Il "nuovo" governo Renzi
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Re: Il nuovo governo Renzi
La sorella di Matteo Renzi diventa assessore
Benedetta festeggia doppiamente
Consiglio Matteo Renzi, per il risultato del Partito Democratico su scala nazionale. Ma a festeggiare è anche la sorella, Benedetta, che da oggi è stata nominata assessore alla Scuola di Castenaso, un piccolo comune in provincia di Bologna dove il sindaco uscente – il renziano doc Stefano Sermenghi – è stato rieletto (lo spoglio è in corso e i dati parlando di uno schiacciante 76%). Sermenghi già qualche giorno fa aveva annunciato la sua squadra, includendo Benedetta Renzi tra gli assessori. (fonte)
L’INTERVISTA A REPUBBLICA
Sente il peso del suo cognome?
“Spero che si parli di Castenaso non per il cognome che porto. Per me vale quello che uno fa. E sono convinta che i cittadini guardano le persone e non il loro nome”.
Ha sentito suo fratello?
“Ci siamo mandati alcuni messaggi, ma sono cose personali”.
Si aspettava un Pd al 40%?
“No, ma sono felicissima. Matteo dà speranza alle persone, trasmette quella voglia di cambiamento che c’è nella società. Una voglia di cambiamento che Grillo raccolse nel 2013 anche se poi, alla prova dei fatti, si è rivelato insufficiente. Mio fratello è invece credibile proprio per quello che ha fatto”.
Ora che diventerà assessore cambierà anche la sua vita?
“No, io faccio politica dal 2012, forse nessuno se ne era accorto. Sono sempre in campagna elettorale con il sindaco Sermenghi”.
Per lui un risultato quasi bulgaro.
“Era prevedibile una sua vittoria, visto come erano andate le primarie locali. Certo però così tanti voti, non ci credevo nemmeno io…
http://www.lafucina.it/2014/05/26/la-so ... assessore/
Ciao
Paolo11”
Benedetta festeggia doppiamente
Consiglio Matteo Renzi, per il risultato del Partito Democratico su scala nazionale. Ma a festeggiare è anche la sorella, Benedetta, che da oggi è stata nominata assessore alla Scuola di Castenaso, un piccolo comune in provincia di Bologna dove il sindaco uscente – il renziano doc Stefano Sermenghi – è stato rieletto (lo spoglio è in corso e i dati parlando di uno schiacciante 76%). Sermenghi già qualche giorno fa aveva annunciato la sua squadra, includendo Benedetta Renzi tra gli assessori. (fonte)
L’INTERVISTA A REPUBBLICA
Sente il peso del suo cognome?
“Spero che si parli di Castenaso non per il cognome che porto. Per me vale quello che uno fa. E sono convinta che i cittadini guardano le persone e non il loro nome”.
Ha sentito suo fratello?
“Ci siamo mandati alcuni messaggi, ma sono cose personali”.
Si aspettava un Pd al 40%?
“No, ma sono felicissima. Matteo dà speranza alle persone, trasmette quella voglia di cambiamento che c’è nella società. Una voglia di cambiamento che Grillo raccolse nel 2013 anche se poi, alla prova dei fatti, si è rivelato insufficiente. Mio fratello è invece credibile proprio per quello che ha fatto”.
Ora che diventerà assessore cambierà anche la sua vita?
“No, io faccio politica dal 2012, forse nessuno se ne era accorto. Sono sempre in campagna elettorale con il sindaco Sermenghi”.
Per lui un risultato quasi bulgaro.
“Era prevedibile una sua vittoria, visto come erano andate le primarie locali. Certo però così tanti voti, non ci credevo nemmeno io…
http://www.lafucina.it/2014/05/26/la-so ... assessore/
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Paolo11”
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Re: Il nuovo governo Renzi
Ora Pd-Pse e Tsipras possono fare grandi cose insieme (anche in Italia)
lunedì, 26 maggio 2014
SCRITTO DA
Gad Lerner
Con un Partito democratico cresciuto fino a superare il 40%, Matteo Renzi dispone oggi di una capacità attrattiva in Parlamento ad ampio spettro. In molti aspireranno a salire sul carro dei vincitori. Mi auguro che Renzi e il Pd sappiano fare tesoro con lungimiranza di questa potenzialità attrattiva, in una visione strategica e egemonica di rinnovamento. In altre parole, non accontentandosi di imbarcare dove capita rinforzi alla propria maggioranza, ma caratterizzandola con un’impostazione più marcatamente di sinistra. L’Altra Europa con Tsipras ha raggiunto il quorum -nonostante la forte polarizzazione della campagna elettorale- proprio perchè è molto avvertito nell’elettorato (anche in quello del Pd) il bisogno di imprimere una svolta sociale alla politica dell’Ue, ma anche di casa nostra. Mi auguro che Barbara Spinelli e Nichi Vendola non si accontentino di questo parziale successo per consolidarsi come piccolo partito separato. C’è la possibilità, e c’è il bisogno, di riunire le forze di un’area di centrosinistra che sfiora il 45% dei consensi fra i votanti.
E’ un risultato che deve essere fatto pesare in Europa, per un cambio delle regole innanzitutto sulla disciplina di bilancio e sul welfare. Ma che può tradursi anche in Italia in un allargamento a sinistra della maggioranza di governo. Il più grande partito del socialismo europeo e la formazione che si richiama a Tsipras possono fare grandi cose insieme.
Del resto lo stesso Alexis Tsipras nei prossimi giorni di sicuro cercherà di stipulare un patto con Martin Schulz per realizzare la sua legittima aspirazione a guidare un prossimo governo di svolta in Grecia
lunedì, 26 maggio 2014
SCRITTO DA
Gad Lerner
Con un Partito democratico cresciuto fino a superare il 40%, Matteo Renzi dispone oggi di una capacità attrattiva in Parlamento ad ampio spettro. In molti aspireranno a salire sul carro dei vincitori. Mi auguro che Renzi e il Pd sappiano fare tesoro con lungimiranza di questa potenzialità attrattiva, in una visione strategica e egemonica di rinnovamento. In altre parole, non accontentandosi di imbarcare dove capita rinforzi alla propria maggioranza, ma caratterizzandola con un’impostazione più marcatamente di sinistra. L’Altra Europa con Tsipras ha raggiunto il quorum -nonostante la forte polarizzazione della campagna elettorale- proprio perchè è molto avvertito nell’elettorato (anche in quello del Pd) il bisogno di imprimere una svolta sociale alla politica dell’Ue, ma anche di casa nostra. Mi auguro che Barbara Spinelli e Nichi Vendola non si accontentino di questo parziale successo per consolidarsi come piccolo partito separato. C’è la possibilità, e c’è il bisogno, di riunire le forze di un’area di centrosinistra che sfiora il 45% dei consensi fra i votanti.
