Diario della caduta di un regime.
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Re: Diario della caduta di un regime.
REPUBBLICA ITALIANA : ULTIMO ATTO
Lasciate ogni speranza o voi che entrate
D.A. – Inferno III Canto
Lasciate ogni speranza, o voi che entrate - Spiegazione
Il canto terzo dell'Inferno di Dante Alighieri ha come ambientazione l'Antinferno, ovvero il luogo dell'oltretomba dove sono tenuti gli ignavi e che precede l'entrata dell'inferno vero e proprio. Quando Dante e Virgilio giungono di fronte alla porta dell'Inferno, il primo non può far altro che notare la scritta scura e misteriosa posta su di essa. Non avendo afferrato subito il senso della frase, chiede a Virgilio il significato, quest'ultimo lo ammonisce dicendogli che non deve aver paura di entrare nell'inferno e che piuttosto deve prepararsi psicologicamente per affrontare la visione delle anime tristi dei dannati lasciando ogni esitazione (sospetto) e titubanza, essendo questo un luogo dove si incontrano le persone che hanno perduto Dio, il bene intellettuale per eccellenza.
Nel titolo trovate scritto "Lasciate ogni speranza, o voi che entrate", ma è la forma più comune e non quella corretta. In realtà la frase originale sarebbe:
Lasciate ogne speranza, voi ch' intrate.
Significato
Tale frase serve per mettere in guarda chi sta per entrare, infatti si tratta di una porta di solo andata, che durerà in eterno e che una volta varcata non c'è alcuna speranza di tornare indietro. Il significato di questa frase è che tutte le anime prima di morire sulla Terra, non pentite per i loro peccati, dovranno lasciare ogni speranza di poter vedere Dio o di andare in purgatorio a pentirsi.
Su quello che si agita “nel centro sinistra di facciata”, Gioele Magaldi mette una pietra tombale.
Ma nello stesso tempo, commette un errore devastante, sostenendo che:
..meglio Renzi dei vecchi babbioni del club Pisapia.
mettendo in dubbio anche quel minimo di credibilità che si era conquistato.
Renzi non è affatto di sinistra, ma è un avventuriero disposto a mettere alle corde la sinistra.
Cita Francesco Carpeoro nel suo libro DALLA MASSONERIA AL TERRORISMO, nel capitolo dedicato a Gelli, IL PIRATA DEL NOVECENTO LICIO GELLI, quando si occupa di un personaggio inquietante come Michael Ledeen consulente americano dei Servizi segreti del Supersismi, la struttura segreta sovraimposta ai servizi militari dalla P2 di Licio Gelli in quanto massone:
“Veniamo ora ai rapporti con l’attuale Presidente del Consiglio Matteo Renzi. Secondo il <<New York Post>>, ammiratori del sindaco di Firenze sarebbero gli ambienti della destra repubblicana, legate alle lobby pro Israele come anche pro Arabia Saudita. Nella stessa direzione va anche il suo principale consulente politico, Marco Carrai (l’imprenditore/amico che pagò l’affitto della casa di Firenze a Renzi per ben trentaquattro mesi) intensamente esposto in Israele con imprese di venture capital e nuove tecnologie.
E, come accennavo prima, purtroppo, Leeden si è anche occupato di Olof Palme….”
La domanda sorge spontanea:
“PUO’ UN SINDACO DI CENTROSINISTRA AVERE AMMIRATORI NELLA DESTRA REPUBBLICANA A STELLE E STRISCIE?????” MA QUANDO MAI?????
Ad incrociare i dati.
Il 25/11/16 • nella Categoria: Idee, LiBRE pubblica un articolo di Fausto Carotenuto del titolo:
Carotenuto: parla Renzi, ma a decidere è Michael Ledeen
Dove ad un certo punto scrive:
“…Del resto Renzi non avrebbe alcun problema – pur di sopravvivere politicamente – a trasformarsi da ”Clinton” in “Trump”. Tanto sarebbe tutto finto… solo questione di darla a bere agli italiani. E poi lui non gode solamente dell’appoggio della sinistra americana, quella clintoniana e obamiana, ma anche della destra di sostegno a Trump, attraverso personaggi inquietanti come Michael Ledeen, vera e propria ombra sul gabinetto Renzi. Potenza trasversale degli ambienti massonici…
Sì, proprio Michael Ledeen, quello delle mene americane sul caso Moro, quello espulso perfino dai nostri servizi segreti perché troppo intrigante, quello legato alla P2, quello coinvolto nel Nigergate e nello scandalo Iran-Contra, quello che per conto del reazionario Reagan si scontrò con Craxi nella notte di Sigonella (Craxi pagò amaramente quel gesto di indipendenza dagli Usa)….”
• LIBRE news
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Magaldi: meglio Renzi dei vecchi babbioni del club Pisapia
Scritto il 03/7/17 • nella Categoria: idee Condividi
Può diventare anche divertente, il cabaret offerto dalla carta stampata. Ne ho avuto conferma leggendo di “Insieme”, questa cosa di Pisapia: i giornali si sono tutti eccitati di fronte a questa grande novità rappresentata dall’ex sindaco di Milano. Dietro il fumo, si stagliano le grandi novità della proposta politica, interpretate da figure come D’Alema, come Bersani: sono questi gli architrave su cui si regge la “casa” di Pisapia, che porta se stesso e va a unirsi con costoro. Stringendo sul programma, viene fuori tutto quell’armamentario di ferrivecchi, classici, di certa pseudo-sinistra italica. Per cui: in un momento in cui la classe media versa in pessime acque, questo bel tomo di Pisapia parla di patrimoniale, propone il ritorno dell’Imu sulla prima casa, parla di tassazione da aumentare per favorire la soliderietà. E’ un po’ indietro con gli studi, Pisapia. Io credo che, se avrà la bontà – lui e i suoi cattivi consiglieri – di studiare meglio il dibattito economico contemporaneo, capirà che non c’è bisogno di questo, c’è bisogno di riscoprire un filone keynesiano.
Non per caso non ne parlano mai, di Keynes, costoro, in termini adeguati. Si tratta cioè di riscoprire l’idea che, forse, non si esce dalla crisi andando a punire la presunta ricchezza di chi magari s’è comprato una casa e magari la deve pagare cento volte e in mille modi; non è tornando a quella triste e fasulla contrapposizione per cui la destra è quella che abbassa le tasse e la sinistra è quella che le alza – che poi è un modo (per la sinistra immaginata da Pisapia) per perdere da qui all’eternità, e giustamente. No, qui si tratta di immaginare scenari in cui le istituzioni pubbliche hanno la forza, la visione e la lungimiranza di investire nelle giuste direzioni, per rianimare il sistema economico privato, favorendo l’occupazione.
Da parte di questi santoni del presunto nuovo centrosinistra, ormai malamente invecchiati, non ho sentito una parola sull’occupazione: Meglio Renzi, rispetto a questi babbioni. Non ho sentito una parola su nuove regole d’ingaggio per come stare in Europa, non una parola neppure sul problema di una Costituzione per l’Europa. Non ho sentito una parola su quello che riguarda anche, se vogliamo, il ritorno a una sostanzialità dei processi democratici. No, questi vengono, si presentano e fanno il gioco del Risiko, del Monopoli, pensando: siccome Renzi è antipatico a tutti e ci toglie spazio, noi ci coalizziamo. D’Alema parlava della sua associazione, “Consenso”, e quest’altro parla di “Insieme”; ma alla fine il consenso che questi metteranno insieme sarà veramente ridicolo, e quindi credo che la loro sia una parata di perdenti di vecchia data, che non hanno nulla da dire (e nulla da dare) al paese.
(Gioele Magaldi, dichiarazioni rilasciate a David Gramiccioli il 3 luglio 2017 nella diretta radiofonica “Massoneria on Air”, su “Colors Radio”).
Lasciate ogni speranza o voi che entrate
D.A. – Inferno III Canto
Lasciate ogni speranza, o voi che entrate - Spiegazione
Il canto terzo dell'Inferno di Dante Alighieri ha come ambientazione l'Antinferno, ovvero il luogo dell'oltretomba dove sono tenuti gli ignavi e che precede l'entrata dell'inferno vero e proprio. Quando Dante e Virgilio giungono di fronte alla porta dell'Inferno, il primo non può far altro che notare la scritta scura e misteriosa posta su di essa. Non avendo afferrato subito il senso della frase, chiede a Virgilio il significato, quest'ultimo lo ammonisce dicendogli che non deve aver paura di entrare nell'inferno e che piuttosto deve prepararsi psicologicamente per affrontare la visione delle anime tristi dei dannati lasciando ogni esitazione (sospetto) e titubanza, essendo questo un luogo dove si incontrano le persone che hanno perduto Dio, il bene intellettuale per eccellenza.
Nel titolo trovate scritto "Lasciate ogni speranza, o voi che entrate", ma è la forma più comune e non quella corretta. In realtà la frase originale sarebbe:
Lasciate ogne speranza, voi ch' intrate.
