quo vadis PD ????

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peanuts
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Re: quo vadis PD ????

Messaggio da peanuts »

Beh, letta, allora?
Niente caduta del governo ancora?
Non avevo dubbi
Buon inciucio
Tanti prima o poi il conto te lo chiederemo alle urne...
"Ma anche i furbi commettono un errore quando danno per scontato che tutti gli altri siano stupidi. E invece non tutti sono stupidi, impiegano solo un po' più di tempo a capire, tutto qui".
Robert Harris, "Archangel"
mariok

Re: quo vadis PD ????

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Matteo Renzi torna in scena e chiede una parola chiara sul congresso. Giovedì sarà alla direzione Pd
Pubblicato: 06/08/2013 19:35 CEST | Aggiornato: 06/08/2013 20:09 CEST

Da Modena in poi niente sarà più come prima. Non è l’apocalisse, ovvio. Ma nemmeno un evento di quelli che passano inosservati. Da domani pomeriggio in quel di Modena, esattamente alla festa del Pd di Castelfranco Emilia, finisce il silenzio stampa di Matteo Renzi, durato quasi tre settimane, dall’intervista a Enrico Mentana per ‘Bersaglio mobile’ su La7. E niente sarà come prima, sussurrano i suoi alla Camera. Non ci si aspetti spine governative da staccare, ultimatum a Enrico Letta o richieste perentorie di voto anticipato. No. Il sindaco di Firenze non vuole intestarsi spinte che facciano crollare il castello delle larghe intese, ma a questo punto dirà la sua. Prima di tutto sul congresso, che – è il sospetto dei renziani – rischia di essere rimandato sine die e ‘sine spiegazioni’. Ne parlerà a Modena e poi a seguire, sempre domani sera, ad un’altra festa del Pd a Villalunga di Casalgrande, in provincia di Reggio Emilia. E giovedì sarà presente alla direzione nazionale del Pd con Enrico Letta.

Cosa dirà sul congresso? Nulla di nuovo rispetto ai ragionamenti fatti. Ma a questo punto, sottolineano i renziani, è necessaria una parola fine ai rinvii, alle indecisioni, al balletto sulle regole. Ergo: se è l’assemblea di metà settembre il luogo deputato a decidere sull’assise nazionale, che sia. Ma non si vada oltre con la scusa di aspettare che il quadro politico si chiarisca. Perché, con questa logica, si finisce per saltare il congresso e arrivare a piè pari alle elezioni, senza primarie per la premiership. E’ questo il sospetto che agita i renziani dal giorno della condanna di Silvio Berlusconi che ha di fatto ‘stappato’ i malumori del Pd verso le larghe intese, accelerando le mosse dei bersaniani interessati a candidare Letta a Palazzo Chigi (lo abbiamo raccontato qui). Ed è per questo che Renzi è determinato a chiedere uno stop a indugi ed esitazioni.

Del resto, il fatto che da domani niente potrebbe essere come prima lo dice anche il clima in cui si inserisce la nuova ‘stagione’ di Matteo. Che sarà ‘nuova’ anche perché, fanno notare i suoi, “Modena ha una valenza simbolica: proprio lì l’estate scorsa andò in scena la prima vera puntata della saga della rottamazione…”. Ad ogni modo, Renzi non è l’unico a inaugurare una nuova fase, nel post-condanna di Berlusconi. Giovedì in direzione Goffredo Bettini, il prodiano Sandro Gozi, Laura Puppato e Gianni Pittella (candidato alla segreteria del Pd) presenteranno un documento in cui si chiede al partito di approvare una legge elettorale e tornare subito alle urne. E’ un modo per strizzare l’occhio a Renzi, ma i renziani affermano di non sapere nulla dell’iniziativa. Sarà anche solo posizionamento congressuale, ma serve a surriscaldare il clima nel partito. Pippo Civati non si accoda, ma si sa quello che pensa: lavorare ad una maggioranza alternativa con i grillini per mettere a segno alcune misure: oltre alla legge elettorale, il conflitto di interessi. "Il non averlo fatto in effetti danneggia Berlusconi, ora che vuole lasciare il Pdl a Marina", ragiona il renziano Angelo Rughetti nel suo blog su Huffpost.

Si è detto di Bersani. Che non sposa il documento di Bettini, ci mancherebbe. Ma i suoi non fanno mistero che la prospettiva di eliminare il Porcellum e tornare alle urne non dispiacerebbe. Sarebbe un modo per darsi tempi certi sotto un governo precario. Anche se questo volesse dire voto in autunno, visto che fino alla fine di settembre la finestra per un ritorno alle urne a novembre è ancora aperta. L’ex segretario – si apprende – avrebbe anche convocato una riunione con i cosiddetti ‘non allineati’, categoria del Pd con cui si intendono in generale i critici delle larghe intese. In particolare, l’invito bersaniano sarebbe stato rivolto ai giovani eletti con le primarie, quelli arrivati in Parlamento e catapultati nell’alleanza con Berlusconi. E sull’onda di questo ragionamento, l’ex segretario sta tentando di riprendere fili di dialogo con Alessandra Moretti, sua coordinatrice della campagna delle primarie con la quale i rapporti si erano raffreddati dopo le elezioni.

