From Sicily with love
Re: From Sicily with love
Palermo, le mani di Cosa nostra sul porto
sigilli alle società che gestiscono i container
La Direzione investigativa antimafia ha sequestrato cinque ditte che detengono il monopolio nella movimentazione delle merci: secondo la Procura distrettuale sono nelle mani dei boss. Il sequestro ammonta a 30 milioni di euro. Le attività proseguiranno sotto la gestione di un amministratore giudiziario
di SALVO PALAZZOLO
Non è bastata la sospensione degli amministratori, scattata un anno fa. Il tribunale Misure di prevenzione ha disposto il sequestro delle cinque società che gestiscono in regime di monopolio le merci e tanti altri servizi all'interno dei porti di Palermo e Termini Imerese. "Sono ancora sotto l'influenza di Cosa nostra", questo dicono le indagini del centro operativo Dia del capoluogo siciliano. Il provvedimento riguarda la "New port spa" e le altre due sigle che ne hanno preso il posto, la "Portitalia srl" e la "Tcp-Terminal containers Palermo srl". Poi anche la "Compagnia servizi portuali srl" e la "Tutrone società cooperativa arl".
Il tribunale presieduto da Silvana Saguto ribadisce: "Ci sono sufficienti indizi per ritenere che le anzidette società siano nella disponibilità effettiva degli appartenenti all'associazione criminosa denominata Cosa nostra e che le quote siano intestate solo fittiziamente ai titolari, che svolgono la mera funzione di operai".
I primi concreti sospetti di infiltrazioni mafiose al porto di Palermo erano sorti dieci anni fa: l'allora prefetto di Palermo aveva chiesto conto e ragione della presenza di due mafiosi di rango tra le fila della "New port". Ma all'epoca non accadde nulla. Due anni dopo, ci provò un componente del consiglio di amministrazione a sollevare il caso. I mafiosi, però, sono sempre rimasti al porto. Non erano solo due: le indagini della Dia, coordinate dal procuratore aggiunto Vittorio Teresi, hanno fatto emergere ben 24 presenze sospette fra i 218 soci lavoratori della "New port". Quattro sono risultati affiliati o contigui alle famiglie mafiose: Antonino Spadaro (classe 1956), Antonino Spadaro (classe 1948), Maurizio Gioè e Girolamo Buccafusca.
Non è stata un'indagine semplice. Durante gli accertamenti è arrivata anche una pesante lettera anonima, che minacciava di morte il capo-centro della Dia di Palermo, il colonnello Giuseppe D'Agata, il senatore Giuseppe Lumia e l'inviato del settimanale "l'espresso" Lirio Abbate. Tutti e tre si sono occupati delle infiltrazioni di Cosa nostra nella "New port". Così, dopo anni di omertà al porto, sono emerse le prime verità.
Nel giugno 2011, i boss aveva tentato una spregiudicata operazione di restyling, svuotando la "New port" a beneficio di "Portitalia" e "Tcp". Furono costituite lo stesso giorno, e soprattutto dagli stessi soci fondatori. L'operazione non è sfuggita al tribunale Misure di prevenzione, che prima ha fatto scattare la sospensione degli amministratori e dopo un anno, il sequestro delle società.
(19 marzo 2013)
sigilli alle società che gestiscono i container
La Direzione investigativa antimafia ha sequestrato cinque ditte che detengono il monopolio nella movimentazione delle merci: secondo la Procura distrettuale sono nelle mani dei boss. Il sequestro ammonta a 30 milioni di euro. Le attività proseguiranno sotto la gestione di un amministratore giudiziario
di SALVO PALAZZOLO
Non è bastata la sospensione degli amministratori, scattata un anno fa. Il tribunale Misure di prevenzione ha disposto il sequestro delle cinque società che gestiscono in regime di monopolio le merci e tanti altri servizi all'interno dei porti di Palermo e Termini Imerese. "Sono ancora sotto l'influenza di Cosa nostra", questo dicono le indagini del centro operativo Dia del capoluogo siciliano. Il provvedimento riguarda la "New port spa" e le altre due sigle che ne hanno preso il posto, la "Portitalia srl" e la "Tcp-Terminal containers Palermo srl". Poi anche la "Compagnia servizi portuali srl" e la "Tutrone società cooperativa arl".
