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Forum per un "Congresso della Sinistra" ... sempre aperto • Diario della caduta di un regime. - Pagina 262
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Re: Diario della caduta di un regime.

Inviato: 10/02/2018, 22:54
da UncleTom
DRAMMATICA CHE NON ERA PRESENTE NELLA PRIMA REPUBBLICA

Dalla seconda pagina del Fatto Quotidiano di oggi:


Di battista legge la sentenza : "B. pagò la mafia"

8-) 8-) 8-) 8-) 8-) 8-) 8-) 8-) 8-) 8-) 8-) 8-) come potete immaginare la nota banda è in grande agitazione e non vuole che si continui

Re: Diario della caduta di un regime.

Inviato: 10/02/2018, 23:05
da UncleTom
Arcore Davanti alla villa il M5S ricorda la condanna di De(BH)wll'Utri. "B. pagò la mafia"

Re: Diario della caduta di un regime.

Inviato: 10/02/2018, 23:05
da UncleTom
Arcore Davanti alla villa il M5S ricorda la condanna di De(BH)wll'Utri. "B. pagò la mafia"

Re: Diario della caduta di un regime.

Inviato: 10/02/2018, 23:09
da UncleTom
Il doppione dipende dalla nota banda criminale

Re: Diario della caduta di un regime.

Inviato: 10/02/2018, 23:19
da UncleTom
Un capitano dei carabinieri, oggi, verificando la pulizia del disco diceva che il computer funziopna.

Voglio vedere da domani in avanti se dirà la stessa cosa per quanto stanno operando ora.

L'articolo del Fatto lo farò scrivere a lui.

Re: Diario della caduta di un regime.

Inviato: 12/02/2018, 15:58
da UncleTom
Io non conosco l'appartenenza politica del procuratore nazionale antimafia, Federico Cafiero De Raho, nè l'ho mai letta da nessuna parte.

Ma questo importa poco, Cafiero De Raho, è un uomo delle istituzioni che nel marasma di questi anni ha tenuto alto, il concetto di "istituzioni".

Lo ha fatto in precedenza da procuratore Capo di Reggio Calabria, lo sta facendo ora da procuratore nazionale Antimafia,.

E' uno degli uomini con alto senso dello Stato e delle istituzioni repubblicane.

E' dello stampo dei Falcone, Borsellino, Alessandrini.

Scriveva "il Fatto Quotidiano" venerdì scorso, 9 febbraio 2018, in prima pagina elevando la notizia a notizia primaria:

PARLA DE RAHO Il procuratore nazionale antimafia al Fatto sugli impresentabili


"Puniamo chi candida indagati"


"Gli elettori non votino i partiti che hanno le liste lontane dall'etica"




Non si tratta di dare indicazioni politiche, ma fa un ultimo, disperato, tentativo di salvaguardare il concetto di "Democrazia", anche se a mio è venuto a meno da tempo.

Re: Diario della caduta di un regime.

Inviato: 12/02/2018, 16:17
da UncleTom
IlFattoQuotidiano.it / BLOG di Roberto Marchesi
Elezioni 2018, pensate davvero di poter scegliere i vostri rappresentanti?

Elezioni Politiche 2018 | 9 febbraio 2018
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Più informazioni su: Democrazia, Fake news, Legge Elettorale, Rosatellum
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Roberto Marchesi
Politologo, studioso di macroeconomia
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Le “fake-news”, le notizie false (apparentemente vere), sono da qualche tempo nelle prime pagine di molti giornali, non perché siano un fenomeno recente in campo giornalistico o mediatico, ma solo perché a qualcuno è venuto in mente di chiamare le menzogne col corrispondente termine inglese (fake) che fa tanto “moda” e “avanguardia culturale”.

In effetti la “bravura” nel contar balle ai cittadini (soprattutto in periodo di elezioni!) è sempre stato un vero e proprio “valore aggiunto” sul quale sono state costruite tante carriere politiche anche di alto livello, ma è solo a cominciare dalla cosiddetta “Seconda repubblica” che (in Italia) la sincerità nella politica (e in chi la commenta) è diventata un peso superfluo o addirittura un handicap. Il motivo non è soltanto, come avviene in altri paesi, riposto nella speranza di essere creduti da cittadini elettori “boccaloni” che poi dimenticano in fretta la “fregatura”.

Da noi la fregatura è doppia, perché anche se l’elettore ricorda, ci pensano le leggi elettorali “truffa” (Porcellum, Rosatellum, ecc.) a mettere le cose a posto per consentire ai segretari di partito di rieleggere finché ne hanno voglia e convenienza tutti i loro candidati preferiti, scelti “fior da fiore” come se fosse un esercito privato personale.