Sono tutti movimenti che naturalmente non sfuggono al segretario Guglielmo Epifani e al premier Letta. Impegnati, come un sol uomo, a fronteggiare le varie tempeste in arrivo. La prima arena del nuovo corso sarà la direzione di giovedì. In queste ore è in corso un lavoro intenso per tentare di contenere i dissensi. Dopo la condanna di Berlusconi, è stato lo stesso Epifani a prendere in mano la situazione nel tentativo di anticipare possibili manovre e critiche interne. E adesso la posizione sua e del premier è quella di chi non accetta logoramenti dal Pdl. E nemmeno dal Pd. In particolare, Letta. L’idea è di tornare in direzione a chiedere anche lui una parola chiara al partito sul sostegno al governo sulla base di pochi punti, come la legge elettorale e misure economiche per la legge di stabilità. Un appello rivolto non solo a renziani e non allineati, ma anche ai bersaniani, nuovo nervo scoperto sotto le larghe intese. Il premier lo ha detto chiaro parlando al Tg1: "Spero che i partiti evitino di ricominciare con giochi e giochini" e si concentrino sulle cose da fare "nell'interesse del Paese".


Angela Mauro

angela.mauro@huffingtonpost.it
mariok

Re: quo vadis PD ????

Messaggio da mariok »

Se perfino Epifani, nel suo piccolo, si arrabbia (forse)
di Andrea Scanzi | 7 agosto 2013

Dalle interviste di D’Alema a L’Unità e di Epifani al Corriere della Sera, si evince che persino i piani alti del Pd hanno capito che qualsiasi cosa è meglio del governicchio Letta. Anche andare al voto a settembre. Persino con questa stessa legge elettorale (che fa schifo, ma Pd & Pdl non vogliono cambiare). Ci hanno messo più di tre mesi, ma il Pd ha notoriamente tempi biblici per (non) comprendere i propri errori.

E’ del tutto ovvio che qualsiasi partito minimamente decente non dovrebbe stare neanche un giorno al governo con il pregiudicato di Arcore: non poteva starci prima, non può starci ora che è condannato in via definitiva per un reato gravissimo (anzitutto per chi fa politica) come la frode fiscale. Parole come “responsabilità” o giochetti linguistici tipo “non esistono alternative” sono bischerate titaniche, usate unicamente per far ingoiare i rospi all’elettorato.

Mentre D’Alema ha sciorinato le solite supercazzole da finto-statista, dicendo tutto ma più che altro nulla, Epifani ha garantito che non verranno fatti sconti a Berlusconi (uh-uh) e che se il pregiudicato non fa un passo indietro (e lui non lo fa) tanto vale andare subito al voto. Banalità evidenti, ma sufficienti a far sembrare Epifani quasi un eversivo (infatti alcuni noti intellettuali berlusconiani, tipo Bianconi, lo hanno già definito “coglione” e “rompicoglioni”).

Il Pd non mantiene quasi mai la parola data, come assai noto a chi ha ancora un minimo di onestà intellettuale. Quindi potrebbe benissimo non accadere nulla da qui a dicembre. E le parole di Epifani e D’Alema servono anzitutto a preservare i gerarchi perdenti e disinnescare Renzi (che continua a dormire il sonno dei grulli) e Civati (va be’), togliendo a entrambi l’arma dell’antiberlusconismo – arma, peraltro, che né Renzi né il Pd hanno mai usato. Per quanto sembri folle, nel Pd sono davvero convinti che uno come Letta potrebbe vincere le prossime elezioni, e un gesto forte (far cadere il governo per “orgoglio e dignità”) lo aiuterebbe a recuperare consenso.

Sono comunque parole che sembrano avvicinare le oltremodo auspicabili elezioni, con annessa fine del governicchio inutile.

Sarà un autunno divertente. Durissimo, ma per certi versi divertente.
camillobenso
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Re: quo vadis PD ????

Messaggio da camillobenso »

Cose di casa Diccì - 32


...................In hoc signo vinces

Immagine-Immagine



FOTTITALIA - 1
L’Italia è femmina e deve essere fottuta.
Benito Mussolini



BUNGA, BUNGA, BUNGA.


Mancano 10 minuti alle 19,00 e nell’attesa decido di guardare la rassegna stampa in rete. Il primo quotidiano in agenda è il Corriere della Sera.

Sulla hp, la notizia di testa è questa:

Renzi: «Adesso tocca a noi»|DirettaTv
«Berlusconi? Le sentenze si rispettano»


Clicco su “Diretta Tv” e mi collego con la festa del Pd di Bosco Albergati (Modena)

Renzi è appena arrivato sul palco in quel momento e si sta scusando con il pubblico per il sopravvenuto ritardo.

Quello e ha dire Renzi non mi interessa da tempo perché è un copione ampiamente scontato. Quello che invece m’incuriosisce nella prova di sadomasochismo che sto per affrontare sono i 20 giorni di ritiro spirituale autoimposto.

