RAGAZZI,... QUESTA VOLTA CI SIAMO
Erano mesi che temevo che si arrivasse a questo punto. Ieri mattina è accaduto.
All'appuntamento con la storia dove gli uomini abbandonano la ragione per privilegiare i loro istinti naturali, e tutto diventa una grande Babele che provoca quei disastri esemplari che finiscono regolarmente sui libri di storia.
Stavo raccontando all’amico edicolante tutti quegli avvenimenti caratterizzanti sui migranti di queste ultime due settimane, che tra l’altro ho riversato sul forum, quando arriva un avventore per l’acquisto del Corriere, e si inserisce nel discorso.
Un uomo più vicino agli ’80 che ai ’70.
Naturalmente, come spesso accade, non avendo seguito la parte precedente del discorso, è intervenuto sull’impulso del profondo fastidio, forse meglio definire odio naturale, che prova per gli arabi e per la presenza di uomini di colore nella vita di tutti i giorni.
Da suoi precedenti interventi di un mese fa, non sul tema migranti, avevo dedotto che non fosse leghista. E che molto probabilmente fosse un deluso di centrosinistra.
L’odio però lo si percepisce chiaramente quando si parla di migranti ed indicano i neri che transitano occasionalmente per strada, accompagnando il disprezzo con la solita frase.
“Guardali lì. Non hanno voglia di lavorare, e girano tutto il giorno senza fare niente”.
Almeno, una persona dotata di un minimo d’intelligenza la domenica mattina si potrebbe astenere dal far questo tipo di commenti, in quanto tendenzialmente in questo giorno non si lavora.
Ma l’odio è tale che non possono farne a meno di esternarlo con vigore. Regolarmente poi smentito alle sei del pomeriggio, quando attraversando il sottopassaggio del mezzanino della metropolitana, mi ha attirato l’attenzione la presenza di un operatore ecologico, di colore, piuttosto giovane che stava pulendo il sottopassaggio.
Non si può generalizzare sostenendo che non hanno voglia di lavorare, perché uno spazzino bianco operativo alle 6 del pomeriggio della domenica non l’avevo mai visto in vita mia.
Non abbiamo lavoro noi, figuriamoci loro. E se sono disposti a fare quello che noi non faremmo mai come spazzare le strade nel pomeriggio della domenica, significa che quando gli si offre un lavoro anche umile non si tirano indietro, quando esiste.
Il fatto di non registrare la condivisione dell’odio ha portato quest’uomo ad una serie di elucubrazioni che andavano dalla mia appartenenza politica al capolavoro finale nel sostenere che i Testimoni di Geova ragionano come il sottoscritto.
Questo comportamento si registra regolarmente in soggetti che non hanno argomenti validi con cui controbattere, e sono tendenzialmente ignoranti nei fatti che trattano.
L’edicolante mi ha fatto notare con l’occasione, che è la maggioranza dei suoi clienti a pensarla in questo modo. Una maggioranza pari al 99%.
Ed è qui che la faccenda diventa preoccupante.
L’aria che tira in città è questa.
Ma non credo che questo clima sia differente da qualsiasi altra città o piccola cittadina italiana in questo momento.
Non ho ragioni da credere il contrario.
In fondo è quanto hanno accertato gli istituti di sondaggio per una volta operanti a livello europeo, distaccati dall’influenza dei partiti, come ha dichiarato ad Omnibus lunedì scorso 24 agosto, il Prof. Amadori.
E una parte degli argomenti sentiti ieri mattina rispecchiano fedelmente quale sia la percezione degli italiani.
“Se ne devono tornare tutti al loro Paese”
“Qui non li vogliamo”.
Facendo presente che in certi Paesi c’è la guerra civile e che i dittatori se ne stra fregano dei loro sottoposti e che a loro interessa intascare solo i soldi delle multinazionali e dei Paesi che sfruttano le risorse del suolo e del sottosuolo, a queste persone non interessa che non possano ribellarsi perché alla fine cambierebbe ben poco.
“Perché non se ne stanno a combattere nel loro Paese come abbiamo fatto noi nel ‘43”.
E qui si vede che l’ignoranza forzata è veramente mastodontica.
In primo luogo, chi ha veramente combattuto allora, ha espresso negli ultimi anni, prima di morire di morte naturale, vedendo cosa stava accadendo in questo stramaledetto Paese di menefreghisti, il rammarico per quell’azione di guerra civile pensando ai compagni di lotta caduti inutilmente sotto il piombo nazifascista.
