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Forum per un "Congresso della Sinistra" ... sempre aperto • quo vadis PD ???? - Pagina 227
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Re: quo vadis PD ????

Inviato: 15/06/2013, 23:03
da pancho
camillobenso ha scritto:
Prendi i voti e scappa......
Non sarei cosi' categorico nel giudicare cosi' negativamente la non partecipazione al gay prade da parte do Marino.

Ha certamente delle posizioni avanzate rispetto le gerarchie cattoliche che spesso vanno oltre anche rispetto a certi laici. E questo bisogna darne atto e quindi invito i piddiini a tenerselo ben stretto questo candidato.

Quindi direi di non forzare troppo la mano a questo sindaco volendogli far fare quello che vogliamo noi.

Questo e' un modo di far critiche che sarebbe meglio lasciarle a vari Belpietro e co. e non alla sinistra.

Non bruciamolo perche' fa quello che vorrebbero in tanti a sinistra.

Ha delle sue posizioni e come tali devono essere rispettate. Non siamo fatti tutti con lo stesso stampino.

Per me non e' un problema questa sua posizione. Non posso condividerla ma la rispetto e inoltre non la ritengo un punto per di cosi' importanza x continuare con le critiche e le polemiche.

Pretendere che ci fosse alla manifestazione mi sembra un po' troppo.

Ben altri sono i problemi piu' importanti. Poi, ci sarebbe da dire, tutti questi partecipanti hanno veramente votato Marino?

Bella domanda sarebbe da fare costoro che proprio in queste ore lo criticano. Se fosse proprio cosi' probabilmente le cose non sarebbe state come ora le viviamo

Chiaro, sono mie posizioni e come tali sempre opinabili.

un salutone

Re: quo vadis PD ????

Inviato: 16/06/2013, 8:11
da Amadeus
http://bologna.repubblica.it/cronaca/20 ... -61166279/

La prodiana Zampa apre ai grillini ribelli:
"Possibile nuova maggioranza, Pd rifletta"
La parlamentare, portavoce del Professore, all’assemblea di OccupyPd che si è svolta ieri a Bologna rilancia il governo di cambiamento. E apre nuovi scenari. “Grillo ne caccia uno al giorno”
di ELEONORA CA

BOLOGNA - Dall’assemblea bolognese di OccupyPd parte l’apertura ai “grillini” dissidenti. "Gli elettori del Movimento 5 Stelle sono arrabbiati quanto i nostri dice Elly Schlein, anima e portavoce del movimento noi facciamo una battaglia per la democrazia dentro al partito che li coinvolge, l’asse del cambiamento in Parlamento esiste già, possiamo fare alcune cose insieme. Molti di loro vengono dal centro sinistra". I ragazzi di OccupyPd di Bologna sono stati invitati giovedì a Roma all’incontro "Piccole intese, grandi conquiste" con Pippo Civati, Laura Puppato e Andrea Ranieri che ieri ha partecipato all’assemblea in vicolo Bolognetti sul tema: "Un’altra maggioranza è possibile". «È una prospettiva interessantissima se ci consente di non essere più sotto il giogo di Berlusconi dice anche Lorenzo D’Agostino di Occupy ci hanno anche detto: "Voi avete fatto un meetup democratico". Solo che noi lo facciamo, loro no. Noi parliamo di classe dirigente inadeguata, ma domani Guglielmo Epifani non ci caccia".

E la prodiana Sandra Zampa, che ieri mattina è passata all’assemblea OccupyPd, sull’ipotesi di una nuova maggioranza ha messo un carico da undici. "Nel caso in cui avvenisse che al Senato abbiamo i voti per fare un governo diverso, bisogna che il PD si fermi e si interroghi - ha detto -. E se di grillini continuano a cacciarne uno al giorno, si fa in fretta". Vista da un cortile assolato in cui un centinaio di ragazzi parlano di organizzazione del partito e di partecipazione dal basso con forum, piattaforma telematica, wifi e via discorrendo, la vicinanza ad alcune istanze del Movimento 5 Stelle sembra più concreta. E mentre alla Camera dei Deputati i dissidenti del Movimento 5 Stelle stanno lavorando alla nascita di un nuovo gruppo, l’ex portavoce di Romano Prodi vuole chiarire che lo “strappo” da Grillo non sarebbe vano.

"Io mi sono trovata molto bene con Michela Montevecchi, secondo me è molto brava e ne ho una grande stima dice avevo sperato di fare insieme a lei alcune cose sulla cultura, tra cui una proposta di legge per finanziare i 250 anni del Teatro Comunale. Io credo che dobbiamo avere un dialogo, i segnali di vita che vengono da lì sono buoni". Ma avere un dialogo può anche voler dire avere un governo? "Beh, se le cose si possono risolvere e gestire in altro modo, perché no - dice Zampa - del resto i grillini hanno perso l’occasione della loro vita, non tutti hanno chiaro che la politica è mediazione e che nella mediazione c’è una nobiltà se fatta in nome del bene comune". La prodiana cita i risultati elettorali a riprova: "Non mi sembra che la strategia di dire no a tutto sia stata premiata".

Insomma, "noi soffriamo ma loro soffrono più di noi dice non tutti si trovano bene prigionieri nella clausura nella quale vivono". "Il giorno che avvenisse che al Senato abbiamo un numero di voti diversi il Pd dovrà fare una riflessione insiste Zampa se hai la possibilità di fare un altro tipo di governo, senza trovarti continuamente ricattato con l’Imu, devi pensarci". All’assemblea di ieri hanno partecipato anche il parlamentare Walter Tocci, l’imprenditore Pino Masciari, divenuto simbolo della lotta alla ‘ndrangheta, i consiglieri comunali Francesco Errani e Benedetto Zacchiroli, e Marco Lombardo della segreteria. Che ha detto: "L’importante è che queste iniziative non vengano strumentalizzate in un’ottica di congresso".

Ma adesso il banco di prova è quello, e i ragazzi di Occupy stanno pensando a una pacifica “incursione” nella commissione che domani deciderà le regole del prossimo congresso del Pd. "Siamo preoccupati perché il congresso rischia di chiudersi ancora, invece noi vogliamo un congresso aperto". "Il nostro problema non è venuto da fuori conferma Zampa ma da dentro, gli elettori con noi sono anche troppo buoni, facciamoli partecipare".
(16 giugno 2013) © RIPRODUZIONE RISERVATA

Re: quo vadis PD ????

