Top vergognescion...
Re: Top vergognescion...
Caso Kyenge-Calderoli Salvini contro Napolitano “taci che è meglio”
Pubblicato il 15 luglio 2013 da Alessandro Genovesi
Napolitano indignato per offese a Kyenge e Carfagna. E rogo al Liceo Socrate di Roma.
Negli ultimi giorni una serie di gravi episodi ha profondamente scosso e turbato il Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano.
Stiamo parlando, per l’esattezza, di tre vicende che hanno caratterizzato il clima politico-sociale nell’ultima settimana.
Il primo è quello del rogo nel liceo romano Socrate, noto da sempre per le battaglie contro l’omofobia.
Il secondo sono le minacce arrivate all’esponente del Pdl Mara Carfagna su Facebook dopo la sua presa di posizione contro il M5S.
Infine le offese razziste del vicepresidente del Senato Calderoli che ha paragonato il ministro Kyenge a un orango.
Fatti che hanno spinto gli ambienti del Quirinale a rilasciare nella serata di ieri una nota in cui si afferma che “il Presidente è colpito e indignato per i gravi episodi di questi giorni che dimostrano tendenze all’imbarbarimento della vita civile e affronterà il tema nell’incontro con la stampa del prossimo 18 luglio”.
Dei tre episodi quello che ha destato più scalpore e il maggior numero di reazioni è senza dubbio l’insulto a sfondo razziale del leghista Calderoli.
kyenge calderoli
Immediata la replica del premier Enrico Letta, che ha twittato: “Inaccettabili oltre ogni limite le parole di Calderoli. Piena solidarietà e sostegno a Cecile. Avanti col tuo e col nostro lavoro”. Il vicepremier e ministro dell’Interno Angelino Alfano ha invece chiamato il ministro per esprimere “piena solidarietà e forte vicinanza, da parte dei colleghi di governo del Popolo della Libertà e dell’intero partito, per le ingiuriose parole ricevute”. “Nessuna differenza politica né di opinione su singoli argomenti può mai giustificare quello che è accaduto”, ha affermato Alfano.
Il Presidente della Camera Laura Boldrini esprime “solidarietà al ministro Kyenge. Dal vicepresidente del Senato Calderoli parole volgari e incivili, indegne per le Istituzioni”.
All’interno della Lega, il segretario Roberto Maroni prende le distanze: “Calderoli ha sbagliato e ha chiesto scusa. Ha fatto bene a chiedere scusa, perché noi non attacchiamo le persone ma contrastiamo le idee sbagliate, e le politiche per l’immigrazione proposte dalla Kyenge sono sbagliate e contribuiscono a determinare flussi migratori incontrollati”.
LA REAZIONE DI SALVINI (LEGA) ALLE PAROLE DI NAPOLITANO
salvini lega contro napolitano
Matteo Salvini non accetta l’intervento di Napolitano sulle parole pronunciate da Calderoli e reagisce: “Napolitano si indigna per una battuta di Calderoli. Ma Napolitano si indignò quando la Fornero, col voto di Pd e Pdl, rovinò milioni di pensionati e lavoratori?” ha scritto l’esponente leghista su Facebook. Aggiungendo: “Io mi indigno con chi si indigna. Napolitano, taci che è meglio!”.
http://www.termometropolitico.it/59089_ ... eroli.html
Un paese nel quale il capo di Calderoli e Salvini è il presidente della più importante regione, che speranze ha.
E Grillo? Grillo che dice? Mi pare che taccia... chi tace acconsente!...
Pubblicato il 15 luglio 2013 da Alessandro Genovesi
Napolitano indignato per offese a Kyenge e Carfagna. E rogo al Liceo Socrate di Roma.
Negli ultimi giorni una serie di gravi episodi ha profondamente scosso e turbato il Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano.
Stiamo parlando, per l’esattezza, di tre vicende che hanno caratterizzato il clima politico-sociale nell’ultima settimana.
Il primo è quello del rogo nel liceo romano Socrate, noto da sempre per le battaglie contro l’omofobia.
Il secondo sono le minacce arrivate all’esponente del Pdl Mara Carfagna su Facebook dopo la sua presa di posizione contro il M5S.
Infine le offese razziste del vicepresidente del Senato Calderoli che ha paragonato il ministro Kyenge a un orango.
Fatti che hanno spinto gli ambienti del Quirinale a rilasciare nella serata di ieri una nota in cui si afferma che “il Presidente è colpito e indignato per i gravi episodi di questi giorni che dimostrano tendenze all’imbarbarimento della vita civile e affronterà il tema nell’incontro con la stampa del prossimo 18 luglio”.
Dei tre episodi quello che ha destato più scalpore e il maggior numero di reazioni è senza dubbio l’insulto a sfondo razziale del leghista Calderoli.
kyenge calderoli
Immediata la replica del premier Enrico Letta, che ha twittato: “Inaccettabili oltre ogni limite le parole di Calderoli. Piena solidarietà e sostegno a Cecile. Avanti col tuo e col nostro lavoro”. Il vicepremier e ministro dell’Interno Angelino Alfano ha invece chiamato il ministro per esprimere “piena solidarietà e forte vicinanza, da parte dei colleghi di governo del Popolo della Libertà e dell’intero partito, per le ingiuriose parole ricevute”. “Nessuna differenza politica né di opinione su singoli argomenti può mai giustificare quello che è accaduto”, ha affermato Alfano.
Il Presidente della Camera Laura Boldrini esprime “solidarietà al ministro Kyenge. Dal vicepresidente del Senato Calderoli parole volgari e incivili, indegne per le Istituzioni”.