Il tribunale presieduto da Silvana Saguto ribadisce: "Ci sono sufficienti indizi per ritenere che le anzidette società siano nella disponibilità effettiva degli appartenenti all'associazione criminosa denominata Cosa nostra e che le quote siano intestate solo fittiziamente ai titolari, che svolgono la mera funzione di operai".
I primi concreti sospetti di infiltrazioni mafiose al porto di Palermo erano sorti dieci anni fa: l'allora prefetto di Palermo aveva chiesto conto e ragione della presenza di due mafiosi di rango tra le fila della "New port". Ma all'epoca non accadde nulla. Due anni dopo, ci provò un componente del consiglio di amministrazione a sollevare il caso. I mafiosi, però, sono sempre rimasti al porto. Non erano solo due: le indagini della Dia, coordinate dal procuratore aggiunto Vittorio Teresi, hanno fatto emergere ben 24 presenze sospette fra i 218 soci lavoratori della "New port". Quattro sono risultati affiliati o contigui alle famiglie mafiose: Antonino Spadaro (classe 1956), Antonino Spadaro (classe 1948), Maurizio Gioè e Girolamo Buccafusca.
Non è stata un'indagine semplice. Durante gli accertamenti è arrivata anche una pesante lettera anonima, che minacciava di morte il capo-centro della Dia di Palermo, il colonnello Giuseppe D'Agata, il senatore Giuseppe Lumia e l'inviato del settimanale "l'espresso" Lirio Abbate. Tutti e tre si sono occupati delle infiltrazioni di Cosa nostra nella "New port". Così, dopo anni di omertà al porto, sono emerse le prime verità.
Nel giugno 2011, i boss aveva tentato una spregiudicata operazione di restyling, svuotando la "New port" a beneficio di "Portitalia" e "Tcp". Furono costituite lo stesso giorno, e soprattutto dagli stessi soci fondatori. L'operazione non è sfuggita al tribunale Misure di prevenzione, che prima ha fatto scattare la sospensione degli amministratori e dopo un anno, il sequestro delle società.
(19 marzo 2013)
Re: From Sicily with love
per favoreeeeeeeeeeee ditemi che è un pesce d'aprile
07:53 - Fuori Battiato e Zichichi, dentro Fiorello. Il presidente della Regione Sicilia Crocetta stupisce tutti e pesca il jolly. Se le indiscrezioni che arrivano da Palermo non saranno smentite nelle prossime ore sarà Rosario Tindaro Fiorello il nome nuovo per la giunta siciliana. A Fiorello dovrebbero andare le deleghe dei due assessori uscenti, Beni culturali e Turismo.
Incassata la disponibilità dello showman, Crocetta sta cercando di rimuovere l'ultimo ostacolo, il no dei grillini siciliani che con il loro appoggio esterno stanno tenendo in piedi il governo regionale di centrosinistra dando vita al cosiddetto modello Sicilia.
07:53 - Fuori Battiato e Zichichi, dentro Fiorello. Il presidente della Regione Sicilia Crocetta stupisce tutti e pesca il jolly. Se le indiscrezioni che arrivano da Palermo non saranno smentite nelle prossime ore sarà Rosario Tindaro Fiorello il nome nuovo per la giunta siciliana. A Fiorello dovrebbero andare le deleghe dei due assessori uscenti, Beni culturali e Turismo.
Incassata la disponibilità dello showman, Crocetta sta cercando di rimuovere l'ultimo ostacolo, il no dei grillini siciliani che con il loro appoggio esterno stanno tenendo in piedi il governo regionale di centrosinistra dando vita al cosiddetto modello Sicilia.
-
- Messaggi: 17353
- Iscritto il: 06/04/2012, 20:00
Re: Come se ne viene fuori ?
