quo vadis PD ????

E' il luogo della libera circolazione delle idee "a ruota libera"
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mariok

Re: quo vadis PD ????

Messaggio da mariok »

La mia era solo una considerazione sulle sue capacità comunicative.

Quanto ai contenuti, sono d'accordo. Si va nel vago.

Ma ciò non riguarda solo Renzi, ma tutti, compreso Scanzi ed i suoi amici del M5S.
lucfig
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Re: quo vadis PD ????

Messaggio da lucfig »

da http://www.lastampa.it

Ancora
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Nell’ultimo anno il Pd non ne ha azzeccata una, e può ancora peggiorare.
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camillobenso
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Re: quo vadis PD ????

Messaggio da camillobenso »

Arrivi & Partenze


Le affinità elettive

Per quale motivo alla Zanicchi (dopo Briatore e Sofia Ventura) piace Renzi ?



22 NOV 2013 19:47
RENZI PERDE IL LIGA E ACQUISTA LA ZANICCHI - LIGABUE: “NON VOTERÒ ALLE PRIMARIE DEL PD” - LA CANTANTE EUROPARLAMENTARE: “MI PIACE MATTEO” (VIDEO)
Ligabue: "Deluso dal Partito democratico, credo di far parte di un club molto nutrito…” – “Il M5S? Necessario a ricordare che bisogna cambiare ma non significa che abbia le risposte che servono all'Italia e non so neanche chi le abbia” - La Zanicchi giura fedeltà al Cav ma confessa. “Se mollo Silvio, passo con Renzi”…




IVA ZANICCHI: "SE MOLLO BERLUSCONI, PASSO CON RENZI"


Da "repubblica.it"
"Io sono fedele a Berlusconi e non potrei mai lasciarlo in un momento di difficoltà". Così l'europarlamentare dei popolari Iva Zanicchi: tra Alfano e il Cavaliere ha scelto il leader della rinata Forza Italia. "Però se dovessi lasciare Berlusconi, passerei con Renzi, perché mi piace".


LIGABUE: DELUSO, NON VOTERÒ A PRIMARIE PD. "MA GRILLO NON RISOLVE I PROBLEMI DEL PAESE"
Da "repubblica.it"


Deluso dal Pd? "Credo di far parte di un club molto nutrito, il Pd sa quanto ha deluso i suoi elettori". A dirlo è il rocker Luciano Ligabue, oggi a Milano per presentare il suo nuovo album 'Mondovisione'. Poi l'artista emiliano annuncia: "Non voterò alle primarie". Quanto invece al Movimento 5 Stelle, è un ruolo da 'memento' quello che Ligabue attribuisce ai grillini sulla scena politica nazionale. Ligabue ha detto di considerare il partito fondato da Beppe Grillo "necessario a ricordare che c'è da cambiare".

"Una cosa - ha aggiunto - che era chiara ad ogni elettore ma, evidentemente, non alla politica stessa. Questo non vuol dire - ha proseguito - che il M5S abbia le risposte che servono al Paese. Io non so neanche chi le abbia, chi possa essere la persona più indicata. Questo genere di idee - ha concluso - me le faccio quando uno opera".

Il nuovo album contiene 14 brani in cui Ligabue affronta temi personali e di attualità. Il primo, "Il muro del suono", parla di "sentenze un pelo in ritardo, avvocati che alzano il calice al cielo sentendosi dio", dice che "chi doveva pagare non ha mai pagato l'argenteria". Nessun riferimento alla stringente attualità politica, precisa il cantautore: "Che chi dovesse pagare non abbia pagato per la crisi mondiale è sotto gli occhi di tutti, non è stata pagata la carestia prodotta ed è un dato di fatto. Che in Italia il sistema giudiziario abbia dei problemi è sotto gli occhi di tutti e anche che questo permetta a certi avvocati di sentirsi dio perché riescono a portare a casa vittorie a volte imprevedibili".

Del potere parla "Il sale della terra", che Ligabue descrive così: "Parla degli italiani che troppo frequentemente hanno sfilato sotto i nostri occhi negli ultimi vent'anni. Ricordando la frase di Giulio Andreotti ('il potere logora chi non ce l'ha', ndr), io dico che il potere logora e basta. Vedo che c'è chi è logorato dalla paura di perderlo e le sue azioni sono conseguenti".
camillobenso
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Re: quo vadis PD ????

Messaggio da camillobenso »

Qualche settimana fa la partita per la segreteria sembrava scontata, chiusa in partenza. Renzi veniva dato in alcuni sondaggi che circolavano al Nazareno a poco più dell’80 %.

Non c’era storia.

Adesso che si sta andando al dunque emerge completamente l’inevitabile scontro di potere.

La legge fondamentale della politica, “l’interesse” e la “convenienza” obbliga i partecipanti alla corsa per la segreteria a celebrare i riti obbligati senza esclusione di colpi.

Il Grande Fratello interpellato in merito non pubblica i dati definitivi dei congressi nei circoli Pd come nel 2009:

congresso 2009
COPERTINA
I dati definitivi dei congressi di circolo
466.573 votanti in 7.221 congressi. Bersani al 55,1%, Franceschini al 36,9 e Marino al 7,9.
pubblicato il 8 ottobre 2009 , 7089 letture
http://www.partitodemocratico.it/doc/87452/

anche perché sembra che non sia finita.


