Come se ne viene fuori ?

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camillobenso
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Re: Come se ne viene fuori ?

Messaggio da camillobenso »

Amadeus ha scritto:
Il Renzino aveva dichiarato che se ne ritornava bonino a fare il sindaco. Ma sapevamo tutti quanti che era una gran balla gigliata.

Appena l’occasione si sta intravvedendo, zacchete, l’arrampicatore sociale è ripartito in quarta.
aspettiamo trepidanti la contromossa dell'ala sinistra .
Camusso for President?
Landini for premier?
Veltroni for Africa?
Fusione a 30 gradi con SEL, rivoluzione civile -ei fu , Bonelli, Diliberto, Ferrero?
Ingroia scusa, torna! ?


Amà, è possibile che ti sia sfuggito in questi giorni, quanto ho scritto in materia. Capita, mica è un’obbligo leggere tutte le cazzate che scrivo.

Però ho insistentemente precisato che la sinistra rappresentativa è definitivamente morta,…..kaputt!!!!!

A differenza della sinistra a livello popolare, delusa, avvilita, sconcertata, depressa, ma non per questo vinta sul piano dei valori.

Ancora la settimana scorsa, in uno scontro con un bersaniano convinto e inossidabile, inorridito perché non ho votato, inorridito dalla presa di distanza nei confronti di classe dirigente che si è fatta destra, alla fine i valori fondanti della sinistra emergono prepotentemente rispetto al cazzeggio che una classe dirigente degenerata ertasi a casta ci ha costretto a dividerci.

E’ il rispetto profondo non convenzionale ed opportunistico per chi tra l’8 settembre del 1943 e il 25 aprile del 1945, ha donato il bene più prezioso che un essere umano dispone, la vita.

In modo particolare il rispetto profondo va a quei giovani che non essendosi ancora affacciati alla vita, hanno rischiato il tutto per tutto combattendo nelle contrade d’Italia il nazifascismo morente e per questo ancora di pù incattivito.

Ragazze e ragazzi caduti in combattimento fronte a fronte con il nemico nazifascista, sotto le torture fasciste, messi al muro dai plotoni della bande nere, o appesi agli alberi con i ganci che usano i macellai per appendere la carne macellata.

C’è un’area comune che al di là delle divisioni partitiche o ideologiche accomuna una parte di italiani. E’ il rispetto per la Costituzione e per i padri fondatori usciti indenni dal massacro della guerra civile all’interno della seconda guerra mondiale.

E’ il rispetto verso quella ex ragazza diciassettenne, che alla vista di coetanei impiccati mostrati alla vista comune, decide di entrare nella resistenza facendo la staffetta partigiana, quindi rischiando continuamente la vita, all’interno della brigata Cesare Battisti, al comando di Gino Sartor.

Tina Anselmi.

Anche se dopo, con il ritorno alla vita civile, per la sua convinzione cattolica si schiera con la Dc.

E’ vero, è sempre stata un’avversaria politica, ma abbiamo sempre saputo che lei era una garanzia assoluta per l’ordine repubblicano e costituzionale.

Oppure nei confronti del generale Carlo Alberto dalla Chiesa usato dal potere costituito per abbattere le Br, nel periodo della Notte della Repubblica e poi mandato coscientemente a morire a Palermo sotto il piombo della mafia, solo perché, per battere le Br aveva scoperto che si trattava di un gioco del potere costituito che non intendeva cedere il passo.

Il rispetto per Falcone e Borsellino, soprattutto per Borsellino che rappresentava una parte politica lontana dalla sinistra. Ma è il suo non cedere alla mafia, il nuovo nemico pronto a demolire lo Stato repubblicano che desta la nostra ammirazione, profondo rispetto ed eterna gratitudine.

Lo stesso dicasi per l’avvocato Giorgio Ambrosoli, politicamente vicino ai monarchici, ma fermamente convinto di voler servire la Repubblica al prezzo della vita lasciando moglie e un figlio piccolo, a soli 42 anni.

Ci uniscono ancora oggi la figura di Enrico Berlinguer, un benestante sardo se non proprio ricco, che dedica la vita per il riscatto degli ultimi.

Ed infine Sandro Pertini il vecchiaccio dal carattere ruvido consapevole di come dovevano essere tradotti in pratica i valori socialisti.


Camusso for President?
Landini for premier?


E per quale motivo?

Quelli non sono arrampicatori sociali, quella è gente che ha saputo stare al suo posto, consapevole di essere veramente più utili ad un mondo in grande sofferenza.

Le armate del cardinal Ruini alla fine hanno vinto, la destra ha annientato la sinistra rappresentativa ingorda del potere.

Comunione & Fatturazione malgrado Roberto Forchettoni ha vinto.

Auguriamoci che il fascistone Scola prodotto della fabbricazione C & F non diventi Papa, altrimenti lo scotto da pagare della sconfitta della sinistra sarà ancora più grande.
erding
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Re: Come se ne viene fuori ?

Messaggio da erding »

Auguriamo che il fascistone Scola prodotto della fabbricazione C & F non diventi Papa, altrimenti lo scotto da pagare della sconfitta della sinistra sarà ancora più grande.
Speriamo che dopo un Benedetto ci sia un Francesco.
Amadeus

Re: Come se ne viene fuori ?

