Come se ne viene fuori ?
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Re: Come se ne viene fuori ?
La crisi del settore edilizio è figlia della speculazione selvaggia che negli ultimi 10 anni ha finito di devastare il paese costruendo case su case che alla fine non compra più nessuno... finiti i tempi dei guadagni facili facili per i costruttori (grazie a mazzette a politici compiacenti e al massiccio impiego di lavoro nero e/o sottopagato senza le necessarie e indispensabili sicurezze... vedasi il numero delle morti bianche nell'edilizia).
Mi dispiace che ciò comporti perdita di posti di lavoro ma si sapeva benissimo quello che si seminava quindi anche quello che si sarebbe raccolto... dirottiamo quelle risorse e quella forza lavoro al fine di rimettere in sesto il teriitorio italiano anche demolendo parte degli obbrobri costruiti mettendo in sicurezza il terreno su cui abitiamo...
Mi dispiace che ciò comporti perdita di posti di lavoro ma si sapeva benissimo quello che si seminava quindi anche quello che si sarebbe raccolto... dirottiamo quelle risorse e quella forza lavoro al fine di rimettere in sesto il teriitorio italiano anche demolendo parte degli obbrobri costruiti mettendo in sicurezza il terreno su cui abitiamo...
Ultima modifica di Maucat il 13/02/2013, 16:01, modificato 1 volta in totale.
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Re: Come se ne viene fuori ?
«Gli italiani stessi forse non se ne rendono conto, .........ma il loro è un Paese chiave per tutto l’Occidente – per certi versi ne definisce l’anima -.......... e il collasso visibilmente in corso è una tragedia che pagheremo tutti, ...............nei decenni e forse nei secoli» Bill Emmott, ex direttore dell’Economist, opinionista de La Stampa
Sotto le macerie – 134
Cronaca di un affondamento - 84
I giorni della follia che precedono il disastro…….ovvero, l’ultima fase della dittatura delle tdc – 62
Perché Bill Emmott ha ragione da vendere - 38
MAY DAY,…….. MAY DAY,…….. MAY DAY,……..- 6
La ruota della macina della storia è ripartita
10) La società italiana, tutta quanta, dal punto di vista giuridico è una Sii. (Società a irresponsabilità illimitata).
Solo il 24 gennaio scorso, Unioncamere aveva fornito questo dato:
I NUMERI DELLA CRISI
Allarme Unioncamere:
chiudono 1000 imprese al giorno
Sono 365mila in tutto quelle che hanno abbandonato l'attività nel 2012
Sono 383.883 le imprese nate nel 2012 (il valore più basso degli ultimi otto anni e 7.427 in meno rispetto al 2011), a fronte delle quali 364.972 (mille ogni giorno) sono quelle che hanno chiuso i battenti (+24mila unità rispetto all'anno precedente). Come conseguenza, il saldo tra entrate e uscite si è attestato sul valore di 18.911 imprese, il secondo peggior risultato del periodo considerato e vicino (dopo due anni consecutivi di recupero) a quello del 2009, l'anno peggiore dall'inizio della crisi. Sono questi i dati ufficiali sulla natalità e mortalità delle imprese risultante dal Registro delle imprese diffusi oggi da Unioncamere sulla base di Movimprese, la rilevazione statistica condotta da InfoCamere, la società di informatica delle Camere di Commercio italiane.
Oggi vengono riportati i dati del Cerved.
Cos’è il Cerved.
Cerved Group
Da Wikipedia, l'enciclopedia libera.
Cerved Group S.p.A. è un gruppo italiano che si occupa di orientare banche, manager, professionisti e consulenti sia nelle valutazioni di ordine finanziario sia nelle strategie di business. I dati raccolti e analizzati dal Gruppo riguardano la solidità e l'affidabilità delle imprese, oltre alla rischiosità generale dei settori in cui operano
La versione di Repubblica
Nel 2012 perse oltre 100mila aziende
La crisi travolge il "sistema Italia"
Dai dati del Cerved emerge l'accelerazione dei concordati preventivi, ma non diminuiscono i fallimenti. A pagare il prezzo più altro il terziario e le società di capitale manifatturiere. Il fallimenti superano del 64% quelli del 2008
Lo leggo dopo
MILANO - La crisi non molla la presa sulle aziende italiane.
E il 2012 appena finito segna il punto più basso toccato dalle imprese dallo scoppio delle recessione: lo scorso anno hanno chiuso i battenti 104mila aziende italiane costrette a dire basta da fallimenti (12mila), liquidazioni (90mila) e procedure non fallimentari (2mila) con un boom - secondo i dati raccolti dal Cerved - dei concordati preventivi.
Un'accelerazione dovuta alla riforma entrata in vigore a settembre: nel solo quarto trimestre del 2012 siano state presentate circa 1.000 domande, soprattutto nella forma del concordato con riserva.
Il dato totale sulla chiusura delle aziende l'anno scorso è stato superiore del 2,2% al record toccato nel 2011.
"Il picco toccato dai fallimenti - commenta Gianandrea De Bernardis, amministratore delegato del Cerved - supera del 64% il valore registrato nel 2008, l'ultimo anno precrisi: sono stati superati anche i livelli precedenti al 2007, quando i tribunali potevano dichiarare fallimenti anche per aziende di dimensioni microscopiche".
Dal 2009 sono fallite più di 45mila imprese, quasi la metà nel settore terziario, ma secondo il Cerved è stata l'industria a subire l'impatto maggiore della recessione: il totale delle società di capitale manifatturiere in defualt tra 2009 e 2012 ammonta infatti al 5,2% di quelle che avevano depositato un bilancio valido all'inizio del periodo considerato, contro una percentuale pari al 4,6% nelle costruzioni e al 2,2% nel terziario.