Inviato: 16/06/2013, 12:51
da pancho
Amadeus ha scritto:http://bologna.repubblica.it/cronaca/20 ... -61166279/

La prodiana Zampa apre ai grillini ribelli:
"Possibile nuova maggioranza, Pd rifletta"...........................
...........Ma adesso il banco di prova è quello, e i ragazzi di Occupy stanno pensando a una pacifica “incursione” nella commissione che domani deciderà le regole del prossimo congresso del Pd. "Siamo preoccupati perché il congresso rischia di chiudersi ancora, invece noi vogliamo un congresso aperto". "Il nostro problema non è venuto da fuori conferma Zampa ma da dentro, gli elettori con noi sono anche troppo buoni, facciamoli partecipare".
(16 giugno 2013) © RIPRODUZIONE RISERVATA
10+

un salutone

Re: quo vadis PD ????

Inviato: 16/06/2013, 13:31
da Amadeus
Bersani: "Il governo di cambiamento è ancora una prospettiva possibile"
Intervista a Pier Luigi Bersani di Aldo Cazzullo - Corriere della Sera
di Pier Luigi Bersani, pubblicato il 15 giugno 2013 , 443 letture

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Pier Luigi Bersani, in un`intervista al Corriere, difende la sua strategia verso i 5 Stelle: «Le consultazioni in streaming non sono state inutili. I grillini cominciano a capire che devono ingaggiarsi. Oggi sosteniamo Letta; ma è compito di tutti noi tenere viva la prospettiva di un governo di cambiamento». Un avviso a Berlusconi: «Non pensi di avere le chiavi del futuro: se stacca la spina non si torna a votare». E sulla lealtà di Renzi: «Non so se lo è stato. Ma non mi accusi di voler cambiare le regole. Per lui abbiamo separato le figure di segretario e candidato premier, strano tornare indietro». Stanzetta al secondo piano, molto più piccola di quella del segretario. Due bersaniani che non hanno voltato gabbana: Stefano Di Traglia e Chiara Geloni. Lui è alla scrivania, camicia senza cravatta, sigaro.

Pier Luigi Bersani, quattro mesi fa lei pareva a un passo da Palazzo Chigi. Cos`è successo?

«È successo che abbiamo perso 5 punti, un milione e 700 mila voti, a favore di Grillo. Un milione, forse più, erano gli arrabbiati. Gli altri pensavano che avremmo vinto lo stesso».

Invece avete continuato a perdere. Almeno il tentativo di fare il governo di cambiamento con i grillini è stato sincero? O metà partito si stava già mettendo d`accordo con Berlusconi?

«Parlare di sconfitta quando abbiamo un presidente del Consiglio è piuttosto curioso. Ma lasciamo perdere... II mio è stato un tentativo convinto, e anche ragionevole: non prendi il 25% senza ingaggiarti. Puoi metterci un mese a capirlo, forse due; ma devi capirlo. Era solo questione di tempo. Infatti è proprio quello che sta accadendo».

Sta dicendo che il governo di cambiamento è ancora possibile?

«La mia idea è pragmatica e realistica: i governi di coalizione puoi doverli fare, ma non sono governi di scossa. Evitano un rischio, ma non sono motori di cambiamento. Le consultazioni in streaming non sono state inutili. Ora se le ricordano».

Renzi disse che lei si fece umiliare.

«Invece avevo la testa alta e rivolta in avanti, con l`idea di far ragionare un mondo. Oggi abbiamo un governo di servizio. Lo sosteniamo e lo sosterremo. Vi abbiamo impegnato i nostri migliori esponenti. Ma è compito di tutti noi tenere viva la prospettiva di un governo di cambiamento».

Lo smottamento in corso tra i grillini può far nascere un`altra maggioranza?

«Lo ripeto quattro volte con la massima chiarezza: io sostengo Letta, persona intelligente, capace e leale. Ma Berlusconi non pensi di avere in mano le chiavi del futuro. Ci pensi bene. Stavolta staccare la spina al governo non comporta automaticamente andare a votare. Gliel`ha detto persino Cicchitto».

Lei dopo il voto tentò di parlare con Grillo?

«Sì. Ma non è stato possibile».

Perché però non avete colto il primo segnale di apertura e non avete votato Rodotà?

«L`elezione del capo dello Stato implica la ricerca di una soluzione il più possibile condivisa. Ritirato Marini, abbiamo indicato Prodi, che compariva tra i candidati di Grillo. E se nelle file del Pd non ha avuto abbastanza voti il fondatore del partito, non credo proprio che li avrebbe avuti Rodotà».

La accusano di non aver preparato bene la candidatura di Prodi. Non era meglio metterla prima ai voti dentro il partito?

«Io ho chiesto di votare a scrutinio segreto. Ma la reazione al nome di Prodi è stata un`ovazione unanime. Allora ho chiesto di votare per alzata di mano. Tutti hanno alzato la mano. Adesso tutti mi chiedono chi sono i 101. Io rispondo: parliamo prima dei 200 per Marini».

Ma molti dei 200 avevano espresso prima il loro dissenso.

«Non è così che si sta in un partito. Vorrei un partito in cui si dialoga con la base su facebook e su twitter, ma si ha il coraggio di seguire e difendere le scelte collettive».

Marini significava larghe intese. Con Berlusconi.

«Contesto in radice questa affermazione. Il nuovo capo dello Stato sarebbe stato nella pienezza dei suoi poteri, dall`assegnazione dell`incarico allo scioglimento delle Camere. E poi con Berlusconi abbiamo eletto Ciampi, in un momento in cui eravamo noi al governo e la conflittualità con la destra era da guerra mondiale. In ogni caso, alla fine non restava che chiedere a Napolitano il sacrificio di cui dobbiamo essergli grati».

Potesse tornare indietro si dimetterebbe ancora?

«Io non mi sono dimesso per ragioni personali, o per dispetto, sentimento che non conosco nella mia anima. Mi sono dimesso per fissare un punto: al prossimo congresso ragioniamo su cos`è un partito, cos`è una democrazia. Questo Paese è inchiodato, non cresce, non riesce a fare riforme, non ha un`idea del futuro, perché è tarato su modelli personalistici o padronali o trasformisti o plebiscitari».

In tutte le democrazie ci sono i leader.

«Certo. Ma mentre le altre democrazie possono contare sulla stabilità che danno le formazioni politiche, da noi si alzano comete che durano molto o poco ma finiscono, e aprono vuoti d`aria di sfiducia. Cosa c`è dopo Berlusconi? Dopo Monti? Dopo Bossi? Dopo Grillo? Dopo Di Pietro? Grillo ora perde voti: qualcosa torna da noi; ma il resto va in sfiducia ulteriore».

Nel Pd dopo di lei potrebbe toccare a Renzi. Che cosa pensa davvero di lui?