E’ un risultato che deve essere fatto pesare in Europa, per un cambio delle regole innanzitutto sulla disciplina di bilancio e sul welfare. Ma che può tradursi anche in Italia in un allargamento a sinistra della maggioranza di governo. Il più grande partito del socialismo europeo e la formazione che si richiama a Tsipras possono fare grandi cose insieme.
Del resto lo stesso Alexis Tsipras nei prossimi giorni di sicuro cercherà di stipulare un patto con Martin Schulz per realizzare la sua legittima aspirazione a guidare un prossimo governo di svolta in Grecia
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Re: Il nuovo governo Renzi
Scrive Ciwati sul suo blog
Ve lo ricordate il Nuovo Centro Sinistra?
Ricordate quel ragionamento di qualche tempo fa?
Quell’area, tra maggioranza e opposizione, che si sarebbe potuta formare su alcune questioni, per me fondamentali?
Idea bistrattata, certo, vissuta con sufficienza: per ora ha preso forma soltanto in occasione della discussione sulle riforme costituzionali, con la proposta Chiti-Tocci sul Senato (e altri aspetti della riforma del bicameralismo).
Con il risultato elettorale e il combinato disposto delle difficoltà di Ncd e del M5s – che oggi esplodono sui giornali – questa tensione (positiva) potrebbe dare altri frutti. Spostando anche l’asse politico del dibattito parlamentare, che in questi mesi è stato legato all’alleanza con le due destre, quella vecchia e quella nuova. Se ne saremo capaci e (sempre) se la legislatura dovesse proseguire. Vedremo.
Fra l'altro nei comuni, nelle province, nelle regioni esiste il centrosinitra e allora perché continuare
a livello nazionale a sopravvivere col centrodestra ?
Ve lo ricordate il Nuovo Centro Sinistra?
Ricordate quel ragionamento di qualche tempo fa?
Quell’area, tra maggioranza e opposizione, che si sarebbe potuta formare su alcune questioni, per me fondamentali?
Idea bistrattata, certo, vissuta con sufficienza: per ora ha preso forma soltanto in occasione della discussione sulle riforme costituzionali, con la proposta Chiti-Tocci sul Senato (e altri aspetti della riforma del bicameralismo).
Con il risultato elettorale e il combinato disposto delle difficoltà di Ncd e del M5s – che oggi esplodono sui giornali – questa tensione (positiva) potrebbe dare altri frutti. Spostando anche l’asse politico del dibattito parlamentare, che in questi mesi è stato legato all’alleanza con le due destre, quella vecchia e quella nuova. Se ne saremo capaci e (sempre) se la legislatura dovesse proseguire. Vedremo.
Fra l'altro nei comuni, nelle province, nelle regioni esiste il centrosinitra e allora perché continuare
a livello nazionale a sopravvivere col centrodestra ?
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Re: Il nuovo governo Renzi
http://www.formiche.net/2014/05/28/giro ... uida-sola/
L'auto semza guida
http://www.formiche.net/2014/05/28/nigel-farage-uk/
Grillo discute con L'inglese Farage
Ciao
Paolo11
L'auto semza guida
http://www.formiche.net/2014/05/28/nigel-farage-uk/
Grillo discute con L'inglese Farage
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Paolo11
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Re: Il nuovo governo Renzi
I problemi del governo Renzi - 1
Il governatore della Banca d'Italia ieri ha fatto presente che la TASI :
PER BOCCIA (PRESIDENTE PD COMMIS. BILANCIO) COSTA MENO DI IMU, STOP POLEMICHE
Tasi 2014, Visco: rischio più 60%
Delrio: no, sarà inferiore al 2012
Il n. 1 di Bankitalia: ok bonus 80 euro ma senza rilancio del lavoro niente sviluppo. Su stato e prospettive dell'economia italiana, ricorda che il 2013 è stato un altro anno difficile, per l'Europa e per l'Italia. Uscita dalla recessione travagliata, ripresa fragile e incerta. Non mancano, però, segnali positivi: crescono gli afflussi di capitale, migliora il clima di fiducia dei consumatori, ordinativi industriali in espansione. Se ne parla anche a Trento al festival dell'Economia
http://www.grr.rai.it/dl/grr/notizie/Co ... refresh_ce
=======
Chi ha fatto fare i conteggi, come da queste parti, dove si pagherà entro il 16 di giugno, con il massimo dell'aliquota (3,3%) ha già verificato l'aumento del 60 % rispetto al 2012.
Certo, il colpaccio è stato fatto, e ammettere subito neppure dopo una settimana la stangata dopo una propaganda intensa sugli 80 euro, è poco salutare. Allora interviene subito Del Rio, ma non convince.
Visco è un bugiardo? E perché?
Il governatore della Banca d'Italia ieri ha fatto presente che la TASI :
PER BOCCIA (PRESIDENTE PD COMMIS. BILANCIO) COSTA MENO DI IMU, STOP POLEMICHE
Tasi 2014, Visco: rischio più 60%
Delrio: no, sarà inferiore al 2012
Il n. 1 di Bankitalia: ok bonus 80 euro ma senza rilancio del lavoro niente sviluppo. Su stato e prospettive dell'economia italiana, ricorda che il 2013 è stato un altro anno difficile, per l'Europa e per l'Italia. Uscita dalla recessione travagliata, ripresa fragile e incerta. Non mancano, però, segnali positivi: crescono gli afflussi di capitale, migliora il clima di fiducia dei consumatori, ordinativi industriali in espansione. Se ne parla anche a Trento al festival dell'Economia
http://www.grr.rai.it/dl/grr/notizie/Co ... refresh_ce
=======
Chi ha fatto fare i conteggi, come da queste parti, dove si pagherà entro il 16 di giugno, con il massimo dell'aliquota (3,3%) ha già verificato l'aumento del 60 % rispetto al 2012.
Certo, il colpaccio è stato fatto, e ammettere subito neppure dopo una settimana la stangata dopo una propaganda intensa sugli 80 euro, è poco salutare. Allora interviene subito Del Rio, ma non convince.
