Re: Come se ne viene fuori ?
Inviato: 03/02/2013, 22:52
3 febbraio
«Gli italiani stessi forse non se ne rendono conto, .........ma il loro è un Paese chiave per tutto l’Occidente – per certi versi ne definisce l’anima -.......... e il collasso visibilmente in corso è una tragedia che pagheremo tutti, ...............nei decenni e forse nei secoli» Bill Emmott, ex direttore dell’Economist, opinionista de La Stampa.
Sotto le macerie – 99
Cronaca di un affondamento - 49
I giorni della follia che precedono il disastro…….ovvero, l’ultima fase della dittatura delle tdc – 27
Perché Bill Emmott ha ragione da vendere - 3
L’Italia è il Paese dei misteri.
Per scoprire quello che sapevamo già da subito per lo “Stato” ci sono voluti 33 anni. A colpire l’aereo inabissatosi a Ustica è stato un missile.
La prima Repubblica è tutto un mistero che i protagonisti si portano nella tomba.
Ma anche la seconda Repubblica non è certo da meno.
La Mafia SpA esce per la prima volta allo scoperto e fonda un partito tutto suo dopo quasi 50 anni di appoggio alla Dc e negli ultimi anni al Psi.
Alla guida di Forza Italia ci mettono Silvio Berlusconi e alle spalle il mandatario della Mafia Spa al Nord Marcello Dell’Utri.
Bastava una semplice legge sul conflitto d’interessi e il cavalier banana non avrebbe mai prodotto i danni.
E per di più, oltre al danno anche la beffa.
In questi giorni ci dobbiamo sorbire le cazzate di Fini, Casini e Bersani, che per raccattare voti ci raccontano quanto fosse deleterio il cavaliere.
Perché non lo sapevano nel 1994 ????
Monti ci ha anche raccontato che credeva in lui e lo ha anche votato. Ma poi tenerello tenerello ci racconta che si è sentito tradito perché non ha realizzato la rivoluzione liberale.
La rivoluzione liberaleeeeeeeeeeeeeeeee????????? Ma di quale caXXo di rivoluzione liberale parlano????????????????????
Ma se anche i sassi a Milano sapevano che il Berlusca si metteva in politica per salvare se stesso e le sue aziende. E loro non lo sapevano le povere mammolette virginali??????????????’
Ma se dal 1992 nel mondo milanese che conta, sapevano tutti di questa valutazione di Mediobanca, non del Corrierino dei Piccoli o di Topolino
E il candido ed ingenuo MM dove stava? Su Marte, su Venere o su Giove? Il mondo finanziaro sapeva che il Berlusca era alla canna del gas.
Da Wikipedia:
Riguardo all'indebitamento, risulta, dal tradizionale rapporto con cui Mediobanca analizza ogni anno le dieci
maggiori aziende italiane, che le aziende del gruppo Berlusconi avevano nel 1992 7.140 miliardi di lire di
debiti (4.475 finanziari e 2.665 commerciali), mentre il loro capitale netto ammontava a 1.053 miliardi.
Essendo questa una situazione ad alto rischio di bancarotta, peggiorata dal fatto che nel 1993 gli introiti
pubblicitari televisivi registrarono una crescita pari a zero (dopo molti anni di aumenti elevati e ininterrotti), le
banche creditrici cominciarono in quel periodo a richiedere il saldo dei conti.
E la GdF di Via Fabio Filzi che per oltre 10 anni non ha mai potuto fare una verifica nelle sue aziende perché bloccata a turno dal CAF (Craxi-Andreotti-Forlani) e che quando cade la prima Repubblica sotto i colpi di mani pulite si trova con 10 anni di arretrati di verifiche da fare???
E quando la magistratura si mette in moto, Fini e Casini, per la loro convenienza personale ci hanno fatto rosolare il fegato per anni sostenendo che Berlusconi era una vittima delle persecuzioni della magistratura milanese??????
E il soccorso rosso che si è subito accordato col Berlusca???????????????????????????????????????
http://www.youtube.com/watch?v=sZaIgDBrrZk
Già tutto dimenticato?
Qualche mese fa in un suo editoriale Travaglio chiedeva ai finti sinistri di non dolersi troppo dell’operato del Bersluscone, perché destra e sinistra negli ultimi 18 anni hanno sempre governato insieme stando attenti di non farsi accorgere dagli elettori altrimenti finiva l’albero della cuccagna.
