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camillobenso
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Agcom: le nomine sbagliate e le
false accuse di Scalfari a l'Unità


Di Claudio Sardo 11 giugno 2012

Come è noto ai lettori, l’Unità ha criticato con severità e, ritengo, con serietà di argomenti le recenti nomine all’AgCom e all’ufficio del Garante della privacy. Il giorno del voto alla Camera il vicedirettore Luca Landò ha scritto un commento in prima pagina con il titolo: «Le giuste proteste».

E il Corriere della Sera, nel sottolineare le nostre riserve alle scelte del Pd, ha ripubblicato venerdì la vignetta di Staino con Bobo impiccato dopo le nomine: «Prima che mi consegnino a Grillo, me ne vado da solo». La professionalità e l’indipendenza dei due collegi risulta inferiore alle aspettative, mentre la logica dello scambio ha penalizzato anche la trasparenza delle scelte. Le colpe maggiori per il vulnus inferto agli organi di garanzia ricadono certamente sul Pdl (che ha eletto figure imbarazzanti) ma, visto il risultato finale, neppure il Pd può sottrarsi alle proprie responsabilità.

Queste le valutazioni de l’Unità che i lettori conoscono. Ieri però a sorpresa Eugenio Scalfari ha lanciato i suoi strali contro il nostro giornale, accusandoci niente meno di teorizzare una supremazia partitocratica sugli enti “terzi” chiamati a garantire il controllo e l’efficienza della Pubblica amministrazione. Una falsità. Una mistificazione incomprensibile. Tanto più che il fondatore di Repubblica prende di mira, in particolare, un bell’articolo del professor Massimo Luciani (pubblicato su l’Unità dell’8 giugno), nel quale si denunciava un grave deficit di «trasparenza» nel procedimento indicato dalla legge italiana per la nomina all’AgCom e alla Privacy e si suggeriva di seguire l’esperienza del Congresso statunitense, laddove le nomine di garanzia vangano affidate al Parlamento. «Quando le Camere sono chiamate a scegliere dei tecnici – ha scritto Luciani – la politique politicienne non può essere il solo orizzonte di riferimento». E per questo occorre rafforzare la trasparenza, ben oltre le procedure da noi solitamente utilizzate. Negli Stati Uniti i candidati vengono sottoposti a veri e propri interrogatori dalle commissioni parlamentari, e ad essi vengono formulate domande scomode, e anche impertinenti: scegliere un candidato impreparato, o che dice sciocchezze, a quel punto può diventare un pesante costo aggiuntivo per il parlamentare o per il suo partito.

È questa, secondo Scalfari, la «stupefacente» difesa dell’intervento politico dei partiti, di cui sarebbe colpevole l’Unità? Il fatto che uno dei più prestigiosi costituzionalisti italiani, qual è Massimo Luciani, proponga di seguire l’esempio americano è un cedimento alla partitocrazia, tale da sollevare addirittura una «questione morale»? Gli argomenti di Scalfari sono talmente oscuri da non far intravedere alcuna proposta positiva con la quale confrontarsi. Ritiene che le Authority debbano essere assimilate alla magistratura ordinaria? In questo caso, la scelta dei garanti avverrebbe all’interno dell’ordinamento giudiziario, ma siamo sicuri sarebbe il giusto profilo per le Autorità indipendenti, a cui vengono riconosciuti margini di discrezionalità politica maggiori che ad una normale funzione giurisdizionale?

C’è ovviamente un’altra strada per escludere il Parlamento: affidare la scelta ai governi pro-tempore. Scalfari si mostra soddisfatto delle nomine Rai compiute da Mario Monti. Lo sarebbe stato anche se a decidere fosse stato Berlusconi? Siccome non si può pretendere di cambiare la norma a secondo del colore politico di un esecutivo, è davvero la soluzione governativa la più idonea per ripristinare quell’autonomia, quel bilanciamento dei poteri, quell’indipendenza necessaria ad un profilo di terzietà che tutti noi avvertiamo oggi così carenti?

