Re: Come se ne viene fuori ?
Inviato: 09/02/2013, 23:57
«Gli italiani stessi forse non se ne rendono conto, .........ma il loro è un Paese chiave per tutto l’Occidente – per certi versi ne definisce l’anima -.......... e il collasso visibilmente in corso è una tragedia che pagheremo tutti, ...............nei decenni e forse nei secoli» Bill Emmott, ex direttore dell’Economist, opinionista de La Stampa
Sotto le macerie – 120
Cronaca di un affondamento - 70
I giorni della follia che precedono il disastro…….ovvero, l’ultima fase della dittatura delle tdc – 48
Perché Bill Emmott ha ragione da vendere - 24
L’intervento
Così i bambini sentono
la crisi economica
AndreaR.
Catizone
●NELLA RECENTE INDAGINE SULLA CONDIZIONE DELL’INFANZIA ED ADOLESCENZA REALIZZATA DA EURISPES,
in collaborazione con il Telefono Azzurro, emerge con estrema forza il dato per cui il 2012 è stato percepito dai bambini e dagli adolescenti come un anno in cui la crisi economica ha avuto un forte peso anche all’interno delle mura domestiche.
Una convinzione questa che registra una maggiore incidenza negli adolescenti piuttosto che nei bambini, ed infatti mentre la prima fascia di ragazzi e ragazze dai 12 ai 18 anni, il 50,1%, afferma che la propria famiglia è stata colpita dalla crisi economica, nei bambini tra i 7 e gli 11 anni questa percentuale scende al 28,7%. Vi sono poi delle diseguaglianze territoriali sia nella loro percezione delle modalità in cui si è manifesta la crisi, sia anche degli effetti e conseguenze che la stessa ha prodotto.
Nel Sud del Paese si registra una maggiore sensibilità rispetto al tema della perdita del lavoro (14,2%) o alla collocazione in cassa integrazione dei genitori (10,6%).
La riduzione dell’orario di lavoro sembra essere una prerogativa dell’area del Nord-Ovest (15,3%) e del Sud (12,5%), mentre è nelle Isole che si registra l’esigenza di cambiare città (14,7%) per migliorare le condizioni professionali e di vita della famiglia.
Al Centro nel 66,7% delle testimonianze dei piccoli intervistati, la condizione lavorativa dei propri genitori è rimasta uguale, nonostante la crisi.
Sono dati che mettono in luce le modalità attraverso le quali si sviluppa la vita e l’identità delle giovani generazioni.
Se infatti paragoniamo questi risultati con le principali attività svolte durante la giornata dai giovani e giovanissimi gli ambiti in cui questi ultimi manifestano maggiore interesse riguardano prevalentemente quelli che permettono loro una maggiore astrazione dalla realtà.
È la prima generazione di figli che ha sperimentato il tema della precarietà dei loro genitori i quali se da un lato trasferiscono le insicurezze sul futuro ai minori, dall’altra, nelle consolidata tradizione delle famiglie italiane, cercano sempre di proteggerli da ogni forma di difficoltà che proviene dall’esterno.
Il generale e considerevole abbassamento del tenore di vita del nucleo familiare, dunque, non rispecchia appieno
un globale e proporzionale abbassamento del tenore di vita di tutti i membri della.
Infatti i bambini intervistati tra i 7 e gli 11 anni solo il 28,7% pensano che la propria famiglia sia stata attraversata dalla crisi economica generale a fronte del 61% che ritiene di non averla sentita toccare la propria famiglia.
Risultato che si presta a diverse letture. Da un lato, infatti, come si anticipava, i genitori tendono a non riversare sui figli la diminuzione delle proprie risorse economiche risparmiando in tutte quelle spese che non li interessino direttamente.
È interessante vedere come il 70,5% dei bambini non ha vissuto una riduzione della paghetta settimanale, a fronte del fatto che i capitoli di spesa più coinvolti nella riduzione riguardino le attività e le abitudini dei genitori che hanno rinunciato, a favore dei figli, alle cene fuori, a divertimenti e hanno contratto il loro tempo libero.