E c’è chi crede ancora alle megapalle di Dalemoni sulla mancata attuazione della legge sul conflitto d’interessi.
Gli italiani sono di bocca buona,……..si bevono di tutto e di più.
La Stampa 3.2.13
La pax senese Pd-Pdl Al Monte c’era posto anche per la destra
di Gianluca Paolucci
Quando arrivava la stagione delle nomine nelle partecipate del Monte scoppiava il putiferio», ricorda dietro la promessa dell’anonimato un importante uomo politico del Pdl senese.
«Arrivavano curriculum e telefonate da Roma e da Firenze».
A riceverli c’era Andrea Pisaneschi, avvocato e docente universitario senese poco più che cinquantenne, consigliere di Mps dal 2002 in quota prima Forza Italia e Pdl poi e, secondo le ricostruzioni, «uomo di raccordo» tra la banca e il coordinatore nazionale del Pdl Denis Verdini.
La «pax senese» tra Ds e opposizione, anello politico del «groviglio armonioso» che porta gli uomini di Forza Italia nel cuore del Monte dei Paschi viene siglata nel 2000, con Piccini sindaco di Siena e dominus degli allora Ds locali.
Risale ad allora la decisione politica di allargare la rappresentanza nella Fondazione alle forze d’opposizione.
Così quando nel 2001 viene rinnovata la deputazione della Fondazione Mps, tra gli otto «nominati» dal comune entra anche Fabrizio Felici, già consigliere comunale di Siena e segretario provinciale di Forza Italia.
Alla presidenza doveva arrivare lo stesso Piccini ma a sorpresa finirà invece Giuseppe Mussari, all’epoca «solo» un giovane avvocato vicino ai Ds.
Al successivo rinnovo del consiglio di Mps, nel 2003, tra i nomi indicati dalla Fondazione compaiono due consiglieri di «area» Pdl, Pisaneschi e Carlo Querci. Coordinatore regionale di Forza Italia è Denis Verdini, che poi diventerà coordinatore nazionale del Pdl.
Per questa via, entreranno nei cda delle controllate, accanto agli esponenti di area Ds e Margherita, anche gli uomini di Forza Italia. Ovvero, di Denis Verdini, che grazie alla vicinanza con Berlusconi acquisiva sempre più potere a Roma come a Siena.
Come Pier Ettore Olivetti Rason, anche lui indagato nelle inchieste fiorentine sul caso Verdini, che negozia il presito di 150 milioni alla Btp e diventa consigliere di Paschi Gestione Immobiliare. O ancora Pietro Pecorini, avvocato anche lui, che nel 2008 entra nel consiglio della piemontese Biverbanca da poco entrata nel perimetro di Mps.
In questo patto politico rientra, viene ricostruito, rientrerebbe anche la presidenza di Antonveneta. L’anno è sempre il 2008, il Pdl ha appena vinto le elezioni e Mps deve rinnovare il consiglio della banca padovana.
Un testimone diretto della vicenda racconta che fu proprio un accordo a livello politico a portare l’avvocato Pisaneschi alla presidenza.
L’accordo funziona con soddisfazione di tutte le parti, evidentemente. Almeno fino a quando, nel gennaio 2011, non viene indagato nell’ambito delle indagini per il crac della Baldini-Tognozzi-Pontello (Btp), l’impresa di costruzioni che porterà al collasso il Credito Fiorentino dello stesso Verdini.
Tra le operazioni finite sotto la lente della procura di Firenze, che indaga sul crac, c’è anche un prestito sindacato da 150 milioni concesso da un pool di banche con Mps capofila, esposto per 60 milioni. Poi Unipol Banca (50 milioni), Credito Fiorentino (10), Cariprato (20) e Banca Mb (10). E una serie di intercettazioni dove Pisaneschi rassicura Riccardo Fusi della Btp che malgrado tutti i guai della Btp la banca non creerà problemi per quel prestito: «Si rifà il punto anche con me, che c’avrei piacere. Dopodiché io riacchiappo Pompei, riacchiappo Vigni (rispettivamente un alto dirigente e il direttore generale di Mps, ndr), riacchiappo tutti quelli che devo riacchiappare... ».
Nella stessa inchiesta viene intercettato anche Mussari, che non risulta indagato. Verdini lo chiama per chiedergli di intercedere in prima persona per far aumentare di 10 milioni la quota di Mps nel prestito alla Btp, ma l’incremento non verrà mai approvato.
Pisaneschi, dopo le rivelazione sull’indagine, viene costretto a dimettersi ed esce di scena. Fino a ieri.