«E un ragazzo sveglissimo, intelligente, fresco, pieno di energia. Può essere di enorme utilità per il Pd. Mi va bene tutto, ma non il vittimismo. Renzi non può dire che ora noi vogliamo cambiare le regole per danneggiarlo, dopo che io ho cambiato le regole per farlo partecipare alle primarie, separando il ruolo da segretario da quello di candidato premier. Possiamo decidere di tornare indietro, ma sarebbe davvero strano. A maggior ragione adesso, che il premier è un dirigente del Pd».

Renzi è stato leale con lei?

«Non lo so. Non ho cose da lamentare, se non lo scarso affetto per il collettivo. Voglio un partito che sia uno strumento al servizio della società civile, non uno spazio dove agiscono miniformazioni personalizzate. Magari fossero correnti; rischiano di essere filiere al servizio di una persona».

Quindi lei è per un segretario diverso dal candidato premier, eletto solo dagli iscritti?

«Nessuno può accusare di voler restringere il campo proprio me, che ho fatto due volte le primarie, e le ho vinte. E non si dica che l`esito è stato deciso da qualche burocrate; hanno votato milioni di persone. Ora Epifani propone: sganciamo i congressi di circolo e di federazione dal congresso nazionale. Sono d`accordo. Diamo tutto il tempo possibile e con il massimo di apertura a chi vuole iscriversi, anche a titolo speciale. Ma è il Pd che sceglie il suo segretario. Quando sarà il momento, discuteremo del candidato premier».

Se il Pd diventa un partito personale, magari spostato al centro, c`è il rischio di una scissione a sinistra?

«Sono radicalmente contrario. Non è accettabile il solo pensarci. Ma il rischio che tornino le vecchie faglie, Ds e Margherita, può prendere la mano. E il rischio si evita costruendo un grande partito europeo».

Perché D`Alema ce l`ha tanto con lei?

«Ce l`hanno tutti con me? Pensi che invece io non ce l`ho con nessuno».

Neppure con la Moretti, che lei scelse come portavoce e non votò Marini?

«Con nessuno. Sono fiero di aver aperto il partito alle nuove generazioni. Che però devono maturare, devono capire che noi siamo un salmone controcorrente. Ci faccia caso: il Pd è l`unico a chiamarsi "partito". Tutti gli altri, compreso Vendola, rifiutano quella parola. Berlusconi vuole trasformare il Pdl in un`azienda di soli managers. Noi dobbiamo tutti essere consapevoli della drammaticità della scelta di chiamarci partito democratico».

Quanto dura il governo Letta?

«Il governo non deve legare la sua vita solo al compimento delle riforme istituzionali. Deve durare fino a quando la democrazia non si prende un presidio, fino a quando non si vedano risultati di una riforma della politica e dei partiti di cui il Pd con il suo congresso deve essere il battistrada».

Secondo lei è davvero impossibile evitare l`aumento dell`Iva?

«La penso come Fassina: non possiamo togliere l`Imu a zio Paperone e scaricare l`aumento dell`Iva sul piccolo commerciante e sul consumatore. Noi dobbiamo rendere visibile il nostro punto di vista. Sta al governo trovare la mediazione. La priorità è il lavoro. L`Italia deve chiarire di essere disposta a stringere ancora di più il controllo politico sui bilanci, per superare le perplessità tedesche, in cambio di investimenti sul lavoro, subito. I benefici della fine della procedura di infrazione devono arrivare adesso, non a babbo morto. Aggiungerei anche il tema dei diritti, come le unioni civili, la cittadinanza. Trovo sconvolgenti le parole rivolte al ministro Kyenge. Mi aspetto che su un fatto del genere si faccia giustizia».

Perché lei è contrario all`elezione diretta del capo dello Stato?

«Io non sono pregiudizialmente contrario al semipresidenzialismo. La mia preoccupazione è evitare derive plebiscitarie, che però esistono anche nell`altra ipotesi di riforma, il cancellierato. Discutiamo di entrambe, ma partendo dai contrappesi»

Fonte: Corriere della Sera

Re: quo vadis PD ????

Inviato: 16/06/2013, 18:17
da camillobenso
Cose di casa Diccì - 15



l’Unità 16.5.13

Epifani: se il Cav rompe non si va al voto
Il segretario Pd avverte il Pdl: basta con le minacce a Letta
Bersani è più esplicito: ancora possibile un governo di cambiamento
Ma i renziani sono critici: irreale esecutivo con i grillini dissidenti
di Maria Zegarelli

Epifani avverte Berlusconi: se mette in crisi il governo non è scontato il voto. L’ipotesi di una maggioranza alternativa agita il Pdl. Bersani dice al Corriere: il governo di cambiamento è ancora possibile. I renziani: ipotesi irrealistica. Vertice dei progressisti a Parigi: un patto politico per l’Europa.