Messaggio da Amadeus »

@zio
No non mi è sfuggito quello che hai scritto , che raramente metto nella colonna "cazzate" .
tuttavia necessito del dito nell'occhio:
Mi stai dicendo che, laddove si palesasse una spaccatura nel pd ,con la nuova formazione free climbers centrista che hai ipotizzato, non ci sarebbe un partito/movimento/contenitore di sinistra ( vera) che raccolga
la sinistra a livello popolare, delusa, avvilita, sconcertata, depressa, ma non per questo vinta sul piano dei valori.
io vedo il fallimento degli uomini più che quello dei partiti , vedo che è la qualità umana a mancare e non certo il contenitore che li contiene.
anche stamattina cacciari insisteva sul fatto che le spinte alle istanze di grillo c'erano dentro il pd, da parte dei più giovani ma venivano tacitate, negate, per questo il mancato rinnovamento è stato il peggiore degli atti autolesionistici del pd.
se grillo è un sintomo lo è anche la fuga al "centro" , laddove questo viene visto come il luogo dove si smette di fare finta di essere di sinistra e si agisce...somehow.
Poi sta tutto nella qualità umana , personale e professionale di chi fa.
come sempre .
soloo42000
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Re: Come se ne viene fuori ?

Messaggio da soloo42000 »

[sp]

Codice: Seleziona tutto

Le armate del cardinal Ruini alla fine hanno vinto, la destra ha annientato la sinistra rappresentativa ingorda del potere.
Comunione & Fatturazione malgrado Roberto Forchettoni ha vinto.
[/sp]

Per me non hanno vinto le armate di Ruini, ma si e` sfaldata la NOSTRA legione.
Alcuni hanno ritenuto che gli ufficiali (tutti, non alcuni) fossero cosi` detestabili da preferire i barbari di ruini.
E se ne sono stati a casa.

Peggio per tutti.

Ciao.

soloo42000
Amadeus

Re: Come se ne viene fuori ?

Messaggio da Amadeus »

da ilpost.it

Fare politica costa, spiegano sempre i partiti. Costano gli affitti delle sezioni, e dei teatri e delle sale in cui tenere le iniziative politiche, costano i telefoni e i manifesti, costano i viaggi, le campagne di propaganda, costano gli spot, costano gli uffici per organizzare l’attività di un partito, costano i dipendenti. Per pagare queste cose i partiti italiani hanno tre fonti principali di sostentamento economico: le quote versate dai propri iscritti e dai propri dirigenti (in diversi partiti i parlamentari versano parte del proprio stipendio al partito, e devono pagare una cifra al momento della candidatura), le donazioni ricevute (sia direttamente che indirettamente, si pensi per esempio agli stand delle feste dell’Unità), e i soldi pubblici assegnati per legge: il famigerato “finanziamento pubblico dei partiti”, oggi di nuovo molto discusso.

Il finanziamento pubblico dei partiti arrivò in Italia nel 1974 con una legge promossa dalla Democrazia Cristiana – e votata da tutti i partiti presenti in parlamento, PCI compreso, ed escluso il PLI – allo scopo, teoricamente, di ridurre il rischio di tentativi di corruzione. Si disse, infatti, che limitare ai fondi dei privati il sostentamento dei partiti avrebbe avuto possibili conseguenze negative. Che si fa, per esempio, se una o più persone ricchissime mettono le loro finanze a disposizione di un partito? Come si mette il sistema politico al riparo di quello che può accadere se un grande gruppo industriale o una lobby o anche un ente pubblico si mette a finanziare massicciamente uno più partiti per ottenerne in cambio dei vantaggi? O, simile e inverso, se un partito non ha fondi e deve trovare il modo di ottenere contributi privati?

La legge, approvata dopo alcuni scandali allo scopo di limitare la corruzione, obbligava i partiti che ricevevano il denaro pubblico a dare conto delle donazioni ricevute in bilanci trasparenti e a non ricevere donazioni da enti e strutture di proprietà pubblica (come l’ENI, per esempio) ma non ottenne il suo scopo. Nel 1976 l’industria statunitense Lockheed ammise di aver pagato tangenti a politici italiani per vendere i propri aerei militari. Sempre in quegli anni attorno al banchiere Michele Sindona emerse un grosso e torbido giro di corruzione e tangenti legato alla Democrazia Cristiana. Nel 1978 un referendum proposto dai Radicali non raggiunse il quorum per pochi punti ma raccolse il 97 per cento dei voti per l’abolizione del finanziamento pubblico. Nel 1993, dopo le inchieste di “Tangentopoli”, un nuovo referendum ottenne il quorum e con il 90,3 per cento dei Sì il finanziamento pubblico ai partiti venne abrogato.

Dopo il referendum
Le leggi in vigore vennero quindi aggiustate e modificate in modo tale da eliminare, teoricamente, il finanziamento pubblico: ripristinandolo però sotto altre forme. Una vecchia legge sui rimborsi elettorali fu prima allargata e poi rimpiazzata nel 1999 da una nuova che, a cominciare dalle elezioni politiche del 2001, destina dei fondi a tutte le le liste che superano l’1 per cento dei voti, per tutta la durata della legislatura. Nel 2006 la legge venne ulteriormente modificata e attribuì il finanziamento per cinque anni dal voto, anche se la legislatura dovesse finire prima. Parliamo di molti soldi: 468 milioni di euro per ogni legislatura, quasi mezzo miliardo di denaro pubblico.

