FRANCIA-elezioni presidenziali aprile 2012
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Re: FRANCIA-elezioni presidenziali aprile 2012
nessuno voleva andare alle elezioni, si sapeva che ci voleva qualcuno che facesse il "lavoro sporco", taglio delle pensioni, della sanità, dei contratti e via discorrendo...
nessuno voleva assumersi le responsabilità direttamente. hanno optato per il governo tecnico che facesse tutto questo per loro, con tutta l'ipocrisia del caso... è un sistema che sta crollando e si vede ogni giorno sempre di più....(spero vivamente di sbagliarmi)
nessuno voleva assumersi le responsabilità direttamente. hanno optato per il governo tecnico che facesse tutto questo per loro, con tutta l'ipocrisia del caso... è un sistema che sta crollando e si vede ogni giorno sempre di più....(spero vivamente di sbagliarmi)
Re: FRANCIA-elezioni presidenziali aprile 2012
IL VOTO IN FRANCIA E GRECIA
Segnali contrastanti
Chi crede nell'unità dell'Europa ha spesso constatato con un certo rammarico che nelle campagne elettorali dei suoi membri si parlava di tutto fuor che del futuro dell'Ue. Quello stesso europeista potrebbe constatare oggi, forse con altrettanto rammarico, che negli ultimi giorni, soprattutto in Francia e in Grecia, dell'Europa si è parlato sin troppo. Lo hanno fatto beninteso soprattutto coloro che all'Ue e alla globalizzazione (per molti sono due volti della stessa cosa) attribuiscono tutti i mali del momento: l'oppressione fiscale, la perdita del posto di lavoro, il precariato, l'attesa della pensione prolungata nel tempo. Insieme alla crisi olandese e al malumore spagnolo le elezioni francesi e greche dimostrano che nell'Unione europea esiste ormai un partito d'opposizione formato da un largo ventaglio di movimenti troppo diversi per marciare insieme, ma abbastanza numerosi per rendere la vita difficile a chi nei prossimi anni avrà il compito di governare il suo Paese.
Il quadro sarebbe incompleto, tuttavia, se non aggiungessimo almeno due osservazioni, di cui la prima concerne la Francia e la seconda interessa particolarmente la Grecia. In Francia il sistema politico ha concesso a tutti gli schieramenti di giocare la loro partita, ma ha lasciato sul campo, alla fine del primo turno, due candidati egualmente convinti, anche se con stile diverso e qualche reticenza, che il loro Paese non può fare a meno dell'Europa. Nicolas Sarkozy ha ceduto alla tentazione di corteggiare i voti del Fronte Nazionale con argomenti protezionisti e xenofobi che appartengono al bagaglio del vecchio nazionalismo francese; mentre François Hollande ha dichiarato di volere rinegoziare o ammorbidire il patto fiscale. Ma il primo è stato il migliore alleato del cancelliere tedesco nella politica europea del rigore. Mentre François Hollande, quando il suo partito fu attraversato da un'ondata di euroscetticismo, rimase fedele alla linea che era stata di François Mitterrand.
Il caso della Grecia è politicamente più complicato. Il presidente francese potrà contare su un sistema costituzionale che fa del vincitore, quale che sia il margine della vittoria, un monarca repubblicano. In Grecia, invece, non vi sarà un vincitore. Il voto si è disperso fra molti partiti e il Paese sarà governato da una coalizione traballante, costretta a misurarsi continuamente con i malumori della piazza. Ma il voto riflette la rabbia della società e il suo giudizio sugli uomini da cui è stata governata piuttosto che i suoi sentimenti sull'Europa. La grande maggioranza dei greci (forse il 70% secondo alcuni sondaggi), crede che la Grecia, fuori dell'Europa, sarebbe perduta. Da queste elezioni e da quelle che verranno nei prossimi mesi l'Europa non uscirà acclamata e trionfante. Ma i suoi nemici non saranno riusciti a dimostrare che esiste qualcosa di meglio su cui investire le proprie speranze.
