Diario della caduta di un regime.
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Re: Diario della caduta di un regime.
CRONACA DEL BEL PAESE IN FRANTUMI SOTTO LE MACERIE
UN TEMPO LA CHIAMAVANO “LOTTA POLITICA”
ADESSO INVECE E’ LA RICERCA CONTINUA DELLA VINCITA SICURA DEL “GRATTA E VINCI”
Matteo Salvini, non ha mai lavorato in vita sua. Però ha capito per tempo, come Bossi e tanti altri, che si potevano fare i soldi senza lavorare.
Ed è per questo che ha scelto la strada del “GRATTA E VINCI”, sicuro.
Che molti, oggi, impropriamente chiamano “politica”.
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Salvini esulta: "Ora al voto con una coalizione di centrodestra compatta"
Il leader del Carroccio esulta: "Un risultato molto molto molto positivo. Il centrodestra unito a trazione leghista dà i propri risultati. Ultimo appello a Berlusconi per il maggioritario"
Ivan Francese - Lun, 12/06/2017 - 11:22
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È soddisfatto Matteo Salvini, all'indomani del primo turno delle elezioni amministrative di alcune delle più importanti città italiane.
Il segretario federale della Lega Nord traccia un bilancio in conferenza stampa il giorno seguente al voto, dopo essersi detto "felice" già ieri sera su Facebook.
Usa una metafora calcistica parlado di "primo tempo finito" ma in attesa della ripresa saluta un risultato "molto molto molto positivo".
Il leader del Carroccio chiede il voto per rinnovare un Parlamento che "non è più rappresentativo" e assicura che chiamerà Berlusconi e gli altri leader di una possibile coalizione di centrodestra.
"Se si andasse a votare in autunno - attacca - faremmo di tutto per avere una coalizione più ampia e compatta possibile.
Facciamo l'ultimo appello: se veramente Berlusconi vuole l'unità del centrodestra come va dicendo, scelga il maggioritario e non il proporzionale per dire 'prima mi voti e poi vediamò.
La priorità è andare a votare.
Speriamo che Renzi tragga le conseguenze di questa ennesima sottrazione di voti"
Tuttavia, ammonisce, "basta guardare le percentuali della Lega e le percentuali degli altri partiti di centrodestra per farsi un'idea di chi premino gli elettori", rigettando quelle che definisce "tentazioni renziane e inciuciste".
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Matteo Salvini
Lega Nord
Elezioni amministrative 2017
UN TEMPO LA CHIAMAVANO “LOTTA POLITICA”
ADESSO INVECE E’ LA RICERCA CONTINUA DELLA VINCITA SICURA DEL “GRATTA E VINCI”
Matteo Salvini, non ha mai lavorato in vita sua. Però ha capito per tempo, come Bossi e tanti altri, che si potevano fare i soldi senza lavorare.
Ed è per questo che ha scelto la strada del “GRATTA E VINCI”, sicuro.
Che molti, oggi, impropriamente chiamano “politica”.
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Salvini esulta: "Ora al voto con una coalizione di centrodestra compatta"
Il leader del Carroccio esulta: "Un risultato molto molto molto positivo. Il centrodestra unito a trazione leghista dà i propri risultati. Ultimo appello a Berlusconi per il maggioritario"
Ivan Francese - Lun, 12/06/2017 - 11:22
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È soddisfatto Matteo Salvini, all'indomani del primo turno delle elezioni amministrative di alcune delle più importanti città italiane.
Il segretario federale della Lega Nord traccia un bilancio in conferenza stampa il giorno seguente al voto, dopo essersi detto "felice" già ieri sera su Facebook.
Usa una metafora calcistica parlado di "primo tempo finito" ma in attesa della ripresa saluta un risultato "molto molto molto positivo".
Il leader del Carroccio chiede il voto per rinnovare un Parlamento che "non è più rappresentativo" e assicura che chiamerà Berlusconi e gli altri leader di una possibile coalizione di centrodestra.
"Se si andasse a votare in autunno - attacca - faremmo di tutto per avere una coalizione più ampia e compatta possibile.
Facciamo l'ultimo appello: se veramente Berlusconi vuole l'unità del centrodestra come va dicendo, scelga il maggioritario e non il proporzionale per dire 'prima mi voti e poi vediamò.
La priorità è andare a votare.
Speriamo che Renzi tragga le conseguenze di questa ennesima sottrazione di voti"
Tuttavia, ammonisce, "basta guardare le percentuali della Lega e le percentuali degli altri partiti di centrodestra per farsi un'idea di chi premino gli elettori", rigettando quelle che definisce "tentazioni renziane e inciuciste".
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IlFattoQuotidiano.it / BLOG / di Andrea Scanzi
Elezioni Amministrative 2017
Elezioni amministrative 2017: chi perde, chi non vince, chi vince
di Andrea Scanzi | 12 giugno 2017
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Più informazioni su: Amministrative, Elezioni Amministrative 2017, Matteo Renzi, Movimento 5 Stelle, PD, Silvio Berlusconi
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Andrea Scanzi
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Riflessione su queste amministrative 2017, che hanno acceso gli animi come un doppio misto al torneo di Tegoleto tra Picierno e Sibilia versus Gasparri e la Fusani.
Chi perde
Il Movimento 5Stelle. Era ampiamente previsto, le Amministrative sono il loro tallone d’Achille. Stavolta però sono riusciti ad andare oltre ogni ragionevole speranza (degli avversari). Suicidio a Genova e Palermo, harakiri colpevolissimo a Parma (e Pizzarotti sogna la torcida). In passato, avevano spesso vinto in città stremate dalle disastrose giunte di centrosinistra e centrodestra: Parma, Livorno, Roma. Adesso no (Taranto). Sul piano nazionale è tutto un altro sport, ma i campanelli d’allarme ci sono. Pizzarotti ha ragione quando asserisce sadicamente che ormai il M5s è forza che mira più al nazionale che al locale (e ciò è in controtendenza con gli albori dei Meet up).
In più, alle Amministrative si votano le persone e non i simboli. E le persone candidate dai 5Stelle non le conosce quasi nessuno. È difficile dare la propria città in mano a uno sconosciuto, ancor più contro avversari molto più organizzati e radicati. Il teatrino sulla legge elettorale ha spostato pochissimo, gli affanni di Raggi e parzialmente Appendino, un po’ di più. L’aspetto dirimente resta però l’allergia dei 5Stelle alle amministrative: una Torino non fa primavera, mentre una Genova è per sempre.
Chi non vince
Il Partito democratico. Sta esultando perché i grillini hanno scontato la pena, ma in 13 casi si presenteranno al ballottaggio in ritardo rispetto al centrodestra: Asti, Como, Monza, Genova, Padova, Spezia, Piacenza, Rieti, Lecce, Taranto, Catanzaro, Oristano, Trapani. E, in nove di questi casi, la giunta uscente era di centrosinistra o di sinistra. Il Pd soffre (ovviamente), anche in realtà un tempo rossissime: se questa è una vittoria, Orfini è il nuovo leader dei Led Zeppelin. Ha ragione il Movimento democratico e progressista (Mdp), nel ricordare che, senza l’aiuto della “sinistra riformista” (e spesso pure “radicale”), il Pd non va da nessuna parte. Se non a un apericena con Verdini.
