quo vadis PD ????
Re: quo vadis PD ????
Alessandro De Angelis
alessandro.de.angelis@huffingtonpost.it
Shalabayeva, Enrico Letta in Aula per la fiducia ad Alfano: "Vediamo se il Pd vota contro uno del Pd a palazzo Chigi"
Pubblicato: 17/07/2013 17:34 CEST | Aggiornato: 17/07/2013 17:41 CEST
Eccola, la sfida di Enrico Letta al Pd, e a Renzi: "Dalla relazione di Pansa emerge l'estraneità di Alfano". Parole pesanti, ponderate nel giorno della grande rivolta del Pd contro il ministro dell'Interno. Ed è un gesto pensato, ponderato, quello di essere presente, venerdì al Senato, al voto di fiducia su Alfano. È una sfida che il mite Letta ha deciso di portare avanti fino in fondo, col suo partito: “Voglio vedere se il Pd – è il ragionamento condiviso col suo staff - vota contro uno del Pd a palazzo Chigi”. Già, il Pd. Tra i fedelissimi del premier la preparazione della sfida a Renzi è iniziata: "Anche se il Pd critica Alfano - dice un lettiano di ferro - la mozione di Vendola o quella di Grillo sono invotabili per il Pd. Significa aprire la crisi di governo. Li voglio vedere che votano mozioni che vogliono mandare a casa tutto il governo e non solo Alfano".
Ecco il solco sempre più profondo che si è scavato tra il premier e pezzi importanti del suo partito. Una doppia mossa, la difesa di Alfano e la presenza in Aula che configurano una discesa in campo contro Renzi. Per la prima volta Letta, uomo incline alla mediazione, ha scelto una linea che drammatizza. A costo di far precipitare il Pd in uno psicodramma. Perché ormai lo schema su cui si muove è “coprire Alfano per salvare il governo”. Essere presente in Aula significa dire al Pd che la mozione contro Alfano è una mozione contro tutto il governo: simul stabunt simul cadent.
È un passaggio vissuto al Nazareno come “drammatico”. Che certo rischia di segnare, di fatto, la fine di un rapporto di fiducia sostanziale col Nazareno. Ma è a questo braccio di ferro che il premier sta lavorando. Perché a questo punto, è il ragionamento, non ci sono più tanti margini di mediazione. Nel senso che, al momento, non appare percorribile la strada di “togliere le deleghe ad Alfano”, facendolo rimanere vicepremier. È l’intervista di Berlusconi, accompagnata dai messaggi delle diplomazie, che l’ha chiusa: “Non la reggiamo – spiega un ex ministro vicino al Cavaliere – perché Alfano è anche segretario del partito, e vicepremier. Non è un semplice ministro”.
È un intreccio complicatissimo. Perché questa “soluzione politica” su cui Letta ha pure fatto qualche tentativo e che consentirebbe di trovare la quadra col Pd non è praticabile. Pesa un ricatto del Pdl che il premier considera accettabile pur di far sopravvivere il governo. Anzi, il premier non lo considera un ricatto. Perché è davvero sua convinzione profonda che il governo si sia mosso su quella linea di total disclosure posta in essere sin dal primo comunicato congiunto Letta-Alfano-Bonino-Cancellieri. È proprio la relazione di Pansa, letta da Alfano, quella giudicata da Cuperlo e Renzi “insufficiente” e giudicata come “vergognosa” da mezzo Pd che per il premier rappresenta la chiusura del caso. Chiarimenti sì, ma Alfano non è in discussione, altrimenti salta il governo è la linea di palazzo Chigi.
È lo schema di gioco che Letta non ha intenzione di mettere in discussione fino a venerdì: la soluzione tecnica alla crisi politica. Ecco che, di fronte al clima infiammato dalle dichiarazioni di Renzi, le parole pronunciate dal capo della Polizia Pansa al Senato vengono considerate come un ulteriore conferma della correttezza dell’operato del governo: “Alfano e Bonino – ha ripetuto più volte il capo della polizia – non sapevano dell’espulsione”. Tutti i chiarimenti forniti sono sufficiente, per Letta, per andare al Senato “costringendo” il Pd a votare la fiducia. E poco importa che, per molti, neanche le parole di oggi di Pansa non fughino i dubbi alimentati dalla relazione di Alfano.
Si capisce anche dall’intervento del premier a Londra come ormai ci sia un baratro tra palazzo Chigi e il Nazareno. Mentre il grosso del Pd invoca trasparenza, chiarimenti, assunzione di responsabilità di fronte a una vicenda opaca, Letta forza: “La stabilità politica è essenziale per la crescita. Chiederò ai partiti di continuare su questa strada”. È un salto di qualità. È la richiesta di “coprire” Alfano in nome della ragion di governo. E qualcuno, a microfoni spenti, inizia a sussurrare la parola “ricatto”. Di Letta al Pd.
alessandro.de.angelis@huffingtonpost.it
Shalabayeva, Enrico Letta in Aula per la fiducia ad Alfano: "Vediamo se il Pd vota contro uno del Pd a palazzo Chigi"
Pubblicato: 17/07/2013 17:34 CEST | Aggiornato: 17/07/2013 17:41 CEST
Eccola, la sfida di Enrico Letta al Pd, e a Renzi: "Dalla relazione di Pansa emerge l'estraneità di Alfano". Parole pesanti, ponderate nel giorno della grande rivolta del Pd contro il ministro dell'Interno. Ed è un gesto pensato, ponderato, quello di essere presente, venerdì al Senato, al voto di fiducia su Alfano. È una sfida che il mite Letta ha deciso di portare avanti fino in fondo, col suo partito: “Voglio vedere se il Pd – è il ragionamento condiviso col suo staff - vota contro uno del Pd a palazzo Chigi”. Già, il Pd. Tra i fedelissimi del premier la preparazione della sfida a Renzi è iniziata: "Anche se il Pd critica Alfano - dice un lettiano di ferro - la mozione di Vendola o quella di Grillo sono invotabili per il Pd. Significa aprire la crisi di governo. Li voglio vedere che votano mozioni che vogliono mandare a casa tutto il governo e non solo Alfano".