Ovviamente di tutto ciò è giusto discutere senza pregiudizi. E non c’è dubbio che la proliferazione delle Authority nell’ultimo ventennio non sia stata sempre convincente. Tuttavia, per evitare che la demagogia risulti alla fine la sola vincitrice di ogni problema complesso, forse non sarebbe male concentrare le attenzioni sulle modalità concrete per «costringere» il Parlamento entro dinamiche più virtuose. Il proposito di cancellare dal Parlamento la politica e la mediazione non appare plausibile (anzi, suona un po’ reazionario). Ma per evitare che si ripetano esiti imbarazzanti, come quelli della scorsa settimana, occorre modificare qualcosa. Il diritto è procedura. E la procedura non garantisce di per sè la qualità di una scelta. Ma senza procedura, nella confusione e nel discredito, saltano i presupposti di una democrazia, di uno Stato di diritto.

Noi vogliamo una procedura migliore. E non ci arrendiamo all’idea che il Parlamento sia delegittimato ad esprimere un «garante». Accettare questo vuol dire darla vinta al populismo e al presidenzialismo di Berlusconi. A noi piace invece la nostra Costituzione che attribuisce al Capo dello Stato (eletto dalle Camere riunite) il più alto potere di garanzia.

http://www.unita.it/italia/agcom-le-nom ... i-1.419697
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La scoperta del mago......è sempre stato così,.....sia nel pubblico che nel privato,......lavora solo chi paga la tangente......

Gli altri stanno a guardare..............

L'INCHIESTA
"Il sistema tangentizio di Penati
chi non pagava non lavorava"

I pm di Monza: "Voleva scalare il Pd e inquinava le indagini". Gli inquirenti delineano un "quadro impressionante" per l'entità delle somme ed i soggetti coinvolti"
di SANDRO DE RICCARDIS e EMILIO RANDACIO

MILANO - Un "sistema tangentizio" che parte dal Comune di Sesto San Giovanni. Si allarga seguendo l'ascesa politica di Filippo Penati alla Provincia di Milano. Coinvolge la direzione del Pd e favorisce le coop rosse. I pm di Monza, Walter Mapelli e Franca Macchia, che hanno indagato per più di un anno sul "Sistema Sesto", il meccanismo lo descrivono in una richiesta d'intercettazione, tra le migliaia di pagine depositate al momento della chiusura delle indagini, poche giorni fa. Le dichiarazioni degli imprenditori Piero Di Caterina e Giuseppe Pasini, i grandi accusatori di Filippo Penati, ex sindaco di Sesto San Giovanni ed ex presidente della Provincia di Milano, "configurano un sistema tangentizio, tuttora operante, a livello comunale ma allargano lo sguardo alle iniziative della Provincia, e attraverso la figura di Penati e del collettore Renato Sarno, a livello di imprenditori di respiro nazionale (gruppo Intinera Gavio) e della direzione nazionale del Partito Democratico".
Nelle carte dell'inchiesta c'è di tutto: le tangenti in Comune di Sesto per la riqualificazione delle aree dismesse (Falck e Marelli) e i finanziamenti occulti per le campagne elettorali; l'imposizione delle coop rosse e gli appalti pilotati. "Un quadro impressionante (per continuità temporale ultradecennale, per rilevanze delle somme promesse pagate, per l'imponenza delle operazioni economiche sottostanti, per ambiti di riferimento e numero di persone coinvolte) di accordi, progetti e pagamenti illeciti tale da configurare una rete parallela
occulta tra politica ed imprenditoria".
(Il testo completo su Repubblica in edicola)
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Grillo risponde al Financial Times: “Simile a Mussolini? E’ un oltraggio”
Al giornale economico scrive: "E' un deliberato attacco al movimento democratico che rappresento". Respinge l'accusa di populismo ("E' l'opposto") e sottolinea che i Cinque Stelle sono accreditati del 20% dei voti e può rappresentare la seconda forza politica in Italia

Ci sono 742 commenti, veramente troppi da pubblicare
http://www.ilfattoquotidiano.it/2012/06 ... io/259516/

di Redazione Il Fatto Quotidiano | 11 giugno 2012

“Sono stato paragonato a Benito Mussolini, un dittatore. Per me, questo è un oltraggio”. Lo scrive Beppe Grillo in una lettera pubblicata oggi dal Financial Times nel quale risponde alle critiche mosse da un articolo del giornale economico definendole “un deliberato attacco al movimento democratico che io rappresento”.