Le moltiplicazioni del finanziamento
La legislatura iniziata nel 2006, quella con le elezioni vinte di pochissimo dal centrosinistra, finì nel 2008. I partiti che ottennero almeno l’1 per cento dei voti (quindi anche alcuni che non sono in parlamento, avendo ottenuto meno voti della soglia di sbarramento per eleggere parlamentari) continuano però a percepire i “rimborsi” per tutto il 2011, e a quelli si sommano i “rimborsi” relativi alle elezioni politiche del 2008, quelle che hanno dato inizio alla legislatura in corso. Questa è la prima sovrapposizione paradossale: per non essere “finanziamento pubblico dei partiti” devono essere rimborsi elettorali, ma questo rende priva di senso la loro assegnazione in anni non elettorali, e doppiamente privo di senso il loro raddoppio. Poi c’è un’altra questione.

Nel 2008 i due principali partiti politici, Popolo della Libertà e Partito Democratico, erano appena nati dalla fusione di quattro partiti politici: Alleanza Nazionale e Forza Italia, il primo, Democratici di Sinistra e Margherita, il secondo. Quindi succede che Popolo della Libertà e Partito Democratico ricevano i rimborsi elettorali per le elezioni 2008 mentre Alleanza Nazionale, Forza Italia, Democratici di Sinistra e Margherita continuavano a percepire i rimborsi per le elezioni del 2006. Questi partiti, infatti, formalmente esistono ancora: non fanno attività politica – alcuni sono diventati amministrativamente delle fondazioni – ma hanno sedi, uffici, dipendenti, patrimoni. E soldi.

Che cosa è cambiato durante il governo Monti
Con l’insediamento del governo Monti, si disse che il Parlamento avrebbe dovuto approfittare di quella fase politica per risolvere alcune questioni: la legge elettorale, le riforme istituzionali, i costi della politica. Sul fronte del finanziamento pubblico ai partiti, dopo lunghe discussioni – e molte sedute parlamentari con pochi presenti in aula – i partiti hanno raggiunto un’intesa su un testo non condiviso soltanto da Italia dei Valori e Lega Nord, che giustificavano il disaccordo chiedendo l’eliminazione completa dei rimborsi piuttosto che la riduzione. A luglio del 2012 è stata infine approvata la legge n. 96/2012 (PD e PdL favorevoli, IdV contraria, Lega astenuta) che ha dimezzato i contributi pubblici per l’anno 2012 – da 182 a 91 milioni – e stabilito delle riduzioni per gli anni successivi. I fondi risparmiati con le riduzioni del 2012 e del 2013, circa 165 milioni di euro, sono stati destinati alle amministrazioni delle regioni colpite dai terremoti dell’Abruzzo e dell’Emilia Romagna).
La legge ha anche introdotto nuove condizioni per accedere ai fondi. I partiti devono ora ottenere il 2 per cento dei voti alla Camera o avere almeno un parlamentare eletto. Occorre inoltre che i partiti siano dotati di un atto costitutivo e di uno statuto “conformato a principi democratici nella vita interna, con particolare riguardo alla scelta dei candidati, al rispetto delle minoranze e ai diritti”. La legge ha anche stabilito alcune misure per regolare la trasparenza nell’assegnazione dei rimborsi. Una commissione composta da cinque magistrati (tre della Corte dei Conti, uno del Consiglio di Stato e uno della Corte di Cassazione) è stata istituita per vigilare sui bilanci dei partiti. E tutti i tesorieri di partito devono pubblicare redditi e patrimonio, anche dei familiari. Altre novità sono: la riduzione del 5 per cento sui rimborsi dei partiti le cui liste siano composte per più di due terzi da candidati dello stesso sesso; il divieto per i partiti di prendere in affitto o acquistare immobili da persone elette in parlamento, in Europa e nei Consigli regionali.
I rimborsi elettorali per la legislatura che sta per iniziare – previsti per i prossimi cinque anni – ammontano a 159 milioni di euro, di cui 46 milioni spetterebbero al PD, 43 milioni al M5S, 38 milioni al Pdl e 15 milioni alle liste Monti (Scelta Civica, Udc e Fli). Il Movimento 5 Stelle ha già annunciato che rinuncerà alla sua quota e oggi Beppe Grillo ha invitato Bersani e il PD a fare lo stesso.

Come funziona nel mondo
La situazione è molto eterogenea. Come riporta uno studio dell’Institute for Democracy and Electoral Assistance (IDEA), sono 96 i paesi che prevedono il finanziamento pubblico annuale (totale o parziale) dello Stato ai partiti, ossia circa il 44 per cento dei paesi del mondo. Invece, sono 57 i paesi che prevedono fondi pubblici ai partiti in relazione alle spese sostenute in campagna elettorale, ossia il 26,4 per cento sul totale (alcuni paesi del primo gruppo sono presenti anche in questa lista perché prevedono entrambi i sistemi di finanziamento pubblico).