I livelli più critici sono stati raggiunti da due settori tipici del made in Italy, come il sistema casa (7,9%) e il sistema moda (7,1%). Dal punto di vista territoriale, le procedure sono fortemente aumentate nel Nord Ovest (+6,6%) e nel Centro (+4,7%), mentre sono rimaste ai livelli dell'anno precedente nel Sud e nelle Isole (-0,4%).
Nel Nord Est i casi sono invece più chiaramente diminuiti (-4,3%), un dato compensato dal forte incremento delle liquidazioni, che ha portato il totale di chiusure in quell'area a superare quota 20mila (+8,6% sul 2011).
http://www.repubblica.it/economia/2013/ ... ef=HREC1-2
La versione del Corriere.
SUPERATO IL RECORD PRECEDENTE CHE ERA LEGATO ALL'ANNO PRECEDENTE
Nel 2012 hanno chiuso 104mila aziende
I dati del Cerved: 12mila fallimenti, 90mila liquidazioni, 2mila procedure non fallimentari
Che il momento fosse difficile era noto a tutti. Ma il bilancio fa comunque impressione. Il 2012 è stato finora l'anno più duro della crisi per il numero di imprese che hanno chiuso: tra fallimenti (12mila), liquidazioni (90mila), procedure non fallimentari (2mila) sono state 104mila le aziende italiane perse.
Lo affermano dati Cerved consultati dall'Ansa, secondo i quali è in corso un boom dei concordati preventivi.
FALLIMENTI - La forte crescita delle nuove forme di concordato preventivo è nata con la riforma entrata in vigore a settembre: Cerved, il gruppo specializzato nell'analisi della situazione finanziaria delle imprese, stima che nel solo quarto trimestre del 2012 siano state presentate circa 1.000 domande, soprattutto nella forma del concordato con riserva. Il dato totale sulla chiusura delle aziende l'anno scorso è stato superiore del 2,2% al record toccato nel 2011.
«Il picco toccato dai fallimenti - commenta Gianandrea De Bernardis, amministratore delegato del Cerved - supera del 64% il valore registrato nel 2008, l'ultimo anno precrisi: sono stati superati anche i livelli precedenti al 2007, quando i tribunali potevano dichiarare fallimenti anche per aziende di dimensioni microscopiche».
Nel 2012 la recessione ha avuto un impatto violento nel comparto dei servizi (+3,1%) e nelle costruzioni (+2,7%), mentre la manifattura - pur con un numero di fallimenti che rimane a livelli critici - ha registrato un calo rispetto all'anno precedente (-6,3%).
Dal punto di vista territoriale, le procedure sono fortemente aumentate nel Nord Ovest (+6,6%) e nel Centro (+4,7%), mentre sono rimaste ai livelli dell'anno precedente nel Sud e nelle Isole (-0,4%).
Nel Nord Est i casi sono invece più chiaramente diminuiti (-4,3%), un dato compensato dal forte incremento delle liquidazioni, che ha portato il totale di chiusure in quell'area a superare quota 20mila (+8,6% sul 2011).
Redazione Online13 febbraio 2013 | 11:37© RIPRODUZIONE RISERVATA
http://www.corriere.it/economia/13_febb ... 9402.shtml
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Solo il 24 gennaio scorso, Unioncamere aveva fornito questo dato:
I NUMERI DELLA CRISI
Allarme Unioncamere:
chiudono 1000 imprese al giorno
Sono 365mila in tutto quelle che hanno abbandonato l'attività nel 2012
Sono 383.883 le imprese nate nel 2012 (il valore più basso degli ultimi otto anni e 7.427 in meno rispetto al 2011), a fronte delle quali 364.972 (mille ogni giorno) sono quelle che hanno chiuso i battenti (+24mila unità rispetto all'anno precedente). Come conseguenza, il saldo tra entrate e uscite si è attestato sul valore di 18.911 imprese, il secondo peggior risultato del periodo considerato e vicino (dopo due anni consecutivi di recupero) a quello del 2009, l'anno peggiore dall'inizio della crisi. Sono questi i dati ufficiali sulla natalità e mortalità delle imprese risultante dal Registro delle imprese diffusi oggi da Unioncamere sulla base di Movimprese, la rilevazione statistica condotta da InfoCamere, la società di informatica delle Camere di Commercio italiane.
Oggi vengono riportati i dati del Cerved.
Cos’è il Cerved.
Cerved Group
Da Wikipedia, l'enciclopedia libera.
Cerved Group S.p.A. è un gruppo italiano che si occupa di orientare banche, manager, professionisti e consulenti sia nelle valutazioni di ordine finanziario sia nelle strategie di business. I dati raccolti e analizzati dal Gruppo riguardano la solidità e l'affidabilità delle imprese, oltre alla rischiosità generale dei settori in cui operano
La versione di Repubblica
Nel 2012 perse oltre 100mila aziende
La crisi travolge il "sistema Italia"
Dai dati del Cerved emerge l'accelerazione dei concordati preventivi, ma non diminuiscono i fallimenti. A pagare il prezzo più altro il terziario e le società di capitale manifatturiere. Il fallimenti superano del 64% quelli del 2008
Lo leggo dopo
MILANO - La crisi non molla la presa sulle aziende italiane.
E il 2012 appena finito segna il punto più basso toccato dalle imprese dallo scoppio delle recessione: lo scorso anno hanno chiuso i battenti 104mila aziende italiane costrette a dire basta da fallimenti (12mila), liquidazioni (90mila) e procedure non fallimentari (2mila) con un boom - secondo i dati raccolti dal Cerved - dei concordati preventivi.
Un'accelerazione dovuta alla riforma entrata in vigore a settembre: nel solo quarto trimestre del 2012 siano state presentate circa 1.000 domande, soprattutto nella forma del concordato con riserva.