Sergio Romano
7 maggio 2012 | 8:24
http://www.corriere.it/editoriali/12_ma ... a52f.shtml
Segnali contrastanti
Chi crede nell'unità dell'Europa ha spesso constatato con un certo rammarico che nelle campagne elettorali dei suoi membri si parlava di tutto fuor che del futuro dell'Ue. Quello stesso europeista potrebbe constatare oggi, forse con altrettanto rammarico, che negli ultimi giorni, soprattutto in Francia e in Grecia, dell'Europa si è parlato sin troppo. Lo hanno fatto beninteso soprattutto coloro che all'Ue e alla globalizzazione (per molti sono due volti della stessa cosa) attribuiscono tutti i mali del momento: l'oppressione fiscale, la perdita del posto di lavoro, il precariato, l'attesa della pensione prolungata nel tempo. Insieme alla crisi olandese e al malumore spagnolo le elezioni francesi e greche dimostrano che nell'Unione europea esiste ormai un partito d'opposizione formato da un largo ventaglio di movimenti troppo diversi per marciare insieme, ma abbastanza numerosi per rendere la vita difficile a chi nei prossimi anni avrà il compito di governare il suo Paese.
Il quadro sarebbe incompleto, tuttavia, se non aggiungessimo almeno due osservazioni, di cui la prima concerne la Francia e la seconda interessa particolarmente la Grecia. In Francia il sistema politico ha concesso a tutti gli schieramenti di giocare la loro partita, ma ha lasciato sul campo, alla fine del primo turno, due candidati egualmente convinti, anche se con stile diverso e qualche reticenza, che il loro Paese non può fare a meno dell'Europa. Nicolas Sarkozy ha ceduto alla tentazione di corteggiare i voti del Fronte Nazionale con argomenti protezionisti e xenofobi che appartengono al bagaglio del vecchio nazionalismo francese; mentre François Hollande ha dichiarato di volere rinegoziare o ammorbidire il patto fiscale. Ma il primo è stato il migliore alleato del cancelliere tedesco nella politica europea del rigore. Mentre François Hollande, quando il suo partito fu attraversato da un'ondata di euroscetticismo, rimase fedele alla linea che era stata di François Mitterrand.
Il caso della Grecia è politicamente più complicato. Il presidente francese potrà contare su un sistema costituzionale che fa del vincitore, quale che sia il margine della vittoria, un monarca repubblicano. In Grecia, invece, non vi sarà un vincitore. Il voto si è disperso fra molti partiti e il Paese sarà governato da una coalizione traballante, costretta a misurarsi continuamente con i malumori della piazza. Ma il voto riflette la rabbia della società e il suo giudizio sugli uomini da cui è stata governata piuttosto che i suoi sentimenti sull'Europa. La grande maggioranza dei greci (forse il 70% secondo alcuni sondaggi), crede che la Grecia, fuori dell'Europa, sarebbe perduta. Da queste elezioni e da quelle che verranno nei prossimi mesi l'Europa non uscirà acclamata e trionfante. Ma i suoi nemici non saranno riusciti a dimostrare che esiste qualcosa di meglio su cui investire le proprie speranze.
Sergio Romano
7 maggio 2012 | 8:24
http://www.corriere.it/editoriali/12_ma ... a52f.shtml
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Re: FRANCIA-elezioni presidenziali aprile 2012
La bocca della verità
Torna in Tv Belpietro (La7) e alla domanda di Mentana sul perché anche il Pdl faceva il tifo per Hollande, lo ha ribadito anche Sallusti stamani ad Agorà, dipende dal fastidio mai dimenticato di Sarkò con frau Angela.
Lesa maestà, hanno offeso l'oracolo, e se la sono legata al dito, adesso godono della caduta del marito di Carlà.
Questo è solo un grande Asilo Mariuccia.
Torna in Tv Belpietro (La7) e alla domanda di Mentana sul perché anche il Pdl faceva il tifo per Hollande, lo ha ribadito anche Sallusti stamani ad Agorà, dipende dal fastidio mai dimenticato di Sarkò con frau Angela.