Ecco il solco sempre più profondo che si è scavato tra il premier e pezzi importanti del suo partito. Una doppia mossa, la difesa di Alfano e la presenza in Aula che configurano una discesa in campo contro Renzi. Per la prima volta Letta, uomo incline alla mediazione, ha scelto una linea che drammatizza. A costo di far precipitare il Pd in uno psicodramma. Perché ormai lo schema su cui si muove è “coprire Alfano per salvare il governo”. Essere presente in Aula significa dire al Pd che la mozione contro Alfano è una mozione contro tutto il governo: simul stabunt simul cadent.
È un passaggio vissuto al Nazareno come “drammatico”. Che certo rischia di segnare, di fatto, la fine di un rapporto di fiducia sostanziale col Nazareno. Ma è a questo braccio di ferro che il premier sta lavorando. Perché a questo punto, è il ragionamento, non ci sono più tanti margini di mediazione. Nel senso che, al momento, non appare percorribile la strada di “togliere le deleghe ad Alfano”, facendolo rimanere vicepremier. È l’intervista di Berlusconi, accompagnata dai messaggi delle diplomazie, che l’ha chiusa: “Non la reggiamo – spiega un ex ministro vicino al Cavaliere – perché Alfano è anche segretario del partito, e vicepremier. Non è un semplice ministro”.
È un intreccio complicatissimo. Perché questa “soluzione politica” su cui Letta ha pure fatto qualche tentativo e che consentirebbe di trovare la quadra col Pd non è praticabile. Pesa un ricatto del Pdl che il premier considera accettabile pur di far sopravvivere il governo. Anzi, il premier non lo considera un ricatto. Perché è davvero sua convinzione profonda che il governo si sia mosso su quella linea di total disclosure posta in essere sin dal primo comunicato congiunto Letta-Alfano-Bonino-Cancellieri. È proprio la relazione di Pansa, letta da Alfano, quella giudicata da Cuperlo e Renzi “insufficiente” e giudicata come “vergognosa” da mezzo Pd che per il premier rappresenta la chiusura del caso. Chiarimenti sì, ma Alfano non è in discussione, altrimenti salta il governo è la linea di palazzo Chigi.
È lo schema di gioco che Letta non ha intenzione di mettere in discussione fino a venerdì: la soluzione tecnica alla crisi politica. Ecco che, di fronte al clima infiammato dalle dichiarazioni di Renzi, le parole pronunciate dal capo della Polizia Pansa al Senato vengono considerate come un ulteriore conferma della correttezza dell’operato del governo: “Alfano e Bonino – ha ripetuto più volte il capo della polizia – non sapevano dell’espulsione”. Tutti i chiarimenti forniti sono sufficiente, per Letta, per andare al Senato “costringendo” il Pd a votare la fiducia. E poco importa che, per molti, neanche le parole di oggi di Pansa non fughino i dubbi alimentati dalla relazione di Alfano.
Si capisce anche dall’intervento del premier a Londra come ormai ci sia un baratro tra palazzo Chigi e il Nazareno. Mentre il grosso del Pd invoca trasparenza, chiarimenti, assunzione di responsabilità di fronte a una vicenda opaca, Letta forza: “La stabilità politica è essenziale per la crescita. Chiederò ai partiti di continuare su questa strada”. È un salto di qualità. È la richiesta di “coprire” Alfano in nome della ragion di governo. E qualcuno, a microfoni spenti, inizia a sussurrare la parola “ricatto”. Di Letta al Pd.
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Re: quo vadis PD ????
"Ablyazov: Letta assolve Alfano.
Segreteria dem: no a sfiducia o cade il governo."
http://www.repubblica.it/politica/2013/ ... ref=HREA-1
********************
per la serie : P. D. =Partito Disperso
abbiamo trasmesso l'ennesima replica di:
"buffoni,nani e ballerine"
Segreteria dem: no a sfiducia o cade il governo."
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Re: quo vadis PD ????
I migliori se ne vanno ... chissà se ne usciremo ...
da http://www.unionesarda.it
Bufera sul Pd sardo: la presidente si dimette
"Lascio un partito allo sfascio. Mi vergogno"
Bufera sul Pd sardo: la presidente si dimette "Lascio un partito allo sfascio. Mi vergogno" Valentina Sanna
Si è dimessa la presidente dell'assemblea del Pd sardo, Valentina Sanna. Con una lunga lettera al segretario regionale, il senatore Silvio Lai, l'esponente del Pd motiva la sua improvvisa decisione di lasciare anche il partito, in aperto contrasto non solo con la guida regionale, ma anche con la direzione nazionale.
Sanna prende le distanze dal segretario Epifani e critica il governo Letta: "Non è solo Alfano a doversene andare a casa, sia chiaro, ma tutto questo improbabile Governo".
Proseguirà nell'impegno politico, "con rinnovata passione e determinazione", non dentro il Pd che lascia perché non si riconosce "affatto in chi lo governa realmente a livello nazionale e regionale, ma seguendo "una strada più coerente" con il suo sentire. Dice anche di provare "vergogna". "E' un sentimento nuovo che non trova più una giustificazione proporzionata al danno morale che il Pd - spiega Sanna, sino a qualche tempo fa vicino all'area di Paolo Fadda - sta infliggendo ai suoi elettori, ai militanti, agli iscritti, a me". Poi critica i parlamentari che non hanno dissentito sul mancato ridimensionamento dell'acquisto degli F35, chiede la cancellazione del Porcellum e che vengano sciolte le Camere, per ritrovare quella "credibilità che è andata perduta", e attacca Letta e Epifani che non hanno promosso il voto sull'ineleggibilità di Berlusconi, "dopo la condanna a 7 anni e l'interdizione perpetua dai pubblici uffici".
Parlando della situazione del partito in Sardegna, l'ex presidente del Pd isolano sottolinea che "il tema del ricambio della classe politica è cruciale e non più rinviabile. Ma non servono un semplice rinnovamento generazionale, o un congresso guidato dai soliti, intramontabili capicorrente. Serve una svolta culturale, un affrancamento dal potere del capo locale". Infine un accenno alle primarie in vista delle regionali del 2014: "possono essere, se le lasciamo aperte alla partecipazione di tutti - conclude - una straordinaria occasione di rilancio, non solo per chi ne avrà in capo la leadership ma per tutto il centrosinistra".