“Il Movimento 5 Stelle – prosegue Grillo – è stato accusato di essere ‘Populismo 2.0′. E’ esattamente l’opposto. In Italia i partiti politici hanno occupato ogni spazio nell’industria, nelle banche, nei media, ecc. Non viviamo più in una democrazia, ma in una partitocrazia”. Grillo sottolinea che il suo movimento, “al contrario degli altri partiti, ha rifiutato ogni finanziamento pubblico” e non nasconde che attualmente “è accreditato del 20 per cento dei voti” e quindi “a soli due anni e mezzo dalla sua costituzione” è ora stimato rappresentare “la seconda forza politica in Italia”. L’obiettivo – aggiunge – è “quello di consentire una maggiore partecipazione dei cittadini, senza l’intermediazione dei partiti” alla vita pubblica “raggiungendo così l’obiettivo di una democrazia reale”. La filosofia del movimento Cinque Stelle – spiega ancora Grillo – può essere riassunta in due parole: trasparenza e partecipazione, due cose possibili grazie alla diffusione di internet”.
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GRILLO: DELIBERATO ATTACCO AL MOVIMENTO DEMOCRATICO CHE RAPPRESENTO
Grillo al Ft: «Siamo il secondo partito in Italia
e voi mi paragonate a Mussolini...»

Lettera al Financial Times del leader del Movimento 5 Stelle in risposta a un editoriale critico di Beppe Severgnini

L'on. Mussolini: Grillo si sciacqui la bocca parlando di lui
http://www.corriere.it/politica/12_giug ... 1ca9.shtml


«Sono stato paragonato a Benito Mussolini, un dittatore. Per me, questo è un oltraggio». Beppe Grillo scrive una lettera al Financial Times che il 5 giugno aveva pubblicato un editoriale di Beppe Severgnini molto critico sul Movimento 5 Stelle. E su suo fondatore accusato di «Populismo 2.0»: un capo che domina completamente il suo partito e che ricorda non solo Berlusconi, ma «lo showman più scuro, la figura più pericolosa: Benito Mussolini».
ATTACCO AL MOVIMENTO - Nella sua lettera, intitolata «Internet movement and democracy for Italy», Grillo ribatte alle critiche mosse da Severgnini. Secondo il leader si tratta di «un deliberato attacco al movimento democratico che io rappresento». E aggiunge «Il Movimento 5 Stelle è stato accusato di Populismo 2.0. È esattamente l'opposto. In Italia, i partiti politici hanno occupato ogni spazio nell'industria, nelle banche, nei media, ecc. Non viviamo più in una democrazia, ma in una partitocrazia. Al contrario degli altri partiti, noi abbiamo rifiutato ogni finanziamento pubblico» .

LA SECONDA FORZA POLITICA IN ITALIA - Grillo rivendica anche i successi del Movimento attualmente «accreditato al 20 per cento dei voti». Quindi «a soli due anni e mezzo dalla sua costituzione» il Movimento 5 Stelle è «la seconda forza politica in Italia».


PARTECIPAZIONE DEI CITTADINI - Il motivo per cui Grillo è sceso è uno solo: «Consentire una maggiore partecipazione dei cittadini, senza l'intermediazione dei partiti» alla vita pubblica «raggiungendo così l'obiettivo di una democrazia reale». La filosofia del Movimento 5 Stelle - spiega ancora Grillo - può essere riassunta in due parole: trasparenza e partecipazione, due cose possibili grazie alla diffusione di internet«.
I PUNTI CRITICI DI GRILLO - Nel suo articolo Beppe Severgnini cercava di spiegare l'exoploit elettorale del comico Grillo alla platea anglosassone. Immancabili i paragoni con la politica presente: «Spettacolo, empatia, la comunicazione unidirezionale e lo stretto controllo del suo partito: non vi ricorda qualcuno? Silvio Berlusconi, naturalmente senza il fattore donne. Oppure Umberto Bossi, senza gli scandali finanziari che hanno tormentato la Lega Nord» scrive Severgnini.

