quo vadis PD ????

E' il luogo della libera circolazione delle idee "a ruota libera"
Rispondi
camillobenso
Messaggi: 17353
Iscritto il: 06/04/2012, 20:00

Re: quo vadis PD ????

Messaggio da camillobenso »

Se Atene piange, Sparta non ride - 3



Davide Zoggia: “La nostra gente comprende tutto ma ci chiede una cosa sola: essere irremovibili con Silvio Berlusconi. La Costituzione va rispettata e le sentenze pure”.

ILLUSO

******


il Fatto 30.8.13

Congiure democratiche. I 101 che fecero fuori Bersani
Adesso Bersani sputa il rospo “Sala macchine per farmi fuori”


di Antonello Caporale



L’ex segretario Ds dice a Repubblica che i 101 parlamentari che affondarono la candidatura di Prodi al Quirinale volevano colpire anche lui. La storia della rielezione di Napolitano e delle larghe intese è tutta da scrivere

Ci fu una regia, più mani che insieme costruirono una “sala macchine” nella quale si congegnò l’ordigno per far fuori Romano Prodi dal Quirinale e Pierluigi Bersani dal Pd.

Con quel che ne è seguito e che nel disegno era evidentemente pianificato: la richiesta di un supplemento di presidenza a Giorgio Napolitano e la cooptazione di Silvio Berlusconi al governo, il timbro del nuovo corso, delle grandi intese, della “cooperazione” tra gli opposti per la salvezza del Paese.


C’è un po’ da sussultare nella verità che Bersani, il protagonista sconfitto, elargisce, facendosi cadere le parole dalla tasca, sul finire di un’intervista a Repubblica.

Parla di questa sala, e offre limpida l’immagine cruenta di un putsch, un complotto per cambiare il corso della storia, sovvertire, con un accordo segreto, la linea ufficiale.

È dentro il Pd che bisogna indagare, andare ancora più a fondo, sembra dire Bersani, verificare fino a che punto si sia spinta l’intelligenza col nemico, i dettagli dell’accordo, la stesura del compromesso.


E IL PATTO con Berlusconi - e qui il passato oramai conosciuto proietta la sua ombra equivoca sul presente - contiene forse anche quella garanzia di comprensione rispetto ai guai giudiziari, alle sentenze che si accavallano e alla pena che l’aspetta?

Il passato ritorna e già il prossimo 9 settembre, giorno di riunione della Giunta per le elezioni, avremo modo di capire se quella sala macchine è ancora in funzione.


E anche se non si stia preparando, seguendo i fili confusi di un disegno non ancora scoperto, una reazione, una resistenza armata, dentro il Pd, all’accordo di pace fatto siglare da Napolitano.

Torniamo a quei giorni e sollecitiamo la memoria di chi li ha vissuti da protagonista sull’una e l’altra sponda del Partito democratico.

Miguel Gotor legava ogni suo passo a quello di Bersani: “Ricordo il gelo, il silenzio attorno a noi. Percepivo in quella rarefazione di rapporti interni qualcosa di più che una presa di distanza. Se Bersani parla di sala macchine ha sicuramente elementi maggiori per meglio definire la mia impressione. È indubitabile che qualcosa si sia mosso contro di noi”.


Alt.

Qui Nicola Latorre ha un ricordo esattamente opposto: “I gruppi dirigenti non si riunivano e le decisioni erano prese in grande solitudine, un cerchio ristretto di persone che centellinavano ogni informazione. Sala macchine? Cospirazione? Ogni segretario sconfitto tende ad assolvere il suo operato. Lo sbandamento che seguì dalle ripetute sconfitte sul campo, ricordiamoci la infausta trattativa con Beppe Grillo, provocò uno smottamento, questo è vero. Son cose che hanno fatto male al partito, ma non è verità di oggi”.

Choc, confusione, caos in un partito mal guidato.

Nico Stumpo, controllore delle tessere e responsabile dell’organizzazione, un vicino di casa del segretario disarcionato: “Il voto contro Prodi fu un colpo a freddo, questo posso dirlo. Sul resto non so, ma quel sovvertimento del pronostico fu davvero una rivelazione, una novità assoluta, uno choc vero per noi”.

QUEL VOTO di maggio porta disordine ancora oggi, e rischia di gonfiare di guai il prossimo autunno di Enrico Letta.

Dice Stumpo: “Non credo alla ripicca, non penso assolutamente che esiste la possibilità di regolare i conti interni facendoli pagare a Letta. I nostri militanti patiscono ancora, e persino di più che l’allenza con Berlusconi, la scelta del Pd di non dare i voti al fondatore dell’Ulivo, al padre nobile del partito”.