Gli stati che invece non prevedono il finanziamento pubblico ai partiti in nessuna forma sono 55 (ossia il 25,5 per cento del totale). In Europa sono una manciata (Malta, Andorra, Svizzera, Bielorussia, Ucraina), molti sono paesi dell’Asia (come India, Bangladesh, Libano, Singapore), dell’Africa (come Senegal, Mauritania, Sierra Leone), diversi paesi centroamericani e sudamericani (quali Bolivia e Venezuela) e piccoli stati dell’Oceania.
Gran parte dei paesi europei, dunque, tra cui anche quelli economicamente più forti o con una grande storia democratica alle spalle, prevedono il finanziamento pubblico ai partiti e in varie forme. In Francia, la legislazione francese prevede due tipi di finanziamento pubblico: il primo, in forma di contributo annuale (circa 70 milioni di euro), viene calcolato in base ai voti ottenuti alle precedenti elezioni dell’Assemblea Nazionale, il secondo, in forma di rimborsi, in proporzione ai rappresentanti di ogni partito eletti nelle due Camere (in genere, per ogni elezione nazionale, oscillano intorno ai 40 milioni di euro all’anno).
Un meccanismo simile vige in Spagna, dove si sommano gli stanziamenti annuali dello Stato a rimborsi elettorali in base ai voti ottenuti alle elezioni precedenti, per un totale di circa 130 milioni all’anno di finanziamento pubblico ai partiti.
In Germania, invece, non ci sono rimborsi, ma dal 1958 solo un finanziamento pubblico fisso ai partiti, in base ai voti che prendono alle elezioni precedenti per un tetto massimo complessivo di circa 133 milioni. In Regno Unito, la situazione è più complessa: lo Stato fornisce direttamente due milioni complessivi a una decina di partiti, a cui vanno aggiunti i fondi della Camera dei Comuni che premiano i partiti all’opposizione (per esempio, il Partito Conservatore ha ricevuto circa 4 milioni e 700mila sterline per la “stagione politica” 2009-2010) e quelli della Camera dei Lord, destinati sempre ai partiti di opposizione (ma qui si arriva a un massimo di 500mila sterline all’anno per partito). Negli Stati Uniti, invece, il finanziamento pubblico è previsto solo durante le campagne elettorali per le elezioni presidenziali (anche per le primarie), ma i modesti finanziamenti dello Stato obbligano chi li riceve a rinunciare ai soldi dei privati, dunque la maggior parte dei candidati americani li rifiuta.
camillobenso
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Re: Come se ne viene fuori ?

Messaggio da camillobenso »

Spezzeremo le reni alla Grecia - 24


Questa affermazione crea inevitabilmente tensione nel popolo dei bucanieri, che non starà a guardare con le mani in mano.



Berlusconi, Cinque Stelle sfida il Pd: “Voteremo per arresto e ineleggibilità”
Il capogruppo del Movimento al Senato Crimi conferma che i parlamentari voteranno a favore di un eventuale provvedimento giudiziario nei confronti del Cavaliere. E sostiene l'appello per applicare la legge sul conflitto d'interessi del 1957. Gli attacchi del Pdl ai magistrati? "Indegni"

di Redazione Il Fatto Quotidiano | 11 marzo 2013Commenti (1436)



Berlusconi ineleggibile e sì a un’eventuale richiesta di arresto a suo carico. Sfida a tutto campo al Partito Democratico.

Altro che gli otto punti di Bersani per un governo di minoranza che i Cinque Stelle dovrebbero sostenere. Viceversa è il Movimento Cinque Stelle che riparte dalla questione chiave per l’elettorato del centrosinistra e, tuttavia, mai risolta in quasi 20 anni dallo stesso centrosinistra.

Cioè Silvio Berlusconi. La sua ineleggibilità e i suoi guai con la giustizia. E questo avviene nel giorno in cui il Cavaliere torna – suo malgrado – protagonista della cronaca nazionale, con il processo Ruby rinviato per il legittimo impedimento, la marcia di oltre 150 parlamentari del Pdl fino al tribunale e “l’occupazione” dello stesso Palazzo di Giustizia per qualche minuto, Alfano che chiede un incontro d’urgenza al Colle e chiama a una “emergenza democratica”.

Prima ancora delle leggi ad personam, prima ancora del conflitto d’interessi: Berlusconi è ineleggibile. Vito Crimi, capogruppo in pectore del Movimento Cinque Stelle al Senato, non ha dubbi: “Voteremmo per l’ineleggibilità di Berlusconi in quanto concessionario di servizio pubblico, se saremo in Giunta per le elezioni. E ci aspettiamo che anche altri votino per l’ineleggibilità, poi sia Berlusconi a fare ricorso”.

Insomma: il Pd è avvisato e, si potrebbe dire, messo all’angolo. Perché il tema non solo sgombra il tavolo dal mini-programma di 8 punti (dove c’è comunque la legge sul conflitto d’interessi), ma non è certamente secondario per l’elettorato di centrosinistra.

Tutto parte dall’appello di Micromega che ha reso noto come una legge sul conflitto d’interessi esista già: si tratta della legge 361 del 1957, sistematicamente violata dalla Giunta delle elezioni della Camera dei deputati.

Tra i primi firmatari Andrea Camilleri, Paolo Flores d’Arcais, Dario Fo, Margherita Hack, Franca Rame, Barbara Spinelli che chiedono al nuovo Parlamento che venga finalmente applicata, e Berlusconi non avrà più nessuna immunità di impunità.

Spiega Micromega che nel 1994 (maggioranza di centro-destra) e nel 1996 (maggioranza di centro-sinistra, primo governo Prodi), un comitato animato da Vittorio Cimiotta (“Giustizia e libertà”) e composto da Roberto Borrello, Giuseppe Bozzi, Paolo Flores d’Arcais, Alessandro Galante Garrone, Ettore Gallo, Antonio Giolitti, Paolo Sylos Labini, Vito Laterza, Enzo Marzo, Alessandro Pizzorusso, Aldo Visalberghi organizza i ricorsi dei cittadini elettori, poi respinti dalla Giunta delle elezioni della Camera, con l’unico voto in dissenso di Luigi Saraceni, che il centro-sinistra non confermerà nella Giunta del 1996.