Rafforzano tale convinzione i dati che riguardano il possesso dei beni tecnologici da parte dei bambini e il loro utilizzo.
Il telefonino viene posseduto dal 14,3% dei bambini di 8 anni, il 9,3% prima dei 7 anni e un 9,3% a 9 anni. L’età a cavallo tra i 10 anni segna il momento di discrimine tra chi ha un cellulare proprio e chi no.
Sono questi gli ambiti in cui i genitori stringono la cinghia.
Anche l’uso che i bambini e ragazzi fanno delle tecnologie, i cui costi sono a carico dei genitori, rafforza quanto affermato: i giovani vengono protetti dalla riduzione, talvolta anche drastica, delle spese dai genitori. Questi ultimi dati, poi sono di conforto ad una seconda considerazione in merito alla formazione della loro personalità ed identità. I bambini e i ragazzi vivono una scollatura tra il modo reale e quello ideale o idealizzato.
Ciò è in parte dovuto ad una fisiologica fase della vita in cui si è maggiormente immersi in attività ludiche e ricreative che nascondono le difficoltà reali, ma in parte ciò è attribuibile alla conformazione della società attuale in cui il loro tempo libero viene per lo più vissuto in simbiosi con i media. Le due funzioni maggiormente utilizzate del cellulare dai bambini sono l’uso dei giochi (21,2%) e le telefonate (20,5%), seguite dall’invio di messaggi di testo o di mms(18,3%) e all’ascolto della musica (17,5%), mentre gli adolescenti preferiscono utilizzarlo per chiamate 24,1%, messaggistica 24,4% e infine navigazione su internet 8,5%.
Quanto emerge dalla nostra indagine ribadisce una generale tendenza da parte degli adulti, a voler ricreare un mondo ideale in cui collocare i propri figli e le proprie figlie che sia il più possibile protetto dalle varie difficoltà che sta vivendo
la famiglia, anche dotandoli di apparecchiature che permettono ai giovani e giovanissimi di sperimentare vite virtuali e parallele che poco hanno in comune con quelle reali.
Forse una fuga dalla quotidianità, in tempi difficili è del tutto legittima, anche se il tema della qualità del tempo di questa importantissima fascia della popolazione non entra, se non in maniera marginale, nelle discussioni elettorali di questo periodo.
L'Unità
9 febbraio 2013
Sotto le macerie – 120
Cronaca di un affondamento - 70
I giorni della follia che precedono il disastro…….ovvero, l’ultima fase della dittatura delle tdc – 48
Perché Bill Emmott ha ragione da vendere - 24
L’intervento
Così i bambini sentono
la crisi economica
AndreaR.
Catizone
●NELLA RECENTE INDAGINE SULLA CONDIZIONE DELL’INFANZIA ED ADOLESCENZA REALIZZATA DA EURISPES,
in collaborazione con il Telefono Azzurro, emerge con estrema forza il dato per cui il 2012 è stato percepito dai bambini e dagli adolescenti come un anno in cui la crisi economica ha avuto un forte peso anche all’interno delle mura domestiche.
Una convinzione questa che registra una maggiore incidenza negli adolescenti piuttosto che nei bambini, ed infatti mentre la prima fascia di ragazzi e ragazze dai 12 ai 18 anni, il 50,1%, afferma che la propria famiglia è stata colpita dalla crisi economica, nei bambini tra i 7 e gli 11 anni questa percentuale scende al 28,7%. Vi sono poi delle diseguaglianze territoriali sia nella loro percezione delle modalità in cui si è manifesta la crisi, sia anche degli effetti e conseguenze che la stessa ha prodotto.
Nel Sud del Paese si registra una maggiore sensibilità rispetto al tema della perdita del lavoro (14,2%) o alla collocazione in cassa integrazione dei genitori (10,6%).
La riduzione dell’orario di lavoro sembra essere una prerogativa dell’area del Nord-Ovest (15,3%) e del Sud (12,5%), mentre è nelle Isole che si registra l’esigenza di cambiare città (14,7%) per migliorare le condizioni professionali e di vita della famiglia.
Al Centro nel 66,7% delle testimonianze dei piccoli intervistati, la condizione lavorativa dei propri genitori è rimasta uguale, nonostante la crisi.