l’Unità 22.11.13
Le tessere di Salerno, i carabinieri nella sede del Pd
L’Antimafia vuole acquisire documenti per l’indagine sulle tessere in bianco
Oggi i garanti del Pd decideranno sul voto bulgaro per Renzi in città

di Natalia Lombardo

Sono passaggi importanti, quelli di oggi, per il «caso» Salerno, che riguarda sia la validità dei congressi in vista delle primarie che un’inchiesta. Arriva a Roma infatti l’indagine della procura di Salerno sulle tessere del Pd (in bianco) datate 2012 e, parallelamente, la commissione congressuale del Partito democratico e il comitato di garanzia esamineranno i ricorsi sui risultati dei congressi nei circoli salernitani, che hanno visto la vittoria schiacciante di Matteo Renzi con il 71,3 per cento (sul 20% di Gianni Cuperlo). I garanti quindi decideranno se il congresso nei circoli sarà annullato e andrà rifatto, come chiedono i ricorrenti che sospettano e denunciano «brogli» e voti gonfiati, oppure no.
Sul versante giudiziario, oggi i carabinieri salernitani si recheranno nella sede nazionale del Pd a Roma, in via del Nazareno, per acquisire atti e documenti che riguardano la campagna per il tesseramento del 2012. Nei prossimi giorni dov dell’Antimafia è stata decisa dal sostituto procuratore della Dda di Salerno, Vincenzo Montemurro: l’inchiesta nasce dal ritrovamento di un bel pacchetto sospetto di tessere Pd del 2012 (prefirmate ma in bianco e senza numero di serie); la procura sta indagando sulla provenienza di queste tessere e sul loro uso, essendo state trovate in mano a un imprenditore edile di Nocera Inferiore ritenuto vicino alla camorra, il quale sembra avesse anche un elenco di nomi da «iscrivere» al Pd. Insomma, il caso potrebbe dilagare se fosse collegato a una più ampia partita di tessere.
Nell’ambito di questa inchiesta mercoledì è stato ascoltato Patrizio Mecacci, coordinatore nazionale della mozione Cuperlo, che ha denunciato la questione salernitana ai garanti del partito, mentre lunedì sarà la volta del coordinatore provinciale, il deputato salernitano Simone Valiant. «La magistratura mi ha chiamato perché ha trovato questi elementi e sta indagando, io da cittadino non posso che rispondere» per quel che sa sul meccanismo del tesseramento, spiega Mecacci, che separa la questione dei ricorsi sul voto nei circoli. Visti infatti i risultati «bulgari» per il sindaco di Firenze nella città campana, gli altri rappresentanti di lista hanno denunciato irregolarità, i cuperliani allo stesso Mecacci. Sono partiti poi i ricorsi alla commissione congressuale e al comitato dei garanti che, appunto, oggi esamineranno il voto in parte della federazione salernitana, nei circoli della città e in altri due. Dopodiché gli organismi di garanzia democratici dovrebbero decidere se annullare il congresso nel Pd di Salerno, come auspicano i sostenitori del candidato triestino, o se verrà considerato valido il voto con questi risultati. «La cosa importante è mettere in sicurezza l’8 dicembre», le primarie, spiega ancora Mecacci, «perché diventi una bella giornata di democrazia».
DE LUCA IRRIDE
Il sindaco di Salerno nonché viceministro alle Infrastrutture, Vincenzo De Luca, quasi deride i ricorrenti: mercoledì sul suo profilo Facebook (seguito da oltre 100mila persone), ha ricordato che già nel 2009 ci fu un caso di voto bulgaro nel Pd cittadino, a favore di Bersani e sempre con un 71% (in realtà l’82%). Sempre su Fb, inoltre, De Luca ha postato l’avviso di garanzia ricevuto per abuso d’ufficio e falso in atto pubblico riguardo al cantiere del Crescent, il mega albergo sulla costa: una sfida, quella del sindaco «sceriffo», che invoca la «modernità» contro «un Paese mummificato».
Sulla sfida nella città campana per la segreteria del Pd e sul sospetto di brogli, invece, si dice tranquillo il segretario della federazione Nicola Landolfi. Certo per i cuperliani rivedere il congresso nei circoli di Salerno potrebbe rimescolare le carte, anche se non arriverebbe in testa comunque. Il candidato triestino potrebbe forse recuperare circa il 2% di voti sul piano nazionale, se la consultazione venisse annullata, arrivando fino al 40%, mentre Renzi calerebbe dall’attuale 46,7 per cento.
Oltre a quello di Salerno, oggi la commissione congressuale e il comitato di garanzia esamineranno gli altri casi in cui il voto è stato contestato: il più clamoroso è a Catanzaro, dove è tutto sospeso, poi Vibo Valentia, Enna e Gela.

Corriere 22.11.13
I carabinieri nella sede pd per le tessere
Oggi la resa dei conti in commissione
Ipotesi annullamento, dirigenti divisi. E D’Alema si candida a Bari

