riforma Pensioni Fornero-Si lotta per i diritti cancellati.

E' il luogo della libera circolazione delle idee "a ruota libera"
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soloo42000
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Re: riforma Pensioni Fornero-Si lotta per i diritti cancella

Messaggio da soloo42000 »

>>io avevo firmato "all'inizio"...


Si. Ma non sono convinto sia il modo giusto.
Ho firmato perche` c'era quello sulla rappresentativita`.

Secondo me come va ristrutturata PROFONDAMENTE la sanita`,
va ristrutturata anche la legislazione del lavoro.
Non alla Fornero, naturalmente.
Ma neanche alla Diliberto.
Purtroppo anche su questo il PD latita.
Si lascia trascinare dalla corrente liberista.

E allora mi tocca nuotare controcorrente...
Pero` fortunatamente sono un buon nuotatore.

Ciao.

soloo42000
shiloh
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Re: riforma Pensioni Fornero-Si lotta per i diritti cancella

Messaggio da shiloh »

soloo42000 ha scritto:>>io avevo firmato "all'inizio"...


Si.

Ma non sono convinto sia il modo giusto.

Ho firmato perche` c'era quello sulla rappresentativita`.

Secondo me come va ristrutturata PROFONDAMENTE la sanita`,
va ristrutturata anche la legislazione del lavoro.
Non alla Fornero, naturalmente.
Ma neanche alla Diliberto.
Purtroppo anche su questo il PD latita.
Si lascia trascinare dalla corrente liberista.

E allora mi tocca nuotare controcorrente...
Pero` fortunatamente sono un buon nuotatore.

Ciao.

soloo42000

un referendum è sempre un modo giusto.
è l'unica forma di democrazia diretta che c'è rimasta...
soloo42000
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Re: riforma Pensioni Fornero-Si lotta per i diritti cancella

Messaggio da soloo42000 »

>>è l'unica forma di democrazia diretta che c'è rimasta...

Questo e`.
L'unico modo.

soloo42000
shiloh
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Re: riforma Pensioni Fornero-Si lotta per i diritti cancella

Messaggio da shiloh »

mia proposta di riforma della macelleria sociale Fornero:

tutti i lavoratori ultra50enni licenziati / esodati entro dicembre 2011 , si deve mandarli in pensione con la vecchia riforma, senza se e senza ma, per equità e per giustizia sociale in quanto in uno stato di diritto NESSUNA legge può essere retroattiva.

La nuova riforma va revisionata e riscritta con onestà intellettuale, partendo da un punto base:
con 40 anni di contribuzione si và in pensione nor-mal-men-te.

Si stabilisce un minimo per il diritto alla pensione, di 35 anni di contributi con penalizzazzioni accettabili, fino sotto i 40.

Dai 40 di contributi in poi ,
per cui volesse rimananere al lavoro,
incentivo anno dopo anno che si farà in più,
verso il raggiungimento della data massima che si stabilirà, per andare in pensione.
paolo11
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Re: riforma Pensioni Fornero-Si lotta per i diritti cancella

Messaggio da paolo11 »

shiloh ha scritto:mia proposta di riforma della macelleria sociale Fornero:

tutti i lavoratori ultra50enni licenziati / esodati entro dicembre 2011 , si deve mandarli in pensione con la vecchia riforma, senza se e senza ma, per equità e per giustizia sociale in quanto in uno stato di diritto NESSUNA legge può essere retroattiva.

La nuova riforma va revisionata e riscritta con onestà intellettuale, partendo da un punto base:
con 40 anni di contribuzione si và in pensione nor-mal-men-te.

Si stabilisce un minimo per il diritto alla pensione, di 35 anni di contributi con penalizzazzioni accettabili, fino sotto i 40.

