gli italiani, quando sono posti nelle condizioni di farlo, sono in grado di fare come e più dei tedeschi. Sono convinto che l'adozione dello stesso sistema elettorale e magari, quando sarà possibile nella prossima legislatura, anche quella di alcune loro riforme costituzionali come la sfiducia costruttiva o il cancellierato forte, siano delle ottime scelte. Una legge elettorale come quella tedesca ha il significato di una grande riforma in chiave europea».
L'ha stupita il «sì» di Grillo alla vostra proposta?
«Vuole essere della partita sulla legge elettorale. È legittimo, le regole riguardano tutti e una legge elettorale condivisa è garanzia di democrazia. Spero che non ci siano ripensamenti. Staremo a vedere, ovviamente decideremo insieme con la massima condivisione possibile».
Senza «cespugli», come pensa sarà possibile formare maggioranze omogenee il giorno dopo i risultati?
«È proprio la frammentazione quella che ha costretto tutti i governi del passato a coalizioni fragili ed esposte al ricatto delle formazioni minori. Ora tutto sarà più semplice, più chiaro, e ciò che conta maggiormente più trasparente agli occhi dei cittadini, che potranno valutare chi governa per i suoi meriti o le sue colpe oggettive».
Esclude a priori l'ipotesi di «grande coalizione»?
«Sì, noi puntiamo a vincere con il centrodestra. La cosiddetta grande coalizione d'altronde nel sistema tedesco è un'eccezione. In quasi settant'anni, solo per dieci anni la Germania è stata guidata da governi di grande coalizione. Per il resto vi è stato un bipolarismo compiuto e maturo».
Andare al voto senza manovra di stabilità è pericoloso?
«L'Italia ha un governo in carica che rimarrà fino a quando non ce ne sarà uno nuovo. Il governo Gentiloni può benissimo impostare una manovra economica, anzi credo lo debba fare, e chi verrà dopo, se necessario, applicherà dei correttivi, ma senza stravolgerla. Si chiama continuità istituzionale, è la norma nelle democrazie mature».
Un'eredità impegnativa per chi verrà.
«No, quando avremo vinto, faremo delle riforme strutturali per il rilancio dell'economia con la drastica riduzione della pressione fiscale su famiglie e imprese, per risolvere i problemi della povertà, dell'immigrazione, della sicurezza per garantire ai cittadini una vera giustizia, per porre fine all'oppressione fiscale, all'oppressione burocratica, all'oppressione giudiziaria».
Aspettando la sentenza europea che la riguarda, lei è ineleggibile. Questo sarà un limite prima e dopo il voto?
«Trovo oggettivamente molto grave andare a votare senza che mi sia stata restituita l'onorabilità, alla quale ho diritto, e la possibilità di essere in campo anche come candidato. Ho sperato fino all'ultimo che la Corte europea sanasse finalmente, dopo tre anni e mezzo, questo vulnus che non riguarda un singolo cittadino e sarebbe comunque molto grave ma riguarda la vita democratica di un grande Paese europeo».
Oggi non ci spera più?
«Sono molto amareggiato dal fatto che non stia andando così. Forza Italia subisce una grave ingiustizia. Tuttavia non tenteremo di rinviare la data dalle elezioni per aspettare Strasburgo, anche se avremmo tutta la convenienza a farlo. È più importante che gli italiani abbiano finalmente la parola per decidere il loro futuro con una legge elettorale giusta e condivisa. Per questo ovviamente se le cose non cambieranno sulla legge elettorale - non ci metteremo in alcun modo di traverso sulla data delle elezioni, fermo restando ovviamente il potere esclusivo del capo dello Stato di sciogliere le Camere. Continuo però ad augurarmi che la Corte di Strasburgo decida prima della data delle elezioni per restituirmi insieme all'onore anche l'eleggibilità. In ogni caso, io sono e sarò in campo».
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L’ITALIA CHE SI SQUAGLIA



Dal Il Fatto Quotidiano.it


In Edicola

In Edicola sul Fatto
Quotidiano del 5 giugno:
Prodi a Bersani: “Errore
andarsene”. E a Grillo: “Scelga
tra destra e sinistra





Caro Romano,

non voglio nemmeno pensare che tu sia agli ordini della Cupola massonico – finanziaria che governa l’Occidente.

Ma oramai sei fuori tempo.