Visco è un bugiardo? E perché?
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Re: Il nuovo governo Renzi
I problemi del governo Renzi - 2
Curzio Maltese, eletto a Bruxelles per Tsipras, la scorsa settimana dalla Gruber, ha dichiarato che nell'estate è prevedibile una manovra correttiva. Mentre ne sarà necessaria un'altra per il 2015.
Per la manovrina correttiva annunciata da Curzio Maltese, che da giornalista si è comportato sempre come un mastino e che speriamo non cambi diventando un bugiardo politico,...staremo a vedere.
Per la manovra del 2015, è stata annunciata anche dal governatore Visco.
Curzio Maltese, eletto a Bruxelles per Tsipras, la scorsa settimana dalla Gruber, ha dichiarato che nell'estate è prevedibile una manovra correttiva. Mentre ne sarà necessaria un'altra per il 2015.
Per la manovrina correttiva annunciata da Curzio Maltese, che da giornalista si è comportato sempre come un mastino e che speriamo non cambi diventando un bugiardo politico,...staremo a vedere.
Per la manovra del 2015, è stata annunciata anche dal governatore Visco.
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Re: Il nuovo governo Renzi
I problemi del governo Renzi - 3
Amianto, 342mila studenti a rischio “Un secolo per mettere a norma le scuole”.
31/05/2014 di triskel182
Intonaci che crollano, rubinetti che perdono, vetri rotti. Fino a seri problemi strutturali. In Italia ci sono 2.000 scuole “che espongono i loro 342.000 alunni e studenti al rischio amianto”. Lo afferma il Censis, in una fotografia impietosa dell’edilizia scolastica italiana: degli oltre 41.000 edifici scolastici statali 3.600 le sedi che necessitano di interventi sulle strutture portanti: “Tra queste mura 580.000 ragazzi trascorrono ogni giorno parecchie ore”.
In Italia ci sono 2.000 scuole “che espongono i loro 342.000 alunni e studenti al rischio amianto“. Lo afferma il Censis, in una fotografia impietosa dell’edilizia scolastica italiana: intonaci che crollano, rubinetti che perdono, vetri rotti. Fino a seri problemi strutturali. Degli oltre 41.000 edifici scolastici statali, il Censis stima in 24.000 gli impianti (elettrici, idraulici, termici) che non funzionano, sono insufficienti o non sono a norma. Sono 9.000 le strutture con gli intonaci a pezzi. In 7.200 edifici occorrerebbe rifare tetti e coperture. Sono 3.600 le sedi che necessitano diinterventi sulle strutture portanti (“tra queste mura 580.000 ragazzi trascorrono ogni giorno parecchie ore”). E, appunto, 2.000 le scuole “che espongono i loro 342.000 alunni e studenti al rischio amianto”.
Secondo i 2.600 dirigenti scolastici consultati nell’ambito dell’indagine, messA a punto nell’ambito del quinto ‘Diario della transizione’, per il 36% degli edifici è prioritario avviare lavori dimanutenzione straordinaria. Ma nella maggioranza dei casi (il 57%) l’esigenza è dare continuità agli interventi di manutenzione ordinaria. Più del 15% degli edifici è stato costruito prima del 1945, altrettanti datano tra il ’45 e il ’60, il 44% risale all’epoca 1961-1980, e solo un quarto degli stabili è stato costruito dopo il 1980. “Nonostante il patrimonio immobiliare scolastico sia vetusto, e benché si tratti generalmente di strutture che corrispondono a modelli oggi non più funzionali -rileva il Censis- anche quando sono state progettate dal principio come scuole e non ricavate da caserme o conventi, solo nel 7% dei casi si ritiene fondamentale la costruzione di un edificio più adeguato o il trasferimento della scuola in un’altra sede”.
Di lavori se ne fanno pochi, e quando si fanno sono fatti male. Secondo le valutazioni dei dirigenti scolastici, che hanno considerato la qualità degli interventi realizzati in più di 10.000 edifici scolastici pubblici negli ultimi tre anni, sono più di un quarto le strutture in cui sono stati effettuati lavori ritenuti scadenti o inadeguati. Si tratta del 20,5% delle scuole in cui gli interventi hanno riguardato l’abbattimento delle barriere architettoniche, del 22,5% degli edifici in cui sono stati realizzati lavori di manutenzione ordinaria, del 32,8% delle opere di manutenzione straordinaria, del 33,7% delle strutture in cui sono state realizzate reti o introdotti servizi per la didattica digitale.
Il Censis fa anche il punto dei più recenti interventi della politica. Nei suoi discorsi di insediamento alle Camere, l’attuale premier Matteo Renzi ha annunciato con grande enfasi un piano da 3,5 miliardi di euro per l’edilizia scolastica, ma al momento gli stanziamenti effettivi sono molto più ridotti. “La recente assegnazione del 95,7% dei 150 milioni di euro stanziati con il Decreto del fare (del governo Letta, ndr) per l’avvio immediato di 603 progetti di edilizia scolastica rappresenta sicuramente un cambio di passo rispetto alle lunghe e farraginose procedure degli anni passati”, riconosce l’isituto di ricerca. “Sulla base delle risorse stanziate e dei ritardi di spesa accumulati, alla fine del 2013 il Ministero delle infrastrutture stimava in 110 anni il tempo necessario per mettere in sicurezza tutti gli edifici scolastici italiani“.
Gli interventi straordinari che via via sono stati programmati dopo il tragico crollo della scuola di San Giuliano per il terremoto del Molise ”hanno mobilitato poco meno di 2 miliardi di euro rispetto a un fabbisogno stimato di 13 miliardi. Notevoli i ritardi nell’attuazione”, sottolinea il Censis. “Dei 500 milioni di euro attivati con le delibere Cipe del 2004 e del 2006, a metà del 2013 ne erano stati utilizzati 143 milioni, relativi a 527 interventi sui 1.659 previsti. Per gli stanziamenti successivi, tutti i progetti sono ancora in attuazione o addirittura in fase di istruttoria”.
Va meglio l’impiego dei fondi strutturali. Il Programma operativo 2007-2013 gestito dal Miur e relativo al Fesr (Fondo europeo di sviluppo regionale), attivo nelle regioni Campania, Calabria,Puglia e Sicilia, “ha assegnato più di 220 milioni di euro a 541 scuole per interventi nell’ambito della sicurezza degli edifici, del risparmio energetico, per l’accessibilità delle strutture e le attività sportive”. Nel frattempo, conclude il Censis, è scattata l’«Operazione edilizia scolastica» dell’attuale governo, per censire le priorità d’intervento e le risorse necessarie, a cui per ora hanno aderito 4.400 Comuni.