Dai 40 di contributi in poi ,
per cui volesse rimananere al lavoro,
incentivo anno dopo anno che si farà in più,
verso il raggiungimento della data massima che si stabilirà, per andare in pensione.
Caroshiloh.Tutto OK aggiungiamo un altro elemento lasciato dormire.I lavori usuranti non devono essere penanizzati, se vanno prima dei 40 anni.
Ciao
Paolo11
shiloh
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Re: riforma Pensioni Fornero-Si lotta per i diritti cancella

Messaggio da shiloh »

Guida alle nuove pensioni
Ecco cosa cambia dal 2013
Arriva a gennaio 2013 la stretta sulle pensioni prevista dalla riforma Fornero .
Se fino alla fine del 2012 sono usciti dal lavoro ancora i dipendenti che hanno maturato i requisiti a fine 2011 (e poi hanno dovuto attendere i 12 mesi previsti dalla finestra mobile) dal 2013 i lavoratori dipendenti potranno lasciare il lavoro solo con le regole previste dalla riforma (continueranno ad andare ancora fino a giugno con le vecchie regole gli autonomi che hanno dovuto attendere 18 mesi per la finestra mobile).

Di fatto a decorrere da gennaio 2013 si potrà andare in pensione di vecchiaia con almeno 62 anni e tre mesi se donne (63 anni e 9 mesi se lavoratrici autonome) e con 66 anni e tre mesi se uomini.
Si potrà andare in pensione anticipata rispetto alla vecchiaia solo se si sono maturati almeno 42 anni e 5 mesi di contributi se uomini e 41 anni e 5 mesi se donne.

Per le donne si tratta di un aumento significativo dell'età che aumenterà ancora gradualmente fino al 2018 (quando sarà equiparata a quella degli uomini).
Fino a fine 2012 sono andate in pensione di vecchiaia donne dipendenti con 61 anni (60 più uno di finestra mobile) e lavoratrici autonome con 61 anni e mezzo (60 anni più 18 mesi di finestra mobile) mentre dal 2013 bisognerà attendere per le dipendenti i 62 anni e tre mesi e per le autonome 63 anni e 9 mesi.
Dal 2014 ci vorranno 63 anni e 9 mesi per le dipendenti e 64 anni e 9 mesi per le lavoratrici autonome.

Per evitare il salto repentino previsto per gli anni successivi è previsto che le dipendenti che abbiano compiuto 60 anni entro il 2012 possano andare in pensione a 64 anni e 7 mesi (quindi nel 2016 senza rischiare l'ulteriore scalino a 65 anni e tre mesi).
Un piccolo salvagente per le donne della seconda parte del 1952 che rischiavano di rincorrere la pensione fino al 2018 con cinque anni di lavoro in più rispetto alle colleghe del 1951.

Per gli uomini la «stangata» riguarda soprattutto la pensione anticipata (che sostituisce la pensione di anzianità).
L'abolizione delle quote e l'incremento di un anno per gli anni di contributi necessari per l'uscita (oltre l'aspettativa di vita) terrà ancora in ufficio e in fabbrica un piccolo esercito di lavoratori che si sentiva in dirittura di arrivo.
Se infatti per la pensione di vecchiaia basteranno nel 2013 66 anni e 3 mesi (a fronte dei 66 anni con cui si è usciti fino a fine 2012) per la pensione anticipata ci vorranno 42 anni e 5 mesi di contributi (41 anni e 5 mesi per le donne).

In pratica se si è nati dopo il 1946 per ritirarsi dal lavoro bisognerà aver cominciato a lavorare almeno nel 1972 (se si è cominciato nel 1971 è stato possibile uscire nel 2012 grazie a 40 anni di contributi più uno di finestra mobile).
Anche per gli uomini dipendenti è prevista una eccezione con la possibilità di andare in pensione a 64 anni se si sono maturati entro il 2012 60 anni di età e 35 di contributi (quindi per i lavoratori del 1952 sarà possibile andare in pensione nel 2016 a 64 anni e 7 mesi pur avendone di contributi solo 39).

http://www.unita.it/economia/guida-alle ... 3-1.471157
:shock: :shock: :shock:


roba da pazzi.