Giovedì 18 luglio 2013 12:16
da http://www.unionesarda.it
Bufera sul Pd sardo: la presidente si dimette
"Lascio un partito allo sfascio. Mi vergogno"
Bufera sul Pd sardo: la presidente si dimette "Lascio un partito allo sfascio. Mi vergogno" Valentina Sanna
Si è dimessa la presidente dell'assemblea del Pd sardo, Valentina Sanna. Con una lunga lettera al segretario regionale, il senatore Silvio Lai, l'esponente del Pd motiva la sua improvvisa decisione di lasciare anche il partito, in aperto contrasto non solo con la guida regionale, ma anche con la direzione nazionale.
Sanna prende le distanze dal segretario Epifani e critica il governo Letta: "Non è solo Alfano a doversene andare a casa, sia chiaro, ma tutto questo improbabile Governo".
Proseguirà nell'impegno politico, "con rinnovata passione e determinazione", non dentro il Pd che lascia perché non si riconosce "affatto in chi lo governa realmente a livello nazionale e regionale, ma seguendo "una strada più coerente" con il suo sentire. Dice anche di provare "vergogna". "E' un sentimento nuovo che non trova più una giustificazione proporzionata al danno morale che il Pd - spiega Sanna, sino a qualche tempo fa vicino all'area di Paolo Fadda - sta infliggendo ai suoi elettori, ai militanti, agli iscritti, a me". Poi critica i parlamentari che non hanno dissentito sul mancato ridimensionamento dell'acquisto degli F35, chiede la cancellazione del Porcellum e che vengano sciolte le Camere, per ritrovare quella "credibilità che è andata perduta", e attacca Letta e Epifani che non hanno promosso il voto sull'ineleggibilità di Berlusconi, "dopo la condanna a 7 anni e l'interdizione perpetua dai pubblici uffici".
Parlando della situazione del partito in Sardegna, l'ex presidente del Pd isolano sottolinea che "il tema del ricambio della classe politica è cruciale e non più rinviabile. Ma non servono un semplice rinnovamento generazionale, o un congresso guidato dai soliti, intramontabili capicorrente. Serve una svolta culturale, un affrancamento dal potere del capo locale". Infine un accenno alle primarie in vista delle regionali del 2014: "possono essere, se le lasciamo aperte alla partecipazione di tutti - conclude - una straordinaria occasione di rilancio, non solo per chi ne avrà in capo la leadership ma per tutto il centrosinistra".
Giovedì 18 luglio 2013 12:16
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«Non si discute per aver ragione, ma per capire» (Peanuts)
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Re: quo vadis PD ????
http://www.youtube.com/watch?v=tPayuHlQTBc
IMU
I grillini si fanno sentire nelle due camere.
Ciao
Paolo11
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Re: quo vadis PD ????
Kazakistan, “Prodi riceve uno stipendio milionario dal dittatore Nazarbayev”
Lo Spiegel International punta i riflettori sui rapporti tra i due, rivelando che l'ex premier è membro dell'Intenarnational Advisory Board del leader kazako. Risale invece al 23 maggio l'ultima visita dell'ex leader dell'Ulivo nel Paese, dove dal 2011 è tornato tre volte l'anno
di Redazione Il Fatto Quotidiano | 18 luglio 2013
Commenti (313)
Silvio Berlusconi non è l’unico politico italiano ad avere rapporti con Nursultan Nazarbayev. Un articolo pubblicato a marzo da Spiegel International punta i riflettori sul legame tra l’ex premier Romano Prodi e il dittatore kazako. “Per essere un tiranno, il signore del Kazakistan ha a sua disposizione alcuni insoliti sostenitori: gli ex cancellieri tedesco e austriaco Gerhard Schröder e Alfred Gusenbauer, gli ex primi ministri britannico e italiano Tony Blair e Romano Prodi, così come l’ex presidente polacco Aleksander Kwaniewski e l’ex ministro degli interni tedesco Otto Schily”, afferma il quotidiano, ricordando che “tutti costoro sono membri nei loro Paesi di partiti socialdemocratici”.
Gusenbauer, Kwaniewski e Prodi, prosegue lo Spiegel, “sono ufficialmente membri dell’Intenarnational Advisory Board di Nazarbayev. Si incontrano diverse volte ogni anno, nella più recente occasione due settimane fa (quindi all’inizio di marzo, ndr) nella capitale kazaka Astana, e ciascuno di loro percepisce onorari annuali che raggiungono le sette cifre”. Secondo la stampa britannica, l’ex primo ministro britannico Blair, pure lui advisor, “riceve ogni anno compensi che possono arrivare a 9 milioni di euro (11,7 milioni di dollari)”.
“Schröder, per quanto lo riguarda, nega di essere membro dell’Advisory Board. Ciononostante, egli s’incontra di quando in quando faccia a faccia con l’autocrate venuto dalle steppe asiatiche ed elogia il Kazakistan come un “Paese internazionalmente riconosciuto e aperto”. Nel novembre del 2012, Schröder si congratulò col Kazakistan in quanto Paese scelto per ospitare l’Expo 2017, che egli descrisse come il “prossimo passo verso la modernizzazione”.
“Il fatto che un diplomatico tedesco si inchini davanti ai kazaki fino a tale punto è già abbastanza brutto”, dice la deputata dei Verdi Viola Von Cramon. “Ma peggio ancora, sottolinea, è il fatto che politici come Schröder, Schily, Prodi e Blair si lascino coinvolgere negli interessi di Nazarbayev. “Specialmente perché ora il suo regime sta diventando sempre più severo. Ma grazie all’influenza dei lobbisti occidentali, poco di quello che succede oltrepassa i confini”.
L’ultimo incontro tra Prodi e Nazarbayev risale al 23 maggio, una settimana prima del blitz che ha portato all’espulsione della moglie e della figlia del dissidente kazako. Con un discorso di dieci minuti al Palazzo dell’indipendenza di Astana, capitale del Paese, l’ex premier ha parlato dei problemi dell’Eurozona, dopo l’introduzione di Nazarbayev. E, come spiega Panorama, “dal 2011 ha fatto visita tre volte l’anno, mantenendo ottimi rapporti con il dittatore”.