IL DUCE - Non mancano i paragoni con un altro leader della nostra storia. «Agli italiani 'piace essere governati con il pugno duro' ha scritto l'ambasciata americana al Dipartimento di Stato nel 1920. Allora, lo showman era più scuro, la figura più pericolosa: Benito Mussolini. Ma abbiamo davvero un debole per i leader forti? La risposta è sì, e noi non siamo soli - scrive Severgnini - Quando i tempi sono duri, le democrazie sono tentate da facili soluzioni formulate dai leader istrionici. Ovviamente, le tattiche e gli strumenti sono cambiati. In principio, era un palco e un campo in una piazza, poi radio e film, poi tv, e ora è internet. Potremmo chiamarlo populismo 2.0».

Carlotta De Leo

Caro Grillo,
ho letto la sua replica al «Financial Times». Lei ha scelto di ignorare tutta la parte a lei favorevole («Chiamatelo un commediante, un clown o uno showman, ma sarà la più succosa novità della politica italiana per un po'». «Monti non ha sottoposto se stesso agli elettori. Grillo sì»). Ma non ha risposto ad alcuna delle mie osservazioni: ha solo colto l'opportunità di promuovere il suo movimento davanti a un pubblico internazionale. Sono pronto a discutere delle questioni che sollevo: quando vuole, dove vuole. Possibilmente da soli, senza staff o consulenti alle spalle. Il fatto è che lei non discute. Solo comizi, post sul blog, un'intervista ogni tanto o una lettera a un giornale. Una comunicazione a senso unico. Ancora una volta, come Silvio Berlusconi. Dal quale, ovviamente, la differenziano molte cose (il programma e gli elettori, per cominciare). Ma vi unisce la teatralità, il fastidio per le critiche, l'indisponibilità ad affrontare apertamente i media - come un leader politico dovrebbe fare, sempre. (P.S. Spero le sia almeno piaciuto il riferimento a Jiminy Cricket, il Grillo parlante).

11 giugno 2012 (modifica il 12 giugno 2012)
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LA SCUOLA DEI DROGATI - NEGLI USA È SEMPRE PIÙ DIFFUSO IL DOPING FRA GLI STUDENTI, CHE ASSUMONO FARMACI PER MIGLIORARE LE PROPRIE CAPACITÀ D'APPRENDIMENTO - PIÙ È PRESTIGIOSA L'UNIVERSITÀ, PIÙ GLI STUDENTI CI DANNO DENTRO CON LE PILLOLE – ADDIRITTURA SI SPACCIA IN CLASSE - IN ITALIA NE FA USO IL 6% DEI LICEALI, MENTRE IN CINA MOLTI RAGAZZI STUDIANO CON UNA FLEBO DI AMINOACIDI PIANTATA NELLE VENE...

Massimo Gaggi per il "Corriere della Sera"

Studenti che, oltre a consegnare il telefonino prima dell'esame, alla fine si sottopongono a un controllo antidoping, come i calciatori a fine partita? Impensabile, certo. Eppure in America c'è chi si sta convincendo che, senza misure radicali come un test delle urine, sia ormai impossibile arginare il crescente ricorso degli studenti, soprattutto liceali, alle anfetamine e ad altri farmaci capaci di migliorare il rendimento scolastico.


RITALIN

TIME SU RITALIN
Nelle scuole li chiamano il «biglietto d'oro» (golden ticket): il passaporto per entrare nelle università più esclusive d'America dopo aver superato brillantemente gli esami. Non è un fenomeno nuovo, né solo americano: è dagli Anni 80 che i medici si chiedono se prescrivere queste pillole a ragazzi con qualche problema di apprendimento ma non affetti da forme gravi di ADHD, la sindrome da deficit d'attenzione e iperattività.

E, dal Ritalin all'Adderall, i farmaci sotto accusa esistono da molto tempo. Ora, però, alcune inchieste dimostrano che la diffusione del fenomeno sta diventando impressionante: 21 milioni di ricette nei soli Stati Uniti dove in molti istituti più di un quarto degli studenti ricorre saltuariamente alle pillole stimolanti. Nelle scuole più competitive a farne uso è addirittura la maggioranza dei ragazzi, impegnati allo spasimo per conquistare i voti che aprono le porte delle accademie della Ivy League: quelle che, in teoria, ti mettono in «pole position» per un lavoro ben retribuito.