Significato
Tale frase serve per mettere in guarda chi sta per entrare, infatti si tratta di una porta di solo andata, che durerà in eterno e che una volta varcata non c'è alcuna speranza di tornare indietro. Il significato di questa frase è che tutte le anime prima di morire sulla Terra, non pentite per i loro peccati, dovranno lasciare ogni speranza di poter vedere Dio o di andare in purgatorio a pentirsi.
Su quello che si agita “nel centro sinistra di facciata”, Gioele Magaldi mette una pietra tombale.
Ma nello stesso tempo, commette un errore devastante, sostenendo che:
..meglio Renzi dei vecchi babbioni del club Pisapia.
mettendo in dubbio anche quel minimo di credibilità che si era conquistato.
Renzi non è affatto di sinistra, ma è un avventuriero disposto a mettere alle corde la sinistra.
Cita Francesco Carpeoro nel suo libro DALLA MASSONERIA AL TERRORISMO, nel capitolo dedicato a Gelli, IL PIRATA DEL NOVECENTO LICIO GELLI, quando si occupa di un personaggio inquietante come Michael Ledeen consulente americano dei Servizi segreti del Supersismi, la struttura segreta sovraimposta ai servizi militari dalla P2 di Licio Gelli in quanto massone:
“Veniamo ora ai rapporti con l’attuale Presidente del Consiglio Matteo Renzi. Secondo il <<New York Post>>, ammiratori del sindaco di Firenze sarebbero gli ambienti della destra repubblicana, legate alle lobby pro Israele come anche pro Arabia Saudita. Nella stessa direzione va anche il suo principale consulente politico, Marco Carrai (l’imprenditore/amico che pagò l’affitto della casa di Firenze a Renzi per ben trentaquattro mesi) intensamente esposto in Israele con imprese di venture capital e nuove tecnologie.
E, come accennavo prima, purtroppo, Leeden si è anche occupato di Olof Palme….”
La domanda sorge spontanea:
“PUO’ UN SINDACO DI CENTROSINISTRA AVERE AMMIRATORI NELLA DESTRA REPUBBLICANA A STELLE E STRISCIE?????” MA QUANDO MAI?????
Ad incrociare i dati.
Il 25/11/16 • nella Categoria: Idee, LiBRE pubblica un articolo di Fausto Carotenuto del titolo:
Carotenuto: parla Renzi, ma a decidere è Michael Ledeen
Dove ad un certo punto scrive:
“…Del resto Renzi non avrebbe alcun problema – pur di sopravvivere politicamente – a trasformarsi da ”Clinton” in “Trump”. Tanto sarebbe tutto finto… solo questione di darla a bere agli italiani. E poi lui non gode solamente dell’appoggio della sinistra americana, quella clintoniana e obamiana, ma anche della destra di sostegno a Trump, attraverso personaggi inquietanti come Michael Ledeen, vera e propria ombra sul gabinetto Renzi. Potenza trasversale degli ambienti massonici…
Sì, proprio Michael Ledeen, quello delle mene americane sul caso Moro, quello espulso perfino dai nostri servizi segreti perché troppo intrigante, quello legato alla P2, quello coinvolto nel Nigergate e nello scandalo Iran-Contra, quello che per conto del reazionario Reagan si scontrò con Craxi nella notte di Sigonella (Craxi pagò amaramente quel gesto di indipendenza dagli Usa)….”
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Magaldi: meglio Renzi dei vecchi babbioni del club Pisapia
Scritto il 03/7/17 • nella Categoria: idee Condividi
Può diventare anche divertente, il cabaret offerto dalla carta stampata. Ne ho avuto conferma leggendo di “Insieme”, questa cosa di Pisapia: i giornali si sono tutti eccitati di fronte a questa grande novità rappresentata dall’ex sindaco di Milano. Dietro il fumo, si stagliano le grandi novità della proposta politica, interpretate da figure come D’Alema, come Bersani: sono questi gli architrave su cui si regge la “casa” di Pisapia, che porta se stesso e va a unirsi con costoro. Stringendo sul programma, viene fuori tutto quell’armamentario di ferrivecchi, classici, di certa pseudo-sinistra italica. Per cui: in un momento in cui la classe media versa in pessime acque, questo bel tomo di Pisapia parla di patrimoniale, propone il ritorno dell’Imu sulla prima casa, parla di tassazione da aumentare per favorire la soliderietà. E’ un po’ indietro con gli studi, Pisapia. Io credo che, se avrà la bontà – lui e i suoi cattivi consiglieri – di studiare meglio il dibattito economico contemporaneo, capirà che non c’è bisogno di questo, c’è bisogno di riscoprire un filone keynesiano.
Non per caso non ne parlano mai, di Keynes, costoro, in termini adeguati. Si tratta cioè di riscoprire l’idea che, forse, non si esce dalla crisi andando a punire la presunta ricchezza di chi magari s’è comprato una casa e magari la deve pagare cento volte e in mille modi; non è tornando a quella triste e fasulla contrapposizione per cui la destra è quella che abbassa le tasse e la sinistra è quella che le alza – che poi è un modo (per la sinistra immaginata da Pisapia) per perdere da qui all’eternità, e giustamente. No, qui si tratta di immaginare scenari in cui le istituzioni pubbliche hanno la forza, la visione e la lungimiranza di investire nelle giuste direzioni, per rianimare il sistema economico privato, favorendo l’occupazione.
Da parte di questi santoni del presunto nuovo centrosinistra, ormai malamente invecchiati, non ho sentito una parola sull’occupazione: Meglio Renzi, rispetto a questi babbioni. Non ho sentito una parola su nuove regole d’ingaggio per come stare in Europa, non una parola neppure sul problema di una Costituzione per l’Europa. Non ho sentito una parola su quello che riguarda anche, se vogliamo, il ritorno a una sostanzialità dei processi democratici. No, questi vengono, si presentano e fanno il gioco del Risiko, del Monopoli, pensando: siccome Renzi è antipatico a tutti e ci toglie spazio, noi ci coalizziamo. D’Alema parlava della sua associazione, “Consenso”, e quest’altro parla di “Insieme”; ma alla fine il consenso che questi metteranno insieme sarà veramente ridicolo, e quindi credo che la loro sia una parata di perdenti di vecchia data, che non hanno nulla da dire (e nulla da dare) al paese.
(Gioele Magaldi, dichiarazioni rilasciate a David Gramiccioli il 3 luglio 2017 nella diretta radiofonica “Massoneria on Air”, su “Colors Radio”).
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Re: Diario della caduta di un regime.
REPUBBLICA ITALIANA : ULTIMO ATTO
Le balle non finiscono mai.
"Il centrodestra è già unito" E Forza Italia supera la Lega
I sondaggi di Euromedia danno la coalizione vincente Brunetta: «La leadership? È un problema secondario»
Roberto Scafuri - Mer, 05/07/2017 - 09:17
È su questi ragionamenti che si fonda la visione della nuova Forza Italia cui sta lavorando Silvio Berlusconi: il «cemento» in grado di riportare in sella un centrodestra riunificato ma, soprattutto, rimesso su corretti binari di marcia.
Un modello rivoluzionario, un po' alla Macron: non nella grottesca versione piddina, volta costantemente a trovarne i punti di contatto con Renzi, quanto nella sua versione originale. Quella di un presidente centrista che ha ridato orgoglio e dignità ai francesi, che crede in una nuova Europa e in un radicale cambiamento della Francia. Per l'Italia il gioco sarebbe ancora più facile, a ben vedere, se soltanto si ripartisse da una (sostenibile) riforma delle tasse per renderle meno asfissianti sulle imprese e sui cittadini. Ed è chiaro che dalle parti di Arcore i segnali che inducono all'ottimismo si vedono tutti. Anzitutto riguardo il consenso degli elettori, confermato dall'ultima delle rilevazioni commissionate alla Ghisleri di Euromedia Research. Monitoraggio che ha confortato ulteriormente Berlusconi, visto che la somma dei partiti di centrodestra si mantiene stabile sul 33 per cento, mentre arretrano sia Pd che M5s (al 27,6 e al 26,9%).
Ma il dato che il Cav attendeva è quello che lo ha soddisfatto di più: Forza Italia è stabilmente sopra il Carroccio di Salvini, per ora di un mezzo punto, ma con chiari segni di ritorno alla prudenza anche all'interno della Lega. Giorgia Meloni veleggia sul 4,5 per cento; ancora poco conosciuto il «Partito animalista» della Brambilla (meno dell'un per cento). In caduta libera Alfano (1,7%), ancora frastagliato l'arcipelago della sinistra (un 6,1% complessivo tra bersaniani, Sel e Insieme di Pisapia). Dati che inviano un messaggio chiarissimo anche agli alleati: «Il centrodestra si conferma area maggioritaria nel Paese e Forza Italia ne è il suo perno centrale, la sua guida». D'altronde, come affermato ieri dal capogruppo azzurro Brunetta, «il centrodestra vincente troverà certamente il suo leader... Se la Corte di Strasburgo deciderà di restituire l'onore a Berlusconi, sarà lui il premier. Altrimenti avrà comunque la leadership e il premier sarà qualcun altro. Per questo dico che il problema, a destra, è secondario».