Con la motivazione che l’articolo 10 comma 1 della legge dichiara in effetti che non sono eleggibili “coloro che in proprio o in qualità di rappresentanti legali di società o di imprese private risultino vincolati con lo Stato per contratti di opere o di somministrazioni, oppure per concessioni o autorizzazioni amministrative di notevole entità economica”, ma che “l’inciso ‘in proprio’ doveva intendersi ‘in nome proprio’, e quindi non applicabile all’on. Berlusconi, atteso che questi non era titolare di concessioni televisive in nome proprio”.

Ma il Movimento Cinque Stelle ha le idee chiare anche su una eventuale richiesta di autorizzazione a procedere nei confronti di Berlusconi. La votereste?, chiedono i giornalisti. “Mi prende in giro? – risponde Crimi – E’ una domanda retorica, la risposta è sì. Ovviamente”. E’ ancora pendente, per esempio, la richiesta di autorizzazione a procedere alla perquisizione della cassetta di sicurezza del Monte dei Paschi di Siena sequestrata dalla Guardia di finanza nell’ambito dell’inchiesta di Napoli sulla corruzione dell’ex senatore Sergio De Gregorio (la Procura ha peraltro chiesto il processo immediato).

E il capogruppo al Senato dei Cinque Stelle torna anche sulla manifestazione dei parlamentari del Pdl al tribunale di Milano: “Dovrebbero avere maggior rispetto verso un potere dello Stato come quello giudiziario, anche se ha le sue criticità, ma attaccarlo in questo modo come fa il Pdl è indegno. Siamo arrivati anche alla visita fiscale a Berlusconi: magari sta veramente male, ma se ha qualcosa di più grave lo dica”. Questo avviene nel silenzio del Pd ad eccezione di Andrea Orlando, responsabile giustizia del Partito Democratico. “Il Pdl manifesta ancora una volta uno scarso senso delle istituzioni”, ha detto, “è l’incapacità di accettare un dato fondante della democrazia: ogni cittadino è uguale di fronte alla legge”. Nichi Vendola ha invece definito la manifestazione “un assedio eversivo allo stato di diritto” ed è un’immagine “terribile di un Paese che va a picco”. “Le manifestazioni all’interno dei tribunali – conclude – sono episodi intollerabili e la riacutizzazione dello scontro tra politica e giustizia rischia di portare il Paese allo sfascio”.

http://www.ilfattoquotidiano.it/2013/03 ... ta/526990/
Ultima modifica di camillobenso il 13/03/2013, 16:51, modificato 1 volta in totale.
camillobenso
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Re: Come se ne viene fuori ?

Messaggio da camillobenso »

Amadeus ha scritto:@zio
No non mi è sfuggito quello che hai scritto , che raramente metto nella colonna "cazzate" .
tuttavia necessito del dito nell'occhio:
Mi stai dicendo che, laddove si palesasse una spaccatura nel pd ,con la nuova formazione free climbers centrista che hai ipotizzato, non ci sarebbe un partito/movimento/contenitore di sinistra ( vera) che raccolga
la sinistra a livello popolare, delusa, avvilita, sconcertata, depressa, ma non per questo vinta sul piano dei valori.
io vedo il fallimento degli uomini più che quello dei partiti , vedo che è la qualità umana a mancare e non certo il contenitore che li contiene.
anche stamattina cacciari insisteva sul fatto che le spinte alle istanze di grillo c'erano dentro il pd, da parte dei più giovani ma venivano tacitate, negate, per questo il mancato rinnovamento è stato il peggiore degli atti autolesionistici del pd.
se grillo è un sintomo lo è anche la fuga al "centro" , laddove questo viene visto come il luogo dove si smette di fare finta di essere di sinistra e si agisce...somehow.
Poi sta tutto nella qualità umana , personale e professionale di chi fa.
come sempre .


…..anche stamattina cacciari insisteva sul fatto che le spinte alle istanze di grillo c'erano dentro il pd, da parte dei più giovani ma venivano tacitate, negate, per questo il mancato rinnovamento è stato il peggiore degli atti autolesionistici del pd.


Sulla questione giovani penso abbia ragione la Bindi quando afferma che i giovani siano prodotti di allevamento.

Infatti non si vede nulla tra i quarantenni, per questo è un partito defunto.

Le sfide nazionali, europee ed internazioni sono tali da necessitare personale di altissimo livello, non dei pollai del Nazareno è delle sedi precedenti, adatti alla conservazione della casta.

E non può essere diversamente. Dopo aver esautorato Occhetto, gli ex giovani leoni hanno eliminato tutte quelle strutture che permettessero ad altri di formarsi politicamente, assicurandosi di conseguenza il diritto perpetuo di dominare.

Non volevano che personale addestrato facesse quello che loro hanno fatto per esautorare Occhetto.

Non è nella tradizione della sinistra italiana che un segretario deposto passi ad altra formazione.

Occhetto ------> Idv

Ne sa qualcosa Romano Prodi del bacio mortale degli ex giovani leoni dell'ex Pci.


Non è normale che Prodi rifiuti categoricamente la politica dopo essere stato messo in minoranza ancora una volta nel 2007.
camillobenso
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Re: Come se ne viene fuori ?