Lesa maestà, hanno offeso l'oracolo, e se la sono legata al dito, adesso godono della caduta del marito di Carlà.
Questo è solo un grande Asilo Mariuccia.
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Re: FRANCIA-elezioni presidenziali aprile 2012
@camillobenso
Ma che opposizione e' questa se non sanno trovare alternative a quello delle banche e dei poteri forti?
Se la pensano come costoro che facciano pure un'alleanza perlomeno la gente sapra' con chi hanno a che fare.
Hanno mandato avanti Monti perche' non volevano sputtanarsi visto che avrebbero fatto tale e quale(Uolter docet). E qui non parlo dell'UDC ma del PD e questo dovrebbe far riflettere anche molti di noi.
un salutone da Juan
E perche tutto questo? Non sara' perche' si adattano alle linee imposte dalle banche e quindi da chi detiene il potere?lo ribadivano ancora stamani ad Agorà,......chi governa una crisi ne paga fortemente lo scotto.
Ma che opposizione e' questa se non sanno trovare alternative a quello delle banche e dei poteri forti?
Se la pensano come costoro che facciano pure un'alleanza perlomeno la gente sapra' con chi hanno a che fare.
Hanno mandato avanti Monti perche' non volevano sputtanarsi visto che avrebbero fatto tale e quale(Uolter docet). E qui non parlo dell'UDC ma del PD e questo dovrebbe far riflettere anche molti di noi.
un salutone da Juan
Cercando l'impossibile, l'uomo ha sempre realizzato e conosciuto il possibile, e coloro che si sono saggiamente limitati a ciò che sembrava possibile non sono mai avanzati di un sol passo.(M.A.Bakunin)
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Re: FRANCIA-elezioni presidenziali aprile 2012
pancho ha scritto:@camillobensoE perche tutto questo? Non sara' perche' si adattano alle linee imposte dalle banche e quindi da chi detiene il potere?lo ribadivano ancora stamani ad Agorà,......chi governa una crisi ne paga fortemente lo scotto.
Ma che opposizione e' questa se non sanno trovare alternative a quello delle banche e dei poteri forti?
Se la pensano come costoro che facciano pure un'alleanza perlomeno la gente sapra' con chi hanno a che fare.
Hanno mandato avanti Monti perche' non volevano sputtanarsi visto che avrebbero fatto tale e quale(Uolter docet). E qui non parlo dell'UDC ma del PD e questo dovrebbe far riflettere anche molti di noi.
un salutone da Juan
Penso che questo valga un approfondimento.
Dobbiamo sempre chiederci : Chi comanda veramente in Italia?
I poteri forti…..da sempre..
Emilio Colombo primo ministro della prima Repubblica volava a Torino per prendere ordini dal principe di Piemonte.
Oggi che i partiti sono completamenti svuotati il potere viene retto dai poteri forti.
Bisogna chiedersi come si deve fare perché il potere politico possa essere preminente sui potere forti.
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Re: FRANCIA-elezioni presidenziali aprile 2012
Però se lo è sposato e lo ha appoggiato, voglio dire. Non credo abbia votato Hollande, insomma. Ricordati che la signora viene da un mondo abbastanza "dorato".shiloh ha scritto: nello stesso modo in cui io non ho mai accomunato Miriam Raffaella Bartolini -in arte Veronica Lario- a quel demente di suo marito,e lei lo ha dimostrato che è una persona diversa e pensante...("mio marito è malato"...)
così dovrebbe valere per Carlà...è sua moglie e stop.
ma non mi risulta che sia mai pronunciata politicamente nè tantomeno abbia usato dei toni da Santanchè...
Comunque, mi pare inutile farci una plemica sopra. Sono stati sconfitti, questo conta.
"Ma anche i furbi commettono un errore quando danno per scontato che tutti gli altri siano stupidi. E invece non tutti sono stupidi, impiegano solo un po' più di tempo a capire, tutto qui".
