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Re: Diario della caduta di un regime.
Inviato: 25/11/2017, 22:02
da UncleTom
RENZUSCONI,……..- 4
Re: Diario della caduta di un regime.
Inviato: 26/11/2017, 11:33
da UncleTom
NEL PERCORSO DI VITA SU QUESTO PIANETA CHIAMATO CONVENZIONALMENTE “TERRA”, COMMETTERE ERRORI SIGNIFICA IMPARARE A VIVERE.
IN SOSTANZA, QUINDI, A NON COMMETTERNE PIU’.
I VENDITORI DEL MERCATO DELLE VACCHE CHE SI SPACCIANO PER POLITICI, MA CHE IN REALTA’ SONO SOLTANTO I PADRI DEMOLITORI FINALI DELL’ESPERIENZA REPUBBLICANA NATA DOPO LA RESISTENZA, SONO TUTTI IN FIBRILLAZIONE PER LA CONQUISTA DELL’AMBITA “CADREGA”.
…….......……”A CHI LA CADREGA!!!!!!!!”……………..….......……………A NOI!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!
................Di antica memoria del secolo scorso
CI SONO ANCORA 5 MESI ALLE PROSSIME ELEZIONI, DOVE IL KAOS DI QUESTI TEMPI SARA’ SOLO UN PALLIDO RICORDO.
QUINDI CARI ITALIANI, SVEGLIATEVI, SVEGLIATEVI, SVEGLIATEVI!!!!!!!!!!.
PRIMA CHE SIA TROPPO TARDI PER TUTTI.!!!!!!!!!!!
Dal sito, in questo momento, del Fatto Quotidiano.it:
Dalle case solo agli italiani al no alla moschea
Sesto, l’ex ‘Stalingrado’ è laboratorio della destra
Reportage a 5 mesi dalla svolta – Il sindaco: “Serviva discontinuità”. Il predecessore: “Nostre radici nella
Resistenza, vogliono cancellare i riferimenti”. La battaglia Comune-onlus lascia senza alloggio 100 persone
POLITICA
Niente commemorazione della strage di Bologna, stop al progetto della moschea approvato dalla precedente giunta, richiesta di portare l’esercito in città, norme per permettere agli italiani di essere assegnatari degli alloggi popolari e per evitare che siano gli stranieri, spesso più poveri, a scalare le liste d’attesa: con i fatti, il sindaco di Forza Italia di Sesto San Giovanni (Milano) Roberto Di Stefano sta trasformando la roccaforte rossa in un laboratorio del centrodestra: “Forza Italia, Lega e Fratelli d’Italia quanto mai compatti e un forte civismo a stimolare e supportare chi governa”
di
Manuela Gatti
https://www.ilfattoquotidiano.it/?refresh_ce
Re: Diario della caduta di un regime.
Inviato: 26/11/2017, 14:58
da cielo 70
UncleTom ha scritto:SPETTATORI DELLA DECOMPOSIZIONE DELLA REPUBBLICA-LA LUNGA AGONIA
La lotta politica per l’accaparramento delle poltrone del potere del quarto livello procede senza sosta.
Vecchio detto milanese: Chi vusa püsé la vaca l’è sua!
Chi vusa püsé la vaca l’è sua!
(la mucca è di chi urla di più.
Oppure: ha ragione chi urla di più)
In alcune zone agricole del profondo nord durante
le fiere zootecniche per la compravendita del
bestiame da stalla, i sensali (gli specialisti di questo
tipo di commercio), per assicurarsi la compravendita
delle mucche usano metodi di contrattazione non
precisamente ‘signorili’.
Gli attuali attori della politica italiana, per sopravvivere, si comportano come i sensali delle fiere zootecniche, dove al posto delle vacche ci stanno gli italiani.
Dal quotidiano della propaganda STRUMPTRUPPEN:
3 ore fa
0
"I grillini? Invidiosi e incapaci"
Anna Maria Greco
^^^^^^^^^^^
Berlusconi sui grillini: "Invidiosi e incapaci, odiano il ceto medio"
Invece lui che ha consentito che si speculasse sull'euro e non ha restituito nulla ai redditi da lavoro dipendente neanche a livello fiscale?
Re: Diario della caduta di un regime.
Inviato: 26/11/2017, 18:20
da lilly
berlusconi è quello che ha fatto costare meno il lavoro flessibile e di più il lavoro stabile alla faccia del ceto medio di cui ci ricorda solo in elezioni
Re: Diario della caduta di un regime.
Inviato: 27/11/2017, 20:35
da UncleTom
IL RITORNO DI DON FARINELLA
IlFattoQuotidiano.it / / BLOG di Paolo Farinella
POLITICA
Il Berlusconi pregiudicato vs il ‘personaggetto’ Renzi. Auguri, brava gente!
di Paolo Farinella | 27 novembre 2017
66
• 1,1 mila
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Più informazioni su: Elezioni Politiche, Matteo Renzi, Silvio Berlusconi
Paolo Farinella
Sacerdote
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In questi lunghi mesi di silenzio, per motivi di salute, ma principalmente per ragioni di dignità politica e civile, ho ricevuto moltissime e-mail che m’invitavano a commentare la cronaca politica, cui però ho sempre resistito.