Un uno-due di quelli che mandano in fibrillazione in un solo giorno pezzi di Pd e di Pdl e fanno tremare il governo Letta. Se Silvio Berlusconi dovesse staccare la spina all’esecutivo stavolta potrebbe nascere una nuova maggioranza, quella stessa che non nacque dopo il voto, grazie ai sempre più numerosi parlamentari pentastellati orientati verso il gruppo Misto e l’addio a Beppe Grillo. È questo il senso di ciò che sostiene Pier Luigi Bersani in un’intervista al Corsera nel corso della quale dice che no, questo non è il governo del cambiamento, quel governo a cui aveva ostinamente lavorato dopo l’esito sciagurato del voto delle politiche. Che a Bersani non sia affatto andato giù l’esito del lungo periodo post-elettorale non è un mistero, così come non ha mai voluto contrastare Enrico Letta, l’attuale premier che durante le consultazioni fu una delle persone a lui più vicine. Ma per l’ex segretario Pd quello di cui il Paese aveva bisogno, quello che gli italiani avevano chiesto con un voto così controverso era un segnale di forte di cambiamento. Che, secondo Bersani, non può essere rappresentato da una coalizione Pd-Pdl.
«I governi di coalizione puoi doverli fare, ma non sono governi di scossa spiega -. Evitano un rischio, ma non sono motori di cambiamento... Io sostengo Letta, persona intelligente, capace e leale. Ma Berlusconi non pensi di avere in mano le chiavi del futuro. Ci pensi bene. Stavolta staccare la spina al governo non comporta automaticamente andare al voto». Stavolta, dopo il terremoto che ha colpito il Movimento 5S, le cose potrebbero anche andare diversamente dice l’ex segretario Pd che proprio sul tentativo di trovare un accordo con Grillo si è giocato la segreteria. Più tardi, nel pomeriggio, quando dal Pdl sono già partite le repliche, quando i renziani dicono che adesso è chiaro chi spara su Palazzo Chigi, altro che Matteo Renzi, arriva quella dichiarazione di Guglielmo Epifani. Da Parigi, dove prende parte al Forum dei progressisti, il segretario in carica dice: «Non è detto che alla fine di un governo corrisponda la fine della legislatura». Se qualcuno pensa di metterlo in difficoltà, ragiona Epifani pensando alle minacce costanti del Pdl in vista delle decisioni su Imu e Iva, potrebbe anche scoprire che ci sono comunque i voti, altri, per formare una nuova maggioranza. Quella maggioranza a cui Bersani aveva lavorato subito dopo le elezioni, per il governo di cambiamento, stoppata dai niet di Grillo malgrado i dubbi e le tentazioni di quella che allora era una minoranza dei parlamentari pentastellati ma che oggi potrebbe essere più consistente. Non è «una minaccia», puntualizza il segretario Pd, ma «una constatazione rispetto a quello che resta l'obiettivo di continuare a fare le cose bene per il paese». Non è una minaccia ma un avvertimento al Pdl, che deve smetterla «di tirare la corda», sì.
I senatori renziani scrivono all’istante una nota congiunta per dire a Bersani che «balenare nuovamente un governo del cambiamento con i transfughi 5 stelle è una ipotesi dell’irrealtà e comunque una bordata strumentale contro chi a parole si vuole difendere, ovvero Enrico Letta. In più dicono affinché in vista della scrittura delle regole per il congresso non si facciano scherzi il Pd che serve al Paese non cambia le regole per contrastare Matteo Renzi».
Alzano la voce anche dal fronte montiano dove le dichiarazioni di Bersani accoppiate a quelle della prodiana Sandra Zampa che apre ai grillini, fanno scattare l’allarme rosso: «Se il Pd vuol riproporre il cosidetto “Governo del cambiamento” faccia bene i conti di quanto voti di fuoriusciti dal M5s gli occorrono, perché Scelta civica non mescolerà mai i suoi coti con quelli di parlamentari grilli ancorché redenti», avverte l’emiliano Giuliano Cazzola.
I più agguerriti sono i pidiellini, da Sandro Bondi a Deborah Bergamini che parla di «ciniscmo opportunistico coltivato in alcune sacche del Pd», mentre per Osvaldo Napolo è «sorprendente» la sortita dell’ex segretario. Il sospetto, non solo dal fronte del centrodestra, è che Bersani sia tentato di rimettere mano alla tela iniziata a tessere a febbraio anche in virtù di quella di rete di contatti che non si sono mai nterrotti tra alcuni parlamentari del Pd e alcuni grillini sempre dubbiosi sulla linea della intransigenza del loro capo. I renziani colgono anche l’occasione per ribaltare la prospettiva: il pericolo per Letta non arriva da Firenze ma direttamente da Roma, il senso del loro ragionamento di ieri. Così come il tentativo di stringere ancora una volta le maglie della platea di elettori per la leadership Pd porta sempre la stessa matrice: Bersani e i bersaniani.
Ettore D’Attorre controreplica a renziani e pidiellini. Ai primi dice che «non serve proseguire con la caricatura delle posizioni altrui», ai secondi che «le parole di Bersani sono uno stimolo al governo». Di fatto, ancora una volta, le vicende del M5S si riflettono sui democrat. Resta da vedere con quali conseguenze questa volta.

il Fatto 16.6.13
È la scialuppa del Pd (se B. affossa il governo)
Bersani prima, Epifani e Vendola poi, tendono la mano ai possibili transfughi
Obiettivo: limitare le minacce Pdl
di Fabrizio d'Esposito

Più che un paragone, è una battuta spietata: “Bersani che ritira fuori il governo del cambiamento è come Pazzaglia nel film Così parlò Bellavista quando ripete all’infinito la storia del cavalluccio e dello scippo”. Un componente della nuova segreteria del Pd liquida così, a microfoni spenti, l’intervista di Pier Luigi Bersani al Corriere della Sera, con cui l’ex premier preincaricato del centrosinistra dà forma e un po’ di sostanza alle manovre di questi giorni. Obiettivo: un ribaltone di Pd, Sel e grillini dissidenti.
ATTENZIONE PERÒ, Bersani riparla del governo del cambiamento e il segretario-notaio democrat Guglielmo Epifani sembra fare l’ufficiale di supporto: “Chi mette in difficoltà l’esecutivo sappia che la legislatura potrebbe non finire”. Avvertimento che vale doppio, riservato sia a Berlusconi sia a Renzi e ai renziani. Questi ultimi, ieri, sono stati i primi a sparare contro l’uscita bersaniana: “Balenare di nuovo un governo con i transfughi del M5S è un’ipotesi dell’irrealtà ed è una bordata strumentale contro il governo di Enrico Letta”. Ovviamente anche i lettiani non gioiscono. Ecco Francesco Boccia: “Questo governo sta varando riforme fiscali e del lavoro per dare una stabilità economica al Paese. Chi vuole strappare nel Pd deve dire di essere contro tutto questo”.
Per districarsi nel caos di queste ore è utile partire da un episodio di giovedì scorso alla Camera. Un deputato del Pd, oggi vicino a Epifani, va da un emissario di Nichi Vendola e gli chiede: “A che punto è la scissione nel Movimento 5 Stelle? Voi vi fidate? ”. Due interrogativi che fissano la prima condizione del presunto ribaltone: l’effettiva rottura dei grillini al Senato nell’attesa riunione di domani, lunedì 17 giugno. Ma di condizione ce n’è anche una seconda. Solo a quel punto proclami e sogni di questi giorni potranno entrare nel recinto della concretezza: uno strappo del Cavaliere assediato dai guai giudiziari e dalle divisioni del Pdl. Anche qui c’è una scadenza da cerchiare col pennarello rosso: la sentenza della Consulta di mercoledì 19 sul legittimo impedimento per un’udienza del processo Mediaset. Due date ravvicinate, 17 e 19 giugno. Segno che la situazione potrebbe precipitare in un amen. Dall’irrealtà alla realtà nel giro di una settimana. Lo ammette un ministro dell’attuale esecutivo, dietro garanzia dell’anonimato: “Se Berlusconi fa saltare tutto questo scenario è possibile”. Non solo. Nichi Vendola, che ieri ha fatto un tweet contro la manifestazione dei grillini ortodossi (“Roba da regime, lo slogan è: viva la fedeltà, abbasso la libertà”), Vendola, dicevamo, sta facendo circolare una suggestione per rassicurare la gran parte del Pd: “Noi questa operazione possiamo farla con Letta, non contro Letta”. Tradotto vuol dire: l’attuale premier può benissimo essere una delle opzioni in campo per il ribaltone. In pratica, lui rimane a Palazzo Chigi ma la maggioranza cambia.
In campo, quindi, Bersani, Vendola ma anche altre storici pontieri come la Puppato, Ci-vati e l’eurodeputata dell’Idv Sonia Alfano, che tre mesi fa incontrò in gran segreto un ambasciatore bersaniano, Miguel Gotor, per fare il punto su un sostegno di grillini dialoganti al tentativo dell’allora premier preincaricato.
SE LE DUE CONDIZIONI necessarie, nascita di un altro gruppo grillino al Senato e strappo di B., dovessero però rimanere sulla carta, allora la mossa di Bersani sarebbe derubricata a mero posizionamento interno in vista della battaglia congressuale. Non a caso, ieri, l’ex segretario ha anche lanciato il sito del suo documento anti-renziano, http://www.fareilpd.it , e ha mandato una lettera a tutti i parlamentari democratici, invitandoli ad aderire. In serata, Bersani ha pure precisato: “Noi non staccheremo la spina”. A conferma che il ribaltone sarebbe l’effetto di una crisi provocata da altri, non la causa.