All’interno della Lega, il segretario Roberto Maroni prende le distanze: “Calderoli ha sbagliato e ha chiesto scusa. Ha fatto bene a chiedere scusa, perché noi non attacchiamo le persone ma contrastiamo le idee sbagliate, e le politiche per l’immigrazione proposte dalla Kyenge sono sbagliate e contribuiscono a determinare flussi migratori incontrollati”.
LA REAZIONE DI SALVINI (LEGA) ALLE PAROLE DI NAPOLITANO
salvini lega contro napolitano
Matteo Salvini non accetta l’intervento di Napolitano sulle parole pronunciate da Calderoli e reagisce: “Napolitano si indigna per una battuta di Calderoli. Ma Napolitano si indignò quando la Fornero, col voto di Pd e Pdl, rovinò milioni di pensionati e lavoratori?” ha scritto l’esponente leghista su Facebook. Aggiungendo: “Io mi indigno con chi si indigna. Napolitano, taci che è meglio!”.
http://www.termometropolitico.it/59089_ ... eroli.html
Un paese nel quale il capo di Calderoli e Salvini è il presidente della più importante regione, che speranze ha.
E Grillo? Grillo che dice? Mi pare che taccia... chi tace acconsente!...
Re: Top vergognescion...
Caso Calderoli-Kyenge, Fucksia (M5S): “Il ministro come un orango? Ci sta”
La senatrice interviene a sostegno del vice-presidente di Palazzo Madama contro il quale, dice, "ci sono pregiudizi diffusi" e se qualcuno lo avesse definito "un maiale nessuno gli avrebbe dato del razzista". Poi spiega che i colleghi le ricordano degli animali: Adele Gambaro, per esempio, assomiglia a "una mucca"
di Redazione Il Fatto Quotidiano | 16 luglio 2013
“Ma cos’ha detto di così negativo? Io proprio non lo capisco”. Per la senatrice del Movimento 5 Stelle Serenella Fucksia le polemiche sorte intorno a Roberto Calderoli, che ha paragonato il ministro per l’integrazione Cécile Kyenge a “un orango”, “sono solo strumentalizzazioni”. In un’intervista al Secolo XIX la parlamentare si schiera a fianco del vice-presidente del Senato contro il quale “ci sono pregiudizi diffusi” e parla di un caso di “razzismo al contrario”. Quindi secondo Fucksia il ministro assomiglia a un orango? “Ci potrebbe stare”, dice.
“Io credo che se qualcuno avesse definito Calderoli un maiale nessuno gli avrebbe dato del razzista”, prosegue in difesa del “padre” del Porcellum che considera “il miglior vice-presidente del Senato che ci sia. Quando è lui a presiederla, l’Aula funziona benissimo. I leghisti sono dei gran lavoratori”. Poi torna sulla vicenda degli ultimi giorni e aggiunge che “tutti assomigliamo a qualche animale”. A Fucksia, ad esempio, la ex collega espulsa dal Movimento Adele Gambaro “ricorda una mucca”.
Un paragone che la parlamentare non ritiene offensivo. Non solo. Per lei non c’è alcuna connotazione razzista nelle dichiarazioni di Calderoli. “Ma perché, povero orango. Allora è offensivo anche per l’animale, perché vuol dire che è brutto. Siamo noi che gli diamo una connotazione negativa”. A sostegno della sua tesi precisa: “Guardo i colleghi e dico: quello assomiglia un corvo, quello a uno struzzo, quell’altro a un pavone. Io per esempio, sono convinta di assomigliare a una papera. O il nostro capogruppo, Nicola Morra: mi ricorda un camaleonte…”.
La senatrice interviene a sostegno del vice-presidente di Palazzo Madama contro il quale, dice, "ci sono pregiudizi diffusi" e se qualcuno lo avesse definito "un maiale nessuno gli avrebbe dato del razzista". Poi spiega che i colleghi le ricordano degli animali: Adele Gambaro, per esempio, assomiglia a "una mucca"
di Redazione Il Fatto Quotidiano | 16 luglio 2013
“Ma cos’ha detto di così negativo? Io proprio non lo capisco”. Per la senatrice del Movimento 5 Stelle Serenella Fucksia le polemiche sorte intorno a Roberto Calderoli, che ha paragonato il ministro per l’integrazione Cécile Kyenge a “un orango”, “sono solo strumentalizzazioni”. In un’intervista al Secolo XIX la parlamentare si schiera a fianco del vice-presidente del Senato contro il quale “ci sono pregiudizi diffusi” e parla di un caso di “razzismo al contrario”. Quindi secondo Fucksia il ministro assomiglia a un orango? “Ci potrebbe stare”, dice.
“Io credo che se qualcuno avesse definito Calderoli un maiale nessuno gli avrebbe dato del razzista”, prosegue in difesa del “padre” del Porcellum che considera “il miglior vice-presidente del Senato che ci sia. Quando è lui a presiederla, l’Aula funziona benissimo. I leghisti sono dei gran lavoratori”. Poi torna sulla vicenda degli ultimi giorni e aggiunge che “tutti assomigliamo a qualche animale”. A Fucksia, ad esempio, la ex collega espulsa dal Movimento Adele Gambaro “ricorda una mucca”.
Un paragone che la parlamentare non ritiene offensivo. Non solo. Per lei non c’è alcuna connotazione razzista nelle dichiarazioni di Calderoli. “Ma perché, povero orango. Allora è offensivo anche per l’animale, perché vuol dire che è brutto. Siamo noi che gli diamo una connotazione negativa”. A sostegno della sua tesi precisa: “Guardo i colleghi e dico: quello assomiglia un corvo, quello a uno struzzo, quell’altro a un pavone. Io per esempio, sono convinta di assomigliare a una papera. O il nostro capogruppo, Nicola Morra: mi ricorda un camaleonte…”.