Il dato totale sulla chiusura delle aziende l'anno scorso è stato superiore del 2,2% al record toccato nel 2011.
"Il picco toccato dai fallimenti - commenta Gianandrea De Bernardis, amministratore delegato del Cerved - supera del 64% il valore registrato nel 2008, l'ultimo anno precrisi: sono stati superati anche i livelli precedenti al 2007, quando i tribunali potevano dichiarare fallimenti anche per aziende di dimensioni microscopiche".
Dal 2009 sono fallite più di 45mila imprese, quasi la metà nel settore terziario, ma secondo il Cerved è stata l'industria a subire l'impatto maggiore della recessione: il totale delle società di capitale manifatturiere in defualt tra 2009 e 2012 ammonta infatti al 5,2% di quelle che avevano depositato un bilancio valido all'inizio del periodo considerato, contro una percentuale pari al 4,6% nelle costruzioni e al 2,2% nel terziario.
I livelli più critici sono stati raggiunti da due settori tipici del made in Italy, come il sistema casa (7,9%) e il sistema moda (7,1%). Dal punto di vista territoriale, le procedure sono fortemente aumentate nel Nord Ovest (+6,6%) e nel Centro (+4,7%), mentre sono rimaste ai livelli dell'anno precedente nel Sud e nelle Isole (-0,4%).
Nel Nord Est i casi sono invece più chiaramente diminuiti (-4,3%), un dato compensato dal forte incremento delle liquidazioni, che ha portato il totale di chiusure in quell'area a superare quota 20mila (+8,6% sul 2011).
http://www.repubblica.it/economia/2013/ ... ef=HREC1-2
La versione del Corriere.
SUPERATO IL RECORD PRECEDENTE CHE ERA LEGATO ALL'ANNO PRECEDENTE
Nel 2012 hanno chiuso 104mila aziende
I dati del Cerved: 12mila fallimenti, 90mila liquidazioni, 2mila procedure non fallimentari
Che il momento fosse difficile era noto a tutti. Ma il bilancio fa comunque impressione. Il 2012 è stato finora l'anno più duro della crisi per il numero di imprese che hanno chiuso: tra fallimenti (12mila), liquidazioni (90mila), procedure non fallimentari (2mila) sono state 104mila le aziende italiane perse.
Lo affermano dati Cerved consultati dall'Ansa, secondo i quali è in corso un boom dei concordati preventivi.
FALLIMENTI - La forte crescita delle nuove forme di concordato preventivo è nata con la riforma entrata in vigore a settembre: Cerved, il gruppo specializzato nell'analisi della situazione finanziaria delle imprese, stima che nel solo quarto trimestre del 2012 siano state presentate circa 1.000 domande, soprattutto nella forma del concordato con riserva. Il dato totale sulla chiusura delle aziende l'anno scorso è stato superiore del 2,2% al record toccato nel 2011.
«Il picco toccato dai fallimenti - commenta Gianandrea De Bernardis, amministratore delegato del Cerved - supera del 64% il valore registrato nel 2008, l'ultimo anno precrisi: sono stati superati anche i livelli precedenti al 2007, quando i tribunali potevano dichiarare fallimenti anche per aziende di dimensioni microscopiche».
Nel 2012 la recessione ha avuto un impatto violento nel comparto dei servizi (+3,1%) e nelle costruzioni (+2,7%), mentre la manifattura - pur con un numero di fallimenti che rimane a livelli critici - ha registrato un calo rispetto all'anno precedente (-6,3%).
Dal punto di vista territoriale, le procedure sono fortemente aumentate nel Nord Ovest (+6,6%) e nel Centro (+4,7%), mentre sono rimaste ai livelli dell'anno precedente nel Sud e nelle Isole (-0,4%).
Nel Nord Est i casi sono invece più chiaramente diminuiti (-4,3%), un dato compensato dal forte incremento delle liquidazioni, che ha portato il totale di chiusure in quell'area a superare quota 20mila (+8,6% sul 2011).
Redazione Online13 febbraio 2013 | 11:37© RIPRODUZIONE RISERVATA
http://www.corriere.it/economia/13_febb ... 9402.shtml
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Re: Come se ne viene fuori ?
«Gli italiani stessi forse non se ne rendono conto, .........ma il loro è un Paese chiave per tutto l’Occidente – per certi versi ne definisce l’anima -.......... e il collasso visibilmente in corso è una tragedia che pagheremo tutti, ...............nei decenni e forse nei secoli» Bill Emmott, ex direttore dell’Economist, opinionista de La Stampa
Sotto le macerie – 135
Cronaca di un affondamento - 85
I giorni della follia che precedono il disastro…….ovvero, l’ultima fase della dittatura delle tdc – 63
Perché Bill Emmott ha ragione da vendere - 39
MAY DAY,…….. MAY DAY,…….. MAY DAY,……..- 7
11) Repubblica 13.2.13
Rimonta finita, il Pdl ora arranca i delusi fuggono verso i 5 Stelle
Democratici in allarme: ma a Palazzo Madama si rischia
di Goffredo De Marchis, Carmelo Lopapa
ROMA — La grande rimonta finisce qui. Il triste risveglio del Cavaliere coincide con la consegna degli ultimi rilevamenti. «Ci siamo fermati» ha confidato in queste ore ai dirigenti del Pdl, scrutando le tabelle.
Lo slancio, che avrebbe toccato il suo apice all’indomani dell’uno-due su Imu e condono, sembra svanito.
La fuga dei delusi continua, ormai inesorabile, e a senso unico, verso Grillo. Un’erosione che in queste ore tuttavia preoccupa anche il fronte avversario.
Pierluigi Bersani non dorme affatto sonni tranquilli, nonostante il vantaggio. «A Montecitorio il divario adesso è incolmabile, ma per il Senato in Sicilia e Lombardia c’è ancora da combattere » è la tesi del segretario Pd.