Per definire gli intrecci tra i due Paesi, prosegue il settimanale, bisogna invece tornare al 1997. Il 4 maggio l’ex leader comunista, padre padrone del Paese, viene decorato con il Gran cordone, la più alta onoreficenza concessa dal Quirinale, su proposta di Prodi, allora presidente del Consiglio. Nel 2000 viene poi scoperto il giacimento di Kashagan e l’Eni entra subito nel consorzio per lo sfruttamento. Risale invece al 2009 la firma del trattato tra Italia e Kazakistan, con Berlusconi presidente. E oggi l’Italia è il terzo partner commerciale del Paese, dopo Cina e Russia.
http://www.ilfattoquotidiano.it/2013/07 ... ev/659339/
........................................................................................................................
Prima di tutto gli affari.Le altre questioni passano in secondo piano, le persone valgono 0.
Ciao
Paolo11
Lo Spiegel International punta i riflettori sui rapporti tra i due, rivelando che l'ex premier è membro dell'Intenarnational Advisory Board del leader kazako. Risale invece al 23 maggio l'ultima visita dell'ex leader dell'Ulivo nel Paese, dove dal 2011 è tornato tre volte l'anno
di Redazione Il Fatto Quotidiano | 18 luglio 2013
Commenti (313)
Silvio Berlusconi non è l’unico politico italiano ad avere rapporti con Nursultan Nazarbayev. Un articolo pubblicato a marzo da Spiegel International punta i riflettori sul legame tra l’ex premier Romano Prodi e il dittatore kazako. “Per essere un tiranno, il signore del Kazakistan ha a sua disposizione alcuni insoliti sostenitori: gli ex cancellieri tedesco e austriaco Gerhard Schröder e Alfred Gusenbauer, gli ex primi ministri britannico e italiano Tony Blair e Romano Prodi, così come l’ex presidente polacco Aleksander Kwaniewski e l’ex ministro degli interni tedesco Otto Schily”, afferma il quotidiano, ricordando che “tutti costoro sono membri nei loro Paesi di partiti socialdemocratici”.
Gusenbauer, Kwaniewski e Prodi, prosegue lo Spiegel, “sono ufficialmente membri dell’Intenarnational Advisory Board di Nazarbayev. Si incontrano diverse volte ogni anno, nella più recente occasione due settimane fa (quindi all’inizio di marzo, ndr) nella capitale kazaka Astana, e ciascuno di loro percepisce onorari annuali che raggiungono le sette cifre”. Secondo la stampa britannica, l’ex primo ministro britannico Blair, pure lui advisor, “riceve ogni anno compensi che possono arrivare a 9 milioni di euro (11,7 milioni di dollari)”.
“Schröder, per quanto lo riguarda, nega di essere membro dell’Advisory Board. Ciononostante, egli s’incontra di quando in quando faccia a faccia con l’autocrate venuto dalle steppe asiatiche ed elogia il Kazakistan come un “Paese internazionalmente riconosciuto e aperto”. Nel novembre del 2012, Schröder si congratulò col Kazakistan in quanto Paese scelto per ospitare l’Expo 2017, che egli descrisse come il “prossimo passo verso la modernizzazione”.
“Il fatto che un diplomatico tedesco si inchini davanti ai kazaki fino a tale punto è già abbastanza brutto”, dice la deputata dei Verdi Viola Von Cramon. “Ma peggio ancora, sottolinea, è il fatto che politici come Schröder, Schily, Prodi e Blair si lascino coinvolgere negli interessi di Nazarbayev. “Specialmente perché ora il suo regime sta diventando sempre più severo. Ma grazie all’influenza dei lobbisti occidentali, poco di quello che succede oltrepassa i confini”.
L’ultimo incontro tra Prodi e Nazarbayev risale al 23 maggio, una settimana prima del blitz che ha portato all’espulsione della moglie e della figlia del dissidente kazako. Con un discorso di dieci minuti al Palazzo dell’indipendenza di Astana, capitale del Paese, l’ex premier ha parlato dei problemi dell’Eurozona, dopo l’introduzione di Nazarbayev. E, come spiega Panorama, “dal 2011 ha fatto visita tre volte l’anno, mantenendo ottimi rapporti con il dittatore”.
Per definire gli intrecci tra i due Paesi, prosegue il settimanale, bisogna invece tornare al 1997. Il 4 maggio l’ex leader comunista, padre padrone del Paese, viene decorato con il Gran cordone, la più alta onoreficenza concessa dal Quirinale, su proposta di Prodi, allora presidente del Consiglio. Nel 2000 viene poi scoperto il giacimento di Kashagan e l’Eni entra subito nel consorzio per lo sfruttamento. Risale invece al 2009 la firma del trattato tra Italia e Kazakistan, con Berlusconi presidente. E oggi l’Italia è il terzo partner commerciale del Paese, dopo Cina e Russia.
http://www.ilfattoquotidiano.it/2013/07 ... ev/659339/
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Re: quo vadis PD ????
L'IMPLOSIONE DEL PD-DC E' COMINCIATA
Oggi hanno tentato di sfangarla, ma hanno decretato la loro fine.
E sulla Rete la base frusta i vertici “Noi elettori traditi, vi puniremo”
(Tommaso Ciriaco).
19/07/2013 di triskel182
ROMA — Apri la pagina Facebook di Guglielmo Epifani e ti accoglie un insulto: «Bravo… buffone!!!».
Scorri quella di Anna Finocchiaro e ti colpisce una citazione: «Io nun ce l’ho co’ te, ma co’ chi te c’ha messo e nun te sputa in faccia».
Clicchi sul profilo di Dario Franceschini e ti imbatti nella peggiore delle accuse: «La dignità è persa per una poltrona».
Insomma, per il Pd è una Caporetto del web.
Subìta in nome di Angelino Alfano.
Il colpo di frusta sul caso kazako è doloroso.
Insultati su Twitter, dileggiati su Facebook e messi alla berlina in Rete, i dirigenti democratici sono costretti ad assistere a un’escalation di critiche. Durissime.
Un assaggio?
Basta spulciare: «Ogni volta che un ministro di (irriferibile-ndr) fa (irriferibile- ndr) si invoca dal Pd l’emergenza del Paese.
Ecco cos’è il Pd, una banda di ipocriti», scrive Paolo con incontenibile rabbia.
Il picco della delusione si registra nel pomeriggio, alimentato dall’annuncio del no alla mozione di sfiducia al ministro berlusconiano.
La cosa migliore, per chi ha a cuore le sorti di via del Nazareno, è evitare almeno per un giorno il terreno minato di Twitter.
Le parole chiave “Alfano” e “Pd” vanno forte.