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Re: Top vergognescion...
Purtroppo anche nel movimento ci sono degli imbecilli
Auspico che Grillo la cacci via o perderà molta credibilità
Quanto a calderone, là, prima o poi le cose tornano indietro...
Domanda per chi conosce bene le regole: il senato può destituirlo o non può fare niente?
E come mai nessun giudice mette su una inchiesta per incitamento all'odio razziale?
Auspico che Grillo la cacci via o perderà molta credibilità
Quanto a calderone, là, prima o poi le cose tornano indietro...
Domanda per chi conosce bene le regole: il senato può destituirlo o non può fare niente?
E come mai nessun giudice mette su una inchiesta per incitamento all'odio razziale?
"Ma anche i furbi commettono un errore quando danno per scontato che tutti gli altri siano stupidi. E invece non tutti sono stupidi, impiegano solo un po' più di tempo a capire, tutto qui".
Robert Harris, "Archangel"
Robert Harris, "Archangel"
Re: Top vergognescion...
Col suo silenzio, Grillo mostra di pensarla allo stesso modo.
Con la Gambaro la stroncatura è stata immediata.
Scommettiamo che in questo caso non ne farà niente?
Ma che altro deve dire e fare per convincervi che è un fascista?
Con la Gambaro la stroncatura è stata immediata.
Scommettiamo che in questo caso non ne farà niente?
Ma che altro deve dire e fare per convincervi che è un fascista?
Re: Top vergognescion...
Per dovere di informazione.
Il "benaltrismo" è una vecchia tecnica che funziona sempre.
Indignamoci!
L'indignazione verso Calderoli è giusta. La sua battuta razzista verso un ministro di origini congolesi è da condannare. Calderoli però non è vice presidente del Senato per caso, lo hanno voluto lì pdl e pdmenoelle e Capitan Findus Letta non ha fatto a suo tempo alcuna obiezione. Eppure avrebbe dovuto. Calderoli è lo stesso della maglietta che sbeffeggiava l'Islam in diretta televisiva, il tizio che passeggiava con un maiale al guinzaglio sul terreno dove doveva sorgere una moschea. Perché chi ora si indigna ha permesso che venisse nominato al Senato? Se ci si indigna con Calderoli, a maggior ragione bisogna indignarsi con chi ne ha permesso la sua investitura, in primis il pdmenoelle. Questa battuta razzista da ubriaco da bar ha il dono della tempestività. Ha messo in secondo piano un episodio gravissimo, la deportazione di una mamma e della sua bambina in Kazakistan. Forse non è stata una coincidenza. L'indignazione non può essere a corrente alternata. Usata dai media a comando, come distrazione di massa. Io sono indignato con Alfano, che deve dimettersi, sono indignato per il dito medio di Gasparri alle persone ammassate di fronte al Parlamento che poteva provocare una rivolta, sono indignato per le balle di Capitan Findus Letta sul finanziamento pubblico con i partiti che si apprestano a incassare 91 milioni di euro nel mese di luglio, sono indignato con il pdmenoelle che ha distrutto il Monte dei Paschi di Siena, sono indignato con chi ha permesso i morti causati dall'Ilva per un decennio, sono indignato per chi consente che i nostri ragazzi siano ammazzati in una guerra assurda in Afghanistan, sono indignato per Berlusconi, un condannato in secondo grado per evasione fiscale che detta le sue condizioni al governo. Sono indignato per due deputati del Pdl che hanno insultato una nostra parlamentare che passava davanti a loro a Montecitorio "Ma che bella bambina", "Ciao bambola", "Ciao bagascia", sono indignato con tutti i pennivendoli che non ne hanno dato notizia. Dare della bagascia a una parlamentare del M5S evidentemente non fa indignare abbastanza.
http://www.beppegrillo.it/2013/07/indignamoci.html
Il "benaltrismo" è una vecchia tecnica che funziona sempre.
Indignamoci!
L'indignazione verso Calderoli è giusta. La sua battuta razzista verso un ministro di origini congolesi è da condannare. Calderoli però non è vice presidente del Senato per caso, lo hanno voluto lì pdl e pdmenoelle e Capitan Findus Letta non ha fatto a suo tempo alcuna obiezione. Eppure avrebbe dovuto. Calderoli è lo stesso della maglietta che sbeffeggiava l'Islam in diretta televisiva, il tizio che passeggiava con un maiale al guinzaglio sul terreno dove doveva sorgere una moschea. Perché chi ora si indigna ha permesso che venisse nominato al Senato? Se ci si indigna con Calderoli, a maggior ragione bisogna indignarsi con chi ne ha permesso la sua investitura, in primis il pdmenoelle. Questa battuta razzista da ubriaco da bar ha il dono della tempestività. Ha messo in secondo piano un episodio gravissimo, la deportazione di una mamma e della sua bambina in Kazakistan. Forse non è stata una coincidenza. L'indignazione non può essere a corrente alternata. Usata dai media a comando, come distrazione di massa. Io sono indignato con Alfano, che deve dimettersi, sono indignato per il dito medio di Gasparri alle persone ammassate di fronte al Parlamento che poteva provocare una rivolta, sono indignato per le balle di Capitan Findus Letta sul finanziamento pubblico con i partiti che si apprestano a incassare 91 milioni di euro nel mese di luglio, sono indignato con il pdmenoelle che ha distrutto il Monte dei Paschi di Siena, sono indignato con chi ha permesso i morti causati dall'Ilva per un decennio, sono indignato per chi consente che i nostri ragazzi siano ammazzati in una guerra assurda in Afghanistan, sono indignato per Berlusconi, un condannato in secondo grado per evasione fiscale che detta le sue condizioni al governo. Sono indignato per due deputati del Pdl che hanno insultato una nostra parlamentare che passava davanti a loro a Montecitorio "Ma che bella bambina", "Ciao bambola", "Ciao bagascia", sono indignato con tutti i pennivendoli che non ne hanno dato notizia. Dare della bagascia a una parlamentare del M5S evidentemente non fa indignare abbastanza.
http://www.beppegrillo.it/2013/07/indignamoci.html
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Re: Top vergognescion...