Messaggio da camillobenso »

11 MAR 18:37
GRILLO O LA GRANDE FUGA DAL PARTITO DEMOCRATICO
Mentre M5S è interclassista come la vecchia Dc e Berlusconi recupera i suoi elettori storici, il Pd riesce a perdere in campagna elettorale anche il ceto medio e i laureati – Abbandonato dagli operai e senza presa sui giovani, il partito di Bersani è una bocciofila o un salottino chic…




1. DESTRA E SINISTRA PERDONO IL LORO POPOLO
Ilvo Diamanti per "La Repubblica"


BEPPE GRILLO
Non è una scossa isolata e occasionale. Le recenti elezioni segnano, invece, una svolta violenta. Che modifica profondamente i confini fra politica, società e territorio. Segno del cambiamento è, soprattutto, il voto al M5S. Il quale ha canalizzato gli effetti di due crisi, enfatizzate, a loro volta, dalla crisi economica.


PIERLUIGI BERSANI IN PREGHIERA
La prima - a cui abbiamo già dedicato attenzione - colpisce il legame con il territorio. È resa evidente dallo "sradicamento" dei partiti principali nello loro zone "tradizionali". Il Pd: in alcune province storicamente di sinistra. Nelle Marche e in Toscana, soprattutto. La Lega: nel Nordest, nella pedemontana lombarda e piemontese. Nelle province "forza-leghiste", un tempo "bianche". Democristiane. Infine, il PdL, che ha perduto, in misura superiore alla media, nelle Isole. Sicilia e Sardegna. Dove è forte, fin dalle origini.

Una geografia politica di lunga durata è mutata bruscamente e in modo profondo. Almeno quanto la struttura sociale ed economica del voto. È qui la seconda "crisi", esplosa alle recenti elezioni, dopo una lunga incubazione. Centrosinistra e centrodestra hanno perduto la loro base sociale di riferimento. Il centrodestra, in particolare, aveva conquistato il consenso dei ceti produttivi privati. Gli imprenditori, ma anche gli operai delle piccole e medie imprese private. E gli stessi in-occupati. Aveva, inoltre, ereditato, dai partiti di governo della prima Repubblica, il consenso delle aree del Mezzogiorno maggiormente "protette" dallo Stato.


MATTEO RENZI CON LA MANO NELL'OCCHIO
Il Centrosinistra e soprattutto il Pd si erano, invece, caratterizzati per il consenso elettorale garantito dai ceti medi tecnici e impiegatizi. I vent'anni della seconda Repubblica, in fondo, si riassumono in questa frattura sociale e territoriale. Marcata dalla "questione settentrionale" e dai soggetti politici che, più degli altri, l'hanno interpretata. La Lega e Silvio Berlusconi. La Destra popolare opposta alla Sinistra im-popolare. Sostenuta dai professionisti, gli impiegati (soprattutto "pubblici") e gli intellettuali.

Ebbene, oggi il marchio della Seconda Repubblica appare molto sbiadito. L'identità sociale - per non dire di "classe" - delle principali forze politiche risulta sensibilmente ridimensionata.

Il centrodestra "popolare" ha perduto il suo "popolo" (lo ha rilevato anche Luca Comodo, sul Sole 24 Ore). Il suo peso, tra gli imprenditori e i lavoratori autonomi, rispetto alle elezioni del 2008, è pressoché dimezzato: dal 68 al 35%. Lo stesso tra gli operai: dal 53 al 26%. Mentre, fra i disoccupati, gli elettori di centrodestra sono calati dal 47 al 24% (indagini di Demos-LaPolis, gennaio-febbraio 2013).

Anche il centrosinistra e la sinistra si sono "perduti" alla base. Hanno, infatti, intercettato il voto del 35%, tra le figure "intellettuali", il personale tecnico e impiegatizio: 12 meno del 2008. Del 32% dei liberi professionisti: 10 meno delle precedenti elezioni.


SILVIO BERLUSCONI JPEG
Centrodestra e centrosinistra, soprattutto, hanno smesso di costituire i poli alternativi per i lavoratori dipendenti e indipendenti, occupati e disoccupati. Perché, in queste elezioni, non hanno, semplicemente, cambiato profilo socioeconomico. Ma sono rimasti senza profilo. Cioè, senza identità.

La base perduta da una delle due coalizioni principali della Seconda Repubblica, infatti, non si è rivolta all'altra. Gli operai - e i disoccupati - non si sono spostati a sinistra. Tanto meno - figurarsi - gli imprenditori e i lavoratori autonomi. I professionisti, gli impiegati e i tecnici, a loro volta, non si sono orientati a destra. I lavoratori "in fuga" si sono rivolti altrove. Hanno scelto il M5S. Per insoddisfazione - spesso: rabbia - verso le "alternative" tradizionali. Hanno votato per il soggetto politico guidato da Grillo.

Così, oggi, in Italia si assiste a una competizione politica singolare, rispetto a quel che avviene in Europa. Dove l'alternativa avviene - prevalentemente - fra Liberisti e Laburisti, Popolari e Socialdemocratici. Centrodestra e Centrosinistra. Che rappresentano, storicamente, lavoratori indipendenti e dipendenti. Imprenditori e operai oppure impiegati. Mentre oggi in Italia i due principali partiti, PdL e Pd, prevalgono, in particolare, tra le componenti "esterne" al mercato del lavoro. Il PdL: fra le casalinghe (36%). Il Pd: fra i pensionati (37%). Quelli che guardano la tivù...