di Alessandro Trocino

ROMA — In un ufficio, la riunione della commissione congresso del Pd. In un altro, i carabinieri del nucleo investigativo di Salerno, inviati dalla Direzione antimafia. Sarà una mattinata intensa oggi al Nazareno, la sede nazionale democratica. Nel mirino, giudiziario e politico, i voti degli iscritti pd di Salerno, finiti in massa a Matteo Renzi, grazie anche alla sponsorizzazione politica del sindaco Vincenzo De Luca.
Un caso giudiziario che imbarazza il Pd, incerto sul da farsi. Precedere la magistratura e annullare tutto o aspettare che faccia luce sui casi sospetti? Mercoledì sera la commissione congresso, spaccata, ha rinviato ogni scelta e oggi alle 12 dovrà prendere una decisione. Con l’ombra della magistratura e di quel pacchetto di tessere in bianco, datate 2012 e firmate da Pier Luigi Bersani, trovate nelle mani di un imprenditore edile di Nocera Inferiore. Che ci facevano lì? E soprattutto che uso poteva farne, dato che erano scadute? Un fatto è sicuro: nel marzo del 2013 da più parti nel Pd si era denunciata la distribuzione di un numero spropositato di tessere in bianco alle segreterie regionali. In Calabria, si dice, erano state spedite 30 mila tessere per rinnovo e ben 40 mila in bianco. Potrebbe essere accaduto lo stesso nel 2012 e le schede potrebbero essere finite in mani poco pulite.
In attesa di capirne di più, i membri della commissione dovranno decidere sui singoli ricorsi politici. Che riguardano alcuni seggi di Salerno, Atena Lucana, Eboli, Vibo Valentia (35 seggi contestati su 50), Enna e Gela. Annullamenti potrebbero arrivare, come è già accaduto per Asti e Rovigo. Difficile che si arrivi a cancellare il voto di tutta la provincia di Salerno. Sul fronte numerico, comunque, il vantaggio di Renzi nei confronti di Cuperlo rimarrebbe cospicuo. Beppe Fioroni lancia una frecciata al sindaco di Firenze: «Se ha chiesto le dimissioni della Cancellieri per una telefonata di interessamento e vuole fare il campione di moralità, forse dovrebbe rifiutare anche i voti sottoposti a un’inchiesta dell’antimafia».
Ma Renzi guarda già avanti. Uno dei rischi più temuti è l’affluenza, che potrebbe essere ben al di sotto dei due milioni preventivati. L’annuncio di Romano Prodi, «non vado a votare», era stato visto come un modo per depotenziare le primarie. Ma ieri l’ex premier ha spiegato che «non è assolutamente una decisione presa per distacco, ma solo per non condizionare». Quel che è certo è l’attivismo di Renzi, che non perde una trasmissione radio e tv (oggi sarà ad Agorà ) per lanciare i suoi messaggi. L’obiettivo del sindaco non è solo vincere, ma è conquistare il 65 per cento, che gli darebbe la maggioranza necessaria per controllare l’assemblea, e dunque la direzione e il partito.
Gianni Cuperlo, il principale rivale, preferisce concentrarsi sui temi concreti e contesta Yoram Gutgeld, spin doctor renziano: «Le pensioni d’oro vanno tagliate, ma non si incrocia una possibile ripresa tagliando le pensioni di 3.000 euro lordi». Il terzo contendente, Pippo Civati, non si sente affatto terzo: «Il congresso lo vinco di sicuro. E Renzi arriverà secondo».
Tra i sostenitori di Cuperlo, il più noto e discusso è Massimo D’Alema. Che ha deciso di candidarsi a Bari e correre per l’assemblea nazionale del Pd. Decisione non presa bene dal sindaco Michele Emiliano, renziano: «Ci sono rimasto malissimo. Pensavo che D’Alema si occupasse di cose più importanti. E comunque non vogliamo candidati catapultati». Replica dello staff di D’Alema: «Catapultato? È stato parlamentare pugliese dal 1987 al 2013 e si è candidato a Bari dall’inizio». Conclude Emiliano: «Sarà senz’altro un confronto appassionato».

il Fatto 22.11.13
Il lettiano Guglielmo Vaccaro (Pd)
“Vi racconto le fosse comuni di De Luca”

di Carlo Tecce

Guglielmo Vaccaro, politico salernitano però di Pompei, deputato democratico, corrente lettiana, s’accomoda: “Vuole parlare di Vincenzo De Luca con me? Cos’è una seduta psicanalitica? ”
Che colore associa al sindaco di Salerno?
No, non il marrone se pensa che io sia volgare.
Quale?
Il rosso.
Perché?
Il rosso sangue.
Orrore.
Perché mi rievoca le fosse comuni.
Cosa?
La fosse comuni e virtuali di De Luca, lì sono ammassati ex amici o politici che ha distrutto.
Le siamo vicini.
Io sono soltanto esiliato, io sono come Mazzini che scappa per poi tornare in patria. Ho scelto io di candidarmi nella circoscrizione di Napoli. A molti è andata peggio.
Ha un elenco?
È una strage di innocenti.
Testimoni?
L’ex sindaco Mario De Biase, sfruttato per un mandato. Un giorno De Luca gli ha detto ‘sei pettinato male’ (il protagonista non ha tanti capelli, ndr) e l’ha distrutto.
E basta?
No, possiamo continuare per ore. Alfredo D’Attore, un dirigente preparato, un talento sincero, spedito in Calabria perché oscurava il Capo di zona. Ma il regno di Vincenzo sta per finire.
Non pare così.
Mancano poche ore, vediamo nei prossimi giorni.
Fa allusioni?
No, non mi riferisco all’ultima inchiesta che lo vede indagato. Io faccio preghiere.
A chi?
A Matteo Renzi. Rappresenta il rinnovamento?
Risponda.
Sì, allora deve far commissariare il Pd di Salerno perché lì ha vinto con dei voti rubati.
Rubati?
Una città di 150.000 abitanti non può sostenere al 97 per cento soltanto un candidato. C’è qualcosa di strano.
Imbrogli?
De Luca ha prestato il partito a 4 persone che non sanno neppure manipolare per bene le schede. E poi mi appello ad Angelino Alfano.
Il ministro ascolta, prego.
Caro Alfano, devi sciogliere il consiglio comunale perché non è possibile non rispettare la legge per sette mesi: non può fare il sindaco e il viceministro .
La fatica non è uguale per tutti.
De Luca è così megalomane che, se potesse, farebbe anche il vescovo.
Forse vuole fare il governatore in Campania?
Ormai supera il ridicolo. Lo sceriffo vada in pensione.
Dice che a Salerno lo votano anche le pietre
Il populismo vince ovunque. Ogni settimana in tv recita le favole e l’editto. Ha fatto qualcosa di positivo, sì.
Esempi?
Le fontane. Per questo lo chiamano “Vicienzo ‘a funtana”. Ah ecco, un fatto inequivocabile.
Cosa?
Il Tribunale fu inaugurato da D’Alema nel ‘99: è ancora un cantiere.
In che rapporti siete?
Buoni. Mi è pure simpatico.