Da ilfattoquotidiano.it
Amianto, 342mila studenti a rischio “Un secolo per mettere a norma le scuole”.
31/05/2014 di triskel182
Intonaci che crollano, rubinetti che perdono, vetri rotti. Fino a seri problemi strutturali. In Italia ci sono 2.000 scuole “che espongono i loro 342.000 alunni e studenti al rischio amianto”. Lo afferma il Censis, in una fotografia impietosa dell’edilizia scolastica italiana: degli oltre 41.000 edifici scolastici statali 3.600 le sedi che necessitano di interventi sulle strutture portanti: “Tra queste mura 580.000 ragazzi trascorrono ogni giorno parecchie ore”.
In Italia ci sono 2.000 scuole “che espongono i loro 342.000 alunni e studenti al rischio amianto“. Lo afferma il Censis, in una fotografia impietosa dell’edilizia scolastica italiana: intonaci che crollano, rubinetti che perdono, vetri rotti. Fino a seri problemi strutturali. Degli oltre 41.000 edifici scolastici statali, il Censis stima in 24.000 gli impianti (elettrici, idraulici, termici) che non funzionano, sono insufficienti o non sono a norma. Sono 9.000 le strutture con gli intonaci a pezzi. In 7.200 edifici occorrerebbe rifare tetti e coperture. Sono 3.600 le sedi che necessitano diinterventi sulle strutture portanti (“tra queste mura 580.000 ragazzi trascorrono ogni giorno parecchie ore”). E, appunto, 2.000 le scuole “che espongono i loro 342.000 alunni e studenti al rischio amianto”.
Secondo i 2.600 dirigenti scolastici consultati nell’ambito dell’indagine, messA a punto nell’ambito del quinto ‘Diario della transizione’, per il 36% degli edifici è prioritario avviare lavori dimanutenzione straordinaria. Ma nella maggioranza dei casi (il 57%) l’esigenza è dare continuità agli interventi di manutenzione ordinaria. Più del 15% degli edifici è stato costruito prima del 1945, altrettanti datano tra il ’45 e il ’60, il 44% risale all’epoca 1961-1980, e solo un quarto degli stabili è stato costruito dopo il 1980. “Nonostante il patrimonio immobiliare scolastico sia vetusto, e benché si tratti generalmente di strutture che corrispondono a modelli oggi non più funzionali -rileva il Censis- anche quando sono state progettate dal principio come scuole e non ricavate da caserme o conventi, solo nel 7% dei casi si ritiene fondamentale la costruzione di un edificio più adeguato o il trasferimento della scuola in un’altra sede”.
Di lavori se ne fanno pochi, e quando si fanno sono fatti male. Secondo le valutazioni dei dirigenti scolastici, che hanno considerato la qualità degli interventi realizzati in più di 10.000 edifici scolastici pubblici negli ultimi tre anni, sono più di un quarto le strutture in cui sono stati effettuati lavori ritenuti scadenti o inadeguati. Si tratta del 20,5% delle scuole in cui gli interventi hanno riguardato l’abbattimento delle barriere architettoniche, del 22,5% degli edifici in cui sono stati realizzati lavori di manutenzione ordinaria, del 32,8% delle opere di manutenzione straordinaria, del 33,7% delle strutture in cui sono state realizzate reti o introdotti servizi per la didattica digitale.
Il Censis fa anche il punto dei più recenti interventi della politica. Nei suoi discorsi di insediamento alle Camere, l’attuale premier Matteo Renzi ha annunciato con grande enfasi un piano da 3,5 miliardi di euro per l’edilizia scolastica, ma al momento gli stanziamenti effettivi sono molto più ridotti. “La recente assegnazione del 95,7% dei 150 milioni di euro stanziati con il Decreto del fare (del governo Letta, ndr) per l’avvio immediato di 603 progetti di edilizia scolastica rappresenta sicuramente un cambio di passo rispetto alle lunghe e farraginose procedure degli anni passati”, riconosce l’isituto di ricerca. “Sulla base delle risorse stanziate e dei ritardi di spesa accumulati, alla fine del 2013 il Ministero delle infrastrutture stimava in 110 anni il tempo necessario per mettere in sicurezza tutti gli edifici scolastici italiani“.
Gli interventi straordinari che via via sono stati programmati dopo il tragico crollo della scuola di San Giuliano per il terremoto del Molise ”hanno mobilitato poco meno di 2 miliardi di euro rispetto a un fabbisogno stimato di 13 miliardi. Notevoli i ritardi nell’attuazione”, sottolinea il Censis. “Dei 500 milioni di euro attivati con le delibere Cipe del 2004 e del 2006, a metà del 2013 ne erano stati utilizzati 143 milioni, relativi a 527 interventi sui 1.659 previsti. Per gli stanziamenti successivi, tutti i progetti sono ancora in attuazione o addirittura in fase di istruttoria”.
Va meglio l’impiego dei fondi strutturali. Il Programma operativo 2007-2013 gestito dal Miur e relativo al Fesr (Fondo europeo di sviluppo regionale), attivo nelle regioni Campania, Calabria,Puglia e Sicilia, “ha assegnato più di 220 milioni di euro a 541 scuole per interventi nell’ambito della sicurezza degli edifici, del risparmio energetico, per l’accessibilità delle strutture e le attività sportive”. Nel frattempo, conclude il Censis, è scattata l’«Operazione edilizia scolastica» dell’attuale governo, per censire le priorità d’intervento e le risorse necessarie, a cui per ora hanno aderito 4.400 Comuni.
Da ilfattoquotidiano.it
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Re: Il nuovo governo Renzi
I problemi del governo Renzi - 4
Le slide di Renzi.
68 miliardi entro luglio.
SBLOCCO IMMEDIATO E TOTALE DEL PAGAMENTO DEI DEBITI DELLA PA
http://espresso.repubblica.it/foto/2014 ... .156999#27
Le slide di Renzi.
68 miliardi entro luglio.
SBLOCCO IMMEDIATO E TOTALE DEL PAGAMENTO DEI DEBITI DELLA PA
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Re: Il nuovo governo Renzi
I problemi del governo Renzi - 5
Tema correlato a: Come possiamo contribuire a far nascere un partito x la SX?