Ritorniamo alla sala macchine, alla cabina di regia, al complotto.

C’è un fatto: poco dopo la “standing ovation” che l’Ansa registrò sul nome del leader bolognese nella riunione dei gruppi parlamentari, la Velina rossa, foglio agguerrito e informato di area dalemiana, ricordò un suo lancio del 3 aprile preannunciando decine di casi di coscienza e ostruzioni, ribaltamenti, inabissamenti.

Valutò in 130 il numero dei dissidenti, definendo, come supremo oltraggio al Bersani sconfitto, in 29 (furono 101 i grandi elettori del Pd contro Prodi) il numero dei franchi tiratori alla rovescia.

“Ricordo caos, assenza di linea politica, molta approssimazione del gruppo dirigente. La regia, il gruppo organizzato, sono idee fuori dalla realtà che è magari anche più tragica e sconfortante”, è il parere di Goffredo Bettini.


Ma il passato trascina il presente nell’inquietudine: “Una parte dei nostri elettori condivide e comprende le larghe intese, nel mezzo tanti sono sul chi va là e poi c’è la zona degli arrabbiati, di chi ne ha le tasche piene di Berlusconi.

Sono sentimenti che premono per la rottura, ed è suggestiva l’idea che in autunno si restituisca pan per focaccia, si metta in crisi il governo Letta con quel che ne consegue.

Ma rimane una suggestione, per adesso non andrei oltre”, pensa Latorre.

L’autunno è alle porte e la verifica se un’altra sala macchine è in procinto di ospitare operazioni di guerra contro il governo (e soprattutto il Quirinale) non si farà attendere.

Davide Zoggia: “La nostra gente comprende tutto ma ci chiede una cosa sola: essere irremovibili con Silvio Berlusconi. La Costituzione va rispettata e le sentenze pure”.
camillobenso
Messaggi: 17353
Iscritto il: 06/04/2012, 20:00

Re: quo vadis PD ????

Messaggio da camillobenso »

Se Atene piange, Sparta non ride - 4



il Fatto 30.8.13

Maroni mi disse: Napolitano ce l’ha con Pier Luigi, che è contrario al bis
di Loris Mazzetti

IL SEGRETARIO federale della Lega Nord Roberto Maroni, dopo aver vinto le elezioni regionali in Lombardia del 24-25 febbraio, la prima uscita televisiva la fece su Rai Tre a Che tempo che fa il 3 marzo.

Nell’attesa dell’intervista con Fabio Fazio rimasi con lui nel camerino ad intrattenerlo come si fa con tutti gli ospiti, con lui in particolare visti i nostri precedenti all’epoca di Vieni via con me quando, da ministro dell’Interno, impose la sua replica al monologo con cui Roberto Saviano aveva denunciato “la presenza della ‘ndrangheta al Nord che interloquiva anche la Lega”.

Invano mi opposi alla sua replica, imposta dal direttore generale della Rai Masi, e ne pagai le conseguenze. Per questo nessun rancore, il nostro padrone è il telespettatore che avrà fatto le opportune considerazioni.

Questo per dire che tra me e Maroni il rapporto è puramente televisivo e non esiste tra noi confidenza.

In quei giorni il dibattito era: “Il presidente Napolitano avrebbe dato o meno mandato all’onorevole Bersani di formare il governo? ”.

Chiesi al segretario della Lega quale era la sua opinione.

Lui mi disse che aveva seri dubbi sulla possibilità che ciò accadesse.

RIMASI molto sorpreso perché era il pensiero dell’ex ministro dell’Interno, cioè di uno che i fatti del “palazzo” li conosceva, perché dal passaggio di consegna alla Cancellieri era trascorso poco più di un anno.

Maroni mi spiegò che Napolitano aveva un certo “rancore” nei confronti di Bersani che, all’interno del Pd, in qualità di segretario, si era fortemente opposto al suo desiderio di iniziare un secondo mandato da presidente della Repubblica, per passare alla storia come il primo e probabilmente l’unico a dare il bis.


Grazie al tradimento dei 101 democratici nei confronti di Romano Prodi e soprattutto del loro capo Bersani, il desiderio di Napolitano, trasformato in salvatore della Patria, è stato esaudito.

Mi spiace per lui, lo scrivo con il rispetto che si deve all’Istituzione, ma questa è la verità dei fatti.
camillobenso
Messaggi: 17353
Iscritto il: 06/04/2012, 20:00

Re: quo vadis PD ????