Ho mantenuto solo l’impegno fisso, quindicinale, che da quasi un decennio ho su la Repubblica/Il Lavoro, edizione ligure, su temi genovesi o liguri, ma spesso spaziando anche a livello nazionale e oltre.
Pezzi peraltro apprezzati, se sono richiesti anche all’estero.
Non voglio inseguire la cronaca di una situazione socio-politica demenziale in cui il sopra diventa sotto, il passato non esiste, il futuro è solo promesso e in politica danzano nani e ballerine, marpioni e finti giovani, falsari accreditati e falsi garantiti.
Guardo con distacco lo scenario che è davanti a noi, non fermandomi alla polvere superficiale, ma cercando di andare in profondità per vedere se vi sono coordinate che possono guidare un pensiero.
Comincio dai giornali e dai «media» in generale, in primo luogo la Tv, pubblica e privata.
Nella quasi totalità, escluso il Fatto quotidiano che, non prendendo finanziamenti pubblici, rischia ogni giorno il giudizio dei suoi lettori che ogni mattina si recano in edicola, la maggior parte dei «mass-media» si dividono in «padronali» per natura e proprietà e pubblici per finta e per copertura.
Nessuno fa più indagini, verifiche, ricerche, ma sono diventati la cinghie di trasmissioni delle veline da cui dipendono o a cui hanno fatto voto di «servitù volontaria».
L’esempio di Milena Gabanelli che la Rai si lascia scappare o che induce fortemente ad andarsene e il Berluska «intervistato» (???) da Fabio Fazio che si presta per obbedienza a fargli da cassa di risonanza, senza porre alcuna domanda sulle stragi di cui è accusato lui e Dell’Utri o sul disonore di essere decaduto anche da cavaliere, ne sono ampi esempi di degrado irreversibile.
Matteo Renzi ha riaperto la Leopoldina, in tono minore, cui hanno fatto da contrappeso le urla dello «statino di Rignano» che, non sapendo parlare, urla sempre come un forsennato quasi volesse rassicurarsi di essere stato capace di avere convinto.
Codesto «personaggetto» continua a essere definito «leader del centrosinistra», ma senza mai una dimostrazione che lo sia, per il semplice fatto che non lo è mai stato, per indole personale e per incapacità strutturale (tranne le Europee del 2014 avendo perso tutte le altre a seguire, tutte, compreso il paesello natale, Rignano, dimezzando il Pd ai minimi assoluti).
Facciamo il punto.
Aveva spergiurato in Tv (prove registrate) che se avesse perso il referendum sulla Costituzione si sarebbe ritirato «dalla politica» e ne aveva fatto un punto di orgoglio.
Con lui anche la contessa Elena Maria Boschi degli Etruria: idem come sopra.
Costoro pur di varare una legge elettorale contro il M5S, ne hanno messo al mondo una che li rade al suolo: eccesso di zelo o demenza politica?
Risultato: con ogni probabilità spianano la strada a Berlusconi, fatto e rifatto nel resort di Merano, perché l’impalcatura di ceroni, cerotti e imbalsamatura da mummia che lo sostengono, hanno bisogno, a loro volta di restauro quasi settimanale.
Può essere leader uno che non mantiene un giuramento pubblico e solenne?
Come prendere sul serio la contessa Boschi degli Etruria che pare si presenterà nelle liste bloccate (elezione sicura) in Umbria, o Ercolano o in Calabria e non nella sua Arezzo-Laterina?
Sono questi i capi del Pd?
Auguri, specialmente a quella base che fa finta di nulla e plaude questa indecenza che ha portato l’Italia ad un livello da suburra e guida il Pd a scomparire.
Specularmente, dall’altra parte (si fa per dire!!!) c’è un pregiudicato, condannato in via definitiva dalla Cassazione perché ha frodato gli italiani per 280 milioni di euro di fondi neri, ma condannato solo per 7,3 milioni (2002-2003) non caduti in prescrizione per le leggi fatte da lui medesimo, ma sbagliando anche i conti: furbo, lui!).
Può essere costui un leader?
Paradosso italiano.
Una parte di quelli che sono stati derubati lo vorrebbero votare e rimandare al governo: come invitare a pranzo un ladro colto sul fatto.
Salvini e Meloni che invocano la pena di morte «in casa» per i ladri, invitano il Berlusconi a pranzo a casa loro, lasciandolo libero.
Auguri, brava gente!
Non solo, Berlusconi dichiara Marcello Dell’Utri, in carcere per mafia, dopo tre gradi di giudizio e con lui accusato per le bombe del 1993, «prigioniero politico»: in uno Stato normale non sarebbe applaudito, ma rinchiuso.
È questo il futuro che si vuole?
La Sicilia ha fatto da apripista: inquisiti, adiacenti a mafia e malaffare eletti con plebiscito di voti segnano la fine non solo morale, ma anche economica della Sicilia che dovrebbe essere tutta commissariata per i prossimi 100 anni e privata dei diritti politici perché un popolo che si vende per meno di un piatto di ceci deve essere rimandato a scuola elementare per imparare i rudimenti della dignità sociale e civile.
