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Forum per un "Congresso della Sinistra" ... sempre aperto • Come se ne viene fuori ? - Pagina 263
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Re: Come se ne viene fuori ?

Inviato: 19/03/2013, 13:47
da myriam
Purtroppo sembra che tutti lavorino per lui.

Qualche volta anche FQ

Re: Come se ne viene fuori ?

Inviato: 19/03/2013, 13:49
da camillobenso
Amadeus ha scritto:Si vabbè però se "gli altri" si compattano in qualità di argine antiberlusconiano ...apriti cielo....è l'unica cosa che hanno in comune...non hanno idee ...non hanno identità...esistono solo come forza antiberlusconiana e bla bla... ( è ovvio che si riferisce al Pd perchè i grillini sono Santi senza macchia e senza paura )
un disco rotto pure Padellaro.
anche lui da diversi anni è ancora allo stesso punto.
mi sa che pure lui c'ha paura che gli scompare l'oggetto della sua ossessione.

Berlusconi sicuramente non scherza ma l'idea che il Pd possa avere dei vantaggi ( e vincere) dai casini con la magistratura e dalla confusione nel M5S non sfiora minimamente .
L'importante che sia colpa del pd.

Il tifo esorcista può servire a modificare lo stato dell’arte della guerra in corso????????

Re: Come se ne viene fuori ?

Inviato: 19/03/2013, 17:00
da camillobenso
Spezzeremo le reni alla Grecia - 39
http://www.youtube.com/watch?v=AGCGt-bYd0I
Da Fratelli d’Italia a Banditi d’Italia - 13
La ruota della macina della storia si muove - 8

La guerra dell’Asilo Mariuccia - 2


El ejército meno consistente uscito malconcio dalle elezioni è quello amarillo papal de los comandante Monteneros.

Un ejército che nell’ultima settimana più fonti segnalano in disfacimento.


18 MAR 18:14

1. “IL CADAVERE SOLLECITA UN’AUTOPSIA”, VIEN VOGLIA DI DIRE NELL’ESAMINARE LO STATO DI SALUTE (POLITICO) E L’EGO (SUICIDA) DEL PREMIER USCENTE, MARIO MONTI. CON QUELLA SUA OTTUSA PRETESA DI RESTARE AGGRAPPATO ALLA SCRIVANIA (DELL’INSUCCESSO) –

2. NEL GIRO DI APPENA UN ANNO, GRAZIE A RE GIORGIO, IL PROF HA SALITO TUTTI I GRADINI ISTITUZIONALI (SENATORE A VITA E PREMIER), ACCOMPAGNATO DALLA FANFARA DEI GIORNALONI DEI POTERI MARCI CHE VEDEVANO IN LUI L’ULTIMO LEADER “DELL’ANTIPOLITICA” –

3. IN QUEST’IMPRESA DISASTROSA C’È SOPRATTUTTO UN GIORNALE, IL “CORRIERE DELLA SERA”, CHE DOPO L’ENDORSEMENT (“AL BUIO” COME NEL POKER) CON IL BOCCONIANO MONTI È AGGRAPPATO ANCORA ALLA SUA “ZATTERA DELLA MÉDUSA”, DESTINATA A SICURO NAUFRAGIO -


"Il cadavere sollecita un'autopsia", sentenzierebbe il saggista James Hillmann nell'esaminare lo stato di salute (politico) e l'Ego (suicida) del premier uscente, Mario Monti. Nemmeno Sua Eternità, Giulio Andreotti, che della massima: "meglio tirare campare che tirare le cuoia" aveva fatto una sorta di filosofia di vita (governativa) può competere con l'ottusa pretesa di Rigor Mortis di restare aggrappato alla scala (dell'insuccesso) da cui presto dovrà scendere con sollievo del Bel Paese.

Nel giro di appena un anno, e per grazia ricevuta da Re Giorgio, il Professore ha salito tutti i gradini istituzionali (senatore a vita e premier), accompagnato dalla fanfara dei giornaloni dei Poteri marci che vedevano in lui l'ultimo leader "a saldo" del partito "dell'antipolitica".


Il cane da guardia di un bipolarismo (mai nato) che con la sua agenda del rigore, elaborata da mani forti in terra d'Europa, ha portato l'Italia ha battere solo il record del debito pubblico.