Messaggio da camillobenso »

Se Atene piange, Sparta non ride - 5



30 AGO 2013 18:18
- - I 101 “RATTI” CHE FECERO A PEZZI PRODI – LA FEDELE SANDRA ZAMPA RIVELA CHI E PERCHE’ MISE IN MOTO L’AFFETTATRICE DEL MORTADELLA -

“Sicuramente ci fu una vera e propria macchina da guerra, per affossare Prodi e Bersani” - I dalemiani? “La loro è una delle mani” - Poi? “I cattolici di certo sì. I giovani delle primarie furono pochissimi. Poi ci sono quelli che pensavano fosse meglio un’altra strada. Renzi? Non aveva interesse…”




Wanda Marra per Il Fatto Quotidiano


Sicuramente ci fu una vera e propria macchina da guerra, per affossare Prodi e Bersani. La proposta dell'ex segretario di eleggere il Professore al Quirinale è l'ultima di una serie di questioni che non sono mai state discusse nei luoghi in cui questo dovrebbe avvenire. Ma improvvisamente gli viene messo tutto in carico: ‘Adesso tu te ne vai. Facciamo fuori Prodi e facciamo fuori te'.


Gli viene messo in conto di non aver riproposto Marini, e di non aver messo in campo D'Alema e altri".

Sandra Zampa di Romano Prodi è stata portavoce. Ora è deputata e dei giorni che portarono alla rielezione di Napolitano ha un ricordo vivido e disgustato. Tanto che su quella vicenda sta scrivendo un libro. "Credo che dobbiamo fare una grande riflessione, perché quella storia ha messo in discussione i punti fondamentali del Pd e del suo rapporto col paese".

Onorevole Zampa, quando partì la macchina?
Nella notte, quando si ebbe la certezza che Prodi era il candidato.

Chi la guidò?
Ci fu più d'una regia. E una all'insaputa dell'altra. Gruppi che si mossero autonomamente perché tutto fallisse. Ci fu anche un percorso esterno al Pd in questa direzione.

A chi si riferisce?
Al Movimento 5 Stelle per cominciare. Ci sono dichiarazioni della Lombardi che - anche se loro restarono su Rodotà - definì Prodi una gran bella cosa. Poi quando saltò fuori il nome di Romano loro chiusero. Vorrei ricordare la storica frase di Grillo quando paragona Prodi a Pertini. Non so che gioco fosse il suo, se l'unica cosa che gli interessasse fosse far saltare il Pd. Se è così, è piuttosto risibile come obiettivo, anche perché poi s'è fatto saltare da solo. Senza contare il pesante ruolo di Scelta Civica.


E dire che Monti è stato commissario europeo con Romano, da lui molto valorizzato. Monti fece votare la Cancellieri, la tipica espressione di un moderatismo la cui identità e profilo mi sono sempre stati oscuri. Quelli che abbandonarono i banchi lo fecero sapendo che così si sarebbero visti di più i casini nel Pd. Ma ci fu anche una grande imperizia.

Nel senso che Bersani non costruì la candidatura di Prodi?
Sì, ma non solo. Bersani non aveva neanche il polso della situazione. Il giorno in cui pianse o quasi in aula durante la rielezione di Napolitano per me è indimenticabile. anche perché era circondato da persone che non gli hanno fatto del bene. È davvero sconcertante che un partito possa produrre una cattiveria e un odio così feroci.

Anche la durezza politica deve avere dignità. Mi resterà per sempre in mente l'sms di una collega che, quando dissi di voler lasciare il Pd, mi scrisse: ‘Sono 101 ratti che hanno colpito nel buio'. Si accompagna alla lettera di un nostro militante a tutti noi parlamentari: ‘Dopo aver ucciso Prodi, suicidatevi nelle fogne'.

Si racconta che la mattina in cui ci fu la proclamazione di Prodi si doveva votare tra lui e D'Alema.
Il nome di Prodi si doveva votare . Ma a me risulta che poco prima di andare al Capranica era stata stoppata l'idea di D'Alema di un voto tra più nomi.

E quindi tra i registi dell'affossamento ci furono i dalemiani?
La loro è una delle mani.

Per le altre sono stati tirati in ballo i fioroniani che si vendicavano dell'affossamento di Marini, i giovani usciti dalle primarie, i renziani.
I cattolici di certo sì. I giovani delle primarie furono pochissimi. Poi ci sono quelli che pensavano fosse meglio un'altra strada. Ma i renziani in questa vicenda non sono stati una componente organizzata. Renzi non aveva interesse.

Quella mattina al Capranica aveva percepito qualcosa?
No, io ero uscita di lì molto colpita dalla standing ovation. Tant'è vero che mandai un sms al Prof dicendo che il suo nome era stato accolto in modo commovente. Poi a un certo punto ho capito che era partita un'altra macchina. È stato abbastanza sconvolgente per chi quella mattina era lì senza fingere.