Di solito, secondo la logica democristiana i ritiri spirituali servono per ritemprare lo spirito. Gli avrà giovato???

Manco per niente.

Dieci minuti alla Rag. Ugo Fantozzi quando è obbligato ad assistere alla cinquantesima proiezione della Corazzata Potemkin.

Spero che il Corriere faccia una doverosa azione di comunicazione pubblicando in rete la ripresa di ieri, cosi ce se ne rende conto di persona.

Il Corriere ha piazzato solo una telecamera dalla parte opposta del palco e trasmette alternativamente immagini dirette del sindaco di Firenze e del pubblico ripreso di spalle.

Dalle capigliature di maschi e femmine si arguisce chiaramente che si tratta di un pubblico anziano. I sgiovani sono al mare.

E quindi la riflessione sorge spontanea. Ma è proprio necessario fottere questi vecchietti accorsi comunque nella calura estiva?

E’ proprio necessario riservargli la riedizione della Corazzata Potemkin?

L’ora del Tg 3 è arrivata, stacco il collegamento.

In serata leggo i resoconti dei vari quotidiani in rete.

Tra l’altro spicca il vecchio cavallo di battaglia:

<<Questa è l’ora del Pd, …dobbiamo recuperare i voti dei delusi del centrodestra………………..>>

Allora è proprio fissato.

Non vota il 50 % degli elettori, molti si sono buttati sul M5S, hanno perso 3,5 milioni di voti a febbraio e Renzi rimane ancora ancorato a recuperare i voti del centrodestra.

Il ritiro spirituale forzato non è servito a niente.

Molto probabilmente in quella zona di Modena, i vecchietti accorsi per ascoltare Renzusconi, sono perlomeno al 90 % di sinistra.

Di quella sinistra che non ha ancora capito che ha a che fare con la nuova Dc.

L’offerta in questo momento in casa Piddì é la scelta tra il democristiano Letta e il democristiano Renzi.

Sai che roba, …….da leccarti i baffi.

Quando è caduta la vecchia Dc nel 1993, a sinistra hanno tutti tirato il fiato. Dopo mezzo secolo di regime democristiano finalmente “non moriremo democristiani”.

Troppo grazia Sant’Antonio. Sono tornati.
mariok

Re: quo vadis PD ????

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Grillo è il principale sponsor delle grandi intese. Lui le vuole, ha paura di far cambiare le cose. Chi ha più paura delle elezioni sono i deputati del movimento 5 stelle”. Così Matteo Renzi, durante il suo intervento alla festa del Pd di Bosco Albergati (Modena). ”Quello che ha preso meno voti alle nostre primarie, il compagno Bruno Tabacci – ha continuato – ha preso più voti di tutti i candidati eletti alle parlamentarie del Movimento. Il Pd non deve avere paura, deve giocare all’attacco. Non deve vivere di fantasmi”. Renzi ha detto che Grillo è stata ”una delusione pazzesca”.
Almeno uno che non li corteggia e dice con chiarezza come la pensa, anche a quelli, ex elettori PD, che hanno votato M5S.

Il ritorno di Matteo Renzi
Il sindaco di Firenze rompre il silenzio alla festa del Pd e su Twitter si accende la discussione

”Abbiamo bisogno del partito, ma la vecchia tessera non basta più, in un mondo che è sempre più precario e cambia velocemente, abbiamo bisogno di inventarci un partito diverso che non si basa solo su tessera e appartenenza, certo non basta una pagina Facebook, non bisogna perdere il gusto dell’abbraccio e della stretta di mano”. Lo afferma Matteo Renzi alla festa Pd di Bosco Albergati.

”Io non condivido ma rispetto capisco Bondi, Brunetta, Schifani e Santanché, ma il compito del Pd è salvare l’Italia: le sentenze si rispettano e la legge è uguale per tutti”.

”Oggi più che mai c’è bisogno di un Pd che non stia insieme solo perché di là c’è una minaccia. Alcuni dirigenti del Pd hanno detto che dobbiamo aspettare di vedere cosa fa Berlusconi: sono vent’anni che facciamo tutto aspettando Berlusconi, almeno il congresso del Pd possiamo farlo senza di lui?”

”In questi 23 anni abbiamo visto passare di tutto, lo voglio dire qui. Dalle parti di Roma è passata la Lega Nord che dopo Roma ladrona si è piazzata lì e ha fatto di tutto, dai diamanti alle lauree in Albania. E abbiamo visto uno statista in camicia verde che ha insultato un ministro di questa terra. E per questo voglio mandare un grande abbraccio a Cecile Kyenge. Perché i Calderoli passano, la dignità resta”.

”Grillo è il principale sponsor delle grandi intese. Lui le vuole, ha paura di far cambiare le cose. Chi ha più paura delle elezioni sono i deputati del movimento 5 stelle”. Così Matteo Renzi, durante il suo intervento alla festa del Pd di Bosco Albergati (Modena). ”Quello che ha preso meno voti alle nostre primarie, il compagno Bruno Tabacci – ha continuato – ha preso più voti di tutti i candidati eletti alle parlamentarie del Movimento. Il Pd non deve avere paura, deve giocare all’attacco. Non deve vivere di fantasmi”. Renzi ha detto che Grillo è stata ”una delusione pazzesca”. (ANSA)
mariok

Re: quo vadis PD ????