1 GIU 2014 12:58
1. RENZI VA ALLA GUERRA NUCLEARE CONTRO IL PARTITO DI VIALE MAZZINI: “LO SCIOPERO RAI È UMILIANTE, SE LO ANNUNCIAVANO PRIMA DELLE ELEZIONI PRENDEVO IL 42,8%” -
2. DAL FESTIVAL DELL’ECONOMIA DI TRENTO IL PREMIER LIQUIDA LA MOBILITAZIONE DEI DIPENDENTI DELLA TV PUBBLICA, DIPINTI COME AVIDI E SPRECONI: “FACCIANO PURE LO SCIOPERO, POI ANDIAMO A VEDERE QUANTO COSTANO LE SEDI REGIONALI. È UNA POLEMICA INCREDIBILE, QUANDO NEL PAESE REALE TUTTE LE FAMIGLIE TIRANO LA CINGHIA” -
3. I GIORNALI, FALCIDIATI DA ESUBERI E STATI DI CRISI, GONGOLANO PER LA CRISI RAI, E SOLO TRAVAGLIO SUL “FATTO” DIFENDE LO SCIOPERO: “IL TAGLIO DEI 150 MLN È UNA RAPINA” -
4. “GLI SPRECHI NON SI COMBATTONO COSÌ. COSÌ SI DISTRUGGE L’AZIENDA, A TUTTO VANTAGGIO DI MEDIASET. FA ANCHE QUESTO PARTE DEL PATTO TRA RENZI E BERLUSCONI?” -
5. SE TUTTO VA BENE (CIOÈ MALE) SONO 162 MILIONI CHE MANCANO ALL’APPELLO NEL BILANCIO DI GUBITOSI. CHE HA CHIESTO A ENZO CHELI SE CI SONO MARGINI PER UN RICORSO
1.RAI: RENZI, POLEMICA INCREDIBILE - SE ANNUNCIAVANO SCIOPERO PRIMA DEL VOTO ERO AL 42,8%
(ANSA) - "Una polemica incredibile, se avessero annunciato lo sciopero prima delle elezioni, invece del 40,8% avrei preso il 42,8%. A questo punto, se vogliono aprire una riflessione sulla qualità del servizio pubblico, bene; altrimenti questa polemica lascia il tempo che trova". Così Matteo Renzi al Festival dell'Economia di Trento.
2. RENZI CHE GUEVARARAI: RENZI, CHIESTO CONTRIBUTO INFERIORE A VALORE RAIWAYS
(ANSA) - "Alla Rai non abbiamo chiesto un taglio ai programmi e ai contenuti ma un contributo, come sta facendo tutto il Paese, di 150 milioni, che è meno del valore di Raiways che è di 170. Il problema è che invece di riflettere sulla qualità del servizio pubblico mi pare si sia scelta un'altra strada, con conduttori che fanno domande assumendo le parti dell'azienda". Matteo Renzi, al Festival dell'Economia di Trento, torna ad affondare contro la protesta scoppiata in Rai in seguito al contributo chiesto dalla spending review.
3.RAI: RENZI,VOGLIONO FARE SCIOPERO? POLEMICA UMILIANTE
(ANSA) - Vogliono fare sciopero? lo facciano..poi andiamo a vedere quanto costano le sedi regionali.. E' umiliante questa polemica sullo sciopero, quando nel paese reale tutte le famiglie tirano la cinghia".Lo ha affermato il premier Matteo Renzi parlando della vicenda Rai al festival dell'economia di Trento.
4. RENZI AL VOTO
RENZI, DIRETTORI TG1 NON ABBIA RIFERIMENTO PARTITO VINCENTE
(ANSA) - "I direttori del Tg1 non abbiano come riferimento il Pd o chi vince le elezioni. La Rai deve essere fatta da professionisti e deve avere una governance. Lo spazio per costruire in tal senso c'è, anche se la partita è lunga". Lo afferma il premier Matteo Renzi al Festival dell'Economia di Trento. "A quelli che vogliono fare carriera in Rai dico 'state lontani da me perché in questi termini non conto niente...'", aggiunge.
5.RAPINA A RAI DISARMATA
Marco Travaglio per “il Fatto Quotidiano”
Immaginiamo per un attimo se B. fosse ancora premier e, per regalare 80 euro a milioni di lavoratori il giorno dopo le elezioni (ma annunciandoli in campagna elettorale), prelevasse forzosamente 150 milioni di euro dalle casse della Rai. Allo sciopero dei sindacati e dei lavoratori si unirebbero immantinente i partiti del centrosinistra, strillando al conflitto d’interessi e all’immonda rapina che regala ossigeno all’altro protagonista del duopolio collusivo: la sempre più boccheggiante Mediaset.
Invece la rapina l’ha firmata Renzi, dunque tutto tace. E non c’è giornale – di destra, di centro e di sinistra – che non irrida alla protesta dei dirigenti e dei lavoratori di Viale Mazzini, che dovrebbero rassegnarsi senza batter ciglio a un brutale prelievo che scassa i conti dell’azienda pubblica e costringe i vertici a licenziare. Intendiamoci: nonostante i timidi sforzi di Tarantola & Gubitosi, due tecnici che hanno approfittato dell’allentarsi della morsa dei partiti per mettere un po’ d’ordine (mai abbastanza), gli sperperi restano enormi e nessuno intende difendere il carrozzone.
Ma gli sprechi non si combattono così. Così si distrugge l’azienda, a tutto vantaggio della concorrenza, che ha un nome e un cognome: Silvio Berlusconi, quello a cui Renzi esternò “profonda sintonia” dopo il “patto del Nazareno” che – in barba a tutte le desegretazioni di carte preistoriche - resta occulto per tutti fuorché per i due firmatari. Chi – giustamente – inorridisce per il pranzo Grillo-Farage potrebbe spendere qualche parola anche sul patto Matteo-Silvio sulle spoglie della Costituzione repubblicana.
Se Renzi volesse ridurre il grasso in eccesso in Viale Mazzini, avrebbe dovuto anzitutto svelare finalmente quali sono i suoi piani per la tv di Stato (dire “fuori i partiti dalla Rai”, ora che tutti i dirigenti messi lì dai partiti sono diventati o stanno diventando renziani, è ridicolo). E poi fissare – in quanto azionista di maggioranza attraverso il Tesoro - obiettivi di risparmio per l’anno prossimo, non per quello in corso.