È probabile che l’esperimento «Sicilia» si ripeta alle Politiche, con qualche variabile. Prepariamoci al principio della disonestà al potere come norma.
Nessuno mi dica: «Ma Bersani… D’Alema… M5S…», perché in questa mia riflessione ho voluto scrivere solo quello che ho scritto e nient’altro. Verranno altri giorni per pensare agli altri capitoletti della cronaca che oggi c’è e domani scompare come l’erba del campo.
di Paolo Farinella | 27 novembre 2017
https://www.ilfattoquotidiano.it/2017/1 ... e/4004061/
Re: Diario della caduta di un regime.
Inviato: 27/11/2017, 21:01
da UncleTom
UncleTom ha scritto:IL RITORNO DI DON FARINELLA
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Il Berlusconi pregiudicato vs il ‘personaggetto’ Renzi. Auguri, brava gente!
di Paolo Farinella | 27 novembre 2017
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In questi lunghi mesi di silenzio, per motivi di salute, ma principalmente per ragioni di dignità politica e civile, ho ricevuto moltissime e-mail che m’invitavano a commentare la cronaca politica, cui però ho sempre resistito.
Ho mantenuto solo l’impegno fisso, quindicinale, che da quasi un decennio ho su la Repubblica/Il Lavoro, edizione ligure, su temi genovesi o liguri, ma spesso spaziando anche a livello nazionale e oltre.
Pezzi peraltro apprezzati, se sono richiesti anche all’estero.
Non voglio inseguire la cronaca di una situazione socio-politica demenziale in cui il sopra diventa sotto, il passato non esiste, il futuro è solo promesso e in politica danzano nani e ballerine, marpioni e finti giovani, falsari accreditati e falsi garantiti.
Guardo con distacco lo scenario che è davanti a noi, non fermandomi alla polvere superficiale, ma cercando di andare in profondità per vedere se vi sono coordinate che possono guidare un pensiero.
Comincio dai giornali e dai «media» in generale, in primo luogo la Tv, pubblica e privata.
Nella quasi totalità, escluso il Fatto quotidiano che, non prendendo finanziamenti pubblici, rischia ogni giorno il giudizio dei suoi lettori che ogni mattina si recano in edicola, la maggior parte dei «mass-media» si dividono in «padronali» per natura e proprietà e pubblici per finta e per copertura.
Nessuno fa più indagini, verifiche, ricerche, ma sono diventati la cinghie di trasmissioni delle veline da cui dipendono o a cui hanno fatto voto di «servitù volontaria».
L’esempio di Milena Gabanelli che la Rai si lascia scappare o che induce fortemente ad andarsene e il Berluska «intervistato» (???) da Fabio Fazio che si presta per obbedienza a fargli da cassa di risonanza, senza porre alcuna domanda sulle stragi di cui è accusato lui e Dell’Utri o sul disonore di essere decaduto anche da cavaliere, ne sono ampi esempi di degrado irreversibile.
Matteo Renzi ha riaperto la Leopoldina, in tono minore, cui hanno fatto da contrappeso le urla dello «statino di Rignano» che, non sapendo parlare, urla sempre come un forsennato quasi volesse rassicurarsi di essere stato capace di avere convinto.
Codesto «personaggetto» continua a essere definito «leader del centrosinistra», ma senza mai una dimostrazione che lo sia, per il semplice fatto che non lo è mai stato, per indole personale e per incapacità strutturale (tranne le Europee del 2014 avendo perso tutte le altre a seguire, tutte, compreso il paesello natale, Rignano, dimezzando il Pd ai minimi assoluti).
Facciamo il punto.
Aveva spergiurato in Tv (prove registrate) che se avesse perso il referendum sulla Costituzione si sarebbe ritirato «dalla politica» e ne aveva fatto un punto di orgoglio.
Con lui anche la contessa Elena Maria Boschi degli Etruria: idem come sopra.
Costoro pur di varare una legge elettorale contro il M5S, ne hanno messo al mondo una che li rade al suolo: eccesso di zelo o demenza politica?
Risultato: con ogni probabilità spianano la strada a Berlusconi, fatto e rifatto nel resort di Merano, perché l’impalcatura di ceroni, cerotti e imbalsamatura da mummia che lo sostengono, hanno bisogno, a loro volta di restauro quasi settimanale.
Può essere leader uno che non mantiene un giuramento pubblico e solenne?
Come prendere sul serio la contessa Boschi degli Etruria che pare si presenterà nelle liste bloccate (elezione sicura) in Umbria, o Ercolano o in Calabria e non nella sua Arezzo-Laterina?
Sono questi i capi del Pd?
Auguri, specialmente a quella base che fa finta di nulla e plaude questa indecenza che ha portato l’Italia ad un livello da suburra e guida il Pd a scomparire.
Specularmente, dall’altra parte (si fa per dire!!!) c’è un pregiudicato, condannato in via definitiva dalla Cassazione perché ha frodato gli italiani per 280 milioni di euro di fondi neri, ma condannato solo per 7,3 milioni (2002-2003) non caduti in prescrizione per le leggi fatte da lui medesimo, ma sbagliando anche i conti: furbo, lui!).