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Renzi torna a parlare e annuncia le cinque «E» del suo programma

di Sara Bianchi

7 agosto 2013

Mancano poche ore alla direzione del Partito democratico e Matteo Renzi parla dalla festa del Pd di Bosco Albergati a Castelfranco Emilia. Cita Luciano Ligabue e Jeff Bezos. Del primo, usa le parole di una canzone, per dire: «Vorrei che provassimo a domandarci se davvero non è tempo per noi, se è tempo di metter da parte il pessimismo e di rimetterci a lavorare». Come il secondo, fondatore di Amazon che ha appena acquistato il Washington Post, incita a non avere paura del futuro e dell'innovazione.

Il Pd, per il rottamatore, deve riuscire a tracciare un sentiero da percorrere per il futuro, anche se non sarà facile. «Vorrei - dice Renzi - che il Pd trovasse il gusto di sperimentare e non si limitasse a prendere esempio dal passato, che ritrovasse l'orgoglio, l'entusiamo, la dignità per un Italia più bella». La vecchia tessera, ribadisce il sindaco di Firenze, non basta più, «abbiamo bisogno di inventarci un partito diverso». E tornare alla politica «vuol dire prendere atto che non possiamo andare avanti con questi politici», quegli stessi parlamentari che «se ne dicono di tutti i colori e poi votano gli stessi provvedimenti».

Al presidente del Consiglio, Enrico Letta ricorda: «L'amico vero è quello che ti dice in faccia le cose». E poi: «Il governo realizzi gli impegni che ha preso con gli italiani, a partire dalla legge elettorale, come quella dei sindaci, dove alla sera sai chi ha vinto e chi ha perso». Ribadisce: «Noi siamo con il Governo». E esorta il premier: «Vai avanti e fai quello per cui sei stato eletto, se non sei in grado, non cercare alibi fuori dal Parlamento». Quanto alla sua decisione di non parlare di questioni nazionali nelle utlime settimane e alle accuse che gli sono state rivolte di voler logorare l'Esecutivo, chiarisce: «Sono un italiano e spero che il mio governo faccia per bene le cose per l'Italia. Perché questo accada, il governo non deve usare la voce del verbo 'durare', ma deve fare».

Al segretario Pd, Gugliemo Epifani, Renzi dice invece di occuparsi più dei problemi del Paese piuttosto che delle regole per le primarie. «Fissiamo la data del congresso, io non mi accapiglierò sulle regole».

Quanto a Silvio Berlusconi: «Ho sempre detto che avrei preferito sconfiggerlo in un confronto elettorale, confronto che abbiamo perso lo scorso febbraio, perché dal giorno dopo delle primarie siamo tornati a parlare di lui e il nostro motto è diventato: lo smacchiamo».

Invece «l'Italia aspettava una speranza e non un nemico». «Le sentenze si rispettano e la legge è uguale per tutti», sottolinea il sindaco, secondo il quale ora più che mai «vanno presi i voti dei delusi del Pdl», ma anche «dei delusi del Pd e del Movimento 5 Stelle». Beppe Grillo, per il rottamatore «è il principale sponsor del governo delle larghe intese».

Il sindaco indica i suoi cinque punti programmatici: educazione, energia, equità , Europa e entusiasmo.

La più importante scommessa per Matteo Renzi è quella sulla scuola, ma serve anche una riforma la giustizia «perché l'Italia altrimenti non funziona». E poi: «Basta dire rischiamo la fine della Grecia. Siamo italiani, dovremmo dire che nei prossimi dieci anni vogliamo superare la Germania».

Poi la sfida ai big del partito. Renzi svela, «mi é stato fatto questo ragionamento: tu ti metti un angolino, facciamo noi e poi candidiamo te così prendi i voti. No, perché io così i voti non li prendo. Se c'è un motivo perché io prenda i voti é perché non ci siano loro. Io non posso fare e non farò la foglia di fico di questo meccanismo».


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mariok

Re: quo vadis PD ????

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RENZI, IL "POP DEM" A STELLE E STRISCE
Massimiliano Panarari per "la Stampa"

Il ritorno del Rottamatore, in «versione (molto) stelle e strisce» e, sempre di più, «pop dem». Dopo avere terminato il digiuno mediatico e la strategia del silenzio - di cui tanto si era comunque parlato (obiettivo centrato, dunque...) - Matteo Renzi torna fragorosamente a dire la propria, scegliendo per la sua rentrée nel dibattito nazionale due feste del Pd in quell'Emilia che è stata massicciamente bersaniana e oggi si rivela sempre più tentata (e ingolosita) dall'immagine potenzialmente vincente del sindaco di Firenze.

In maniche di camicia (bianca), che indicano attivismo, e cravatta chiara (giovanile, ma non «fighetta», per usare una «categoria politologica» ormai sdoganata dallo stesso premier), Renzi sceglie una strategia confermativa, che riprende i suoi fondamentali comunicativi (e semiotici), e prosegue sparata lungo il percorso di costruzione della sua leadership come candidato presidenziale. All'americana.