A Renzi è già tornata la voglia di andare al voto anticipato, stavolta a novembre, ma non si capisce quali meriti avrebbe avuto. In primo luogo, il Pd non ha vinto, ma casomai pareggiato: solo i ballottaggi diranno se sarà trionfo o gogna. In secondo luogo, le elezioni nazionali seguiranno tutt’altre logiche. C’è poi l’aspetto personale: Renzi, terrorizzato di perdere, per queste elezioni non si è mai fatto vedere (e anche per questo non sono andate malissimo). Non è che adesso può appropriarsi di una (non) vittoria. O meglio: non potrebbe, ma lo farà. Ah, dimenticavo: è riuscito a perdere anche nella sua Rignano. Idolo.
Chi vince
Più volte ho scritto – e detto – in questi mesi che, tra i due litiganti, il Berlusconi gode. Appunto: a livello comunale e regionale, il centrodestra signoreggia con antica sicumera baldanzosa. I motivi sono semplici. Uno: l’Italia è un paese di centrodestra. Due: il centrodestra è, da sempre, la forza che in nome del bene comune (cioè il loro) è in grado di ingoiare qualsiasi rospo. Mentre Pisapia litiga con Fratoianni che litiga con Bersani che litiga con Civati, e mentre i 5Stelle rileggono in chiave nu-metal i sacri testi dell’Asilo Mariuccia, il centrodestra in apparenza si scazza, ma poi si presenta unito come un sol uomo. Per questo vinceranno. O comunque saranno sempre decisivi per fare un governo nazionale. Agili.
http://www.ilfattoquotidiano.it/2017/06 ... e/3653596/
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Chi perde
Il Movimento 5Stelle. Era ampiamente previsto, le Amministrative sono il loro tallone d’Achille. Stavolta però sono riusciti ad andare oltre ogni ragionevole speranza (degli avversari). Suicidio a Genova e Palermo, harakiri colpevolissimo a Parma (e Pizzarotti sogna la torcida). In passato, avevano spesso vinto in città stremate dalle disastrose giunte di centrosinistra e centrodestra: Parma, Livorno, Roma. Adesso no (Taranto). Sul piano nazionale è tutto un altro sport, ma i campanelli d’allarme ci sono. Pizzarotti ha ragione quando asserisce sadicamente che ormai il M5s è forza che mira più al nazionale che al locale (e ciò è in controtendenza con gli albori dei Meet up).
In più, alle Amministrative si votano le persone e non i simboli. E le persone candidate dai 5Stelle non le conosce quasi nessuno. È difficile dare la propria città in mano a uno sconosciuto, ancor più contro avversari molto più organizzati e radicati. Il teatrino sulla legge elettorale ha spostato pochissimo, gli affanni di Raggi e parzialmente Appendino, un po’ di più. L’aspetto dirimente resta però l’allergia dei 5Stelle alle amministrative: una Torino non fa primavera, mentre una Genova è per sempre.
Chi non vince
Il Partito democratico. Sta esultando perché i grillini hanno scontato la pena, ma in 13 casi si presenteranno al ballottaggio in ritardo rispetto al centrodestra: Asti, Como, Monza, Genova, Padova, Spezia, Piacenza, Rieti, Lecce, Taranto, Catanzaro, Oristano, Trapani. E, in nove di questi casi, la giunta uscente era di centrosinistra o di sinistra. Il Pd soffre (ovviamente), anche in realtà un tempo rossissime: se questa è una vittoria, Orfini è il nuovo leader dei Led Zeppelin. Ha ragione il Movimento democratico e progressista (Mdp), nel ricordare che, senza l’aiuto della “sinistra riformista” (e spesso pure “radicale”), il Pd non va da nessuna parte. Se non a un apericena con Verdini.
A Renzi è già tornata la voglia di andare al voto anticipato, stavolta a novembre, ma non si capisce quali meriti avrebbe avuto. In primo luogo, il Pd non ha vinto, ma casomai pareggiato: solo i ballottaggi diranno se sarà trionfo o gogna. In secondo luogo, le elezioni nazionali seguiranno tutt’altre logiche. C’è poi l’aspetto personale: Renzi, terrorizzato di perdere, per queste elezioni non si è mai fatto vedere (e anche per questo non sono andate malissimo). Non è che adesso può appropriarsi di una (non) vittoria. O meglio: non potrebbe, ma lo farà. Ah, dimenticavo: è riuscito a perdere anche nella sua Rignano. Idolo.
Chi vince
Più volte ho scritto – e detto – in questi mesi che, tra i due litiganti, il Berlusconi gode. Appunto: a livello comunale e regionale, il centrodestra signoreggia con antica sicumera baldanzosa. I motivi sono semplici. Uno: l’Italia è un paese di centrodestra. Due: il centrodestra è, da sempre, la forza che in nome del bene comune (cioè il loro) è in grado di ingoiare qualsiasi rospo. Mentre Pisapia litiga con Fratoianni che litiga con Bersani che litiga con Civati, e mentre i 5Stelle rileggono in chiave nu-metal i sacri testi dell’Asilo Mariuccia, il centrodestra in apparenza si scazza, ma poi si presenta unito come un sol uomo. Per questo vinceranno. O comunque saranno sempre decisivi per fare un governo nazionale. Agili.
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Re: Diario della caduta di un regime.
SCENARIO
Così il voto alle comunali stravolge i piani dei partiti (e torna l'idea di elezioni anticipate)
Gli schieramenti che lavoravano al proporzionale riscoprono la bellezza di coalizioni e maggioritario. E mentre i Cinque stelle riprendono a sventolare la bandiera anti-sistema, Renzi e Salvini puntano alle urne nel 2017
DI SUSANNA TURCO
12 giugno 2017
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E adesso i partiti si preparano a uno strategico reset. Una bella tabula rasa di ciò che s’è tessuto sin qui, ancora tutta da dispiegare: solo un assaggio, forse, nel fatto che Matteo Renzi - passata l’era della playstation da premier - da segretario del Pd se ne è finalmente andato sui luoghi del terremoto di Amatrice e Accumoli dicendo un vago “buoni i dati delle amministrative”.
Da venerdì a oggi, in effetti, sembra passato un secolo. Quel che (esagerando) preconizzava un boom a Cinque stelle, ora (esagerando) vede solo il flop: come se si trattasse delle politiche (“illudetevi che abbiamo fallito”, puntualizza Grillo dopo ore di silenzio 'il M5s è la forza più presente”, 225 liste contro le 134 del Pd, che “è camuffato in metà dei Comuni”).
Quel che negli ultimi tre giorni puntualizzava: 2018 (nel senso delle elezioni a scadenza di legislatura), adesso ricomincia a dire di nuovo (ma chissà per quanto): 2017, nel senso del voto anticipato. Quel che fin qui parlava la lingua del proporzionale, ora parla la lingua del maggioritario; e Matteo Salvini ha già cominciato a farlo esplicitamente. Quel che sin qui diceva ciascun partito per sé, ora grida: coalizione. Una sorpresa, questa sì, che ha riguardato soprattutto il centrodestra, l’area che sembra aver più guadagnato da questa tornata amministrativa. Silvio l’azzurro si frega le mani (deve solo digerire Salvini), Matteo il democratico un pochino meno (vedersela con gli scissionisti di Mdp e Pisapia, auguri); i Cinque stelle quatti quatti potranno se vogliono tornare a fare il partito dell’antisistema (un ruolo comodissimo, la vocazione originaria).