l’Unità 16.5.13
Gli «occupy» tifano Civati «No a un congresso chiuso»
A Bologna il raduno dei dissidenti che contestano il Pd anche dopo il successo alle amministrative
Critiche a Epifani, Bersani e Renzi
di Andrea Bonzi

Il sogno è un tandem tra Pippo Civati e Fabrizio Barca al prossimo congresso nazionale. «Sarebbe una bomba», assicura Lorenzo D’Agostino. Nell’attesa, i ragazzi di OccupyPd, che si sono ritrovati ieri a Bologna poco più di un centinaio i presenti per il secondo incontro nazionale, studiano modi per allargare la partecipazione e coinvolgere, dal basso, più elettori possibili.
PRONTA LA T-SHIRT PER PRODI
Iniziando con il recuperare uno dei padri nobili del Pd, quel Romano Prodi impallinato dai 101 franchi tiratori nella corsa al Quirinale, a cui oggi a meno di problemi tecnici, visto che il Professore è in partenza per l’estero regaleranno una maglietta con lo slogan «Siamo più di 101», firmata dai partecipanti all’assemblea. I ragazzi hanno preso contatto diretto con il figlio Giorgio, che è passato a salutarli in mattinata insieme alla moglie. «Andremo da Prodi a chiedergli di fare la tessera, di credere ancora in questo partito spiega Elly Schlein, anima di OccupyPd sotto le Due Torri -. Gliela regaleremo anche un po’ a titolo risarcitorio», visto il trattamento ricevuto in Parlamento. Un simbolo, Prodi, di quel governo di cambiamento che poteva essere, e non è stato. Un esecutivo diverso dall’attuale governissimo contro cui gli attivisti di OccupyPd si sono battuti da subito, presidiando circoli in tutta Italia.
PROSSIMA TAPPA: IL CONGRESSO
Se un’occasione è stata buttata al vento, non se ne può perdere un’altra. E sul congresso i ragazzi di OccupyPd non intendono fare sconti. Non mancano le critiche alla dirigenza e al segretario Guglielmo Epifani: «Stiamo pensando di presenziare lunedì (domani per chi legge, ndr) al primo incontro della commissione sul congresso fa sapere Schlein -. Non ci va bene che si stia tentando di chiuderlo ai soli iscritti e di cambiare lo statuto in questo momento poco opportuno». A decidere le regole dell’assise Pd, l’ex segretario Cgil ha messo «in commissione un membro per corrente, è una logica che non ci va bene». Ce n’è anche per Pierluigi Bersani: «Con che faccia chiede di chiudere il congresso agli iscritti, dopo che ha fallito e deluso gli elettori. Già abbiamo il 50% dell’elettorato che si è astenuto, un altro 26% che pensa che tutti i partiti siano uguali e sta con Grillo...è adesso il momento di aprire le porte», osserva Schlein. E Renzi? «Dietro di lui si sta riposizionando la vecchia dirigenza». Perché mai con Civati sarebbe diverso? «Non sarebbe il candidato di questa o di quella corrente chiude la democratica -, ma espressione della voglia di queste idee».
POST IT E GRUPPI TEMATICI
Idee racchiuse nei colorati post it attaccati alle bacheche che cercano di definire i temi alla base dell’identità del Pd: si va dal «lavoro», forse la parola più presente, al «merito», all’«accesso alle opportunità», finendo con l’«integrazione». E poi ancora le proposte, come quella di dare più soldi e autonomia ai circoli Pd, avviando «consultazioni di base vincolanti», il «no» ai doppi incarichi, la promozione del ricambio generazionale. Ai gruppi di discussione hanno partecipato alcuni parlamentari: il deputato ed ex vicesindaco di Roma, Walter Tocci, uno dei pochissimi che non ha votato la fiducia al governo Letta, Davide Mattiello, deputato indipendente del Pd, che si è presentanto con l’imprenditore anti-‘Ndrangheta Pino Masciari, il dirigente Andrea Ranieri (che non ha votato Epifani alla segreteria) e la deputata bolognese prodiana Sandra Zampa. Quest’ultima, ha invitato il partito a tenere d’occhio i transfughi del Movimento Cinque Stelle: «Per ora parliamo di niente, ma se continuano a cacciarne uno al giorno» potrebbe essere che presto il Pd si trovi ad avere «al Senato i voti per fare un governo diverso da quello attuale. In quel caso, credo che sia giusto riflettere su questa alternativa». Presenti infine anche l’assessore regionale Teresa Marzocchi e il consigliere regionale Thomas Casadei e i renziani bolognesi Benedetto Zacchiroli e Francesco Errani.

il Fatto 16.6.13
Niente Festa, è sciopero rosso
Stop dai volontari democratici
Raduno flop per gli Occupy Pd
di Emiliano Liuzzi e Giulia Zaccariello