Già, la partita si gioca anche sui numeri degli italiani all’estero e del Trentino, con il suo elettorato di confine.
A Largo del Nazareno calcolano che la probabile conquista di quel doppio bacino valga almeno otto senatori. I democratici sono invece convinti che il leader dei 5 Stelle non possa più pescare nel loro campo.
Ma è meglio non fidarsi perché Grillo è in grado di destabilizzare qualsiasi pronostico.
La piazza sotto il gelo di Bergamo, ieri sera, quella di Mantova sotto la neve, due giorni fa, raccontano più di qualsiasi sondaggio.
(Noto che a ogni morte di Papa, qualche giornalista riesce a capire qualcosa--ndt)
Per questo il candidato premier del centrosinistra prepara una proposta finale per il Paese da illustrare giusto dopo che scenderà il sipario su Sanremo. Lo stesso ha intenzione di fare Silvio Berlusconi. Neutralizzato in parte l’effetto choc di dieci giorni fa, l’ex premier ha intenzione di segnare con un «grande annuncio» una delle ultime uscite pubbliche a ridosso del 24 febbraio. «Dovrà entrare in tutte le case, come l’Imu» va ripetendo. Ma né lui, né Brunetta sanno al momento cos’altro inventarsi per parlare al portafogli degli italiani.
Quel che preoccupa è lo stop decretato dai sondaggi. Inatteso. Tanto più che i rilevamenti sono antecedenti all’abdicazione del Pontefice. E ora la doppia tenaglia Vaticano-Sanremo, sotto il profilo mediatico, rischia di oscurare del tutto la ribalta tv sulla quale il Cavaliere scommetteva. Dal quartier generale, Paolo Bonaiuti nega che la frase sul Senato sia un’ammissione di sconfitta probabile: «Nessuna resa, la rimonta è in pieno svolgimento e l’attacco a Grillo è solo la constatazione che tra loro in tanti provengono da centri sociali e frange estreme».
Sta di fatto che da ieri sera Berlusconi ha ricominciato a registrare a tamburo battente video messaggi e interviste con decine di tv private. E lo stesso farà questa mattina poco prima di volare a Bari e ancora venerdì, limitando la missione in Sicilia (benché altra regione in bilico) alla sola giornata di sabato. Ma le ultime 48 ore fanno registrare anche un’inversione nella strategia elettorale. Adesso, più che Monti, c’è appunto Beppe Grillo nel mirino.
È lui il «nemico», al quale si sono votati centinaia di migliaia di elettori del centrodestra che il Cavaliere non riesce più a catturare. Il timore è che se il M5s continua a crescere e il Pdl si è inchiodato, è perché la “spinta propulsiva” si è esaurita, l’overdose in tv non basta più. Come se non bastasse, il pieno coinvolgimento di Roberto Formigoni nell’inchiesta Maugeri, con l’accusa di associazione a delinquere, non travolge solo la corsa del capolista in Lombardia al Senato, ma rischia di far vacillare l’intera partita nella regione decisiva.
Troppe incognite.
E il dialogo «intercettato» ieri sera tra Giuliano Ferrara, Gianni Letta e Franco Frattini, durante il ricevimento all’ambasciata italiana presso la Santa Sede, rivela la disillusione. «Gianni, ma tu ci credi davvero a questa rimonta? » chiede il direttore del Foglio all’eminenza azzurra berlusconiana. «Sì, è vera».
E Ferrara: «Se fosse così, sarebbe clamoroso, perché Berlusconi ha sbagliato tutto quello che poteva sbagliare». Letta annuisce. Con l’ex ministro Frattini che chiosa: «Io comunque a questa rimonta non ci credo».
Sotto le macerie – 135
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Perché Bill Emmott ha ragione da vendere - 39
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11) Repubblica 13.2.13
Rimonta finita, il Pdl ora arranca i delusi fuggono verso i 5 Stelle
Democratici in allarme: ma a Palazzo Madama si rischia
di Goffredo De Marchis, Carmelo Lopapa
ROMA — La grande rimonta finisce qui. Il triste risveglio del Cavaliere coincide con la consegna degli ultimi rilevamenti. «Ci siamo fermati» ha confidato in queste ore ai dirigenti del Pdl, scrutando le tabelle.
Lo slancio, che avrebbe toccato il suo apice all’indomani dell’uno-due su Imu e condono, sembra svanito.
La fuga dei delusi continua, ormai inesorabile, e a senso unico, verso Grillo. Un’erosione che in queste ore tuttavia preoccupa anche il fronte avversario.
Pierluigi Bersani non dorme affatto sonni tranquilli, nonostante il vantaggio. «A Montecitorio il divario adesso è incolmabile, ma per il Senato in Sicilia e Lombardia c’è ancora da combattere » è la tesi del segretario Pd.
Già, la partita si gioca anche sui numeri degli italiani all’estero e del Trentino, con il suo elettorato di confine.
A Largo del Nazareno calcolano che la probabile conquista di quel doppio bacino valga almeno otto senatori. I democratici sono invece convinti che il leader dei 5 Stelle non possa più pescare nel loro campo.
Ma è meglio non fidarsi perché Grillo è in grado di destabilizzare qualsiasi pronostico.
La piazza sotto il gelo di Bergamo, ieri sera, quella di Mantova sotto la neve, due giorni fa, raccontano più di qualsiasi sondaggio.