Robert Harris, "Archangel"
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Re: FRANCIA-elezioni presidenziali aprile 2012
«Perdere è sempre difficile, ma pensare che gli lasciamo (ai socialisti) gestire questo merdaio ha qualcosa di delizioso»:
lo ha detto
- rigorosamente 'off the records' -
il presidente francese uscente, Nicolas Sarkozy, rivolgendosi ai suoi più fedeli collaboratori il giorno della sua sconfitta, domenica scorsa.
«La transizione
- ha aggiunto Sarkozy -
deve svolgersi nel modo più rapido possibile...E poi, viva la vita vera!».
http://www.unita.it/mondo/la-gaffe-off- ... r-1.409264
*********************
Quanto sopra riportato è un altro buon motivo che ha il popolo francese di gioire per essersi liberato di questo uomo piccolo piccolo e non sto parlando di statura...
lo ha detto
- rigorosamente 'off the records' -
il presidente francese uscente, Nicolas Sarkozy, rivolgendosi ai suoi più fedeli collaboratori il giorno della sua sconfitta, domenica scorsa.
«La transizione
- ha aggiunto Sarkozy -
deve svolgersi nel modo più rapido possibile...E poi, viva la vita vera!».
http://www.unita.it/mondo/la-gaffe-off- ... r-1.409264
*********************
Quanto sopra riportato è un altro buon motivo che ha il popolo francese di gioire per essersi liberato di questo uomo piccolo piccolo e non sto parlando di statura...
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Re: FRANCIA-elezioni presidenziali aprile 2012
IL VOTO
Hollande taglia i super stipendi
La prima misura colpisce l'Eliseo
Il presidente della Repubblica guadagnerà il 30% in meno come tutti i ministri. Nelle aziende controllate dallo Stato i manager non potranno guadagnare più di venti volte del dipendente meno pagato
dal nostro corrispondente GIAMPIERO MARTINOTTI
PARIGI - Sarà una delle prime misure simboliche del quinquennio Hollande: un decreto ridurrà del 30 per cento gli stipendi del capo dello Stato, del primo ministro e dei membri del governo. Lo accompagnerà un secondo decreto, con il quale sarà stabilito un tetto alle remunerazioni dei dirigenti del settore pubblico. E per qualcuno il taglio sarà salato. Riprendendo una proposta del suo partito, François Hollande ha infatti deciso di fissare una regola: la forbice salariale dovrà essere compresa fra 1 e 20. Per essere più chiari: un presidente e amministratore delegato di un'azienda pubblica non potrà guadagnare più di venti volte del suo dipendente meno pagato.
Considerati livelli salariali nelle partecipazioni statali, più alti che nel privato, gli stipendi massimi dovrebbero aggirarsi sui 400-420 mila euro, comprensivi di tutto: tredicesima, indennità, benefit vari. Tra gli attuali manager, ci sarebbe un grande perdente: Henri Proglio, numero uno della Edf, il cui stipendio è di 1,6 milioni, cioè 65 volte superiore al salario più basso dell'impresa. La sua remunerazione dovrebbe diminuire del 69 per cento: conoscendo il suo carattere e la sua amicizia con Nicoolas Sarkozy, c'è da immaginare che non resterà a lungo al suo posto. Il presidente delle Ferrovie, invece, avrà margini per farsi dare un aumento, visto che la sua remunerazione è solo dieci volte superiore al livello salariale più basso.
Hollande, tuttavia, non ha precisato i dettagli del provvedimento e restano alcune incertezze. La misura si applicherà a tutte le società controllate al 100% (Posta, Ferrovie, tv pubblica, ente di gestione del metrò parigino) e anche a quelle in cui possiede più della metà del capitale. Non potrà invece imporre la sua volontà nelle società in cui detiene una quota importante ma minoritaria. In questi casi, farà una raccomandazione ai consigli di amministrazione, cui spetterà la decisione. Laddove la partecipazione minoritaria è molto alta (Gdf Suez, France Télécom), la regola potrebbe essere introdotta, mentre in altre società, come Renault o Air France, sembra difficile che i consigli accettino la proposta.