Sono dati che mettono in luce le modalità attraverso le quali si sviluppa la vita e l’identità delle giovani generazioni.
Se infatti paragoniamo questi risultati con le principali attività svolte durante la giornata dai giovani e giovanissimi gli ambiti in cui questi ultimi manifestano maggiore interesse riguardano prevalentemente quelli che permettono loro una maggiore astrazione dalla realtà.
È la prima generazione di figli che ha sperimentato il tema della precarietà dei loro genitori i quali se da un lato trasferiscono le insicurezze sul futuro ai minori, dall’altra, nelle consolidata tradizione delle famiglie italiane, cercano sempre di proteggerli da ogni forma di difficoltà che proviene dall’esterno.
Il generale e considerevole abbassamento del tenore di vita del nucleo familiare, dunque, non rispecchia appieno
un globale e proporzionale abbassamento del tenore di vita di tutti i membri della.
Infatti i bambini intervistati tra i 7 e gli 11 anni solo il 28,7% pensano che la propria famiglia sia stata attraversata dalla crisi economica generale a fronte del 61% che ritiene di non averla sentita toccare la propria famiglia.
Risultato che si presta a diverse letture. Da un lato, infatti, come si anticipava, i genitori tendono a non riversare sui figli la diminuzione delle proprie risorse economiche risparmiando in tutte quelle spese che non li interessino direttamente.
È interessante vedere come il 70,5% dei bambini non ha vissuto una riduzione della paghetta settimanale, a fronte del fatto che i capitoli di spesa più coinvolti nella riduzione riguardino le attività e le abitudini dei genitori che hanno rinunciato, a favore dei figli, alle cene fuori, a divertimenti e hanno contratto il loro tempo libero.
Rafforzano tale convinzione i dati che riguardano il possesso dei beni tecnologici da parte dei bambini e il loro utilizzo.
Il telefonino viene posseduto dal 14,3% dei bambini di 8 anni, il 9,3% prima dei 7 anni e un 9,3% a 9 anni. L’età a cavallo tra i 10 anni segna il momento di discrimine tra chi ha un cellulare proprio e chi no.
Sono questi gli ambiti in cui i genitori stringono la cinghia.
Anche l’uso che i bambini e ragazzi fanno delle tecnologie, i cui costi sono a carico dei genitori, rafforza quanto affermato: i giovani vengono protetti dalla riduzione, talvolta anche drastica, delle spese dai genitori. Questi ultimi dati, poi sono di conforto ad una seconda considerazione in merito alla formazione della loro personalità ed identità. I bambini e i ragazzi vivono una scollatura tra il modo reale e quello ideale o idealizzato.
Ciò è in parte dovuto ad una fisiologica fase della vita in cui si è maggiormente immersi in attività ludiche e ricreative che nascondono le difficoltà reali, ma in parte ciò è attribuibile alla conformazione della società attuale in cui il loro tempo libero viene per lo più vissuto in simbiosi con i media. Le due funzioni maggiormente utilizzate del cellulare dai bambini sono l’uso dei giochi (21,2%) e le telefonate (20,5%), seguite dall’invio di messaggi di testo o di mms(18,3%) e all’ascolto della musica (17,5%), mentre gli adolescenti preferiscono utilizzarlo per chiamate 24,1%, messaggistica 24,4% e infine navigazione su internet 8,5%.
Quanto emerge dalla nostra indagine ribadisce una generale tendenza da parte degli adulti, a voler ricreare un mondo ideale in cui collocare i propri figli e le proprie figlie che sia il più possibile protetto dalle varie difficoltà che sta vivendo
la famiglia, anche dotandoli di apparecchiature che permettono ai giovani e giovanissimi di sperimentare vite virtuali e parallele che poco hanno in comune con quelle reali.
Forse una fuga dalla quotidianità, in tempi difficili è del tutto legittima, anche se il tema della qualità del tempo di questa importantissima fascia della popolazione non entra, se non in maniera marginale, nelle discussioni elettorali di questo periodo.
L'Unità
9 febbraio 2013