Osservandolo, dal vestiario alla gestualità e alla prossemica, sino ai toni (come quando invoca il superamento della guerra contro «il nemico»), appare indiscutibile come continui a guardare ai politici anglosassoni - in primis americani (Clinton e Obama); gli unici, d'altronde, che hanno portato la sinistra riformista al governo in questi decenni e hanno (parzialmente) dettato l'agenda.

Il Renzi che sbarca in una delle tradizionali riserve del Pd si chiama «Fuori» (come il suo vecchio slogan di battaglia) rispetto ai per nulla amati vertici del partito, riesuma e stigmatizza l'assai infelice battuta sulla smacchiatura del giaguaro, e punta a rafforzare la mozione degli affetti col frastornato «popolo» del centrosinistra bisognoso di certezze. Una strategia dell'attenzione verso i militanti (comunque importanti nelle primarie) che potremmo inquadrare, di nuovo, con un'etichetta mutuata dal lessico politico statunitense.

Ieri, infatti, abbiamo assistito a un Renzi «democratico populista», quello che sta dalla parte della gente e dei cittadini contro la «tecnocrazia» (evocata genericamente nel discorso, e qualunque riferimento a persone in carica, ovviamente, è tutt'altro che casuale...), gli apparati e coloro che, nella dirigenza, vogliono «primarie socchiuse».

Espressione, quest'ultima, che identifica uno dei passaggi maggiormente efficaci dal punto di vista della comunicazione, insieme alla neo-massima «Io prendo i voti se non ci sono loro» e al martellamento su Grillo «principale sponsor delle larghe intese» (bersaglio costante della polemica renziana, volta a difendere l'identità e a marcare il territorio democratico dalle incursioni elettorali a 5 stelle).

Il Renzi imputato di intercettare consensi in uscita dal Pdl si è presentato, non a caso in una delle constituency per eccellenza, mostrando la sua via all'orgoglio di partito secondo modalità equivalenti a quelle di un dem populista Usa: ovvero, il rapporto diretto (e con tratti carismatici) con una base che si lamenta incessantemente della distanza dei propri dirigenti.

Non il bagno di folla (che fa plebiscitarismo berlusconiano), ma i prati e gli stand festivalieri della macchina organizzativa ancora significativa, in conformità con quel processo di personalizzazione che ne fa il politico postmoderno per antonomasia del Pd. Il vecchio-nuovo frame renziano è, dunque, sempre di più quello del «pop dem», anche nell'immaginario popular (per lui abituale) fatto di un linguaggio piano, semplice, evocativo, emozionale e, naturalmente, condito da citazioni musicali, a partire da quella del «Bruce Springsteen emiliano», Luciano Ligabue (sarà casuale, considerando che Bersani si dichiarava fan di Vasco Rossi..?).

Anche la vita pubblica americana la si fa in piccole località, la cui toponomastica non dice granché all'opinione pubblica, fino a quando non vengono sbalzate agli onori delle cronache da qualche evento importante. Così, ieri, la «carovana Renzi» è passata a Bosco Albergati, in quel di Modena, e a Villalunga di Casalgrande (in provincia di Reggio Emilia). E, verosimilmente, ci ricorderemo di questi nomi in futuro.
Amadeus

Re: quo vadis PD ????

Messaggio da Amadeus »

Come direbbe Catalano:
è meglio che i media si occupino delle frasi a effetto di Renzino anzichè parlare sempre e solo dei crimini e dell'impunità di Silvio .

:roll: :roll:
camillobenso
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Re: quo vadis PD ????

Messaggio da camillobenso »

mariok ha scritto:Renzi torna a parlare e annuncia le cinque «E» del suo programma

di Sara Bianchi

7 agosto 2013

Mancano poche ore alla direzione del Partito democratico e Matteo Renzi parla dalla festa del Pd di Bosco Albergati a Castelfranco Emilia. Cita Luciano Ligabue e Jeff Bezos. Del primo, usa le parole di una canzone, per dire: «Vorrei che provassimo a domandarci se davvero non è tempo per noi, se è tempo di metter da parte il pessimismo e di rimetterci a lavorare». Come il secondo, fondatore di Amazon che ha appena acquistato il Washington Post, incita a non avere paura del futuro e dell'innovazione.

Il Pd, per il rottamatore, deve riuscire a tracciare un sentiero da percorrere per il futuro, anche se non sarà facile. «Vorrei - dice Renzi - che il Pd trovasse il gusto di sperimentare e non si limitasse a prendere esempio dal passato, che ritrovasse l'orgoglio, l'entusiamo, la dignità per un Italia più bella». La vecchia tessera, ribadisce il sindaco di Firenze, non basta più, «abbiamo bisogno di inventarci un partito diverso». E tornare alla politica «vuol dire prendere atto che non possiamo andare avanti con questi politici», quegli stessi parlamentari che «se ne dicono di tutti i colori e poi votano gli stessi provvedimenti».