Bologna Incrociare le braccia dopo 12 anni passati in cucina, a sfornare crescentine e tortelli all’ombra dell’immagine di Berlinguer, è l’arma più potente che hanno. E se è vero che non cambia i destini del partito, di sicuro rischia di togliere la terra sotto i piedi di un Pd che sembra reggersi su dei pilastri sempre più fragili. Se poi il primo sciopero i volontari lo fanno partire da una delle zone più rosse di Bologna, quella del Navile, la questione assume un certo peso. È qui, in questo quartiere da sempre granaio di voti per il centrosinistra, che il circolo Berlinguer-Moro ha annunciato che la tradizionale Festa dell’Unità di ferragosto non si farà. Mancano i cuochi, mancano gli organizzatori, mancano tutti. In fuga dopo lo stop alla corsa di Romano Prodi al Colle, ma soprattutto dopo la nascita di un governo con Berlusconi. Impossibile da digerire per chi è cresciuto a pane e Gramsci. “Qualsiasi associazione di persone rischia l’estinzione, nel momento in cui non ci sono più le motivazioni per restare dentro” ammette amaro il segretario del circolo, James Tramonti. Sessantaquattro anni appena compiuti, passati con il cuore a sinistra, ha visto cambiare governi, bandiere e sigle di partito: “Per recuperare la partecipazione dobbiamo restituire alla base le ragioni per restare e lavorare nel Pd. Altrimenti ci dimentichiamo le feste. La nostra esisteva dal 2000, ci lavoravano almeno cento persone. Il calo abbiamo cominciato ad averlo dall'anno scorso”. Fino al crollo. “Qualche settimana fa ci siamo guardati in faccia e ci siamo detti: questa volta non ce la facciamo, non abbiamo abbastanza forze. Del resto non glielo devo ricordare io che nel Pd c’è malcontento”.
E INFATTI NEL PD non c’è solo lui a parlare di delusione e speranze andate in fumo. Ci sono anche i giovani militanti, quelli che, per motivi anagrafici, di feste di partito ne hanno vissute poche. Anche in questo caso il laboratorio del dissenso è Bologna, dove ieri si è dato appuntamento Occupy Pd, il gruppo di protesta nato dopo il tradimento dei 101 franchi tiratori contro Prodi, rimasti nell’ombra. Un’occasione per contarsi ma anche per cercare di pianificare le mosse per il futuro, soprattutto in vista del congresso che deciderà il successore di Epifani. Il rischio è quello che il movimento si trasformi in poco più di uno sfogatoio per iscritti disillusi, senza riuscire a portare a casa niente. “E invece noi vogliamo contare. Per questo chiediamo alla segreteria di ammettere un nostro delegato alla commissione che da lunedì comincerà a elaborare regole e metodi del congresso” spiega Lorenzo D’Agostino, una delle anime di Occupy Pd. Parla a nome del gruppo: “Bisogna evitare che si ceda alle logiche di corrente, con accordi più o meno opachi tra le diverse frange del partito”. All’appuntamento, costato poco più di 400 euro, tutti autofinanziati e recuperati con offerte libere, ha partecipato un centinaio di attivisti arrivati da tutt’Italia al grido di “siamo più di 101”. Un messaggio che cercheranno di far arrivare anche a Prodi, consegnandogli la maglietta simbolo della loro battaglia. Ieri il Professore era invitato, ma di Prodi si è visto solo Giorgio, il figlio, passato per un saluto in compagnia della ex portavoce del fondatore dell’Ulivo, la deputata Sandra Zampa. È lei a far capire che i giochi per il Pd potrebbero cambiare presto: “Se il partito, grazie alla scissione del Movimento 5 stelle, trovasse i numeri per una maggioranza alternativa, di sicuro dovrebbe fermarsi e capire cosa vuole”.

il Fatto 16.6.13
20 deputati e 16 senatori preparano un nuovo gruppo
5Stelle, 36 parlamentari pronti ad andarsene
di Paola Zanca

Domani l’assemblea degli eletti vota sulla richiesta di espellere la Gambaro, critica col leader. Ma rischia anche Paola Pinna, che lamenta scarsa democrazia interna. I fedelissimi di Grillo manifesteranno a Roma.

M5S, IN 36 VANNO ALLA GUERRA UN’ALTRA DEPUTATA A RISCHIO
MENTRE AL SENATO CERCANO DI MEDIARE SUL CASO GAMBARO ALLA CAMERA PREPARANO IL GRUPPO: UNA DI LORO È GIÀ NEL MIRINO

L’ultima scomunica arriva in un post scriptum e la scrive di nuovo lui, Riccardo Nuti, capogruppo Cinque Stelle alla Camera: “P. s. Informo i lettori che il codice di comportamento non è cambiato”. I lettori sarebbero quelli che, su La Stampa, hanno scoperto che Paola Pinna è “pronta a costituire un nuovo gruppo”. Non da sola, certo. Sarebbero in 20, i deputati sulla strada dell’addio. Il minimo indispensabile per fare un gruppo a Montecitorio, quanto basta per immaginare che domani potrebbe essere il giorno più lungo dei grillini in Parlamento.
SI USA ancora il condizionale, perchè mentre alla Camera è stata ufficialmente dichiarata “guerra” (una prima bozza dello Statuto sarebbe già pronta), al Senato i deputati dissidenti sono ancora alla ricerca di una tregua: un ultimo, disperato, tentativo di fermare il voto di lunedì, quello che chiederà alla Rete se vuole che Adele Gambaro, l’accusatrice di Beppe Grillo, resti nel Movimento oppure no. Sanno già la risposta, i senatori. Per questo stanno cercando di convincere lei a fare l'unica cosa che la salverebbe dalla gogna: andarsene da sola, provare a dimettersi e finire al gruppo misto. Ma la senatrice emiliana difficilmente lo farà. Ai senatori non resta che convincere Vito Crimi, Nicola Morra e gli altri “talebani” del gruppo che la faccenda va risolta tra le mura di palazzo Madama, senza darla in pasto ai giovani colleghi deputati. Che sono lì, inferociti. La Gambaro la considerano già sbranata. E già hanno buttato gli occhi sulla Pinna. Scrive Carlo Sibilia, 27enne avellinese: “Tolta la zavorra riprenderemo a volare perchè noi siamo oltre... obiettivo 100%”. Insiste Manlio Di Stefano, 31enne trasferito a Milano: “Se avete pelo sullo stomaco e amate farvi del male seguite queste semplice ricerca su google”. Aggiunge le parole da incrociare: “m5s dissidenti soldi indennità”. Il concetto è noto: lo fanno per la grana. E ieri, con una rapidità sconcertante, la pagina Wikipedia di Paola Pinna era già aggiornata con il timbro di infamia: “Ha tradito la fiducia dei propri elettori nei confronti di Beppe Grillo in nome della diaria” (poi corretto, un'ora più tardi con il link all'intervista incriminata). Ormai succede di tutto. Paola De Pin, senatrice trevigiana, ha denunciato al Secolo XIX “stalking” da un consigliere comunale: dice che ridà indietro troppi pochi euro.
ORMAI I DOSSIER sono al-l’ordine del giorno. E c’è chi sostiene che perfino le voci insistenti sulle uscite dal gruppo siano “profezie che si autoavverano”. “Ci stanno facendo il malocchio”, dice un senatore. Alla Camera invece sono meno superstiziosi: “La loro tecnica è semplice: delegittimare tutti quelli che alzano la testa. Adesso abbiamo capito perché li volevano tutti giovani: i ragazzini si manovrano meglio. Noi ce ne andiamo: prenderanno lo 0,1 per cento. Li voteranno solo i fascisti come loro”. A tutti, quando immaginano l’assemblea di domani, vengono in mente scenari bellicosi: “Stiamo andando alla guerra”, “O si vince o si muore”, “Il problema è che non abbiamo un generale”, “Sarà una battaglia epocale”. Lo staff, come prevedibile, è furibondo: “Non si può più andare avanti così. Ogni giorno uno si sveglia e fa un'intervista”. Per questo stanno pensando di mandare il processo in diretta streaming. Chi sono i traditori, lo devono vedere tutti. Pulizia, mele marce che cadono. Poi, martedì, si va tutti in piazza, a sostegno di Beppe. Ci sarà anche lui? “Magari una sorpresa ce la fa”.