La Stampa 22.11.13
Indagato e capobastone
De Luca, il sindaco allergico alle regole
Ha riqualificato Salerno, ma è finito spesso sotto inchiesta
Nemico di Bassolino adesso appoggia la corsa di Renzi
di Mattia Feltri

Il doppio ruolo. Primo cittadino e viceministro
Vincenzo De Luca inizia la carriera politica nel Pci, ma sale alla ribalta nel 1993 in piena bufera di Tangentopoli diventando per la prima volta sindaco di Salerno. Carica che ricoprirà negli anni ben quattro volte. Sarà anche parlamentare per due legislature.Si è sempre definito un riformista e ha impostato il suo ruolo di sindaco sulla riqualificazione della città e sulla sicurezza. Proprio per la determinazione sulla sicurezza è stato definito «sindaco sceriffo». Sono famose le sue «ronde» insieme ai vigili urbani per contrastare il fenomeno della prostituzione sulle strade e le polemiche per lo smantellamento dei campi rom. Nonostante la sua appartenenza alla sinistra è entrato in contrasto netto con Antonio Bassolino quando quest’ultimo era governatore della Campania. Coinvolto in varie inchieste ha rifiutato la prescrizione. Il 2 maggio 2013 De Luca è stato nominato viceministro alle Infrastrutture e Trasporti del Governo Letta.

Non c’è profeta – dice Gesù nei Vangeli – che sia bene accetto in patria. A ribaltare la massima divina non poteva essere che lui, il sindaco con una così solida opinione di sé da proporre un’urna cineraria, la sua, come centro fisico e filosofico della città. Da riporre, precisamente, tracciate le circonferenze e tirati i raggi, nel punto mediano di piazza della Libertà, monumento alla gloria e ai guai di Vincenzo De Luca. La piazza in questione, affacciata sul mare di Santa Teresa a Salerno, progettata a volumetrie sovietiche, classicheggiante nella forma semicircolare del complesso Crescent a sua volta studiato per ospitare negozi, palestre e appartamenti di lusso – è sotto sequestro. Mezza Salerno è indagata: assessori, consiglieri comunali, soprintendenti. E il sindaco. Il quale, in casi simili, l’ha presa con esibito piglio immoralista: «Io sono orgoglioso. In questo Paese siamo tutti indagati, non c’è un amministratore che non abbia avuto un avviso di garanzia. Chi non ce l’ha è una chiavica». Da altre inchieste è uscito bene, e per ciò ha un’opinione articolata: «La moralità... Enrico Berlinguer... Così moriamo, fra gli applausi, ma moriamo».
De Luca ha 64 anni. E’ nato in provincia di Potenza ma a Salerno va da bimbo. Si iscrive presto al partito comunista, conosce Antonio Bassolino e con lui non si prende mai. Diventa per la prima volta sindaco nel 1993, dopo il ballottaggio, ed è rieletto nel ’97 col 73 per cento dei voti. Salta un mandato. Fa il parlamentare dell’Ulivo. Si ripresenta nel 2006 nonostante due mesi prima sia stato confermato alla Camera. Vince al ballottaggio contro mezzo mondo: destra, Margherita, parti consistenti dei Ds. E nel 2011 si avvia al quarto mandato col 74.4 per cento. Nelle classifiche dei sindaci più amati è sempre ai primi posti. Legambiente premia Salerno per la più alta qualità ambientale del meridione. E’ la città con la massima percentuale di raccolta differenziata in Italia (74 per cento) proprio nei giorni in cui la Napoli di Bassolino è la discarica urbana le cui foto girano il mondo. Da noi, si vanta De Luca, non ci sono carte per terra. E nemmeno bivacchi di immigrati né venditori abusivi: problema (quasi) risolto con l’allestimento di un mercato etnico. Di sicurezza parla così: «Io smonto i campi dei rom e me ne frego di dove quella gente va a finire». Se ci sono presidi contro le discariche, la soluzione è questa: «Vanno aperte anche con i carrarmati, è chiaro?!?». Intanto a Salerno arrivano a progettare palazzi e stazioni gli architetti superstar: Santiago Calatrava, David Chipperfield, Zaha Hadid, Massimiliano Fuksas, Jean Nouvel.
E allora? E allora il problema del miracoloso De Luca è che, appena emigra, scompare. Si fa due legislature e passa inosservato. Nel 2006 (già rieletto sindaco) compete per il titolo di parlamentare più assenteista. Nel 2010 viene battuto da Stefano Caldoro nella sfida per la Regione. Difficoltà di trasferta sublimate in una leggendaria seduta
della Conferenza Stato-Città, anno 2000, quando il sottosegretario al Tesoro, Piero Giarda, gli nega per motivi legali un aiuto economico (ne aveva bisogno per la spesa del personale). De Luca dice a Giarda tutto quello che pensa di lui: che un paese non può essere amministrato da un tizio con quelle orecchie a sventola, che se ne può andare in quel posto e conclude con considerazioni plateali sulla Madonna. Giarda, indignato o terrorizzato, chissà, prende e se ne va.
Probabilmente la disinvoltura di De Luca davanti a codici e norme è l’unico modo per avere la meglio sulla burocrazia. Si rischia. Si vive sul confine. Ma gli stessi sistemi, se applicati a vicende più ampie, rischiano di passare meno inosservati. Il suo passaggio da Pierluigi Bersani a Matteo Renzi, nel giro di un anno, è stato santificato dai numeri: gli iscritti salernitani hanno scelto il sindaco di Firenze nell’umoristica percentuale del novantasette virgola. La procura antimafia sta cercando di capire quanto c’entri il plebiscito (soliti morti che votano, elettori che si moltiplicano nottetempo) col ritrovamento di centinaia di tessere ancora in bianco. Nei prossimi giorni i carabinieri andranno alla sede nazionale del Pd per vederci chiaro. De Luca non si preoccupa, va avanti da renziano, cumulando renzianamente la carica di sindaco e quella di viceministro alle Infrastrutture, da cui magari spera di ricavare altre cose buone e giuste per la sua città. Il problema è che Enrico Letta non gli dà le deleghe sinché non si dimette da sindaco, e lui non si dimette da sindaco sinché Letta non gli dà le deleghe.