Al presidente del Consiglio, Enrico Letta ricorda: «L'amico vero è quello che ti dice in faccia le cose». E poi: «Il governo realizzi gli impegni che ha preso con gli italiani, a partire dalla legge elettorale, come quella dei sindaci, dove alla sera sai chi ha vinto e chi ha perso». Ribadisce: «Noi siamo con il Governo». E esorta il premier: «Vai avanti e fai quello per cui sei stato eletto, se non sei in grado, non cercare alibi fuori dal Parlamento». Quanto alla sua decisione di non parlare di questioni nazionali nelle utlime settimane e alle accuse che gli sono state rivolte di voler logorare l'Esecutivo, chiarisce: «Sono un italiano e spero che il mio governo faccia per bene le cose per l'Italia. Perché questo accada, il governo non deve usare la voce del verbo 'durare', ma deve fare».

Al segretario Pd, Gugliemo Epifani, Renzi dice invece di occuparsi più dei problemi del Paese piuttosto che delle regole per le primarie. «Fissiamo la data del congresso, io non mi accapiglierò sulle regole».

Quanto a Silvio Berlusconi: «Ho sempre detto che avrei preferito sconfiggerlo in un confronto elettorale, confronto che abbiamo perso lo scorso febbraio, perché dal giorno dopo delle primarie siamo tornati a parlare di lui e il nostro motto è diventato: lo smacchiamo».

Invece «l'Italia aspettava una speranza e non un nemico». «Le sentenze si rispettano e la legge è uguale per tutti», sottolinea il sindaco, secondo il quale ora più che mai «vanno presi i voti dei delusi del Pdl», ma anche «dei delusi del Pd e del Movimento 5 Stelle». Beppe Grillo, per il rottamatore «è il principale sponsor del governo delle larghe intese».

Il sindaco indica i suoi cinque punti programmatici: educazione, energia, equità , Europa e entusiasmo.

La più importante scommessa per Matteo Renzi è quella sulla scuola, ma serve anche una riforma la giustizia «perché l'Italia altrimenti non funziona». E poi: «Basta dire rischiamo la fine della Grecia. Siamo italiani, dovremmo dire che nei prossimi dieci anni vogliamo superare la Germania».

Poi la sfida ai big del partito. Renzi svela, «mi é stato fatto questo ragionamento: tu ti metti un angolino, facciamo noi e poi candidiamo te così prendi i voti. No, perché io così i voti non li prendo. Se c'è un motivo perché io prenda i voti é perché non ci siano loro. Io non posso fare e non farò la foglia di fico di questo meccanismo».


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da ilsole24ore

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Che differenza esiste tra questa fiaba :


Il sindaco indica i suoi cinque punti programmatici: educazione, energia, equità , Europa e entusiasmo.

La più importante scommessa per Matteo Renzi è quella sulla scuola, ma serve anche una riforma la giustizia «perché l'Italia altrimenti non funziona». E poi: «Basta dire rischiamo la fine della Grecia. Siamo italiani, dovremmo dire che nei prossimi dieci anni vogliamo superare la Germania».


e quest’altra?