Non ti sei accorto che il PD con Pinocchio Mussoloni è diventato un partito di destra già tre anni fa.

E per uno che fa politica questo è grave. Molto grave.
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..LA LEZIONE DI TORINO..

ULTIME NEWS


La verità sulla notte di Torino nelle mani del comandante dei vigili
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AgiNews

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Bisogna aspettare ancora qualche ora per sapere (forse) la verità sulla drammatica notte di Torino quando, a causa del panico e del conseguente fuggi-fuggi, sono rimaste ferite oltre 1.500 persone a Piazza San Carlo. In consiglio comunale, infatti, il Comandante dei vigili, Ivo Berti, presenterà una relazione in merito alle attività svolte sul campo e riferirà degli esiti in aula.


Ipotesi in campo: bravata o incidente


Forse si è trattato solo di una bravata che è costata carissima e che apre interrogativi inquietanti in vista dell'estate e delle tante manifestazioni affollate che si succederanno nelle varie città. O forse è stato solo un incidente: un rumore forte per una transenna caduta o un petardo. Non è ancora stato chiarito se il caos a Piazza San Carlo sabato sera durante la finale di Champions League Real-Juventus sia nato dal gesto di uno sconsiderato (principale indiziato era un ragazzo a torso nudo e con uno zainetto a tracolla) che avrebbe spaventato i vicini (che lo hanno preso per un kamikaze) scatenando l'infernale fuga che ha provocato il ferimento di oltre 1.500 persone, di cui tre gravi e tra questi un bambino di sette anni ricoverato all'ospedale "Regina Margherita". Secondo quanto scrive Il Corriere della Sera, "gli inquirenti hanno individuato e interrogato alcuni ragazzi. Il giornale aveva anche parlato di fonti interne alla Questura che avrebbero fatto filtrare che due di loro avrebbero anche iniziato ad ammettere di aver commesso una 'bravata' ma ancora non c’è una conferma da parte dei pm".
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..LA LEZIONE DI TORINO..





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Torino, procuratore Spataro: “Per ora né indagati né ipotesi di reato”. Al vaglio anche gli atti amministrativi

Cronaca


Il procuratore capo smentisce che vi siano persone ufficialmente coinvolte nell'inchiesta: "Ricostruire prima la dinamica dei fatti". Nel pomeriggio la sindaca riferisce in consiglio comunale sulla gestione dell'evento. Per il questore Sanna, l'ordinanza anti-vetro sarebbe stata "incostituzionale". In lieve miglioramento le condizioni del bambino ferito: i medici proveranno a svegliarlo



di F. Q. | 5 giugno 2017

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Più informazioni su: Champions League, finale di Champions, Juventus, Procura di Torino, Torino


“Allo stato attuale non ci sono né indagati né ipotesi di reato”. È il punto provvisorio fatto dal procuratore di Torino, Armando Spataro, in merito all’indagine sui fatti di piazza San Carlo, dove sabato sera a pochi minuti dalla fine della partita di Champions League tra Juve e Real Madrid due ondate di panico hanno provocato oltre 1500 feriti, di cui tre in condizioni gravi. “Prima di tutto è necessario ricostruire la dinamica precisa dei fatti”, ha aggiunto Spataro a margine della cerimonia per la festa dei Carabinieri, smentendo le voci circolate nella serata di domenica secondo cui i due ragazzi ripresi in diversi video al momento della psicosi collettiva avrebbero ammesso le loro responsabilità. In particolare voleva tranquillizzare la folla il giovane a torso nudo, lo zainetto sulle spalle, ascoltato dagli investigatori, e poi completamente scagionato, per i fatti di piazza Castello. Il goffo tentativo ripreso dalle telecamere aveva fatto pensare potesse essere stato lui a scatenare il panico. La visione integrale del filmato da parte degli inquirenti e l’interrogatorio, hanno appurato ben altra realtà. Il giovane, sempre secondo quanto si apprende da fonti investigative, era ubriaco e si vede piangere nel video abbracciato a un paio di amici.


Nel pomeriggio è previsto un vertice in Procura per fare il punto sull’inchiesta. Anche l’iter amministrativo, con le relative autorizzazioni per la festa e le relative ordinanze, è al vaglio. I magistrati, secondo quanto appreso, stanno infatti raccogliendo tutti gli atti relativi alla proiezione della finale di Champions sul maxi schermo. Proseguono in Questura gli accertamenti. Gli agenti della Digos stanno continuando ad ascoltare i testimoni – tra cui alcuni operatori media – del panico che si è scatenato. Tanti i giovani, la maglia bianconera ancora addosso, che raccontano il loro lungo weekend a Torino e denunciano lo smarrimento di effetti personali.