Ma l'apprendista stregone della Bocconi pur di prolungare la sua vita a palazzo Chigi, tradendo le aspettative del Quirinale e della sua generosa maggioranza alle Camere (Pd-Pdl-Udc), si è candidato anche alle ultime elezioni politiche uscendone però con le ossa rotte. E portato al suicidio (politico) sia l'ex furbo Casini sia l'ex presidente di Montecitorio, Gianfranco Fini.


In quest'impresa disastrosa (governabilità a rischio) da cui si è sottratto abilmente Luca Montezemolo, in tanti sono naufragati (i vari& avariati Riccardi, Cazzola, Ichino e compagnia libera&bella) sotto gli occhi addolorati ma compiacenti dei media, che avevano accompagnato la traversata trionfale del nocchiero Rigor Mortis (tua, vita mea). Ma c'è soprattutto un giornale, il "Corriere della Sera", che dopo l'endorsement ("al buio" come nel poker) con il bocconiano Monti è aggrappato ancora alla sua "zattera della Médusa", destinata a sicuro naufragio.


Mentre i giornali concorrenti ("la Repubblica" e "la Stampa", in primis) hanno abbandonato al proprio "Io" (voglio una poltrona) il premier cadente che al Senato era pronto a mettersi all'incanto di sinistra e destra, in via Solferino la parola d'ordine è sempre la stessa di prima del voto: resistere, resistere, resistere.


Altrimenti meglio andare a (ri)votare a giugno con Bella Napoli ancora sul Colle più alto. Utopie dal respiro corto.

Come vecchi soldati in trincea, convinti che Caporetto sia stata un riparabile incidente di percorso, nella Fortezza Bastiani di buzzatiana memoria, al generale Cadorna-Monti, sconfitto anche nell'ultima battaglia per la presidenza del Senato, vengono riservati ognidì picchetti d'onore.


Grazie al contributo attivo di quelli che il mai troppo compianto saggista Edmondo Berselli, chiamava "i fornitori di opinioni", allevati e coltivati alla scuola serale di Paolino Mieli.


I politologi à la carte, mandati in campo da Flebuccio de Bortoli nel tentativo di salvare "il soldato Mario" e infliggere violente scosse elettriche sulla pelle dell'inerme Culatello Bersani, che non vuole un Monti bis.

Il leader piddì della "mancata vittoria", nonostante l'assenza di una maggioranza certa vorrebbe riportare un "politico-politico" (magari lui) alla guida del nuovo governo.

E mandare così finalmente a casa l'"esecutivo dei tecnici", tanto caro al Corrierone e ai Poteri marci.


Ecco, allora, cosa scriveva a dir poco imprudente e preveggente Angelotto Panebianco dopo che Napolitano (seccato) aveva bocciato l'auto-canditura di Monti al Senato e nel giorno stesso in cui alle Camere erano eletti - anche con il sostegno dei grillini -, Pietro Grasso Laura Boldrini: "Come era prevedibile, il matrimonio Pd e 5 Stelle non si celebrerà (...) nei giorni e nelle settimane che hanno seguito la ‘non vittoria' elettorale il Pd è apparso in preda al cupio dissolvi...".


Ma chi aveva parlato mai di "matrimonio" tra Bersani e Beppe Grillo? Dove se l'era sognato Panebianco quell'incestuoso ménage? Al più si sussurrava di un possibile flirt alla Camere tra le due controparti su alcune scelte istituzionali. Al di fuori, comunque, dai giochi di partito. Tant'è.

Il giorno dopo, il settantenne Ernesto Galli Della Loggia, invece di prendere atto che il centro sinistra di Bersani alle Camere aveva evitato l'autogol e vinto una difficile partita alle Camere (magari pure di Pirro), tornava alla carica contro il Partito democratico. E s'inventava la "frattura storica" che si sarebbe consumata con la nomina, a sua insaputa?, di Grasso e Boldrini.

Una sinistra, rilevava gaudente Della Loggia, "convinta di non poter trovare al proprio interno, nella propria storia, né volti né voci (...) capaci di rappresentarla veramente".
Già, quanta nostalgia si poteva leggere nello scritto dellalogiolestico per i vecchi compagni Ingrao, Iotti e Napolitano, che una volta presiedevano le Camere. Ma non in nome del partito e delle sua storia, come sembra voler far credere invece l'ex professorino in pensione.