E a mettere in fila i commenti si ottiene un risultato e uno soltanto, in barba a ogni media statistica: «Chi lo avrebbe mai detto che votando Pd — dice ad esempio Mauro — avresti salvato la poltrona di Alfano?».
«Se domani il Pd non voterà la sfiducia per Alfano — sostiene Giorgio — decreteremo la sua morte #echecifregadellabase?».
«Curioso di sapere quanti voti ha perso il Pd nell’ultimo mese tra balletti giudiziari e spettacoli kazaki».
Tanti, tantissimi giurano che mai più voteranno democratico.
Nessuna prova che l’abbiano fatto in passato, ma comunque: «Non vi interesserà — premette secco Walter — ma da oggi avete un voto in meno».
O Anna Maria: «Così facendo tradite i vostri elettori e pagherete tutto questo alle prossime elezioni. Preparatevi a scomparire!».
Letteralmente sommerso da cinguettii infausti è soprattutto il segretario a tempo Epifani.
Lo prendono di mira e lo bersagliano per l’intero pomeriggio.
Basta cercare “@gu-epifani” e attendere pochi istanti. «Vergogna — si indigna Innocenzo — salvare Alfano… sono da oggi un ex pd».
«Mi astengo dal giudizio per evitare una querela», si contiene a stento un altro utente.
O, ancora: «Prima o poi si tornerà a votare. Allora raccoglierete i frutti di questa incomprensibile, ininterrotta semina».
Andrea, addirittura, sembra aver perso le parole: «#clap clap clap clap!!!! #Pd #Alfano #fidatevi».
Pochi, pochissimi la prendono con ironia.
Una è Maria Francesca: «Ma quindi “Mi Fido Di Te” di Jovanotti… era una dedica ad Alfano? ».
E come Fabio: «Tra un po’ ad Alfano gli danno la tessera del Pd ad honorem. È come se l’Inghilterra naturalizzasse Maradona ».
Anche la compagnia di voli low cost Ryanair deride il ministro dell’Interno per promuovere la tratta tra Roma e la siciliana Comiso.
Qualcuno chiama in causa anche Matteo Renzi, che in tv spiega perché avrebbe sfiduciato Alfano.
C’è chi ironizza sulla divisione dei senatori vicini al sindaco e chi invece punta tutto sul politico fiorentino.
Come Monica: «E allora perché non fondiamo un altro partito? Lasciamoci alle spalle il Pd con le sue incongruenze».
E “Angelino”? Grande appassionato dei social, il ministro dell’Interno non cinguetta da cinque giorni. Dopo il 13 luglio, il silenzio.
Da La Repubblica del 19/07/2013.
Oggi hanno tentato di sfangarla, ma hanno decretato la loro fine.
E sulla Rete la base frusta i vertici “Noi elettori traditi, vi puniremo”
(Tommaso Ciriaco).
19/07/2013 di triskel182
ROMA — Apri la pagina Facebook di Guglielmo Epifani e ti accoglie un insulto: «Bravo… buffone!!!».
Scorri quella di Anna Finocchiaro e ti colpisce una citazione: «Io nun ce l’ho co’ te, ma co’ chi te c’ha messo e nun te sputa in faccia».
Clicchi sul profilo di Dario Franceschini e ti imbatti nella peggiore delle accuse: «La dignità è persa per una poltrona».
Insomma, per il Pd è una Caporetto del web.
Subìta in nome di Angelino Alfano.
Il colpo di frusta sul caso kazako è doloroso.
Insultati su Twitter, dileggiati su Facebook e messi alla berlina in Rete, i dirigenti democratici sono costretti ad assistere a un’escalation di critiche. Durissime.
Un assaggio?
Basta spulciare: «Ogni volta che un ministro di (irriferibile-ndr) fa (irriferibile- ndr) si invoca dal Pd l’emergenza del Paese.
Ecco cos’è il Pd, una banda di ipocriti», scrive Paolo con incontenibile rabbia.
Il picco della delusione si registra nel pomeriggio, alimentato dall’annuncio del no alla mozione di sfiducia al ministro berlusconiano.
La cosa migliore, per chi ha a cuore le sorti di via del Nazareno, è evitare almeno per un giorno il terreno minato di Twitter.
Le parole chiave “Alfano” e “Pd” vanno forte.
E a mettere in fila i commenti si ottiene un risultato e uno soltanto, in barba a ogni media statistica: «Chi lo avrebbe mai detto che votando Pd — dice ad esempio Mauro — avresti salvato la poltrona di Alfano?».
«Se domani il Pd non voterà la sfiducia per Alfano — sostiene Giorgio — decreteremo la sua morte #echecifregadellabase?».
«Curioso di sapere quanti voti ha perso il Pd nell’ultimo mese tra balletti giudiziari e spettacoli kazaki».
Tanti, tantissimi giurano che mai più voteranno democratico.
Nessuna prova che l’abbiano fatto in passato, ma comunque: «Non vi interesserà — premette secco Walter — ma da oggi avete un voto in meno».
O Anna Maria: «Così facendo tradite i vostri elettori e pagherete tutto questo alle prossime elezioni. Preparatevi a scomparire!».
Letteralmente sommerso da cinguettii infausti è soprattutto il segretario a tempo Epifani.
Lo prendono di mira e lo bersagliano per l’intero pomeriggio.
Basta cercare “@gu-epifani” e attendere pochi istanti. «Vergogna — si indigna Innocenzo — salvare Alfano… sono da oggi un ex pd».
«Mi astengo dal giudizio per evitare una querela», si contiene a stento un altro utente.
O, ancora: «Prima o poi si tornerà a votare. Allora raccoglierete i frutti di questa incomprensibile, ininterrotta semina».
Andrea, addirittura, sembra aver perso le parole: «#clap clap clap clap!!!! #Pd #Alfano #fidatevi».
Pochi, pochissimi la prendono con ironia.
Una è Maria Francesca: «Ma quindi “Mi Fido Di Te” di Jovanotti… era una dedica ad Alfano? ».
E come Fabio: «Tra un po’ ad Alfano gli danno la tessera del Pd ad honorem. È come se l’Inghilterra naturalizzasse Maradona ».
Anche la compagnia di voli low cost Ryanair deride il ministro dell’Interno per promuovere la tratta tra Roma e la siciliana Comiso.