spero proprio che il prossimo governo attenui gli effetti di questo obbrobrio antitaliano di macelleria sociale targato Fornero.
shiloh
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Re: riforma Pensioni Fornero-Si lotta per i diritti cancella

Messaggio da shiloh »

Fornero, un mix indigesto
di Tito Boeri
Le due riforme fatte dal ministro, quella sul lavoro e quella delle pensioni, non sono compatibili tra loro. E alla fine hanno prodotto un grande pasticcio. Per i lavoratori, ma anche per le imprese. Ecco perché
E' molto difficile riformare il mercato del lavoro e le pensioni nel mezzo di una pesante recessione che segue a ruota una recessione ancora più dura. Bisogna dare atto a questo governo di averci provato. Con alterne fortune. La riforma delle pensioni ha raggiunto in gran parte i propri obiettivi: garantisce la sostenibilità della spesa previdenziale, migliorandone al contempo l'equità intergenerazionale. Poteva mettere fine al tormentone pensioni: dopo le grandi riforme del 1992 e del 1996, gli italiani avevano assistito con non poche angosce ad altri cinque micro-interventi di manutenzione del sistema nel 1997, 2004, 2007, 2010 e infine nell'estate 2011. Si sperava che quest'ultimo aggiustamento sarebbe stato quello conclusivo.

Purtroppo la cosiddetta riforma Fornero non sarà l'ultima della serie perché è stata poco attenta alla domanda di lavoro e così nuovi interventi saranno richiesti per affrontare il nodo degli esodati ed esodandi. La riforma non ha neanche posto rimedio alla barbarie dei ricongiungimenti onerosi e ha affrontato in modo brutale il problema dell'indicizzazione delle pensioni. Così, invece di trovare coerenza, di inseririsi in un disegno unitario con la riforma del mercato del lavoro, la rende ancora più pesante per i lavoratori e per le imprese. Il mix diventa alquanto indigesto.

Le imprese si sentono private di flessibilità in entrata proprio mentre si vedono preclusa la strada dei prepensionamenti. E i lavoratori verso la fine della carriera lavorativa vedono allontanarsi la data in cui riceveranno la loro pensione e al contempo vengono a sapere che, nel caso in cui perdessero il posto di lavoro, potranno godere di sostegni pubblici al loro reddito per un periodo più breve. E' per questo che le due riforme sono molto più impopolari di quanto avrebbero potuto essere. Per fortuna si è ancora in tempo a renderle maggiormente coerenti tra di loro. Ma bisogna agire in fretta.
DUE RIFORME POCO COMPATIBILI
La riforma delle pensioni ha esteso il metodo contributivo, quello che stabilisce l'ammontare della pensione in base ai contributi versati, a tutti i lavoratori. Il metodo contributivo verrà applicato a chi non vi era già soggetto solo a partire dai trattamenti maturati dal primo gennaio 2012 in poi. La riforma ha poi innalzato, a partire dal primo gennaio 2012, l'età minima di pensionamento nel settore pubblico a 66 anni, e a 62 anni, che arriveranno a 66 nel 2018, per le lavoratrici del settore privato. Infine ha trasformato le cosiddette pensioni di anzianità (quelle che permettevano di percepire una pensione piena prima di avere raggiunto l'età minima di pensionamento) in pensioni "anticipate", permettendo l'accesso però solo agli uomini con più di 42 anni di anzianità contributiva e alle donne con più di 41 anni, quindi una platea molto più ristretta di quella prevista dal sistema (a quote) precedente.