Monta, intanto, la polemica sulla gestione dell’evento. Oggi la sindaca Chiara Appendino riferirà in consiglio comunale, mentre in merito alle polemiche sulla presenza delle bottiglie di vetro ha parlato il questore Angelo Sanna: “L’ordinanza anti-vetro? Come sapete, è stata dichiarata incostituzionale“. Sul tema “abbiamo fatto molto di più – ha aggiunto il questore a margine della cerimonia per la festa dei carabinieri – di quanto fatto in precedenza, compreso in occasione della precedente partita di Champions League con il Barcellona. Ora stiamo rielaborando tutta la situazione, in particolare per comprendere i motivi di questa tragedia, che definisco così per l’alto numero dei feriti. Seguiamo da vicino la situazione dei più gravi”.

Le condizioni di Kelvin, il bambino di sette anni ricoverato all’ospedale Regina Margherita sono “in lieve miglioramento”. I medici del reparto di rianimazione proveranno in giornata a risvegliarlo. Sono invece stabili, pur nella loro gravità, le condizioni delle due donne ricoverate alle Molinette. Ancora ricoverata al Cto una ragazza con trauma toracico, una frattura del bacino, e due pazienti con lesioni alle mani che sono stati operati ieri. Tutti gli altri pazienti ricoverati fino a ieri al Cto sono stati invece dimessi. Resta in prognosi riservata il paziente ricoverato al Mauriziano. Le sue condizioni, riferiscono i sanitari, sono però in miglioramento.
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Torino, il racconto dell’isteria in piazza: ‘È guerra. Ho sentito Allah Akbar. C’era un camion’. Prefetto: ‘Panico ingovernabile’

Cronaca

La dinamica dell'accaduto nella ricostruzione del prefetto e nei racconti di chi c'era. Qualche testimone dice di aver sentito urlare "bomba", ragione per cui alcuni tifosi in fuga pensavano al peggio: "Queste prime spinte aumentato ancora di più la paura e provocando una seconda ondata di persone". La procura apre un'inchiesta. Oltre 1.500 persone medicate, 3 feriti gravi

di Andrea Giambartolomei | 4 giugno 2017

commenti (233)
 1,6 mila


Più informazioni su: Juventus, Torino


A notte inoltrata un Vigile del fuoco in servizio in piazza San Carlo a Torino racconta che in tanti anni di servizio non ha mai assistito a scene così: “Soltanto da ragazzo, nel 1989 a Venezia per il concerto dei Pink Floyd, ho visto una situazione di panico così quando la polizia ha caricato gli spettatori”. Ieri sera una marea di ragazzini, giovani e adulti si sono messi a correre in maniera disperata, molti di loro in lacrime e sotto shock. Senza scarpe, perse durante la calca e la fuga, con ferite sanguinanti e lividi sulle gambe, disperati per aver perso gli amici e i telefonini utili a ritrovare le persone che fino a pochi secondi prima erano con loro o ad avvisare i parenti a casa. “Dobbiamo muoverci, siamo in guerra“, diceva un ragazzo temendo si fosse trattato di un attentato terroristico. Una paura che molti, nel caos di quei primi momenti, avevano: “Qualcuno mi ha detto di aver sentito urlare ‘Allah Akbar’ – raccontava più tardi un ragazzo toscano in un momento di calma -. Mi hanno anche detto che c’era un camion“. A molti tornavano in mente le immagini di Nizza, Berlino e quelle più recenti di Manchester.