Repubblica 22.11.13
De Luca: sono impazziti perché Renzi a Salerno ha preso il 98%
“Non mi dimetto anche se indagato c’è una strategia della diffamazione”

intervista di Conchita Sannino

SALERNO — «La verità è che di fronte ai nostri risultati, c’è chi è impazzito. Sono disgustato dalla strategia della diffamazione». Vincenzo De Luca, sindaco e viceministro, finito al centro di una doppia bufera politica e giudiziaria, difende con parole pesanti, com’è suo costume, se stesso e Matteo Renzi.
Quando c’era un «modello Salerno», amato anche da Bersani, lui lo incarnava. Ora che c’è un «caso Salerno», fatto di veleni incrociati e tessere gonfiate, di accertamenti dell’antimafia e di presunti brogli, lui non c’entra. Proprio oggi, alla sede nazionale del Pd, arrivano i carabinieri inviati dal pm antimafia di Salerno, Vincenzo Montemurro, per acquisire atti e documenti utili a ricostruire il percorso di pacchetti di tessere sospette del Pd, in bianco, trovate a casa di un imprenditore vicino al centrosinistra ma anche ad ambienti sospetti. Intanto De Luca risponde anche sull’ennesima inchiesta che lo ha colpito, attacca il ministro Lupi, boccia il premier per il caso Cancellieri. «Andava sostituita», dice.
Sindaco, lei èdominusa Salerno da 20 anni. Pur tralasciando l’indagine antimafia che non ha ancora indagati né reato: ma non la imbarazza il fatto che Renzi a Salerno sia arrivato a quota 98%? Può bastare la giustificazione che anche Bersani arrivò ad analoghe cifre, sostenuto da lei?
«Dominus? Di me stesso, e con difficoltà. Osservo che c’è chi è letteralmente impazzito di fronte ad un risultato congressuale nongradito. Sono disgustato da questa strategia della confusione e della diffamazione».
Chi sono i nemici suoi e di Renzi?
«Guardi, la volgarità offende chi la usa, non chi la subisce. Sanno tutti che qui c’è una realtà di Pd, fra le poche al Sud, fatta di correttezza, militanza, di tessere non gonfiate e non finte, di partecipazione. Penso di rappresentare un’esperienza fatta di risultati, rigore spartano, correttezza e trasparenza. In realtà i risultati congressuali sono figli del distacco profondo dal gruppo dirigente e da modalità congressuali demenziali».
Sì, ma a Salerno è successo qualcosa di strano...
«A Salerno ho avuto al Comune il 75 per cento dei voti fra tutti i cittadini. È immaginabile che fra i soli Pd si arrivi oltre il 90. Il problema vero non è questo: è che a votare per Cuperlo sono andati in 50. Chi li ha fermati, in un clima di assoluta serenità? E comunque, cosa è cambiato rispetto al voto identico ottenuto da Bersani? Detto questo, ribadisco che rimarrò estraneo allo spirito di crociata».
Lei è stato appena inquisito, con altri trenta, per la maxi opera “Crescent”. Un renziano può non dimettersi se indagato?
«Dimettersi se indagati? In un paese nel quale le iniziative giudiziarie durano 15 anni e si concludono nel nulla? Sarebbe pazzia, barbarie giudiziaria. Ci si dimette per condanne definitive, salvo che per ipotesi di reato infamanti».
E può tenere due cariche da circa 200 giorni?
«Quale doppio incarico? Un incarico solo. L’altro è virtuale».
Certo, lei non ha ancora le deleghe da viceministro. Che però non le assegnano perché è ancora sindaco. Un politico abituato a dire le cose con brutalità, come lei, non può nascondersi che i due ruoli siano incompatibili, punto.
«Su questa vicenda ho rispettato la legge, avviando la procedura di decadenza; altri no. È falso che non si assegnino perché sono sindaco. Una proposta me l’ha fatta già Lupi quattro mesi fa; prevedeva per me la direzione degli “Affari Statistici e Informatici”. Una provocazione. Non accetto ricatti politici. La lobby burocratico-affaristica che aleggia sul Ministerova smantellata. Chi ha deciso di svendere il Pd? E di consegnare nelle mani di una persona il più grande comparto di spesa ed investimenti del Paese? E il partito (con la P maiuscola) dov’è, cosa fa, quando interviene, quando decide?»
Solo qualche settimana fa aveva attaccato frontalmente il governo Letta. E ora? È soddisfatto dell’azione di governo?
«Chi impediva al presidente Letta di indicare, in 24 ore, un ministro autorevole e non di parte, al posto della Cancellieri? Ho sentito dire che il governo è più forte perché più compatto. Ma come si fa a non vedere il campo minato parlamentare che si prospetta?».
camillobenso
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Re: quo vadis PD ????