Il pensiero unanime è stato:
“Se avessimo saputo che andava a finire così, non ci saremmo mai impegnati nella lotta di liberazione".
In secondo luogo, dopo l’8 settembre in montagna ci andavano i militari perché chi tornava a casa veniva preso dai nazifascisti e spedito nei campi di concentramento in Germania.
Chi si è opposto ai fascisti durante gli anni di crescita del regime, chi ha osato a sfidare il regime nel pieno della sua potenza è finito a Ventotene, oppure è stato fatto fuori come Matteotti, o Gramsci lasciato morire in carcere. Oppure inseguiti fino in Francia ed eliminati come i fratelli Rosselli, sentiti come pericolosi avversari del regime.
La via delle montagne e della Resistenza vera e propria inizia nella primavera del ’44 e durerà un anno.
Ma bisogna tenere conto che buona parte dell’Italia era stata liberata e le forze alleate erano attestate sulla linea Gotica in attesa di sferrare l’attacco finale al Nord. Ed alle truppe anglo americane faceva comodo che una parte degli italiani contrastasse i nazifascisti nei luoghi da liberare.
L’ignoranza di quello che accade in Siria pesa fortemente nei giudizi sommari sul perché i siriani non combattono il regime di Assad.
Da una parte si trovano Assad e dall’altra si ritrovano con l’Isis, che né l’Occidente e né l’Onu contrastano.
Se viene abbattuto Assad arriva l’Isis. E quindi una ribellione non serve a niente. Preferiscono fuggire dal loro Paese perché continuare a lottare contro i tiranni non ha senso.
Cercano altri luoghi dove per il momento non c’è una situazione così schifosa.
Il Corriere della Sera, ieri in prima pagina titolava così un articolo sul Centro Africa:
La follia terrorista:
uccidere in Kenya
chi non conosce
i versetti del Corano
Come si può pensare che la gente non fugga da quei territori.
Ma più di uno da queste parti gli butterebbe volentieri una bomba atomica pur di non avere il fastidio di averli attorno in Europa.
Oppure, come il leone di ieri mattina che con la bocca sosteneva con tanta facilità che se gli danno un fucile va a combatterli.
“Perché per difendere la mia famiglia sono disposto a fare la guerra”.
Con la bocca per fare scena si dicono tante cose, anche perché a quasi 80 anni non lo prenderà nessuno per combattere.
L’importante è fare la scena.
Venerdì scorso a Cologno Monzese, una cittadina confinante, è successo questo:
Cologno Monzese, psicosi sui social: studenti scambiati per profughi
„Scambiano studenti inglesi in visita a Expo per profughi, psicosi a Cologno Monzese“
http://www.milanotoday.it/cronaca/colog ... -2015.html
Ma nella stessa giornata la stessa psicosi si é manifestata anche a SSG, non riportata dai giornali, in cui anche in questo caso alla stazione ferroviaria ci stava gente che manifestava contro due pulmman.
E qui dobbiamo tenere conto che questa città è stata la Stalingrado d’Italia, e che è sempre stata una città che ha raccolto emigranti da tutta Italia, tanto che in Biblioteca Centrale risulto come unico indigeno nato in luogo.
Il patto sociale e lo Stato di diritto non esistono più come ha sostenuto il Prof. Amadori. Ma a questo và aggiunta la xenofobia che sorge in questi casi. In cui l’ignoranza e la follia la fanno da padroni.
Ragionare sul da farsi non esiste più. C’è solo l’idea pressante di ammazzare a qualsiasi costo. Un’idea comune a Mario Giordano, che sabato scorso rispondendo ad un lettore sosteneva che la guerra è un male necessario.
Oppure come sostiene anche il guerrafondaio Luttwak. Oppure Vittorio Feltri. Tutti sostenitori del’armiamoci e partite. Consapevoli che loro non saranno mai della partita.
Il clima nell’ultimo giorno di agosto del 2015 è questo.
E basta un niente a scatenare la rivolta con tanta tensione in giro.
La testa per riflettere non serve più.
Al punto che non si doveva arrivare ci siamo arrivati.
Adesso ci siamo dentro fino al collo.
I miei due interlocutori di ieri sono consapevoli di quanto sta per accadere. E sanno che non c’è più niente da fare. Accettano comunque tranquillamente la guerra che verrà anche perché la guerra l’hanno vista solo al cinema.