M5S, rottura totale con Crocetta in Sicilia: "Anche qui è inciucio Pd-Pdl"
Re: From Sicily with love
Sicilia. Amministrative, 141 comuni al voto
CATANIA – Tempo di elezioni in Sicilia. Il 9 e 10 giugno seggi aperti in 141 comuni della regione
di Francesco Mantovani
Il turno di ballottaggio si terrà il 23 e 24 giugno. Al fine di permettere l’entrata in vigore della Legge Regionale che ha introdotto anche nell’isola la possibilità di esprimere la doppia preferenza di genere, le amministrative in Sicilia sono state spostate di due settimane rispetto al resto d’Italia. Fari puntati in particolar modo su Catania e Messina. Due città che attraversano un periodo che definire complicato è estremamente riduttivo. L’una (per adesso) è stata salvata dal crac mentre l’altra non naviga in acque serene visto che è sull’orlo del disastro finanziario. Si vota anche in altri due capoluoghi siciliani (Ragusa e Siracusa) e in 137 comuni piccoli e medi.
Test delicato
Un test importantissimo – quello delle amministrative in Sicilia – sia in chiave nazionale che regionale dove l’assemblea che sostiene il governo di Rosario Crocetta (con l’asse Pd-Udc che sembra reggere con l’appoggio del movimento del Governatore, il Megafono) è al suo primo vero esame. Il centrosinistra, dal canto suo, è a caccia di rivincite e prova a conquistare Catania, Messina, Siracusa e Ragusa, che negli ultimi 15 anni sono state amministrate da giunte di un centrodestra che a questa tornata amministrativa si presenta diviso. Test significativo anche per il Movimento 5 Stelle che, dopo il deludente risultato del 26 e 27 maggio, prova a rilanciarsi in terra siciliana.
...
CATANIA – Tempo di elezioni in Sicilia. Il 9 e 10 giugno seggi aperti in 141 comuni della regione
di Francesco Mantovani
Il turno di ballottaggio si terrà il 23 e 24 giugno. Al fine di permettere l’entrata in vigore della Legge Regionale che ha introdotto anche nell’isola la possibilità di esprimere la doppia preferenza di genere, le amministrative in Sicilia sono state spostate di due settimane rispetto al resto d’Italia. Fari puntati in particolar modo su Catania e Messina. Due città che attraversano un periodo che definire complicato è estremamente riduttivo. L’una (per adesso) è stata salvata dal crac mentre l’altra non naviga in acque serene visto che è sull’orlo del disastro finanziario. Si vota anche in altri due capoluoghi siciliani (Ragusa e Siracusa) e in 137 comuni piccoli e medi.
Test delicato
Un test importantissimo – quello delle amministrative in Sicilia – sia in chiave nazionale che regionale dove l’assemblea che sostiene il governo di Rosario Crocetta (con l’asse Pd-Udc che sembra reggere con l’appoggio del movimento del Governatore, il Megafono) è al suo primo vero esame. Il centrosinistra, dal canto suo, è a caccia di rivincite e prova a conquistare Catania, Messina, Siracusa e Ragusa, che negli ultimi 15 anni sono state amministrate da giunte di un centrodestra che a questa tornata amministrativa si presenta diviso. Test significativo anche per il Movimento 5 Stelle che, dopo il deludente risultato del 26 e 27 maggio, prova a rilanciarsi in terra siciliana.
...
Re: From Sicily with love
Federico Piccitto del Movimento 5stelle è il nuovo sindaco a Ragusa: ha vinto il ballottaggio con il 69,4%. Giovanni Cosentini, del centrosinistra, si è fermato al 30,6%. Il M5s, con la vittoria di Piccitto, conquista il primo comune in Sicilia. Finisce così a Ragusa, dopo due sindacature di Nello Dipasquale, il predominio del centrodestra nel capoluogo. In queste amministrative Dipasquale appoggiava il suo ex vicesindaco Cosentini che è stato candidato e sostenuto dal Pd e dal Megafono del presidente della Regione Rosario Crocetta.
Re: From Sicily with love
Cioè se ho ben capito, questa vittoria del M5S è un grazioso omaggio del PD?Amadeus ha scritto:Federico Piccitto del Movimento 5stelle è il nuovo sindaco a Ragusa: ha vinto il ballottaggio con il 69,4%. Giovanni Cosentini, del centrosinistra, si è fermato al 30,6%. Il M5s, con la vittoria di Piccitto, conquista il primo comune in Sicilia. Finisce così a Ragusa, dopo due sindacature di Nello Dipasquale, il predominio del centrodestra nel capoluogo. In queste amministrative Dipasquale appoggiava il suo ex vicesindaco Cosentini che è stato candidato e sostenuto dal Pd e dal Megafono del presidente della Regione Rosario Crocetta.