VIDEO : 00:27
http://www.ilfattoquotidiano.it/2017/06 ... e/3634823/


Il terrorismo non c’entra nulla. Sembra una situazione più simile all’incidente dell’Heysel a Bruxelles, quando il 29 maggio 1985 39 tifosi sono morti nella calca dopo un il crollo di uno spalto durante la finale di Coppa dei campioni tra Juventus e Liverpool. Ieri invece è stata una miscela di panico e folla oceanica innescata dallo scoppio di un petardo e alimentata dal cedimento di una ringhiera, questa la prima ricostruzione fatta dalla polizia dopo aver visionato alcuni filmati. Ieri notte l’ipotesi descritta dagli investigatori al prefetto Renato Saccone e ad altri rappresentanti delle forze dell’ordine e dei soccorritori è quella di un grosso petardo fatto esplodere in una bottiglia (non una bomba carta, ma qualcosa di meno potente) nel mezzo della piazza, sul lato sinistro guardando il maxischermo. Tuttavia stamattina, al termine del comitato per l’ordine pubblico e la sicurezza, il questore Angelo Sanna ha affermato che “non ci sono elementi al momento per dire che sia stato provocato da un petardo, da uno scoppio o da altri rumori simili”. Per ora è certo che tutto è nato da quella parte della piazza, il salotto buono di Torino, quello coi caffè eleganti. Da lì il panico si è diffuso, le persone hanno cominciato a spingere verso i lati e le uscite agli angoli della piazza, buttando le transenne che delimitavano l’area. “Il panico è difficilmente governabile“, ha aggiunto il prefetto dopo il vertice. Qualche testimone racconta di aver sentito urlare “bomba”, ragione per cui alcuni tifosi in fuga pensavano al peggio. Queste prime spinte hanno provocato poi il cedimento della ringhiera all’ingresso di un parcheggio sotterraneo, sul lato destro della piazza, facendo cadere alcune persone per un paio di metri, aumentando ancora di più la paura e provocando una seconda ondata di persone. Sotto i portici della piazza la vetrina del negozio Paissa è stata distrutta e un’altra serranda e stata danneggiata.

I tifosi si sono feriti cadendo, sbattendo contro le transenne, oppure calpestati da altre persone. Molti tagli sono stati provocati dai frammenti di vetro di bottiglie rotte, bottiglie che non avrebbero dovuto essere lì. “I controlli antiterrorismo hanno funzionato benissimo”, ha invece affermato il prefetto. Durante la serata nei varchi di ingresso della piazza gli agenti della polizia e della municipale controllavano le borse e facevano buttare le bottiglie, ma è probabile che molte bottiglie siano state portate dai tifosi arrivati nel primo pomeriggio e, soprattutto, da alcuni venditori abusivi che, nonostante i carrelli con le bottiglie, sono riusciti a superare i controlli. Alla fine si contano 1527 persone “medicalizzate” di cui 1142 a Torino e le restanti negli ospedali limitrofi. Sono ricoverate in gravi condizioni tre persone, tra cui un bambino con trauma cranico e toracico. “Il nostro pensiero va alle persone che sono rimaste ferite e alle loro famiglie”, ha detto la sindaca Chiara Appendino prima di andare a trovare alcuni ricoverati in ospedale. Procurato allarme è l’ipotesi di reato nell’inchiesta aperta dalla procura di Torino per fare luce sulle cause e sulle eventuali responsabilità.
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Re: Diario della caduta di un regime.

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LA LEZIONE DI TORINO




Perché i fatti di Torino sono determinanti per fare il punto della situazione nel Bel Paese?

Perché al di là di quanto sarà accertato da Armando Spataro, quanto accaduto sabato sera stabilisce il livello di tensione presente in questo momento nello Stivalone, che non corrisponde per niente a quello che vuol far credere a tutti i costi il TROMBON SYSTEM.

Gli italiani in generale sono in tensione, ascoltando quanto sta succedendo in Europa.

Sostiene il giornalista del Fatto Quotidiano, Giambartolomei:

..una miscela di panico e folla oceanica innescata dallo scoppio di un petardo e alimentata dal cedimento di una ringhiera..


Come sempre i commenti degli italiani sul dopo sono numerosi e variegati.

Una corrente di pensiero spinge per definire inadeguato il luogo dove sono stati piazzati i maxischermi.

Meglio nello stadio della Juventus.


Già, ma oggi siamo di fronte alla possibilità che in qualsiasi assembramento, di piccole o di grandi dimensioni, se qualcuno si mette a gridare “Bomba” anche allo scoppio di un petardo, è inevitabile che si scateni il panico.

Per tornare indietro bisogna fermare la guerra del terrore.

Ma chi è in grado di fermarla????
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UncleTom ha scritto:L’ITALIA CHE SI SQUAGLIA



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Quotidiano del 5 giugno:
Prodi a Bersani: “Errore
andarsene”. E a Grillo: “Scelga
tra destra e sinistra





Caro Romano,

non voglio nemmeno pensare che tu sia agli ordini della Cupola massonico – finanziaria che governa l’Occidente.