Prodi e Bersani si sono sentiti dopo?
Si sono rivisti vicino a Bologna per un'inaugurazione dell'Alta velocità. Romano ha detto che i sentimenti personali vanno distinti dalle altre cose.

Nell'immediato fu molto duro con Bersani.
Disse: ‘Chi mi ha portato fin qui adesso si assume la sua responsabilità'. Ce l'aveva con chi l'aveva portato a ritirare la sua candidatura.

Chi sono i 101?
Intanto sono di più: tra i 115 e i 120. Ma i nomi non li farò mai. Mi aspetto che un giorno uno di loro li renda noti. Il problema non sono i nomi, ma l'orientamento.

Cioè?
L'orientamento a trattare con Berlusconi. Che è l'opposto di come è fatto Prodi. Secondo me ha sempre vinto perché non ha mai aperto una trattativa con lui. Come invece fanno gli altri.

Lo salveranno?
Penso di no. Se invece vogliono schiacciare il bottone dell'autodistruzione finale, allora sì.
camillobenso
Messaggi: 17353
Iscritto il: 06/04/2012, 20:00

Re: quo vadis PD ????

Messaggio da camillobenso »

Se Atene piange, Sparta non ride - 6



l’Unità 31.8.13

L’idea di legalità di un partito democratico

di Luciano Violante


Il modo in cui il Pd affronta la questione della decadenza del senatore Berlusconi contribuisce a definire la natura del partito. Essere un partito democratico indica un preciso modo di essere, come si desume da tutti i nostri documenti fondamentali.
Tale modo di essere deve tradursi in comportamenti ispirati ai principi della democrazia e quindi della legalità e dell’uguaglianza. La nostra base, l’elettorato, i consiglieri della carta stampata vogliono la decadenza, la vogliono subito e senza alcuna concessione. Non pronunciarsi subito e drasticamente, non liberarsi subito dell’avversario ora che finalmente se ne ha la possibilità, costituirebbe tradimento. In nome di questi sentimenti sono stato tacciato a sinistra di intelligenza con il nemico per una intervista rilasciata al Corriere della Sera del 26 agosto. Dalla parte opposta hanno dichiarato che la mia proposta, anzi il mio «lodo», costituiva una prova di lungimiranza politica e di sapienza giuridica. Tanto gli insulti quanto gli elogi sono privi di fondamento. Io non ho avanzato alcuna proposta né tantomeno un lodo, categoria dai confini incerti e dai precedenti discutibili. Ho detto, cito testualmente: «La Giunta, se ritenesse ci fossero i presupposti, potrebbe sollevare l’eccezione davanti alla Corte». Non ho proposto di sollevare l’eccezione di costituzionalità relativa alla legge Severino. Né tantomeno di votare contro la decadenza del senatore Berlusconi. Non sono mai entrato nel merito della questione perché mi interessa, per le ragioni che qui espongo, il modo in cui si arriva alla decisione. Ho sostenuto che dev’essere la Giunta a valutare e che la Giunta non dev’essere strattonata; se decidesse per l’«ammissibilità» e per la «non manifesta infondatezza» della eccezione potrebbe ricorrere alla Corte Costituzionale; altrimenti dovrebbe respingere l’istanza e andare oltre. Se decidesse che ci sono i requisiti per ricorrere alla Corte di Giustizia del Lussemburgo, deve farlo; altrimenti deve andare avanti. Ho aggiunto che Berlusconi ha diritto di difendersi, che il Senato ha il dovere di ascoltare e di decidere dopo aver ascoltato. Le stesse cose ha detto con autorevolezza Guglielmo Epifani al Tg3, la sera del 29 agosto.
A questo punto si pongono due questioni.
L’intero partito intende riconoscere davvero al senatore Berlusconi il diritto di difendersi e al Senato il dovere di ascoltare e di decidere solo dopo aver ascoltato? O per alcuni di noi l’ascolto delle ragioni del condannato diventa un orpello formale quando l’interessato è il tuo principale avversario, quello che ha più volte usato la forza dei numeri per far votare al Parlamento decisioni impensate come la filiazione di una ragazza marocchina, leggi ad personam e persino una legge contra personam (Caselli)? Un partito democratico sente il riconoscimento dei diritti costituzionali di qualsiasi persona che sta per essere giudicata come un presupposto intangibile della propria identità politica. Soprattutto quando quella persona è nelle sue mani ed è il suo principale avversario; può essere condannato moralmente e politicamente, ma gli si devono sempre garantire i diritti che in una procedura giudiziaria gli spettano. Questa è la legalità e questo è il principio di uguaglianza. Sarebbe lesivo della legalità e del principio di uguaglianza tanto riconoscere a Berlusconi trattamenti di favore quanto negargli i diritti che le leggi gli garantiscono. È gravoso applicare la Costituzione a chi si è sempre comportato come tuo nemico. Ma la forza morale, la legittimazione politica e la reputazione sociale di un partito si riconoscono e si costruiscono proprio in queste circostanze.
Gran parte della opinione vicina al Pd interpreta con sospetto ogni atteggiamento che non sia di assoluto e conclamato disprezzo nei confronti del senatore Berlusconi. Ma se il riconoscimento del diritto di difesa anche al nostro avversario storico costituisce la scelta coerente di un partito che è democratico, allora piegarsi a quel sospetto o cavalcarlo è segno di fragilità e di inadeguatezza. Bisogna assumersi l’onere di spiegare con autorevolezza e umiltà agli iscritti, agli elettori, all’opinione pubblica perché riconoscere anche a Berlusconi il diritto di difendersi fa parte del carattere costitutivo del Pd e perché il Senato potrà decidere definitivamente solo dopo avere ascoltato e discusso quella difesa. E se Berlusconi dev’essere dichiarato decaduto dal Senato, come è probabile, questa dichiarazione deve avvenire nel rispetto delle forme del diritto, che sono la sostanza della legalità e della democrazia.