Messaggio da camillobenso »

«il capo dei renziani in Sicilia»
Repubblica 22.11.13
In Transatlantico il recordman siciliano di preferenze chiama a sé Cuperlo: vedete che non gli creo imbarazzo?
Il panzer Crisafulli dopo il 147-0 a Matteo “Porta male attaccarmi, Bersani lo sa bene”

di Concetto Vecchio

«ECCO, lo vede quello lì: Davide Faraone, il capo dei renziani in Sicilia. L’ho allevato io, difendendolo nella lunga serie di minchiate che ha combinato, e adesso non passa giorno che non mi attacchi». Quindi Vladimiro Crisafulli, il ras delle preferenze nell’isola, lo chiama a sé: “Vieni qua, capo degli infami!».
Affossato in una poltrona del Transatlantico, circondato dall’affetto dei tanti amici, Crisafulli pare un pascià. Con secoli di scirocco nello sguardo si gira lentissimamente: «Noi di che dobbiamo parlare?»
Del feudo di Enna, delle polemiche per il suo 90% di voti.
«87, per l’esattezza».
Un plebiscito che suscita dubbi, sospetti.
«So che non è piaciuto, ma se la gente mi vota in massa io che ci posso fare?».
A Pietraperzia Cuperlo-Renzi è finita 147 a 0.
«Poverini, se mi telefonavano dieci voti glieli regalavo io»
Perché appoggia Cuperlo?
«Quando i miei amici mi hanno chiesto di fare il segretario provinciale io ero del tutto disincantato sulle primarie nazionali, del tutto disinteressato...».
Disinteressato?
«Disinteressatissimo... poi i renziani, dopo avermi chiesto di votare per loro, hanno cominciato ad attaccarmi: sono stati loro, con i loro insulti, a spingermi, senza volerlo, verso Cuperlo».
Può farcela?
«Più tempo passa e più ci si accorge che Renzi non è capace a fare il segretario. Non è cosa sua. Insegue i sondaggi. Guardi come si è comportato nella vicenda Cancellieri. Perché non l’ha fatta cadere?».
Sbaglio o Cuperlo prova imbarazzo per il suo sostegno?
(Sgrana gli occhi)«Imbarazzo? Il mio è un sostegno spontaneo. Tra i suoi sostenitori c’è Bersani che mi ha levato dalle liste alle politiche, facendo una bella minchiata...».
Dimentica che lei è sotto processo due volte.
«Vede, non si può stare in un partito a bagnomaria. O mi ci tengono o mi mandano via. Non ho pendenze giudiziarie, quindi non mi possono cacciare. Invece Bersani ha ceduto alle campagne di stampa».
Gli porta rancore?
«No, ma manco sostegno, tantoci ha pensato da solo a perdersi: dopo di me non gliene è riuscita bene una. E anche ai renziani suggerisco cautela: chi si mette contro di me non ha un futuro roseo. Porta male, insomma. Non so se è chiaro?»
Che fa, minaccia?
«Non sono buono neanche a minacciare i miei figli. È una considerazione». E mentre lo dice scorge in lontananza Cuperlo. Un lampo. Lo chiama: “Gianni! Gianni! Vieni qua!”
E Cuperlo arriva elegante, il sorriso educato, un fascio di giornali sotto il braccio.
«Gianni, questo nostro amico giornalista sostiene che io ti creo imbarazzo».
«Guarda, Mirello, mi hanno fatto la domanda al forum del Mes-saggeroe io c’ho messo 11 minuti per rispondere, ma credo che alla fine ho raccontato la tua storia in maniera risolutiva».
«Allora vieni a trovarci a Enna, no?».
«Vado a Catania».
«Enna-Catania sono 70 chilometri».
«Mirello, non sono padrone del mio tempo, ma farò il possibile. Sentiamoci».
«Vede - dice Crisafulli trionfante - che non è in imbarazzo?»
Lei avrebbe votato la fiducia a Cancellieri?
«Io sì. Non mi pare un problema».
Come finisce il 9 dicembre, con Renzi che fa cadere il governo?
«Non lo so, non m’interessa, però mi dispiace che nel mio partito ci si può stare solo se belli, eleganti, magri e con i giubbotti di pelle. In Sicilia diciamo come i pupiddi».
Un partito di bambole?
«Sì, ma io non me ne vado, anche se peso 110 chili».
camillobenso
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Re: quo vadis PD ????

Messaggio da camillobenso »

Repubblica 22.11.13
D’Alema capolista per Cuperlo a Bari. Emiliano lo sfida: padrone decaduto
Gli altri big stanno fuori. Prodi: non voto per lasciare più liberi i giovani

di Annalisa Cuzzocrea

ROMA — Che queste primarie avesse deciso di viverle in prima linea, Massimo D’Alema, si era capito fin dall’inizio. Gli attacchi a Matteo Renzi degli ultimi giorni, le interviste televisive prima e dopo il voto degli iscritti, e ora, la decisione di presentarsi come capolista per Gianni Cuperlo a Bari, non fanno che confermarlo. L’ex premier guiderà uno dei listini collegati al “bello e democratico”: un modo per assicurarsi un posto all’Assemblea nazionale del Pd, ma soprattutto, per non darla vinta a chi tuona contro la vecchia guardia e vorrebbe si facesse da parte.
In realtà, dirigenti come Walter Veltroni, Dario Franceschini e Pier Luigi Bersani non hanno bisogno di misurarsi nello stesso modo: sono ex segretari, un posto in assemblea ce l’hanno di diritto. Mentre pare che Franco Marini abbia deciso di rinunciare. E che altri come lui ci stiano ancora pensando. Proprio ieri, Romano Prodi precisava il senso della sua scelta di non votare alle primarie, appoggiando chi - nel Pd - cerca un nuovo corso. «Tutti hanno capito che non l’ho fatto assolutamente con un senso di distacco, ma per lasciare che ci sia una nuova dirigenza che sia libera da tutti i passati e i condizionamenti», ha detto il Professore durante un convegno a Bologna. «Come per l’Europa ho detto che bisogna pensare al futuro, così è per l'Italia. Bisogna che i nuovi leader si affermino. La palla adesso è a loro».
D’Alema, invece, corre. E la cosa pare non sia affatto piaciuta a quello che è ormai diventato il più acceso renziano della Puglia, Michele Emiliano. Ieri - su Twitter - il sindaco di Bari scriveva ironico: «#D’AlemaSiCandidaABari. Escludo però che lo faccia contro di me come scritto sui giornali. Sarà senz’altro un appassionato confronto!». Qualche ora prima, era stato molto più duro: «Sono disgustosi quelli che votano un uomo in letargo da vent’anni scriveva riferito a Cuperlo - solo per obbedire al “padrone” decaduto del partito. Se mai fosse segretario, non avrebbe alcuna autonomia da D’Alema». Tweet a parte, la campagna si preannuncia aspra: e Gianni Cuperlo fa di tutto per spostarla sui contenuti. Oggi sarà proprio a Bari, dov’era fissato da tempo un incontro pubblico con i suoi sostenitori. Ieri, ha polemizzato con le uscite del consigliere economico di Renzi, Yorem Gutgeld, che ha proposto privatizzazioni e tagli alle pensioni «da 3000, 3500 euro lordi». «Non si incrocia una possibile ripresa tagliando le pensioni di 3000 euro lordi, come ho letto oggi in qualche intervista - ha ribattuto Cuperlo - serve creare lavoro. Serve una svolta radicale delle politiche pubbliche. L’austerità uccide ogni speranza». Un concetto che ha ribadito in serata, ospite di
Servizio Pubblico insieme al leader della Fiom Maurizio Landini. Dopo aver spiegato che la caduta del governo Letta non farebbe che aprire una pericolosa «crisi al buio», il candidato democratico ha sostenuto che «la politica europea del rigore è fallita», che «il patto di stabilità è da modificare, così com’è non funziona», e che «è necessario creare lavoro anche con un’azione diretta del pubblico per rilanciare i consumi e la domanda interna». «Si può portare il rapporto deficit/pil dal 2,5 al 2,7 per cento - senza sforare il 3 - e recuperare 3 miliardi da investire in opere pubbliche sul dissesto idrogeologico», propone Cuperlo. Perché «la politica deve decidere che una delle più grandi opere deve essere quella di mettere in sicurezza il Paese. Invece di romperci la testa per trovare miliardi per cancellare l’Imu, avremmo dovuto trovare risorse per il territorio».
peanuts
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Re: quo vadis PD ????