Ma oramai sei fuori tempo.

Non ti sei accorto che il PD con Pinocchio Mussoloni è diventato un partito di destra già tre anni fa.

E per uno che fa politica questo è grave. Molto grave.
....PERCHE' GLI UOMINI SONO COSI' CONTRADDITORI?????



lunedì 05/06/2017



Prodi e le alleanze: “La mia tenda è vicina al Pd. Ma se arriva Berlusconi vado altrove”


Intervista al professore: “Renzi con il proporzionale inverte la rotta. In caso di alleanza post-elettorale con Forza Italia mi rimetterò in cammino. Grillo? I suoi spettacoli mi piacevano molto, ma governare è un'altra cosa”

Prodi e le alleanze: “La mia tenda è vicina al Pd. Ma se arriva Berlusconi vado altrove”

di Giampiero Calapà | 5 giugno 2017




| (18)
Attacco a Londra: “Da un lato è necessario difenderci con tutti gli strumenti possibili, dall’altro la vendita di armi in Arabia Saudita da parte di Trump è l’ultimo episodio che spinge ad aumentare il livello di tensione in Medio Oriente e rende più complicato il contrasto al terrorismo”. Nuova legge elettorale e possibile voto anticipato: “Vediamo come vanno le cose, l’Italia corre molti rischi”. Romano Prodi riflette con preoccupazione per la piega che stanno prendendo gli eventi sullo scacchiere internazionale, in casa nostra e nel “suo” Pd: “Ho detto che abito in una tenda vicino al partito, ma la tenda si può mettere nello zaino e rimettersi in cammino”.

Professore, un altro attacco insanguina l’Europa. Come ci possiamo difendere?
Aumentando le misure di sicurezza, ma soprattutto con più collaborazione fra le forze di polizia, i servizi e una maggiore condivisione dei rapporti informativi. Con un’Europa più unita. La sfida è difficile, perché la popolazione nella quale si possono annidare i terroristi è così vasta che non c’è la possibilità di una sicurezza totale. E poi serve una politica completamente diversa per il Medio Oriente, che attualmente non vedo.

Angela Merkel ha detto che non si può fidare di Trump. L’Europa cambia l’atteggiamento verso gli Stati Uniti?
Fa un certo effetto pensare che sia Trump a risvegliare il patriottismo europeo ma è così. La Merkel ha ragione, non c’è più l’America che ha come priorità il legame con l’Europa. In Trump gli aspetti di tensione con noi finora prevalgono sulla distensione. Siamo assediati da Ovest come da Est. Per fortuna qualche reazione sembra esserci. Adesso, però, deve trasformarsi in un cambiamento di strategia. Macron ha fatto la campagna su questa linea e deve andare avanti. Certo non mi sembra essere coerente con il suo europeismo l’ostilità all’acquisto della Stx France da parte di Fincantieri dopo che Parigi ha fatto shopping in tutti i settori dell’economia italiana.

La Cina comunista appare il faro del progressismo: lei aveva previsto qualcosa…
Non potevo prevedere che in Usa arrivasse un presidente che è contro il libero mercato e contro l’ambiente. Quanto all’atteggiamento cinese, Xi Jinping si è fatto apostolo del libero mercato proprio per smarcarsi dagli americani. Il cambiamento della Cina riguardo all’ambiente deriva dal fatto che la situazione stava degenerando a tal punto da divenire anche un rischio politico. Anche i sistemi più piramidali si rendono conto che il popolo reagisce quando è in gioco la salute di tutti.

Il suo nuovo libro – Il piano inclinato (il Mulino) – è un manifesto politico?
È un manifesto politico per conto terzi, anche se non so chi sia il terzo. Di sicuro non io. Mi sono trovato a leggere libri sulle diseguaglianze molto puntuali, come quelli di Piketty e Atkinson. Tutti i dati sulle disuguaglianze sono stati sviscerati e le ingiustizie sottolineate. Adesso occorrono proposte, ho cercato di fare riflessioni propositive per l’Italia. Molte sono difficili da applicare ma quando un Paese corre tanti rischi bisogna fare atti di coraggio.