«Gli italiani stessi forse non se ne rendono conto, .........ma il loro è un Paese chiave per tutto l’Occidente – per certi versi ne definisce l’anima -.......... e il collasso visibilmente in corso è una tragedia che pagheremo tutti, ...............nei decenni e forse nei secoli» Bill Emmott, ex direttore dell’Economist, opinionista de La Stampa.
Sotto le macerie – 99
Cronaca di un affondamento - 49
I giorni della follia che precedono il disastro…….ovvero, l’ultima fase della dittatura delle tdc – 27
Perché Bill Emmott ha ragione da vendere - 3
L’Italia è il Paese dei misteri.
Per scoprire quello che sapevamo già da subito per lo “Stato” ci sono voluti 33 anni. A colpire l’aereo inabissatosi a Ustica è stato un missile.
La prima Repubblica è tutto un mistero che i protagonisti si portano nella tomba.
Ma anche la seconda Repubblica non è certo da meno.
La Mafia SpA esce per la prima volta allo scoperto e fonda un partito tutto suo dopo quasi 50 anni di appoggio alla Dc e negli ultimi anni al Psi.
Alla guida di Forza Italia ci mettono Silvio Berlusconi e alle spalle il mandatario della Mafia Spa al Nord Marcello Dell’Utri.
Bastava una semplice legge sul conflitto d’interessi e il cavalier banana non avrebbe mai prodotto i danni.
E per di più, oltre al danno anche la beffa.
In questi giorni ci dobbiamo sorbire le cazzate di Fini, Casini e Bersani, che per raccattare voti ci raccontano quanto fosse deleterio il cavaliere.
Perché non lo sapevano nel 1994 ????
Monti ci ha anche raccontato che credeva in lui e lo ha anche votato. Ma poi tenerello tenerello ci racconta che si è sentito tradito perché non ha realizzato la rivoluzione liberale.
La rivoluzione liberaleeeeeeeeeeeeeeeee????????? Ma di quale caXXo di rivoluzione liberale parlano????????????????????
Ma se anche i sassi a Milano sapevano che il Berlusca si metteva in politica per salvare se stesso e le sue aziende. E loro non lo sapevano le povere mammolette virginali??????????????’
Ma se dal 1992 nel mondo milanese che conta, sapevano tutti di questa valutazione di Mediobanca, non del Corrierino dei Piccoli o di Topolino
E il candido ed ingenuo MM dove stava? Su Marte, su Venere o su Giove? Il mondo finanziaro sapeva che il Berlusca era alla canna del gas.
Da Wikipedia:
Riguardo all'indebitamento, risulta, dal tradizionale rapporto con cui Mediobanca analizza ogni anno le dieci
maggiori aziende italiane, che le aziende del gruppo Berlusconi avevano nel 1992 7.140 miliardi di lire di
debiti (4.475 finanziari e 2.665 commerciali), mentre il loro capitale netto ammontava a 1.053 miliardi.
Essendo questa una situazione ad alto rischio di bancarotta, peggiorata dal fatto che nel 1993 gli introiti
pubblicitari televisivi registrarono una crescita pari a zero (dopo molti anni di aumenti elevati e ininterrotti), le
banche creditrici cominciarono in quel periodo a richiedere il saldo dei conti.
E la GdF di Via Fabio Filzi che per oltre 10 anni non ha mai potuto fare una verifica nelle sue aziende perché bloccata a turno dal CAF (Craxi-Andreotti-Forlani) e che quando cade la prima Repubblica sotto i colpi di mani pulite si trova con 10 anni di arretrati di verifiche da fare???
E quando la magistratura si mette in moto, Fini e Casini, per la loro convenienza personale ci hanno fatto rosolare il fegato per anni sostenendo che Berlusconi era una vittima delle persecuzioni della magistratura milanese??????
E il soccorso rosso che si è subito accordato col Berlusca???????????????????????????????????????
http://www.youtube.com/watch?v=sZaIgDBrrZk
Già tutto dimenticato?
Qualche mese fa in un suo editoriale Travaglio chiedeva ai finti sinistri di non dolersi troppo dell’operato del Bersluscone, perché destra e sinistra negli ultimi 18 anni hanno sempre governato insieme stando attenti di non farsi accorgere dagli elettori altrimenti finiva l’albero della cuccagna.
E c’è chi crede ancora alle megapalle di Dalemoni sulla mancata attuazione della legge sul conflitto d’interessi.
