Re: the day after. quali accordi per governare?
Inviato: 05/03/2013, 12:56
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Il termine inciucio deriva dall'espressione dialettale napoletana 'nciucio che significa spettegolare parlando fitto ed a bassa voce. È di origine onomatopeica, richiama il ciu-ciu che si percepisce dal chiacchiericcio di due persone.
È di recente entrato a far parte dell'italiano gergale del giornalismo politico per indicare un accordo sottobanco, un compromesso riservato tra fazioni formalmente avversarie, ma che in realtà attuano, anche con mezzi ed intenti poco leciti, una logica di spartizione del potere.
Nella politica italiana [modifica]
Il termine è entrato nel gergo della politica italiana in seguito all'uso che ne fece il giornalista Mino Fuccillo, in un'intervista a Massimo D'Alema per il quotidiano la Repubblica, il 28 ottobre 1995. Da allora, "inciucio" è divenuto un termine comune per riferirsi ad un accordo informale fra forze politiche di ideologie contrapposte che mette in atto un do ut des o addirittura una vera e propria spartizione del potere. Nel caso italiano, un tacito patto di non-belligeranza sarebbe stato stipulato, secondo alcuni giornalisti, tra Massimo D'Alema, presidente dei Democratici di Sinistra, allora ancora segretario, e Silvio Berlusconi, durante una cena a casa di Gianni Letta, il cosiddetto "patto della crostata" (in riferimento al dolce preparato per quell'occasione dalla signora Letta).
Secondo questa versione, D'Alema si sarebbe impegnato a non fare andare in porto una legge sulla regolamentazione delle frequenze televisive: a tale fine si sarebbe prestato l'allora presidente della ottava Commissione permanente del Senato, Claudio Petruccioli, non calendarizzando l'esame degli articoli del disegno di legge n. 1138 per tutta la XIII legislatura. Tale legge infatti avrebbe costretto il gruppo Mediaset a vendere una delle proprie reti (in tal caso avrebbe scelto probabilmente la meno importante, Rete 4). Inoltre, in quel periodo, Mediaset era in procinto di quotarsi in borsa, e una legge di quel calibro avrebbe fatto calare a picco il valore delle azioni. L'eventuale prezzo che l'altro contraente (Silvio Berlusconi) avrebbe promesso come merce di scambio, non è noto. D'Alema bollò come "inciuci" (cioè pettegolezzi privi di fondamento) tali affermazioni. A causa probabilmente della scarsa conoscenza dei dialetti meridionali da parte dell'intervistatore, al termine fu attribuito un significato distorto, che è poi quello per il quale oggi viene più frequentemente utilizzato.
Più in generale, l'accusa di inciucio è usata non di rado da una parte dello schieramento di sinistra ogni volta che qualche politico di tale schieramento persegue l'obiettivo di accordarsi con lo schieramento contrapposto, anche se tale accordo è ricercato alla luce del sole o verte sulle regole comuni (accordi bipartisan): ciò che similmente accade, seppure con minor frequenza e intensità, anche all'interno dello schieramento di centrodestra. Rimarchevole è anche il fatto che la polemica della Sinistra Arcobaleno contro la scelta del Partito democratico di correre da solo, nella campagna elettorale del 2008, abbia visto ritorcersi, contro Walter Veltroni, l'accusa originariamente mossa dieci anni prima da suoi ambienti contro il rivale storico D'Alema: sarebbe frutto di un "inciucio" risalente agli incontri Veltroni-Berlusconi del novembre 2007 sia la scelta di "tagliare le ali" alle due maxi-coalizioni del 2006, sia addirittura di far cessare il governo Prodi portando il Paese alle elezioni. L'intesa si sarebbe confermata dopo due mesi bruciando il tentativo esplorativo di Franco Marini.
Poiché la politica italiana ha storicamente visto molti episodi in tale direzione (primo dei quali, ancora nel Regno del Piemonte, fu quello tra Cavour ed Urbano Rattazzi, all'epoca definito assai più aulicamente 'il connubio') Angelo Panebianco - in un suo commento sul Corriere della sera del 17 dicembre 2007 intitolato 'Il dialogo e i suoi nemici' - ha scritto: "a proposito di inciucio: non esiste forse un rapporto fra la decadenza politica di un Paese e la volgarità e la sciatteria del suo linguaggio politico?".