Video:
http://espresso.repubblica.it/palazzo/2 ... =HEF_RULLO
Il segretario della Lega Nord auspica per il centrodestra una "coalizione più compatta possibile". Per questo dalla sede della Lega Nord a Milano in via Bellerio lancia un appello a Silvio Berlusconi perché, ha spiegato, il "maggioritario aiuta la coalizione".Realizzato da: H24, immagini di Davide Bevilacqua, montaggio di Valerio Argenio
Potere delle elezioni amministrative: quelle del 2016, con le vittorie a Cinque stelle a Roma, Torino e in generale in 19 ballottaggi su 20, fecero partire la campagna di delegittimazione dell’Italicum, la legge elettorale voluta da Renzi, con l’argomento che avrebbe fatto stra-vincere Luigi Di Maio. Ora, nel 2017, sembrano aver frenato le ambizioni governative giusto di un Di Maio - con l’ala sciamannata che riprende quota - e messo una pietra tombale (bisognerà vedere però il secondo turno) sui sistemi simil-tedeschi, post-Consultellum, e comunque squisitamente proporzionali, di cui fino a giovedì s’è parlato.
Di certo, col senno del poi, nulla di più salutare che far crollare alla Camera subito prima del voto l’accordo a quattro tra Pd, M5S, Fi e Lega per la legge elettorale simil-tedesca. Altro che “complotto”, altro che “inaffidabilità”: s’è fatto piazza pulita al momento più opportuno. Domani a Montecitorio tornerà a riunirsi la commissione Affari costituzionali dove la proposta di legge elettorale - detta da taluni Fianum - è stata rispedita alla fine della settimana scorsa.
Cosa si diranno? Nessuno ne ha per ora idea, ma il leader leghista ha già messo il dito sulla contraddizione: “Se Berlusconi vuole l'unità del centrodestra, dovrebbe scegliere il maggioritario e non il modello proporzionale del 'votami e poi ti spiego cosa faccio dopo”, ha detto in conferenza stampa. Eppure, quel modello proporzionale era appunto l’oggetto dell’accordo a quattro di cui faceva parte anche la Lega, prima del voto. Come traslocheranno, tutti quanti? Lo faranno davvero? “La tornata elettorale per le comunali porterà ulteriori elementi di riflessione” dice il capogruppo azzurro Brunetta, enigmatico.
E il voto, il voto? Ancora nella notte, dal Nazareno, Matteo Renzi diceva e faceva dire di essere fermissimo sull’ipotesi 2018. Il timing, cioè, risorto dopo il crollo dell’accordo sulla legge elettorale: niente voto in autunno, si va alla scadenza naturale. Eppure quella primavera s’è fatta di colpo lontanissima, again. Coi Cinque stelle più deboli e il centrodestra in fase di riorganizzazione unitaria (dopo che il picco del caos s’era raggiunto un anno fa), e infine con una maggioranza e un governo che non paiono vocati a far chissà quale riforma rivoluzionaria, il richiamo delle urne, che Renzi ha sempre sentito piuttosto forte, sembra destinato ad aumentare. Come sirene per Ulisse. E senza nemmeno uno straccio di Berlusconi che gli porga cera per tapparsi le orecchie.
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• ELEZIONI
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Così il voto alle comunali stravolge i piani dei partiti (e torna l'idea di elezioni anticipate)
Gli schieramenti che lavoravano al proporzionale riscoprono la bellezza di coalizioni e maggioritario. E mentre i Cinque stelle riprendono a sventolare la bandiera anti-sistema, Renzi e Salvini puntano alle urne nel 2017
DI SUSANNA TURCO
12 giugno 2017
E adesso i partiti si preparano a uno strategico reset. Una bella tabula rasa di ciò che s’è tessuto sin qui, ancora tutta da dispiegare: solo un assaggio, forse, nel fatto che Matteo Renzi - passata l’era della playstation da premier - da segretario del Pd se ne è finalmente andato sui luoghi del terremoto di Amatrice e Accumoli dicendo un vago “buoni i dati delle amministrative”.
Da venerdì a oggi, in effetti, sembra passato un secolo. Quel che (esagerando) preconizzava un boom a Cinque stelle, ora (esagerando) vede solo il flop: come se si trattasse delle politiche (“illudetevi che abbiamo fallito”, puntualizza Grillo dopo ore di silenzio 'il M5s è la forza più presente”, 225 liste contro le 134 del Pd, che “è camuffato in metà dei Comuni”).
Quel che negli ultimi tre giorni puntualizzava: 2018 (nel senso delle elezioni a scadenza di legislatura), adesso ricomincia a dire di nuovo (ma chissà per quanto): 2017, nel senso del voto anticipato. Quel che fin qui parlava la lingua del proporzionale, ora parla la lingua del maggioritario; e Matteo Salvini ha già cominciato a farlo esplicitamente. Quel che sin qui diceva ciascun partito per sé, ora grida: coalizione. Una sorpresa, questa sì, che ha riguardato soprattutto il centrodestra, l’area che sembra aver più guadagnato da questa tornata amministrativa. Silvio l’azzurro si frega le mani (deve solo digerire Salvini), Matteo il democratico un pochino meno (vedersela con gli scissionisti di Mdp e Pisapia, auguri); i Cinque stelle quatti quatti potranno se vogliono tornare a fare il partito dell’antisistema (un ruolo comodissimo, la vocazione originaria).
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Il segretario della Lega Nord auspica per il centrodestra una "coalizione più compatta possibile". Per questo dalla sede della Lega Nord a Milano in via Bellerio lancia un appello a Silvio Berlusconi perché, ha spiegato, il "maggioritario aiuta la coalizione".Realizzato da: H24, immagini di Davide Bevilacqua, montaggio di Valerio Argenio
Potere delle elezioni amministrative: quelle del 2016, con le vittorie a Cinque stelle a Roma, Torino e in generale in 19 ballottaggi su 20, fecero partire la campagna di delegittimazione dell’Italicum, la legge elettorale voluta da Renzi, con l’argomento che avrebbe fatto stra-vincere Luigi Di Maio. Ora, nel 2017, sembrano aver frenato le ambizioni governative giusto di un Di Maio - con l’ala sciamannata che riprende quota - e messo una pietra tombale (bisognerà vedere però il secondo turno) sui sistemi simil-tedeschi, post-Consultellum, e comunque squisitamente proporzionali, di cui fino a giovedì s’è parlato.
Di certo, col senno del poi, nulla di più salutare che far crollare alla Camera subito prima del voto l’accordo a quattro tra Pd, M5S, Fi e Lega per la legge elettorale simil-tedesca. Altro che “complotto”, altro che “inaffidabilità”: s’è fatto piazza pulita al momento più opportuno. Domani a Montecitorio tornerà a riunirsi la commissione Affari costituzionali dove la proposta di legge elettorale - detta da taluni Fianum - è stata rispedita alla fine della settimana scorsa.