Tutto questo è già molto peggio di una semplice “fake news”. Chi rappresentano in realtà quegli eletti? I loro elettori formali o i loro designatori sostanziali? In realtà non rappresentano nessuno perché sono solo esecutori di ordini ai quali devono obbedire sempre, altrimenti non saranno più ricandidati. Ma questo priva anche l’elettore della possibilità di “punire” l’eletto facendogli mancare la fiducia.

In questo modo l’elettore viene defraudato due volte nel suo diritto di esercitare il suo potere democratico.

Si può chiamare ancora “democrazia” questo modo di eleggere i “rappresentanti del popolo”? Certamente no. Se ci fossero ancora partiti veri in Italia si potrebbe forse chiamare “partitocrazia”, ma ormai anche i partiti sono dei falsi organizzativi dove manca all’interno una vera organizzazione democratica, sostituita da una organizzazione di vertice che emana il suo potere dall’alto verso il basso e non viceversa come dovrebbe essere una seria democrazia.

Il sistema costituzionale dei soviet, al tempo dell’U.R.S.S. (Unione Repubbliche Socialiste Sovietiche), era molto più democratico (sulla carta) di quello dei nostri attuali partiti (Forza Italia in primis). Infatti ogni soviet era una Camera di rappresentanti eletta dal popolo. I soviet più bassi (a livello locale) eleggevano quelli regionali, che eleggevano quelli nazionali, fino ad arrivare al soviet Supremo. A rovinare il tutto arrivava il Partito Comunista, che decideva ad ogni livello, su base ideologica, chi si poteva candidare. E’ più o meno così anche nel sistema attuale del Partito Comunista Cinese.

Ma non è così anche da noi? Anche nella nostra sgangherata pseudo-democrazia i candidati vengono scelti tutti dai segretari di partito. L’unica differenza è che da noi non c’è un partito unico, ce n’è uno… meno di mille (pressapoco).

Ma la truffa sulla scelta dei candidati non è l’unica a danno del sistema democratico. Anche l’ormai inveterata deprecabile abitudine di sovrapporre il potere esecutivo (il governo) con quello legislativo (le due Camere) è una grave deformazione del sistema democratico. Persino il Movimento dei 5 Stelle, che pure fonda il suo sistema di “democrazia diretta” su un organismo battezzato “Rousseau”, accetta questa gravissima deformazione del sistema democratico dove un’unica persona assume la carica di segretario del partito e di presidente del Consiglio dei ministri.

Abbiamo visto sopra come l’attuale capo del partito (segretario o presidente o come lo si voglia chiamare) nel nostro sistema democratico sia di fatto un padrone più o meno assoluto del suo partito. Considerando che il capo-partito, quando rappresenta il partito o la coalizione di maggioranza controlla di fatto il Parlamento (le due Camere), egli (o ella) controlla di fatto tutta l’attività legislativa del Parlamento.

Quindi è Capo-Partito e Capo-Legislatore. Aggiungendoci anche la posizione di Capo del governo (una prassi consolidata che si ripeterà probabilmente anche dopo queste elezioni!) si avrà un potere immenso sulle spalle di una singola persona che, per quanto brava possa essere, dovrebbe essere almeno un “marziano” per poter svolgere con competenza e bravura tutti i compiti inclusi in quel triplice mandato istituzionale. Le due mansioni di capo del partito e capo del governo dovrebbero restare sempre rigorosamente separate.

Sarebbe ora che il Capo dello Stato facesse sentire un po’ di più la sua voce contro questo malvezzo della fake-democracy che si sussegue già da troppo tempo ormai in Italia (massacrando anche l’economia, non solo la democrazia).
Elezioni Politiche 2018 | 9 febbraio 2018

Re: Diario della caduta di un regime.

Inviato: 12/02/2018, 17:02
da UncleTom
.......SONO SBARCATI I MARZIANI!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!





Come ne1948, e prima nei primi anni degli anni '20 si cerca di attizzare i MERLI DOC.


Scriveva ieri il vice Bufaliere in prima pagina:

Manifestazioni assurde in mezza Italia


Fascisti immaginari
comunisti in delirio


Feltri, Littorio dopo anni ha tirato fuori la sua appartenenza, a lungo celata quando era al guinzaglio del Corsera.


Vede comunisti in giro come vede i marziani.

La sinistra in Italia non esiste più da mo'.

Ma Littorio, per propaganda, racconta di inesistenti comunisti.