Può essere costui un leader?
Paradosso italiano.
Una parte di quelli che sono stati derubati lo vorrebbero votare e rimandare al governo: come invitare a pranzo un ladro colto sul fatto.
Salvini e Meloni che invocano la pena di morte «in casa» per i ladri, invitano il Berlusconi a pranzo a casa loro, lasciandolo libero.
Auguri, brava gente!
Non solo, Berlusconi dichiara Marcello Dell’Utri, in carcere per mafia, dopo tre gradi di giudizio e con lui accusato per le bombe del 1993, «prigioniero politico»: in uno Stato normale non sarebbe applaudito, ma rinchiuso.
È questo il futuro che si vuole?
La Sicilia ha fatto da apripista: inquisiti, adiacenti a mafia e malaffare eletti con plebiscito di voti segnano la fine non solo morale, ma anche economica della Sicilia che dovrebbe essere tutta commissariata per i prossimi 100 anni e privata dei diritti politici perché un popolo che si vende per meno di un piatto di ceci deve essere rimandato a scuola elementare per imparare i rudimenti della dignità sociale e civile.
È probabile che l’esperimento «Sicilia» si ripeta alle Politiche, con qualche variabile. Prepariamoci al principio della disonestà al potere come norma.
Nessuno mi dica: «Ma Bersani… D’Alema… M5S…», perché in questa mia riflessione ho voluto scrivere solo quello che ho scritto e nient’altro. Verranno altri giorni per pensare agli altri capitoletti della cronaca che oggi c’è e domani scompare come l’erba del campo.
di Paolo Farinella | 27 novembre 2017
https://www.ilfattoquotidiano.it/2017/1 ... e/4004061/
FACCIAMO UNA PROVA.
VOI ANDATE SUL SITO DEL FATTO QUOTIDIANO,
https://www.ilfattoquotidiano.it/2017/1 ... e/4004061/
E ACCERTATE SE ANCHE IL PRIMO COMMENTO DI UN ORA FA, DI cesare gobbo / Abbonato Digital, E’ VISIBILE SOLO NELL’ULTIMA PARTE.
cesare gobbo✔ Abbonato Digital
●
un'ora fa
-
era da molto che non leggevo un articolo così fatto bene ed veritiero .
Re: Diario della caduta di un regime.
Inviato: 28/11/2017, 13:32
da UncleTom
SPETTATORI DELLA DECOMPOSIZIONE DELLA REPUBBLICA-LA LUNGA AGONIA
ITALIAN CUCU’
Dalla prima pagina de “Il Fatto Quotidiano”:
La fotografia occupa quasi tutta la pagina.
E’ un fatto eccezionale.
L’immagine riporta il Banana e Pinocchio Mussoloni con il naso di Pinocchio.
Dove si può leggere:
……..............………………..RENZI ACCUSA IL M5S: E LUI E B.?
………………………..…….I CAMPIONI
…………………..……….DI FAKE NEWS
…………………DOPO BERLUSCONI DA FAZIO, ECCO
……….…….LE BALLE DEL BOMBA: VITALIZI, AUTO BLU,
………….….REFERENDUM, LAVORO, BANCHE, UE, 80 EURO….
………………………….DI FOGGIA, MARRA, PALOMBI, E ROSSELLI DA PAGINA 2 A 5
…………………RAI, UN APPELLO PER AVERE
…………………INTERVISTE CON DOMANDE
……………….............…>> ANTONIO PADELLARO
…………………O Fabio Fazio con l’intervista di domenica
…………………sera ”a suo piacimento”(di Berlusconi) ha
…………………deciso di giocarsi definitivamente la reputazio-
... ... ...... ne. Oppure le sue cosiddette domande erano
…………………concordate con il gradito ospite.
………………………………………………………..A PAGINA 3
Re: Diario della caduta di un regime.
Inviato: 29/11/2017, 18:26
da UncleTom
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Fake news, un network Facebook depista milioni di italiani
Scritto il 28/11/17 • nella Categoria: segnalazioni Condividi
Un nuovo vasto network di disinformazione, fatto di siti web e pagine Facebook, è stato scoperto in Italia da un’analisi informatica e giornalistica di “Buzzfeed”. Il network, scrive “Buzzfeed”, «è proprietà di un imprenditore romano, con legami con un’associazione cattolica assai riservata, La Luce di Maria», ed è uno dei più estesi in lingua italiana tra i network organizzati che compiono operazioni di disinformazione su Facebook. Nel network circolano i contenuti e i temi classici delle propagande populiste, con una sovrapposizione tra post anti-migranti, mondo ultranazionalista, clickbaiting (ossia ricerca ingannevole dei clic, a fini di monetizzazione pubblicitaria). La cosa più interessante e inquietante è che questo network si collega – a valle – con gruppi Facebook di propaganda politica vicini ad altri network, di due aree politiche italiane in particolare, come vedremo più sotto. Facciamo un esempio di questa propaganda: se aprite il sito “direttanews.it” trovate una colonna “politica” che spinge notizie favorevoli ai Cinque Stelle o a CasaPound, oppure che attaccano personaggi come Monti, Visco, Laura Boldrini, Renzi.