Cosa si diranno? Nessuno ne ha per ora idea, ma il leader leghista ha già messo il dito sulla contraddizione: “Se Berlusconi vuole l'unità del centrodestra, dovrebbe scegliere il maggioritario e non il modello proporzionale del 'votami e poi ti spiego cosa faccio dopo”, ha detto in conferenza stampa. Eppure, quel modello proporzionale era appunto l’oggetto dell’accordo a quattro di cui faceva parte anche la Lega, prima del voto. Come traslocheranno, tutti quanti? Lo faranno davvero? “La tornata elettorale per le comunali porterà ulteriori elementi di riflessione” dice il capogruppo azzurro Brunetta, enigmatico.
E il voto, il voto? Ancora nella notte, dal Nazareno, Matteo Renzi diceva e faceva dire di essere fermissimo sull’ipotesi 2018. Il timing, cioè, risorto dopo il crollo dell’accordo sulla legge elettorale: niente voto in autunno, si va alla scadenza naturale. Eppure quella primavera s’è fatta di colpo lontanissima, again. Coi Cinque stelle più deboli e il centrodestra in fase di riorganizzazione unitaria (dopo che il picco del caos s’era raggiunto un anno fa), e infine con una maggioranza e un governo che non paiono vocati a far chissà quale riforma rivoluzionaria, il richiamo delle urne, che Renzi ha sempre sentito piuttosto forte, sembra destinato ad aumentare. Come sirene per Ulisse. E senza nemmeno uno straccio di Berlusconi che gli porga cera per tapparsi le orecchie.
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Re: Diario della caduta di un regime.
Proclama Badoglio dell'8 settembre 1943
Da Wikipedia, l'enciclopedia libera.
https://it.wikipedia.org/wiki/Proclama_ ... embre_1943
Il proclama letto alla radio[modifica | modifica wikitesto]
« Il governo italiano, riconosciuta la impossibilità di continuare la impari lotta contro la soverchiante potenza avversaria, nell'intento di risparmiare ulteriori e più gravi sciagure alla Nazione, ha chiesto un armistizio al generale Eisenhower, comandante in capo delle forze alleate anglo-americane.
La richiesta è stata accolta.
Conseguentemente, ogni atto di ostilità contro le forze anglo-americane deve cessare da parte delle forze italiane in ogni luogo.
Fuga di Vittorio Emanuele III
Da Wikipedia, l'enciclopedia libera.
La fuga dalla Capitale dei vertici militari, del Capo del Governo Pietro Badoglio, del Re Vittorio Emanuele III e di suo figlio Umberto dapprima verso Pescara, poi verso Brindisi, e la confusione, provocata soprattutto dall'utilizzo di una forma che non faceva comprendere il reale senso delle clausole armistiziali e che fu dai più invece erroneamente interpretata come indicazione della fine della guerra, generarono ulteriore confusione presso tutte le forze armate italiane in tutti i vari fronti sui quali ancora combattevano: lasciate senza precisi ordini, si sbandarono.[5] 815 000 soldati italiani vennero catturati dall'esercito germanico, e destinati a diversi Lager con la qualifica di I.M.I. (internati militari italiani) nelle settimane immediatamente successive.
Più della metà dei soldati in servizio nella penisola abbandonarono le armi e tornarono alle loro case in abiti civili. La ritorsione da parte degli ormai ex-alleati tedeschi, i cui alti comandi, come quelli italiani,[6] avevano appreso la notizia dalle intercettazioni del messaggio radio di Eisenhower, non si fece attendere: fu immediatamente messa in atto l'Operazione Achse ("asse"), ovvero l'occupazione militare di tutta la penisola italiana e il 9 settembre fu affondata la Corazzata Roma, alla quale nella notte precedente era stato ordinato, assieme a tutta la flotta della Regia Marina, di far rotta verso Malta in ottemperanza alle clausole armistiziali anziché, come precedentemente stabilito, attaccare gli alleati impegnati nello sbarco di Salerno.
Nelle stesse ore una piccola parte delle forze armate rimase fedele al Re Vittorio Emanuele III come la Divisione Acqui sull'isola di Cefalonia dove fu annientata; una parte si diede alla macchia dando vita alle prime formazioni partigiane come la Brigata Maiella; altri reparti ancora, soprattutto al nord, come la Xª Flottiglia MAS e la MVSN, scelsero di rimanere fedeli al vecchio alleato e al fascismo. Nonostante il proclama di Badoglio, gli alleati impedirono una massiccia e immediata scarcerazione dei prigionieri di guerra italiani.
Ai militari sbandatisi dopo l'8 settembre che si ripresentarono a fine guerra ai rispettivi comandi, per sistemare la propria carriera interrotta e anche recuperare gli arretrati di paga, venne richiesto di compilare un questionario di ben 97 domande, atto a definirne la posizione disciplinare e amministrativa.[7]
Da Wikipedia, l'enciclopedia libera.
https://it.wikipedia.org/wiki/Proclama_ ... embre_1943
Il proclama letto alla radio[modifica | modifica wikitesto]
« Il governo italiano, riconosciuta la impossibilità di continuare la impari lotta contro la soverchiante potenza avversaria, nell'intento di risparmiare ulteriori e più gravi sciagure alla Nazione, ha chiesto un armistizio al generale Eisenhower, comandante in capo delle forze alleate anglo-americane.
La richiesta è stata accolta.
Conseguentemente, ogni atto di ostilità contro le forze anglo-americane deve cessare da parte delle forze italiane in ogni luogo.
Fuga di Vittorio Emanuele III
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La fuga dalla Capitale dei vertici militari, del Capo del Governo Pietro Badoglio, del Re Vittorio Emanuele III e di suo figlio Umberto dapprima verso Pescara, poi verso Brindisi, e la confusione, provocata soprattutto dall'utilizzo di una forma che non faceva comprendere il reale senso delle clausole armistiziali e che fu dai più invece erroneamente interpretata come indicazione della fine della guerra, generarono ulteriore confusione presso tutte le forze armate italiane in tutti i vari fronti sui quali ancora combattevano: lasciate senza precisi ordini, si sbandarono.[5] 815 000 soldati italiani vennero catturati dall'esercito germanico, e destinati a diversi Lager con la qualifica di I.M.I. (internati militari italiani) nelle settimane immediatamente successive.
Più della metà dei soldati in servizio nella penisola abbandonarono le armi e tornarono alle loro case in abiti civili. La ritorsione da parte degli ormai ex-alleati tedeschi, i cui alti comandi, come quelli italiani,[6] avevano appreso la notizia dalle intercettazioni del messaggio radio di Eisenhower, non si fece attendere: fu immediatamente messa in atto l'Operazione Achse ("asse"), ovvero l'occupazione militare di tutta la penisola italiana e il 9 settembre fu affondata la Corazzata Roma, alla quale nella notte precedente era stato ordinato, assieme a tutta la flotta della Regia Marina, di far rotta verso Malta in ottemperanza alle clausole armistiziali anziché, come precedentemente stabilito, attaccare gli alleati impegnati nello sbarco di Salerno.