Infine, ci sarà anche da precisare le persone cui si applicherà il provvedimento. Finora, infatti, si è parlato genericamente dei Pdg (presidenti-amministratori delegati), ma in un'azienda come Edf, per esempio, alcuni membri della direzione hanno uno stipendio superiore a quello di Proglio. La logica vuole che la nuova regola venga applicata a tutte le remunerazioni, ma il rischio di una fuga di cervelli verso il privato potrebbe indurre il nuovo governo a riflettere sulla questione.
(09 maggio 2012)
http://www.repubblica.it/economia/2012/ ... -34776511/
Hollande taglia i super stipendi
La prima misura colpisce l'Eliseo
Il presidente della Repubblica guadagnerà il 30% in meno come tutti i ministri. Nelle aziende controllate dallo Stato i manager non potranno guadagnare più di venti volte del dipendente meno pagato
dal nostro corrispondente GIAMPIERO MARTINOTTI
PARIGI - Sarà una delle prime misure simboliche del quinquennio Hollande: un decreto ridurrà del 30 per cento gli stipendi del capo dello Stato, del primo ministro e dei membri del governo. Lo accompagnerà un secondo decreto, con il quale sarà stabilito un tetto alle remunerazioni dei dirigenti del settore pubblico. E per qualcuno il taglio sarà salato. Riprendendo una proposta del suo partito, François Hollande ha infatti deciso di fissare una regola: la forbice salariale dovrà essere compresa fra 1 e 20. Per essere più chiari: un presidente e amministratore delegato di un'azienda pubblica non potrà guadagnare più di venti volte del suo dipendente meno pagato.
Considerati livelli salariali nelle partecipazioni statali, più alti che nel privato, gli stipendi massimi dovrebbero aggirarsi sui 400-420 mila euro, comprensivi di tutto: tredicesima, indennità, benefit vari. Tra gli attuali manager, ci sarebbe un grande perdente: Henri Proglio, numero uno della Edf, il cui stipendio è di 1,6 milioni, cioè 65 volte superiore al salario più basso dell'impresa. La sua remunerazione dovrebbe diminuire del 69 per cento: conoscendo il suo carattere e la sua amicizia con Nicoolas Sarkozy, c'è da immaginare che non resterà a lungo al suo posto. Il presidente delle Ferrovie, invece, avrà margini per farsi dare un aumento, visto che la sua remunerazione è solo dieci volte superiore al livello salariale più basso.
Hollande, tuttavia, non ha precisato i dettagli del provvedimento e restano alcune incertezze. La misura si applicherà a tutte le società controllate al 100% (Posta, Ferrovie, tv pubblica, ente di gestione del metrò parigino) e anche a quelle in cui possiede più della metà del capitale. Non potrà invece imporre la sua volontà nelle società in cui detiene una quota importante ma minoritaria. In questi casi, farà una raccomandazione ai consigli di amministrazione, cui spetterà la decisione. Laddove la partecipazione minoritaria è molto alta (Gdf Suez, France Télécom), la regola potrebbe essere introdotta, mentre in altre società, come Renault o Air France, sembra difficile che i consigli accettino la proposta.
Infine, ci sarà anche da precisare le persone cui si applicherà il provvedimento. Finora, infatti, si è parlato genericamente dei Pdg (presidenti-amministratori delegati), ma in un'azienda come Edf, per esempio, alcuni membri della direzione hanno uno stipendio superiore a quello di Proglio. La logica vuole che la nuova regola venga applicata a tutte le remunerazioni, ma il rischio di una fuga di cervelli verso il privato potrebbe indurre il nuovo governo a riflettere sulla questione.