Il post “Monti-Visco, lo spettro di patrimoniale e nuove tasse da pagare”, per citare solo un caso, diventa virale anche dentro il fan club non ufficiale di big grillini, e sentiamo cosa dice: «Adesso l’incubo che possano essere reintrodotte nuove tasse sembra essere reale. Laura Boldrini, presidente della Camera, aveva espresso parere favorevole all’introduzione di una nuova imposta sul modello della vecchia patrimoniale. E Renzi, nella sua corsa alle elezioni, potrebbe scendere a compromessi con Mdp». Abbiamo verificato che Boldrini – una delle vittime più frequenti di questa “disinformazia” – mai si è espressa sul tema della patrimoniale; come del resto Matteo Renzi. La notizia è falsa ma virale, nel network scoperto da “Buzzfeed” (e nel network pro-M5S, con cui esistono sovrapposizioni). Al cuore del primo network, scoperto da Craig Silverman e Alberto Nardelli, «c’è Giancarlo Colono, e la sua società chiamata Web365». La società controlla 175 domini Internet, e una rete di pagine Facebook. News, salute, calcio, gattini e gossip: la medesima catena di altre galassie di disinformazione, comprese quelle più vicine a precisi partiti politici italiani.
Allarmismo, attacchi forsennati ai migranti, xenofobia, false storie, islamofobia sono i temi ricorrenti di questa rete. Assieme – sostiene “Buzzfeed” – a propaganda pro-Putin e anticasta. I due principali siti di “news operations”, «operazioni legate alle notizie», sono “direttanews.it” e “inews24.it”. Ieri le relative pagine Facebook risultavano chiuse. Si tratta di un network che può raggiungere tra gli otto e i dieci milioni di “like” su Facebook, più della somma di due dei tre principali quotidiani italiani. Colono ha dichiarato che uno degli account Facebook sottopostigli da “Buzzfeed”, e più strettamente interconnessi al network, è “fake” (cosa che secondo le “policy” di Facebook sarebbe vietata). Intestato a tale “Roberto Granieri”, è la porta che conduce dal sito “Inews24” fin dentro una serie di gruppi Facebook «aperti o chiusi, di estrema destra, nazionalisti, anti-migranti, anti-Islam, come anche dentro gruppi pro-Putin, pro M5S, e gruppi inneggianti a Matteo Salvini». Una fonte a conoscenza delle analisi di “Buzzfeed” spiega: «Attraverso queste sovrapposizioni il network entra in un altro network, quello delle pagine fan club che usano i nomi dei big grillini». Pagine non ufficiali, giova ripeterlo, ma – per quanto riguarda le pagine filogrilline – a loro volta centralissime in un’altra rete raccontata a lungo da “La Stampa”.
(Jacopo Iacoboni, “Xenofobia, Putin, anticasta: in Italia un nuovo network di disinformazione su Facebook”, da “La Stampa” del 22 novembre 2017).
Re: Diario della caduta di un regime.
Inviato: 29/11/2017, 18:39
da UncleTom
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Totò Riina, un progetto organico al tritacarne del potere
Scritto il 29/11/17 • nella Categoria: idee Condividi
Totò Riina? E’ stato un progetto di potere, inserito in uno schema. «Dobbiamo immaginare lo schema del potere come una specie di enorme tritacarne. Lo scopo del potere è realizzare la carne tritata. E’ indifferente di chi sia, la carne, nel senso che poi il potere utilizza di volta in volta schemi, persone, associazioni». E in Sicilia, storicamente, il potere ha utilizzato la mafia. Parola di Gianfranco Carpeoro, autore del saggio “Dalla massoneria al terrorismo” e del nuovissimo “Il compasso, il fascio e la mitra”, che illumina i retroscena dell’origine del fascismo. «Sicuramente – dice – Riina ha risposto allo schema generale del potere, che di volta in volta attiva i personaggi che gli sono funzionali». L’ex super-boss di Corleone è stato accusato di oltre 100 omicidi? «Era il capo, di basso livello, di una associazione criminale che ha commesso quegli omicidi, ma che rispondeva comunque a uno schema di ordine superiore». Ingranaggi di un meccanismo infernale: quei personaggi che stanno al di sopra di Riina hanno certamente preordinato le varie azioni, «ma anche loro sono burattini, in mano a uno schema astratto». Semplice manovalanza criminale, Riina? «Sì, e anche di basso livello, oserei dire», afferma Carpeoro, in diretta streaming con Fabio Frabetti di “Border Nights”. La narrativa sul “boss dei boss”? In parte, creata solo per depistare l’opinione pubblica: la fabbricazione dell’Uomo Nero, l’incarnazione del male.