Nelle stesse ore una piccola parte delle forze armate rimase fedele al Re Vittorio Emanuele III come la Divisione Acqui sull'isola di Cefalonia dove fu annientata; una parte si diede alla macchia dando vita alle prime formazioni partigiane come la Brigata Maiella; altri reparti ancora, soprattutto al nord, come la Xª Flottiglia MAS e la MVSN, scelsero di rimanere fedeli al vecchio alleato e al fascismo. Nonostante il proclama di Badoglio, gli alleati impedirono una massiccia e immediata scarcerazione dei prigionieri di guerra italiani.
Ai militari sbandatisi dopo l'8 settembre che si ripresentarono a fine guerra ai rispettivi comandi, per sistemare la propria carriera interrotta e anche recuperare gli arretrati di paga, venne richiesto di compilare un questionario di ben 97 domande, atto a definirne la posizione disciplinare e amministrativa.[7]
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Re: Diario della caduta di un regime.
….PAROLA DI SOMMO SACERDOTE E PROFETA DEL BUNGA-BUNGA. IO VI DICO CHE:
"Il centrodestra unito vince
La sfida è battere la sinistra"
Berlusconi sull'esito delle comunali: "Centrodestra competitivo ovunque". M5s? "In calo, ma non va sottovalutato"
di Luca Romano
8 minuti fa
MA DOVE VEDE LA SINISTRA LA MUMMIA CINESE DI HARDCORE??????
IL PD DI PINOCCHIO MUSSOLONI E’ DI CENTRO DESTRA.
SI PUO’ DIRE DI TUTTO IN QUESTO PAESE ALLO SBANDO, PUR DI VINCERE IL”GRATTA E VINCI”
"Il centrodestra unito vince
La sfida è battere la sinistra"
Berlusconi sull'esito delle comunali: "Centrodestra competitivo ovunque". M5s? "In calo, ma non va sottovalutato"
di Luca Romano
8 minuti fa
MA DOVE VEDE LA SINISTRA LA MUMMIA CINESE DI HARDCORE??????
IL PD DI PINOCCHIO MUSSOLONI E’ DI CENTRO DESTRA.
SI PUO’ DIRE DI TUTTO IN QUESTO PAESE ALLO SBANDO, PUR DI VINCERE IL”GRATTA E VINCI”
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Re: Diario della caduta di un regime.
CRONACA DALL’ITALIA SOTTO LE MACERIE.
PROPAGANDA PER TRICOLORI CAZZONI, CON PARAOCCHI IN ACCIAIO INOX
A TRE QUARTI DEL SECOLO SCORSO, L’ALBERTONE NAZIONALE, CI HA REGALATO L’ENNESIMA RAPPRESENTAZIONE DELL’ITALIANO MEDIO, ATTRAVERSO IL FILM:
“FINCHE’ C’E’ GUERRA C’E’ SPERANZA”.
https://it.wikipedia.org/wiki/Finch%C3% ... 8_speranza
QUARANT’ANNI DOPO, POSSIAMO ATTINGERE ANCORA ALLE SUE OPERE, PER CAPIRE QUANTO ACCADE OGGI.
IL SUO FILM PUO’ ESSERE TRANQUILLAMENTE MUTUATO IN:
“FINCHE’ CI SONO IMBECILLI, C’E’ SPERANZA”
Sul cartaceo di Libero del 14 giugno 2017
Notizia di prima pagina, in grande per colpire l’attenzione del merlame doc:
La sinistra punita dagli elettori
A forza di accogliere
perdono le elezioni
Alle comunali i progressisti escono con le ossa rotte perché pensano più agli immigrati che agli italiani
Ma il Pd e compagni non hanno capito la lezione: ora insistono per dare la cittadinanza agli stranieri.
Lo spiritismo deve essere uno sport nazionale.
Romano Prodi, al tempo del sequestro Moro, aveva fatto sapere che durante una seduta spiritica era uscito il nome GRADOLI.
Gli STRUMPTRUPPEN, per mero interesse politico, facendo leva sui boccaloni stupidi, continuano ad evocare la “sinistra”.
Un nemico serve sempre per rimanere a galla.
LA SINISTRA E’ SEPOLTA AL CIMITERO DI PRIMA PORTA, RIQUADRO 12, TOMBA NUMERO SETTE.
E’ LI CHE SINISTRA E’ SEPOLTA DAL 14 GIUGNO 1984, CON IL SUO ULTIMO SEGRETARIO.
ENRICO BERLINGUER
PROPAGANDA PER TRICOLORI CAZZONI, CON PARAOCCHI IN ACCIAIO INOX
A TRE QUARTI DEL SECOLO SCORSO, L’ALBERTONE NAZIONALE, CI HA REGALATO L’ENNESIMA RAPPRESENTAZIONE DELL’ITALIANO MEDIO, ATTRAVERSO IL FILM:
“FINCHE’ C’E’ GUERRA C’E’ SPERANZA”.
https://it.wikipedia.org/wiki/Finch%C3% ... 8_speranza
QUARANT’ANNI DOPO, POSSIAMO ATTINGERE ANCORA ALLE SUE OPERE, PER CAPIRE QUANTO ACCADE OGGI.
IL SUO FILM PUO’ ESSERE TRANQUILLAMENTE MUTUATO IN:
“FINCHE’ CI SONO IMBECILLI, C’E’ SPERANZA”
Sul cartaceo di Libero del 14 giugno 2017
Notizia di prima pagina, in grande per colpire l’attenzione del merlame doc:
La sinistra punita dagli elettori
A forza di accogliere
perdono le elezioni
Alle comunali i progressisti escono con le ossa rotte perché pensano più agli immigrati che agli italiani
Ma il Pd e compagni non hanno capito la lezione: ora insistono per dare la cittadinanza agli stranieri.
Lo spiritismo deve essere uno sport nazionale.
Romano Prodi, al tempo del sequestro Moro, aveva fatto sapere che durante una seduta spiritica era uscito il nome GRADOLI.
Gli STRUMPTRUPPEN, per mero interesse politico, facendo leva sui boccaloni stupidi, continuano ad evocare la “sinistra”.
Un nemico serve sempre per rimanere a galla.
LA SINISTRA E’ SEPOLTA AL CIMITERO DI PRIMA PORTA, RIQUADRO 12, TOMBA NUMERO SETTE.
E’ LI CHE SINISTRA E’ SEPOLTA DAL 14 GIUGNO 1984, CON IL SUO ULTIMO SEGRETARIO.
ENRICO BERLINGUER
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Re: Diario della caduta di un regime.
SANTO, SANTO, SANTO……………………………SANTO SUBITO
FRANCESCO PRENDA NOTA.
Venerdì scorso, due giorni prima delle elezioni, sono stato tirato dentro in una discussione politica.
Il primo interlocutore è un leghista.
Quando sollecita la discussione politica, rispondo facendo attenzione a farla diventare MILAN-INTER.
Con il secondo interlocutore, ho sospeso da quattro anni ogni confronto politico perché è completamente tempo perso discutere con un berlusconiano devoto.
Il candidato civetta della destra si è nascosto dietro 4 liste civiche.
Quando ho chiesto al berlusconiano a chi fa rifermento il loro candidato, mi ha risposto “Alfano”
Falso, perché da queste parti non ci sono sostenitori di Angelino.