C'era una volta un povero contadino che una sera se ne stava seduto accanto al focolare ad attizzare il fuoco, mentre sua moglie filava. A un certo punto disse: -Com'è triste non aver bambini! E' così silenziosa la nostra casa, mentre dagli altri c'è tanto baccano e tanta allegria!-. -Sì- rispose la donna sospirando -fosse anche uno solo e pure piccolissimo, non più grande di un pollice, sarei già contenta, e gli vorremmo un gran bene.- Ora avvenne che la donna incominciò a star male, e dopo sette mesi diede alla luce un bambino, perfettamente formato, ma non più grande di un pollice. Allora essi dissero -E' proprio come lo abbiamo desiderato, e sarà il nostro caro figlioletto- e, dalla statura, lo chiamarono Pollicino. Non gli lesinarono il cibo, tuttavia il bimbo non crebbe e rimase com'era al momento della nascita. E aveva uno sguardo intelligente e si mostrò ben presto un ometto attento e giudizioso, che riusciva in tutto quello che intraprendeva. Un giorno il contadino si preparava ad andare nel bosco a tagliar legna, e mormorò: -Se ci fosse qualcuno che venisse a prendermi con il carro!-. -Oh babbo- esclamò Pollicino -lo farò io; il carro sarà nel bosco a tempo debito.- L'uomo si mise a ridere e disse: -Com'è possibile? Sei troppo piccolo per guidare un cavallo con le redini-. -Non fa niente, babbo, se la mamma vuole attaccarlo, mi metterò nell'orecchio del cavallo e gli suggerirò dove deve andare.- -Be'- rispose il contadino -proviamo, per una volta.- Quando giunse l'ora, la madre attaccò e mise Pollicino nell'orecchio del cavallo, e il piccolo gli gridava dove doveva andare: -Uh e oh! a destra e a sinistra!-. Tutto andò regolarmente come se ci fosse stato un cocchiere, e il carro se ne andava dritto verso il bosco. Ora avvenne che a una svolta, mentre il piccino gridava: -A sinistra!- passarono di lì due forestieri. -Dio mio!- disse l'uno -che è mai questo? C'è un carro e un carrettiere invisibile guida il cavallo!- -C'è qualcosa che non va- disse l'altro -seguiamolo e vediamo dove si ferma.- Intanto il carro andò dritto nel bosco dove spaccavano la legna. Quando Pollicino scorse suo padre, gridò: -Hai visto, babbo, eccomi qui con il carro, adesso mettimi giù-. Il contadino afferrò il cavallo con la sinistra, e con la destra tirò giù dall'orecchio il suo figlioletto, che tutto allegro si mise a sedere su di un fuscello di paglia. Quando due forestieri videro Pollicino, ammutolirono dallo stupore L'uno prese l'altro in disparte e disse: -Ascolta, quell'omuncolo potrebbe fare la nostra fortuna, se lo faremo vedere a pagamento in una grande città: compriamolo!-. Si avvicinarono al contadino e dissero: -Vendeteci l'omino, lo tratteremo bene!-. -No- rispose il padre -non venderei la radice del mio cuore per tutto l'oro del mondo.- Ma Pollicino, udito l'affare, gli si arrampicò su per le pieghe del vestito, si mise sulla sua spalla e gli sussurrò all'orecchio: -Babbo, vendimi pure, tanto ritornerò da te-.
Allora il padre lo diede a quei due per una bella moneta d'oro. -Dove vuoi metterti?- gli chiesero. -Ah, posatemi sulla tesa del cappello; là potrò andare su e giù come in una galleria, e ammirerò il paesaggio.- Lo accontentarono e quando Pollicino ebbe preso congedo dal padre, se lo portarono via. Camminarono fino all'imbrunire, allora il piccino disse: -Tiratemi giù, ne ho bisogno-. -Rimani pure li- rispose l'uomo che lo portava sul suo cappello -non m'importa; anche gli uccelli lasciano cadere qualcosa ogni tanto.- -No- disse Pollicino -so quel che si conviene; tiratemi giù, presto!- L'uomo si tolse il cappello, e mise il piccino in un campo lungo la strada; e quello si addentrò un poco fra le zolle qua e là; poi d'un tratto s'infilò in una tana di sorcio, che aveva cercato apposta. -Buona sera, signori, andatevene pure senza di me!- gridò loro. Quelli corsero e frugarono la tana con i bastoni, ma era fatica sprecata: Pollicino strisciava sempre più giù, e siccome presto fu notte fonda, dovettero andarsene pieni di rabbia e con la borsa vuota. Quando Pollicino si accorse che se ne erano andati, venne fuori dalla galleria sotterranea. -E' pericoloso camminare per i campi al buio- disse -è così facile rompersi l'osso del collo!- Per fortuna s'imbatté‚ in un guscio di lumaca: "Sia lode a Dio!" pensò. "Qui posso pernottare al sicuro!" e vi entrò. Poco dopo, mentre stava per addormentarsi, sentì passare due uomini, uno dei quali diceva: -Come faremo a rubare l'oro e l'argento del ricco parroco?-. -Potrei dirtelo io- gridò subito Pollicino. -Cos'è stato?- esclamò uno dei ladri, spaventato. -Ho sentito qualcuno parlare.- Si fermarono in ascolto e Pollicino tornò a dire: -Prendetemi con voi, vi aiuterò-. -Dove sei?- -Cercate per terra e ascoltate da dove viene la voce- rispose. Finalmente i ladri lo trovarono e lo sollevarono. -Ma come vuoi aiutarci tu, piccolo vermiciattolo!- dissero. -Guardate- egli rispose -entro dall'inferriata nella camera del parroco e vi sporgo fuori quello che volete.- -Be'- dissero quelli -vedremo cosa sei capace di fare.- Quando arrivarono alla parrocchia, Pollicino si introdusse nella camera, ma gridò subito a squarciagola: -Volete tutto quello che c'è qui?-. I ladri dissero, spaventati: -Parla piano, che nessuno ti senta!-. Ma Pollicino finse di non aver capito e gridò di nuovo: -Cosa volete? Volete tutto quel che c'è?