Re: From Sicily with love
@mariok ti rispondo qui
Il Pd non era votabile perchè si è alleato , per motivi poltroniferi, con una lista di ex pidiellini - udiccini, che hanno fatto il bello e il cattivo tempo per quasi 10 anni.
c'erano ben due liste di persone per bene che il pd ha schifato, convintissimo di avere la vittoria in tasca alleandosi con la suddetta lista "territorio" .... la beffa è che tutti davano per certa la vittoria delle "larghe intese" ... e invece è stata una debacle assoluta.
se penso che corradino mineo e epifani sono venuti a sostenere un cuffariano della peggiore specie mi devo prendere altri due maalox.....
la disfatta fu totale .... domani vedremo le dichiarazioni e le dimissioni
vvvvvvv vendeeeettta ( cit. un pesce di nome wanda)
Il Pd non era votabile perchè si è alleato , per motivi poltroniferi, con una lista di ex pidiellini - udiccini, che hanno fatto il bello e il cattivo tempo per quasi 10 anni.
c'erano ben due liste di persone per bene che il pd ha schifato, convintissimo di avere la vittoria in tasca alleandosi con la suddetta lista "territorio" .... la beffa è che tutti davano per certa la vittoria delle "larghe intese" ... e invece è stata una debacle assoluta.
se penso che corradino mineo e epifani sono venuti a sostenere un cuffariano della peggiore specie mi devo prendere altri due maalox.....
la disfatta fu totale .... domani vedremo le dichiarazioni e le dimissioni
vvvvvvv vendeeeettta ( cit. un pesce di nome wanda)
Re: From Sicily with love
nooooooooooooooooooo impossibile, incredibile, non può essere , sarà un pesce d'aprile
Voto scambio, indagati Lombardo e figlio
Elezioni rinnovo Ars ottobre 212, promesse lavoro in cambio voti
09 luglio, 12:09
(ANSA) - CATANIA, 9 LUG - L'ex Presidente della Regione Siciliana Raffaele Lombardo e il figlio Salvatore Federico Michele, detto Toti, sono indagati per voto di scambio dalla Procura della Repubblica di Catania, che ha notificato loro gli avvisi di conclusione indagini preliminari. Avrebbero, in occasione delle elezioni per il rinnovo dell'Ars del 28 ottobre 2012, promesso posti di lavoro in cambio di voti in favore del candidato Toti, attuale parlamentare regionale.
Voto scambio, indagati Lombardo e figlio
Elezioni rinnovo Ars ottobre 212, promesse lavoro in cambio voti
09 luglio, 12:09
(ANSA) - CATANIA, 9 LUG - L'ex Presidente della Regione Siciliana Raffaele Lombardo e il figlio Salvatore Federico Michele, detto Toti, sono indagati per voto di scambio dalla Procura della Repubblica di Catania, che ha notificato loro gli avvisi di conclusione indagini preliminari. Avrebbero, in occasione delle elezioni per il rinnovo dell'Ars del 28 ottobre 2012, promesso posti di lavoro in cambio di voti in favore del candidato Toti, attuale parlamentare regionale.
Re: From Sicily with love
ll Muos non fa male'
di Giovanni Tizian
A dirlo, anzi a scriverlo, sono gli esperti dell'Istituto Superiore di Sanità in una relazione che approva di fatto il mega impianto militare di Niscemi. Ma sui rischi a lungo termine non c'è nessuna rassicurazione scientifica(18 luglio 2013)
Gli esperti dell'Istituto superiore di Sanità scrivono che il Muos non fa male. La relazione inviata a Governo e Regione approva il sistema di comunicazione satellitare della Marina statunitense in costruzione a Niscemi, in Sicilia. Ne escludono la pericolosità. Nonostante non ci siano dati scientifici certi sugli effetti dell'esposizione ai campi elettromagnetici nel lungo periodo.