«Il potere – spiega Carpeoro – cerca sempre di additare un responsabile con cui te la devi prendere, altrimenti fininisci per mettere in discussione il vero potere: l’autoconservazione del potere impone che tu te la prenda con qualcuno, non con qualcosa». Per contro, aggiunge, per uno Stato che si ponga obiettivi di progresso «è necessario sgominare un’organizzazione criminale come quella di Totò Riina». E’ esistita una trattativa Stato-mafia? «Sì, più volte», risponde Carpeoro. «Nel momento in cui la mafia ha un riferimento nel potere politico che governa, di questi accordi ce ne saranno stati migliaia». Molte volte, addirittura, «è stata la mafia stessa a consegnare alla pubblica gogna (e alle forze dell’ordine) alcuni suoi esponenti divenuti ingombranti, indifendibili e ingestibili, troppo nell’occhio del ciclone». E l’ha fatto «con l’obiettivo (concordato) di tacitare tutte le altre iniziative di contrasto della criminalità mafiosa». Aggiunge Carpeoro: «Se uno vuole fare davvero la lotta alla mafia, deve combattere lo schema di potere che ha deciso di utilizzare la mafia, così come si è configurata nell’arco di decenni», a partire dallo sbarco alleato in Sicilia nella Seconda Guerra Mondiale.
«Per gestire anche la mafia – aggiunge Carpeoro – gli americani hanno creato appositamente una loggia massonica: hanno dato vita al cosiddetto Progetto Colosseum, da cui sono nate numerose logge». Gli statunitensi «hanno utilizzato la mafia anche a scopi bellici, per assicurarsi un’invasione indisturbata della Sicilia (a fin di bene, in quel caso, perlomeno rispetto al contrasto del nazifascismo)». I rapporti tra gli Usa e Cosa Nostra sono sempre stati organici, dice Carpeoro: «Non a caso Andreotti, nel suo processo d’appello, per ottenere l’assoluzione ha citato come testimoni consoli, diplomatici e alti dirigenti degli Stati Uniti d’America». I politici uccisi dalla mafia, da Salvo Lima a Piersanti Mattarella? «Alcuni erano obiettivi tattici, cioè davano fastidio in quel momento; altri erano obiettivi strategici, cioè rappresentavano battaglie da dissuadere fin dall’inizio». Dipende dalle circostanze, dal periodo: «Ci sono stati dei momenti in cui alla mafia è convenuto essere meno visibile, e altri momenti in cui la mafia ha valutato invece che riaffermare le proprie prerogative sul territorio comportasse una certa visibilità».
Cosa conteneva la famosa Agenda Rossa di Borsellino? «Elementi delle sue indagini, credo», ipotizza Carpeoro. «Non penso fosse arrivato a indicazioni generali; credo abbia indagato sui rapporti tra la mafia e una certa politica siciliana, e che fosse andato molto avanti, in questa direzione. Non scordiamoci che quel tipo di politica, in realtà, è indispensabile per vincere le elezioni, in Sicilia: quel tipo di politica utilizza anche la mafia, il voto di scambio, tant’è vero che troviamo continuamente casi di politici siciliani coinvolti». Storicamente, continua Carpeoro, la mafia in Sicilia è stata sempre collegata alla Democrazia Cristiana: «Quindi, basta andare appresso agli ex democristiani e si trovano le radici del problema. Borsellino poi indagò anche su Forza Italia, ma perché Forza Italia, in Sicilia, per vincere le elezioni si fece infiltrare da quel tipo di politica democristiana». Le indagini di Borsellino potevano illuminare anche i retroscena della grande svendita finanziaria dell’Italia? «Quelle sono logiche che poi si sono sovrapposte, nel potere. Esistono logiche generali e logiche locali; a volte queste logiche coincidono, e allora si creano questi coaguli di pressione».
Il pentito Vincenzo Calcara parla della mafia come di una “entità” accanto ad altre, come la massoneria e il Vaticano. «Tutto ciò che gestisce potere, alla fine, finisce nel tritacarne», insiste Carpeoro: «Tutto il tritato generale della nostra vita civile è fatto di tante componenti; nel momento in cui un certo modo di fare politica ha infiltrato anche la massoneria, la stessa massoneria (almeno quella locale, non so quella nazionale) è diventata uno dei gangli di questo schema di potere. D’altro canto, la stessa massoneria internazionale si è resa “fruibile”, da parte di meccanismi di potere, quindi la cosa non mi meraviglia minimanente». Mafia Capitale a Roma? «Interpretare il termine “mafia” in senso estensivo, cioè riferibile a qualunque associazione criminale, è possibile in linea teorica ma non so quanto sia utile sul piano pratico: perché la mafia, pur essendo diventata di portata ultra-nazionale, è pur sempre un fenomeno molto radicato su territori». La mafia siciliana come prodotto dell’Italia unita? «Cerchiamo di capirci: tutti quelli che collegano la mafia all’Unità d’Italia dicono un cazzata», sostiene Carpeoro, sottolineando che, prima dell’Unità d’Italia, nel Meridione, il potere era in mano ai latifondisti, i cosiddetti baroni, con i loro temutissimi “camperi”.