Ciò che non va messo in dubbio è che «il centrodestra è già unito» e si presenterà unito alle elezioni «con qualsiasi tipo di legge elettorale, sia essa proporzionale, come vuole anche Macron, sia essa maggioritaria», dice Brunetta. Il tipo di sistema elettorale è l'elemento che alimenta l'inutile dialettica che trova i suoi momenti critici in qualche esagerazione di Salvini o in qualche fremito di troppo del governatore Toti. Proprio ieri quest'ultimo ha smentito i retroscena che ne accreditavano una partita da giocare in proprio, con Berlusconi indotto a un «passo indietro», storicizzato alla De Gaulle. «Chiedevo l'esatto opposto - dice Toti - un passo avanti affinché Berlusconi sia ancora una volta il motore dell'unificazione del centrodestra e della nascita della Terza Repubblica». Precisazioni che se non fugano del tutto i sospetti, avvalorano comunque il monito che arriva dall'Ufficio di presidenza forzista. «Meglio stare un po' zitti», dice Furlan. Un po' di continenza verbale, in fondo, non ha mai fatto del male a nessuno.
il penultimo commento degli STRUMPTRUPPEN[/b]
rocky999
Mer, 05/07/2017 - 09:46
Citate euromedia però non dite che è l'unica agenzia che dà Forza Italia sopra la Lega, la quale, in tutti gli altri sondaggi, è stabilmente sopra Forza Italia di almeno un punto percentuale... E poi, programma alla Macron? Voglio proprio vedere come Berlusconi riuscirà a convincere la Meloni e Salvini, che sono all'opposto di quello che è Macron in Francia!
Le balle non finiscono mai.
"Il centrodestra è già unito" E Forza Italia supera la Lega
I sondaggi di Euromedia danno la coalizione vincente Brunetta: «La leadership? È un problema secondario»
Roberto Scafuri - Mer, 05/07/2017 - 09:17
È su questi ragionamenti che si fonda la visione della nuova Forza Italia cui sta lavorando Silvio Berlusconi: il «cemento» in grado di riportare in sella un centrodestra riunificato ma, soprattutto, rimesso su corretti binari di marcia.
Un modello rivoluzionario, un po' alla Macron: non nella grottesca versione piddina, volta costantemente a trovarne i punti di contatto con Renzi, quanto nella sua versione originale. Quella di un presidente centrista che ha ridato orgoglio e dignità ai francesi, che crede in una nuova Europa e in un radicale cambiamento della Francia. Per l'Italia il gioco sarebbe ancora più facile, a ben vedere, se soltanto si ripartisse da una (sostenibile) riforma delle tasse per renderle meno asfissianti sulle imprese e sui cittadini. Ed è chiaro che dalle parti di Arcore i segnali che inducono all'ottimismo si vedono tutti. Anzitutto riguardo il consenso degli elettori, confermato dall'ultima delle rilevazioni commissionate alla Ghisleri di Euromedia Research. Monitoraggio che ha confortato ulteriormente Berlusconi, visto che la somma dei partiti di centrodestra si mantiene stabile sul 33 per cento, mentre arretrano sia Pd che M5s (al 27,6 e al 26,9%).
Ma il dato che il Cav attendeva è quello che lo ha soddisfatto di più: Forza Italia è stabilmente sopra il Carroccio di Salvini, per ora di un mezzo punto, ma con chiari segni di ritorno alla prudenza anche all'interno della Lega. Giorgia Meloni veleggia sul 4,5 per cento; ancora poco conosciuto il «Partito animalista» della Brambilla (meno dell'un per cento). In caduta libera Alfano (1,7%), ancora frastagliato l'arcipelago della sinistra (un 6,1% complessivo tra bersaniani, Sel e Insieme di Pisapia). Dati che inviano un messaggio chiarissimo anche agli alleati: «Il centrodestra si conferma area maggioritaria nel Paese e Forza Italia ne è il suo perno centrale, la sua guida». D'altronde, come affermato ieri dal capogruppo azzurro Brunetta, «il centrodestra vincente troverà certamente il suo leader... Se la Corte di Strasburgo deciderà di restituire l'onore a Berlusconi, sarà lui il premier. Altrimenti avrà comunque la leadership e il premier sarà qualcun altro. Per questo dico che il problema, a destra, è secondario».
Ciò che non va messo in dubbio è che «il centrodestra è già unito» e si presenterà unito alle elezioni «con qualsiasi tipo di legge elettorale, sia essa proporzionale, come vuole anche Macron, sia essa maggioritaria», dice Brunetta. Il tipo di sistema elettorale è l'elemento che alimenta l'inutile dialettica che trova i suoi momenti critici in qualche esagerazione di Salvini o in qualche fremito di troppo del governatore Toti. Proprio ieri quest'ultimo ha smentito i retroscena che ne accreditavano una partita da giocare in proprio, con Berlusconi indotto a un «passo indietro», storicizzato alla De Gaulle. «Chiedevo l'esatto opposto - dice Toti - un passo avanti affinché Berlusconi sia ancora una volta il motore dell'unificazione del centrodestra e della nascita della Terza Repubblica». Precisazioni che se non fugano del tutto i sospetti, avvalorano comunque il monito che arriva dall'Ufficio di presidenza forzista. «Meglio stare un po' zitti», dice Furlan. Un po' di continenza verbale, in fondo, non ha mai fatto del male a nessuno.
il penultimo commento degli STRUMPTRUPPEN[/b]
rocky999
Mer, 05/07/2017 - 09:46
Citate euromedia però non dite che è l'unica agenzia che dà Forza Italia sopra la Lega, la quale, in tutti gli altri sondaggi, è stabilmente sopra Forza Italia di almeno un punto percentuale... E poi, programma alla Macron? Voglio proprio vedere come Berlusconi riuscirà a convincere la Meloni e Salvini, che sono all'opposto di quello che è Macron in Francia!
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Re: Diario della caduta di un regime.
REPUBBLICA ITALIANA : ULTIMO ATTO
“Combattenti di terra,.. di mare.. e dell'aria. Camicie nere della rivoluzione ... Un'ora segnata dal destino batte nel cielo della nostra patria.”
01lug 17
Matteo Salvini piace sempre di più agli italiani perché propone quello che vorremmo sentirci dire
L’Italia s’è destra. Il nostro Paese, nella mattina di lunedì, si è svegliato avvolto da una certezza il tempo del renzismo e del grillismo è alle strette. Ancora presto per cantare vittoria, ma i presupposti ci sono tutti. “La macchina renziana si è inceppata perdendo nella gran parte dei 22 capoluoghi di provincia in gioco. Il centrodestra espugna Genova e L’Aquila, vince a Verona, Taranto, Monza, La Spezia, Piacenza, Alessandria, Trapani, Como, Asti, L’Aquila e si aggiudica pure Sesto San Giovanni, la cosiddetta Stalingrado d’Italia. Un tracollo netto quello di Renzi, che nella sua Toscana perde pure Pistoia, altra città storicamente amministrata dalla sinistra, che passa al centrodestra e Carrara, unico capoluogo che l’armata Brancaleone grillina riesce ad espugnare. Il centrosinistra si conferma soltanto a Lucca, si tiene Taranto e si prende Lecce e Padova. In Sicilia c’è poi il caso di Trapani, senza quorum verrà commissariata”. Questo riporta Il Primato Nazionale. Un crollo ai ballottaggi. Un crollo quando tutto diventa decisivo. Un crollo quando serve il voto di “militanza” e non il centrista imborghesito da ombrellone e mojito. La gauche con i lifting progressisti degli anni ’10 ha perso. “La sinistra hipster è il succedaneo, nell’ordine, della cosiddetta ‘sinistra dei club’ (la stessa che, nei primissimi anni Novanta, avrebbe dovuto fiancheggiare e nutrire in senso lib-lab la nascita del nuovo soggetto voluto da Occhetto, con un personale borghese laico) e ancora i ‘girotondi’, il cui scopo primario d’esistenza, in nome dello sdegno, era forse quello di liberare il paese da Berlusconi e le sue brame affaristiche e di ‘patonza'”. La sconfitta nelle parole di Fulvio Abbate, sul sito Linkiesta. Il volto peggiore dell’Italia, il volto subdolo e falso, il volto contratto in una smorfia mentre la democrazia compie il suo decorso e riscrive pagine nuove, a partite dalla Stalingrado tricolore tale Sesto San Giovanni.