Gli italiani sono di bocca buona,……..si bevono di tutto e di più.
La Stampa 3.2.13
La pax senese Pd-Pdl Al Monte c’era posto anche per la destra
di Gianluca Paolucci
Quando arrivava la stagione delle nomine nelle partecipate del Monte scoppiava il putiferio», ricorda dietro la promessa dell’anonimato un importante uomo politico del Pdl senese.
«Arrivavano curriculum e telefonate da Roma e da Firenze».
A riceverli c’era Andrea Pisaneschi, avvocato e docente universitario senese poco più che cinquantenne, consigliere di Mps dal 2002 in quota prima Forza Italia e Pdl poi e, secondo le ricostruzioni, «uomo di raccordo» tra la banca e il coordinatore nazionale del Pdl Denis Verdini.
La «pax senese» tra Ds e opposizione, anello politico del «groviglio armonioso» che porta gli uomini di Forza Italia nel cuore del Monte dei Paschi viene siglata nel 2000, con Piccini sindaco di Siena e dominus degli allora Ds locali.
Risale ad allora la decisione politica di allargare la rappresentanza nella Fondazione alle forze d’opposizione.
Così quando nel 2001 viene rinnovata la deputazione della Fondazione Mps, tra gli otto «nominati» dal comune entra anche Fabrizio Felici, già consigliere comunale di Siena e segretario provinciale di Forza Italia.
Alla presidenza doveva arrivare lo stesso Piccini ma a sorpresa finirà invece Giuseppe Mussari, all’epoca «solo» un giovane avvocato vicino ai Ds.
Al successivo rinnovo del consiglio di Mps, nel 2003, tra i nomi indicati dalla Fondazione compaiono due consiglieri di «area» Pdl, Pisaneschi e Carlo Querci. Coordinatore regionale di Forza Italia è Denis Verdini, che poi diventerà coordinatore nazionale del Pdl.
Per questa via, entreranno nei cda delle controllate, accanto agli esponenti di area Ds e Margherita, anche gli uomini di Forza Italia. Ovvero, di Denis Verdini, che grazie alla vicinanza con Berlusconi acquisiva sempre più potere a Roma come a Siena.
Come Pier Ettore Olivetti Rason, anche lui indagato nelle inchieste fiorentine sul caso Verdini, che negozia il presito di 150 milioni alla Btp e diventa consigliere di Paschi Gestione Immobiliare. O ancora Pietro Pecorini, avvocato anche lui, che nel 2008 entra nel consiglio della piemontese Biverbanca da poco entrata nel perimetro di Mps.
In questo patto politico rientra, viene ricostruito, rientrerebbe anche la presidenza di Antonveneta. L’anno è sempre il 2008, il Pdl ha appena vinto le elezioni e Mps deve rinnovare il consiglio della banca padovana.
Un testimone diretto della vicenda racconta che fu proprio un accordo a livello politico a portare l’avvocato Pisaneschi alla presidenza.
L’accordo funziona con soddisfazione di tutte le parti, evidentemente. Almeno fino a quando, nel gennaio 2011, non viene indagato nell’ambito delle indagini per il crac della Baldini-Tognozzi-Pontello (Btp), l’impresa di costruzioni che porterà al collasso il Credito Fiorentino dello stesso Verdini.
Tra le operazioni finite sotto la lente della procura di Firenze, che indaga sul crac, c’è anche un prestito sindacato da 150 milioni concesso da un pool di banche con Mps capofila, esposto per 60 milioni. Poi Unipol Banca (50 milioni), Credito Fiorentino (10), Cariprato (20) e Banca Mb (10). E una serie di intercettazioni dove Pisaneschi rassicura Riccardo Fusi della Btp che malgrado tutti i guai della Btp la banca non creerà problemi per quel prestito: «Si rifà il punto anche con me, che c’avrei piacere. Dopodiché io riacchiappo Pompei, riacchiappo Vigni (rispettivamente un alto dirigente e il direttore generale di Mps, ndr), riacchiappo tutti quelli che devo riacchiappare... ».
Nella stessa inchiesta viene intercettato anche Mussari, che non risulta indagato. Verdini lo chiama per chiedergli di intercedere in prima persona per far aumentare di 10 milioni la quota di Mps nel prestito alla Btp, ma l’incremento non verrà mai approvato.
Pisaneschi, dopo le rivelazione sull’indagine, viene costretto a dimettersi ed esce di scena. Fino a ieri.