*****

il Fatto 31.8.13

Violante. Scudo umano a Cogne


Aria frizzante di montagna. A Cogne, XVII Gran Paradiso Film festival, mancava solo Luciano Violante. Dibattito sulla Carta con il ministro Quagliariello e il giurista Valerio Onida, ma lui vuole spiegare perché non è vero che ha “sostenuto la tesi di Berlusconi” quando ha parlato del ricorso alla Consulta sulla legge Severino. Ha detto solo che è un’ipotesi. Il compostissimo pubblico si agita: “Evviva, un quarto grado di giudizio”. Lui insiste. Una signora sbotta: “In qualunque altro posto si sarebbe dimesso”. “Questo - risponde Violante - è un altro discorso. Vede signora, un giurista deve rispondere al principio di responsabilità, non a quello della convinzione. Io credo che un partito che si chiami democratico e che prima ancora di accolta le difese decide che Berlusconi è decaduto, contraddice il suo essere democratico. Sarebbe un segno di debolezza”. (St. Cas.)
camillobenso
Messaggi: 17353
Iscritto il: 06/04/2012, 20:00

Re: quo vadis PD ????

Messaggio da camillobenso »

Se Atene piange, Sparta non ride - 7



Luciano Violante, dieci senatori del Pd: "Non si possono non considerare le ragioni di Berlusconi"

L'Huffington Post | Pubblicato: 31/08/2013 10:31 CEST | Aggiornato: 31/08/2013 12:04 CEST



Luciano Violante sotto processo da parte del suo partito. Anzi no, Violante spiegherà ad un drappello di senatori del suo partito le ragioni per le quali a Silvio Berlusconi deve essere garantita una difesa articolata e approfondita. Ancora non si sa quale piega prenderà l’incontro di domani mattina tra l’ex presidente della Camera e alcuni suoi colleghi nella sede del Pd di Torino. Ma è certo che la sua proposta - che spiegava qualche giorno fa all’Huffingtonpost - di concedere tutto il tempo necessario alla difesa del Cav.

Il dibattito, che sarà aperto a militanti e semplici curiosi, è stato promosso dal senatore Stefano Esposito, con una lettera sottoscritta dalla gran parte dei suoi colleghi piemontesi: “Il Pd voterà la decadenza – mette in chiaro Esposito –ma non si possono certo ignorare una serie di problematiche tecnico giuridiche sulle quali è in corso un ampio dibattito che coinvolge autorevoli giuristi e costituzionalisti”.

Si sta aprendo una fronda a Palazzo Madama che va incontro alle posizioni di Violante? Se così fosse, la pattuglia sarebbe nutrite. Oltre a Esposito, hanno sottoscritto la lettera i senatori Chiti, Fornaro, Borioli, Ferrara, Fissore, Favero, Manassero e Zanoni, oltre al socialista (eletto nelle liste democratiche) Enrico Buemi, membro della Giunta delle elezioni.

È presto per dire se il lodo-Violante possa aprirsi una strada all’interno del gruppo parlamentare di via del Nazareno, in particolar modo dalle parti di corso Rinascimento. Ma è interessante anche un altro stralcio della missiva di Esposito&co, nella quale si legge che “le parole di Violante hanno suscitato forti reazioni critiche nel nostro partito e nella sinistra. A prescindere dall’opinione che ciascuno di noi può avere sugli aspetti strettamente giuridici legati alla decadenza di Berlusconi, riteniamo necessario avere con lui un confronto, anche aspro”.
camillobenso
Messaggi: 17353
Iscritto il: 06/04/2012, 20:00

Re: quo vadis PD ????

