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Forum per un "Congresso della Sinistra" ... sempre aperto • articolo 18 - Pagina 23
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Re: articolo 18

Inviato: 11/04/2012, 16:10
da mariok
shiloh ha scritto:Bersani e Camusso, o se la sono bevuta e allora ci hanno fregato di nuovo come grulli o sono complici…
Secondo me nessuna delle due.

Hanno solo cercato una via d'uscita cercando, secondo loro, di salvare la faccia.

Re: articolo 18

Inviato: 11/04/2012, 16:40
da shiloh
mariok ha scritto:
shiloh ha scritto:Bersani e Camusso, o se la sono bevuta e allora ci hanno fregato di nuovo come grulli o sono complici…
Secondo me nessuna delle due.

Hanno solo cercato una via d'uscita cercando, secondo loro, di salvare la faccia.

ecco...l'hai detta...:

"secondo loro...."

:roll:

Re: articolo 18

Inviato: 12/04/2012, 9:09
da mariok
shiloh ha scritto:Bruno Tinti, ex magistrato, fa la disamina del nuovo art.18,
ora art. 14 comma 7 del ddl sulla riforma del lavoro tutele del lavoratore in caso di licenziamento illegittimo
(Il Fatto Quotidiano, pag 18 di oggi)

Homepage > BLOG di Bruno Tinti
di Bruno Tinti | 11 aprile 2012

Lavoro: la truffa del reintegro

Non avrei mai pensato di rivolgere al presidente Monti e al ministro Fornero la stessa domanda (retorica) tante volte fatta a B & C: ma ci siete o ci fate? E invece…

L’art. 14 comma 7 del ddl sulla riforma del lavoro (Tutele del lavoratore in caso di licenziamento illegittimo) dice: “il giudice che accerta la manifesta insussistenza del fatto posto a base del licenziamento per giustificato motivo oggettivo (sarebbe il licenziamento per motivi economici) applica la medesima disciplina di cui al quarto comma del medesimo articolo” (il reintegro). E, poco più avanti: “nelle altre ipotesi in cui accerta che non ricorrono gli estremi del predetto giustificato motivo, il giudice applica la disciplina di cui al quinto comma”. Che consiste nel dichiarare “risolto il rapporto di lavoro con effetto dalla data del licenziamento e condannare il datore di lavoro al pagamento di prensiva” (l’indennizzo).

Tutto ruota intorno a due paroline: “manifesta insussistenza”. Cosa vogliono dire? In linguaggio comune è semplice: il fatto posto alla base del licenziamento non esiste; perciò il lavoratore va reintegrato nel posto di lavoro, poche storie. Ma, per un giurista, l’insussistenza senza aggettivi è cosa diversa dall’insussistenza “manifesta”. Il giurista si chiede: ma perché questi hanno sentito il bisogno di scrivere che l’insussistenza deve essere “manifesta”? Un fatto o sussiste o non sussiste; quanto sia complicato accertare che esista non incide sulla sua esistenza, solo sulla difficoltà della prova. Per capirci meglio, un assassino va condannato sia che lo si becchi con il coltello sanguinante in mano, sia che la sua responsabilità emerga dopo un complicato lavoro di indagine (movente, alibi, testimonianze etc). Dunque, pensa il giurista, questi hanno scritto “manifesta insussistenza” proprio per differenziare questi casi da quelli in cui c’è l’insussistenza semplice; e per differenziare il trattamento conseguente, reintegro nel primo caso, solo indennizzo nel secondo.

Come tecnica legislativa non è una novità. Quando, in un processo, si solleva un’eccezione di illegittimità costituzionale, il giudice la accoglie solo quando la questione non è “manifestamente infondata”. Se è sicuro che la legge è conforme alla Costituzione, respinge l’eccezione. Insomma, solo quando il giudice ha qualche dubbio sulla costituzionalità della legge (o, naturalmente, quando è sicuro che sia incostituzionale), chiede alla Corte costituzionale di valutare. Ne deriva che la Corte non riceve tutte le questioni di illegittimità costituzionale ma solo quelle che i giudici ritengono “non manifestamente” infondate. Può darsi che tra le altre, quelle che il giudice ha respinto (sbagliando), ce ne fossero di fondate; ma la loro fondatezza non era “manifesta”; e quindi…

Tornando all’art. 18, siccome i criteri di interpretazione giuridica delle leggi questi sono (art. 12 del codice civile), ne deriva che il giudice potrà reintegrare il licenziato solo quando, da subito, senza indagini, senza prove, “manifestamente” appunto, è sicuro che il motivo economico non sussiste. Se invece dubita, se per decidere deve acquisire prove, allora niente reintegro. E cosa al suo posto? Ma è chiaro, l’indennizzo.
E infatti Monti-Fornero lo dicono espressamente: “nelle altre ipotesi”, cioè quando l’insussistenza del motivo economico va accertata con una normale istruttoria dibattimentale (prove, testimonianze, perizie), quando dunque non è “manifesta”, di reintegro non se ne parla. Magari alla fine salterà fuori che il motivo economico non c’è; ma, siccome è stato necessario un vero e proprio processo per rendersene conto, niente reintegro, solo un po ’ di soldi.