Il M5S, invece, ha assunto una struttura sociale interclassista. Da partito di massa all'italiana. Come la Dc e il Pci della Prima Repubblica. Primo fra gli imprenditori e i lavoratori autonomi, fra gli operai (40%), ma anche fra i disoccupati (43%). Fra i "liberi professionisti" (31%) e fra gli studenti (29%) - dunque fra i giovani.
In più, ha un impianto territoriale "nazionale". Distribuito in tutto il territorio.


ROBERTO MARONI CON LA SCOPA PADANA
Ciò induce a usare prudenza nel considerare il voto delle recenti elezioni come un evento violento, ma transitorio. Che è possibile riassorbire con strategie tradizionali. Attraverso grandi alleanze, tra vecchi e nuovi soggetti. Oppure integrando nell'area di governo gli "ultimi arrivati". Non è così. Perché il retroterra stesso delle tradizionali forze politiche, dopo una lunga erosione, è franato.

Le stesse fratture politiche che hanno improntato la Seconda - ma anche la Prima - Repubblica oggi non riescono più a "dividere" e ad "aggregare" gli elettori. Siamo entrati in un'altra Storia. I partiti "tradizionali", per affrontare la sfida del M5S, non possono inseguirlo sul suo terreno. Blandirlo. Sperare di integrarlo. Scommettere sulla sua dis-integrazione. Al Pd, per primo. Non basta rinnovarsi, ringiovanire. Il Pd. Deve cambiare.


2. DAL PD VOTO LAST MINUTE PER GRILLO
Luca Comodo per "Il Sole 24 Ore"

I risultati delle elezioni politiche hanno prodotto una scossa che sembra andare in profondità e mettere in discussione gli assetti e lo scacchiere politico come lo abbiamo conosciuto negli ultimi vent'anni. La crescita dell'astensione è stata netta: 5 punti in più rispetto alle politiche 2008.


BEPPE GRILLO IN PIAZZA
Tuttavia la fuga dalle urne che emergeva dai sondaggi sino a poche settimane prima del voto non si è verificata. La delusione si è tramutata in voto per Grillo. Gli astensionisti, che nei momenti in cui erano più alti nei sondaggi avevano attratto fette di elettorato "dinamico", tornano ad essere molto simili al profilo tradizionale di chi non vota: età elevata, basso titolo di studio, con la televisione come veicolo principale quando non esclusivo di informazione.

Tutti i partiti tradizionali vengono fortemente penalizzati: il Pdl perde oltre 6 milioni di voti, quasi 3 milioni e mezzo il Pd, 1 milione e mezzo l'Udc, la Lega smarrisce più di metà dei propri elettori, ma anche Rivoluzione civile, rispetto alle forze che la sostenevano perde quasi due milioni di voti.

Queste perdite vengono catalizzate soprattutto dal MoVimento 5 Stelle. Una quota quasi analoga di elettori Pdl (16%) e Pd (14%) del 2008 convergono verso Grillo. Quote più rilevanti in termini percentuali (anche se meno importanti in quantità di elettori) arrivano al M5S dall'Idv (32%), dalla Sinistra Arcobaleno (31%) e dalla Lega Nord (24%). Dalla stessa Udc il 12% degli elettori 2008 si dirige verso Grillo.

In particolare il M5S raccoglie, nell'ultima settimana precedente il voto, un flusso importante di elettori ex-Pd. Questo flusso, che nessun sondaggio è riuscito ad intercettare, ha contribuito in misura decisiva a determinare l'attuale situazione di stallo.
L'altra novità di queste elezioni, la coalizione centrista di Monti, ha una bassa trasversalità: il flusso principale viene dall'Udc, quote inferiori al 10% dagli altri partiti.


FONTE IPSOS - FLUSSI ELETTORALI 2008 2013
Tuttavia la composizione dell'elettorato attuale della lista di Monti vede provenienze diversificate, per circa un quarto da Pdl e Udc, per circa il 20% da elettori ex Pd. I piccoli flussi dai grandi partiti sono, infatti, in valori assoluti, paragonabili al flusso più rilevante proveniente dall'Udc.

Per quel che riguarda le caratterizzazioni degli elettori dei principali partiti, curioso risulta essere il confronto fra la radiografia del voto Pd e quella del voto al Movimento 5 Stelle: dal punto di vista anagrafico, del livello di scolarizzazione e della composizione professionale, l'una sembra essere il negativo dell'altra.

Dove il Pd raggiunge i suoi massimi (55-64enni, ultra 65enni, licenza elementare, pensionati, lettori di quotidiani), il Movimento 5 Stelle si ferma sui valori minimi. Viceversa tra i 18-24enni, i 35-54enni, laureati e diplomati, lavoratori autonomi, disoccupati, studenti, dipendenti privati, quanti si informano prevalentemente su internet, categorie nelle quali il Movimento di Grillo esplode, il Pd risulta in evidente difficoltà.

Il Pdl mantiene uno zoccolo duro fra i più anziani (ultra 65enni), gli elettori con licenza elementare, le casalinghe, quanti si informano soltanto il tv, specie nel centro-sud e nel profondo sud del Paese. Scelta civica ha attratto soprattutto elettori laureati, imprenditori e liberi professionisti, cattolici praticanti, specie nelle regioni del nord Italia, mentre il suo appeal è risultato minimo fra i 25-34enni, i disoccupati, quanti non hanno nessuna pratica religiosa e quanti si informano soprattutto tramite internet.