E scrivono che è più pericoloso il vicino Petrolchimico di Gela. Per Pentagono, Casa Bianca e Difesa italiana è una vittoria. Ora si aspetta la mossa di Crocetta, che nel marzo scorso aveva bloccato i lavori revocando le autorizzazioni concesse dal suo predecessore.
«Il Muos non fa male». Il mega impianto militare per le comunicazioni satellitari che sta prendendo forma nella riserva naturale di Niscemi, all'interno della base della Marina americana, non è nocivo per la salute dei cittadini né per l'ambiente circostante. E' la conclusione dell'indagine condotta dall'Istituto superiore di Sanità, in collaborazione con l'Ispra, su incarico della Regione siciliana e dal Governo. Uno studio effettuato sulle nuove parabole da istallare: tre antenne paraboliche Muos (Mobile User Objective System) e due trasmittenti elicoidali(UHF) ad alta frequenza. Nella relazione non si fa cenno alle oltre 40 antenne già esistenti all'interno della base radio, anche queste al centro di critiche e proteste dei comitati cittadini e dei sindaci del territorio. Anni di battaglie e manifestazioni che hanno portato alla blocco dei lavori e a un'inchiesta per abusi edilizi e irregolarità amministrative condotta dal procuratore di Caltagirone Francesco Paolo Giordano.
A marzo scorso la giunta regionale guidata da Rosario Crocetta aveva revocato le autorizzazioni per la costruzione del Muos concesse dal predecessore Raffaele Lombardo. Una mossa che ha innescato una battaglia legale approdata davanti ai giudici amministrativi. Il ministero della Difesa retto da Mario Mauro ha ricorso al Tar di Palermo, che si è espresso la settimana scorsa respingendo le richieste di sospendere il provvedimento regionale. La confusione regna sovrana. Da una parte il Governo nazionale si accorda con quello regionale per bloccare i lavori in attesa di riscontri scientifici sulla pericolosità delle antenne, dall'altra la Difesa italiana porta la decisione dell'Assessorato regionale all'Ambiente in Tribunale, perdendo il primo atto.. Le pressioni dell'Ambasciata Usa e della Dipartimento Difesa degli Stati Uniti si fanno sentire ogni giorni di più, in ballo ci sono investimenti miliardari al quale partecipano i colossi dell'industria bellica a stelle e strisce. Ora arriva il rapporto preliminare degli esperti della Sanità. Che escludono danni per persone e ambiente. E si attende lo studio dell'Enav sulle interferenze che il Muos potrebbe avere sulle strumentazioni degli aerei di passaggio in quella zona.
La relazione
«I limiti di esposizione raccomandati per la popolazione generale sono ampiamente rispettati a tutte le distanze dalle antenne paraboliche Muos, anche all'interno del fascio principale di radiazione». E ancora: « Non ha quindi nessuno fondamento l'ipotesi che possibili errori di puntamento, incidenti o eventi naturali, nel caso di per sé molto improbabile che diano luogo ad esposizioni di individui della popolazione, o di appartenenti al personale della stazione trasmittente di Niscemi, possano causare danni alla salute». La base radio del paese nisseno dunque non è fonte di rischio per la popolazione. E, secondo gli studiosi, neppure di fronte a un superamento dei valori di emergenza «dovuti essenzialmente» alle oltre 40 antenne già esistenti i livelli di emissione sarebbero pericolosi per la salute umana. «E' possibile», si legge nel documento, «escludere che in punti situati a distanze superiori a 33,6 metri da entrambe le antenne UHF possano verificarsi effetti noti dei campi elettromagnetici», escludono cioè che quelle onde a distanze superiori di 30 metri possano provocare effetti a breve termine come il riscaldamento dei tessuti biologici del corpo.