(Noto che a ogni morte di Papa, qualche giornalista riesce a capire qualcosa--ndt)
Per questo il candidato premier del centrosinistra prepara una proposta finale per il Paese da illustrare giusto dopo che scenderà il sipario su Sanremo. Lo stesso ha intenzione di fare Silvio Berlusconi. Neutralizzato in parte l’effetto choc di dieci giorni fa, l’ex premier ha intenzione di segnare con un «grande annuncio» una delle ultime uscite pubbliche a ridosso del 24 febbraio. «Dovrà entrare in tutte le case, come l’Imu» va ripetendo. Ma né lui, né Brunetta sanno al momento cos’altro inventarsi per parlare al portafogli degli italiani.
Quel che preoccupa è lo stop decretato dai sondaggi. Inatteso. Tanto più che i rilevamenti sono antecedenti all’abdicazione del Pontefice. E ora la doppia tenaglia Vaticano-Sanremo, sotto il profilo mediatico, rischia di oscurare del tutto la ribalta tv sulla quale il Cavaliere scommetteva. Dal quartier generale, Paolo Bonaiuti nega che la frase sul Senato sia un’ammissione di sconfitta probabile: «Nessuna resa, la rimonta è in pieno svolgimento e l’attacco a Grillo è solo la constatazione che tra loro in tanti provengono da centri sociali e frange estreme».
Sta di fatto che da ieri sera Berlusconi ha ricominciato a registrare a tamburo battente video messaggi e interviste con decine di tv private. E lo stesso farà questa mattina poco prima di volare a Bari e ancora venerdì, limitando la missione in Sicilia (benché altra regione in bilico) alla sola giornata di sabato. Ma le ultime 48 ore fanno registrare anche un’inversione nella strategia elettorale. Adesso, più che Monti, c’è appunto Beppe Grillo nel mirino.
È lui il «nemico», al quale si sono votati centinaia di migliaia di elettori del centrodestra che il Cavaliere non riesce più a catturare. Il timore è che se il M5s continua a crescere e il Pdl si è inchiodato, è perché la “spinta propulsiva” si è esaurita, l’overdose in tv non basta più. Come se non bastasse, il pieno coinvolgimento di Roberto Formigoni nell’inchiesta Maugeri, con l’accusa di associazione a delinquere, non travolge solo la corsa del capolista in Lombardia al Senato, ma rischia di far vacillare l’intera partita nella regione decisiva.
Troppe incognite.
E il dialogo «intercettato» ieri sera tra Giuliano Ferrara, Gianni Letta e Franco Frattini, durante il ricevimento all’ambasciata italiana presso la Santa Sede, rivela la disillusione. «Gianni, ma tu ci credi davvero a questa rimonta? » chiede il direttore del Foglio all’eminenza azzurra berlusconiana. «Sì, è vera».
E Ferrara: «Se fosse così, sarebbe clamoroso, perché Berlusconi ha sbagliato tutto quello che poteva sbagliare». Letta annuisce. Con l’ex ministro Frattini che chiosa: «Io comunque a questa rimonta non ci credo».
Ultima modifica di camillobenso il 13/02/2013, 17:47, modificato 1 volta in totale.
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Re: Come se ne viene fuori ?
Se la rimonta è vera questa volta è la fine dell'Italia dopo 152 anni...
Non ci sarà perdonato questo errore fatale ne dai contemporanei esteri ne ancor più dalle nostre generazioni future...
Che la luce della ragione possa illuminare le menti obnubilate dei nostri concittadini...
Non ci sarà perdonato questo errore fatale ne dai contemporanei esteri ne ancor più dalle nostre generazioni future...
Che la luce della ragione possa illuminare le menti obnubilate dei nostri concittadini...
Re: Come se ne viene fuori ?
e levate a cammisella , a cammisella gnur nò gnur nò....
altri 10 giorni di tira e molla .... curagghiu !
"Tengo a ribadirlo chiaramente. Non c'é stata nessunissima forma di apertura da parte mia nei confronti di Vendola. Dire che le persone possono cambiare opinione era solo un modo gentile per dire che le sue opinioni sono rispettabili, ma per me non in linea con gli interessi del Paese. Se cambiassero, chi lo sa". Lo dice Monti all'ANSA.
'Da una parte Bersani che forma una coalizione con Sel dall'altra parte Berlusconi che forma una coalizione con la Lega, rappresentano ai miei occhi il formarsi di due entità che sono state le due entità protagoniste di un bipolarismo conflittuale che poco ha portato alla vita italiana e molte decisioni ha fatto rinviare'
altri 10 giorni di tira e molla .... curagghiu !
"Tengo a ribadirlo chiaramente. Non c'é stata nessunissima forma di apertura da parte mia nei confronti di Vendola. Dire che le persone possono cambiare opinione era solo un modo gentile per dire che le sue opinioni sono rispettabili, ma per me non in linea con gli interessi del Paese. Se cambiassero, chi lo sa". Lo dice Monti all'ANSA.
'Da una parte Bersani che forma una coalizione con Sel dall'altra parte Berlusconi che forma una coalizione con la Lega, rappresentano ai miei occhi il formarsi di due entità che sono state le due entità protagoniste di un bipolarismo conflittuale che poco ha portato alla vita italiana e molte decisioni ha fatto rinviare'
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Re: Come se ne viene fuori ?
Amadeus ha scritto:e levate a cammisella , a cammisella gnur nò gnur nò....
altri 10 giorni di tira e molla .... curagghiu !
"Tengo a ribadirlo chiaramente. Non c'é stata nessunissima forma di apertura da parte mia nei confronti di Vendola. Dire che le persone possono cambiare opinione era solo un modo gentile per dire che le sue opinioni sono rispettabili, ma per me non in linea con gli interessi del Paese. Se cambiassero, chi lo sa". Lo dice Monti all'ANSA.
'Da una parte Bersani che forma una coalizione con Sel dall'altra parte Berlusconi che forma una coalizione con la Lega, rappresentano ai miei occhi il formarsi di due entità che sono state le due entità protagoniste di un bipolarismo conflittuale che poco ha portato alla vita italiana e molte decisioni ha fatto rinviare'
Il bipolarismo conflittuale dipende dalla qualità degli attori. Nel mondo Occidentale il bipolarismo funziona.