A inizio 2014 l’azienda aveva presentato il bilancio di previsione, sostanzialmente in pareggio, nonostante la gigantesca evasione del canone (che nel 2014 aumenterà di altri 23 milioni) e il suo mancato adeguamento all’inflazione (perdita secca di altri 22 milioni grazie a Letta jr.), senza contare il taglio dei costi operativi per le partecipate di Stato (che alla Rai costerà altri 50-70 milioni).
Ma a quel punto è arrivato il diktat di Palazzo Chigi (incostituzionale, secondo il lungo parere del giurista Alessandro Pace), che battendo cassa per altri 150 milioni ha tagliato le gambe al cavallo. Nemmeno una parola sulle prospettive dell’azienda e sulla lotta all’evasione del canone (la parola “evasione” era impronunciabile prima delle elezioni e continua a esserlo dopo).
Solo sprezzanti intimazioni a cedere una quota di RaiWay, la società che controlla le torri di trasmissione, e a chiudere qualche sede regionale. La privatizzazione di RaiWay, se imposta in tempi brevi (che poi andranno comunque al 2015, previa quotazione in Borsa), è sinonimo di svendita di un bene pubblico: chi è costretto a dismettere un ramo d’azienda, e in tempi brevi, deve subire il prezzo degli acquirenti, e non viceversa. Quanto alle sedi regionali, sappiamo tutti che - salvo eccezioni - sono ridotte a caravanserragli partitocratici, con notiziari specializzati nella sagra della porchetta e nella fiera del tartufo.
Ma per conoscerne i motivi Renzi dovrebbe rivolgersi ai suoi alleati di partito, di governo e di riforme. E la soluzione non è chiuderle, ma riportarle a un minimo di professionalità ed efficienza. Magari radendo al suolo la legge Gasparri che invece, come l’evasione e il conflitto d’interessi, resta tabù. Se proprio il governo deve tosare il sistema televisivo, potrebbe cominciare facendo pagare le frequenze a Mediaset per quel che valgono, anziché seguitare a regalargliele o quasi. Un giorno, magari quando verrà desegretato il patto del Nazareno, sapremo perché fa così.
6. TAGLI A TG E PALINSESTI, MENO DIRETTE ECCO LA SPENDING REVIEW DI GUBITOSI
Aldo Fontanarosa e Matteo Pucciarelli per “la Repubblica”
Se tutto va bene (cioè male), sono 162 milioni di euro che mancano all’appello. I pensieri del dg della Rai Luigi Gubitosi ruotano attorno a quel numero: il saldo negativo al bilancio del 2014 dell’azienda. I calcoli di viale Mazzini mettono insieme le ripercussioni dei 150 milioni di introiti in meno che arriveranno dalle casse pubbliche, come promesso — e messo in pratica con il decreto Irpef — dal premier.
A cui vanno aggiunte due variabili, anche queste negative: il mancato adeguamento del canone al tasso di inflazione per quest’anno, una misura varata dal precedente governo e che ha comportato circa 25 milioni di euro in meno di entrate; e poi ci sono i nuovi morosi, quelli cioè che pagarono la tassa nel 2013 e che nel 2014 non l’hanno fatto. Teoricamente per loro c’è ancora tempo fino al 31 dicembre per mettersi in regola, ma la sostanza è che mancano altri 25 milioni all’appello.
Le stime sono queste e però Gubitosi sembra intenzionato a raccogliere la sfida. Se per semplice obbedienza o se per orgoglio non si sa. Ma la spending review interna è cominciata: un milione qui, due là, cinque sopra, sei sotto e la speranza è di avvicinarsi alla soglia. Qualche esempio? La troupe di giornalisti e tecnici da mandare ai mondiali in Brasile è stata ridimensionata. Invece di 44 inviati previsti, la scure li ha tagliati e portati a 17.
Invece di otto milioni di spesa per l’evento si scenderà a tre. E sono cinque milioni rosicchiati. Si pensa ad una riorganizzazione delle testate giornalistiche e ad un ridimensionamento dei telegiornali: meno inviati, meno dirette, meno collegamenti. Ancora: lo scioglimento del contratto con Google, che dal 2008 aveva la libertà di pubblicare su YouTube gli estratti delle trasmissioni della tv pubblica: l’accordo fruttava 700mila euro l’anno. Adesso il fai da te, con tutte le clip riportate sul sito della Rai, porterà un guadagno annuo di 1,4 milioni. Sempre se le stime verranno confermate.
C’è poi in ballo la vendita (o svendita, secondo i sindacati) di un pezzo di Rai Way, la società che si occupa delle torri di trasmissione. Operazione non prevista nel piano industriale 2013-2016. Quanto vale l’asset da quotare in Borsa? Il dg ha incontrato dei banchieri nei giorni scorsi e la cifra non l’ha detta, per non incorrere nel reato di aggiottaggio. Ma gli analisti parlano di oltre 500 milioni di euro. Solo che l’eventuale entrata andrebbe nel bilancio del 2015 e quindi il problema dei 162 milioni rimarrebbe lì sul piatto.
Intanto il cda sta vagliando l’ipotesi di fare ricorso contro il taglio deciso dall’esecutivo. Si sta consultando il costituzionalista aretino Enzo Cheli per capire quali e quanti margini ci sono per bloccare il provvedimento. Ma né Gubitosi né il presidente della commissione Vigilanza Rai Roberto Fico sembrano voler scendere su un piano puramente giudiziario. Dove si potrebbe andare a pescare un bel po’ di soldi è nei circa due miliardi in appalti esterni che la Rai spende ogni anno. Solo che con i contratti già firmati l’ipotesi non è fattibile. Serve tempo e soprattutto una riforma sul lungo termine. Ma la politica ha fretta e Gubitosi la rincorrerà come può.
Tema correlato a: Come possiamo contribuire a far nascere un partito x la SX?