Messaggio da camillobenso »

l’Unità 31.8.13

Il viaggio di Barca riparte dall’ingiustizia sociale
L’ex ministro riprende il suo giro d’Italia partecipando a un convegno delle Acli aretine
La disuguaglianza tema dell’incontro con don Colmegna, amico di Carlo Maria Martini

di Rachele Gonnelli

AREZZO Nel cuore storico della Toscana riparte dopo le ferie il viaggio di Fabrizio Barca, che continuerà a battere paesi e città, tra circoli del Pd, Feste, incontri, eventi culturali, fino a metà ottobre.
La prima tappa è a Poppi, nello splendido castello medievale dei Conti Guidi che svetta sopra la pianura di Campaldino dove si fronteggiarono nella battaglia decisiva guelfi e ghibellini. Ammesso che quello scontro sia mai finito, ora l’occasione è di tutt’altro tipo: Fabrizio Barca è stato invitato, in qualitù di ex ministro per la Coesione territoriale, a parlare di povertà e diseguaglianze sociali. L’incontro, al quale partecipa anche don Virginio Colmegna già sacerdote di strada e prete-operaio nel ‘68, poi fondatore
della Casa della Carità a Milano e braccio destro di Carlo Maria Martini è organizzato dalle Acli di Arezzo. E il titolo è un programma, come spiegherà il presidente delle Acli aretine Enrico Fiori: «In un mondo per pochi non c’è spazio per nessuno». Non è una citazione dotta, è una frase letta su un muro di Atene. E il sottotitolo della festa itinerante è ancora più rilevante: «Per un cammino di lotta e di contemplazione». «Lotta pacifica, non violenta s’intende -e contemplazione mai passiva», precisa ancora Fiori che introduce il dibattito ricordando lo slogan di Occupy Wall Street «siamo il 99 per cento» e prosegue ricordando che in una società come la nostra dove il lavoro non c’è o è lavoro povero, precario, non è un caso se «la gente vota sempre di meno, perché l’accrescersi delle disuguaglianze mina le istituzioni democratiche e la partecipazione». È straniante sentirlo passare da una citazione di Enrico Berlinguer agli atti della predicazione di Gesù e sentirlo concludere «noi come orizzonte abbiamo il Vangelo e la Costituzione, in particolare l’articolo 3». Ma il moderatore, Gianni Verdi dell’emittente del Casentino Radio Italia 5, spiega che «a noi piace fare jazz», cioè improvvisare, non seguire schemi di dibattito preconfezionati. Ne viene fuori una armonia interessante da ascoltare, più di tanti talk show televisivi.
Succede che si parli di Imu, don Colmegna non esita a definire l’accordo trovato a livello governativo come il frutto «del monopolio di una cultura individualistica» e di salari che in Italia specifica Barca in media, come salari d’entrata nel mondo del lavoro sono 30 punti sotto la media europea, mentre il Pil è sette punti più sotto. Succede che si parli di «società dei desideri» dove la povertà non è solo una questione di reddito, ma ha molte dimensioni, è arretratezza culturale, è carenza di opportunità e di ricchezza sociale, e quindi di servizi, di istruzione di qualità, mancanza di riconoscimento e quindi di diritti, di voce, di citta-
dinanza. Nella Casa della Caritas milanese allora, fornendo le docce a chi dorme in macchina, si scopre che il problema non è più rifornire gli ospiti di vestiti puliti ma di prese e batterie per i telefonini. «La povertà assoluta non esiste, non esistono gli esclusi assoluti, l’esclusione sociale è una catena», dice lo statistico e l’economista Barca, un cappio che tende a stringersi, a cronicizzarsi, un processo in cui si perdono progressivamente le capacità di avanzamento, anche intellettive oltre che lavorative. Anche la crisi non solo produce esclusione sociale ma ne è il frutto e ricorda l’indebitamento del ceto medio americano per pagare i mutui-casa e gli studi dei figli come l’origine del ciclone. Ricorda come la forbice tra ricchi e poveri si sia così allargata negli ultimi trent’anni in Occidente che l’ineguaglianza nella distribuzione del reddito negli Usa è tornata pari a quella dei primi anni del secolo scorso. All’epoca però ci fu una reazione alla concentrazione del potere e della ricchezza, una reazione anche populistica contro la plutocrazia, che portò al roosveltismo. «E il capitalismo, che trae alimento dal conflitto, si rinnovò». Oggi, qui da noi, dice Colmegna esiste una ricchezza di reti solidali informali che fanno ancora da colante sociale. «Ma senza una intelligenza politica, una politica responsabile e votata anche come testimonanza al bane comune, questo collante sociale rischia di non tenere più e questa lacerazione comincia ad essere visibilie a Milano nel welfare familiare di assistenza agli anziani».
Due sono gli idoli polemici dei due oratori. Uno è la freddezza e l’individualismo spocchioso del mondo della cultura e dell’università verso il destino dei giovani e del Paese (Barca). L’altro è comune ai due ed è la retorica dell’assistenzialismo, del capitalismo benevolo e dell’emergenza, dei numeri esibiti senza nessuna risposta di fronte a problemi strutturali e complessi. Forse l’unica parola tralasciata in due ore di dibattito è solo la parola «conflitto».
Amadeus