RITALIN
Un'indagine a campione condotta di recente dal Cnr stima che in Italia siano 150 mila, il 6 per cento circa, gli studenti di 15-19 anni che fanno uso di tranquillanti e stimolanti. E in Cina, come ha raccontato un mese fa sul Corriere Marco Del Corona, è diventato uno scandalo nazionale il caso della scuola più competitiva nella quale gli studenti non si limitavano a impasticcarsi ma, addirittura, studiavano in classe con un ago piantato in vena e la flebo di amminoacidi appesa sulla testa.


RITALIN O I CEREALI PER BAMBINI DISUBBIDIENTI
In America non si vede nulla di così estremo, ma il mix di assuefazione culturale, pressione sui medici, sottovalutazione dei rischi clinici, nuovi ritrovati farmaceutici, crea una situazione assai preoccupante.

Ad esempio gli stimolanti, che prima dovevano essere assunti di continuo, anche in classe, con relativi imbarazzi, ora sono disponibili in formulazioni a rilascio graduale: una pillola prima di uscire di casa è si rimane lucidissimi per tutto il giorno. Come procurarsela? Da medici compiacenti, si sa. Ma c'è anche un fiorente commercio scolastico: un'inchiesta del New York Times racconta le storie di studenti affetti da sindrome ADHD (o che dichiarano di averne i sintomi solo per farsi prescrivere i farmaci) che vendono tutte o parte delle loro pillole ai compagni.



RITALIN ADOLESCENTI ZOMBIE
È un reato, non diverso dallo spaccio di droga, ma nessuno sembra accorgersene. Decine di studenti hanno risposto senza problemi al sondaggio del quotidiano, chiedendo solo di non essere identificati col loro vero nome.

A volte i genitori, che hanno investito tutte le loro risorse negli studi dei figli e li vogliono vedere a tutti i costi in un'accademia di rango, sono consapevoli che la partita viene giocata «con le carte truccate». Altre volte ignorano tutto: i ragazzi scoprono da soli, grazie a un amico, che basta una pillolina per ottenere un risultato brillante agli esami senza doversi dannare l'anima sui libri.


RITALIN PIU FACILE CHE FARE I GENITORI
Questi «turbostudenti» falsano il sistema meritocratico sul quale si basano le selezioni nelle scuole Usa e si espongono a gravi rischi per la loro salute. I ragazzi del «fai da te» (la maggioranza, stando ai sondaggi) aumentano le dosi quando vedono che l'efficacia del farmaco comincia a ridursi. Si espongono così a crisi di insonnia, inappetenza, comportamenti aggressivi. A volte si arriva alla crisi cardiaca.


PSICOFARMACI NEL BIBERON
Sembra di rileggere storie di doping nello sport fatte di ignoranza, calcoli sbagliati, timore di essere superato dal ciclista più dopato di te. E non si tratta solo di sport: in una società nella quale molti musicisti usano i betabloccanti per avere più sprint nei concerti, e c'è sempre una pillola per stare svegli, per dormire, per divertirsi, per fare sesso, è difficile convincere i giovani a tenere lo studio fuori da questo meccanismo infermale: «Per un medico che prescrive il Viagra certificando disfunzioni erettili inesistenti, è poi difficile rifiutare un farmaco della concentrazione a uno studente in difficoltà» avverte sull'Huffington Post Lawrence Diller, docente di pediatria comportamentale della University of California.


ADDERALL
E il fenomeno, dicono gli esperti interpellati dal Los Angeles Times, diventerà ancor più pericoloso col diffondersi dei farmaci di nuova generazione contro la demenza senile, ancor più potenti di quelli per l'ADHD.
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Re: Top News

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Questo è uno di quei momenti in l'uomo è " 'a schifezza, d'a schifezza, d'a schifezza 'e ll'uommene"


LA DENUNCIA DELL'ONU NELLA GIORNATA MONDIALE CONTRO IL LAVORO MINORILE
L'Unicef: «Nel mondo ci sono 215 milioni
di piccoli schiavi, impiegati in attività a rischio»

Oltre il 40% dei disoccupati nel mondo sono giovani. «Per un futuro migliore dobbiamo sconfiggere il lavoro minorile»