Da qui derivano tre conseguenze micidiali.

La prima: il reintegro per motivi economici non ci sarà mai. Davvero si può pensare che un’azienda licenzi con motivazioni che da subito, senza alcun dubbio, “manifestamente”, si capisce che sono una palla? Se anche la motivazione economica è infondata, sarà certamente motivata bene; e quindi sarà necessario un normale processo, come si fa sempre. Solo che, a questo punto, l’insussistenza del motivo economico, anche se accertata, non è “manifesta”; e il lavoratore non potrà essere reintegrato.
La seconda: i giudici saranno in un mare di guano. Perché, in alcuni casi, l’insussistenza del motivo economico ci sarà; ma, per essere sicuri, un po’ di istruttoria va fatta. Un giudice non può dire: “È così’”. Deve motivare perché è così; e per questo è necessaria l’istruttoria. Ma, se la fa, addio reintegro. Mica male come dilemma.
La terza: a seconda dell’interpretazione che il giudice darà del concetto “manifesta insussistenza” gli diranno che è uno sporco comunista o uno sporco capitalista. Della serie: “Se la mente del giudice funziona, la legge è sempre buona” (Snoopy sul tetto della sua cuccia). “Certo che con questi giudici…; anche le leggi migliori, che il sindacato si è ammazzato per ottenerle (o che il governo si è dannato per scriverle), non funzioneranno mai. La responsabilità per gli errori dei magistrati, ecco quello che ci vuole”.

Ma, a questo punto: davvero Camusso & C, Bersani & C, a tutto questo non ci hanno pensato? O si sono accontentati di una (finta) dimostrazione di forza, del tipo: “Abbiamo costretto il governo etc etc; guardate come siamo bravi”?

Il Fatto Quotidiano, 11 Aprile 2012

Re: articolo 18

Inviato: 12/04/2012, 15:25
da mariok
Precari di tutto il mondo, unitevi!
La barricata di cartapesta e la nostra proposta

di Marco Simoni , pubblicato il 12 aprile 2012

È dell’altro giorno l’affermazione di Giuliano Cazzola, deputato PDL, che nega alla radice l’esistenza del fenomeno della precarietà, sostenendo che sia “più diffuso al cinema o in tv” che nella vita reale. C’è quasi da dargli ragione dato che il tasso di occupazione dei giovani in Italia è poco superiore al 20%, contro oltre il 45% della Germania. Tra i giovani, quelli che non sono precari, in altre parole, sono disoccupati o scoraggiati. Gli altri precari tuttavia non sono più giovani da un pezzo.

Dall’altro lato della barricata di cartapesta c’è il centrosinistra che prometteva fuoco e fiamme per una leggera modifica dell’articolo 18 ma che non ha sostanzialmente alzato ciglio, a parte frasi di convenienza che si potrebbero risparmiare, davanti all’evidente peggioramento delle condizioni dei precari che è probabile risulteranno dal compromesso al ribasso sulla riforma del lavoro.

È dunque una barricata di cartapesta quella tra le diverse forze politiche che scompare con chiarezza quando sul piatto ci sono diritti da sacrificare e progressi da rimandare, come si rimandano da vent’anni sotto governi di ogni colore politico.

Ancora una volta più tasse sul lavoro flessibile si tradurranno in minori salari per i lavoratori precari; norme più complicate e maggiore burocrazia si tradurranno nell’uso delle forme più precarizzanti e marginali di contratti di lavoro; la mancata semplificazione del contratto a tempo indeterminato – che potrebbe garantirne una sua più estesa estensione se accompagnata da una riduzione sostanziosa del suo costo – è ancora una volta rimandata a tempi migliori.

Purtroppo, per i milioni di lavoratori precari il tempo passa, senza che alcuno li rappresenti ai tavoli dove si decidono le cose, e non è dunque sorprendente che le loro ragioni non trovino alcun modo per affermarsi.