“Nemmeno nei suoi sogni più voluttuosi la destra poteva augurarsi un tale rientro in partita. Silvio Berlusconi e Matteo Salvini avrebbero messo dieci anzi cento firme sotto la conquista di Genova la ‘rossa’. Figurarsi con quale soddisfazione sono stati accolti i primi exit-poll di stanotte, con la cattura di 15 città, da Catanzaro a Verona passando per L’Aquila e la sola debacle di Lecce. Gode il mondo berlusconiano, con il Cav che oggi canterà vittoria”, scrive La Stampa. Ma il vero trionfatore porta il fazzoletto verde al collo e risponde al nome di Matteo Salvini. Il leader leghista ammonisce il Presidente del Consiglio, Paolo Gentiloni: “Non rappresenta più nessuno. Se dopo decenni ci chiedono di governare Genova, Pistoia o Sesto San Giovanni, vuol dire che possiamo governare anche il Paese”. Un uomo sicuro dei propri mezzi, capace di tornare a far volare la Lega Nord dopo l’oblio targato trota ed affini. Tra lauree comprate, diamanti venduti e l’organicità politica colpevolmente assente. Battagliero. “Invitiamo il Pd a portare la legge elettorale subito al Senato, con tre righe che premino le coalizioni, penso che si possa portare a casa in una settimana”. Spocchioso. “Con Berlusconi ci vedremo, ci sentiremo, ragioneremo, ma la leadership è l’ultima delle mie preoccupazioni”. Determinato. “Le primarie? Le ho proposte diciotto volte non solo sul leader ma anche sul programma”. Un rincorsa che ha portato il Nabucco ad essere il primo partito a Genova. 12,95% il risultato in termini di consensi, per l’esattezza 28.194 voti con 9 seggi da sfoggiare in consiglio comunale. E tutti gli altri a distanza.
Il nocciolo della questione la tocca Alessandro Catto direttamente dal suo blog qui su Il Giornale. La sconfitta è figlia dello Ius Soli: “In un momento storico nel quale l’immigrazione è spesso percepita come un pericolo e come una filiera di lucro e di interesse, proporre una discussione parlamentare sul tema, oltre che dare l’idea di una totale lontananza dalle esigenze dell’elettorato comune, costituisce un autogol pazzesco, conclamato dal voto anche in assenza di un centrodestra particolarmente in salute”. Ed è qui che la Lega tira la volata alla destra, ed è qui che la Lega viene premiata. L’assalto agli scranni dorati della politica italiana di Gian Marco Centinaio armato di foglio, bianco con scritta verde, che riportava la dicitura No Ius Soli ha pagato. E Salvini, che strizza l’occhio al premierato, passa ad incassare. Essere contro l’Europa delle banche, delle privazioni e delle vessazioni convince sempre più italiani. Populismo? Assurdo definire con un termine del genere la volontà di difendere la dignità del proprio popolo. Ed è qui che si combatte la battaglia decisiva. La volontà di non snaturarsi regala gioie in termini di percentuali. Accentarsi non è la soluzione, ma un’ulteriore perdita di tempo e di voti. L’immigrazione è il male per questo Paese, bisogna avere il coraggio di dirlo. Lo Ius Soli distruggerà la nostra identità, affogandoci nel nulla, bisogna avere il coraggio di dirlo. I soldi regalati agli istituti di credito, danaro sfilato di tasca ai contribuenti e devoluto agli amici degli amici, è una metastasi per questa nazione, bisogna avere il coraggio di dirlo. Tutto il resto è paraculismo, volta faccia e volta gabbana in attesa di una nuova poltrona dove contare i soldi derubati agli elettori.
Mantenersi in piedi tra le rovine, per citare Julius Evola, è l’unico modo per far ritrovare la sovranità all’Italia. Lo insegna anche il caso di CasaPound, scusate il gioco di parole. Il movimento guidato da Simone di Stefano ha ottenuto l’8% in quel di Lucca e a Todi ha superato il 5%. Seguire la propria natura, mettersi dalla parte degli italiani in ogni istanza, in ogni circostanza, anche rimettendoci a livello personale, è l’unica scelta possibile per non far sprofondare nel pantano lo Stivale. Matteo Salvini ha le armi ed il tempo dalla sua parte, saprà usarli al meglio? Lo scopriremo solo vivendo. “Se in ogni circostanza non rapporterai la tua azione al fine secondo natura, ma, nella scelta o nel rifiuto, ti indirizzerai ad altro fine, le tue azioni non saranno in coerenza con le tue parole”. Epicuro. In politica la saggezza non è mai abbastanza. http://www.ilgiornale.it http://www.andreapasini.it
“Combattenti di terra,.. di mare.. e dell'aria. Camicie nere della rivoluzione ... Un'ora segnata dal destino batte nel cielo della nostra patria.”
01lug 17
Matteo Salvini piace sempre di più agli italiani perché propone quello che vorremmo sentirci dire
L’Italia s’è destra. Il nostro Paese, nella mattina di lunedì, si è svegliato avvolto da una certezza il tempo del renzismo e del grillismo è alle strette. Ancora presto per cantare vittoria, ma i presupposti ci sono tutti. “La macchina renziana si è inceppata perdendo nella gran parte dei 22 capoluoghi di provincia in gioco. Il centrodestra espugna Genova e L’Aquila, vince a Verona, Taranto, Monza, La Spezia, Piacenza, Alessandria, Trapani, Como, Asti, L’Aquila e si aggiudica pure Sesto San Giovanni, la cosiddetta Stalingrado d’Italia. Un tracollo netto quello di Renzi, che nella sua Toscana perde pure Pistoia, altra città storicamente amministrata dalla sinistra, che passa al centrodestra e Carrara, unico capoluogo che l’armata Brancaleone grillina riesce ad espugnare. Il centrosinistra si conferma soltanto a Lucca, si tiene Taranto e si prende Lecce e Padova. In Sicilia c’è poi il caso di Trapani, senza quorum verrà commissariata”. Questo riporta Il Primato Nazionale. Un crollo ai ballottaggi. Un crollo quando tutto diventa decisivo. Un crollo quando serve il voto di “militanza” e non il centrista imborghesito da ombrellone e mojito. La gauche con i lifting progressisti degli anni ’10 ha perso. “La sinistra hipster è il succedaneo, nell’ordine, della cosiddetta ‘sinistra dei club’ (la stessa che, nei primissimi anni Novanta, avrebbe dovuto fiancheggiare e nutrire in senso lib-lab la nascita del nuovo soggetto voluto da Occhetto, con un personale borghese laico) e ancora i ‘girotondi’, il cui scopo primario d’esistenza, in nome dello sdegno, era forse quello di liberare il paese da Berlusconi e le sue brame affaristiche e di ‘patonza'”. La sconfitta nelle parole di Fulvio Abbate, sul sito Linkiesta. Il volto peggiore dell’Italia, il volto subdolo e falso, il volto contratto in una smorfia mentre la democrazia compie il suo decorso e riscrive pagine nuove, a partite dalla Stalingrado tricolore tale Sesto San Giovanni.
“Nemmeno nei suoi sogni più voluttuosi la destra poteva augurarsi un tale rientro in partita. Silvio Berlusconi e Matteo Salvini avrebbero messo dieci anzi cento firme sotto la conquista di Genova la ‘rossa’. Figurarsi con quale soddisfazione sono stati accolti i primi exit-poll di stanotte, con la cattura di 15 città, da Catanzaro a Verona passando per L’Aquila e la sola debacle di Lecce. Gode il mondo berlusconiano, con il Cav che oggi canterà vittoria”, scrive La Stampa. Ma il vero trionfatore porta il fazzoletto verde al collo e risponde al nome di Matteo Salvini. Il leader leghista ammonisce il Presidente del Consiglio, Paolo Gentiloni: “Non rappresenta più nessuno. Se dopo decenni ci chiedono di governare Genova, Pistoia o Sesto San Giovanni, vuol dire che possiamo governare anche il Paese”. Un uomo sicuro dei propri mezzi, capace di tornare a far volare la Lega Nord dopo l’oblio targato trota ed affini. Tra lauree comprate, diamanti venduti e l’organicità politica colpevolmente assente. Battagliero. “Invitiamo il Pd a portare la legge elettorale subito al Senato, con tre righe che premino le coalizioni, penso che si possa portare a casa in una settimana”. Spocchioso. “Con Berlusconi ci vedremo, ci sentiremo, ragioneremo, ma la leadership è l’ultima delle mie preoccupazioni”. Determinato. “Le primarie? Le ho proposte diciotto volte non solo sul leader ma anche sul programma”. Un rincorsa che ha portato il Nabucco ad essere il primo partito a Genova. 12,95% il risultato in termini di consensi, per l’esattezza 28.194 voti con 9 seggi da sfoggiare in consiglio comunale. E tutti gli altri a distanza.