Qualcuno chiama in causa anche Matteo Renzi, che in tv spiega perché avrebbe sfiduciato Alfano.
C’è chi ironizza sulla divisione dei senatori vicini al sindaco e chi invece punta tutto sul politico fiorentino.
Come Monica: «E allora perché non fondiamo un altro partito? Lasciamoci alle spalle il Pd con le sue incongruenze».
E “Angelino”? Grande appassionato dei social, il ministro dell’Interno non cinguetta da cinque giorni. Dopo il 13 luglio, il silenzio.
Da La Repubblica del 19/07/2013.
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Re: quo vadis PD ????
La strategia di Berlusconi “Il Pdl deve avvolgere Letta sarà lui a difenderci sempre”
(Francesco Bei).
19/07/2013 di triskel182
ROMA — «Non dovete fare nulla: lasciamo che a difenderci siano Napolitano e Letta».
Silvio Berlusconi due sera fa a palazzo Grazioli era stato buon profeta, catechizzando il vertice del Pdl, nel prevedere quello che sarebbe successo.
Così la giornata di oggi, quando Enrico Letta prenderà la parola in Senato come avvocato del ministro dell’Interno, confermerà quanto accaduto ieri dopo l’intervento di Napolitano: un Pd a pezzi, con la componente renziana messa a tacere, e un Pdl di nuovo compatto, senza distinzioni tra falchi e colombe.
È il prezzo delle larghe intese, che al momento ricade unicamente sui democratici.
Ma il clima nuovo che si respira in queste ore a palazzo Grazioli è dovuto anche allo sguardo che si allunga sul 30 luglio, su quella camera di consiglio in cui la Cassazione deciderà delle sorti politiche del Cavaliere.
Come spiega un autorevole partecipante al vertice notturno a casa Berlusconi, «la speranza è che anche i giudici si sintonizzino con il Colle ed evitino all’Italia una pericolosa crisi al buio».
Insomma, l’imperativo della «stabilità », che ha costretto il Pd a ingoiare il rospo Alfano, per i berlusconiani dovrebbe comportare anche «un soprassalto di buon senso» nella suprema corte ed evitare la condanna del leader Pdl.
La pressione è al massimo e lo dimostra il documento politico apparso ieri sul sito del Pdl, 13 pagine con cui il partito si è trasformato nel collegio di difesa del leader, confutando le tesi della procura di Milano.
L’importante adesso è guadagnare tempo ed evitare il peggio.
«La crisi di governo — concede un ex ministro del Cavaliere — l’apriremmo solo se Berlusconi dovesse andare agli arresti e fosse espulso dalla vita politica. A questo punto qualunque altra soluzione per noi sarebbe una vittoria e consentirebbe a Letta di andare avanti».
È come se il Pdl avesse circondato palazzo Chigi in un abbraccio soffocante, facendosene scudo.
Anche la riunione della cabina di regia, una richiesta di Renato Brunetta e Daniele Capezzone, ieri è sembrata (ed è stata venduta) come un successo del partito di Berlusconi.
Tanto che un falco come il capogruppo alla Camera del Pdl, che fino a poco tempo fa tuonava ogni giorno contro Letta e Saccomanni, dopo aver incassato la conferma della cancellazione dell’Imu ieri si è allontanato gongolante dalla riunione di governogoverno: «Siamo soddisfatti dell’esito del vertice perché sono state accolte le nostre proposte. La nostra non è una coalizione forzata ma convinta.
Ci siamo per realizzare il programma».
È la nuova strategia dell’abbraccio, che ha sostituito il sostegno recalcitrante garantito nelle prime settimane dal Pdl.
Come se Berlusconi avesse fatto suo il governo Letta, riducendo al silenzio il Pd. La difesa di Angelino Alfano in fondo è soltanto l’ultima mossa di una partita studiata a tavolino e iniziata da tempo.
Se ne è accorto ad esempio il renziano Roberto Giachetti, che continua a scontrarsi con un muro ad ogni tentativo di cambiare il Porcellum con una legge che consenta di tornare a votare.
Giachetti spera che una raccolta di firme tra i parlamentari, promossa insieme a Mario Segni e Arturo Parisi, possa consentire di arrivare a una procedura d’urgenza per cancellare entro un mese il Porcellum.
Ma la stessa logica che ha imposto al Pd la difesa di Alfano potrebbe bloccare tutto: «E’ ricominciata la manfrina — ammette Giachetti — per cui il Porcellum va cancellato, senza troppo pudore, da parte degli stessi che hanno impedito che accadesse, bocciando la mia mozione firmata da cento deputati ».
Intanto il tempo corre e si avvicina la scadenza di fine luglio, entro la quale il governo aveva promesso che il Porcellum sarebbe stato soltanto un ricordo.
Da La Repubblica del 19/07/2013.
(Francesco Bei).
19/07/2013 di triskel182
ROMA — «Non dovete fare nulla: lasciamo che a difenderci siano Napolitano e Letta».
Silvio Berlusconi due sera fa a palazzo Grazioli era stato buon profeta, catechizzando il vertice del Pdl, nel prevedere quello che sarebbe successo.
Così la giornata di oggi, quando Enrico Letta prenderà la parola in Senato come avvocato del ministro dell’Interno, confermerà quanto accaduto ieri dopo l’intervento di Napolitano: un Pd a pezzi, con la componente renziana messa a tacere, e un Pdl di nuovo compatto, senza distinzioni tra falchi e colombe.
È il prezzo delle larghe intese, che al momento ricade unicamente sui democratici.
Ma il clima nuovo che si respira in queste ore a palazzo Grazioli è dovuto anche allo sguardo che si allunga sul 30 luglio, su quella camera di consiglio in cui la Cassazione deciderà delle sorti politiche del Cavaliere.
Come spiega un autorevole partecipante al vertice notturno a casa Berlusconi, «la speranza è che anche i giudici si sintonizzino con il Colle ed evitino all’Italia una pericolosa crisi al buio».
Insomma, l’imperativo della «stabilità », che ha costretto il Pd a ingoiare il rospo Alfano, per i berlusconiani dovrebbe comportare anche «un soprassalto di buon senso» nella suprema corte ed evitare la condanna del leader Pdl.
La pressione è al massimo e lo dimostra il documento politico apparso ieri sul sito del Pdl, 13 pagine con cui il partito si è trasformato nel collegio di difesa del leader, confutando le tesi della procura di Milano.