Sono 215 milioni i bambini coinvolti nel lavoro minorile in tutto il mondo. Più della metà svolge attività a rischio, come la schiavitù sessuale e la guerra. Ma non solo. Ogni minuto ne muore uno per incidenti, malattie o gravi traumi psicologici. E il 40% dei disoccupati sono giovani. A denunciarlo è l'Unicef, in occasione della giornata mondiale contro il lavoro minorile.
«Oggi giovani disoccupati o impiegati in modo inadeguato sono in genere bambini lavoratori, la cui educazione, salute e benessere sono stati compromessi in modo permanente. Il lavoro minorile crea svantaggi ai lavoratori per tutta la vita e rafforza cicli intergenerazionali di povertà, discriminazione e iniquità», ha spiegato Joanne Dunn dell'agenzia delle Nazioni Unite per l'infanzia. «Il lavoro minorile mina sistematicamente i progressi per il raggiungimento degli Obiettivi di Sviluppo del Millennio (Osm) per ridurre la povertà, l'istruzione, l'Hiv/Aids e la disuguaglianza di genere. Se non riusciremo a sconfiggere il lavoro minorile, non riusciremo a sostenere il diritto umano dei bambini alla protezione e a un futuro migliore», ha concluso Dunn.

Nel frattempo a Firenze, nell'ambito del convegno «Lavoro Minorile: azioni di contrasto e promozione del benessere» verrà firmato un protocollo d'intesa tra l'Unicef Italia e il Garante per l'infanzia e l'adolescenza della regione Toscana. Il protocollo avrà l'obiettivo di promuovere e realizzare attività d'informazione, diffusione e studio della Convenzione sui diritti dell'infanzia; favorire la partecipazione autentica e strutturata delle bambine e dei bambini, delle ragazze e dei ragazzi alle attività promosse; favorire lo scambio reciproco d'informazioni e buone prassi sulle politiche e i progetti dedicati all'attuazione dei diritti dei minorenni sul territorio; promuovere iniziative per il benessere dei bambini/e con particolare attenzione al diritto alla salute, soprattutto per i più marginalizzati.

Marta Serafini
@martaserafini
12 giugno 2012 | 12:45
© RIPRODUZIONE RISERVATA
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Re: Top News

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8GIU2012
Santoro a Bankitalia!


Uno dei paradossi della politica contemporanea, per niente limitato alla realtà italiana, e diffuso invece nell’intero mondo occidentale, è che le qualità necessarie a conquistare una posizione non sono quelle necessarie a saperla gestire.

Il primo ruolo che viene in mente è quello di capo di stato o di governo. Kennedy è stato eletto nel 1960 perchè era giovane, bello e ricco, benché fosse tragicamente inesperto. Analogamente per Reagan nel 1980, che era suadente e affabile, benché con la testa vuota come tutti i mediocri attori. Berlusconi aveva alcune delle qualità, e tutti i difetti, di entrambi. E così via.

La cosa vale, ovviamente, a ogni livello. Essere una pin up, una prostituta o una sensale, ad esempio, può servire a entrare nelle grazie dei datori di seggi di lavoro, ma certo non qualifica a essere ministro, parlamentare o consigliere regionale.

Ora, se il processo democratico porta sicuramente a scegliere le persone sbagliate, per scegliere quelle giuste è necessario procedere in maniera autocratica. È così che Napolitano ha scelto l’attuale governo, e Monti la prossima dirigenza della Rai.

Ma, naturalmente, ciò che è necessario, non è in generale sufficiente. Un banchiere può essere qualificato per il ministero dell’economia, ma non è detto che lo sia per il ministero del lavoro o la presidenza del consiglio. E sicuramente non lo è per la presidenza della Rai.

Non stupiscono dunque le reazioni stupite alla nomina del vice direttore di Bankitalia al vertice della Rai. Dopo il governo delle banche, sembra che avremo anche la tv delle banche. La par condicio vorrebbe che ora al vertice di Bankitalia venisse eletto Santoro, e alla presidenza della Repubblica Benigni. Almeno quest’ultimo ci farebbe ridere volendolo fare, e senza pretendere che le sue barzellette fossero prese sul serio.

http://odifreddi.blogautore.repubblica. ... ankitalia/
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Re: Top News

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Lo Stato Pontificio di nuovo in guerra

Testamento biologico: lo spot di Radio popolare “coperto” da Radio Maria
L'emittente della sinistra milanese colpita da un inedito "hackeraggio" via etere. La voce di Moni Ovadia, uno dei testimonial della campagna "Io scelgo", viene sistematicamente sopraffatta dalle trasmissioni dell'antenna cattolica.