Il nocciolo della questione la tocca Alessandro Catto direttamente dal suo blog qui su Il Giornale. La sconfitta è figlia dello Ius Soli: “In un momento storico nel quale l’immigrazione è spesso percepita come un pericolo e come una filiera di lucro e di interesse, proporre una discussione parlamentare sul tema, oltre che dare l’idea di una totale lontananza dalle esigenze dell’elettorato comune, costituisce un autogol pazzesco, conclamato dal voto anche in assenza di un centrodestra particolarmente in salute”. Ed è qui che la Lega tira la volata alla destra, ed è qui che la Lega viene premiata. L’assalto agli scranni dorati della politica italiana di Gian Marco Centinaio armato di foglio, bianco con scritta verde, che riportava la dicitura No Ius Soli ha pagato. E Salvini, che strizza l’occhio al premierato, passa ad incassare. Essere contro l’Europa delle banche, delle privazioni e delle vessazioni convince sempre più italiani. Populismo? Assurdo definire con un termine del genere la volontà di difendere la dignità del proprio popolo. Ed è qui che si combatte la battaglia decisiva. La volontà di non snaturarsi regala gioie in termini di percentuali. Accentarsi non è la soluzione, ma un’ulteriore perdita di tempo e di voti. L’immigrazione è il male per questo Paese, bisogna avere il coraggio di dirlo. Lo Ius Soli distruggerà la nostra identità, affogandoci nel nulla, bisogna avere il coraggio di dirlo. I soldi regalati agli istituti di credito, danaro sfilato di tasca ai contribuenti e devoluto agli amici degli amici, è una metastasi per questa nazione, bisogna avere il coraggio di dirlo. Tutto il resto è paraculismo, volta faccia e volta gabbana in attesa di una nuova poltrona dove contare i soldi derubati agli elettori.
Mantenersi in piedi tra le rovine, per citare Julius Evola, è l’unico modo per far ritrovare la sovranità all’Italia. Lo insegna anche il caso di CasaPound, scusate il gioco di parole. Il movimento guidato da Simone di Stefano ha ottenuto l’8% in quel di Lucca e a Todi ha superato il 5%. Seguire la propria natura, mettersi dalla parte degli italiani in ogni istanza, in ogni circostanza, anche rimettendoci a livello personale, è l’unica scelta possibile per non far sprofondare nel pantano lo Stivale. Matteo Salvini ha le armi ed il tempo dalla sua parte, saprà usarli al meglio? Lo scopriremo solo vivendo. “Se in ogni circostanza non rapporterai la tua azione al fine secondo natura, ma, nella scelta o nel rifiuto, ti indirizzerai ad altro fine, le tue azioni non saranno in coerenza con le tue parole”. Epicuro. In politica la saggezza non è mai abbastanza. http://www.ilgiornale.it http://www.andreapasini.it
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Re: Diario della caduta di un regime.
Tortura, l’Italia ha una legge. Che non serve
Le violenze del G8 resterebbero impunite
Mdp, Si, e M5s astenuti. Nato dopo le sentenze di Strasburgo sui pestaggi di Genova, il testo non
toccherebbe gli agenti di Bolzaneto e della Diaz: per incorrere nel reato è necessario reiterare gli abusi
Diritti
Sì definitivo della Camera alla legge che introduce nell’ordinamento italiano il reato di tortura. Il testo è stato approvato alla Camera con 198 voti a favore, 35 contrari e 104 astenuti. A favore Pd e Ap. Contro Fi, Cor, Fdi e Lega. Ad astenersi sono stati M5S, Si, Mdp, Scelta civica e Civici e innovatori. L’Italia ha così finalmente il reato di tortura, ma così debole che pm e giudici che si sono occupati dei processi sulla scuola Diaz e dei fatti di Bolzaneto a Genova dicono “sarà in concreto inapplicabile” (leggi): il provvedimento, scritto per colmare il vuoto normativo contestato anche dalla Corte europea dei diritti dell’uomo, nasce monco
di F. Q.
Le violenze del G8 resterebbero impunite
Mdp, Si, e M5s astenuti. Nato dopo le sentenze di Strasburgo sui pestaggi di Genova, il testo non
toccherebbe gli agenti di Bolzaneto e della Diaz: per incorrere nel reato è necessario reiterare gli abusi
Diritti
Sì definitivo della Camera alla legge che introduce nell’ordinamento italiano il reato di tortura. Il testo è stato approvato alla Camera con 198 voti a favore, 35 contrari e 104 astenuti. A favore Pd e Ap. Contro Fi, Cor, Fdi e Lega. Ad astenersi sono stati M5S, Si, Mdp, Scelta civica e Civici e innovatori. L’Italia ha così finalmente il reato di tortura, ma così debole che pm e giudici che si sono occupati dei processi sulla scuola Diaz e dei fatti di Bolzaneto a Genova dicono “sarà in concreto inapplicabile” (leggi): il provvedimento, scritto per colmare il vuoto normativo contestato anche dalla Corte europea dei diritti dell’uomo, nasce monco
di F. Q.
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Re: Diario della caduta di un regime.
Si è scordato una destra non meno pericolosa: quella liberale e liberista, che in questi anni è più forte di tutte, e comunque fin dall'inizio del capitalismo ha reso la vita invivibile a chi lavorava senza avere i mezzi di produzione e i capitali, come avviene di più adesso.UncleTom ha scritto:REPUBBLICA ITALIANA : ULTIMO ATTO
Non può certo confortare che esiste un italiano che si renda conto che da più di tre anni il Cosidetto PD, ha fatto un inversione di marcia con il motto: AVANTI TUTTA.................A DESTRA.
E gli altri che si professavano di sinistra?????????????????????????????????????
IlFattoQuotidiano.it / BLOG / di Mauro Barberis
Società
La sinistra non esiste, ma la destra sì
di Mauro Barberis | 1 luglio 2017
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Più informazioni su: Destra, Giuliano Pisapia, Massimo D’Alema, Matteo Renzi, Movimento 5 Stelle, PD, Sinistra
Mauro Barberis
Docente di Diritto, Università di Trieste
Post | Articoli
Tutta questa discussione sulla sinistra, dopo le elezioni comunali, discussione che oggi – sabato primo luglio – culmina nelle manifestazioni dei due tronconi della medesima sinistra – è davvero surreale. La sinistra non esiste. È forse esistita nella preistoria, prima dell’invenzione degli smartphone: come gli spazzacamini, il lavoro, la posizione del missionario. Le wikipedia del futuro – che sostituiranno le enciclopedie e i libri in genere – la definiranno proprio così: superstizione originata in occasione di un evento semileggendario, la Rivoluzione francese, ma poi confutata definitivamente, agli inizi del terzo millennio, dall’esempio di un politico italiano, un certo Mattia Penzi o Matteo Squinzi, o Mattarello Renzi.
L’inesistenza della sinistra sarebbe una buona notizia, e anzi ci risparmierebbe un sacco di seccature se, come molti credono, comportasse l’inesistenza della destra e, meglio ancora, di tutto il resto della politica: ma purtroppo non è così. Come a suo modo aveva capito quella santa donna di mia moglie, che confonde sistematicamente la destra e la sinistra quando mi dà indicazioni stradali, la sinistra certamente non esiste, ma esiste inoppugnabilmente la destra, sennò verso dove andrebbe mai il mondo? Anzi non solo la destra esiste, e ci vede benissimo, ma ne esistono almeno tre.
La prima destra, la peggiore di tutte, è proprio quella che si crede sinistra: da Renzi a Pisapia, da Prodi a D’Alema. Qualcuno dirà: ma vi sembra sinistra questa? Qui vi volevo: state cominciando a capire che quella di sinistra è un’idea platonica, priva di alcuna corrispondenza nella realtà? Tutti i politici di sinistra, in realtà, sono solo politici di destra che si sono inventati la sinistra per fregarvi meglio. Al punto che non so neppure chi siano i migliori: quelli che se ne sono resi conto, e fingono alla facciazza nostra, oppure quelli che ci credono davvero, come a Babbo Natale.
La seconda destra, un po’ migliore, è quella che tutti considerano destra, e che comprende personaggi come Trump, Putin e Salvini. È un po’ meglio della precedente solo perché almeno non alimenta illusioni: uno li vota e sa già che prima o poi lo fregheranno, ma a quel punto se l’è andata a cercare. Vi ricordate quando, prima delle elezioni statunitensi, si diceva: speriamo che vinca Trump, sennò se vince Hillary Clinton c’è il rischio di una guerra con la Russia? Adesso Trump, eletto (forse) grazie al Russiagate, alza vertiginosamente le spese militari, aumenta il contingente militare in Afghanistan, vende armi all’Arabia Saudita e gioca con la Corea del Nord a chi butta per primo la bomba. Pura destra, wow.
Ma la destra più sofisticata è la terza, quella trasversale: i Cinquestelle, per fare anche qui il primo esempio che mi viene a tiro. Non solo loro, per carità: tutti quelli che dicono che non c’è differenza fra destra e sinistra e che io ho sempre considerato di destra già solo per questo. Beh, non avevo tutti i torti, ma devo ammettere che in parte avevano ragione loro, sul fatto che la sinistra è solo una delle cinquanta sfumature della destra, per così dire.
Ma basta, la chiudo qui dicendovi un ultimo vantaggio della mia posizione: beninteso, oltre a giustificare l’abbandono della politica per la pastorizia. Sinché uno credeva all’esistenza della sinistra, dire che i Cinquestelle sono di destra suonava come un insulto. Ma ora no: i Cinquestelle sono di destra, e allora? Certo, alla fine sono di destra come tutti gli altri. Ma non c’è mica da offendersi per questo…
http://www.ilfattoquotidiano.it/2017/07 ... i/3699981/
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Re: Diario della caduta di un regime.