Un altro episodio ha coinvolto il deputato M5S Matteo Dall'Osso, affetto da sclerosi multipla. Una vicenda denunciata dalla collega Giulia Di Vita, in un post sul blog di Beppe Grillo: "Ha appena fatto il suo intervento in Aula, è l'una di notte, è stata una giornata pesante per tutti, figuriamoci per lui, mentre leggeva il suo discorso ha perso il filo, può capitare a chiunque. Gli umani colleghi dagli scranni di Pd e Scelta Civica hanno cominciato a fare battutine sulla sua difficoltà 'dategli il foglio giusto!', ripetevano le sue parole balbettando a sfottò, mormoravano, ridevano, lo guardavano divertiti - spiega la deputata Di Vita -. Avvisati poi dello stato di Matteo qualcuno ha chiesto scusa per la palese, vergognosa, indecente, schifosa, indecorosa gaffe. L'arte dell'ipocrisia. Signori, ci troviamo a lavorare con questa gente. Come possono stupire gli scempi che stanno facendo al Paese e la costante indifferenza per i cittadini italiani più deboli?".
http://www.repubblica.it/politica/2013/ ... ef=HRER1-1
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"Ma anche i furbi commettono un errore quando danno per scontato che tutti gli altri siano stupidi. E invece non tutti sono stupidi, impiegano solo un po' più di tempo a capire, tutto qui".
Robert Harris, "Archangel"
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Re: Top vergognescion...
Roma, 23 Agosto 2013
La fantasia agli italiani non è mai mancata. L'ultima prova, se ce n'era bisogno, arriva dai retroscena dei 12.500 controlli a tutela della spesa pubblica eseguiti dalla Guardia di finanza dall'inizio dell'anno. Oltre 8mila responsabili di truffe ai danni delle casse pubbliche sono stati denunciati all'autorità giudiziaria, 51 tratti in arresto, mentre altri 3.350 responsabili di sperperi e cattiva gestione di denaro pubblico sono stati segnalati alla Corte dei Conti: i danni erariali sono stimati in 1,5 miliardi di euro.
Da gennaio sono stati sequestrati ai responsabili delle frodi alle erogazioni pubbliche beni per oltre 200 milioni di euro, oltre il 40% in più rispetto all'anno precedente e "bloccati" contributi non ancora erogati per 450 milioni di euro. In 7 mesi le Fiamme Gialle hanno scoperto finanziamenti ed aiuti indebitamente richiesti o percepiti per 1 miliardo di euro e denunciato 3.160 tra falsi invalidi e beneficiari di indebite erogazioni previdenziali ed assistenziali.i di Finanza.
Ticket? No grazie
Tra le frodi più diffuse, le truffe sull'esenzione dai ticket sanitari e sulla percezione
di prestazioni sociali agevolate quali assegni per il nucleo familiare, buoni libri e mense scolastiche, agevolazioni per tasse universitarie, etc.: oltre metà dei casi controllati sono risultati irregolari ed i benefici non dovuti perché concessi sulla base di false attestazioni reddituali. Si tratta di importi di entità limitata per singolo caso, ma che sottraggono i benefici a soggetti realmente bisognosi.
Più consistenti sono, invece, le frodi al bilancio nazionale e comunitario che sottraggono risorse stanziate per la crescita e lo sviluppo economico del Paese": ci sono i progetti finanziati dallo Stato o dall'Unione Europea non realizzati o completati, ma anche truffe ai danni dell'Inps e degli altri enti previdenziali in relazione ad erogazioni percepite in assenza dei requisiti.
Gli Oscar della truffa
A Catanzaro, una società aveva presentato un progetto a carattere scientifico per la
produzione di integratori dietetici ed alimentari da alghe marine coltivate con gli scarti di lavorazione dell'industria lattiero - casearia. La società aveva già percepito contributi per 5 mln di euro, ed altrettanti dovevano essere erogati, ma, di contro, non
aveva mai avviato la produzione né tantomeno completato gli stabilimenti, trovati semivuoti ed in stato d'abbandono.
A Sassari, in collaborazione con personale dell'Esercito Italiano, è stata scoperta una truffa da parte di un'officina meccanica che riparava automezzi militari, anche impiegati nelle missioni di pace all'estero, con pezzi di ricambio usati spacciati come nuovi oppure fatturava interventi non eseguiti.
A Merano, il titolare di una malga destinata ad alloggiare animali d'alpeggio ha usato i fondi erogati dalla Provincia Autonoma per realizzare un'abitazione.
A Cremona, i finanzieri hanno scoperto una frode nel settore fotovoltaico con una società che avrebbe beneficiato indebitamente di decine di milioni di euro di incentivi senza averne diritto.
rainews24
La fantasia agli italiani non è mai mancata. L'ultima prova, se ce n'era bisogno, arriva dai retroscena dei 12.500 controlli a tutela della spesa pubblica eseguiti dalla Guardia di finanza dall'inizio dell'anno. Oltre 8mila responsabili di truffe ai danni delle casse pubbliche sono stati denunciati all'autorità giudiziaria, 51 tratti in arresto, mentre altri 3.350 responsabili di sperperi e cattiva gestione di denaro pubblico sono stati segnalati alla Corte dei Conti: i danni erariali sono stimati in 1,5 miliardi di euro.