Infine ha sospeso per due anni l'aggiustamento all'inflazione delle pensioni superiori a 1.400 euro al mese. L'innalzamento brusco dell'età di pensionamento ha aperto la questione dei cosiddetti lavoratori esodati ed esondandi. I primi sono coloro che prima del 31 dicembre 2011 avevano accettato un piano di ristrutturazione dell'impresa nella certezza di ricevere la pensione al massimo entro due anni e si sono di colpo ritrovati senza salario e senza pensione. I secondi sono i lavoratori coinvolti in esuberi ma ancora occupati (ad esempio in Cassa Integrazione) alla data della riforma e che vedono ora allontanarsi la data in cui potranno accedere alla pensione avendo per giunta la prospettiva di ricevere trattamenti di mobilità al termine della Cassa integrazione per un periodo più breve. Un altro terreno su cui la riforma delle pensioni è in contraddizione con la riforma del mercato del lavoro è quello dei cosiddetti ricongiungimenti onerosi. Il governo non ha ritenuto di poter rimuovere le penalità introdotte da Giulio Tremonti nel 2010 per chi intende totalizzare ai fini del computo della pensione i contributi versati nell'ambito di carriere lavorative discontinue. Si finisce così paradossalmente per colpire proprio i lavoratori che hanno raccolto l'invito, cui si ispira la riforma del mercato del lavoro, a non perseguire il posto fisso, ma ad accettare una certa mobilità e flessibilità nel lavoro.

La riforma del lavoro è stata, sulla carta, molto ambiziosa, affrontando tutti i principali problemi, dall'entrata nel mercato del lavoro alla cosiddetta flessibilità in uscita, dal riordino degli ammortizzatori sociali al dualismo fra lavoratori precari e lavoratori assunti con i contratti a tempo indeterminato. Purtroppo questa ampiezza è andata a scapito della profondità. Molte misure sono inefficaci o addirittura controproducenti. La riforma dei licenziamenti aumenta ulteriormente la discrezionalità dei giudici, come sembra trapelare dalla giurisprudenza sulla nuova legge. Non c'è un allargamento, se non marginale, della platea di lavoratori coperti dagli ammortizzatori sociali e la durata massima delle indennità di mobilità viene ridotta. Chi è rimasto senza lavoro con più di 60 anni si sente così preso tra due fuochi: una pensione che si allontana e sussidi di disoccupazione che si accorciano con scarse prospettive di trovare lavoro.

La riforma fa lievitare i costi dell'assunzione dei lavoratori temporanei senza però creare un vero e proprio canale di ingresso alternativo al mercato del lavoro. Punta tutto sul contratto di apprendistato già esistente, ampliandone il potenziale raggio di applicazione. E' un contratto che offre poche protezioni durante il periodo formativo, perché può essere interrotto al termine del periodo di apprendistato senza alcun indennizzo e ha vincoli di età che escludono molti lavoratori precari. Dopo la riforma, il contratto di apprendistato non sembra essere affatto decollato nonostante i generosi incentivi fiscali introdotti dalla normativa, tant'è che si pensa addirittura di cambiargli nome. Saranno i dati a dirci a breve quanto la riforma abbia cambiato l'andamento dell'occupazione e della disoccupazione e la loro composizione per età. E' significativo il fatto che tutti oggi ne prendano le distanze. E che lo stesso governo di Mario Monti, nel giorno in cui ha chiesto la fiducia sulla riforma, si sia impegnato a cambiarla. In effetti la circolare emessa dal ministro Fornero sui contratti a termine poche settimane fa è tutt'altro che una semplice interpretazione del provvedimento: è già una riforma della riforma.
I POSSIBILI CORRETTIVI
Nel caso della riforma delle pensioni non c'era bisogno di attuare un innalzamento così brusco dell'età minima di pensionamento. Sarebbe bastato rideterminare gli importi pensionistici applicando riduzioni attuariali, pari a circa il 2-3 per cento in meno per ogni anno di pensionamento precedente al raggiungimento della nuova età richiesta. Al tempo stesso, si poteva chiedere ai datori di lavoro di versare i contributi sociali per questi lavoratori fino a quando avessero maturato il diritto a una pensione piena. Al di là del caso degli esodati, la riforma non tiene conto delle grandi differenze nei livelli di produttività e nei programmi di vita dei lavoratori anziani. Alcuni svolgono mansioni in cui sono altamente produttivi e motivati, altri magari, anche per ragioni famigliari, preferiscono ritirarsi dalla vita attiva pur sapendo che così facendo percepiranno una pensione più bassa.