Ritorna la proporzionale…
Rende impossibile un governo stabile e l’applicazione dello slogan: “La sera delle elezioni sapremo chi ha vinto”. Quello del segretario del Pd Matteo Renzi è un cambiamento di rotta. Con la legge in discussione ci si obbliga a cercare alleanze fra partiti con diversità inconciliabili. Vi è un’infima possibilità di un governo stabile: la conquista della maggioranza assoluta. Mi pare improbabile ma è pur vero che viviamo nel mondo dove Trump è stato eletto presidente degli Stati Uniti.

Avevamo i governi balneari, rischiamo una campagna elettorale da spiaggia.
La campagna elettorale a Ferragosto sarebbe ridicola. E le elezioni in ottobre senza l’approvazione della legge di bilancio faranno aumentare la diffidenza nei nostri confronti e, tra l’altro, renderà molto più difficile esercitare un ruolo attivo nella strategia franco-tedesca.

Ha detto al Corriere della Sera di vivere in una tenda accanto al Pd. In caso di alleanza post elettorale con Silvio Berlusconi?
È una tenda canadese, pratica. Si può infilare nello zaino e rimettersi in cammino per spostarsi. Certo non ho dedicato la mia vita politica a costruire alleanze con obiettivi talmente disomogenei da diventare improduttivi.

A Bersani cosa ha detto?
Uscire dal Pd è stato un enorme errore che contribuisce a cambiarne la natura.

Renzi sostiene che lei e Letta non lo avete aiutato al referendum costituzionale…
Sono sorpreso: ci dev’essere un equivoco, non credo che Renzi pensi che potessimo fare più che una dichiarazione pubblica di voto per il “Sì”. Forse si confonde con altri.

Ha detto che il M5s al governo è un rischio. Grillo nel 1992 fu entusiasta delle sue lezioni di economia e politica “Il tempo delle scelte”. Cos’è cambiato?
Sono passati venticinque anni. Gli spettacoli di Grillo mi piacevano molto. Mi sottopose un paio di volte i suoi testi teatrali, si documentava con rigore sull’esattezza delle battute di economia. Poi è andato per la sua strada fino alla politica. Una cosa è fare teatro, un’altra è governare. Il rischio è l’indefinitezza della proposta: come si fa a prendere decisioni se non si hanno principi che siano di destra o di sinistra? La forza di Grillo è non avere radici, ma questo produce il rischio di non avere linea di governo. Per i “nuovi movimenti” non avere radici produce voti: Le Pen padre legato al fascismo arrivava al 12%. La figlia Marine, slegata da quella storia, raddoppia i suoi voti. Salvini, mantenendo le sue radici, ha limiti elettorali. Grillo non ne vuole avere. Ma destra e sinistra esistono, almeno fino a che esistono modi diversi di intendere la vita e obiettivi diversi di governo. Tra l’avere e non avere la sanità per tutti c’è una bella differenza.
UncleTom
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Quotidiano del 5 giugno:
Prodi a Bersani: “Errore
andarsene”. E a Grillo: “Scelga
tra destra e sinistra





Caro Romano,

non voglio nemmeno pensare che tu sia agli ordini della Cupola massonico – finanziaria che governa l’Occidente.

Ma oramai sei fuori tempo.

Non ti sei accorto che il PD con Pinocchio Mussoloni è diventato un partito di destra già tre anni fa.

E per uno che fa politica questo è grave. Molto grave.
....PERCHE' GLI UOMINI SONO COSI' CONTRADDITORI?????



lunedì 05/06/2017



Prodi e le alleanze: “La mia tenda è vicina al Pd. Ma se arriva Berlusconi vado altrove”


Intervista al professore: “Renzi con il proporzionale inverte la rotta. In caso di alleanza post-elettorale con Forza Italia mi rimetterò in cammino. Grillo? I suoi spettacoli mi piacevano molto, ma governare è un'altra cosa”

Prodi e le alleanze: “La mia tenda è vicina al Pd. Ma se arriva Berlusconi vado altrove”

di Giampiero Calapà | 5 giugno 2017




| (18)
Attacco a Londra: “Da un lato è necessario difenderci con tutti gli strumenti possibili, dall’altro la vendita di armi in Arabia Saudita da parte di Trump è l’ultimo episodio che spinge ad aumentare il livello di tensione in Medio Oriente e rende più complicato il contrasto al terrorismo”. Nuova legge elettorale e possibile voto anticipato: “Vediamo come vanno le cose, l’Italia corre molti rischi”. Romano Prodi riflette con preoccupazione per la piega che stanno prendendo gli eventi sullo scacchiere internazionale, in casa nostra e nel “suo” Pd: “Ho detto che abito in una tenda vicino al partito, ma la tenda si può mettere nello zaino e rimettersi in cammino”.