Re: quo vadis PD ????

Inviato: 16/06/2013, 18:47
da camillobenso
pancho ha scritto:
camillobenso ha scritto:
Prendi i voti e scappa......
Non sarei cosi' categorico nel giudicare cosi' negativamente la non partecipazione al gay prade da parte do Marino.

Ha certamente delle posizioni avanzate rispetto le gerarchie cattoliche che spesso vanno oltre anche rispetto a certi laici. E questo bisogna darne atto e quindi invito i piddiini a tenerselo ben stretto questo candidato.

Quindi direi di non forzare troppo la mano a questo sindaco volendogli far fare quello che vogliamo noi.

Questo e' un modo di far critiche che sarebbe meglio lasciarle a vari Belpietro e co. e non alla sinistra.

Non bruciamolo perche' fa quello che vorrebbero in tanti a sinistra.

Ha delle sue posizioni e come tali devono essere rispettate. Non siamo fatti tutti con lo stesso stampino.

Per me non e' un problema questa sua posizione. Non posso condividerla ma la rispetto e inoltre non la ritengo un punto per di cosi' importanza x continuare con le critiche e le polemiche.

Pretendere che ci fosse alla manifestazione mi sembra un po' troppo.

Ben altri sono i problemi piu' importanti. Poi, ci sarebbe da dire, tutti questi partecipanti hanno veramente votato Marino?

Bella domanda sarebbe da fare costoro che proprio in queste ore lo criticano. Se fosse proprio cosi' probabilmente le cose non sarebbe state come ora le viviamo

Chiaro, sono mie posizioni e come tali sempre opinabili.

un salutone


Ribadisco la premessa fatta:

Può darsi che da lunedì prossimo Ignazio Marino faccia cose grandi per Roma,


Ma il rifiuto di Marino con una scusa da Asilo Mariuccia rimane un fatto sintomatico.

Il Gay Prade romano era ieri, sabato 15 giugno.

La presenza di anche un’ora sola non toglieva granché alle “””necessità di stare in famiglia”””.

Non era affatto necessario che il sindaco sfilasse con i manifestanti, non essendo gay.

Sono d’accordo con Laura Boldrini, quando afferma “niente carnevalate e niente pagliacciate, ma solo un confronto sui diritti”.

Il nodo sono proprio i diritti.

Non posso non fare a meno di fare il confronto con De Gasperi quando si oppose al Papa nel 1952, perché il Vaticano non ammetteva che le amministrative di Roma potessero essere vinte dalle sinistre, al punto tale di avvalersi dell’estrema destra per contrastare i rossi.

Da antifascista e da laico in cui vedeva il primato dello Stato italiano, il cattolico De Gasperi disse no al Papa.

In momenti difficili come questi, c’è bisogno di uomini di questa taglia.

Quanto accaduto non ha lasciato basito solo il sottoscritto, ma anche giornalisti, Gianni Boncompagni, oltre alla dirigenza del movimento gay.

Quella presenza di un’ora o anche solo mezz’ora non gli avrebbe rovinato la giornata. Forse l’avrebbe rovinata al Cupolone e non solo, al partito di provenienza.

...................In hoc signo vinces

Immagine-Immagine

Re: quo vadis PD ????

Inviato: 16/06/2013, 20:58
da mariok
Bersani: "Il governo di cambiamento è ancora una prospettiva possibile"
Ma per caso spera di rientrare nel giro grazie a qualche scilipoti a 5 stelle?

E' proprio ridotto male.

Re: quo vadis PD ????

Inviato: 16/06/2013, 21:04
da mariok
Basta Tafazzi!

Posted by Debora on 16 giu, 2013

Pubblico l’intervista a Giovanna Casadio pubblicata su “La Repubblica” di oggi.

«Non è possibile picconare sempre chi ha ruoli di responsabilità, neppure se fossi io stessa a farlo, lo giustificherei…». Debora Serracchiani, “governatrice” del Friuli, invita a tenersi stretto per ora il governo Letta. «Mi sembra che il Pd ogni tanto si cacci in un mondo virtuale, alla Blade Runner».

Serracchiani, meglio le larghe intese di oggi che tornare a puntare su un governo con grillini e Vendola?

«Lo dico dal punto di vista di presidente della Regione, guardiamo al governo. Lo so che è complicato tenerlo in piedi e ancora più difficile è giustificarlo, ma è l’unico governo oggi possibile. Non mi avventuro in voli pindarici. Anche perché dall’altra parte, quella dei grillini, c’è una scomposizione preoccupante. Non so dove finirà il M5S: da forza maggioritaria si è trasformata in un movimento con dinamiche interne di divisione».

Non dà fiducia ai 5Stelle?

«Se siamo dove siamo, la “colpa” è loro. Grillo non ha capito l’occasione del cambiamento. Oggi hanno rinunciato a cose fondamentali, come la trasparenza e la democrazia interna. Sarei cauta con nuove aperture ai grillini».

Secondo lei sono inaffidabili?

«L’inaffidabilità prevede prima l’affidamento. Qui siamo all’assoluta incertezza. Il M5S ha un difetto strutturale: prendere delle persone e tenerle insieme su alcuni punti, anche importanti, non basta. Ci vuole un altro collante che non sia il “capo”, cioè Grillo».