REPUBBLICA ITALIANA : ULTIMO ATTO
Questi sono tempi così. Dove qualcuno si alza alla mattina e si sente autorizzato a sparare la prima cazzata che gli passa per la testa. E poi ci sono anche direttori di quotidiani che le cazzate le pubblicano.
28giu 17
Putin, invadici! E facciamola finita.
Mercoledì 28 giugno 2017 – Cuore Castissimo di San Giuseppe – a Casa Spirlì, in Calabria
Eh, sì! Facci la santa cortesia, caro Presidente Putin, di rivolgere un paio di decine di migliaia di cosacchi verso l’Italia. E facci tuoi! Ci resti solo Tu come aiuto serio, credibile e concreto contro questa Europazza antitaliana, questi governanti imbecilli, queste signorine istituzionali dalle fantasie eroticoamoraliste, questi politici pinocchi e strafottenti, queste teste di cardo di italioti confusamente e avidamente satolli di hotdog di porco e chebab d’agnello, questi gheiarcobalenati violenti saccenti e pretenziosi, queste tonache bianco sangue che blaterano da balconi e amboni, questa catasta di finti buoni e veri accoglioni che ci stanno meticciato con la peggiore feccia raccattata nei continenti limitrofi…
Se trovi cinque minuti di tempo, inviaci una flotta, che ne so, dei sottomarini, dei tupolev carichi, dei camion… Vedi Tu. A Te, fortunatamente, non manca la competenza e l’inventiva. Ed io, Dio mi perdoni, dimenticando il peso che provo sul cuore nel chiedere aiuto ad un (ex)comunista, penso che, tutto sommato, meglio Tu che questo pattume che ci circonda!
Se riesci a fare in fretta, senza far passare questi drammatici giorni di mare calmo e tempo favorevole, sarebbe più gradito il Tuo intervento. Così, in autunno, saremmo già svuotati del di più che è sbarcato negli ultimi anni sulle nostre coste, nei nostri porti, e che si è spalmato lungo tutto lo Stivale, occupando e pisciando tutti i marciapiedi d’Italia; avremmo già chiuso quelle migliaia di moschee clandestine, messe su da altrettanti imam clandestini e fedeli clandestini; avremmo già ripulito le nostre città di predatori e scippatori che nomadeggiano per tutta la penisola, zingarando fra luoghi turistici e paesini di pensionati (ghiotti bocconi per figli di puttana senza fissa dimora); avremmo già potato la lingua a quei predicatori biancosangue, che stanno impalando Cristo da dentro le Sue Divine Carni…
Faccelo un pensierino, Vladimir Vladimirovic. Perché qui il vento è cambiato. La Gente Italiana si sta svegliando e sta cominciando ad assestare i primi calci in culo ai bugiardi in poltrona. Se, poi, all’orizzonte si vedesse stagliarsi la Tua stella, sai che siringata di ottimismo per il mio Popolo…
Pensaci…
#frameeVladi #quellobuono
Questi sono tempi così. Dove qualcuno si alza alla mattina e si sente autorizzato a sparare la prima cazzata che gli passa per la testa. E poi ci sono anche direttori di quotidiani che le cazzate le pubblicano.
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Putin, invadici! E facciamola finita.
Mercoledì 28 giugno 2017 – Cuore Castissimo di San Giuseppe – a Casa Spirlì, in Calabria
Eh, sì! Facci la santa cortesia, caro Presidente Putin, di rivolgere un paio di decine di migliaia di cosacchi verso l’Italia. E facci tuoi! Ci resti solo Tu come aiuto serio, credibile e concreto contro questa Europazza antitaliana, questi governanti imbecilli, queste signorine istituzionali dalle fantasie eroticoamoraliste, questi politici pinocchi e strafottenti, queste teste di cardo di italioti confusamente e avidamente satolli di hotdog di porco e chebab d’agnello, questi gheiarcobalenati violenti saccenti e pretenziosi, queste tonache bianco sangue che blaterano da balconi e amboni, questa catasta di finti buoni e veri accoglioni che ci stanno meticciato con la peggiore feccia raccattata nei continenti limitrofi…
Se trovi cinque minuti di tempo, inviaci una flotta, che ne so, dei sottomarini, dei tupolev carichi, dei camion… Vedi Tu. A Te, fortunatamente, non manca la competenza e l’inventiva. Ed io, Dio mi perdoni, dimenticando il peso che provo sul cuore nel chiedere aiuto ad un (ex)comunista, penso che, tutto sommato, meglio Tu che questo pattume che ci circonda!
Se riesci a fare in fretta, senza far passare questi drammatici giorni di mare calmo e tempo favorevole, sarebbe più gradito il Tuo intervento. Così, in autunno, saremmo già svuotati del di più che è sbarcato negli ultimi anni sulle nostre coste, nei nostri porti, e che si è spalmato lungo tutto lo Stivale, occupando e pisciando tutti i marciapiedi d’Italia; avremmo già chiuso quelle migliaia di moschee clandestine, messe su da altrettanti imam clandestini e fedeli clandestini; avremmo già ripulito le nostre città di predatori e scippatori che nomadeggiano per tutta la penisola, zingarando fra luoghi turistici e paesini di pensionati (ghiotti bocconi per figli di puttana senza fissa dimora); avremmo già potato la lingua a quei predicatori biancosangue, che stanno impalando Cristo da dentro le Sue Divine Carni…
Faccelo un pensierino, Vladimir Vladimirovic. Perché qui il vento è cambiato. La Gente Italiana si sta svegliando e sta cominciando ad assestare i primi calci in culo ai bugiardi in poltrona. Se, poi, all’orizzonte si vedesse stagliarsi la Tua stella, sai che siringata di ottimismo per il mio Popolo…
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Re: Diario della caduta di un regime.
UncleTom ha scritto:REPUBBLICA ITALIANA : ULTIMO ATTO
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Se trovi cinque minuti di tempo, inviaci una flotta, che ne so, dei sottomarini, dei tupolev carichi, dei camion… Vedi Tu. A Te, fortunatamente, non manca la competenza e l’inventiva. Ed io, Dio mi perdoni, dimenticando il peso che provo sul cuore nel chiedere aiuto ad un (ex)comunista, penso che, tutto sommato, meglio Tu che questo pattume che ci circonda!
Se riesci a fare in fretta, senza far passare questi drammatici giorni di mare calmo e tempo favorevole, sarebbe più gradito il Tuo intervento. Così, in autunno, saremmo già svuotati del di più che è sbarcato negli ultimi anni sulle nostre coste, nei nostri porti, e che si è spalmato lungo tutto lo Stivale, occupando e pisciando tutti i marciapiedi d’Italia; avremmo già chiuso quelle migliaia di moschee clandestine, messe su da altrettanti imam clandestini e fedeli clandestini; avremmo già ripulito le nostre città di predatori e scippatori che nomadeggiano per tutta la penisola, zingarando fra luoghi turistici e paesini di pensionati (ghiotti bocconi per figli di puttana senza fissa dimora); avremmo già potato la lingua a quei predicatori biancosangue, che stanno impalando Cristo da dentro le Sue Divine Carni…
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Ovviamente questo articolo proviene da “il Giornale.it”, e più precisamente dal blog:
I pensieri di una vecchia checca
di Nino Spirlì
http://blog.ilgiornale.it/spirli/2017/0 ... er-favore/
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Re: Diario della caduta di un regime.
UncleTom ha scritto:UncleTom ha scritto:REPUBBLICA ITALIANA : ULTIMO ATTO
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Se riesci a fare in fretta, senza far passare questi drammatici giorni di mare calmo e tempo favorevole, sarebbe più gradito il Tuo intervento. Così, in autunno, saremmo già svuotati del di più che è sbarcato negli ultimi anni sulle nostre coste, nei nostri porti, e che si è spalmato lungo tutto lo Stivale, occupando e pisciando tutti i marciapiedi d’Italia; avremmo già chiuso quelle migliaia di moschee clandestine, messe su da altrettanti imam clandestini e fedeli clandestini; avremmo già ripulito le nostre città di predatori e scippatori che nomadeggiano per tutta la penisola, zingarando fra luoghi turistici e paesini di pensionati (ghiotti bocconi per figli di puttana senza fissa dimora); avremmo già potato la lingua a quei predicatori biancosangue, che stanno impalando Cristo da dentro le Sue Divine Carni…
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Re: Diario della caduta di un regime.