Da gennaio sono stati sequestrati ai responsabili delle frodi alle erogazioni pubbliche beni per oltre 200 milioni di euro, oltre il 40% in più rispetto all'anno precedente e "bloccati" contributi non ancora erogati per 450 milioni di euro. In 7 mesi le Fiamme Gialle hanno scoperto finanziamenti ed aiuti indebitamente richiesti o percepiti per 1 miliardo di euro e denunciato 3.160 tra falsi invalidi e beneficiari di indebite erogazioni previdenziali ed assistenziali.i di Finanza.
Ticket? No grazie
Tra le frodi più diffuse, le truffe sull'esenzione dai ticket sanitari e sulla percezione
di prestazioni sociali agevolate quali assegni per il nucleo familiare, buoni libri e mense scolastiche, agevolazioni per tasse universitarie, etc.: oltre metà dei casi controllati sono risultati irregolari ed i benefici non dovuti perché concessi sulla base di false attestazioni reddituali. Si tratta di importi di entità limitata per singolo caso, ma che sottraggono i benefici a soggetti realmente bisognosi.
Più consistenti sono, invece, le frodi al bilancio nazionale e comunitario che sottraggono risorse stanziate per la crescita e lo sviluppo economico del Paese": ci sono i progetti finanziati dallo Stato o dall'Unione Europea non realizzati o completati, ma anche truffe ai danni dell'Inps e degli altri enti previdenziali in relazione ad erogazioni percepite in assenza dei requisiti.
Gli Oscar della truffa
A Catanzaro, una società aveva presentato un progetto a carattere scientifico per la
produzione di integratori dietetici ed alimentari da alghe marine coltivate con gli scarti di lavorazione dell'industria lattiero - casearia. La società aveva già percepito contributi per 5 mln di euro, ed altrettanti dovevano essere erogati, ma, di contro, non
aveva mai avviato la produzione né tantomeno completato gli stabilimenti, trovati semivuoti ed in stato d'abbandono.
A Sassari, in collaborazione con personale dell'Esercito Italiano, è stata scoperta una truffa da parte di un'officina meccanica che riparava automezzi militari, anche impiegati nelle missioni di pace all'estero, con pezzi di ricambio usati spacciati come nuovi oppure fatturava interventi non eseguiti.
A Merano, il titolare di una malga destinata ad alloggiare animali d'alpeggio ha usato i fondi erogati dalla Provincia Autonoma per realizzare un'abitazione.
A Cremona, i finanzieri hanno scoperto una frode nel settore fotovoltaico con una società che avrebbe beneficiato indebitamente di decine di milioni di euro di incentivi senza averne diritto.
rainews24
Re: Top vergognescion...
Ilva, la truffa delle centraline
su Aldro
Autore: Salvatore Maria Righi
Data:2013-09-13
Un anno fa, uscendo dal tavolo tra Regione, Arpa e azienda, l’assessore Lorenzo Nicastro diede il solenne annuncio: «Monitoraggio in continuo e nuove centraline per Ilva». Finalmente, dopo 28 anni di gestione Riva, l’impegno delle istituzioni a controllare le emissioni di diossina e tutti gli altri veleni che per sei lustri hanno alitato in libertà su Taranto, visto che i controlli di Asl-Spesal non hanno impedito all’inquinamento dell’acciaieria di diventare un’ipotesi di «disastro ambientale».
Dovevano essere davvero poco gradite dall’Ilva, quei congegni che aspirano l’aria e la «leggono», trovandoci dentro i veleni che uccidono gli uomini e l’ambiente, se il dottor Luigi Capogrosso, ex direttore dello stabilimento, aveva tuonato «figuriamoci se ce le facciamo mettere in casa», come risulta dalle intercettazioni dell’inchiesta condotta dalla Guardia di Finanza che lo vede indagato anche per associazione per delinquere, insieme ad Emilio e Fabio Riva e all’ineffabile Girolamo Archinà.
Poco importa che quella fatidica promessa della Regione arrivasse nel pieno di un’estate scandita da sequestri giudiziari, atti della magistratura e tangibile esasperazione dei cittadini. Col fiato sul collo, cioè, di un’emergenza ormai palesemente nazionale. Finalmente le fatidiche centraline per controllare, tra gli altri, gli inquinanti delle cokerie, prima di tutto i micidiali Ipa, idrocarburi policiclici aromatici, tra i quali il benzoapirene per cui il governo Berlusconi nell’agosto 2010 ha perfino cucito un decreto ad aziendam, cancellando il limite-norma in vigore (all’avanguardia in Europa) per aspettare quello che verrà.
Poco importa, anche, che ci abbiano messo un anno per reperirle, installarle e farle partire: secondo gli addetti ai lavori, si tratta di un lavoro di pochi giorni, più o meno come installare un qualsiasi elettrodomestico a casa propria, anche perché sono di fabbricazione tedesca e non occorre una navicella spaziale per procurarsele. Ma è anche vero che, Capogrosso docet, parliamo di una fabbrica al cui interno fino adesso non è stato possibile nemmeno piantarci una bandierina, figuriamoci tecnologie di controllo. Le fatidiche centraline, nel frattempo, sono rientrate tra le prescrizioni previste dall’Aia licenziata dal governo Monti, pur con molte perplessità di tecnici ed addetti. Quindi, quando all’inizio di agosto sono entrate in funzione, è stato un po’ come mettere i piedi sulla Luna, per chi a Taranto crede ancora che si può lavorare senza rimetterci la pelle. Il sollievo, però, è durato lo spazio di una delle folate di vento che soffiano sullo Jonio.