Re: quo vadis PD ????

Messaggio da Amadeus »

http://www.repubblica.it/politica/2013/ ... -65652402/

Bersani a Renzi: sei tu il re delle correnti
L'ex segretario all'attacco. I fan del sindaco: al comizio di Forlì tanti di centrodestra. Platea record pure a Reggio Emilia: "Ad ascoltare Matteo c'erano ottomila persone". Oggi il sindaco di Firenze parla alla festa nazionale del Pd a Genova



FIRENZE - Rottamare le correnti del Pd? "Benissimo, sono pronto a collaborare fino in fondo, ma dico anche con grande amicizia e serenità che non ho mai visto una corrente così organica come quella che potremmo chiamare renziana". L'ex segretario Pierluigi Bersani replica così a Matteo Renzi, che il giorno prima a Forlì, lanciando di fatto la propria candidatura a segretario nazionale, ha messo al primo punto del suo Pd la cancellazione delle correnti. E per un momento, di fronte alla prossima stagione congressuale, rivive il vecchio duello andato in scena con le primarie dello scorso anno.

"Sono pronto a collaborare e fare un partito federale", dice Bersani dal palco della festa democratica di Bologna. Ma se si va a vedere in Parlamento, aggiunge l'ex segretario "nel nostro gruppo sono successe cose mai viste, tipo la presentazione di mozioni o di leggi di correnti. Ma no! Se Renzi deve smontare l'eccesso di correntismo e fare aree politiche che non siano fedeltà a una persona sono d'accordissimo. Però sincerità e teniamo legati i fatti alle parole", incalza Bersani. Così come il viceministro dell'economia Stefano Fassina: "Spero che intenda eliminare non solo le altre correnti, ma anche la corrente di cui lui è a capo, che è una delle più strutturate".

Renzi per ora non reagisce. Lo farà forse oggi alle 18, quando salirà sul palco della festa nazionale di Genova. Per ora si gode l'effetto rientro, dopo la folla entusiasta che si è trovato di fronte venerdì, prima a Forlì e poi a Reggio Emilia. "E quando mai si erano viste da noi 4mila persone così entusiaste?", dice Marco Di Maio, il deputato 30enne segretario del Pd di Forlì. "A Reggio Emilia c'erano 8mila persone, stime della questura. Gli stand hanno fatto un record d'incassi", aggiunge Andrea Rossi, sindaco di Casalgrande e dirigente organizzativo del Pd reggiano.

"Abbiamo visto bene le persone che c'erano: alla festa nella campagna di Forlì c'erano i vecchi compagni ma anche tanti elettori estranei al centrosinistra", racconta Di Maio, un anno fa sostenitore di Bersani e oggi del sindaco di Firenze. Niente facile ironia però: "La forza di Renzi sta anche nella sua capacità di attrarre consensi al di là dei confini nostri tradizionali". E se un anno fa in Emilia vinse Bersani, "oggi si è ribaltato tutto - dice il deputato di Forlì - la maggioranza sta con Matteo". D'altra parte, rileva il sindaco Rossi, "il popolo del centrosinistra è stanco delle delusioni, ha fame di vittoria. E dopo aver sofferto la in questi anni crisi vuole ora una speranza".

Lo stesso Renzi non nasconde soddisfazione: "Questa volta è un film diverso, non mi fermano", dice ai suoi. E se non è una 'rivincita', la sua scalata al Pd, ci assomiglia. "Si avverte che il clima è cambiato, ora i corpi estranei sono gli altri", dice Francesco Bonifazi, il deputato fiorentino che in veste di 'chauffeur' ha accompagnato Renzi nelle due tappe emiliane. "Ormai si è capito che c'è solo lui", aggiunge. Forse non ad Umbertide nel perugino però: "Alla festa Pd tutti i renziani sono stati esclusi dai dibattiti", denuncia su Twitter il presidente della Provincia Marco Vinicio Guasticchi.
mariok

Re: quo vadis PD ????