REPUBBLICA ITALIANA : ULTIMO ATTO
» Editoriale
giovedì 06/07/2017
Guardie e ladri
di Marco Travaglio | 6 luglio 2017
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Lavorare con la Guardia di Finanza in redazione senz’aver evaso un euro di tasse né essere accusati di averlo fatto è già piuttosto seccante. Ma leggere nel decreto di perquisizione della Procura di Napoli che essa “sorge sulla base di una denunzia-querela dei difensori di Romeo Alfredo, in cui si lamenta la pubblicazione di notizie coperte da segreto che peraltro avrebbero natura diffamatoria per la posizione del loro assistito”, non sappiamo se faccia più ridere o più piangere. Il preclaro denunziante che il noto criminale Marco Lillo avrebbe diffamato pubblicando atti della Procura che ci perquisisce è quel Romeo che la Procura che ci perquisisce ha fatto arrestare quattro mesi fa per corruzione e indagato un anno fa per associazione per delinquere e concorso esterno in associazione camorristica. Cioè: quello che per i pm di Napoli è un ladro e un amico della camorra chiede da Regina Coeli alle guardie di punire il giornale che ha pubblicato le loro carte che gli danno del ladro. E le guardie eseguono. In trent’anni e passa di cronaca giudiziaria ne avevamo viste tante, ma questa ci mancava. L’accusa di aver diffamato Romeo potrebbe sussistere se avessimo pubblicato atti falsi, ma in quel caso i pm non potrebbero procedere per rivelazione di segreto d’ufficio. Siccome abbiamo pubblicato atti veri, non può sussistere alcuna diffamazione. Ergo la perquisizione “sulla base di una denunzia- querela dei difensori di Romeo” non sta né in cielo né in terra.
Ciò che la Procura non può dire è che della reputazione di Romeo non gliene può importare di meno, altrimenti non l’avrebbe fatto arrestare. Ciò che cerca, dietro il paravento di Romeo, è la nostra fonte. Ma non può ammettere neppure questo: la Corte europea dei diritti dell’uomo ha diffidato più volte gli Stati dal tentare di risalire alle fonti dei cronisti attraverso perquisizioni, intercettazioni, incriminazioni per reticenza. Tutte violazioni dell’art. 10 della Convenzione europea dei diritti dell’uomo, come ha confermato la Cassazione. Eppure quella norma ieri è stata ripetutamente violata dai pm di Napoli, a maggior ragione in quanto Lillo non è neppure indagato, con un mega-blitz che nemmeno per la camorra: una ventina di militari sguinzagliati fra Roma, Padova e la Calabria (dove il putribondo figuro tenta di farsi qualche giorno di ferie).
E precisamente: nella sede del Fatto, nelle case romana e calabrese di Lillo, in quella dell’ex moglie, in quelle del padre 96enne a Roma e in Calabria, nella tipografia di Grafica Veneta a Trebaseleghe. Perquisizioni, ordini di esibizione, cassetti scassinati, computer e telefonini sequestrati ‘ndo cojo cojo, persino all’ex moglie e alla compagna giornalista di Lillo e financo all’art director e responsabile grafico del Fatto, Fabio Corsi. Quando viene perquisita una persona, tipo un giornalista, che può opporre il segreto professionale, per evitare atti invasivi come il sequestro indiscriminato degli strumenti di lavoro e di comunicazione, è obbligatorio per legge l’“ordine di esibizione”. Lillo non era a Roma, ma ha acconsentito via telefono (quello del figlio: il suo l’avevano sequestrato) a esibire tutti i file richiesti. Ma i finanzieri hanno avuto l’ordine di sequestrargli tutto indiscriminatamente, aggirando la legge con la scusa che poteva esserci “altro”. E tanti saluti al suo diritto di tutelare le fonti, senza che neppure un giudice l’avesse sollevato dal segreto, imponendogli di rivelare il suo informatore per cause di forza maggiore. Tutte queste forzature sono state verbalizzate dal nostro avvocato, che presenterà ricorso contro questa catena di atti abnormi e illegittimi.
Ora però è il momento di uscire dai tecnicismi, che pure ci pare doveroso far conoscere ai nostri lettori, e alzare lo sguardo. Non siamo né il primo né l’ultimo giornale a pubblicare notizie segrete e a subirne le conseguenze. Anzi, ce la siamo proprio andata a cercare: quando si tocca il più intoccabile degli intoccabili – Matteo Renzi – bisogna prepararsi a tutto. Anche a due inchieste parallele e invasive quant’altre mai, a caccia delle fonti (solo le nostre) che ci hanno svelato notizie segrete (ma anche, come vedremo, non segrete). Non solo quella della Procura di Napoli, ma anche quella dei pm di Roma, che per la prima volta nella storia hanno indagato un pm, Henry John Woodcock, e la sua compagna, Federica Sciarelli, sequestrandole telefono (Lillo ha già dichiarato, e metterà a verbale quando sarà sentito, che le sue fonti non sono loro: altrimenti non avrebbe parlato al telefono neppure con la Sciarelli). Pare che le due Procure si siano convinte di una macchinazione eversiva di uomini del Noe tramite fughe di notizie sull’inchiesta Consip (quella su tangenti, traffici d’influenze, appalti truccati e soffiate istituzionali agli indagati: tutti fatti che non sono minimamente in discussione) per colpire presunti nemici interni: il comandante dell’Arma, generale Tullio Del Sette (che a fine anno, quando il Fatto parlò per primo dell’inchiesta, doveva essere confermato dal governo); e il servizio segreto civile Aisi (con accuse false a vari 007). Così giustificano l’incredibile spiegamento di forze, mai usato da alcuno per una fuga di notizie, né da loro per le soffiate che hanno rovinato l’inchiesta principale, quella su appalti truccati e tangenti pagate o promesse.
Se i telefoni di Lillo, della sua compagna e di quella di Woodcock sono nelle mani degli inquirenti, quelli di babbo Tiziano e del figlio Matteo, ma anche dei generali Del Sette e Saltalamacchia ecc. non sono mai stati sequestrati e i loro uffici e abitazioni non sono mai stati perquisiti. Come se fosse più grave pubblicare notizie su un giornale che avvertire una banda di presunti ladri perché tolgano le cimici, smettano di parlare e trafficare per pilotare il più grande appalto d’Europa.
E di quali notizie segrete stiamo parlando, poi? Quella su cui indaga Roma, che poi scatena il bis di Napoli, è la perquisizione del Noe alla Consip il 20 dicembre 2016, con l’interrogatorio di Marroni che accusa Lotti, Del Sette e Saltalamacchia, indagati subito dopo. Quanto poteva durare il segreto su quel plateale blitz di un manipolo di carabinieri in un ufficio pubblico popolato da decine di dipendenti e funzionari? Se la notizia non fosse uscita sul Fatto il 21 dicembre, l’avrebbe raccontata qualche altro giornale il 22, perché era un fatto pubblico, un segreto di Pulcinella, che fra l’altro non ha danneggiato né avvantaggiato nessuno (gli indagati sapevano già tutto da mesi grazie alle loro fonti istituzionali). E il registro degli indagati, almeno a Roma, non è mai stato top secret, viste le infinite notizie di iscrizioni anche eccellenti pubblicate quasi in tempo reale. Non solo: dell’inchiesta Mafia Capitale sapevano diversi giornalisti molto prima degli arresti, tant’è che avevano già riempito fior di articoli, libri, persino film e fiction. Infatti i due poliziotti indagati per aver avvertito Massimo Carminati furono poi prosciolti perché la notizia era ormai di dominio pubblico. Qualcuno ha mai perquisito giornalisti, fidanzate, stampatori, grafici, fuochisti, macchinisti e ferrovieri per smascherare la fonte? Non risulta.
La Procura di Napoli indaga invece sulla pubblicazione delle due informative del Noe su Consip: quella del 9 gennaio e quella di febbraio 2017. Ma la seconda era stata depositata agli atti dalla Procura di Roma, dunque non era segreta. E la prima, segreta, fu pubblicata da tutti i maggiori quotidiani il 4 marzo, mentre il Fatto una volta tanto la ebbe solo l’indomani: eppure gli unici perquisiti siamo noi. Il Fatto pubblicò la telefonata top secret dei due Renzi, così come un noto settimanale riportò il verbale segreto di Marroni: e gli unici perquisiti siamo sempre noi. Il che ci rafforza nella convinzione che non ci abbiano perquisiti per tutelare l’onorabilità di Romeo, ma per farci sputare la fonte. Cosa che, purtroppo per loro, non possono fare.
» Editoriale
giovedì 06/07/2017
Guardie e ladri
di Marco Travaglio | 6 luglio 2017
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Lavorare con la Guardia di Finanza in redazione senz’aver evaso un euro di tasse né essere accusati di averlo fatto è già piuttosto seccante. Ma leggere nel decreto di perquisizione della Procura di Napoli che essa “sorge sulla base di una denunzia-querela dei difensori di Romeo Alfredo, in cui si lamenta la pubblicazione di notizie coperte da segreto che peraltro avrebbero natura diffamatoria per la posizione del loro assistito”, non sappiamo se faccia più ridere o più piangere. Il preclaro denunziante che il noto criminale Marco Lillo avrebbe diffamato pubblicando atti della Procura che ci perquisisce è quel Romeo che la Procura che ci perquisisce ha fatto arrestare quattro mesi fa per corruzione e indagato un anno fa per associazione per delinquere e concorso esterno in associazione camorristica. Cioè: quello che per i pm di Napoli è un ladro e un amico della camorra chiede da Regina Coeli alle guardie di punire il giornale che ha pubblicato le loro carte che gli danno del ladro. E le guardie eseguono. In trent’anni e passa di cronaca giudiziaria ne avevamo viste tante, ma questa ci mancava. L’accusa di aver diffamato Romeo potrebbe sussistere se avessimo pubblicato atti falsi, ma in quel caso i pm non potrebbero procedere per rivelazione di segreto d’ufficio. Siccome abbiamo pubblicato atti veri, non può sussistere alcuna diffamazione. Ergo la perquisizione “sulla base di una denunzia- querela dei difensori di Romeo” non sta né in cielo né in terra.
