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Forum per un "Congresso della Sinistra" ... sempre aperto • Renzi - Pagina 28
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Re: Renzi

Inviato: 19/12/2015, 13:34
da iospero
Trivellazioni, Civati e Baldassarre: “Come il governo ha fregato le associazioni ambientaliste”

http://www.ilfattoquotidiano.it/2015/12 ... e/2317768/

Re: Renzi

Inviato: 21/12/2015, 11:51
da camillobenso
Politica
Filippo Darth Sensi conserva ancora tracce di umanità?
di Pierfranco Pellizzetti | 20 dicembre 2015
Commenti (47)



Tanti e tanti anni fa, in una galassia lontana lontana, il giovane cavaliere Jedi Filippo Skywalker Sensi cedette alle lusinghe del Lato Oscuro della Forza; così assunse il nuovo nome di Darth Nomfup (“not my fucking problem”, non è un mio fottuto problema) indossando quella caratteristica struttura piramidale in plexiglas e gomma che trasformò il suo incedere in trottolio robotico di ultima generazione.

Fu davvero un brutto colpo per i compagni della Resistenza contro il regime imperiale, asserragliati tra le pagine di Moralità Provvisoria, la news milanese del Centro Gobetti diretta dall’allora capo guerriero Andrea Riscassi (oggi Tg3) e realizzata da una pattuglia di fedeli al repubblicanesimo democratico: la futura sindaco di Barcellona Ada Colau, un ragazzino di nome Ferruccio Sansa, il già allora senescente sottoscritto, qualche Ewok e poche altre teste calde.


Fino a quel momento non c’era stato numero della news a cui Filippo Skywalker non facesse arrivare da Roma i suoi contributi battaglieri, distillati da letture indefesse dei testi di Norberto Kenobi e Yoda Calamandrei. Sempre in linea con l’impegno di tutelare l’equilibrio benigno nella Forza.

Ancora ci si ricorda, esattamente vent’anni fa, quando accorse in difesa di Giuseppe Dossetti, in polemica con l’infame conte Ernesto Dooku della Loggia che muoveva al vecchio monaco l’accusa di “giacobinismo cattolico”, trovando nobili parole ispirate da un alto liberalismo nonviolento alla Aldo Capitini.

Eurosummit - Conferenza stampa di Renzi dopo accordo su crisi Grecia


Perché era questo il sentire del giovane Jedi. Poi trasformato in una macchina guerresca da frequentazioni che gradatamente ne avevano sconvolto la mente, stravolgendone l’identità. Prima la scuola di cinismo alla corte del pannelliano-papista Francesco Rutelli, issato sul supremo scranno in Campidoglio, da cui era stato ingaggiato con l’incarico di creare perturbazioni nei flussi mediatici capitolini (tradotto: per fargli da addetto stampa); poi un passaggio inaridente nella desolazione del pianeta cartaceo l’Europa, l’esilio in un mondo virtuale abitato da strani esseri floreali (Margheriti) perennemente alla ricerca di sponsor; per raggiungere l’ultimo stadio dell’iniziazione all’opportunismo mortifero del “vai tranquillo”, approdando alla corte dei Sith di Giglio Magico: la confraternita del grembiule impegnata a restaurare ancora una volta l’ordine imperiale da regime di Prima Repubblica.

In questo interminabile condizionamento che prosciuga i sentimenti, molti sostengono che ormai Darth Sensi abbia smarrito ogni tratto di umanità, trasformandosi definitivamente in un clone al servizio degli oscuri disegni del suo signore e maestro: la minaccia fantasma mimetizzata nei panni fighetti del sindaco di Naboo Darth Sidious Matteus Renzine; insinuante nel confondere gli orientamenti del giovane Jedi con una parlantina capace di far sembrare tutto il contrario di tutto.

Eppure qualcuno conserva ancora le nobili parole jediche del Sensi dossettiano, in quel novembre 1995: «La minaccia che mobilita la resistenza del vecchio monaco è quella del riaffacciarsi, sulla scena politica italiana, di destre palesi e occulte, determinate a una pericolosa aggressione contro la Costituzione in nome del nuovismo della cosiddetta Seconda Repubblica: una minacciosa quanto confusa ansia di cambiamento per il cambiamento che rischierebbe di produrre una rottura eversiva del Patto fondamentale su cui si è retta, tra scossoni e inquietudini, la democrazia nel nostro Paese». Rileggendole sorge un dubbio immediato: che altro sarebbe attualmente il progetto-Partito della Nazione renziano se non quanto prefigurato e criticato duramente già dal Sensi di allora?

È per questo che qualche antico difensore della Repubblica si ostina a pensare che la sua trasformazione in Darth Nomfup non sia ancora definitivamente compiuta. Che nonostante tutto qualche tratto di umanità alberghi negli anfratti della sua mente.

Ed è per questo che spera sia ancora possibile ridestare in lui il Lato Unificante della Forza; il campo energetico che tiene insieme i buoni sentimenti democratici, civili.