«Il principale alleato del barone era il capobastone del posto», ricorda Carpeoro, «perché la polizia borbonica non era così efficiente e ramificata da garantire l’ordine pubblico. E quindi in ogni paese c’era uno – più furbo, più arrogante, più violento, magari anche dotato di un certo magnetismo nei confronti di coloro che formavano la sua banda – che garantiva ai latifondisti l’esercizio di un potere incontrastato e lo sfruttamento indisturbato delle altre persone. Questa era già mafia», inutile negarlo. Nel momento in cui si crea l’Unità d’Italia, poi, la mafia diventa brigantaggio, «nella dissidenza di quelli a cui il potere è stato tolto». Ma attenzione: «C’è anche una vasta area di trasformazione e di coesione di questi vecchi sistemi nei confronti del nuovo assetto politico: per cui, poi, si creerà il nuovo asse, sul territorio, tra il potere politico e la mafia». Nell’atroce storia mafiosa, suscitano orrore delitti come l’omicidio di Giuseppe Di Matteo, il ragazzino rapito a 13 anni e poi, dopo oltre 700 giorni di prigionia, ucciso da Brusca e altri complici, che ne sciolsero il corpo nell’acido. «Come leggere un delitto di questo tipo? Come una barbarie, ricollegabile al basso livello della manovalanza mafiosa – basso livello da ogni punto di vista: non solo etico, ma anche pratico e strategico». Eppure, sottolinea Carpeoro, bisogna ricordarsi che la mafia di Brusca e Riina è stata usata e incorporata nello schema di potere dell’Uomo Nero, quello che fa in modo che ce la prendiamo sempre con qualcuno, non con il sistema stesso. E’ così che il gioco è destinato a non finire.
Re: Diario della caduta di un regime.
Inviato: 29/11/2017, 18:51
da UncleTom
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Magaldi: carabinieri, massoneria e democrazia-fantasma
Scritto il 28/11/17 • nella Categoria: idee Condividi
Il generale Leonardo Gallitelli «graziosamente indicato da Berlusconi» come suo eventuale successore, se perdurasse l’ostracismo della pessima legge Severino che impedisce al Cavaliere di ricandidarsi? «Ci risiamo, con la retorica della brava persona estranea alla politica: non conosco il generale Gallitelli, ma so che non ci servono onesti incompetenti. Al contrario, occorrono politici a tutto tondo, ben preparati al vero, grande scontro che può salvare l’Italia, quello con Bruxelles». Gioele Magaldi, presidente del Movimento Roosevelt e promotore del futuro Pdp, Partito Democratico Progressista, invoca il ritorno alla democrazia sostanziale, la cui assenza sta producendo danni devastanti a ogni livello: politico, economico e sociale. «Non ho mai risparmiato critiche a Berlusconi, perché non ha neanche mai provato ad attuare le riforme liberali che aveva promesso», premette Magaldi, ai microfoni di “Colors Radio”. «Gli auguro sinceramente di poter tornare in campo, ma in modo democratico: accettando cioè di confrontarsi con Salvini e la Meloni». Regolari primarie, insomma: «E’ giusto che sia il popolo del centrodestra a scegliersi finalmente il candidato che preferisce». Senza per questo farsi troppe illusioni: «Come Berlusconi, anche la Lega e An hanno già governato a lungo, non riuscendo a risolvere né il problema immigrazione né il rapporto con l’Ue, attualmente ostaggio di eurocrati che si dicono europeisti ma sono i veri nemici dell’Europa».
Pur di evitare le primarie, Berlusconi evoca la candidatura di un generale dei carabinieri? Non è il solo a utilizzare il prestigio dell’Arma in chiave elettorale: l’hanno fatto anche Antonio Ingroia e Giulietto Chiesa chiamando il generale Nicolò Gebbia a presentare il progetto della loro “Lista del Popolo”, definita anche “La Mossa del Cavallo” e ribattezzata da Magaldi “la Mossa del Somaro”, con allusione ai portatori d’acqua («i somari, appunto») cui toccherebbe mettere in piedi liste in tutta Italia, in pochissime settimane, «lasciando però l’ultima parola agli autoproclamati leader, di fatto padroni di ogni decisione». Il generale Gebbia, intanto, denuncia il ruolo occulto della massoneria nella politica: lascia anche intendere di esser stato messo da parte, nei ranghi dell’Arma, in quanto non-massone, e propone di obbligare i “grembiulini” a dichiararsi pubblicamente, se intendono concorrere a cariche pubbliche. Magaldi inorridisce: «E perché mai solo i massoni dovrebbero dichiararsi? Perché non anche esponenti di sindacati e associazioni religiose o filosofiche?». Quella contro gli aderenti alla massoneria, dice, sarebbe una grottesca discriminazione: «L’ennesima, in un paese come l’Italia, dove fa comodo fingere di non sapere che è stata proprio la massoneria a dar vita allo Stato unitario e poi a concorrere alla democrazia: era massone conclamato Meuccio Ruini, presidente della “commissione dei 75” che partorì la nostra Costituzione».