Una ragione in più per noi per riaffermare le nostre proposte che non comportano la rinuncia ad alcun diritto, nessuna modifica all’articolo 18 che generi ansia e incertezza in lavoratori già colpiti dalla crisi. Un contratto nuovo, più economico per le imprese, che garantisca occupazione stabile e pieni diritti del lavoro a tutti senza irrigidire il sistema, ma garantendone una più diffusa e sostanziale equità.


Marco Simoni
Insegna economia politica alla London School of Economics, dove è coordinatore del Master in Public Administration in European Public and Economic Policy.

http://www.italiafutura.it/dettaglio/11 ... do_unitevi

Re: articolo 18

Inviato: 12/04/2012, 19:27
da peanuts
Vorrei scusarmi prima di tutto oer la scarsa partecipazione recente da parte mia ma purtroppo ho diversi problemi lavorativi familiari che mi stanno portando via un sacco di tempo, mi auguro di poter presto partecipare di nuovo più attivamente.

Mi chiedo cosa succederà in parlamento: la discarica vuol riportare la riforma dalla parte di chi comanda, il Pd no.
Mi auguro il Pd non ceda di un millimetro, costasse anche la fine del governo. Magari...

Re: articolo 18

Inviato: 12/04/2012, 23:04
da aaaa42
dice il dottor Simoni :
Ancora una volta più tasse sul lavoro flessibile si tradurranno in minori salari per i lavoratori precari;

E FALSO I MINIMI SINDACALI DIPENDONO DAL CCNL contratti collettivi di lavoro e non dal mercato del lavoro domanda ed offerta.
dice il dottor Simonri :
la mancata semplificazione del contratto a tempo indeterminato – che potrebbe garantirne una sua più estesa estensione se accompagnata da una riduzione sostanziosa del suo costo – è ancora una volta rimandata a tempi migliori.

semplificazione ??? i contratti a tempo indeterminato sono i più semplici .
riduzione del costo .....per questo abbiamo il contratto di apprendistato
abbiamo i contratti mobilità

abbiamo un debito pubblico non grave ma abbastanza ....presente.
le aziende non assumono per il costo lavoro ( vedi apprendistato) ma perchè non c è la DOMANDA AGGREGATA, consumi ed investimenti.

dice dottor Simoni :

Una ragione in più per noi per riaffermare le nostre proposte che non comportano la rinuncia ad alcun diritto, nessuna modifica all’articolo 18 che generi ansia e incertezza in lavoratori già colpiti dalla crisi. Un contratto nuovo, più economico per le imprese, che garantisca occupazione stabile e pieni diritti del lavoro a tutti senza irrigidire il sistema, ma garantendone una più diffusa e sostanziale equità.


si abbiamo i supergarantiti licenziati o in cig , mentre ci sono i figli che a causa dei padri superprottetti
e poi sta art. 18 diamo a tutti il contratto a tempo indeterminato ma con un calcio.........nei primi 3 anni.

Re: articolo 18

Inviato: 21/04/2012, 10:43
da shiloh
Fornero: «Esodati tornino al lavoro»

...omissis...ieri è stata soprattutto la giornata dello sciopero Cgil di Roma e del Lazio.

Perché la partita della riforma del lavoro è «ancora aperta», dice Camusso.

Il testo è debole su precarietà e ammortizzatori, ma
«soprattutto per le richieste che il sistema imprese continua ad avanzare»,

sull’articolo 18 in particolare, un’offensiva su cui «intendiamo vigilare» nel corso di tutta la fase parlamentare.

È duro il messaggio che la leader Cgil manda al governo, sul quale
«il giudizio peggiora di giorno in giorno»,
mentre parla di una
«situazione sociale insopportabile» nel Paese
e ricorda che la Cgil «continua a lavorare per uno sciopero generale».

La manifestazione di ieri a Roma, che segue a ruota quella dell’altro giorno a Milano, fa parte del pacchetto già deciso dalla Cgil a livello territoriale.

Perché, ricorda Camusso, la riforma Fornero con le sole «regole» non crea «neanche un posto», «non c’è bisogno di essere professori o scienziati» per capirlo, aggiunge.

E «non regge» sul contrasto alla precarietà e l’estensione degli ammortizzatori sociali.
Contro le politiche del governo, che riguardino il lavoro, le pensioni, ma anche la crescita, la redistribuzione fiscale, il contrasto all’evasione e al sommerso, la lotta alla corruzione, un nuovo welfare in funzione dello sviluppo, la Cgil continuerà a lavorare anche in vista dello sciopero generale, «che si farà», dice Camusso.