Poco dopo l’attivazione della «Rete di monitoraggio della qualità dell’aria interna allo stabilimento Ilva», come nella dicitura dell’Arpa Puglia che ne ha la gestione, sono spariti i dati più importanti, quelli cioè relativi agli Ipa. Non è stata l’unica stranezza, però, successa a cavallo di Ferragosto, quando sono finiti i rilevamenti iniziati appena due settimane prima. Come per esempio il fatto che le emissioni di Ipa più alte si registrassero al quartiere Tamburi, rispetto alla cokeria che viene considerata la «fabbrica» di questa categoria di pericolosi inquinanti.
In modo alquanto bizzarro, risultava quindi più inquinato il quartiere della stessa acciaieria, e per più giorni. Il 12 agosto (30,2 nanogrammi per metro cubo, rispetto ai 14,2 della cokeria), il 13 (34,9 ng/m3 contro 12,9 ng/m3) e il 14 (29,8 ng/m3 contro 10,2 ng/m3). Il giorno dopo, a Ferragosto, improvvisamente e nel giro di poche ore, si ribalta tutto e i dati diventano decisamente meno bizzarri: 65,7 ng/m3 in cokeria e 16,8 ng/m3 al Tamburi. Un’oscillazione così macroscopica non è frequente, in apparecchiature di questo livello, e lascia diverse perplessità agli addetti ai lavori.
Dal giorno dopo, però, la perplessità è diventata sgomento, perché i dati sono spariti del tutto. Sparita quella che Peacelink definisce «la rete degli analizzatori Ipa in continuo (che potevano registrare fino a un dato ogni 10 secondi) doveva essere il fiore all’occhiello della nuova Aia, garantendo il controllo in tempo reale sui cancerogeni più insidiosi liberati dalle emissioni diffuse e fuggitive». Da metà agosto, le centraline gestite dall’Arpa si limitano a registrare acido solfidrico, PM 10, PM 2.5, benzene, biossido di zolfo e di azoto, monossido di carbonio. Eppure proprio l’assessore Nicastro, un anno fa, avesse posto la sua attenzione proprio su quello che adesso è ignoto: «Le nuove installazioni, a supporto di quelle già presenti, dovranno in particolar modo monitorare gli Ipa totali con distinzione del benzoapirene, le polveri sottili, il benzene, le polveri totali depositabili e le diossine depositate al suolo».
Non finiscono qui, però, i problemi delle tanto sospirate centraline che fanno a capo, secondo quanto stabilisce l’Aia, all’Ispra, Istituto superiore per la protezione e la ricerca ambientale, che dell’autorizzazione ambientale è in un certo senso il braccio esecutivo e l’autorità di controllo. Dall’inizio di settembre, una dopo l’altra, sono andate in avaria quelle che devono rilevare gli inquinanti della cokeria, fino all’8 settembre – una data fin troppo simbolica – in cui il blocco è stato totale: a luci completamente spente sull’impianto più inquinante di tutto lo stabilimento, secondo l’opinione diffusa. Non solo, quindi, quella che misurano gli Ipa, ferme da Ferragosto e mai più riaccese, ma tutte le altre.
Ma non è stata Ispra, a renderlo noto, e neppure qualche ufficio tecnico del Comune. Neppure dal sindaco Ippazio Stefàno è arrivata la preoccupante notizia, lui pure che da medico pediatra ha un motivo in più per accendere aspettative nella popolazione. Il black-out delle centraline pare sia avvenuto all’insaputa delle istituzioni che pure le hanno imposte e accese dentro lo stabilimento della famiglia Riva.
È stata invece l’associazione Peacelink, una delle più attive sul territorio di Taranto, a farcelo sapere con un comuicato che ha costretto Arpa Puglia, gestore del servizio, a dare una spiegazione sul proprio sito. «Si fa presente che venerdì 6 si è verificata un’interruzione di connettività Fastweb tra le centraline Ilva e il server di Arpa Puglia». Un banale guasto alla linea telefonica, quindi, ha privato per tre giorni l’Agenzia regionale e quindi i cittadini dei dati sulle emissioni della cokeria. Coincisi, peraltro, con un fine settimana, evidentemente la sacralità del weekend non fa sconti nemmeno quando si parla del diritto alla salute.
Il ripristino delle centraline, come detto, non comprende quelle relative agli Ipa, evidentemente è ben altro che telefonico il problema che le ha messe fuori uso. Tanto che Peacelink annuncia un altro ricorso in Procura contro questo stop che dal 16 agosto ha tolto ogni informazione sulle emissioni di sostanze più inquinanti della cokeria e quindi dell’Ilva. Tutt’ora, come si può vedere dall’ultimo report dell’Arpa disponibile e datato 11 settembre (DATI RETE ILVA 11_09_2013), nella colonnina degli Ipa c’è una lunga fila di N.D.
Non è tutto, però. Non finiscono qui, i misteri e le omissioni di questa opacissima vicenda. A quanto pare, Ilva non ha ottemperato nemmeno alla prescrizione 85 dell’Aia con la quale si prescriveva a Ilva di installare entro il 27 aprile 2013 una serie di altri strumenti per un “controllo globale dello stabilimento basato su sistemi spettrofotometrici per monitorare inquinanti ubiquitari intercettati lungo un percorso ottico creato da emettitori e ricevitori di fasci luminosi che vengono poi analizzati ed elaborati in tempo reale per essere trasmessi all’Arpa”. Si tratta di 5 postazioni DOAS e di 3 sistemi LIDAR che avrebbero dovuto creare un monitoraggio d’area ottico-spettrale “fence line open-path”. Al di là dei complicati nomi e delle spiegazioni tecniche, diciamo che l’Aia ha approntato e imposto ad Ilva un pacchetto di strumenti tecnologici per tenere sotto controllo le emissioni di sostanze più pericolose della cokeria, ma nessuno di questi congegni risulta essere in funzione.