Il termine inciucio deriva dall'espressione dialettale napoletana 'nciucio che significa spettegolare parlando fitto ed a bassa voce. È di origine onomatopeica, richiama il ciu-ciu che si percepisce dal chiacchiericcio di due persone.
È di recente entrato a far parte dell'italiano gergale del giornalismo politico per indicare un accordo sottobanco, un compromesso riservato tra fazioni formalmente avversarie, ma che in realtà attuano, anche con mezzi ed intenti poco leciti, una logica di spartizione del potere.
Nella politica italiana [modifica]
Il termine è entrato nel gergo della politica italiana in seguito all'uso che ne fece il giornalista Mino Fuccillo, in un'intervista a Massimo D'Alema per il quotidiano la Repubblica, il 28 ottobre 1995. Da allora, "inciucio" è divenuto un termine comune per riferirsi ad un accordo informale fra forze politiche di ideologie contrapposte che mette in atto un do ut des o addirittura una vera e propria spartizione del potere. Nel caso italiano, un tacito patto di non-belligeranza sarebbe stato stipulato, secondo alcuni giornalisti, tra Massimo D'Alema, presidente dei Democratici di Sinistra, allora ancora segretario, e Silvio Berlusconi, durante una cena a casa di Gianni Letta, il cosiddetto "patto della crostata" (in riferimento al dolce preparato per quell'occasione dalla signora Letta).
Secondo questa versione, D'Alema si sarebbe impegnato a non fare andare in porto una legge sulla regolamentazione delle frequenze televisive: a tale fine si sarebbe prestato l'allora presidente della ottava Commissione permanente del Senato, Claudio Petruccioli, non calendarizzando l'esame degli articoli del disegno di legge n. 1138 per tutta la XIII legislatura. Tale legge infatti avrebbe costretto il gruppo Mediaset a vendere una delle proprie reti (in tal caso avrebbe scelto probabilmente la meno importante, Rete 4). Inoltre, in quel periodo, Mediaset era in procinto di quotarsi in borsa, e una legge di quel calibro avrebbe fatto calare a picco il valore delle azioni. L'eventuale prezzo che l'altro contraente (Silvio Berlusconi) avrebbe promesso come merce di scambio, non è noto. D'Alema bollò come "inciuci" (cioè pettegolezzi privi di fondamento) tali affermazioni. A causa probabilmente della scarsa conoscenza dei dialetti meridionali da parte dell'intervistatore, al termine fu attribuito un significato distorto, che è poi quello per il quale oggi viene più frequentemente utilizzato.
Più in generale, l'accusa di inciucio è usata non di rado da una parte dello schieramento di sinistra ogni volta che qualche politico di tale schieramento persegue l'obiettivo di accordarsi con lo schieramento contrapposto, anche se tale accordo è ricercato alla luce del sole o verte sulle regole comuni (accordi bipartisan): ciò che similmente accade, seppure con minor frequenza e intensità, anche all'interno dello schieramento di centrodestra. Rimarchevole è anche il fatto che la polemica della Sinistra Arcobaleno contro la scelta del Partito democratico di correre da solo, nella campagna elettorale del 2008, abbia visto ritorcersi, contro Walter Veltroni, l'accusa originariamente mossa dieci anni prima da suoi ambienti contro il rivale storico D'Alema: sarebbe frutto di un "inciucio" risalente agli incontri Veltroni-Berlusconi del novembre 2007 sia la scelta di "tagliare le ali" alle due maxi-coalizioni del 2006, sia addirittura di far cessare il governo Prodi portando il Paese alle elezioni. L'intesa si sarebbe confermata dopo due mesi bruciando il tentativo esplorativo di Franco Marini.
Poiché la politica italiana ha storicamente visto molti episodi in tale direzione (primo dei quali, ancora nel Regno del Piemonte, fu quello tra Cavour ed Urbano Rattazzi, all'epoca definito assai più aulicamente 'il connubio') Angelo Panebianco - in un suo commento sul Corriere della sera del 17 dicembre 2007 intitolato 'Il dialogo e i suoi nemici' - ha scritto: "a proposito di inciucio: non esiste forse un rapporto fra la decadenza politica di un Paese e la volgarità e la sciatteria del suo linguaggio politico?".