Per non compromettere la mummia, ha sparato su Angelino.
Poi, ho fatto riferimento che il candidati di Farsa Italia, aveva dichiarato il falso, quando ha sottoscritto di non avere pendenze in corso.
Infatti ce l’ha con la Corte dei Conti, per 62 mila euro.
“Ecco, sotto elezioni vengono fuori sempre queste notizie”, ha precisato il berlusconiano.
Aggiungendo: “Io sono cattolico e cristiano, e l’attuale sindaca che sta nel mio palazzo si scopa un marocchino”
Noi nell’Italia sotto le macerie abbiamo a che fare con tricolori di questo tipo.
Ed è su questo che gli STRUMPTRUPPEN, insistono.
Sempre dalla prima pagina di Libero:
Telefonata a Rete 4 <<Aiuto lei e sua figlia disabile>>
BERLUSCONI TROVA LA CASA
ALLO STRATTATO DA VIRGINIA
Di Francesco Specchia
Cosa bisogna fare per campare.
COMUNQUE, CARO FRANCESCO, PRENDILO IN CONSIDERAZIONE.
SILVIO SANTO, SANTO, SANTO……………..SUBITO
FRANCESCO PRENDA NOTA.
Venerdì scorso, due giorni prima delle elezioni, sono stato tirato dentro in una discussione politica.
Il primo interlocutore è un leghista.
Quando sollecita la discussione politica, rispondo facendo attenzione a farla diventare MILAN-INTER.
Con il secondo interlocutore, ho sospeso da quattro anni ogni confronto politico perché è completamente tempo perso discutere con un berlusconiano devoto.
Il candidato civetta della destra si è nascosto dietro 4 liste civiche.
Quando ho chiesto al berlusconiano a chi fa rifermento il loro candidato, mi ha risposto “Alfano”
Falso, perché da queste parti non ci sono sostenitori di Angelino.
Per non compromettere la mummia, ha sparato su Angelino.
Poi, ho fatto riferimento che il candidati di Farsa Italia, aveva dichiarato il falso, quando ha sottoscritto di non avere pendenze in corso.
Infatti ce l’ha con la Corte dei Conti, per 62 mila euro.
“Ecco, sotto elezioni vengono fuori sempre queste notizie”, ha precisato il berlusconiano.
Aggiungendo: “Io sono cattolico e cristiano, e l’attuale sindaca che sta nel mio palazzo si scopa un marocchino”
Noi nell’Italia sotto le macerie abbiamo a che fare con tricolori di questo tipo.
Ed è su questo che gli STRUMPTRUPPEN, insistono.
Sempre dalla prima pagina di Libero:
Telefonata a Rete 4 <<Aiuto lei e sua figlia disabile>>
BERLUSCONI TROVA LA CASA
ALLO STRATTATO DA VIRGINIA
Di Francesco Specchia
Cosa bisogna fare per campare.
COMUNQUE, CARO FRANCESCO, PRENDILO IN CONSIDERAZIONE.
SILVIO SANTO, SANTO, SANTO……………..SUBITO
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Re: Diario della caduta di un regime.
....LA CALDA ESTATE DEL 2017....
Ius soli: il Pd forza i tempi, Senato fuori controllo
Dentro i vaffa e gli spintoni, fuori i saluti romani
La maggioranza accelera sulla legge di cittadinanza, la Lega si scatena. Volpi manda a quel Paese Grasso
Centinaio irrompe accanto alla Fedeli che viene medicata. Fuori la marcia di CasaPound e Forza Nuova
Politica
Se qualche ragazzo nato qui e spera di diventare cittadino a tutti gli effetti avesse bisogno di una lezione su come si comporta un cittadino italiano, può sempre dare un’occhiata al Senato. La legge sullo ius soli, ignorata dalla maggioranza renziana per mesi, diventa il centro dello scontro tra sinistra e destra. Da una parte la Lega con urla, spintoni e vaffa (video di M. Lanaro). Dall’altra la sinistra che grida “fascisti”. E’ solo l’inizio del percorso di una legge che vede già 8mila emendamenti
di Diego Pretini
Ius soli: il Pd forza i tempi, Senato fuori controllo
Dentro i vaffa e gli spintoni, fuori i saluti romani
La maggioranza accelera sulla legge di cittadinanza, la Lega si scatena. Volpi manda a quel Paese Grasso
Centinaio irrompe accanto alla Fedeli che viene medicata. Fuori la marcia di CasaPound e Forza Nuova
Politica
Se qualche ragazzo nato qui e spera di diventare cittadino a tutti gli effetti avesse bisogno di una lezione su come si comporta un cittadino italiano, può sempre dare un’occhiata al Senato. La legge sullo ius soli, ignorata dalla maggioranza renziana per mesi, diventa il centro dello scontro tra sinistra e destra. Da una parte la Lega con urla, spintoni e vaffa (video di M. Lanaro). Dall’altra la sinistra che grida “fascisti”. E’ solo l’inizio del percorso di una legge che vede già 8mila emendamenti
di Diego Pretini
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Re: Diario della caduta di un regime.
...LA PROPAGANDA CON LE SEDUTE SPIRITICHE.....[/b]
L'analisi di Ricolfi: "Sull'immigrazione la sinistra è cieca"
Se anche Ricolfi vede la sinistra nel PD, CAMBI SPACCIATORE.
Gli STRUMTRUPPEN vedono "SINISTRA" dappertutto.
Se il PD di Pinocchio Mussoloni è la sinistra, allora cominciate ad esibirmi in TV.
IO SONO UN CAMMELLO A DIECI GOBBE, CON IL COLLO DA GIRAFFA, LE ORECCHIE DA ELEFANTE, LA CODA DA COCCODRILLO.
Il sociologo: "Più che snob, la sinistra sull'immigrazione mi pare cieca. Non vuole vedere il problema, e quindi non lo vede"
Luca Romano - Ven, 16/06/2017 - 10:00
commenta
Un'analisi spietata che proviene da una voce critica della sinistra. Il sociologo Luca Ricolfi, nel suo articolo sul Messaggero, stronca i dem.
"Più che snob, la sinistra sull'immigrazione mi pare cieca. Non vuole vedere il problema, e quindi non lo vede". E ancora: "L'unico modo che la sinistra avrebbe per recuperare i ceti popolari è di fare autocritica, un'autocritica impietosa, sulla superficialità con cui ha affrontato il problema dell'immigrazione negli ultimi vent'anni, ma se facesse questo sarebbero forse più numerosi i voti che perderebbe fra i ceti medi che quelli che recupererebbe fra i ceti popolari".
Ricolfi loda l'operato del ministro dell'Interno, Marco Minniti, ma avverte: "Ho una grande stima, perché mi pare uno dei pochi politici coraggiosi (e competenti) di questo paese. Ma penso che la sua azione di contrasto al disordine migratorio porterà ben pochi voti al Pd, e forse potrebbe persino togliergliene. Questo per un motivo molto semplice: i ceti deboli, che dall'immigrazione si sentono minacciati, preferiranno i messaggi chiari e un po' rozzi di Salvini e di Grillo, mentre i benpensanti di sinistra, i cosiddetti ceti medi riflessivi, si ritrarranno inorriditi dal Pd, preferendo il buonismo senza se e senza ma dei vari Bersani, D'Alema, Pisapia, Fratoianni, Civati".