Il dubbio del lungo periodo
Altro discorso per gli effetti a lungo termine delle onde elettromagnetiche. Innanzitutto la distanza di sicurezza aumenta: «I livelli di campo elettromagnetico sono inferiori al valore di attenzione previsto dalla normativa nazionale a una distanza di 112 , 6 metri». Nella relazione si precisa che sul lungo periodo, riguardo la correlazione tra esposizione e tumori, la ricerca scientifica non ha certezze. Anzi, «i possibili meccanismi di interazione tra campi elettromagnetici e sistemi biologici sono ancora ignoti». In altre parole non esistono prove inconfutabili sui danni a lungo termine che onde elettromagnetiche potrebbero provocare sul corpo umano. Incertezze che impediscono «una vera e propria valutazione quantitativa del rischio di effetti a lungo termine». Insomma, sulle malattie gravi il dubbio rimane. Analogo ragionamento per la madre di tutte le antenne, il Muos. I valori di rischio «sono ampiamente rispettati al di fuori di uno spazio cilindrico della lunghezza di 21 chilometri». Difficile districarsi tra le formule, ma in sostanza secondo i calcoli dell'Istituto superiore « gli edifici e le aree a permanenza prolungata sono molto probabilmente al di fuori delle regioni di spazio a rischiole parabole Muos posizionate a 14, 7 °». Anche in questo caso però lo scrivono con il beneficio del dubbio.
Muos o Petrolchimico
Tanto che le conclusioni sul Muos sono vaghe: «La natura puramente teorica delle valutazioni qui riportate impone comunque la necessità di verifiche sperimentali successive alla messa in funzione del sistema Muos». Come dire, provare per credere. La storia sembra ripetersi in questi luoghi. Il petrolchimico di Gela sbuffa i suoi fumi maleodoranti fin sulla collina dove è adagiato il paese di Niscemi. Una zona già a rischio dunque. Distante dalle raffinerie solo 14 chilometri. Nello studio sul Muos la parte finale è dedicata proprio alle ricadute dei veleni di Gela sulla popolazione niscemese. «Il territorio di Niscemi è interessato dai fumi industriali», si legge nelle conclusioni. Le polveri sottili sono al dì sopra della soglia di allarme. E dallo studio sulle cause di mortalità. «Il profilo di salute della popolazione presenta un quadro critico degno di attenzione che per molti aspetti risulta sovrapponibile a quello di Gela». Gli esperti sottolineano inoltre che «le cause in molti casi sono strettamente connesse a documentate fonti di esposizione ambientale. L'aver trovato alcune patologie in eccesso in entrambi i generi sembra indicare la presenza di esposizione di altra natura, anche ambientale, che andrebbero identificate al fine di ridurre l'esposizione della popolazione alle fonti di rischio». Un giudizio chiaro e netto sull'inquinamento prodotto dalla lavorazione del petrolio nella vicina Gela e sulle sue ricadute sanitarie. Sul Muos al contrario la relazione lascia diversi punti in sospeso, dall'incertezza sulle sull'impatto a lungo termine sulla salute delle onde emesse dalle parabole alla necessità di studiare gli effetti del Muos una volta che questo sarà attivo. Ma i cittadini, a cui sono richiesti enormi sacrifici economici in nome dell'Unione Europea, si chiedono che fine abbia fatto il principio di precauzione introdotto dal trattato di Maastricht che può essere invocato ogni qualvolta non esistono certezze scientifiche sulla nocività per la salute o per l'ambiente.
Governo contro Regione
Il documento inviato Governo, ministero della Salute e Regione, dividerà e non poco. Per Letta, ma anche per i suoi predecessori, rimane un'opera strategica per l'Alleanza. In realtà saranno gli statunitensi a utilizzarlo per le loro guerre e per le strategie dei Pentagono e Casa Bianca. Quindi i dati contenuti nella relazione porteranno il Governo a chiedere che i cantieri Muos vengano riaperti e che la grande opera militare venga realizzata al più presto. La Regione che ha revocato le autorizzazioni ha sempre chiarito di attendere lo studio superpartes per valutare il da farsi. E nel caso di ci pareri discordanti tra Regione e Governo centrale, non è escluso che il ministro invochi il conflitto di attribuzione di fronte alla Corte costituzionale per dare così corso ai desideri dell'amministrazione Obama.
di Giovanni Tizian
A dirlo, anzi a scriverlo, sono gli esperti dell'Istituto Superiore di Sanità in una relazione che approva di fatto il mega impianto militare di Niscemi. Ma sui rischi a lungo termine non c'è nessuna rassicurazione scientifica(18 luglio 2013)
Gli esperti dell'Istituto superiore di Sanità scrivono che il Muos non fa male. La relazione inviata a Governo e Regione approva il sistema di comunicazione satellitare della Marina statunitense in costruzione a Niscemi, in Sicilia. Ne escludono la pericolosità. Nonostante non ci siano dati scientifici certi sugli effetti dell'esposizione ai campi elettromagnetici nel lungo periodo.