Come non è ancora chiaro perché solo pochi mesi fa sia iniziato il «monitoraggio in continuo» della diossina del camino E312, quel pinnacolo a strisce bianche e azzurre che vomita nel cielo vampate bianche e dai cui elettrofiltri, centinaia di metri sotto, si spargono le «emissioni fuggitive» che per periti del tribunale sono tra le fonti dell’avvelenamento di Taranto. Le centraline a campionamento continuo furono previste dalla legge regionale numero 44 del 19 dicembre 2008.
Dovevano essere la panacea del male diossina, così almeno furono presentate con grande entusiasmo dal governatore Vendola, e avrebbero dovuto diventare operative all’inizio del 2009. Tra ritardi, intoppi e Autorizzazioni integrate ambientali, però, è rimasto tutto fermo fino all’inizio dell’estate, quando le fatidiche centraline sono state installate, con quattro anni di ritardo sulla tabella di marcia e solo per la fase sperimentale. L’assessore Nicastro, a fine agosto 2012, aveva promesso che «il monitoraggio in continuo delle diossine al camino E312 sarà operativo entro settembre». Ma, come si dice a Roma, non ha detto di quale anno.
Twitter@SalvatoreMRighi
http://aldro.com.unita.it/lavoro/2013/0 ... entraline/
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Autore: Salvatore Maria Righi
Data:2013-09-13
Un anno fa, uscendo dal tavolo tra Regione, Arpa e azienda, l’assessore Lorenzo Nicastro diede il solenne annuncio: «Monitoraggio in continuo e nuove centraline per Ilva». Finalmente, dopo 28 anni di gestione Riva, l’impegno delle istituzioni a controllare le emissioni di diossina e tutti gli altri veleni che per sei lustri hanno alitato in libertà su Taranto, visto che i controlli di Asl-Spesal non hanno impedito all’inquinamento dell’acciaieria di diventare un’ipotesi di «disastro ambientale».
Dovevano essere davvero poco gradite dall’Ilva, quei congegni che aspirano l’aria e la «leggono», trovandoci dentro i veleni che uccidono gli uomini e l’ambiente, se il dottor Luigi Capogrosso, ex direttore dello stabilimento, aveva tuonato «figuriamoci se ce le facciamo mettere in casa», come risulta dalle intercettazioni dell’inchiesta condotta dalla Guardia di Finanza che lo vede indagato anche per associazione per delinquere, insieme ad Emilio e Fabio Riva e all’ineffabile Girolamo Archinà.
Poco importa che quella fatidica promessa della Regione arrivasse nel pieno di un’estate scandita da sequestri giudiziari, atti della magistratura e tangibile esasperazione dei cittadini. Col fiato sul collo, cioè, di un’emergenza ormai palesemente nazionale. Finalmente le fatidiche centraline per controllare, tra gli altri, gli inquinanti delle cokerie, prima di tutto i micidiali Ipa, idrocarburi policiclici aromatici, tra i quali il benzoapirene per cui il governo Berlusconi nell’agosto 2010 ha perfino cucito un decreto ad aziendam, cancellando il limite-norma in vigore (all’avanguardia in Europa) per aspettare quello che verrà.
Poco importa, anche, che ci abbiano messo un anno per reperirle, installarle e farle partire: secondo gli addetti ai lavori, si tratta di un lavoro di pochi giorni, più o meno come installare un qualsiasi elettrodomestico a casa propria, anche perché sono di fabbricazione tedesca e non occorre una navicella spaziale per procurarsele. Ma è anche vero che, Capogrosso docet, parliamo di una fabbrica al cui interno fino adesso non è stato possibile nemmeno piantarci una bandierina, figuriamoci tecnologie di controllo. Le fatidiche centraline, nel frattempo, sono rientrate tra le prescrizioni previste dall’Aia licenziata dal governo Monti, pur con molte perplessità di tecnici ed addetti. Quindi, quando all’inizio di agosto sono entrate in funzione, è stato un po’ come mettere i piedi sulla Luna, per chi a Taranto crede ancora che si può lavorare senza rimetterci la pelle. Il sollievo, però, è durato lo spazio di una delle folate di vento che soffiano sullo Jonio.
Poco dopo l’attivazione della «Rete di monitoraggio della qualità dell’aria interna allo stabilimento Ilva», come nella dicitura dell’Arpa Puglia che ne ha la gestione, sono spariti i dati più importanti, quelli cioè relativi agli Ipa. Non è stata l’unica stranezza, però, successa a cavallo di Ferragosto, quando sono finiti i rilevamenti iniziati appena due settimane prima. Come per esempio il fatto che le emissioni di Ipa più alte si registrassero al quartiere Tamburi, rispetto alla cokeria che viene considerata la «fabbrica» di questa categoria di pericolosi inquinanti.
In modo alquanto bizzarro, risultava quindi più inquinato il quartiere della stessa acciaieria, e per più giorni. Il 12 agosto (30,2 nanogrammi per metro cubo, rispetto ai 14,2 della cokeria), il 13 (34,9 ng/m3 contro 12,9 ng/m3) e il 14 (29,8 ng/m3 contro 10,2 ng/m3). Il giorno dopo, a Ferragosto, improvvisamente e nel giro di poche ore, si ribalta tutto e i dati diventano decisamente meno bizzarri: 65,7 ng/m3 in cokeria e 16,8 ng/m3 al Tamburi. Un’oscillazione così macroscopica non è frequente, in apparecchiature di questo livello, e lascia diverse perplessità agli addetti ai lavori.