L'analisi di Ricolfi: "Sull'immigrazione la sinistra è cieca"
Se anche Ricolfi vede la sinistra nel PD, CAMBI SPACCIATORE.
Gli STRUMTRUPPEN vedono "SINISTRA" dappertutto.
Se il PD di Pinocchio Mussoloni è la sinistra, allora cominciate ad esibirmi in TV.
IO SONO UN CAMMELLO A DIECI GOBBE, CON IL COLLO DA GIRAFFA, LE ORECCHIE DA ELEFANTE, LA CODA DA COCCODRILLO.
Il sociologo: "Più che snob, la sinistra sull'immigrazione mi pare cieca. Non vuole vedere il problema, e quindi non lo vede"
Luca Romano - Ven, 16/06/2017 - 10:00
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Un'analisi spietata che proviene da una voce critica della sinistra. Il sociologo Luca Ricolfi, nel suo articolo sul Messaggero, stronca i dem.
"Più che snob, la sinistra sull'immigrazione mi pare cieca. Non vuole vedere il problema, e quindi non lo vede". E ancora: "L'unico modo che la sinistra avrebbe per recuperare i ceti popolari è di fare autocritica, un'autocritica impietosa, sulla superficialità con cui ha affrontato il problema dell'immigrazione negli ultimi vent'anni, ma se facesse questo sarebbero forse più numerosi i voti che perderebbe fra i ceti medi che quelli che recupererebbe fra i ceti popolari".
Ricolfi loda l'operato del ministro dell'Interno, Marco Minniti, ma avverte: "Ho una grande stima, perché mi pare uno dei pochi politici coraggiosi (e competenti) di questo paese. Ma penso che la sua azione di contrasto al disordine migratorio porterà ben pochi voti al Pd, e forse potrebbe persino togliergliene. Questo per un motivo molto semplice: i ceti deboli, che dall'immigrazione si sentono minacciati, preferiranno i messaggi chiari e un po' rozzi di Salvini e di Grillo, mentre i benpensanti di sinistra, i cosiddetti ceti medi riflessivi, si ritrarranno inorriditi dal Pd, preferendo il buonismo senza se e senza ma dei vari Bersani, D'Alema, Pisapia, Fratoianni, Civati".
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Re: Diario della caduta di un regime.
HERMANOS..!!!! BUNGA – BUNGA …..SIEMPRE….
TODOS DANDIDOS……
Quod non fecerunt berluscones...
» MARCO TRAVAGLIO
Per chi ancora si domandasse come mai Renzi e B., dopo una lunga relazione clandestina, si apprestano a convolare a giuste nozze nella prossima legislatura, giunge a proposito il “ddl penale” approvato dalla Camera col solito ricatto della fiducia.
Una salama da sugo con 95 commi insaccati in un unico articolo sugli argomenti più disparati che, se portasse la firma di B., avrebbe scatenato rivolte in Parlamento, girotondi in piazza, alti lai dalle federazioni della stampa e degli editori, campagne di Repubblica a base di post-it gialli e bavagli sul volto di artisti e intellettuali.
Invece è targata Pd, e tutti zitti. Ma, oltre alle non-reazioni dell’intellighentija, c’è un’altra differenza fra le porcate di centrosinistra e quelle di centrodestra.
B. scriveva nero su bianco che non lo dovevano processare, che i suoi reati non lo erano più e che i suoi processi erano già prescritti, per cui di solito la Consulta respingeva tutto al mittente.
Il Pd è più astuto: nasconde le peggiori boiate dietro appositi specchietti per le allodole (cioè per gli elettori), fingendo di difendere la legalità per devastarla meglio.
Sono le famose “leggi-spaventa - passeri”: da lontano spaventano i delinquenti, da vicino li fanno ridere. Prescrizione. La soluzione è stranota: farla decorrere non da quando il reato viene commesso, ma da quando viene scoperto, per evitare che scatti già durante le indagini (come nel 70% dei casi); e interromperla definitivamente al rinvio a giudizio o alla condanna di primo grado, per evitare che il colpevole la faccia franca durante il processo e levare agli imputati e agli avvocati ogni interesse ad allungare i tempi con ricorsi infondati e cavilli pretestuosi. Invece no. Si sospende la prescrizione per 18 mesi dopo la condanna di primo grado (dopo l’assoluzione no, come se fosse ribaltabile in appello) e per altri 18 dopo quella di secondo. Una barzelletta. Non solo: se il pm non ce la fa a chiedere il rinvio a giudizio o l’archi - viazione entro 3 mesi dalla fine d e l l’indagine, la Procura generale deve avocare il fascicolo.
Pare una norma per accelerare, invece serve a rallentare: il fascicolo passa dall’ufficio del pm a quello del pg, che di solito è ancor più oberato del pm (a Roma, 23 pg che non conoscono gli atti dovranno fare il lavoro che non riescono a smaltire 100 pm): così sarà ancor più probabile che il processo si prescriva.
Notifiche. Gran parte dei tempi morti dipendono dalle notifiche fatte a mano dagli ufficiali giudiziari al domicilio delle parti, con molti imputati che si divertono a non farsi trovare in casa.
Nell’èra di Internet, sarebbe ora di passare alle notifiche telematiche, sull’e-mail degli avvocati difensori. Ma così avremmo processi più rapidi e meno prescrizioni: non sia mai. Corruzione.
Su richiesta dell’Ocse, per quel reato la prescrizione è allungata.
Ma intanto si rende ancor più difficile scoprirlo, per cui il problema della prescrizione non si porrà proprio, visto il ridicolo numero di processi per corruzione che si riusciranno a celebrare. Il Trojan, l’intrusore informatico che s’intrufola negli i-phone, nei tablet e nei pc, sarà utilizzabile soltanto per mafia e terrorismo, non di corruzione, concussione, peculato, truffa ecc.
I magistrati chiedevano premi speciali per chi denuncia e collabora, e infiltrati, agenti provocatori e sotto copertura per fare il test di integrità ai pubblici amministratori. Ma l’idea ha comprensibilmente seminato il panico a palazzo: i politici più corrotti del mondo non sono mica matti. Intercettazioni. Avevano garantito che non avrebbero posto limiti ai poteri della magistratura di utilizzare l’unico strumento rimasto per penetrare nel sancta sanctorum delle nuove Tangentopoli, ma anche questa era una balla: il Parlamento delega in bianco il governo perché imponga ai giudici “prescrizioni che incidano anche sulle modalità di utilizzazione cautelare dei risultati delle captazioni”. Cioè sarà il governo a decidere quali prove potranno usare o meno per arrestare i ladri. Bavaglio. Quod non fecerunt berluscones, fecerunt renzini. Passa la norma, più volte tentata invano da B., di far distruggere o nascondere nella cassaforte delle Procure le intercettazioni penalmente irrilevanti, ma eticamente e politicamente magari rilevantissime. Così i giornalisti e dunque i cittadini non potranno più conoscerle (con tanti saluti al garantismo e ai diritti degli avvocati difensori e di parte civile, che potranno al massimo leggerle, ma non fotocopiarle). Dicevano di ispirarsi alle circolari di autoregolamentazione, già molto discutibili, di alcune Procure: altra balla. Le circolari parlano di espungere dagli atti depositati e non più segreti quelli “manifestamente irrilevanti e non pertinenti” alle accuse penali, mentre una sapiente manina ha cancellato dal ddl l’avverbio “manifestamen - te”: così il concetto di irrilevanza e impertinenza sarà così generico che i pm, temendo punizioni, escluderanno anche gli atti che aiutano a inquadrare il contesto del delitto. Così sarà vietato pubblicare conversazioni di grande interesse pubblico: come quelle dei due imprenditori che sghignazzano la notte del terremoto dell’Aquila, tra B. e Saccà sulle attricette raccomandate a Raifiction, fra B. e un commissario Agcom su come far chiudere Annozero, tra Fassino e Consorte sulla scalata Unipol-Bnl, tra Moggi e i giornalisti al suo servizio, e naturalmente fra Renzi e babbo Tiziano su Consip. Naturalmente noi del Fatto, se riusciremo ancora a procurarcele, continueremo a pubblicare tutte le intercettazioni rilevanti per l’opinione pubblica, anche a rischio di farci processare e condannare. Si chiama obiezione di coscienza
TODOS DANDIDOS……
Quod non fecerunt berluscones...