L’importante adesso è guadagnare tempo ed evitare il peggio.
«La crisi di governo — concede un ex ministro del Cavaliere — l’apriremmo solo se Berlusconi dovesse andare agli arresti e fosse espulso dalla vita politica. A questo punto qualunque altra soluzione per noi sarebbe una vittoria e consentirebbe a Letta di andare avanti».
È come se il Pdl avesse circondato palazzo Chigi in un abbraccio soffocante, facendosene scudo.
Anche la riunione della cabina di regia, una richiesta di Renato Brunetta e Daniele Capezzone, ieri è sembrata (ed è stata venduta) come un successo del partito di Berlusconi.
Tanto che un falco come il capogruppo alla Camera del Pdl, che fino a poco tempo fa tuonava ogni giorno contro Letta e Saccomanni, dopo aver incassato la conferma della cancellazione dell’Imu ieri si è allontanato gongolante dalla riunione di governogoverno: «Siamo soddisfatti dell’esito del vertice perché sono state accolte le nostre proposte. La nostra non è una coalizione forzata ma convinta.
Ci siamo per realizzare il programma».
È la nuova strategia dell’abbraccio, che ha sostituito il sostegno recalcitrante garantito nelle prime settimane dal Pdl.
Come se Berlusconi avesse fatto suo il governo Letta, riducendo al silenzio il Pd. La difesa di Angelino Alfano in fondo è soltanto l’ultima mossa di una partita studiata a tavolino e iniziata da tempo.
Se ne è accorto ad esempio il renziano Roberto Giachetti, che continua a scontrarsi con un muro ad ogni tentativo di cambiare il Porcellum con una legge che consenta di tornare a votare.
Giachetti spera che una raccolta di firme tra i parlamentari, promossa insieme a Mario Segni e Arturo Parisi, possa consentire di arrivare a una procedura d’urgenza per cancellare entro un mese il Porcellum.
Ma la stessa logica che ha imposto al Pd la difesa di Alfano potrebbe bloccare tutto: «E’ ricominciata la manfrina — ammette Giachetti — per cui il Porcellum va cancellato, senza troppo pudore, da parte degli stessi che hanno impedito che accadesse, bocciando la mia mozione firmata da cento deputati ».
Intanto il tempo corre e si avvicina la scadenza di fine luglio, entro la quale il governo aveva promesso che il Porcellum sarebbe stato soltanto un ricordo.
Da La Repubblica del 19/07/2013.
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Re: quo vadis PD ????
IL POPOLO DEGLI STRUZZI
Degli otto milioni e più residuali di piddini non tutti si sono accorti che il Pd è in realtà la nuova Dc.
Infatti, stamani, mi è stato fatto osservare:
<<Ma come può il Pd mettere un premier democristiano sputato sputato come Letta?>>
E' giusto, invece, che la nuova Democrazia cristiana metta un democristiano alla guida del governo.
Berlusconi si sarebbe mai alleato con il Pd se non fosse stato certo che il Pd è la nuova DC?
Berlusconi si sarebbe mai alleato, con il riferimento al passato, con L'Ulivo, nel 1998, sapendo che i Ds, in prevalenza erano di sinistra, e quindi "comunisti", secondo la sua distorta visione?
Quindici anni dopo, quando l'annientamento della sinistra è diventata una realtà, anche Berlusconi può allearsi più che tranquillamente con il Pd perché non esiste più nessun pericolo.
E' un'alleanza, dal punto numerico, più interessante di quelle fatte con la Lega, con l'Udc, con An.
Insieme, o meglio, LUI, controlla il Parlamento anche perché non esiste l'opposizione.
Quindi una parte consistente della ex sinistra non ha ancora capito cosa è veramente successo, mentre una parte ex Margherita è compiaciuta del ritorno della Dc.
A febbraio hanno perso 3,5 milioni di voti, da cui si potrebbe desumere che in prevalenza siano voti di sinistra.
Tre milioni e mezzo che si sono rifiutati di fare gli struzzi e digerire rospi di qualsiasi tipo e di qualsiasi dimensione.
Per fortuna a sinistra qualche intelligenza è rimasta e sa esporre la realtà in modo semplice e lineare.
Purtoppo, la dirigenza ex Ds in trasmutazione Dc, negli ultimi 15 anni, ha sfruttato l'ingenuità e la buona fede del popolo di sinistra, confidando sempre sulla scarsissima memoria e sull'alta capacità di DIGERIRE TUTTO.
Hanno fatto, come i ladri di Pisa, che litigavano di giorno e andavano a rubare insieme di notte.
Ds, Margherita, e poi Pd, hanno sempre fatto finta di litigare con i Fratelli mussulmani, ma come ha raccontato il senatore ex Pds, Saraceni, si erano già accordati nel 1994.
Sono riusciti ad abbindolare gli struzzi-merli per un ventennio.
Non hanno mai combattuto politicamente Berlusconi in base agli accordi iniziali.
E poi confidando sulla lealtà al partito, patrimonio dell'ex Pci, hanno tirato a campare per tutto questo tempo.
Non hanno mai fatto politica, e nei passaggi elettorali hanno sempre vissuto di rendita sventolando il drappo rosso della paura dell'uomo nero di Hardcore.
VOTATECI ALTRIMENTI ARRIVA L'UOMO NERO.
Adesso è tutto alla luce del sole. L'uomo nero non è più tale. E' bbono come nu babbà. Governano insieme, sperando sempre che la parte residuale dell'ex popolo di sinistra, ingoi tutto per bene come da tradizione.
Totò direbbe ai fedellissimi piddini Dc: Ingoiatoriii
*
Quando finiranno i succhi gastrici.
20/07/2013 di triskel182
Sarebbe divertente, oggi, provare a verificare nel modo più scientifico possibile cosa avrebbero fatto ieri, in Senato, gli elettori del Pd: quegli otto milioni e mezzo di italiani che hanno messo la scheda nell’urna per liberarsi di Berlusconi e che ora vedono la loro scheda usata proprio per Berlusconi, la sua cricca, i suoi affari, perfino i suoi amici dittatori.
Sarebbe divertente perché ho pochi dubbi che il rapporto “tre contro centouno” si sarebbe invertito, o giù di lì: la stragrande maggioranza avrebbe scelto di dimissionare Alfano e una sparuta pattuglia lo avrebbe salvato.