Ma detto questo, è interessante analizzare le dinamiche sviluppatesi nel corso della campagna elettorale. Se prendiamo i valori dei nostri sondaggi prima e dopo il voto, possiamo dare conto delle perdite subite dal Pd, del recupero (rispetto alle aspettative) del Pdl, delle aree di conquista di Grillo.

I tre partiti principali dell'agone politico italiano sembravano infatti aver raggiunto, a dicembre, i propri massimi per il Partito democratico (galvanizzato dalle primarie) e i propri minimi per Popolo della libertà (in piena crisi da mancanza di leadership) e per il Movimento 5 Stelle (alle prese con le polemiche sull'assenza di democrazia interna).

Il Partito democratico cede consensi in alcuni dei suoi segmenti più tradizionali e identificanti, fra gli elettori collocati più a sinistra, specie nelle regioni del sud e nelle isole, fra i laureati, il ceto medio, i dipendenti privati. Specularmente, per il Popolo della libertà il recupero di voti sembra essersi concentrato soprattutto fra quanti avevano storicamente sempre votato per questa formazione, ma nei mesi più duri di crisi del partito avevano momentaneamente abbandonato l'idea di votarlo: collocati al centro-destra o a destra, 55-64enni, residenti nel centro-sud, casalinghe.

Lo sfondamento di Grillo, infine, sembra caratterizzarsi soprattutto per una straordinaria crescita di consensi nel corso della campagna elettorale nelle aree di elettorato collocate più sinistra, fra i più giovani (18-24enni), gli studenti, i disoccupati, i dipendenti privati, ma anche i lavoratori autonomi, specie nelle (ex?) regioni "rosse" (con l'uscita di voti dal Pd), ma anche nel Nord Est e in Veneto in particolare (con l'uscita di voti dalla Lega).

Sembrano quindi tre i punti da sottolineare. La "mancata vittoria" del Pd. La sua offerta, nell'ultima parte della campagna elettorale, non è stata all'altezza delle attese createsi con le primarie. La "mancata sconfitta" del Pdl. La rimonta percepita non è stata frutto di un aumento significativo del consenso al Pdl quanto piuttosto dalla riduzione del consenso per il Pd.

Il Pdl non ha perso perché il Pd non ha vinto. La "anomala sconfitta" della Lega. Rinchiusa sempre più nei piccoli comuni e nelle aree territoriali che hanno visto la sua nascita, ottiene però una vittoria politica straordinaria: governa le tre regioni del Nord, le principali produttrici di ricchezza del paese.

Il voto ci lascia uno scacchiere politico quadripolare (di cui tre poli equivalenti), con un superamento del bipolarismo del ventennio. Si affaccia quindi il tema, non solo della governabilità, ma anche, e forse soprattutto, della ricomposizione del paese in una situazione economica e sociale che permane drammatica.
camillobenso
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Re: Come se ne viene fuori ?

Messaggio da camillobenso »

Riusciranno i nostri eroi a dichiarare ineleggibile l’ineleggibile B.?

(Marco Travaglio).
11/03/2013 di triskel182


Cari amici, mentre attendiamo il miglior governo della storia repubblicana e anche monarchica che dovrebbe fare in pochi mesi tutto quello che i suoi promotori e i loro fiancheggiatori non han fatto in vent’anni, tra qualche giorno le giunte per le elezioni della Camera e del Senato dovranno decidere sull’eleggibilità o meno degli eletti ineleggibili. Il primo si chiama Silvio Berlusconi e, come scriviamo dal 1994 in ristrettissima compagnia, è ineleggibile in base alla legge del 1957 sui concessionari pubblici.

MicroMega ha lanciato un appello (160 mila firme in una settimana) perché, dopo cinque legislature di inciuci, alla sesta volta i parlamentari del centrosinistra trovino il coraggio di sbattere l’ineleggibile Caimano fuori dal Parlamento (stavolta s’è infilato in Senato).

I parlamentari di 5 Stelle hanno già detto che voteranno per l’ineleggibilità di Berlusconi e dei condannati definitivi. Vediamo che cosa faranno quelli del Pd che dicono di essere molto cambiati. Se faranno sul serio, batteremo loro le mani. In caso contrario, beh, fate voi…

Firma l’appello

Da Ilfattoquotidiano.it del 11/03/2013.
soloo42000
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Re: Come se ne viene fuori ?

Messaggio da soloo42000 »

I parlamentari di 5 Stelle hanno già detto che voteranno per l’ineleggibilità di Berlusconi e dei condannati definitivi. Vediamo che cosa faranno quelli del Pd che dicono di essere molto cambiati. Se faranno sul serio, batteremo loro le mani. In caso contrario, beh, fate voi…

Questa si che e` una messa in buca.
Se il PD non risponde e` fottuto.
Altro che finanziamento ai partiti.

Prima, forse, c'era la scusa dei numeri in Parlamento.
Adesso pero` non piu`.
E non possono neanche attaccarsi al fatto che forse formalmente
il nano non e` titolare DIRETTO di concessione.
Non spetta a loro stabilirlo.
Eventualmente il nano fara` ricorso al PdR, al Papa.

Ma il PD intanto dovra` dichiararlo ineleggibile.
E fare fronte alle reazioni della destra becera.

Altrimenti perdera` altre valanghe di consensi.


soloo42000
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