Messaggio da peanuts »

Oggi ho seguito per motivi lavorativi la convention del pd
Civati ha detto che sugli "inviti" a uscire dal pd non è d'accordo, semmai perché restarne fuori?
Boh
Cuperlo fa quello di sinistra e ha una faccia da yuppie che fa spavento
Renzi... MAH!

Scoraggiante. Alla fine, i fili li tirano ancora d'alema e rosi bindi, gente che andrebbe mandata via
"Ma anche i furbi commettono un errore quando danno per scontato che tutti gli altri siano stupidi. E invece non tutti sono stupidi, impiegano solo un po' più di tempo a capire, tutto qui".
Robert Harris, "Archangel"
camillobenso
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Re: quo vadis PD ????

Messaggio da camillobenso »

I giovani politici non servono

Cuperlo a Piazzapulita ha messo in evidenza la sua buona cultura e una buona capacità di esposizione e comunicazione. Certo inferiore a quella di Renzi che in questo momento supera Berlusconi.

Ma è sempre un vecchio politico “piazzista” capace di vendere sempre le solite balle sul “faremo”, “bisogna fare”.

Espone i problemi come se lui fosse appena arrivato da Marte sabato scorso.

Eppure:

Gianni Cuperlo
Da Wikipedia, l'enciclopedia libera

Giovanni Cuperlo meglio conosciuto come Gianni (Trieste, 3 settembre 1961) è un politico italiano.
Diplomato al Liceo Classico Francesco Petrarca nel 1980, durante gli anni del liceo si avvicina alla politica e inizia la militanza nellaFederazione Giovanile Comunista Italiana (FGCI), della quale diventerà Segretario Nazionale nel 1988, guidandola fino al passaggio nellaSinistra Giovanile. Laureato all'Università di Bologna nel 1985, Facoltà di Lettere e Filosofia, Corso di laurea in Discipline delle Arti, Musica e Spettacolo DAMS, discutendo una tesi di sociologia della comunicazione, relatore Mauro Wolf. Dirigente del Partito Democratico della Sinistra e poi dei Democratici di Sinistra, è stato responsabile della comunicazione dal 1992 al 1994 e membro della Segreteria Nazionale dei DS. Nel 2006 è eletto deputato del Friuli-Venezia Giulia, nel 2008 nella Circoscrizione Toscana, nel 2013 nella Circoscrizione Lazio 1
È deputato del Partito Democratico dal 2006, presidente del Centro Studi PD e membro della Direzione Nazionale del partito. È stato l'ultimo segretario della Federazione Giovanile Comunista Italiana(FGCI) ed il primo della Sinistra Giovanile (SG), ricoprendo tali incarichi dal 1988 al 1992. Nel maggio del 2013 si candida alla Segreteria del Partito Democratico.
camillobenso
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Re: quo vadis PD ????

Messaggio da camillobenso »

Corriere 26.11.13
Alfano, Renzi, Letta
Tre leader in cerca di maggioranza L’occasione dei nuovi «democristiani»

di Mauro Magatti


Alfano, Renzi, Letta: l’Italia è dunque destinata a ritrovarsi democristiana?

In effetti, quello che sta accadendo potrebbe essere visto come una nemesi storica: buttata fuori dalla porta, la Dc rientra dalla finestra. Ma è proprio così?

Forse qualcuno ci pensa o ci spera. Molti lo temono e, io penso, non c’è da augurarselo.

Ma, in realtà, quello che sta accadendo, è un’altra cosa.

Il riemergere di leader di estrazione democristiana, collocati in formazioni politiche diverse, suggerisce infatti che, profondamente smarrito, il Paese tende a tornare, al di là di tutto, attorno al suo principale baricentro culturale. Che, comunque la si voglia mettere, ha a che fare con la sua radice cattolica.

Sul piano politico, ancora oggi, quando si parla di «centro» si pensa a quei partiti che si pongono nella posizione mediana dello schieramento parlamentare.