Potrebbe aggiungere che "mangiano i bambini", come facevano nel '48.

L'Urss, non esiste più da tempo.

E' controllata da un dittatore di destra.

Altrimenti come potrebbe essere amico del profeta di Hardcore??????????????????????????????????

Ve lo immaginate B. amico dei comunisti????????????????????????

L'Espresso di questa settimana riporta un servizio su Salvini.

PRIMA PAGINA Il lato oscuro del Carroccio


Chi c'è dietro Salvini

La rete economica. La Russia. I riciclati al Sud.
Inchiesta sulle relazioni nascoste del capo leghista


di Giovanni Tizian e Stefano Vergine

Re: Diario della caduta di un regime.

Inviato: 13/02/2018, 15:03
da UncleTom
......ABITUARSI A VIVERE SULL'OTTOVOLANTE.....



La notizia principale sulla prima pagina del Fatto recita:


SONDAGGIO DEL "FATTO" Antonio Noto : gli incerti credono di più ai 5Stelle


Bollo auto e orari di lavoro così
decidono 10 milioni di indecisi




Nella lotta per la poltrona i Bufalieri rispondono:

FINE DEL SOGNO A 5 STELLE
DISONESTA', DISONESTA''
Caso rimborsi, i grillini si sono tenuti un milione. Crolla il mito dei <<dei puri>>
E ogni giorno spunta un altro <<impresentabile>> in lista
di Alessandro Sallusti

Re: Diario della caduta di un regime.

Inviato: 13/02/2018, 15:07
da UncleTom
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Logge e potere: perché l’Espresso non intervista Scalfari?