Da noi è il personale politico che non funziona.
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Re: Come se ne viene fuori ?
«Gli italiani stessi forse non se ne rendono conto, .........ma il loro è un Paese chiave per tutto l’Occidente – per certi versi ne definisce l’anima -.......... e il collasso visibilmente in corso è una tragedia che pagheremo tutti, ...............nei decenni e forse nei secoli» Bill Emmott, ex direttore dell’Economist, opinionista de La Stampa
Sotto le macerie – 136
Cronaca di un affondamento - 86
I giorni della follia che precedono il disastro…….ovvero, l’ultima fase della dittatura delle tdc – 64
Perché Bill Emmott ha ragione da vendere - 40
MAY DAY,…….. MAY DAY,…….. MAY DAY,……..- 8
La ruota della macina della storia è ripartita
http://www.youtube.com/watch?v=Aht9hcDFyVw
12) Da Rocco e i suoi fratelli (1960) a Monti e i suoi confratelli, ABC.
A conferma della volatilità della memoria delle italiche genti, i dati delle imprese italiane ci rammentano che perdiamo 1.000 aziende al giorno.
Nel piano industriale del gruppo Rcs
800 esuberi e la vendita di 10 testate
L'amministratore delegato del gruppo, Pietro Scott Jovane, e il capo del personale hanno annunciato 800 tagli di cui 600 in Italia tra personale giornalistico e amministrativo. Il gruppo di via Solferino intende, inoltre, vendere o chiudere 10 testate e trasferire la sede storica
http://www.repubblica.it/economia/2013/ ... -52412832/
Monti ai merli boccaloni tricolori aveva raccontato che la riforma del lavoro era necessaria perché avrebbe attratto investimenti stranieri.
Non solo non ha attratto investimenti stranieri, ma sta radendo al suolo quello che sopravvive da 4 anni di disastri consecutivi.
Averlo fatto presente un anno fa ovviamente non è servito a nulla, perché il Santo Patrono d’Italia non è Francesco d’Assisi, …..ma San Tommaso.
Da : Proverbi italiani
Sei come S. Tommaso, non ci credi se non ci metti il naso.
Significa: Secondo il Vangelo San Tommaso prima di credere che Gesù era risorto chiese di mettere le mani
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Cronaca di un affondamento - 86
I giorni della follia che precedono il disastro…….ovvero, l’ultima fase della dittatura delle tdc – 64
Perché Bill Emmott ha ragione da vendere - 40
MAY DAY,…….. MAY DAY,…….. MAY DAY,……..- 8
La ruota della macina della storia è ripartita
http://www.youtube.com/watch?v=Aht9hcDFyVw
12) Da Rocco e i suoi fratelli (1960) a Monti e i suoi confratelli, ABC.
A conferma della volatilità della memoria delle italiche genti, i dati delle imprese italiane ci rammentano che perdiamo 1.000 aziende al giorno.
Nel piano industriale del gruppo Rcs
800 esuberi e la vendita di 10 testate
L'amministratore delegato del gruppo, Pietro Scott Jovane, e il capo del personale hanno annunciato 800 tagli di cui 600 in Italia tra personale giornalistico e amministrativo. Il gruppo di via Solferino intende, inoltre, vendere o chiudere 10 testate e trasferire la sede storica
http://www.repubblica.it/economia/2013/ ... -52412832/
Monti ai merli boccaloni tricolori aveva raccontato che la riforma del lavoro era necessaria perché avrebbe attratto investimenti stranieri.
Non solo non ha attratto investimenti stranieri, ma sta radendo al suolo quello che sopravvive da 4 anni di disastri consecutivi.
Averlo fatto presente un anno fa ovviamente non è servito a nulla, perché il Santo Patrono d’Italia non è Francesco d’Assisi, …..ma San Tommaso.
Da : Proverbi italiani
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Re: Come se ne viene fuori ?
«Gli italiani stessi forse non se ne rendono conto, .........ma il loro è un Paese chiave per tutto l’Occidente – per certi versi ne definisce l’anima -.......... e il collasso visibilmente in corso è una tragedia che pagheremo tutti, ...............nei decenni e forse nei secoli» Bill Emmott, ex direttore dell’Economist, opinionista de La Stampa
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Il Vanna Marchi Show -12
13 febbraio 2013
4-1…Berlusconi: «Giannino fuori di testa»
4-2…Giannino: «Berlusconi un guitto senza credibilità»
4-3…Alfano: «Siamo sotto di due punti, anche meno»
4-4…Monti: «Ora serve vera governance»
4-5…Maroni: «Basta fango, chi diffama pagherà caro»
4-6…Irene Pivetti: «Torno in politica dopo 12 anni»……..(Veramente non ne sentivamo la mancanza)
4-7…Monti su Empy: «Commissione d'inchiesta?»
4-8…Finmeccanica, Maroni: 'Querelo il Fatto'
4-9… VENDOLA: "FINMECCANICA RIVELA LA NATURA DEI BARBARI SOGNANTI"
4-10.. L'India: 'Rinunciamo alla commessa'
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4-1…Berlusconi: «Giannino fuori di testa»
4-2…Giannino: «Berlusconi un guitto senza credibilità»
4-3…Alfano: «Siamo sotto di due punti, anche meno»
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Re: Come se ne viene fuori ?
«Gli italiani stessi forse non se ne rendono conto, .........ma il loro è un Paese chiave per tutto l’Occidente – per certi versi ne definisce l’anima -.......... e il collasso visibilmente in corso è una tragedia che pagheremo tutti, ...............nei decenni e forse nei secoli» Bill Emmott, ex direttore dell’Economist, opinionista de La Stampa
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4-5…Maroni: «Basta fango, chi diffama pagherà caro»
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4-7…Monti su Empy: «Commissione d'inchiesta?»