Professore, un altro attacco insanguina l’Europa. Come ci possiamo difendere?
Aumentando le misure di sicurezza, ma soprattutto con più collaborazione fra le forze di polizia, i servizi e una maggiore condivisione dei rapporti informativi. Con un’Europa più unita. La sfida è difficile, perché la popolazione nella quale si possono annidare i terroristi è così vasta che non c’è la possibilità di una sicurezza totale. E poi serve una politica completamente diversa per il Medio Oriente, che attualmente non vedo.

Angela Merkel ha detto che non si può fidare di Trump. L’Europa cambia l’atteggiamento verso gli Stati Uniti?
Fa un certo effetto pensare che sia Trump a risvegliare il patriottismo europeo ma è così. La Merkel ha ragione, non c’è più l’America che ha come priorità il legame con l’Europa. In Trump gli aspetti di tensione con noi finora prevalgono sulla distensione. Siamo assediati da Ovest come da Est. Per fortuna qualche reazione sembra esserci. Adesso, però, deve trasformarsi in un cambiamento di strategia. Macron ha fatto la campagna su questa linea e deve andare avanti. Certo non mi sembra essere coerente con il suo europeismo l’ostilità all’acquisto della Stx France da parte di Fincantieri dopo che Parigi ha fatto shopping in tutti i settori dell’economia italiana.

La Cina comunista appare il faro del progressismo: lei aveva previsto qualcosa…
Non potevo prevedere che in Usa arrivasse un presidente che è contro il libero mercato e contro l’ambiente. Quanto all’atteggiamento cinese, Xi Jinping si è fatto apostolo del libero mercato proprio per smarcarsi dagli americani. Il cambiamento della Cina riguardo all’ambiente deriva dal fatto che la situazione stava degenerando a tal punto da divenire anche un rischio politico. Anche i sistemi più piramidali si rendono conto che il popolo reagisce quando è in gioco la salute di tutti.

Il suo nuovo libro – Il piano inclinato (il Mulino) – è un manifesto politico?
È un manifesto politico per conto terzi, anche se non so chi sia il terzo. Di sicuro non io. Mi sono trovato a leggere libri sulle diseguaglianze molto puntuali, come quelli di Piketty e Atkinson. Tutti i dati sulle disuguaglianze sono stati sviscerati e le ingiustizie sottolineate. Adesso occorrono proposte, ho cercato di fare riflessioni propositive per l’Italia. Molte sono difficili da applicare ma quando un Paese corre tanti rischi bisogna fare atti di coraggio.

Ritorna la proporzionale…
Rende impossibile un governo stabile e l’applicazione dello slogan: “La sera delle elezioni sapremo chi ha vinto”. Quello del segretario del Pd Matteo Renzi è un cambiamento di rotta. Con la legge in discussione ci si obbliga a cercare alleanze fra partiti con diversità inconciliabili. Vi è un’infima possibilità di un governo stabile: la conquista della maggioranza assoluta. Mi pare improbabile ma è pur vero che viviamo nel mondo dove Trump è stato eletto presidente degli Stati Uniti.

Avevamo i governi balneari, rischiamo una campagna elettorale da spiaggia.
La campagna elettorale a Ferragosto sarebbe ridicola. E le elezioni in ottobre senza l’approvazione della legge di bilancio faranno aumentare la diffidenza nei nostri confronti e, tra l’altro, renderà molto più difficile esercitare un ruolo attivo nella strategia franco-tedesca.

Ha detto al Corriere della Sera di vivere in una tenda accanto al Pd. In caso di alleanza post elettorale con Silvio Berlusconi?
È una tenda canadese, pratica. Si può infilare nello zaino e rimettersi in cammino per spostarsi. Certo non ho dedicato la mia vita politica a costruire alleanze con obiettivi talmente disomogenei da diventare improduttivi.

A Bersani cosa ha detto?
Uscire dal Pd è stato un enorme errore che contribuisce a cambiarne la natura.