1 GIU 2014 12:58
1. RENZI VA ALLA GUERRA NUCLEARE CONTRO IL PARTITO DI VIALE MAZZINI: “LO SCIOPERO RAI È UMILIANTE, SE LO ANNUNCIAVANO PRIMA DELLE ELEZIONI PRENDEVO IL 42,8%” -
2. DAL FESTIVAL DELL’ECONOMIA DI TRENTO IL PREMIER LIQUIDA LA MOBILITAZIONE DEI DIPENDENTI DELLA TV PUBBLICA, DIPINTI COME AVIDI E SPRECONI: “FACCIANO PURE LO SCIOPERO, POI ANDIAMO A VEDERE QUANTO COSTANO LE SEDI REGIONALI. È UNA POLEMICA INCREDIBILE, QUANDO NEL PAESE REALE TUTTE LE FAMIGLIE TIRANO LA CINGHIA” -
3. I GIORNALI, FALCIDIATI DA ESUBERI E STATI DI CRISI, GONGOLANO PER LA CRISI RAI, E SOLO TRAVAGLIO SUL “FATTO” DIFENDE LO SCIOPERO: “IL TAGLIO DEI 150 MLN È UNA RAPINA” -
4. “GLI SPRECHI NON SI COMBATTONO COSÌ. COSÌ SI DISTRUGGE L’AZIENDA, A TUTTO VANTAGGIO DI MEDIASET. FA ANCHE QUESTO PARTE DEL PATTO TRA RENZI E BERLUSCONI?” -
5. SE TUTTO VA BENE (CIOÈ MALE) SONO 162 MILIONI CHE MANCANO ALL’APPELLO NEL BILANCIO DI GUBITOSI. CHE HA CHIESTO A ENZO CHELI SE CI SONO MARGINI PER UN RICORSO
1.RAI: RENZI, POLEMICA INCREDIBILE - SE ANNUNCIAVANO SCIOPERO PRIMA DEL VOTO ERO AL 42,8%
(ANSA) - "Una polemica incredibile, se avessero annunciato lo sciopero prima delle elezioni, invece del 40,8% avrei preso il 42,8%. A questo punto, se vogliono aprire una riflessione sulla qualità del servizio pubblico, bene; altrimenti questa polemica lascia il tempo che trova". Così Matteo Renzi al Festival dell'Economia di Trento.
2. RENZI CHE GUEVARARAI: RENZI, CHIESTO CONTRIBUTO INFERIORE A VALORE RAIWAYS
(ANSA) - "Alla Rai non abbiamo chiesto un taglio ai programmi e ai contenuti ma un contributo, come sta facendo tutto il Paese, di 150 milioni, che è meno del valore di Raiways che è di 170. Il problema è che invece di riflettere sulla qualità del servizio pubblico mi pare si sia scelta un'altra strada, con conduttori che fanno domande assumendo le parti dell'azienda". Matteo Renzi, al Festival dell'Economia di Trento, torna ad affondare contro la protesta scoppiata in Rai in seguito al contributo chiesto dalla spending review.
3.RAI: RENZI,VOGLIONO FARE SCIOPERO? POLEMICA UMILIANTE
(ANSA) - Vogliono fare sciopero? lo facciano..poi andiamo a vedere quanto costano le sedi regionali.. E' umiliante questa polemica sullo sciopero, quando nel paese reale tutte le famiglie tirano la cinghia".Lo ha affermato il premier Matteo Renzi parlando della vicenda Rai al festival dell'economia di Trento.
4. RENZI AL VOTO
RENZI, DIRETTORI TG1 NON ABBIA RIFERIMENTO PARTITO VINCENTE
(ANSA) - "I direttori del Tg1 non abbiano come riferimento il Pd o chi vince le elezioni. La Rai deve essere fatta da professionisti e deve avere una governance. Lo spazio per costruire in tal senso c'è, anche se la partita è lunga". Lo afferma il premier Matteo Renzi al Festival dell'Economia di Trento. "A quelli che vogliono fare carriera in Rai dico 'state lontani da me perché in questi termini non conto niente...'", aggiunge.
5.RAPINA A RAI DISARMATA
Marco Travaglio per “il Fatto Quotidiano”
Immaginiamo per un attimo se B. fosse ancora premier e, per regalare 80 euro a milioni di lavoratori il giorno dopo le elezioni (ma annunciandoli in campagna elettorale), prelevasse forzosamente 150 milioni di euro dalle casse della Rai. Allo sciopero dei sindacati e dei lavoratori si unirebbero immantinente i partiti del centrosinistra, strillando al conflitto d’interessi e all’immonda rapina che regala ossigeno all’altro protagonista del duopolio collusivo: la sempre più boccheggiante Mediaset.
Invece la rapina l’ha firmata Renzi, dunque tutto tace. E non c’è giornale – di destra, di centro e di sinistra – che non irrida alla protesta dei dirigenti e dei lavoratori di Viale Mazzini, che dovrebbero rassegnarsi senza batter ciglio a un brutale prelievo che scassa i conti dell’azienda pubblica e costringe i vertici a licenziare. Intendiamoci: nonostante i timidi sforzi di Tarantola & Gubitosi, due tecnici che hanno approfittato dell’allentarsi della morsa dei partiti per mettere un po’ d’ordine (mai abbastanza), gli sperperi restano enormi e nessuno intende difendere il carrozzone.
Ma gli sprechi non si combattono così. Così si distrugge l’azienda, a tutto vantaggio della concorrenza, che ha un nome e un cognome: Silvio Berlusconi, quello a cui Renzi esternò “profonda sintonia” dopo il “patto del Nazareno” che – in barba a tutte le desegretazioni di carte preistoriche - resta occulto per tutti fuorché per i due firmatari. Chi – giustamente – inorridisce per il pranzo Grillo-Farage potrebbe spendere qualche parola anche sul patto Matteo-Silvio sulle spoglie della Costituzione repubblicana.
Se Renzi volesse ridurre il grasso in eccesso in Viale Mazzini, avrebbe dovuto anzitutto svelare finalmente quali sono i suoi piani per la tv di Stato (dire “fuori i partiti dalla Rai”, ora che tutti i dirigenti messi lì dai partiti sono diventati o stanno diventando renziani, è ridicolo). E poi fissare – in quanto azionista di maggioranza attraverso il Tesoro - obiettivi di risparmio per l’anno prossimo, non per quello in corso.
A inizio 2014 l’azienda aveva presentato il bilancio di previsione, sostanzialmente in pareggio, nonostante la gigantesca evasione del canone (che nel 2014 aumenterà di altri 23 milioni) e il suo mancato adeguamento all’inflazione (perdita secca di altri 22 milioni grazie a Letta jr.), senza contare il taglio dei costi operativi per le partecipate di Stato (che alla Rai costerà altri 50-70 milioni).