Ciò che la Procura non può dire è che della reputazione di Romeo non gliene può importare di meno, altrimenti non l’avrebbe fatto arrestare. Ciò che cerca, dietro il paravento di Romeo, è la nostra fonte. Ma non può ammettere neppure questo: la Corte europea dei diritti dell’uomo ha diffidato più volte gli Stati dal tentare di risalire alle fonti dei cronisti attraverso perquisizioni, intercettazioni, incriminazioni per reticenza. Tutte violazioni dell’art. 10 della Convenzione europea dei diritti dell’uomo, come ha confermato la Cassazione. Eppure quella norma ieri è stata ripetutamente violata dai pm di Napoli, a maggior ragione in quanto Lillo non è neppure indagato, con un mega-blitz che nemmeno per la camorra: una ventina di militari sguinzagliati fra Roma, Padova e la Calabria (dove il putribondo figuro tenta di farsi qualche giorno di ferie).
E precisamente: nella sede del Fatto, nelle case romana e calabrese di Lillo, in quella dell’ex moglie, in quelle del padre 96enne a Roma e in Calabria, nella tipografia di Grafica Veneta a Trebaseleghe. Perquisizioni, ordini di esibizione, cassetti scassinati, computer e telefonini sequestrati ‘ndo cojo cojo, persino all’ex moglie e alla compagna giornalista di Lillo e financo all’art director e responsabile grafico del Fatto, Fabio Corsi. Quando viene perquisita una persona, tipo un giornalista, che può opporre il segreto professionale, per evitare atti invasivi come il sequestro indiscriminato degli strumenti di lavoro e di comunicazione, è obbligatorio per legge l’“ordine di esibizione”. Lillo non era a Roma, ma ha acconsentito via telefono (quello del figlio: il suo l’avevano sequestrato) a esibire tutti i file richiesti. Ma i finanzieri hanno avuto l’ordine di sequestrargli tutto indiscriminatamente, aggirando la legge con la scusa che poteva esserci “altro”. E tanti saluti al suo diritto di tutelare le fonti, senza che neppure un giudice l’avesse sollevato dal segreto, imponendogli di rivelare il suo informatore per cause di forza maggiore. Tutte queste forzature sono state verbalizzate dal nostro avvocato, che presenterà ricorso contro questa catena di atti abnormi e illegittimi.
Ora però è il momento di uscire dai tecnicismi, che pure ci pare doveroso far conoscere ai nostri lettori, e alzare lo sguardo. Non siamo né il primo né l’ultimo giornale a pubblicare notizie segrete e a subirne le conseguenze. Anzi, ce la siamo proprio andata a cercare: quando si tocca il più intoccabile degli intoccabili – Matteo Renzi – bisogna prepararsi a tutto. Anche a due inchieste parallele e invasive quant’altre mai, a caccia delle fonti (solo le nostre) che ci hanno svelato notizie segrete (ma anche, come vedremo, non segrete). Non solo quella della Procura di Napoli, ma anche quella dei pm di Roma, che per la prima volta nella storia hanno indagato un pm, Henry John Woodcock, e la sua compagna, Federica Sciarelli, sequestrandole telefono (Lillo ha già dichiarato, e metterà a verbale quando sarà sentito, che le sue fonti non sono loro: altrimenti non avrebbe parlato al telefono neppure con la Sciarelli). Pare che le due Procure si siano convinte di una macchinazione eversiva di uomini del Noe tramite fughe di notizie sull’inchiesta Consip (quella su tangenti, traffici d’influenze, appalti truccati e soffiate istituzionali agli indagati: tutti fatti che non sono minimamente in discussione) per colpire presunti nemici interni: il comandante dell’Arma, generale Tullio Del Sette (che a fine anno, quando il Fatto parlò per primo dell’inchiesta, doveva essere confermato dal governo); e il servizio segreto civile Aisi (con accuse false a vari 007). Così giustificano l’incredibile spiegamento di forze, mai usato da alcuno per una fuga di notizie, né da loro per le soffiate che hanno rovinato l’inchiesta principale, quella su appalti truccati e tangenti pagate o promesse.
Se i telefoni di Lillo, della sua compagna e di quella di Woodcock sono nelle mani degli inquirenti, quelli di babbo Tiziano e del figlio Matteo, ma anche dei generali Del Sette e Saltalamacchia ecc. non sono mai stati sequestrati e i loro uffici e abitazioni non sono mai stati perquisiti. Come se fosse più grave pubblicare notizie su un giornale che avvertire una banda di presunti ladri perché tolgano le cimici, smettano di parlare e trafficare per pilotare il più grande appalto d’Europa.
E di quali notizie segrete stiamo parlando, poi? Quella su cui indaga Roma, che poi scatena il bis di Napoli, è la perquisizione del Noe alla Consip il 20 dicembre 2016, con l’interrogatorio di Marroni che accusa Lotti, Del Sette e Saltalamacchia, indagati subito dopo. Quanto poteva durare il segreto su quel plateale blitz di un manipolo di carabinieri in un ufficio pubblico popolato da decine di dipendenti e funzionari? Se la notizia non fosse uscita sul Fatto il 21 dicembre, l’avrebbe raccontata qualche altro giornale il 22, perché era un fatto pubblico, un segreto di Pulcinella, che fra l’altro non ha danneggiato né avvantaggiato nessuno (gli indagati sapevano già tutto da mesi grazie alle loro fonti istituzionali). E il registro degli indagati, almeno a Roma, non è mai stato top secret, viste le infinite notizie di iscrizioni anche eccellenti pubblicate quasi in tempo reale. Non solo: dell’inchiesta Mafia Capitale sapevano diversi giornalisti molto prima degli arresti, tant’è che avevano già riempito fior di articoli, libri, persino film e fiction. Infatti i due poliziotti indagati per aver avvertito Massimo Carminati furono poi prosciolti perché la notizia era ormai di dominio pubblico. Qualcuno ha mai perquisito giornalisti, fidanzate, stampatori, grafici, fuochisti, macchinisti e ferrovieri per smascherare la fonte? Non risulta.
La Procura di Napoli indaga invece sulla pubblicazione delle due informative del Noe su Consip: quella del 9 gennaio e quella di febbraio 2017. Ma la seconda era stata depositata agli atti dalla Procura di Roma, dunque non era segreta. E la prima, segreta, fu pubblicata da tutti i maggiori quotidiani il 4 marzo, mentre il Fatto una volta tanto la ebbe solo l’indomani: eppure gli unici perquisiti siamo noi. Il Fatto pubblicò la telefonata top secret dei due Renzi, così come un noto settimanale riportò il verbale segreto di Marroni: e gli unici perquisiti siamo sempre noi. Il che ci rafforza nella convinzione che non ci abbiano perquisiti per tutelare l’onorabilità di Romeo, ma per farci sputare la fonte. Cosa che, purtroppo per loro, non possono fare.
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- Iscritto il: 11/10/2016, 2:47
Re: Diario della caduta di un regime.
Torre Annunziata, crolla palazzina: 7 dispersi
Il sindaco della città: “L’edificio era messo male”
Il 3°e 4° piano dell’immobile, che si trova vicino alla linea ferroviaria, hanno ceduto alle 6.30. Vigili scavano a mani nude tra le macerie (video). “Lì sotto ci sono famiglie e due bambini”. Aperta inchiesta
Cronaca
Non c’è stato nessuno scoppio, soltanto il boato del palazzo che cadeva. E’ successo intorno alle 6.30, quando il 3° e 4° piano – l’ultimo – di una palazzina sono crollati a Torre Annunziata, nel Napoletano. Al momento i dispersi sono almeno 7, e oltre 30 vigili del fuoco stanno scavando a mani nude tra le macerie (video). La parte crollata è quella in cui c’erano le camere da letto
di F. Q.
Il sindaco della città: “L’edificio era messo male”
Il 3°e 4° piano dell’immobile, che si trova vicino alla linea ferroviaria, hanno ceduto alle 6.30. Vigili scavano a mani nude tra le macerie (video). “Lì sotto ci sono famiglie e due bambini”. Aperta inchiesta
Cronaca
Non c’è stato nessuno scoppio, soltanto il boato del palazzo che cadeva. E’ successo intorno alle 6.30, quando il 3° e 4° piano – l’ultimo – di una palazzina sono crollati a Torre Annunziata, nel Napoletano. Al momento i dispersi sono almeno 7, e oltre 30 vigili del fuoco stanno scavando a mani nude tra le macerie (video). La parte crollata è quella in cui c’erano le camere da letto
di F. Q.
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