Un luogo incolore, privo di identità e virtù, regno delle astuzie e degli scambi di potere inconcludenti.

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Pratiche rispetto alle quali il Paese ha sviluppato una forte allergia, che manifesta tutte le volte in cui si intravvedono segnali di un ritorno della Dc. Per questo il «centro» è diventato sinonimo di immobilismo, affarismo, sottogoverno.
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Esattamente per questo, quando la Dc crollò, la Seconda Repubblica si strutturò secondo una dinamica reattiva: per vent’anni i leader dei due schieramenti — Berlusconi e D’Alema — si sono combattuti sfruttando il rifiuto di tutto ciò che anche lontanamente ricordava la Dc.

E semmai stabilendo, ciascuno a modo suo, una relazione di scambio con il mondo cattolico e i suoi interessi. Una soluzione che non ha fatto bene né al Paese né alla Chiesa.

I progetti di modernizzazione dei due principali partiti non solo hanno radicalizzato la loro contrapposizione, ma hanno anche (e soprattutto) minato quel comune terreno culturale e istituzionale che è necessario per il buon funzionamento della democrazia.

Anche perché, per vincere le elezioni, erano costretti ad allearsi con le ali estreme a cui veniva di fatto concesso un forte potere di ricatto.

Così, invece di convergere al centro, il bipolarismo italiano si è polarizzato, dando vita a coalizioni incoerenti e litigiose.

Svuotando il centro politico, la Seconda Repubblica ha anche progressivamente perso contatto con la realtà sociale e culturale italiana. Esattamente il contrario di ciò che occorreva fare per poter governare.


Di fronte alla crisi profonda nella quale l’Italia è finita, ora il sistema politico riconverge attorno al suo baricentro, quasi in forma automatica e irriflessa.

Ma questo movimento è ben lontano dall’essere approdato a un punto stabile.

La situazione a destra e a sinistra appare ancora molto precaria. Renzi vincerà il prossimo congresso del Pd, ma dovrà poi governare un partito che, nella sua struttura, farà fatica ad accettare la nuova leadership.

Alfano deve consolidare la sua posizione e soprattutto rafforzare il radicamento della formazione che ha fondato. Una partita difficile. Entrambi i fronti necessitano di tempo per trovare un equilibrio nuovo non solo tra le forze politiche ma soprattutto con la società italiana.

Trovare la quadratura del cerchio è assai complesso. Anche perché la soluzione ha a che fare solo in parte con la vita interna dei partiti. Molto dipende dalle regole del gioco istituzionale.

Per questo, il nuovo quadro politico che si è andato costituendo in queste settimane apre un’occasione straordinaria per i tre leader: lavorando insieme per il prossimo anno e mezzo, essi hanno la possibilità di ridisegnare le basi della nuova stagione politica, che potrà poi pienamente nascere dopo le prossime elezioni.

Sia in campo economico e sociale, sia in campo istituzionale, il 2014 potrebbe rivelarsi un tempo utile per mettere finalmente a frutto le larghe intese, anche in considerazione del fatto che si va delineando una maggioranza trasversale che può fare a meno di Berlusconi.

La realizzazione delle linee di riforma costituzionale presentate dalla commissione dei saggi, la nuova legge elettorale, la rinegoziazione della linea di politica economica europea nel semestre di presidenza, l’avvio di alcune grandi riforme in campo economico e sociale (dalla scuola al mercato del lavoro) sono obiettivi a portata di mano.

Se andranno in questa direzione, con coraggio e lungimiranza, i tre leader «democristiani» — con la benedizione di Napolitano — daranno un fondamentale contributo a spingere il Paese verso il suo futuro.
(cosa si era bevuto Mauro Magatti quando ha fatto questa riflessione???? Non ci sono mai state tre chiaviche di questo livello nella Dc. La Dc degli ultimi tempi era scoppiata quando ci stava ancora qualche cavallo di razza. Ma non si può scambiare Ribot con un mulo sardo-ndt)


A vent’anni dal crollo della Dc, sono tre eredi di quel partito che hanno in mano la partita per delineare i termini di una nuova stagione politica ed economica. Una stagione che, senza prevedere il ritorno della Balena Bianca e sfruttando il cambiamento di clima che il nuovo pontificato porta con sé, potrebbe finalmente contemplare la nascita di un bipolarismo migliore in quanto meglio ancorato al centro sociale e culturale profondo di questo Paese.

http://www.youtube.com/watch?v=yjjvuTjMBBU
soloo42000
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Re: quo vadis PD ????

Messaggio da soloo42000 »

Renzi vincerà il prossimo congresso del Pd, ma dovrà poi governare un partito che, nella sua struttura, farà fatica ad accettare la nuova leadership.
Può darsi.
Ma se Renzi elaborasse alleanze politiche e proposte politiche serie di CSX.
Se aggregasse consensi come fece Prodi.

Se facesse tutto questo, da segretario del PD, dopo questo schifo che vediamo
dal 2007 a oggi, io credo che il PD, a parte una nicchia di dirigenti riottosi, si accoderebbe.

La domanda, che ripeto da mesi e mesi e che ho ripostato in più thread oggi rimane una sola.

Renzi è in grado di elaborare una proposta di vera alternativa di centrosinistra?
Una proposta che possa spingere sia il PD che SEL a recuperare massivamente i consensi
perduti nell'astensione e nel voto grillino?
O mirerà semplicemente al bacino di Casini e Alfano già ben coperto dalle proposte originali?

Purtroppo a 10 gg dalle primarie, Renzi queste risposte non le ha ancora date.
E quelle poche che ha dato puntano apparentemente in altra direzione.

Quindi poi non ci si lamenti, Renzi e i suoi, se il PD sarà a rischio scissione, se i consensi
elettorali crolleranno, se Berlusconi rialleandosi con Alfano e Casini rivincerà le elezioni, ecc..


soloo42000
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