La scelta delle due alte cariche dello Stato è stata sempre figlia di larghe intese istituzionali. E non ha mai provocato "strappi" storici "alla Della Loggia".

Tanto per stare all'oggi, a dopo la caduta del Muro di Berlino, al cambio del nome del partito e alla cancellazione di falce e martello dal simbolo, al Senato la sinistra ex comunista - in contrapposizione al candidato della destra -, è stata determinante sia per la scelta dell'ex Dc Mancino al Senato (1996) sia del Ppi Franco Marini (2006). E se tu vuoi, chiamalo pure "strappo"...

Quanto all'ex magistrato Luciano Violante, iscritto al partito che fu di Togliatti soltanto nel 1979 ma citato dal Della Loggia tra i presidenti della Camera insieme a Ingrao e Nilde Iotti, non apparteneva di sicuro all'album storico della nomenclatura dell'ex Pci. Forse aveva ragione il vecchio e acuto direttore del Corrierone, Mario Missiroli, quando sosteneva che per essere veramente dei bravi editorialisti non "bisogna avere alcuna idea".

Re: Come se ne viene fuori ?

Inviato: 19/03/2013, 17:25
da camillobenso
Spezzeremo le reni alla Grecia - 40
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Da Fratelli d’Italia a Banditi d’Italia - 14
La ruota della macina della storia si muove - 9

La guerra dell’Asilo Mariuccia - 3



Per cercare di vincere, e ci sarebbe riuscito, il comandante Pa perón, aveva offerto al general Monteneros la guida dei “bucanieri moderati”. Ma el general rispose: NIET

Adesso, a celebrare l’epitaffio s’incarica una penna del comandante Pa perón.


19 MAR 16:39
MONTI SMONTATO: HA GIA’ FATTO LA FINE DI FINI
La parabola di Monti sembra quella di Gianfry: si siede al tavolo pieno di fiche ma sbaglia tutte le giocate - Rendere pubblici gli sms con Napolitano è stata l’ultima “genialata del Prof, che ormai anche i suoi non sopportano più per la sua “bulimia” di poltrone - E Casini lo paragona a Mastella…

Paolo Guzzanti per "Il Giornale"

Mario Monti si è incartato. Che peccato, un uomo di tanto e persino eccessivo talento. Ieri mattina ha dato un'intervista a Marcello Sorgi per la Stampa e ha detto una cosa bizzarra: «Se non avessi preso tre milioni di voti, avrebbe vinto Berlusconi».

Formidabile: forse dimentica che tutta la sua operazione politica è consistita nel prosciugare per intero l'elettorato dell'Udc di Casini e quello minuscolo del Fli di Fini, senza aggiungere che pochi spiccioli. E poi: davvero può essere così contento di aver impedito la vittoria di Berlusconi? Nella stessa intervista manifesta il suo orrore per i barbari a cinque stelle che promettono di riportarci al medioevo e supplica Bersani di resistere al grillismo. E allora? Che gioco fa? Secondo Lorenzo Dellai, candidato centrista alla presidenza della Camera, Monti fa soltanto il suo gioco, un gioco personale, individuale e non di squadra.

Monti è inviperito con Napolitano (di cui mostra gli sms sul telefonino creando un certo imbarazzo) perché quello gli ha sbarrato la strada alla presidenza del Senato, arrivando a dire che persino gli argomenti giuridici addotti dal capo dello Stato sono sbagliati.



Quando entrò in politica tutti lo avvertirono che così facendo si giocava il Quirinale, ma come un maldestro giocatore di poker pensava di avere ancora una scala reale in mano prevedendo per se stesso un oceanico consenso elettorale.



Poi è andata come è andata, riducendo Fini e Casini come due zombi, il primo addirittura non rieletto deputato. I suoi adesso lo accusano di «fare come Fini» e cioè di voler tenere i piedi in tutte le staffe, fino a cadere disarcionato.

Le foto lo mostrano perplesso, ma si direbbe piuttosto immerso nel solipsistico pensiero di se stesso pensante, lo sguardo perduto e un senso di disagio fra tutta quella gente in gran parte sconosciuta e dalla laurea dubbia che si affolla intorno a lui.