L’avvertimento di Bersani, e dei bersaniani, sulla possibilità di un’altra maggioranza è una bordata al governo?

«Non è tempo di avvertimenti. Ma guardiamo dove siamo… il governo di cambiamento è una prospettiva lontana. A me non sembra il caso che con un colpo di spugna si torni a sei mesi fa, come se niente fosse. Anche io ho un’aspettativa, quella di avere prima o poi un forte governo di centrosinistra. Ma ne passerà di tempo».

Bersani ricostruisce così la sua leadership?

«Legittimo che ci sia l’aspirazione ad avere spazio politico. Ma è finito il tempo…».

Quale tempo è scaduto, quello di Bersani?

«Diciamo che ci sono dinamiche tipiche pre-congressuali. Sono finiti i tempi in cui la linea politica è “essere contro”. Siamo chiamati tutti a comportarci come non ci siamo mai comportati, a evitare continui tafazzismi».

Nel Pd c’è chi vuole tagliare la strada a Renzi cambiando le regole del partito?

«Renzi è la risorsa che il Pd in questo momento ha. Matteo però faccia una scelta, e in fretta, cosicché ci sia chiarezza».

(La Repubblica, 16 giugno 2013, intervista di Giovanna Casadio)

Re: quo vadis PD ????

Inviato: 19/06/2013, 17:43
da camillobenso
Il padrino 5 - 1
http://www.youtube.com/watch?v=xeFLGeuk5bk


il Fatto 18.6.13

“Grandi intese? Chissene” D’Alema lavora per Renzi
Rompicapo congresso: il nuovo segretario non sia in automatico candidato premier
Epifani: “Renzi capo partito? Prima vada al governo”

di Wanda Marra

Presidente D’Alema, pensa che ci sia un’alternativa al governo di larghe intese?”.

Momento di silenzio.

Il Lìder Maximo si liscia i baffi, guarda nella telecamera.

“Non mi interessa”.

Si gira e se ne va.

“Ma come non le interessa?”, viene incalzato.

“No veramente, non me ne importa un caXXo”. Stizzito.

Ha altro a cui pensare, tipo come fare il regista dell’operazione che porta Matteo Renzi alla guida del Pd.

Lunedì mattina, Palazzo Rospigliosi.


D’Alema con la sua Fondazione ItalianiEuropei organizza un seminario sulla “forma partito”.

Ci sono un po’ tutte le correnti, con buona e sorridente rappresentanza dei renziani: Fabrizio Barca e Stefano Fassina, Gianni Cuperlo e Giuliano Amato, Paolo Gentiloni e Marianna Madia, Ugo Sposetti e Dario Nardella.

Guglielmo Epifani fa un rapido passaggio di rappresentanza e se ne va.

Pier Luigi Bersani non si presenta.

Matteo Orfini, l’ex pupillo, non figura neanche nella lista degli invitati.

A D’Alema, davanti alle telecamere, interessa dire che il Congresso del Pd deve eleggere un segretario forte che si occupi “della ricostruzione del partito”, e non “un leader futuro, in grado di vincere le elezioni”.

E insomma, “il leader del centrosinistra potrebbe essere il segretario del Pd, ma potrebbe anche non esserlo”.

Sulla separazione tra candidato premier e segretario, mantiene una formula aperta.

Si tiene le mani libere, alla ricerca della mediazione più vantaggiosa.

Magari pure un appoggio di facciata a Cuperlo, per ora, dove però la sua strategia va verso Renzi.

Non risparmia le frecciate: “I segretari che ho appoggiato hanno sempre vinto, ma non sempre sono quelli giusti..”.

Vedi alla voce Bersani.

Intanto prova a dettare la linea al sindaco di Firenze: “Io sono un convinto assertore della personalizzazione della leadership, che non significa affatto partito personale: questo il Pd non potrà mai esserlo”.

Sul finanziamento, ai renziani sempre contrari, ricorda che in Europa c’è un po’ ovunque.

Il ribaltone è un’opzione reale?


Fassina, viceministro dell’Economia, la prende alla larga: “I più negativi rispetto a quest’ipotesi sono i renziani. Perché così gli abbiamo spuntato le armi: non possono pensare che se fanno cadere Letta, automaticamente si va al voto”.

Più che un progetto, una minaccia.
Da una parte Renzi-D’Alema, dall’altra Bersani, che potrebbe candidare lo stesso Fassina.

Poco più in là – a Sant’Andrea delle Fratte – il Pd discute in versione ufficiale.

Si riunisce per la prima volta la commissione che deve stabilire il regolamento per il congresso: 18 membri, una decina di minuti ciascuno. Durata?

Quattro ore. Decisioni? Nessuna.

Viene eletto presidente il bersaniano Zoggia o il turco-dalemiano Roberto Gualtieri?

Nessuno dei due. “Il presidente sono io”, chiarisce alla fine Epifani.

La commissione durerà un mese, si riunirà una o due volte la settimana e alla fine dovrà varare un documento da sottoporre alla direzione o forse addirittura all’Assemblea.

I tempi del congresso sono confermati “entro l’anno”.

E la divisione tra segretario e aspirante premier?

I bersaniani vorrebbero mantenerla, i renziani sono per unificarla in via definitiva.

Epifani usa le stesse parole di D’Alema: “Il segretario del Pd può essere il candidato premier, ma può anche non esserlo”. Alla fine, l’unico punto fermo è il diktat, direttamente dall’alto: i componenti della commissione non devono parlare con i giornalisti.

Il dibattito sembra solo un tentativo di prendere tempo.

Per arginare Renzi, per cooptarlo, per disinnescarlo, per inghiottirlo, per mettergli i bastoni tra le ruote.

Per... Epifani a Porta a Porta: “Renzi segretario? Gli serve un po’ d’esperienza. Meglio se fa il premier”.

Re: quo vadis PD ????

Inviato: 21/06/2013, 20:52
da camillobenso
Cose di casa Diccì - 16




il Fatto 21.6.13
Barca: “Siamo come un condominio, si odiano tutti”

PER QUALCHE SETTIMANA si era parlato perfino di lui come possibile segretario. Ma al momento, l’ex ministro Fabrizio Barca non sembra molto voglioso di mettersi al timone del Pd. Se non altro perché, dopo averlo frequentato per un po’, non si è fatto un’ottima impressione della casa democratica . “Nei partiti, per riuscire a innovare ci vuole conflitto, uno scontro aperto - ha detto intervistato da Un giorno da pecora, su Radio2 - Il Pd non è innovatore, perché lì non c'è conflitto ma zizzania, e come fosse un condominio dove ci si odia”. L’amministratore lo faccia qualcun altro.