Massone l’insigne giurista Pietro Calamandrei, massone il martire antifascista Giacomo Matteotti: di cosa stiamo parlando? Nel bestseller “Massoni”, pubblicato da Chiarelettere a fine 2014, Magaldi è stato il primo a rivelare, semmai, il ruolo occulto delle Ur-Lodges sovranazionali nella cabina di regia del vero potere mondiale. Ne fa cenno anche il generale Gebbia, ricordando il ruolo di protezione esercitato da Berlusconi per le truppe italiane schierate a Nassiriya, in Iraq: un intervento risolutivo, ottenuto perché «Bush e Berlusconi facevano parte della stessa loggia». Magaldi corregge l’ufficiale, allora a capo del contingente dispiegato in Iraq: «Bush tentò di affiliare Berlusconi alla superloggia “Hathor Pentalpha”, ma non vi riuscì». Nella “Hathor”, invece, era presente – scrive Magaldi nel suo libro – l’allora ministro della difesa Antonio Martino, peraltro lungamente a capo della Mount Pélerin Society, santuario europeo dell’ordoliberismo finanziario di marca reazionaria. Chiarisce Magaldi: «Ci sono massoni non solo tra i carabinieri, ma anche tra poliziotti e finanzieri. Quando viene iniziato, un massone innanzitutto giura fedeltà alla repubblica italiana. Qualcuno se ne stupisce? Non dovrebbe: proprio la massoneria è stato il maggior fautore dello Stato laico, libero e democratico, basato sul suffragio universale e non più su privilegi di casta».
Il generale Gebbia si sente vittima di carabinieri massoni? «Forse dovrebbe interrogarsi sulle sue effettive benemerenze», gli risponde a distanza Magaldi, non entusiasta del profilo politico-culturale che le parole dell’anziano ufficiale lasciano trasparire, evocando la consueta “caccia alle streghe” che contraddistingue tanto mainstream, politico e giornalistico: «Siamo bravissimi a fare i duri con i piccoli massoni di provincia, magari coinvolti in maneggi bancari come quelli di Banca Etruria e Montepaschi, per poi tacere di fronte all’identità supermassonica dei veri massoni di potere», accusa Magaldi. «Rosy Bindi reclama le liste degli aderenti al Grande Oriente d’Italia e Claudio Fava propone addirittura una legge che escluda i massoni dalla politica, privandoli cioè di un fondamentale diritto civile, ma poi tutti fingono di non conoscere la cifra massonica di Mario Draghi e Anna Maria Tarantola, che in qualità di dirigenti di Bankitalia avrebbero dovuto vigilare su Mps». “Dagli al massone?” Sì, ma a patto di sorvolare sui “fratelli” che contano davvero, «per esempio Mario Monti, il devastatore dell’economia italiana, e il suo sodale Giorgio Napolitano».
Pura ipocrisia italica, insiste Magaldi: anziché dare la caccia ai “grembiulini” in quanto tali (e non invece ai pericolosi oligarchi nascosti anche nei club più esclusivi della supermassoneria che conta, quella internazionale) saerebbe il caso di mettersi sulle tracce della vera, grande assente dalla scena italiana: la democrazia. Che, appunto, rischia di restare ancora largamente latitante, se è vero che il Pd renziano sembra prepararsi all’ennesimo inciucio con Berlusconi, grazie anche al disastroso Rosatellum. «L’alibi delle larghe intese sarà il solito: fermare il Movimento 5 Stelle, come se fosse un vero pericolo». Purtroppo, continua Magaldi, i 5 Stelle non sono affatto un pericolo, per l’establishment: «Al contrario, sono un movimento soporifero: dove governano, come a Roma, addormentano le istituzioni, che andrebbero invece scosse con robuste dosi di democrazia». Insieme all’economista Nino Galloni, il presidente del Movimento Roosevelt scommette sul ritorno alla sovranità finanziaria, anche monetaria: «Non è possibile che l’Europa sia governata dai cartelli bancari a capo della Bce, e dalle oligarchie private che pilotano le cancellerie. L’Italia, che resta uno dei maggiori contraenti dell’Ue, deve dire semplicemente: ci riprendiamo la nostra sovranità, oppurre arrivederci, ben sapendo che – senza l’Italia – l’Unione Europea non esiste, crolla».
Proposta secca: «Una Costituzione Europea politica, validata da referendum popolari». Ipotesi completamente ignorata da Renzi, Berlusconi e 5 Stelle. «Ma sarebbe l’unica soluzione, per poter finalmente cominciare a fare sul serio». Invece, conclude Magaldi, ci tocca assistere anche alla farsa di Bersani e D’Alema, che si appellano all’articolo 1 della Costituzione dopo aver rottamato la Carta, con l’inserimento del pareggio di bilancio. «Chiamare il loro movimento “democratico e popolare”, in antitesi a Renzi, è un insulto all’intelligenza degli italiani: Renzi non ha le colpe di D’Alema e Bersani, non ha lesionato la Costituzione», sostiene Magaldi. «Persino la sua brutta proposta di riforma, quella bocciata dal referendum, non avrebbe fatto i danni delle modifiche costituzionali votate da Bersani: l’abolizione del Senato elettivo non sarebbe stata così devastante, per il paese, quanto l’obbligo costituzionale del pareggio di bilancio, che ha privato l’Italia di un fondamentale strumento di sovranità democratica». Ma non sarà così per sempre, si augura Magaldi: il paese dovrà svegliarsi dal sonno e sbarazzarsi di troppi politici mediocri e inutili, spesso anche cialtroni. Massoni e non, ma tutti agli ordini del vero potere, l’élite neo-feudale della globalizzazione privatizzatrice, «interpretata dai veri antieuropeisti, come la Merkel e gli oligarchi di Bruxelles».