Ma a quel punto è arrivato il diktat di Palazzo Chigi (incostituzionale, secondo il lungo parere del giurista Alessandro Pace), che battendo cassa per altri 150 milioni ha tagliato le gambe al cavallo. Nemmeno una parola sulle prospettive dell’azienda e sulla lotta all’evasione del canone (la parola “evasione” era impronunciabile prima delle elezioni e continua a esserlo dopo).
Solo sprezzanti intimazioni a cedere una quota di RaiWay, la società che controlla le torri di trasmissione, e a chiudere qualche sede regionale. La privatizzazione di RaiWay, se imposta in tempi brevi (che poi andranno comunque al 2015, previa quotazione in Borsa), è sinonimo di svendita di un bene pubblico: chi è costretto a dismettere un ramo d’azienda, e in tempi brevi, deve subire il prezzo degli acquirenti, e non viceversa. Quanto alle sedi regionali, sappiamo tutti che - salvo eccezioni - sono ridotte a caravanserragli partitocratici, con notiziari specializzati nella sagra della porchetta e nella fiera del tartufo.
Ma per conoscerne i motivi Renzi dovrebbe rivolgersi ai suoi alleati di partito, di governo e di riforme. E la soluzione non è chiuderle, ma riportarle a un minimo di professionalità ed efficienza. Magari radendo al suolo la legge Gasparri che invece, come l’evasione e il conflitto d’interessi, resta tabù. Se proprio il governo deve tosare il sistema televisivo, potrebbe cominciare facendo pagare le frequenze a Mediaset per quel che valgono, anziché seguitare a regalargliele o quasi. Un giorno, magari quando verrà desegretato il patto del Nazareno, sapremo perché fa così.
6. TAGLI A TG E PALINSESTI, MENO DIRETTE ECCO LA SPENDING REVIEW DI GUBITOSI
Aldo Fontanarosa e Matteo Pucciarelli per “la Repubblica”
Se tutto va bene (cioè male), sono 162 milioni di euro che mancano all’appello. I pensieri del dg della Rai Luigi Gubitosi ruotano attorno a quel numero: il saldo negativo al bilancio del 2014 dell’azienda. I calcoli di viale Mazzini mettono insieme le ripercussioni dei 150 milioni di introiti in meno che arriveranno dalle casse pubbliche, come promesso — e messo in pratica con il decreto Irpef — dal premier.
A cui vanno aggiunte due variabili, anche queste negative: il mancato adeguamento del canone al tasso di inflazione per quest’anno, una misura varata dal precedente governo e che ha comportato circa 25 milioni di euro in meno di entrate; e poi ci sono i nuovi morosi, quelli cioè che pagarono la tassa nel 2013 e che nel 2014 non l’hanno fatto. Teoricamente per loro c’è ancora tempo fino al 31 dicembre per mettersi in regola, ma la sostanza è che mancano altri 25 milioni all’appello.
Le stime sono queste e però Gubitosi sembra intenzionato a raccogliere la sfida. Se per semplice obbedienza o se per orgoglio non si sa. Ma la spending review interna è cominciata: un milione qui, due là, cinque sopra, sei sotto e la speranza è di avvicinarsi alla soglia. Qualche esempio? La troupe di giornalisti e tecnici da mandare ai mondiali in Brasile è stata ridimensionata. Invece di 44 inviati previsti, la scure li ha tagliati e portati a 17.
Invece di otto milioni di spesa per l’evento si scenderà a tre. E sono cinque milioni rosicchiati. Si pensa ad una riorganizzazione delle testate giornalistiche e ad un ridimensionamento dei telegiornali: meno inviati, meno dirette, meno collegamenti. Ancora: lo scioglimento del contratto con Google, che dal 2008 aveva la libertà di pubblicare su YouTube gli estratti delle trasmissioni della tv pubblica: l’accordo fruttava 700mila euro l’anno. Adesso il fai da te, con tutte le clip riportate sul sito della Rai, porterà un guadagno annuo di 1,4 milioni. Sempre se le stime verranno confermate.
C’è poi in ballo la vendita (o svendita, secondo i sindacati) di un pezzo di Rai Way, la società che si occupa delle torri di trasmissione. Operazione non prevista nel piano industriale 2013-2016. Quanto vale l’asset da quotare in Borsa? Il dg ha incontrato dei banchieri nei giorni scorsi e la cifra non l’ha detta, per non incorrere nel reato di aggiottaggio. Ma gli analisti parlano di oltre 500 milioni di euro. Solo che l’eventuale entrata andrebbe nel bilancio del 2015 e quindi il problema dei 162 milioni rimarrebbe lì sul piatto.
Intanto il cda sta vagliando l’ipotesi di fare ricorso contro il taglio deciso dall’esecutivo. Si sta consultando il costituzionalista aretino Enzo Cheli per capire quali e quanti margini ci sono per bloccare il provvedimento. Ma né Gubitosi né il presidente della commissione Vigilanza Rai Roberto Fico sembrano voler scendere su un piano puramente giudiziario. Dove si potrebbe andare a pescare un bel po’ di soldi è nei circa due miliardi in appalti esterni che la Rai spende ogni anno. Solo che con i contratti già firmati l’ipotesi non è fattibile. Serve tempo e soprattutto una riforma sul lungo termine. Ma la politica ha fretta e Gubitosi la rincorrerà come può.
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- Iscritto il: 21/02/2012, 22:29
Re: Il nuovo governo Renzi
renzi ci ha dichiarato guerra, e sia
Naturalmente sarà non violenta
L'11 Giugno sciopero e sit-in non si sa ancora dove
Per quanto mi riguarda la battaglia è di noi tecnici e delle altre figure non giornalistiche e non dirigenziali, siamo noi a rischiare di rimetterci
Sarà difficile spiegare all'opinione pubblica, tartassata dal caimano 2.0, le nostre ragioni ma mi auguro che ci dia ascolto
Naturalmente sarà non violenta
L'11 Giugno sciopero e sit-in non si sa ancora dove
Per quanto mi riguarda la battaglia è di noi tecnici e delle altre figure non giornalistiche e non dirigenziali, siamo noi a rischiare di rimetterci
Sarà difficile spiegare all'opinione pubblica, tartassata dal caimano 2.0, le nostre ragioni ma mi auguro che ci dia ascolto
"Ma anche i furbi commettono un errore quando danno per scontato che tutti gli altri siano stupidi. E invece non tutti sono stupidi, impiegano solo un po' più di tempo a capire, tutto qui".
Robert Harris, "Archangel"
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