Renzi sostiene che lei e Letta non lo avete aiutato al referendum costituzionale…
Sono sorpreso: ci dev’essere un equivoco, non credo che Renzi pensi che potessimo fare più che una dichiarazione pubblica di voto per il “Sì”. Forse si confonde con altri.

Ha detto che il M5s al governo è un rischio. Grillo nel 1992 fu entusiasta delle sue lezioni di economia e politica “Il tempo delle scelte”. Cos’è cambiato?
Sono passati venticinque anni. Gli spettacoli di Grillo mi piacevano molto. Mi sottopose un paio di volte i suoi testi teatrali, si documentava con rigore sull’esattezza delle battute di economia. Poi è andato per la sua strada fino alla politica. Una cosa è fare teatro, un’altra è governare. Il rischio è l’indefinitezza della proposta: come si fa a prendere decisioni se non si hanno principi che siano di destra o di sinistra? La forza di Grillo è non avere radici, ma questo produce il rischio di non avere linea di governo. Per i “nuovi movimenti” non avere radici produce voti: Le Pen padre legato al fascismo arrivava al 12%. La figlia Marine, slegata da quella storia, raddoppia i suoi voti. Salvini, mantenendo le sue radici, ha limiti elettorali. Grillo non ne vuole avere. Ma destra e sinistra esistono, almeno fino a che esistono modi diversi di intendere la vita e obiettivi diversi di governo. Tra l’avere e non avere la sanità per tutti c’è una bella differenza.
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Re: Diario della caduta di un regime.

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SODOMA E CAMORRA




Mercoledì 7 Giugno 2017 | IL FATTO QUOTIDIANO |
POLITICA » 5



AMMINISTRATIVE L’Antimafia s’arrende :
lascia gli impresentabili

La commissione non vigilerà sui grandi Comuni: “Non abbiamo gli strumenti”


L’impotenza
Fava: “Non esiste
un archivio giudiziario
unico, siamo ancora
all’età della pietra”





Gli ultimi bocciati del 2015

LA LISTA della commissione antimafia per le elezioni regionali
del 2015 fu pubblicata il 29 maggio, a due giorni dal voto.
Elencava 16 candidati “i m p re s e n t a b i l i ”, secondo i criteri stabiliti
dal “codice etico” della stessa commissione; un documento che
non ha valore di legge ma chiedeva ai partiti di non candidare o
sostenere persone rinviate a giudizio, indagate, sottoposte a
misure cautelari o condannate (anche non in via definitiva) per
determinati reati. Tra i 16 impresentabili, il nome più clamoroso
era quello di Vincenzo De Luca, candidato del Pd alla Regione
Campania. L’ex sindaco di Salerno all’epoca era coinvolto nel
processo sul Sea Park (un parco marino mai realizzato), nel
quale era accusato di concussione continuata: sarebbe stato
assolto solo l’anno successivo. Definì la decisione di Rosy Bindi
“infame ed eversiva”. Nella lista erano presenti altri 11 candidati
in Campania (9 a sostegno di Stefano Caldoro di Forza Italia e 2
a sostegno dello stesso De Luca) e 4 in Puglia
UncleTom
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Re: Diario della caduta di un regime.

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Allarme bomba a Palazzo di Giustizia: buste con polvere esplosiva a due magistrati

Le «lettere» fermate all’ufficio posta: sono indirizzate a Rinaudo e Sparagna



L’allarme bomba è scattato verso le 12,30 (l’immagine è di repertorio: non è la prima volta che in Tribunale a Torino si attivano misure di sicurezza)

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Pubblicato il 07/06/2017

Ultima modifica il 07/06/2017 alle ore 16:28

simona lorenzetti

torino


Allarme bomba al Palagiustizia di Torino, dove sono giunte due buste con della polvere esplosiva inviate a due magistrati. Le missive, intercettate all’ufficio smistamento posta al pian terreno, erano indirizzate ai pm Antonio Rinaudo e Roberto Sparagna. I due ordigni sono stati fatti brillare dagli artificieri nel cortile del Palazzo.




Ancora da chiarire la matrice, ma i due magistrati si sono spesso occupati di inchieste legate al mondo anarchico.



LEGGI ANCHE Le firme degli “anarchici informali” sull’ordigno inviato ai magistrati di Torino



Il tribunale non è stato evacuato. Ma parte degli uffici sono stati fatti sgombrare, e alcune udienze sono state sospese.


http://www.lastampa.it/2017/06/07/crona ... agina.html
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