Ricordando che il prossimo appuntamento è il 10 maggio per la manifestazione contro la precarietà.
Tutti temi peraltro, fisco e lavoro soprattutto, cari anche a Cisl e Uil, con cui infatti stanno proseguendo i contatti, che si intensificheranno già la settimana prossima
(la Cgil proporrà a Cisl e Uil di riunire le segreterie unitarie per concretizzare una piattaforma comune),
per la definizione di una mobilitazione unitaria.

Uno sciopero generale non è escluso nemmeno da Bonanni, che però avverte:
«Non si può fare uno sciopero al giorno.
Purtroppo i problemi sono molti - dice - ed è più consigliabile amministrare bene le forze che abbiamo».
«Dico a Cgil e Uil - riprende - facciamo una proposta di iniziativa insieme, un sabato delle prossime settimane, sulla vicenda fiscale e su un patto di come risalire la china».

Anche il Pd è impegnato a continuare la battaglia sulla riforma del lavoro.

Martedì scade il termine per la presentazione degli emendamenti.

Spiega il capogruppo in commissione Lavoro alla Camera, Cesare Damiano:

«Lavoreremo per estendere ai precari le tutele universali.
Non si devono compiere passi indietro nella lotta al precariato, distinguendo in modo netto il lavoro davvero autonomo dai finti contratti a progetto, dai finti contratti degli associati in partecipazione e dalle finte partite Iva.
Così come va migliorata e semplificata la tutela contro le dimissioni in bianco.
Sull’art. 18, il positivo compromesso raggiunto non può essere rimesso in discussione».
Una battaglia da collegare, chiude Damiano, anche a quella per gli esodati.

http://www.unita.it/economia/fornero-es ... 699?page=2
--------------------------------------------------------

positivo compresso raggiunto ???
bah...

:roll:

Re: articolo 18

Inviato: 21/04/2012, 10:59
da Joblack
Anche menti eccelse come Cesare Damiano cede alla "ragion di stato" bersaniana ben sintetizzata da mariok si può leggere come "salviamo la faccia".

Cmq "manifesta insussistenza" è veramente difficile da verificare per un giudice che legge solo carte, ma sle il giudice è "smart" può applicare altri codici civili a favore del lavoratore oppure come purtroppo accadrà che "nel dubbio" egli opterà al compenso monetario.

In questo caso l'art.18 è morto e sepolto.

Nella mia ex azienda sono stati chiusi parecchi reparti e attività ma nessuno è stato licenziato, vanno in CIG oppure in mobilità, ma tra poco il singolo "sindacalista" rompiscatole o qualcuno malvisto dai capi credo che sarà licenziato con questa nuova formulazione dell'art.18.

E' questo che vogliamo ..... Bersani?

un saluto

Re: articolo 18

Inviato: 23/04/2012, 9:53
da shiloh
«Prenda ripetizioni sul lavoro»
Fornero in Alenia spiega riforma.


Il minsitro Elsa Fornero arriva all'Alenia di Caselle per partecipare all'assemblea in fabbrica sulla riforma del mercato del Lavoro e dribbla il presidio esterno di operai entrando da un altro ingresso.

Sono presenti 1.000 dipendenti tra operai, tecnici e impiegati.
I lavoratori dello stabilimento di corso Marche sono arrivati a bordo di sei pullman da Torino, messi a disposizione dall'azienda.

Stabilimento dell'Alenia blindato per l'assemblea con il ministro.
Davanti all'ingresso di Caselle Sud dove è previsto il presidio di Fim, Fismic, Ugl e Quadri, ci sono le forze dell'ordine.
Numerosi i giornalisti, gli operatori tv e i fotografi, ai quali non sarà consentito l'ingresso.

I lavoratori hanno appeso ai cancelli due cartelli:
«Fornero la riforma non va spiegata, va cambiata»,
«Ci faccia la cortesia, prenda ripetizioni sul lavoro».


Un operaio ha il cappio al collo.

http://www.unita.it/economia/prenda-rip ... a-1.404194

questa disgraziata provoca pure eh...ma quello che è scandaloso è che gli venga permesso.

Re: Vendola: «Stati generali della sinistra»

Inviato: 23/04/2012, 10:20
da mariok
Una cosa che non capisco: con quale criterio un'azienda può invocare le "ragioni economiche" per tagliare sul personale e contemporaneamente fare utili.

Questo di Poste Italiane non è l'unico caso. Basta pensare alla Fiat che da anni ricorre alla CIG per migliaia di ore e contemporaneamente distribuisce dividendi.