Un sistema pensionistico sostenibile può permettere scelte diverse sull'età di pensionamento, posto che chi va in pensione prima (ricevendo un assegno per un periodo più lungo) deve incassare somme più basse. La riforma Fornero invece ha costretto anche quei lavoratori che avrebbero accettato una decurtazione della propria pensione pur di uscire prima a posticipare il pensionamento. Specie in un momento così difficile per il nostro mercato del lavoro sarebbe stato meglio garantire maggiore flessibilità nei piani di pensionamento. Bisognava anche abolire i ricongiungimenti onerosi, permettendo ai lavoratori di totalizzare i contributi versati una volta raggiunti i requisiti per la pensione di vecchiaia. La riforma del lavoro avrebbe dovuto creare un vero canale di ingresso nel mercato occupazionale, modulando i costi di licenziamento in modo tale da renderli gradualmente crescenti con l'anzianità aziendale. Così si sarebbe potuto anche evitare di toccare il regime dei licenziamenti proprio nel mezzo di una recessione.
http://espresso.repubblica.it/dettaglio ... 2195843//1
paolo11
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Re: riforma Pensioni Fornero-Si lotta per i diritti cancella

Messaggio da paolo11 »

http://www.rai.tv/dl/RaiTV/programmi/me ... 184e3.html
Nella puntata di ballarò.
Pensioni d'oro. 90.000 euro al mese.
Diritti aquisi.
E i diritti dei lavoratori aquisiti e cambiati?
Quanti diritti hanno tolto anche se aquisiti?
Ciao
Paolo11
shiloh
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Re: riforma Pensioni Fornero-Si lotta per i diritti cancella

Messaggio da shiloh »


Pdl salva i manager:
scivolo anche se l'azienda licenzia.

Arriva lo scivolo alla pensione per i manager delle grandi aziende, anche quelle che licenziano.
Lo prevede una norma del maxiemendamento allo Sviluppo sul quale il governo ha incassato la fiducia.
Per accordarlo basterà l'ok delle associazioni sindacali di categoria.
La norma a quanto si apprende riguarderebbe tra le altre Rai, Enel, Poste.

La misura è stata inserita nel maxiemendamento del governo al dl sullo sviluppo senza incassare prima il via libera della commissione Industria.
La misura è stata presentata come subemendamento a firma del senatore Maurizio Castro ( Pdl)



http://www.unita.it/economia/pdl-salva- ... a-1.471986


e bravi i nostri cari bananas...

ora sarebbe anche il caso di piantarla di affermare che è la sinistra quella "statalista".
shiloh
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Re: riforma Pensioni Fornero-Si lotta per i diritti cancella

Messaggio da shiloh »

Lavoro, l’idea di Fornero: staffetta generazionale.

http://www.lettera43.it/economia/macro/ ... 575308.htm

«Un anziano va in part-time e l’azienda assume un apprendista».

Una staffetta generazionale per incentivare l’occupazione giovanile:

è questa l’ultima ”epocale” idea del governo in materia di lavoro.

Si tratterebbe, stando alle parole di Elsa Fornero, della
«possibilità per un dipendente ‘anziano’ di cambiare il suo contratto in part-time»,

permettendo così all’azienda di prendere un apprendista….
e vuoi che le aziende non “colgano l’occasione”…

la cosiddetta "esperta" ha allungato di 4-5-6 anni la vita lavorativa di milioni di lavoratori over 50...
così,d’emblèe ,
come fare un peto in un ascensore senza rendersi conto delle conseguenze.

Adesso,
con un po’ di ritardo,
“si accorge” di aver creato un tappo inaudito al ricambio generazionale,
e vorrebbe correre ai ripari nel solo modo che conosce:

turlupinando ancora una volta i lavoratori, ma senza distinzione tra giovani e anziani stavolta.

li vuol fregare proprio tutti ,stabilendo che bisogna sì continuare a lavorare per altri 4-5-6 anni, ma a stipendio dimezzato…eh si perché entrambi i soggetti, messi insieme, avrebbero uno stipendio solo…
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