Anche i vertici del Pd probabilmente lo sanno. Eppure se ne sono fottuti.
E qui viene la questione.
Perché il punto è che sono convinti – a ragione? – che alla fine la loro gente digerisca tutto.
Sono convinti – a ragione? – che, vabbeh, ci sarà qualche giorno di mal di pancia, un po’ di mail di protesta, i soliti rompiscatole in Rete, ma di qui a novembre sarà tutto dimenticato, come le altre volte, come sempre (e qualcuno si ricorda ancora di OccupyPd?).
Insomma, hanno già testato in passato la mansuetudine distratta del loro popolo e sono convinti (a ragione?) che gli gabelleranno anche questa.
A ragione, quindi?
Bah.
Tutto prima o poi finisce e non è detto che anche i succhi gastrici degli elettori del centrosinistra siano infiniti.
Hanno già digerito dozzine di rospi, d’accordo: ma da un paio di mesi gli stanno ammannendo direttamente dei gran piatti di merda.
Da PIOVONO RANE di Alessandro Gilioli
Degli otto milioni e più residuali di piddini non tutti si sono accorti che il Pd è in realtà la nuova Dc.
Infatti, stamani, mi è stato fatto osservare:
<<Ma come può il Pd mettere un premier democristiano sputato sputato come Letta?>>
E' giusto, invece, che la nuova Democrazia cristiana metta un democristiano alla guida del governo.
Berlusconi si sarebbe mai alleato con il Pd se non fosse stato certo che il Pd è la nuova DC?
Berlusconi si sarebbe mai alleato, con il riferimento al passato, con L'Ulivo, nel 1998, sapendo che i Ds, in prevalenza erano di sinistra, e quindi "comunisti", secondo la sua distorta visione?
Quindici anni dopo, quando l'annientamento della sinistra è diventata una realtà, anche Berlusconi può allearsi più che tranquillamente con il Pd perché non esiste più nessun pericolo.
E' un'alleanza, dal punto numerico, più interessante di quelle fatte con la Lega, con l'Udc, con An.
Insieme, o meglio, LUI, controlla il Parlamento anche perché non esiste l'opposizione.
Quindi una parte consistente della ex sinistra non ha ancora capito cosa è veramente successo, mentre una parte ex Margherita è compiaciuta del ritorno della Dc.
A febbraio hanno perso 3,5 milioni di voti, da cui si potrebbe desumere che in prevalenza siano voti di sinistra.
Tre milioni e mezzo che si sono rifiutati di fare gli struzzi e digerire rospi di qualsiasi tipo e di qualsiasi dimensione.
Per fortuna a sinistra qualche intelligenza è rimasta e sa esporre la realtà in modo semplice e lineare.
Purtoppo, la dirigenza ex Ds in trasmutazione Dc, negli ultimi 15 anni, ha sfruttato l'ingenuità e la buona fede del popolo di sinistra, confidando sempre sulla scarsissima memoria e sull'alta capacità di DIGERIRE TUTTO.
Hanno fatto, come i ladri di Pisa, che litigavano di giorno e andavano a rubare insieme di notte.
Ds, Margherita, e poi Pd, hanno sempre fatto finta di litigare con i Fratelli mussulmani, ma come ha raccontato il senatore ex Pds, Saraceni, si erano già accordati nel 1994.
Sono riusciti ad abbindolare gli struzzi-merli per un ventennio.
Non hanno mai combattuto politicamente Berlusconi in base agli accordi iniziali.
E poi confidando sulla lealtà al partito, patrimonio dell'ex Pci, hanno tirato a campare per tutto questo tempo.
Non hanno mai fatto politica, e nei passaggi elettorali hanno sempre vissuto di rendita sventolando il drappo rosso della paura dell'uomo nero di Hardcore.
VOTATECI ALTRIMENTI ARRIVA L'UOMO NERO.
Adesso è tutto alla luce del sole. L'uomo nero non è più tale. E' bbono come nu babbà. Governano insieme, sperando sempre che la parte residuale dell'ex popolo di sinistra, ingoi tutto per bene come da tradizione.
Totò direbbe ai fedellissimi piddini Dc: Ingoiatoriii
*
Quando finiranno i succhi gastrici.
20/07/2013 di triskel182
Sarebbe divertente, oggi, provare a verificare nel modo più scientifico possibile cosa avrebbero fatto ieri, in Senato, gli elettori del Pd: quegli otto milioni e mezzo di italiani che hanno messo la scheda nell’urna per liberarsi di Berlusconi e che ora vedono la loro scheda usata proprio per Berlusconi, la sua cricca, i suoi affari, perfino i suoi amici dittatori.
Sarebbe divertente perché ho pochi dubbi che il rapporto “tre contro centouno” si sarebbe invertito, o giù di lì: la stragrande maggioranza avrebbe scelto di dimissionare Alfano e una sparuta pattuglia lo avrebbe salvato.
Anche i vertici del Pd probabilmente lo sanno. Eppure se ne sono fottuti.
E qui viene la questione.
Perché il punto è che sono convinti – a ragione? – che alla fine la loro gente digerisca tutto.
Sono convinti – a ragione? – che, vabbeh, ci sarà qualche giorno di mal di pancia, un po’ di mail di protesta, i soliti rompiscatole in Rete, ma di qui a novembre sarà tutto dimenticato, come le altre volte, come sempre (e qualcuno si ricorda ancora di OccupyPd?).
Insomma, hanno già testato in passato la mansuetudine distratta del loro popolo e sono convinti (a ragione?) che gli gabelleranno anche questa.
A ragione, quindi?
Bah.
Tutto prima o poi finisce e non è detto che anche i succhi gastrici degli elettori del centrosinistra siano infiniti.
Hanno già digerito dozzine di rospi, d’accordo: ma da un paio di mesi gli stanno ammannendo direttamente dei gran piatti di merda.
Da PIOVONO RANE di Alessandro Gilioli
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Re: quo vadis PD ????
http://www.youtube.com/watch?v=lQz0dLRp ... ploademail
Giarrusso (M5S): "Accendiamo le luci sul rapporto mafia - finanza
Ciao
Paolo11
Giarrusso (M5S): "Accendiamo le luci sul rapporto mafia - finanza
Ciao
Paolo11
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