Non sarebbe il caso di inserire un emendamento piccolo piccolo all'art.18: "Sono considerate palesemente infondate le motivazioni economiche se invocate da azienda che distribuisca utili nell'esercizio in corso e/o in quello precedente al licenziamento"?

Alla facile obiezione che un'azienda deve ristrutturarsi prevenendo le crisi, non dopo, si può rispondere facilmente che un'azienda che ristruttura ha il dovere di reinvestire gli eventuali utili per il suo rilancio




di Giovanni Stinco | Bologna | 23 aprile 2012

Utili record e quasi duemila licenziamenti

L’annuncio choc di Poste italiane La riorganizzazione quest'anno colpirà Emilia Romagna, Toscana, Piemonte, Marche e Basilicata. Dal 2013 tutte le altre regioni. I sindacati pronti allo sciopero

Alla fine si tratta di un oscuro coefficiente che tiene conto della distanza tra l’ufficio postale e la zona di recapito, dei numeri civici, di quante famiglie e negozi ci sono in zona e del tragitto totale per attraversarla tutta da una parte all’altra. Sopratutto nel coefficiente c’è anche il volume della corrispondenza, che è calato negli ultimi anni perché le comunicazioni iniziano a spostarsi su internet, per la concorrenza e in parte per effetto della crisi.

In base a quel coefficiente Poste Italiane ha deciso di razionalizzare, e ora tutte le zone di recapito, urbano o non urbane, avranno la stessa grandezza. Una scelta industriale che forse renderà più uniforme la distribuzione dei postini, ma che secondo i sindacati porterà al licenziamento di 1765 persone. Per ora interessate dalla ristrutturazione aziendale sono solo 5 regioni: Piemonte, Emilia Romagna, Marche, Toscana e Basilicata. Dal 2013 in poi la razionalizzazione delle zone di recapito dovrebbe investire tutta Italia e portare, questi i calcoli della Cgil, a 12mila esuberi.

Ad essere più colpita la Toscana, che perderà 600 tra postini e personale del Cmp, il Centro di meccanizzazione postale di Pisa che vedrà ridotto il proprio organico di 130 unità. Dopo la Toscana c’è il Piemonte, con 547 tagli e poi l’Emilia Romagna, che secondo i sindacati perderà invece 466 posti di lavoro tra portalettere, capisquadra e addetti alla lavorazione interna della corrispondenza. I restanti 150 tagli sarebbero distribuiti tra Marche e Basilicata.

In Emilia Romagna Valerio Grillini, segretario regionale dei postelegrafonici (Slp) della Cisl si è fatto i conti e ha suddiviso gli esuberi per provincia. Questo il risultato: la più colpita in Emilia sarà Bologna, con 137 licenziamenti. Subito dopo Modena (-87), Parma (-53) e Reggio Emilia (-41). Ravenna perderà invece 33 postini, Piacenza 31, 29 Rimini e la provincia di Forlì-Cesena 21. “Tutto questo – racconta Grillini – dopo che la recente riorganizzazione aveva già limitato ogni singolo recapito a 5 giorni alla settimana e ridotto il personale di 300 addetti”.“Salteranno posti di lavoro a tempo indeterminato. L’azienda ha deciso una ristrutturazione profonda del lavoro, non è questione di picchi o di lavoro stagionale”, spiega Loris Sermasi, funzionario bolognese dalla Slc-Cgil.

“Il piano di ristrutturazione aziendale è stato presentato da Poste italiene il 17 aprile, il giorno dopo sono stati annunciati 846 milioni di euro di utili sul bilancio 2011. La situazione è inaccettabile – tuona il segretario modenese della Slp-Cisl Antonio Buongiovanni – qui abbiamo un’azienda che fa ricavi e macina utili sulle spalle dei lavoratori”. Solo pochi giorni fa Poste italiane ha giudicato “estremamente positivi” i risultati del 2011 annunciando, oltre agli 846 milioni di utile, un risultato operativo di 1 miliardo e 641 milioni di euro. Numeri questi, spiega una nota di Poste Italiane, che collocano la compagnia “di gran lunga al primo posto al mondo per redditività nel confronto con i principali operatori internazionali”.

Nei prossimi giorni i sindacati annunceranno le mobilitazioni che metteranno in campo per protestare contro il nuovo piano aziendale di Poste italiane. Entro giugno nei palazzi della Regione Emilia Romagna dovrebbe anche esserci un incontro con le istituzioni.

http://www.ilfattoquotidiano.it/2012/04 ... ne/206448/