Certo, è vero che in passato ha rifiutato incarichi importanti, a cominciare dalla presidenza del Consiglio dopo il rovesciamento del primo governo Berlusconi. E poi altri rifiuti governativi importanti per gli Esteri e l'Economia. Ma l'impressione che offre di sé è tutt'altro che quella di un uomo schivo e distante dall'amore per le alte cariche. Al contrario, sembra proprio un giocatore che sa di avere un bel pacco di fiche in tasca e cerca soltanto il tavolo adatto per far saltare il banco: baccarat o blackjack, Senato o Quirinale, al diavolo tutti gli altri.



Anche Casini, ripescato miracolosamente al Senato come l'ultimo esemplare di un mondo che fu, proprio lui che si è suicidato e che ha suicidato il suo partito al grido di «Con Monti sempre e ovunque fino alla morte, specialmente alla morte» adesso si è un po' scocciato e dice senza mezzi termini che l'ultimo Monti gli sembra Mastella. Anzi, ha inventato il neologismo «Mastellismo di ritorno», che non è edificante.



Tutti gli orologi dei componenti di «Scelta Civica» si sono fermati durante la tessitura della trama per la presidenza del Senato e della Camera, e quando sono tornati a ticchettare segnavano tutti un'ora diversa. I gruppi sono spaccati, le votazioni per il capogruppo sono diventate terreno di giochi e giochetti da Prima Repubblica. La scollatura fra Monti e i suoi, che vengono da esperienze spesso diversissime, sta sgretolando i gruppi e questo accade perché un po' tutti hanno la sensazione che ormai il divo bocconiano pensi soltanto agli affari suoi, alle poltrone sue e al suo metafisico cursus honorum.

Ed è questo l'elemento che lo fa accostare sempre più a Gianfranco Fini, che non mollò la cadrega della presidenza della Camera anziché dedicarsi a costruire il suo fatiscente partito, finendo com'è finito. Come conseguenza la gente comincia a sparire o a defilarsi.

Tutti hanno notato come il ministro Andrea Riccardi, benché presidente del comitato direttivo, abbia approfittato di questi giorni per dedicarsi anima e corpo al nuovo Papa, staccando la spina che lo teneva unito al premier.



Insomma, spiace dirlo (e a me spiace davvero perché sono stato anche in Parlamento un leale sostenitore di Monti) ma il patrimonio divino e divinizzante dell'uomo della Bocconi sta svanendo nel nulla e decadendo nella farsa triste.


Il risultato del resto di tanta operosità nel tessere piccole trame politiche è ormai sotto gli occhi di tutti: molto difficilmente Monti salirà al Quirinale, certamente non tornerà a Palazzo Chigi (o vi resterà ibernato nella camicia di forza della strategia di Grillo), non è diventato presidente del Senato e resterà lì a scambiarsi sms con Napolitano, da mostrare orgogliosamente ai suoi come ultima soddisfazione.

Re: Come se ne viene fuori ?

Inviato: 19/03/2013, 17:34
da camillobenso
L'aria che si respira è quella del dopo Caporetto.


COMUNICATO SINDACALE
Sciopero di 2 giorni dei giornalisti del Corriere
Mercoledì e giovedì il giornale non sarà in edicola. Martedì e mercoledì il sito non sarà aggiornato

Re: Come se ne viene fuori ?

Inviato: 19/03/2013, 18:16
da soloo42000
camillobenso ha scritto:L'aria che si respira è quella del dopo Caporetto.


COMUNICATO SINDACALE
Sciopero di 2 giorni dei giornalisti del Corriere
Mercoledì e giovedì il giornale non sarà in edicola. Martedì e mercoledì il sito non sarà aggiornato

Non credo che in molti sentiranno la mancanza delle perle di saggezza di Mieli, Battista e Franco...
La loro "sapienza politica" e` qualla che ci ha ficcato in 20 anni di berlusconi, invece di spingerci verso il modello tedesco.
Per cui se chiudono e` meglio per tutti.

Anche perche` Giornale, Libero e Tempo svolgono gia` fin troppo egregiamente lo stesso ruolo...


soloo42000

Re: Come se ne viene fuori ?

Inviato: 19/03/2013, 19:57
da camillobenso
Spezzeremo le reni alla Grecia - 41
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Da Fratelli d’Italia a Banditi d’Italia - 15
La ruota della macina della storia si muove - 10

La guerra dell’Asilo Mariuccia - 4



Il diavolo veste Prada…………………..e porta gli occhiali scuri


Nel mondo della politica, la necessità di individuare un nemico su cui scaricare tutte le responsabilità negative, è fondamentale.