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4-10.. L'India: 'Rinunciamo alla commessa'
Il Professore di Trombone a Rai 3 ribadisce.
4-11..Monti vs B: 'Rischio incendio finanziario' E ritratta ipotesi di alleanza con Vendola
4-12.. MA VENDOLA APRE: "DIALOGO POSSIBILE MANTENENDO I VALORI"
4-13.. IERI MONTI DICEVA: "NOI CON SEL? OGNUNO PUÒ CAMBIARE IDEA"
^^^
La Berlinguer fa presente al Professor für Posaune che non può comunicare i dati ma Grillo avanza più di tutti.
Infatti tra i migliori grillini annovera, Berlusconi, Alfano, Bersani, D’Alema, Monti, Maroni, Casini, Forchettoni. Tutti lavorano per lui, come alle amministrative dello scorso anno.
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4-1…Berlusconi: «Giannino fuori di testa»
4-2…Giannino: «Berlusconi un guitto senza credibilità»
4-3…Alfano: «Siamo sotto di due punti, anche meno»
4-4…Monti: «Ora serve vera governance»
4-5…Maroni: «Basta fango, chi diffama pagherà caro»
4-6…Irene Pivetti: «Torno in politica dopo 12 anni»……..(Veramente non ne sentivamo la mancanza)
4-7…Monti su Empy: «Commissione d'inchiesta?»
4-8…Finmeccanica, Maroni: 'Querelo il Fatto'
4-9… VENDOLA: "FINMECCANICA RIVELA LA NATURA DEI BARBARI SOGNANTI"
4-10.. L'India: 'Rinunciamo alla commessa'
Il Professore di Trombone a Rai 3 ribadisce.
4-11..Monti vs B: 'Rischio incendio finanziario' E ritratta ipotesi di alleanza con Vendola
4-12.. MA VENDOLA APRE: "DIALOGO POSSIBILE MANTENENDO I VALORI"
4-13.. IERI MONTI DICEVA: "NOI CON SEL? OGNUNO PUÒ CAMBIARE IDEA"
^^^
La Berlinguer fa presente al Professor für Posaune che non può comunicare i dati ma Grillo avanza più di tutti.
Infatti tra i migliori grillini annovera, Berlusconi, Alfano, Bersani, D’Alema, Monti, Maroni, Casini, Forchettoni. Tutti lavorano per lui, come alle amministrative dello scorso anno.
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Re: Come se ne viene fuori ?
Comunione e disperazione
”Il Celeste al capolinea”
(Gad Lerner).
13/02/2013 di triskel182
Giustizia a orologeria? Macché, Formigoni s’è dato la zappa sui piedi da solo. Giunge a due settimane dal voto lombardo la richiesta di rinvio a giudizio in quanto “promotore e organizzatore” di un’associazione a delinquere. Ma solo perché da oltre un anno il Celeste inventa una scusa dopo l’altra per evitare di presentarsi davanti agli inquirenti a spiegare quel lucrare potere e denaro dal suo incarico pubblico. Voleva assicurarsi l’immunità parlamentare, e difatti lo troviamo candidato nella lista Pdl al Senato, degno numero due subito dietro al pluri-imputato Berlusconi.
Così, a furia di temporeggiare, si ritrova cucito addosso nel momento peggiore il capo d’imputazione che sintetizza plasticamente la natura del suo malgoverno, peraltro già ben nota ai cittadini: drenaggio di risorse pubbliche elargite con discrezionalità a favore di strutture sanitarie private, utilizzando delibere regionali scritte da funzionari sleali sotto dettatura dei suoi amici consulenti, che appartengono alla medesima consorteria.
Questi ultimi, Daccò e Simone, intascavano decine di milioni dalle strutture beneficiate; e li adoperavano per finanziare l’attività politica del gruppo di Formigoni, oltre che per le sue vacanze dorate. Un andazzo perpetrato negli anni, una sorta di bottino addirittura teorizzato come se si trattasse di una logica conseguenza delle vittorie elettorali. Se agiva così la cerchia operativa del presidente Formigoni – figurano tra gli indagati il segretario generale della Regione e il direttore dell’assessorato alla Sanità – ovvio che il malaffare dilagasse poi negli altri settori del governo lombardo, dove ogni clan si sentiva autorizzato a compiere in proprio le sue scorrerie.
Non si contano gli attacchi di Formigoni a Repubblica, accusata di ordire una campagna mediatica per delegittimarlo dopo la caduta della giunta Moratti a Milano e poi del governo Berlusconi, proprio quando lui si riteneva pronto a ereditare la leadership nazionale del centrodestra. Smascherato nelle bugie plateali sulle vacanze ai Caraibi a scrocco dei consulenti foraggiati dalla Regione, sulle barche messe a sua disposizione in Sardegna, dove lui stesso ha “prestato” un milione al coinquilino Perego (anch’egli indagato) per acquistare dai soliti consulenti una villa che ne vale molti di più, il Celeste non si è reso conto che denigrare il giornalismo che cerca la verità condanna i potenti al discredito.
La sua tracotanza ha finito per accelerarne la caduta fino a condannarlo all’irrilevanza politica. La ramificata macchina del consenso che guidava con spregiudicatezza, cercando di limitare la voracità dell’alleato leghista, ora è in via di frantumazione. E lui, sconfitto anche nel tentativo di perpetuare attraverso la candidatura di Albertini la sopravvivenza della sua corrente, ha innescato lesto la retromarcia: soggiacendo a quel Maroni che solo pochi mesi fa osteggiava perché – parole testuali – “il nostro popolo non lo voterà mai”.