Dal giorno dopo, però, la perplessità è diventata sgomento, perché i dati sono spariti del tutto. Sparita quella che Peacelink definisce «la rete degli analizzatori Ipa in continuo (che potevano registrare fino a un dato ogni 10 secondi) doveva essere il fiore all’occhiello della nuova Aia, garantendo il controllo in tempo reale sui cancerogeni più insidiosi liberati dalle emissioni diffuse e fuggitive». Da metà agosto, le centraline gestite dall’Arpa si limitano a registrare acido solfidrico, PM 10, PM 2.5, benzene, biossido di zolfo e di azoto, monossido di carbonio. Eppure proprio l’assessore Nicastro, un anno fa, avesse posto la sua attenzione proprio su quello che adesso è ignoto: «Le nuove installazioni, a supporto di quelle già presenti, dovranno in particolar modo monitorare gli Ipa totali con distinzione del benzoapirene, le polveri sottili, il benzene, le polveri totali depositabili e le diossine depositate al suolo».
Non finiscono qui, però, i problemi delle tanto sospirate centraline che fanno a capo, secondo quanto stabilisce l’Aia, all’Ispra, Istituto superiore per la protezione e la ricerca ambientale, che dell’autorizzazione ambientale è in un certo senso il braccio esecutivo e l’autorità di controllo. Dall’inizio di settembre, una dopo l’altra, sono andate in avaria quelle che devono rilevare gli inquinanti della cokeria, fino all’8 settembre – una data fin troppo simbolica – in cui il blocco è stato totale: a luci completamente spente sull’impianto più inquinante di tutto lo stabilimento, secondo l’opinione diffusa. Non solo, quindi, quella che misurano gli Ipa, ferme da Ferragosto e mai più riaccese, ma tutte le altre.
Ma non è stata Ispra, a renderlo noto, e neppure qualche ufficio tecnico del Comune. Neppure dal sindaco Ippazio Stefàno è arrivata la preoccupante notizia, lui pure che da medico pediatra ha un motivo in più per accendere aspettative nella popolazione. Il black-out delle centraline pare sia avvenuto all’insaputa delle istituzioni che pure le hanno imposte e accese dentro lo stabilimento della famiglia Riva.
È stata invece l’associazione Peacelink, una delle più attive sul territorio di Taranto, a farcelo sapere con un comuicato che ha costretto Arpa Puglia, gestore del servizio, a dare una spiegazione sul proprio sito. «Si fa presente che venerdì 6 si è verificata un’interruzione di connettività Fastweb tra le centraline Ilva e il server di Arpa Puglia». Un banale guasto alla linea telefonica, quindi, ha privato per tre giorni l’Agenzia regionale e quindi i cittadini dei dati sulle emissioni della cokeria. Coincisi, peraltro, con un fine settimana, evidentemente la sacralità del weekend non fa sconti nemmeno quando si parla del diritto alla salute.
Il ripristino delle centraline, come detto, non comprende quelle relative agli Ipa, evidentemente è ben altro che telefonico il problema che le ha messe fuori uso. Tanto che Peacelink annuncia un altro ricorso in Procura contro questo stop che dal 16 agosto ha tolto ogni informazione sulle emissioni di sostanze più inquinanti della cokeria e quindi dell’Ilva. Tutt’ora, come si può vedere dall’ultimo report dell’Arpa disponibile e datato 11 settembre (DATI RETE ILVA 11_09_2013), nella colonnina degli Ipa c’è una lunga fila di N.D.
Non è tutto, però. Non finiscono qui, i misteri e le omissioni di questa opacissima vicenda. A quanto pare, Ilva non ha ottemperato nemmeno alla prescrizione 85 dell’Aia con la quale si prescriveva a Ilva di installare entro il 27 aprile 2013 una serie di altri strumenti per un “controllo globale dello stabilimento basato su sistemi spettrofotometrici per monitorare inquinanti ubiquitari intercettati lungo un percorso ottico creato da emettitori e ricevitori di fasci luminosi che vengono poi analizzati ed elaborati in tempo reale per essere trasmessi all’Arpa”. Si tratta di 5 postazioni DOAS e di 3 sistemi LIDAR che avrebbero dovuto creare un monitoraggio d’area ottico-spettrale “fence line open-path”. Al di là dei complicati nomi e delle spiegazioni tecniche, diciamo che l’Aia ha approntato e imposto ad Ilva un pacchetto di strumenti tecnologici per tenere sotto controllo le emissioni di sostanze più pericolose della cokeria, ma nessuno di questi congegni risulta essere in funzione.
Come non è ancora chiaro perché solo pochi mesi fa sia iniziato il «monitoraggio in continuo» della diossina del camino E312, quel pinnacolo a strisce bianche e azzurre che vomita nel cielo vampate bianche e dai cui elettrofiltri, centinaia di metri sotto, si spargono le «emissioni fuggitive» che per periti del tribunale sono tra le fonti dell’avvelenamento di Taranto. Le centraline a campionamento continuo furono previste dalla legge regionale numero 44 del 19 dicembre 2008.
Dovevano essere la panacea del male diossina, così almeno furono presentate con grande entusiasmo dal governatore Vendola, e avrebbero dovuto diventare operative all’inizio del 2009. Tra ritardi, intoppi e Autorizzazioni integrate ambientali, però, è rimasto tutto fermo fino all’inizio dell’estate, quando le fatidiche centraline sono state installate, con quattro anni di ritardo sulla tabella di marcia e solo per la fase sperimentale. L’assessore Nicastro, a fine agosto 2012, aveva promesso che «il monitoraggio in continuo delle diossine al camino E312 sarà operativo entro settembre». Ma, come si dice a Roma, non ha detto di quale anno.
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Re: Top vergognescion...
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ma che ponti abbiamo? stiamo parlando di un nubifragio mica di un terremoto di 9 gradi richter
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