(09 maggio 2012)
http://www.repubblica.it/economia/2012/ ... -34776511/
Re: FRANCIA-elezioni presidenziali aprile 2012
non era male come premier martine aubry ...invece le hanno lasciato le briciole
ROMA - Nasce il governo di Jean-Marc Ayrault, il primo della presidenza di Francois Hollande, e la sorpresa del giorno è un'assenza: Martine Aubry, segretario del partito socialista, ha sbattuto la porta enon ha accettato la poltrona della Cultura. Metà ministri, 17 su 34, sono donne, anche se l'unico dicastero di peso non affidato a un uomo è la Giustizia, dove va Giustizia: Delphine Batho. Laurent Fabius, un boss dell'apparato di partito che votò no al referendum sulla Costituzione europea, è agli Esteri. L'ex fedelissimo di Strauss Kahn Pierre Moscovici avrà pieni poteri all'Economia.
Stipendi tagliati. Intanto Ayrault ha confermato che già giovedì presenterà la proposta di tagliare del 30% gli stipendi dei ministri. Ospite del tg delle 20 su France 2 pochi minuti dopo l'annuncio della sua squadra di governo, Ayrault ha tenuto a rivendicare questa misura, che era stata presentata come un segnale di differenziazione della presidenza di Francois Hollande dal suo predecessore, Nicolas Sarkozy, che aveva aumentato il suo stipendio del 170% cinque anni fa, appena entrato all'Eliseo.
Ha sudato sette camicie il nuovo presidente socialista per varare la formazione che dovrà guidare la transizione fino alle legislative del 10-17 giugno e che se la sinistra confermerà la vittoria delle presidenziali sarà confermata. A scompaginare i disegni è stata proprio Martine Aubry, ormai incompatibile con Hollande. Fra lei, 62 anni, figlia di Jacques Delors, tre volte ministro e numero 2 del governo di Lionel Jospin, e Hollande, non è mai corso buon sangue. Da quando Martine ha capito che Francois sognava di essere lui l'erede di Delors. La loro antipatia dura da 30 anni ed è esplosa nel 2007, quando Hollande rifiutò di cedere a lei, da sempre sindaco di Lille, una circoscrizione proprio su quel territorio.
La Aubry non gliel'ha mai perdonata, ha rincarato le critiche alla gestione del partito socialista da parte di Hollande, di cui lei aveva raccolto l'eredità. Poi, le primarie dello scorso autunno, quando pubblicamente lei accusò Hollande di rappresentare la «gauche molle». Martine Aubry ha perso la corsa alla candidatura all'Eliseo, poi è stata messa da parte a favore di Ayrault per la poltrona di primo ministro, infine anche il superministero della Cultura più Educazione è sfumato per una sfuriata di Peillon, che si prepara da anni a riformare la scuola. Spazientita, stamattina è risalita in auto ed è partita per Lille infilandosi rabbuiata in auto: «Abbiamo convenuto che in questa configurazione, il posto dove sono più utile è alla testa del partito».
Il governo risulta senz'altro più malleabile di quanto non sarebbe stato con la presenza della «dame delle 35 ore», quasi tutti i ministri importanti sono di stretta osservanza socialista, Manuel Valls agli Interni è l'alfiere dell'ala destra, Arnaud Montebourg al Rilancio produttivo è il rappresentante degli «antagonisti», che alle primarie predicava la «demondializzazione».
Rappresentati in modo importante gli strausskahniani, con il premio a Pierre Moscovici (Economia) per la fedeltà in campagna elettorale a Hollande, finiscono in cassaforte anche i vecchi fabiusiani, con il Quai d'Orsay all'uomo che rappresentò più di tutti il "no" vincente della sinistra alla Costituzione europea. Sono rimasti fuori, per accontentare questi e quelli, molti fedelissimi di Hollande. Gli uomini del presidente, però, non dormono sonni tranquilli. L'ombra lunga di Martine Aubry, che ha in mano il partito, si allunga sul futuro della compagine di governo appena nata e sulle legislative, anche se lei ha assicurato che condurrà fedelmente quella decisiva battaglia. E il malumore di chi è stato tagliato fuori («Francois ha preferito qualche traditore a chi è stato al suo fianco», ha protestato un hollandista rimasto a bocca asciutta) rischia di accendere la mischia ancora prima di aver portato a casa la maggioranza in Parlamento.