Messaggio da mariok »

Ma se si va a vedere in Parlamento, aggiunge l'ex segretario "nel nostro gruppo sono successe cose mai viste, tipo la presentazione di mozioni o di leggi di correnti.
Cero che la faccia di bronzo è una caratteristica che non fa difetto a questi politici.

A partire da Bersani, che si scandalizza degli attuali gruppi, dopo essere stato, da segretario, quello che li ha in buona parte nominati.

Oltre 210, dei 397 eletti, (ben più del 50%), sono stati infatti quelli nominati dalla segreteria.
camillobenso
Messaggi: 17353
Iscritto il: 06/04/2012, 20:00

Re: quo vadis PD ????

Messaggio da camillobenso »

Cose di casa Diccì - 33


...................In hoc signo vinces

Immagine-Immagine



LA CATTIVERIA
Da IFQ del 1 settembre 2013

Letta "Questo non è il gover-
no che volevo". C'è ancora
un pò di sinistra dentro.


> http://www.forum.spinoza.it
lucfig
Messaggi: 694
Iscritto il: 22/02/2012, 10:21

Re: quo vadis PD ????

Messaggio da lucfig »

Piccolo segnale di guerra civile in casa PD

da www.huffingtonpost.it

Radicali cacciati festa Pd

Laura Eduati, L'Huffington Post | Pubblicato: 02/09/2013 13:55 CEST | Aggiornato: 02/09/2013 14:01 CEST

Cacciati dalla festa del Partito Democratico perché raccoglievano le firme per i referendum proposti dai Radicali. Il motivo? Aver accettato la firma di Silvio Berlusconi. E così quattro militanti pannelliani, che avevano regolarmente chiesto il permesso, hanno dovuto smontare il banchetto in fretta e furia.

È accaduto ieri sera a Cortona, piccolo centro in provincia di Arezzo, dove è in corso la festa locale del Pd nella quale, proprio ieri, era previsto un comizio di Pippo Civati. “Eravamo arrivati da pochi minuti quando il segretario del Partito democratico cortonese si è avvicinato intimandoci con toni accesi di andarcene immediatamente”, racconta Giusi Niddi, una dei quattro attivisti radicali dell'associazione LiberAperta che erano arrivati appositamente da Arezzo per allestire la raccolta delle firme non soltanto per le dodici proposte dei Radicali, ma anche per le proposte di legge di iniziativa popolare dell'Arci e dell'associazione Luca Coscioni sull'eutanasia.

Ad autenticare le firme si era resa disponibile anche un'assessora di Cortona, sempre del Partito democratico. “Eppure la situazione è degenerata. Ci ripetevano: "State salvando Berlusconi, qui non c'è posto per voi'”. E dire che nelle stesse ore il segretario del partito radicale Mario Staderini si trovava a Genova alla festa nazionale del Partito democratico proprio per promuovere i referendum del suo partito.

“Non sapevamo che avrebbero raccolto le firme dei quesiti radicali: a noi era arrivata una generica richiesta dall'Arci”, tenta di spiegare Andrea Bernardini, ingegner edile ventinovenne che oltre a fare da portavoce del Pd cortonese è anche consigliere comunale. “Ho agito in questo modo perché molti militanti presenti alla festa sono venuti a lamentarsi chiedendo come mai avessimo dato l'autorizzazione ai radicali proprio nel giorno successivo alla firma di Berlusconi accanto a Pannella”. Insomma, a furor di popolo i radicali alla festa democratica non dovevano starci: troppo contigui al Cavaliere. “Dobbiamo capire la base”, continua Bernardini, “c'è enorme malumore per questo governo nel quale dobbiamo convivere col Pdl”. E questo nonostante molti dei quesiti referendari “siano ampiamente condivisibili”.

Dunque nessuna marcia indietro. “Non ci hanno permesso nemmeno di dialogare né ragionare. Provavo a spiegare che la firma di Berlusconi non può inficiare argomenti importanti come l'immigrazione e la giustizia. E che la decisione di mandarci a casa era imbarazzante specialmente per il Partito democratico”, conclude Niddi. I radicali hanno poi chiesto aiuto anche a Civati, appena sceso dal palco dopo il discorso “Ma lui ha fatto spallucce, facendo capire che non voleva entrare nella questione”.
_____________________
«Non si discute per aver ragione, ma per capire» (Peanuts)
_____________________
Rispondi

Chi c’è in linea

Visitano il forum: Google [Bot] e 2 ospiti