Evoca immediatamente che nella dualità il nemico rappresenta il male, mentre chi parla rappresenta il bene. Noi i buoni, loro i cattivi.

Osservando la Chiesa cattolica, possiamo dire che anch’essa si è affidata a questa teoria del nemico.

E il nemico è rappresentato dal diavolo.

Tutto quello che non si assoggetta al volere del potere cattolico è il diavolo.

I comunisti del primo dopo guerra in Italia ne sapeva qualcosa, visto che il Vaticano era arrivato alla scomunica.

Certe forme di malattia la Chiesa cattolica le incasella in forme di possessione diabolica, e di conseguenza le combatte con preti addestrati all’uopo.

In questi anni è stata resa celebre l’ipotetica possessione del marchese Del Grillo da parte dell’anima perduta del “carbonaro” e l’invocazione alla Beata Quartina sollecitata a liberare il marchese dall’infausta possessione.

http://www.youtube.com/watch?v=fZcLsJkjs1s



Prendendo a prestito la concezione cattolica del male, il comandante Pa perón, incarna molto bene la figura del diavolo.

La sua intelligenza, come quella del Divo Giulio si è votata al servizio della furbizia.

Pa perón è un intelligente furbo, o se si vuole, un furbo intelligente.

I preti hanno sempre messo in guardia stuoli di ragazzini dalla seduzione esercitata dal diavolo.

E Pa perón, è un gran seduttore a 360 gradi.

La sua mente vulcanica ha già individuato subito dopo le elezioni la nuova linea seduttiva. Lavoro e impresa.

Infatti, diavoli e diavolesse nei passaggi dei vari talk politici, annunciano cosa hanno bisogno gli italiani in questo momento, lavoro e impresa. Si è già dimenticato quando all’inizio del novembre del 2011, raccontata che eravamo tutti ricchi, che gli alberghi, i ristoranti e i luoghi di villeggiatura erano pieni. Che per usare l’aereo bisognava prenotare.

L’inganno lo hanno messo in onda ancora ieri sera le valchirie Biancofiore e Santanché, la prima a Otto e mezzo, la seconda a Piazzapulita.

L’inganno e l’ennesimo tentativo di seduzione è evidente.

Infine, non si riesce trovare nessuno tra politici e giornalisti che pongano fine all’inganno pertpetuo.

Ancora ieri sera, Gruber, Scanzi, Severgnini, non sono stati in grado di far capire alla Biancofiore che manifestare a ridosso del Tribunale di Milano è lecito per tutti, ma con il rispetto degli altri che devono poter entrare ed uscire liberamente. la scalinata proibendo il transito solo per la difesa del capo non ha senso. Entrare nel Tribunale cercando di invadere aule e uffici, invece è da squadristi.

Loro si sentono forti perché non c’è nessuno che riesce a metterli di fronte alle loro responsabilità.


****


Governo, Pdl: “Pd si fermi e apra ai moderati”. Berlusconi evoca la piazza
Prima l'ex premier ha evocato la battaglia "se la sinistra si prenderà anche il Colle". Poi, una nota dei gruppi parlamentari del Popolo della libertà di Senato e Camera attacca "i vertici del Partito democratico" che, anziché "aprirsi a una collaborazione con i moderati, preferiscono condannare l’Italia all’ingovernabilità e alla depressione economica"

di Redazione Il Fatto Quotidiano | 18 marzo 2013Commenti (2244)



Prima l’evocazione della “battaglia in piazza” nel caso in cui “anche il presidente della Repubblica sia nominato dalla sinistra”, poi il ricordo di




“settant’anni di invidia e odio sociale insopprimibili nei confronti del ceto medio, di chi col lavoro, col sacrificio, col rischio di impresa ha saputo conquistarsi una posizione di benessere”. Invidia e odio, nei confronti dei quali “la sinistra italiana non riesce a cambiare e offre la sua prova peggiore”. E’ un attacco congiunto alla “sinistra”, quello che, prima nelle parole di Berlusconi, poi in una dichiarazione dei gruppi parlamentari del Pdl di Senato e Camera, emerge al termine del secondo giorno di legislatura.