» MARCO TRAVAGLIO
Per chi ancora si domandasse come mai Renzi e B., dopo una lunga relazione clandestina, si apprestano a convolare a giuste nozze nella prossima legislatura, giunge a proposito il “ddl penale” approvato dalla Camera col solito ricatto della fiducia.
Una salama da sugo con 95 commi insaccati in un unico articolo sugli argomenti più disparati che, se portasse la firma di B., avrebbe scatenato rivolte in Parlamento, girotondi in piazza, alti lai dalle federazioni della stampa e degli editori, campagne di Repubblica a base di post-it gialli e bavagli sul volto di artisti e intellettuali.
Invece è targata Pd, e tutti zitti. Ma, oltre alle non-reazioni dell’intellighentija, c’è un’altra differenza fra le porcate di centrosinistra e quelle di centrodestra.
B. scriveva nero su bianco che non lo dovevano processare, che i suoi reati non lo erano più e che i suoi processi erano già prescritti, per cui di solito la Consulta respingeva tutto al mittente.
Il Pd è più astuto: nasconde le peggiori boiate dietro appositi specchietti per le allodole (cioè per gli elettori), fingendo di difendere la legalità per devastarla meglio.
Sono le famose “leggi-spaventa - passeri”: da lontano spaventano i delinquenti, da vicino li fanno ridere. Prescrizione. La soluzione è stranota: farla decorrere non da quando il reato viene commesso, ma da quando viene scoperto, per evitare che scatti già durante le indagini (come nel 70% dei casi); e interromperla definitivamente al rinvio a giudizio o alla condanna di primo grado, per evitare che il colpevole la faccia franca durante il processo e levare agli imputati e agli avvocati ogni interesse ad allungare i tempi con ricorsi infondati e cavilli pretestuosi. Invece no. Si sospende la prescrizione per 18 mesi dopo la condanna di primo grado (dopo l’assoluzione no, come se fosse ribaltabile in appello) e per altri 18 dopo quella di secondo. Una barzelletta. Non solo: se il pm non ce la fa a chiedere il rinvio a giudizio o l’archi - viazione entro 3 mesi dalla fine d e l l’indagine, la Procura generale deve avocare il fascicolo.
Pare una norma per accelerare, invece serve a rallentare: il fascicolo passa dall’ufficio del pm a quello del pg, che di solito è ancor più oberato del pm (a Roma, 23 pg che non conoscono gli atti dovranno fare il lavoro che non riescono a smaltire 100 pm): così sarà ancor più probabile che il processo si prescriva.
Notifiche. Gran parte dei tempi morti dipendono dalle notifiche fatte a mano dagli ufficiali giudiziari al domicilio delle parti, con molti imputati che si divertono a non farsi trovare in casa.
Nell’èra di Internet, sarebbe ora di passare alle notifiche telematiche, sull’e-mail degli avvocati difensori. Ma così avremmo processi più rapidi e meno prescrizioni: non sia mai. Corruzione.
Su richiesta dell’Ocse, per quel reato la prescrizione è allungata.
Ma intanto si rende ancor più difficile scoprirlo, per cui il problema della prescrizione non si porrà proprio, visto il ridicolo numero di processi per corruzione che si riusciranno a celebrare. Il Trojan, l’intrusore informatico che s’intrufola negli i-phone, nei tablet e nei pc, sarà utilizzabile soltanto per mafia e terrorismo, non di corruzione, concussione, peculato, truffa ecc.
I magistrati chiedevano premi speciali per chi denuncia e collabora, e infiltrati, agenti provocatori e sotto copertura per fare il test di integrità ai pubblici amministratori. Ma l’idea ha comprensibilmente seminato il panico a palazzo: i politici più corrotti del mondo non sono mica matti. Intercettazioni. Avevano garantito che non avrebbero posto limiti ai poteri della magistratura di utilizzare l’unico strumento rimasto per penetrare nel sancta sanctorum delle nuove Tangentopoli, ma anche questa era una balla: il Parlamento delega in bianco il governo perché imponga ai giudici “prescrizioni che incidano anche sulle modalità di utilizzazione cautelare dei risultati delle captazioni”. Cioè sarà il governo a decidere quali prove potranno usare o meno per arrestare i ladri. Bavaglio. Quod non fecerunt berluscones, fecerunt renzini. Passa la norma, più volte tentata invano da B., di far distruggere o nascondere nella cassaforte delle Procure le intercettazioni penalmente irrilevanti, ma eticamente e politicamente magari rilevantissime. Così i giornalisti e dunque i cittadini non potranno più conoscerle (con tanti saluti al garantismo e ai diritti degli avvocati difensori e di parte civile, che potranno al massimo leggerle, ma non fotocopiarle). Dicevano di ispirarsi alle circolari di autoregolamentazione, già molto discutibili, di alcune Procure: altra balla. Le circolari parlano di espungere dagli atti depositati e non più segreti quelli “manifestamente irrilevanti e non pertinenti” alle accuse penali, mentre una sapiente manina ha cancellato dal ddl l’avverbio “manifestamen - te”: così il concetto di irrilevanza e impertinenza sarà così generico che i pm, temendo punizioni, escluderanno anche gli atti che aiutano a inquadrare il contesto del delitto. Così sarà vietato pubblicare conversazioni di grande interesse pubblico: come quelle dei due imprenditori che sghignazzano la notte del terremoto dell’Aquila, tra B. e Saccà sulle attricette raccomandate a Raifiction, fra B. e un commissario Agcom su come far chiudere Annozero, tra Fassino e Consorte sulla scalata Unipol-Bnl, tra Moggi e i giornalisti al suo servizio, e naturalmente fra Renzi e babbo Tiziano su Consip. Naturalmente noi del Fatto, se riusciremo ancora a procurarcele, continueremo a pubblicare tutte le intercettazioni rilevanti per l’opinione pubblica, anche a rischio di farci processare e condannare. Si chiama obiezione di coscienza
Chi c’è in linea
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