Ora gli elettori lombardi sanno qual è l’alternativa che li attende il 24 febbraio: da una parte il progetto di ricambio della classe dirigente corrotta, guidato dal candidato civico Umberto Ambrosoli; dall’altra il tentativo forzaleghista di conservazione di un potere che – secondo la magistratura – si è configurato come associazione a delinquere.
Formigoni pretenderebbe di trascinare nella subalternità all’egemonia leghista impersonata da Maroni il movimento di Comunione e Liberazione, imponendogli una svolta contronatura. «A che scopo guadagnare il mondo intero se perdi te stesso?», si era chiesto amaramente don Juliàn Carron, capo spirituale di Cl, di fronte al dilagare degli scandali. E pareva una domanda rivolta direttamente al leader politico che in modo così plateale aveva tradito i valori della sobrietà predicati a parole. Afflitto da narcisismo e vanagloria, Formigoni non è riuscito a fermarsi in tempo. Ieri sera vaneggiava ancora di manovre giudiziarie finalizzate a coprire lo scandalo Montepaschi, invece di rispondere nel merito delle accuse che da un anno e mezzo lo inchiodano. Ma la sua carriera politica, ormai lo sa anche lui, è giunta al capolinea.
Da La Repubblica del 13/02/2013.
manuelaghizzoni.it
”Il Celeste al capolinea”
(Gad Lerner).
13/02/2013 di triskel182
Giustizia a orologeria? Macché, Formigoni s’è dato la zappa sui piedi da solo. Giunge a due settimane dal voto lombardo la richiesta di rinvio a giudizio in quanto “promotore e organizzatore” di un’associazione a delinquere. Ma solo perché da oltre un anno il Celeste inventa una scusa dopo l’altra per evitare di presentarsi davanti agli inquirenti a spiegare quel lucrare potere e denaro dal suo incarico pubblico. Voleva assicurarsi l’immunità parlamentare, e difatti lo troviamo candidato nella lista Pdl al Senato, degno numero due subito dietro al pluri-imputato Berlusconi.
Così, a furia di temporeggiare, si ritrova cucito addosso nel momento peggiore il capo d’imputazione che sintetizza plasticamente la natura del suo malgoverno, peraltro già ben nota ai cittadini: drenaggio di risorse pubbliche elargite con discrezionalità a favore di strutture sanitarie private, utilizzando delibere regionali scritte da funzionari sleali sotto dettatura dei suoi amici consulenti, che appartengono alla medesima consorteria.
Questi ultimi, Daccò e Simone, intascavano decine di milioni dalle strutture beneficiate; e li adoperavano per finanziare l’attività politica del gruppo di Formigoni, oltre che per le sue vacanze dorate. Un andazzo perpetrato negli anni, una sorta di bottino addirittura teorizzato come se si trattasse di una logica conseguenza delle vittorie elettorali. Se agiva così la cerchia operativa del presidente Formigoni – figurano tra gli indagati il segretario generale della Regione e il direttore dell’assessorato alla Sanità – ovvio che il malaffare dilagasse poi negli altri settori del governo lombardo, dove ogni clan si sentiva autorizzato a compiere in proprio le sue scorrerie.
Non si contano gli attacchi di Formigoni a Repubblica, accusata di ordire una campagna mediatica per delegittimarlo dopo la caduta della giunta Moratti a Milano e poi del governo Berlusconi, proprio quando lui si riteneva pronto a ereditare la leadership nazionale del centrodestra. Smascherato nelle bugie plateali sulle vacanze ai Caraibi a scrocco dei consulenti foraggiati dalla Regione, sulle barche messe a sua disposizione in Sardegna, dove lui stesso ha “prestato” un milione al coinquilino Perego (anch’egli indagato) per acquistare dai soliti consulenti una villa che ne vale molti di più, il Celeste non si è reso conto che denigrare il giornalismo che cerca la verità condanna i potenti al discredito.
La sua tracotanza ha finito per accelerarne la caduta fino a condannarlo all’irrilevanza politica. La ramificata macchina del consenso che guidava con spregiudicatezza, cercando di limitare la voracità dell’alleato leghista, ora è in via di frantumazione. E lui, sconfitto anche nel tentativo di perpetuare attraverso la candidatura di Albertini la sopravvivenza della sua corrente, ha innescato lesto la retromarcia: soggiacendo a quel Maroni che solo pochi mesi fa osteggiava perché – parole testuali – “il nostro popolo non lo voterà mai”.
Ora gli elettori lombardi sanno qual è l’alternativa che li attende il 24 febbraio: da una parte il progetto di ricambio della classe dirigente corrotta, guidato dal candidato civico Umberto Ambrosoli; dall’altra il tentativo forzaleghista di conservazione di un potere che – secondo la magistratura – si è configurato come associazione a delinquere.
Formigoni pretenderebbe di trascinare nella subalternità all’egemonia leghista impersonata da Maroni il movimento di Comunione e Liberazione, imponendogli una svolta contronatura. «A che scopo guadagnare il mondo intero se perdi te stesso?», si era chiesto amaramente don Juliàn Carron, capo spirituale di Cl, di fronte al dilagare degli scandali. E pareva una domanda rivolta direttamente al leader politico che in modo così plateale aveva tradito i valori della sobrietà predicati a parole. Afflitto da narcisismo e vanagloria, Formigoni non è riuscito a fermarsi in tempo. Ieri sera vaneggiava ancora di manovre giudiziarie finalizzate a coprire lo scandalo Montepaschi, invece di rispondere nel merito delle accuse che da un anno e mezzo lo inchiodano. Ma la sua carriera politica, ormai lo sa anche lui, è giunta al capolinea.
Da La Repubblica del 13/02/2013.
manuelaghizzoni.it
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