“Privi di ogni senso di responsabilità, indifferenti agli interessi generali del Paese, ciechi di fronte ai drammi delle famiglie e delle imprese dentro una crisi mai conosciuta dal dopoguerra ad oggi,




i vertici del Partito democratico, anziché aprirsi a una collaborazione con i moderati, preferiscono condannare l’Italia all’ingovernabilità e alla depressione economica. Sono ancora in tempo – si legge nella nota – per fermarsi e per cambiare strada prima che sia troppo tardi”. Un linguaggio che tradotto nei fatti suona come un avviso perentorio agli uomini di Pier Luigi Bersani: smette di inseguire accordi con il Movimento 5 stelle e fate un governo con noi “moderati” del centrodestra. Insomma, dopo l’elezione di Laura Boldrini (Sel) alla presidenza della Camera e di Pietro Grasso al Senato ottenuta grazie al compromesso tra Pd e M5s, il Pdl richiama all’ordine i democratici nella speranza di non perdere la battaglia della successione di Giorgio Napolitano alla presidenza della Repubblica.

In mattinata era stato Silvio Berlusconi in una riunione a porte chiuse a dare la carica ai suoi: “Credo che la sinistra sceglierà anche il presidente della Repubblica e allora daremo battaglia nel Parlamento e nelle piazze”, avrebbe annunciato l’ex premier secondo quanto riportato dai presenti nel corso della riunione del Pdl alla Camera. “Io sono pronto, come vent’anni fa, a non dare il Paese che amo a questi signori della sinistra“, avrebbe aggiunto, chiarendo che “questo governo non avrà vita facile e dal Paese arriverà presto la necessità di un cambiamento”.

“Immagino una prospettiva negativa e cioè che Pier Luigi Bersani otterrà l’incarico a formare un governo da Napolitano, anche se non ha la maggioranza perché si appoggerà ai voti dei grillini e dei montiani”, ha proseguito secondo quanto riportato. “Alla fine i grillini daranno il loro sostegno a un governo Bersani”, avrebbe detto, spiegando di temere che i 5 stelle potrebbero usare questo aiuto al Pd contro di lui per tagliarlo fuori da ogni gioco. Berlusconi avrebbe ammesso di avere “pensato molto” al successo di Beppe Grillo, spiegando che “i grillini hanno portato avanti un sogno rivoluzionario e noi adesso dobbiamo inventarci qualcosa senza abiurare, da persone responsabili quali siamo, alle cose concrete”. L’unica soluzione per uscire dall’impasse attuale, secondo l’ex premier, “era dar vita a un governo tra il Pd e il Pdl, le due coalizioni che hanno avuto il 30 per cento dei consensi, ma la sinistra non ha voluto perché ci odia”. Un concetto poi ribadito dalla nota dei gruppi parlamentari del Pdl di Camera e Senato uscita qualche ora più tardi.

Berlusconi si è poi scagliato ancora una volta contro i giudici, specie quelli del tribunale di Milano, impegnato in mattinata nell’udienza sul caso Ruby in cui l’ex premier è imputato per concussione e prostituzione minorile. Per il Cavaliere, sempre secondo quanto riferito dai presenti alla riunione, i magistrati vogliono fargli fare la fine di Craxi. “Siamo all’ultimo attacco alla mia libertà personale”, avrebbe sottolineato come aveva già fatto nei giorni scorsi, chiarendo che “all’interno della magistratura c’è una parte che ha formato una specie di associazione a delinquere che usa il potere giudiziario a fini politici” e parlando di una “dittatura dei magistrati”. Una dittatura dimostrata nei fatti, secondo la visione dell’ex presidente del consiglio, dall’elezione di Pietro Grasso alla presidenza di Palazzo Madama, prova provata della “magistrocrazia“.

Su proposta di Berlusconi, al termine della riunione, Renato Brunetta è stato indicato come presidente del gruppo parlamentare di Montecitorio. Per quanto riguarda il Senato, invece, il gruppo del Pdl ha eletto per acclamazione Renato Schifani, confermando la proposta avanzata sempre da Berlusconi con un forte applauso.

Re: Come se ne viene fuori ?