Scritto il 13/2/18 • nella Categoria: segnalazioni Condividi Tweet

Cari Eugenio Scalfari e Carlo De Benedetti, perché non raccontate i vostri rapporti con la massoneria? Gianfranco Carpeoro replica così all’ultimo servizio de “L’Espresso”, titolato “La massoneria torna a far paura: non identificabili tremila affiliati”. La presunta notizia? «Dopo il caso P2 le obbedienze avevano promesso trasparenza, invece regna l’opacità assoluta – scrive Gianfranco Turano – come dimostrano gli elenchi visionati dalla commissione parlamentare sulle logge calabresi e siciliane». Ribatte Carpeoro, in web-streaming su YouTube: «Io proporrei a Turano e al direttore dell’“Espresso” di chiedere a Scalfari e a De Benedetti di informare i lettori sui rapporti che quella casa editrice ha avuto con la massoneria. Rapporti molteplici, complicati, e peraltro intrattenuti con la parte meno commendevole della massoneria». Ovvero: «Chiederei pubblicamente a Scalfari e De Benedetti di spiegare e raccontare i rapporti che hanno avuto, per esempio, con quel massone (fior di personaggio) che si chiama Flavio Carboni. Prima di parlare genericamente di massoneria, comincino a parlare della loro connessione con la massoneria: guardino a casa loro, questi signori». Sintetizza Gioele Magaldi: «Non c’è bisogno di essere massoni, in Italia, per essere corrotti. Ma prendersela con i “peones” della massoneria, come fa “L’Espresso”, serve a occultare i veri terminali italiani della vera massoneria di potere, che è sovranazionale, e su cui la stampa (compreso “L’Espresso”) continua a tacere».
Autore del bestseller “Massoni” (Chiarelettere) che svela la geografia delle Ur-Lodges nel back-office del potere mondiale, Magaldi prende nota: la sua denuncia, clamorosa, resta tuttora sepolta dal silenzio dei grandi media. «Nessuna reazione, nemmeno di fronte a precise interrogazioni parlamentari». Di massoneria si parla spesso a vanvera, per fini strumentali e magari elettoralistici come ha fatto Di Maio, garantendo l’assenza di massoni tra i candidati 5 Stelle. Lo smentisce Catello Vitiello, detto Lello, candidato dai grillini in Campania e iniziato alla loggia “La Sfinge”, del Grande Oriente d’Italia: notizia del “Mattino”, rilanciata dal “Giornale”. Di Maio? «Spara sulla massoneria, dopo aver bussato (inutilmente) alle porte dei peggiori circoli supermassonici reazionari di Washington», dice Magaldi, che a “La Gabbia”, trasmissione televisiva de “La7” condotta da Paragone, ha dichiarato l’appartenenza massonica di Pietro Grasso e Laura Boldrini. Ora “L’Espresso” rilancia la sua piccola crociata pre-elettorale contro le logge meridionali del Grande Oriente? Quella del reportage di Turano, «poco serio, sensazionalista e mistificatorio», a Magaldi sembra «un’operazione di bassissimo livello, che va a pescare nella diatriba miserevole sollevata dalla commissione parlamentare antimafia presieduta da due tangheri con pulsioni liberticide e antidemocratiche come Rosy Bindi e Claudio Fava».
La Bindi («non ricandidata, per fortuna») ha condotto una sorta di crociata personale contro il Goi, mentre Fava è giunto a proporre una legge per chiudere ai massoni le porte della politica. «La massoneria è stata resa illegale solo dai regimi fascisti e comunisti (con l’eccezione di Cuba) e con la perversione che questi regimi erano composti da massoni, i quali mettevano fuorilegge le massonerie liberali e democratiche e si costituivano in massoneria segreta di governo, con piglio dispotico», ricorda Magaldi, a “Colors Radio”. Quella presieduta dalla Bindi? «E’ la peggior commissione antimafia della storia: non avendo di meglio da fare, ha preso di petto la massoneria regionale ma non i terminali italiani della massoneria che conta, nel bene e nel male (soprattutto nel male), collegata ai circuiti massonici neo-aristocratici che hanno fatto un golpe silenzioso insediando Mario Monti con la regia di Draghi e Napolitano». Personaggi che «hanno operato e operano tuttora a maleficio del popolo italiano», ma nessuna commissione parlamentare se n’è occupata. La Bindi invece ha preso di mira «comunioni massoniche in stato di decadenza, prive di incisività sul piano sociale, meta-politico, civico e culturale».
Eppure, proprio dalle Ur-Lodges reazionarie sono venute «le ideologie neoliberiste e neo-aristocratiche che hanno pervaso la globalizzazione, la stessa Europa “matrigna” e anche la pessima governance dell’Italia negli ultimi decenni, la Seconda Repubblica, in modo accelerato con la devastazione sociale ed economica avviata nel 2011». Per questo, aggiunge Magaldi, «suona scandaloso che sedicenti giornalisti come Turano vadano a fare servizi apparentemente sontuosi, scandalistici e di grande richiamo, mettendo il dito su dei “peones” della massoneria e tacendo del tutto sulle domande che un vero giornalismo dovrebbe porsi: ovvero, chi è davvero inserito nelle leve del potere più importante?». Silenzi, omissioni, ipocrisie. «C’è chi sa benissimo che i momenti più alti della storia dell’Italia contemporanea sono dovuti all’opera meritoria di alcuni massoni. Ma tace per interesse, magari appartenendo a circuiti massonici neo-aristocratici». E poi, aggiunge Magaldi, «c’è una pletora di ignoranti, insipienti esecutori collocati in vari strati del mondo mediatico, politico, istituzionale e sociale, i quali si beano di questa loro pseudo-conoscenza: per costoro, “massoneria” sarebbe qualunque gruppo che, in modo indebito, opera per fini segreti e inconfessabili a favore dei propri aderenti».
Che c’entra, la massoneria, con a gestione opaca del potere? «In Italia non serve essere massoni per esser stati corrotti e corruttori e aver mal gestito il denaro pubblico». Ci sono mille correnti e provenienze: culturali, spirituali, religiose, filosofiche e sapienziali. «Chi si distingue nel bene e chi nel male, a prescindere dal retroterra da cui proviene». Quanto alla massoneria, insiste Magaldi, «se si vuol parlare davvero di legami col potere bisogna alzare lo sguardo verso il cielo delle superlogge sovranazionali. Dopodiché, anche lì, si tratta di capire chi ha fatto cosa, e perché». Solo che non avviene: nessuno li alza, gli occhi al “cielo”. «Quindi siamo in una narrazione assolutamente irrisoria, fuorviante e, credo, anche strumentale: serve, è utile ai manovratori, ai padroni del vapore, che il sospetto, l’eventuale avversione rispetto alle logge, venga scaricata verso gruppi massonici che sono innocui sotto ogni punto di vista». E a chi si riempie la bocca con la difesa della Costituzione, Magaldi ricorda che il presidente della “Commissione dei 75” incaricata di redigere il testo costituzionale era Meuccio Ruini, notorio massone, il cui capo di gabinetto era Federico Caffè, eminente economista: il maggior keynesiano italiano (e del resto era massone lo stesso Keynes). «Se i padri della patria e della Costituzione del ‘48 (Ruini e non solo) erano massoni, non ho capito qual è il problema», conclude Magaldi. «Dopodiché vi sono le mele marce, e io nel mio libro ne ho indicate tante». I giornali come “L’Espresso”, però, hanno evitato accuratamente di raccontarlo ai lettori: perché?