mariok ha scritto:Ma Bersani, dopo i guai che ha combinato, non dovrebbe concedersi un lungo periodo di meritato riposo?
Non ci bastavano i capi-bastone che lo hanno eletto segretario?
La grosse arnaque
In questi ultimi tempi dalla Nueva Dc hanno sparato a zero contro tutti i partiti fondati su un padrone.
Questa è una formula prettamente caratteristica della seconda Repubblica.
Dalla prima Repubblica arriva solo nella fase terminale la Lega di Bossi, il padrone lanzichenecco, sacerdote indiscusso del dio Po.
Poi ovviamente su tutti svetta senza concorrenza alcuna il Re, Duce e Imperatore, proprietario assoluto prima di FI e poi del Pdl, oltre che dell’Italia, Silvietto Berlusconi, da Hardcore.
Anche l’Idv è stato un partito a base proprietaria.
Ma lo sono stati anche l’Udeur di Mastella e l’Udc di Casini.
A destra Storace diventa finalmente proprietario de La Destra. Finalmente può comandare come vuole da solo.
Anche i microscopici partitini comunisti sono in effetti di proprietà del segretario.
La voglia di comandare è molto forte in Italia.
L’ultimo proprietario in ordine di tempo è Masaniello 2.0.
Bersani mente quando dichiara che non vuole padroni.
Il Pds, Ds, Pd, un padrone l’ha sempre avuto. Eccome se lo ha avuto. Solo che a differenza di tutti gli altri dal 1994 ha sempre agito nell’ombra secondo gli insegnamenti dei cardinali Mazzarino e Richelieu.
Il padrone occulto dei defunti è sempre lui. L’omino coi baffi. Il duca conte Max, che a fare il padrone occulto gli piace un sacco. ( Anche Bisignani l’altra sera ha dichiarato di voler tornare al più presto nell’ombra)
Dopo aver dominato ininterrottamente dal 1994 al 2007 sugli ex compagni diventati Dc, nel 2006 il duca conte con i baffi prende una” grosse” scoppola.
Grazie a Romano l’Ulivo batte Berlusconi per la seconda volta, ma il partito dell’omino con i baffi, i Ds, riscontra il suo minimo storico. I Ds prendono il 17,2 %. In pratica un consenso dimezzato rispetto allo storico 34 % delle europee del 1984, che però devono essere considerate un doveroso omaggio a Enrico Berlinguer da poco deceduto.
Diventato democristiano a tutti gli effetti, diventato servitore del Sacro Soglio l’anno precedente, il duca conte, da buon democristiano, propone di fondersi con la Margherita.
Fare politica per il duca conte è un handicap. Preferisce sommare partiti in perfetto stile democristiano della prima Repubblica.
Da “Il peggiore”:
“Io non conosco questa cosa, questa politica che viene fatta dai cittadini e non dalla politica.”
Il conte Max.
Accordatosi con i capi democristiani della prima ora, il duca conte spinge per la nascita del Piddì.
17,2 + 12, 7 = 29,9 %
Si ricomincia, per un po’ di tempo si può stare tranquilli in materia di consenso.
Ovviamente il patron segreto del Piddì impone il primo segretario nella persona di Fassino. Un suo uomo fidato.
Lo dichiarerà lo stesso Piero nell’ultimo congresso di chiusura dei Ds all’inizio dell’estate del 2007.
Solo che il diavolo ci mette le pentole e non i coperchi.
A luglio escono le intercettazioni ordinate da madama Forleo in cui si sente il grissino Fassino dichiarare:
<<Abbiamo una banca?>>
La candidatura è bruciata, e lo stesso Piero non fa molte storie.
Ma il patron con i baffi non si arrende. Guarda gli uomini su piazza fedeli nei secoli e s’accorge di non avere l’asso nella manica.
E allora, molto, molto, dolorosamente, s’accorge di dover andare a Canossa.
E’ costretto a rivolgersi all’antico amico/nemico zio Valter, e sale di conseguenza da penitente in ginocchio la scala del Campidoglio.
L’unico presentabile in quel momento era zio Valter che alla fine accetta, anche perché la resa del duca conte dopo una guerra trentennale era una grandissima soddisfazione.
Veltroni diventa il primo segretario Piddì.
Ma l’avventura non va molto bene e dopo la sconfitta del 2008 è costretto alla resa.
Dopo l’interregno di Franceschini, democristiano doc, a ottobre del 2009 D’Alema alle primarie lancia di nuovo un suo uomo, Bersani.
Bersani è la persona giusta per la nuova Dc a 27 correnti, o tribù.
Tutto in perfetto stile correntizio Dc.
Nella Dc le correnti non hanno mai amato un segretario autorevole e forte.
Hanno sempre prediletto il segretario debole in quanto i capicorrente avrebbero potuto imporre i loro dictat.
Con un segretario forte avviene l’esatto contrario.
Tanto è vero che quando il 16 settembre 2011, Bersani osa prendere la decisione di sua iniziativa di andare a Vasto, ritornato a Roma verrà riempito di così tanti schiaffoni che l’ex ragazzo di Bettola, non oserà mai più ad accennare all’alleanza di Vasto, ma sosterrà fino all’ultimo giorno di campagna elettorale del febbraio scorso, la riunione del primo troncone Dicci, con quello che impropriamente viene chiamato Centro, prima di Casini e poi di Monti.
Fallita l’operazione oggi si rimescolano le carte.
Il patron del Piddì è di nuovo in moto.
Ha individuato in Renzi la nuova figura da lanciare. Lui starà dietro le quinte come sempre a tirare i fili.
Basta rivedere l’intervento di baffino dalla Gruber di questa settimana.
Ora, il mio giudizio su Bersani premier l’ho espresso più volte anche di recente.
Non era la persona adatta a reggere un compito che farebbe tremare le ginocchia anche a De Gasperi ed Einaudi messi insieme. Troppo debole di carattere.
Ma ritengo che tutto il fallimento piddino non deve essere scaricato tutto quanto sulla figura di Bersani, perché è solo un uomo debole in mano alle ultime 22 tribù piddine e al suo patron occulto.
Come capita sempre in questi casi, e capitava allora in casa Diccì, a pagare il conto è il solo Bersani, e mai i banditi che dirigono il traffico dietro le quinte. Compresi i signori “Della carica dei 101”.
Nel Piddì se vuoi giocare la tua partita ti devi sottomettere alla volontà delle tribù e dell’omino coi baffi.
Forse e ripeto forse, solo Baffone Stalin potrebbe dominare sulle 22 tribù dei defunti, ma nello stesso tempo dovrebbe riaprire i gulag in Siberia.
Ammesso che oggi la temperatura della Siberia sia ancora quella di una volta.