E scrivono che è più pericoloso il vicino Petrolchimico di Gela. Per Pentagono, Casa Bianca e Difesa italiana è una vittoria. Ora si aspetta la mossa di Crocetta, che nel marzo scorso aveva bloccato i lavori revocando le autorizzazioni concesse dal suo predecessore.
«Il Muos non fa male». Il mega impianto militare per le comunicazioni satellitari che sta prendendo forma nella riserva naturale di Niscemi, all'interno della base della Marina americana, non è nocivo per la salute dei cittadini né per l'ambiente circostante. E' la conclusione dell'indagine condotta dall'Istituto superiore di Sanità, in collaborazione con l'Ispra, su incarico della Regione siciliana e dal Governo. Uno studio effettuato sulle nuove parabole da istallare: tre antenne paraboliche Muos (Mobile User Objective System) e due trasmittenti elicoidali(UHF) ad alta frequenza. Nella relazione non si fa cenno alle oltre 40 antenne già esistenti all'interno della base radio, anche queste al centro di critiche e proteste dei comitati cittadini e dei sindaci del territorio. Anni di battaglie e manifestazioni che hanno portato alla blocco dei lavori e a un'inchiesta per abusi edilizi e irregolarità amministrative condotta dal procuratore di Caltagirone Francesco Paolo Giordano.
A marzo scorso la giunta regionale guidata da Rosario Crocetta aveva revocato le autorizzazioni per la costruzione del Muos concesse dal predecessore Raffaele Lombardo. Una mossa che ha innescato una battaglia legale approdata davanti ai giudici amministrativi. Il ministero della Difesa retto da Mario Mauro ha ricorso al Tar di Palermo, che si è espresso la settimana scorsa respingendo le richieste di sospendere il provvedimento regionale. La confusione regna sovrana. Da una parte il Governo nazionale si accorda con quello regionale per bloccare i lavori in attesa di riscontri scientifici sulla pericolosità delle antenne, dall'altra la Difesa italiana porta la decisione dell'Assessorato regionale all'Ambiente in Tribunale, perdendo il primo atto.. Le pressioni dell'Ambasciata Usa e della Dipartimento Difesa degli Stati Uniti si fanno sentire ogni giorni di più, in ballo ci sono investimenti miliardari al quale partecipano i colossi dell'industria bellica a stelle e strisce. Ora arriva il rapporto preliminare degli esperti della Sanità. Che escludono danni per persone e ambiente. E si attende lo studio dell'Enav sulle interferenze che il Muos potrebbe avere sulle strumentazioni degli aerei di passaggio in quella zona.
La relazione
«I limiti di esposizione raccomandati per la popolazione generale sono ampiamente rispettati a tutte le distanze dalle antenne paraboliche Muos, anche all'interno del fascio principale di radiazione». E ancora: « Non ha quindi nessuno fondamento l'ipotesi che possibili errori di puntamento, incidenti o eventi naturali, nel caso di per sé molto improbabile che diano luogo ad esposizioni di individui della popolazione, o di appartenenti al personale della stazione trasmittente di Niscemi, possano causare danni alla salute». La base radio del paese nisseno dunque non è fonte di rischio per la popolazione. E, secondo gli studiosi, neppure di fronte a un superamento dei valori di emergenza «dovuti essenzialmente» alle oltre 40 antenne già esistenti i livelli di emissione sarebbero pericolosi per la salute umana. «E' possibile», si legge nel documento, «escludere che in punti situati a distanze superiori a 33,6 metri da entrambe le antenne UHF possano verificarsi effetti noti dei campi elettromagnetici», escludono cioè che quelle onde a distanze superiori di 30 metri possano provocare effetti a breve termine come il riscaldamento dei tessuti biologici del corpo.