Inviato: 19/03/2013, 20:40
da camillobenso
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La ruota della macina della storia si muove - 11

La guerra dell’Asilo Mariuccia - 5



Scelta Civica nel caos dopo il flop delle Camere è fronda contro Monti (Tommaso Ciriaco).
18/03/2013 di triskel182


ROMA — Frammentati, eppure costretti a stare insieme. Almeno per il momento. Scelta civica, già malconcia dopo la batosta elettorale, conta i lividi procurati dalla trattativa (fallita) sulla Presidenza delle Camere. E si prepara alla resa dei conti. Il malumore verso Mario Monti fatica a restare negli argini e il partito unico sembra allontanarsi. Il Professore, d’altra parte, gioca in proprio senza abbandonare l’ormai noto contegno british: «Io voglio fare politica, non costruire un partito».
La fotografia dello scontro è l’ira funesta di Lorenzo Dellai, candidato centrista alla Presidenza della Camera abbattuto a un metro dal traguardo. Lui, l’ex Presidente della Provincia di Trento, ha scoperto due giorni fa con raccapriccio di essere vittima di fuoco amico montiano. E l’ha scoperto direttamente dal premier, che nelle ore frenetiche del negoziato mostrava a diversi parlamentari basiti un sms di Giorgio Napolitano. In quel messaggio il Presidente della Repubblica confermava lo stop all’ascesa di Monti sullo scranno più alto di Palazzo Madama, ma prendeva atto della possibile intesa tra Scelta civica e Pd, cementata dall’elezione di un montiano alla guida di Montecitorio. Dellai, ovviamente, non ha potuto trattenere la rabbia: «Io ho investito in questo progetto e lui si è comportato così solo per scopi personali! ».
Non è solo Dellai ad essere infuriato con il presidente del Consiglio. Crescono i mal di pancia anche tra gli uomini di Italia Futura. Pier Ferdinando Casini, dal canto suo, ha bocciato senza appello le ultime mosse di Monti: «Ci fanno passare per centristi opportunisti — giurano di averlo sentito gridare l’altro ieri a Palazzo Madama — ma questo mi sembra addirittura mastellismo di ritorno». Per il leader dell’Udc, il Professore si è mosso male e ha comunicato peggio: «Io cerco di evitare anche solo di salutare in pubblico Berlusconi e lui invece fa sapere di averlo addirittura incontrato…«.Eppure, il gruppo di Scelta civica del Senato — dopo aver sfiorato la spaccatura — è uscito praticamente indenne dal voto su Piero Grasso. Il nuovo round è previsto per oggi, quando i gruppi parlamentari montiani torneranno a riunirsi. In gioco c’è la poltrona di
capogruppo, ruolo ambitissimo in tempi di magra. Ai nastri di partenza si presentano quattro neo deputati. Il candidato di Monti è l’ex ministro Renato Balduzzi, ma la consistente pattuglia di Italia Futura spinge da tempo per imporre Andrea Romano. Come se non bastasse, anche Dellai cerca la riscossa politica dopo il rovinoso infortunio interno. Outsider, ma comunque pronto a competere, è Gregorio Gitti.
Anche a Palazzo Madama le tensioni intestine rischiano di sfociare in conflitto aperto. Mario Mauro, che tanto si è speso per cercare un’intesa con il Pdl sul nome di Renato Schifani, punta a guidare i senatori centristi. Lo sfida Linda Lanzillotta.
Eppure, salvo clamorosi colpi di scena, i due gruppi parlamentari di Scelta civica vedranno la luce. Non è il momento di dividersi e i voti si peseranno soprattutto nel risiko parlamentare per la formazione di un nuovo governo. L’equilibrio resta però precario e ogni scossone rischia di farlo saltare. A traballare è soprattutto la prospettiva unitaria, come ha spiegato senza battere ciglio Monti a un ministro del suo governo: «Io non voglio fare un partito, voglio fare politica…».
Da la Repubblica del 18/03/2013.

Re: Come se ne viene fuori ?

Inviato: 19/03/2013, 20:55
da myriam
In Sicilia la giunta Crocetta , appoggiata da M5S , abolisce le province.
Le prossime elezioni sono state annullate e un mucchio di soldi sono stati risparmiati.
Così se ne viene fuori, un passo dietro l'altro, con il lavoro e l'onestà di gente di buona volontà.
Perchè non si può fare lo stesso con il governo del paese? perchè?

Re: Come se ne viene fuori ?

Inviato: 19/03/2013, 21:24
da Maucat
Chiedilo a Grillo e Casaleggio...