Indaga la polizia postale



di Mario Portanova | 12 giugno 2012

Commenti (13)
http://www.ilfattoquotidiano.it/2012/06 ... ia/261171/

Parte lo spot in favore del testamento biologico, e subito si sovrappone Radio Maria. Succede a Radio Popolare di Milano, che ieri ha lanciato la campagna “Io scelgo”, che attraverso testimonial come Moni Ovadia, Lella Costa, Claudio Bisio e Gherardo Colombo chiede al Comune retto da Giuliano Pisapia di istituire il registro del testamento biologico, il documento con il quale ciascuno può esprimere le proprie volontà in fatto di trattamenti sanitari nell’eventualità di ritrovarsi in stato di incoscienza. Un tema delicatissimo, sollevato per esempio dal caso di Eluana Englaro.

“Quando è successo la prima volta abbiamo pensato a un caso, per quanto curioso”, spiega a ilfattoquotidiano.it Gianmarco Bachi, direttore dei programmi di Radio Popolare, storica voce della sinistra milanese e capofila della rete nazionale Popolare network. “Invece la cosa si è ripetuta sistematicamente ogni volta che abbiamo messo in onda lo spot. Parte la voce di Moni Ovadia e dopo una ventina di secondi le nostre frequenze sono sovrastate da quelle di Radio Maria” (senti l’audio dello spot interrotto da Radio Maria).

Anche per i tecnici di Radio Popolare, al momento, è difficile capire il meccanismo di questo hackeraggio che colpisce le trasmissioni via etere, sul quale sta già indagando la Polizia postale in attesa di una formale denuncia che, continua Bachi, “presenteremo domani. E’ evidente che si tratta di un boicottaggio, la modalità di intrusione è chiaramente voluta e tecnicamente accertata, anche se non si sa chi sia il responsabile né quale sia l’obiettivo preciso: la campagna, la radio o entrambi”. Dagli studi di via Ollearo escludono qualunque responsabilità di Radio Maria in questo attacco, concentrato su un tema molto sgradito al fronte cattolico.

Una delle ipotesi è che l’ignoto hacker disponga di un comune software di riconoscimento vocale pronto a “scattare” ogni volta che sente la voce di Moni Ovadia. Meno chiaro è come possa intervenire sui ponti radio, con una modalità di hackeraggio dell’etere che non sembra avere molti precedenti.
Amadeus

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L'allarme di Pisapia: «Intervenga il governo o Expo rischia di saltare». L'incontro a Milano
Il governatore Formigoni: «Se il sindaco lascia, vedrò cosa fare»

Alla ricerca di Mister Expo. Chi sarà? Ma soprattutto ci sarà? Il sindaco Giuliano Pisapia al ritorno da Parigi dopo l'assemblea generale del Bie, conferma che non ha nessuna intenzione di tornare sui suoi passi, nonostante le differenze semantiche tra «aver rimesso a disposizione il mandato» da commissario straordinario di Expo e «dimissioni». Lui ha rimesso il mandato dopo aver scritto «una lunga e articolata lettera» al premier e attende un incontro con Mario Monti che potrebbe tenersi tra venerdì (cena a Palazzo Reale) o sabato al Vodafone Village per prendere la decisione finale. «L'Expo non è in ritardo - dice Pisapia -, ma se il governo non si assumerà le sue responsabilità, c'è il rischio che fallisca».
Ma Pisapia sposta il discorso molto più avanti rispetto all'incontro con Monti. Traccia l'identikit di chi potrebbe essere il nuovo commissario straordinario per Expo: «Sono convinto che il governo debba avere una persona che unisca capacità manageriali e ruolo istituzionale - dice Pisapia -, che sia presente a Milano in un rapporto diretto fra Milano e Roma, per mantenere i collegamenti fra le istituzioni locali, il governo nazionale e la società Expo. Questa figura è mancata e credo che sia urgente che si provveda». Aggiunge particolari: «Le personalità sono molte e anche disponibili a mettersi a disposizione senza vantaggi dal punto di vista economico. C'è bisogno di qualcuno che possa occuparsi a tempo pieno di Expo per evitare che possa fallire. Ritengo che il commissario straordinario debba avere la possibilità di mettersi a disposizione a livello temporale molto più di quanto possa fare uno che ha già altri incarichi istituzionali».