Il dubbio del lungo periodo
Altro discorso per gli effetti a lungo termine delle onde elettromagnetiche. Innanzitutto la distanza di sicurezza aumenta: «I livelli di campo elettromagnetico sono inferiori al valore di attenzione previsto dalla normativa nazionale a una distanza di 112 , 6 metri». Nella relazione si precisa che sul lungo periodo, riguardo la correlazione tra esposizione e tumori, la ricerca scientifica non ha certezze. Anzi, «i possibili meccanismi di interazione tra campi elettromagnetici e sistemi biologici sono ancora ignoti». In altre parole non esistono prove inconfutabili sui danni a lungo termine che onde elettromagnetiche potrebbero provocare sul corpo umano. Incertezze che impediscono «una vera e propria valutazione quantitativa del rischio di effetti a lungo termine». Insomma, sulle malattie gravi il dubbio rimane. Analogo ragionamento per la madre di tutte le antenne, il Muos. I valori di rischio «sono ampiamente rispettati al di fuori di uno spazio cilindrico della lunghezza di 21 chilometri». Difficile districarsi tra le formule, ma in sostanza secondo i calcoli dell'Istituto superiore « gli edifici e le aree a permanenza prolungata sono molto probabilmente al di fuori delle regioni di spazio a rischiole parabole Muos posizionate a 14, 7 °». Anche in questo caso però lo scrivono con il beneficio del dubbio.
Muos o Petrolchimico
Tanto che le conclusioni sul Muos sono vaghe: «La natura puramente teorica delle valutazioni qui riportate impone comunque la necessità di verifiche sperimentali successive alla messa in funzione del sistema Muos». Come dire, provare per credere. La storia sembra ripetersi in questi luoghi. Il petrolchimico di Gela sbuffa i suoi fumi maleodoranti fin sulla collina dove è adagiato il paese di Niscemi. Una zona già a rischio dunque. Distante dalle raffinerie solo 14 chilometri. Nello studio sul Muos la parte finale è dedicata proprio alle ricadute dei veleni di Gela sulla popolazione niscemese. «Il territorio di Niscemi è interessato dai fumi industriali», si legge nelle conclusioni. Le polveri sottili sono al dì sopra della soglia di allarme. E dallo studio sulle cause di mortalità. «Il profilo di salute della popolazione presenta un quadro critico degno di attenzione che per molti aspetti risulta sovrapponibile a quello di Gela». Gli esperti sottolineano inoltre che «le cause in molti casi sono strettamente connesse a documentate fonti di esposizione ambientale. L'aver trovato alcune patologie in eccesso in entrambi i generi sembra indicare la presenza di esposizione di altra natura, anche ambientale, che andrebbero identificate al fine di ridurre l'esposizione della popolazione alle fonti di rischio». Un giudizio chiaro e netto sull'inquinamento prodotto dalla lavorazione del petrolio nella vicina Gela e sulle sue ricadute sanitarie. Sul Muos al contrario la relazione lascia diversi punti in sospeso, dall'incertezza sulle sull'impatto a lungo termine sulla salute delle onde emesse dalle parabole alla necessità di studiare gli effetti del Muos una volta che questo sarà attivo. Ma i cittadini, a cui sono richiesti enormi sacrifici economici in nome dell'Unione Europea, si chiedono che fine abbia fatto il principio di precauzione introdotto dal trattato di Maastricht che può essere invocato ogni qualvolta non esistono certezze scientifiche sulla nocività per la salute o per l'ambiente.
Governo contro Regione
Il documento inviato Governo, ministero della Salute e Regione, dividerà e non poco. Per Letta, ma anche per i suoi predecessori, rimane un'opera strategica per l'Alleanza. In realtà saranno gli statunitensi a utilizzarlo per le loro guerre e per le strategie dei Pentagono e Casa Bianca. Quindi i dati contenuti nella relazione porteranno il Governo a chiedere che i cantieri Muos vengano riaperti e che la grande opera militare venga realizzata al più presto. La Regione che ha revocato le autorizzazioni ha sempre chiarito di attendere lo studio superpartes per valutare il da farsi. E nel caso di ci pareri discordanti tra Regione e Governo centrale, non è escluso che il ministro invochi il conflitto di attribuzione di fronte alla Corte costituzionale per dare così corso ai desideri dell'amministrazione Obama.
Chi c’è in linea
Visitano il forum: Nessuno e 20 ospiti