ROMA - Nasce il governo di Jean-Marc Ayrault, il primo della presidenza di Francois Hollande, e la sorpresa del giorno è un'assenza: Martine Aubry, segretario del partito socialista, ha sbattuto la porta enon ha accettato la poltrona della Cultura. Metà ministri, 17 su 34, sono donne, anche se l'unico dicastero di peso non affidato a un uomo è la Giustizia, dove va Giustizia: Delphine Batho. Laurent Fabius, un boss dell'apparato di partito che votò no al referendum sulla Costituzione europea, è agli Esteri. L'ex fedelissimo di Strauss Kahn Pierre Moscovici avrà pieni poteri all'Economia.
Stipendi tagliati. Intanto Ayrault ha confermato che già giovedì presenterà la proposta di tagliare del 30% gli stipendi dei ministri. Ospite del tg delle 20 su France 2 pochi minuti dopo l'annuncio della sua squadra di governo, Ayrault ha tenuto a rivendicare questa misura, che era stata presentata come un segnale di differenziazione della presidenza di Francois Hollande dal suo predecessore, Nicolas Sarkozy, che aveva aumentato il suo stipendio del 170% cinque anni fa, appena entrato all'Eliseo.
Ha sudato sette camicie il nuovo presidente socialista per varare la formazione che dovrà guidare la transizione fino alle legislative del 10-17 giugno e che se la sinistra confermerà la vittoria delle presidenziali sarà confermata. A scompaginare i disegni è stata proprio Martine Aubry, ormai incompatibile con Hollande. Fra lei, 62 anni, figlia di Jacques Delors, tre volte ministro e numero 2 del governo di Lionel Jospin, e Hollande, non è mai corso buon sangue. Da quando Martine ha capito che Francois sognava di essere lui l'erede di Delors. La loro antipatia dura da 30 anni ed è esplosa nel 2007, quando Hollande rifiutò di cedere a lei, da sempre sindaco di Lille, una circoscrizione proprio su quel territorio.
La Aubry non gliel'ha mai perdonata, ha rincarato le critiche alla gestione del partito socialista da parte di Hollande, di cui lei aveva raccolto l'eredità. Poi, le primarie dello scorso autunno, quando pubblicamente lei accusò Hollande di rappresentare la «gauche molle». Martine Aubry ha perso la corsa alla candidatura all'Eliseo, poi è stata messa da parte a favore di Ayrault per la poltrona di primo ministro, infine anche il superministero della Cultura più Educazione è sfumato per una sfuriata di Peillon, che si prepara da anni a riformare la scuola. Spazientita, stamattina è risalita in auto ed è partita per Lille infilandosi rabbuiata in auto: «Abbiamo convenuto che in questa configurazione, il posto dove sono più utile è alla testa del partito».
Il governo risulta senz'altro più malleabile di quanto non sarebbe stato con la presenza della «dame delle 35 ore», quasi tutti i ministri importanti sono di stretta osservanza socialista, Manuel Valls agli Interni è l'alfiere dell'ala destra, Arnaud Montebourg al Rilancio produttivo è il rappresentante degli «antagonisti», che alle primarie predicava la «demondializzazione».
Rappresentati in modo importante gli strausskahniani, con il premio a Pierre Moscovici (Economia) per la fedeltà in campagna elettorale a Hollande, finiscono in cassaforte anche i vecchi fabiusiani, con il Quai d'Orsay all'uomo che rappresentò più di tutti il "no" vincente della sinistra alla Costituzione europea. Sono rimasti fuori, per accontentare questi e quelli, molti fedelissimi di Hollande. Gli uomini del presidente, però, non dormono sonni tranquilli. L'ombra lunga di Martine Aubry, che ha in mano il partito, si allunga sul futuro della compagine di governo appena nata e sulle legislative, anche se lei ha assicurato che condurrà fedelmente quella decisiva battaglia. E il malumore di chi è stato tagliato fuori («Francois ha preferito qualche traditore a chi è stato al suo fianco», ha protestato un hollandista rimasto a bocca asciutta) rischia di accendere la mischia ancora prima di aver portato a casa la maggioranza in Parlamento.
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