Formigoni: «Inaccettabile abdicare a responsabilità»



Parte la caccia al nome. Ma è puro esercizio retorico. Perché, comunque, la nomina è del governo ed è difficile pensare che dopo lo strappo, il Comune possa indicare una figura ben precisa. Quindi si procede a lume di logica. Un nome che balza subito agli occhi è quello di Giuseppe Sala, amministratore delegato di Expo. Anche perché l'urgenza riguarda soprattutto la realizzazione del sito e la complessità dei lavori all'interno dell'area di Rho-Pero. E chi meglio di Sala potrebbe portare avanti questo compito? Altri nomi sono pura fantasia. C'è chi parla di Emma Marcegaglia e chi ritene che Romano Prodi, conquistatore di Expo insieme a Letizia Moratti, possa essere la figura ideale. Parole. Anche perché non si sa quale sarà la decisione di Monti. Si sa solo che Roberto Formigoni ieri ha chiesto che Pisapia ci ripensi «perché sennò Expo rischia di sparire». Altrimenti, lo stesso Formigoni è pronto a rivedere il suo ruolo di commissario generale di Expo.

Maurizio Giannattasio
13 giugno 2012 | 8:53

mumble mumble...l'expo non è in ritardo ma l'area rho-pero è più piatta della spianata delle moschee....
Romano Prodi? pesci in faccia ne ha presi che basta ! non credo proprio che abbia questa propensione al suicidio.
....ma se soldi non ce ne sono, si faccia come per le olimpiadi, si annulli. che senso ha cercare un nome? pagare profumatamente qualcuno per qualcosa che non si sa se si potrà fare?
....il governo finirà il suo mandato nel 2013 ( maybe) ...niente niente si cerca un capro espiatorio più che una figura istituzionale che dialoghi fra milano e roma?
camillobenso
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Le news del “MERLONIA TRIBUNE”

LE RIFORME
Finocchiaro: "Referendum sul presidenzialismo"
Ma arrivano le chiusure del Pdl e della Bindi

L'ipotesi del capogruppo dei democratici al Senato non trova consensi. La Russa: "E' un modo per affossare tutto". Poi le critiche dall'interno del Pd. La presidente del partito: "Sogno o son desta? In direzione non abbiamo deciso nulla del genere

………..Pdl: "Vogliono affossare tutto". Il primo a commentare è Ignazio La Russa: "La proposta del Pd di indire un referendum sul semi presidenzialismo è solo un modo di insabbiare la riforma". Un tentativo fatto per "affossarla" o per "rinviarla sine die". E il coordinatore del Pdl insiste: "Si assumano la responsabilità di dire un sì o un no in maniera chiara". Gli fa eco Gaetano Quagliariello. Che invoca la "responsabilità nazionale".

(La Repubblica.it)
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Dopo l’ideona dello scienziato di Hardcore, che segue quella precedente di stampare euro in proprio, e quella succesiva di fare una “ghirlanda” di liste civiche intorno al Pdl, avanzata nell’assoluta certezza che gli italiani, soprattutto quelli “””moderati”””, siano tutti quanti fessi certificati,….l’altro scienziato targato Pdl nativo di Paternò, ma naturalizzato milanese, sputtana il Parlamento italiano.

Per Gnaaazio, il Parlamento italiano è soltanto la versione italiana, romana, del vecchio Foro Boario di Ferrara, dove si svolgevano affari relativi al mercato delle vacche.

Per il vecchio fascio, il mercato della vacche deve rimanere nel recinto di Camera e Senato e oggetto di scambio tra la sola casta.

Quando la Finocchiaro accenna a sottoporre a referendum il semipresidenzialismo de’ noantri, il realismo dell’ex balillino esplode. Per lui gli elettori sono solo merloni giganti da manipolare all’occorrenza.

Nel caso specifico, sapendo di non poterli manipolare si nasconde dietro:

………..il referendum sul semi presidenzialismo è solo un modo di insabbiare la riforma". Un tentativo fatto per "affossarla"


E’ più che evidente che questo Parlamento non è abilitato a fare le riforme.

Ci rifletta il Capo dello Stato.

Tutti a casa......
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