-. L'udì la cuoca che dormiva nella stanza accanto, e si rizzò a sedere sul letto in ascolto. Ma per lo spavento i ladri erano corsi dietro un pezzo; finalmente ripresero coraggio e pensarono: "Quel piccoletto vuole prendersi gioco di noi." Tornarono e gli sussurrarono: -Adesso fa' sul serio e dacci qualcosa-. E di nuovo Pollicino gridò più forte che pot‚: -Vi darò tutto; porgete soltanto le mani!-. La donna che stava ad ascoltare l'udì distintamente, saltò giù dal letto ed entrò inciampando nella stanza. I ladri scapparono precipitosamente, come se avessero il fuoco alle calcagne; ma la donna, non riuscendo a vedere nulla, andò ad accendere un lume. Quando ella tornò, Pollicino, non visto, si cacciò nel fienile; e la donna, dopo aver cercato inutilmente in tutti gli angoli, si rimise a letto, credendo di aver sognato a occhi aperti. Pollicino si era arrampicato fra gli steli del fieno, dove aveva trovato un bel posto per dormire: voleva riposare fino a giorno per poi fare ritorno dai genitori. Ma lo aspettavano ben altre esperienze! Sì, non mancano tribolazioni e affanni a questo mondo! All'alba la serva si alzò per dar da mangiare alle bestie. Per prima cosa andò nel fienile, dove prese una manciata di fieno, proprio quello in cui dormiva il povero Pollicino. Ma egli dormiva così sodo che non se ne accorse e si svegliò soltanto in bocca alla mucca, che l'aveva preso con il fieno. -Ah, Dio mio!- gridò. -Come ho fatto a cadere nella mangiatoia?- Ma capì ben presto dove si trovava. Allora cercò di fare attenzione in modo da non finire fra i denti ed essere stritolato; poi dovette lasciarsi scivolare nello stomaco. -Nello stanzino hanno dimenticato le finestre!- disse -e non ci entra il sole, n‚ si può avere un lume!- L'abitazione non gli garbava affatto, e quel che era peggio, dalla porta continuava a entrare altro fieno e lo spazio si faceva più stretto. Alla fine, impaurito, gridò con quanto fiato aveva in gola: -Non portatemi più fieno! Non portatemi più fieno!-. La serva stava mungendo la mucca proprio in quel momento, e quando sentì parlare senza vedere nessuno, e riconobbe la stessa voce che aveva udito durante la notte, si spaventò tanto che sdrucciolò dallo sgabello e rovesciò il latte. Corse dal padrone in tutta fretta, gridando: -Dio mio, reverendo, la mucca ha parlato!-. -Sei impazzita- le rispose il parroco, tuttavia si recò di persona nella stalla per vedere cosa vi fosse. Ma ci aveva appena messo piede, che Pollicino si mise a gridare di nuovo: -Non portatemi più fieno! Non portatemi più fieno!-. Allora anche il parroco si spaventò e, pensando che si trattasse di uno spirito maligno, fece uccidere la mucca. Così fu macellata, ma lo stomaco dove si trovava Pollicino fu gettato nel letamaio. Pollicino cercò di tirarsi fuori con gran fatica; finalmente riuscì a farsi strada, ma proprio mentre stava per metter fuori la testa sopraggiunse un'altra disgrazia. Arrivò di corsa un lupo affamato che ingoiò tutto lo stomaco in un boccone. Ma Pollicino non si perse d'animo. "Forse il lupo mi darà retta" pensò e, dalla pancia, gli gridò: -Caro lupo, io so dove puoi trovare un cibo squisito-. -Dove?- chiese il lupo -In quella casa così e così, devi introdurti nella cantina e troverai focaccia, lardo e salsiccia a volontà.- E gli descrisse minutamente la casa di suo padre. Il lupo non se lo fece dire due volte: di notte, passando dalla cantina, entrò nella dispensa e mangiò a sazietà. Quando fu sazio volle andarsene, ma era diventato così grasso che non pot‚ più uscire per la stessa via. Pollicino aveva contato proprio su questo e si mise a fare un gran baccano nella pancia del lupo, strepitando e strillando più forte che poteva. -Vuoi startene zitto?- disse il lupo, -svegli i padroni.- -Ma come!- rispose il piccino -tu hai mangiato a crepapelle, adesso voglio divertirmi un po' anch'io!- E ricominciò daccapo a gridare con tutte le sue forze. Finalmente suo padre e sua madre si svegliarono, corsero alla dispensa e guardarono dalla fessura. Quando videro che c'era dentro un lupo, si spaventarono, e il marito corse a prendere l'ascia e la moglie la falce. -Stammi dietro- disse l'uomo entrando nella stanza -se non lo uccido al primo colpo, dagli addosso e fallo a pezzi.- Pollicino udì la voce del padre e gridò: -Caro babbo, sono qui, sono nella pancia del lupo!-. -Dio sia lodato! abbiamo ritrovato il nostro caro bambino!- rispose l'uomo, pieno di gioia. E disse alla donna di mettere via la falce per non fargli del male. Poi diede un gran colpo sulla testa del lupo, facendolo stramazzare a terra morto; e, presi coltello e forbici, gli tagliarono la pancia e tirarono fuori il piccino. -Ah- disse il padre -come siamo stati in pena per te!- -Sì, babbo, ho girato il mondo in lungo e in largo, grazie a Dio respiro di nuovo aria buona!- -Ma dove sei stato?- -Ah, babbo, sono stato in una tana di sorcio, nella pancia di una mucca e nel ventre di un lupo, adesso rimango con voi.- -E noi non ti venderemo più per tutto l'oro del mondo.- Allora abbracciarono e baciarono il loro Pollicino, gli diedero da bere e da mangiare e gli fecero fare dei vestiti nuovi perché‚ i suoi si erano sciupati nel viaggio.

Pollicino

Fratelli Grimm
mariok

Re: quo vadis PD ????

Messaggio da mariok »

Addirittura, la favola di Pollicino. Stiamo raschiando il fondo del barile degli argomenti.
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