Prima che il Lato Oscuro e il disegno reazionario del suo maestro e signore di spregiudicatezze ridanciane non lo trasformino per sempre in un essere inanimato.

http://www.ilfattoquotidiano.it/2015/12 ... a/2319648/

Re: Renzi

Inviato: 21/12/2015, 13:54
da camillobenso
Platì, i supporter della candidata “Leopoldina” intimidiscono i cronisti. E nel programma mai la parola ‘ndrangheta
Politica

Il Pd punta sulla renziana Annarita Leonardi per conquistare il comune già sciolto due volte per mafia. I suoi fedelissimi al giornalista del Fatto: "Chi ti ha detto di salire qui senza permesso. Non scrivere cazzate"
di Lucio Musolino | 21 dicembre 2015


Dalla bella favola della Leopolda alla dura realtà di Platì, una volta regno della ’ndrangheta dei sequestri e oggi capitale calabrese del narcotraffico. Era il 2 giugno quando arrivarono in massa i capataz del Partito democratico calabrese. Dal deputato Ernesto Carbone al governatore Mario Oliverio passando per Ernesto Magorno, uomo di Renzi in Calabria. Sono passati più di sei mesi ma il circolo Pd non esiste più. Al suo posto un negozietto di collanine, santi e madonne. Questo non lo ha detto il premier Matteo Renzi che, nei giorni scorsi, durante una Leopolda sottotono e squassata dalle polemiche sulle banche, si è giocato la carta di Platì incoronando la trentenne Annarita Leonardi come candidata alla guida della cittadina famosa per due scioglimenti per mafia e per i sindaci morti ammazzati.

Dalla bella favola della Leopolda alla dura realtà di Platì, una volta regno della ’ndrangheta dei sequestri e oggi capitale calabrese del narcotraffico. Era il 2 giugno quando arrivarono in massa i capataz del Partito democratico calabrese. Dal deputato Ernesto Carbone al governatore Mario Oliverio passando per Ernesto Magorno, uomo di Renzi in Calabria. Sono passati più di sei mesi ma il circolo Pd non esiste più. Al suo posto un negozietto di collanine, santi e madonne. Questo non lo ha detto il premier Matteo Renzi che, nei giorni scorsi, durante una Leopolda sottotono e squassata dalle polemiche sulle banche, si è giocato la carta di Platì incoronando la trentenne Annarita Leonardi come candidata alla guida della cittadina famosa per due scioglimenti per mafia e per i sindaci morti ammazzati.

Gli avvertimenti dei “compagni”
Prima di farsi mettere la museruola dalla Leonardi, Antonio ha il tempo di minacciare: “Chi ti ha detto di salire a Platì senza chiedere il permesso. Qua e fuori da qua Annarita non si tocca. Che voi venite con altra gente (indica la Messineo, ndr) non tanto ci piace. Non scrivere cazzate domani sul giornale”. E un altro rincara la dose: “Statevi attento. Se lo scrivi la prossima volta non ti facciamo venire qua. Il Pd a Platì siamo noi”. “È solo arrabbiato – lo giustifica la candidata di Renzi – Tu sei venuto a raccontare cosa succede a Platì, a parlare della mia candidatura e non mi chiami?”. I malpensanti accusano la Leonardi di sfruttare Platì e l’antimafia come trampolino di lancio per le prossime Politiche: “Non ne so nulla. Io non ho nessun seggio sicuro. Platì non c’entra niente con un posto in Parlamento”.

Ci dirigiamo verso il suo comitato. Per strada la candidata incontra una donna. Basta un attimo e assistiamo a un bel siparietto: “Come sono brava o mala?”. “Brava”. “Tu mi voti?” “E certo”. Ma è un altro fan, fuori dal comitato, a spiegarci il Platì-pensiero: “A Roma vi futtistu i soldi e qua venite a parlare di ’ndrangheta? Devono parlare di lavoro. È inutile che mandano 800 carabinieri”. E rivolgendosi alla Leonardi: “Ti devi spaventare dei colletti bianchi, non degli abitanti di Platì”. Lei lo rassicura: “La mia forza è prima Platì e poi Renzi”. Non pervenuta la parola ’ndrangheta. Non c’è tra i “5 punti essenziali” del programma elettorale. Lasciamo Platì, nel cuore dell’Aspromonte, e arriviamo sulla statale 106. Squilla il cellulare, è Catanzariti: “Tutto apposto? Se hai bisogno di qualcosa sono il tuo punto di riferimento qui a Platì. Va bene?”. “Ok”. Platì aspetta che arrivi anche qui la democrazia.

da Il Fatto Quotidiano del 17 dicembre 2015

http://www.ilfattoquotidiano.it/2015/12 ... a/2320456/

Re: Renzi

Inviato: 21/12/2015, 14:38
da camillobenso
Renzi dimissioni! Chi non le chiede acconsente
di Paolo Flores d'Arcais

http://temi.repubblica.it/micromega-onl ... cconsente/

Re: Renzi

Inviato: 22/12/2015, 8:26
da aaaa42
dice fonzi vedi la Spagna dimostra che italicum e fantastico !!!
in verità la Spagna dimostra che il sistema maggioritario si basa su 2 grandi partiti.
quando i 2 grandi partiti non ci sono servono correttivi proporzionali.
questo il parere di tutti in Spagna
in Italia abbiamo il parere avverso di 2 costituzionalisti padri fondatori della costituzione
bimbominchia e bimbaminchia.

Re: Renzi

Inviato: 22/12/2015, 11:51
da lilly
Il proporzionale incentiva il voto di scambio perche c'è la preferenza.Se vogliamo combattere la corruzione l'unica strada è il collegio uninominale.L'Italicum peraltro è un proporzionale con premio e per il momento bisogna accontentarsi di votare con quello

Re: Renzi

Inviato: 22/12/2015, 12:55
da aaaa42
io non sono un costituzionalista ne un espero di diritto pubblico.
i forum hanno un futuro se siamo tutti compreso lo scrivente documentati.
e falso che il maggioritario sia buono e il proporzionale sia cattivo.
come ci insegna la prima repubblica e un falso che il proporzionale sia buono e il maggioritario sia cattivo.
il problema e la compenetrazione del maggioritario tagliando i rami marci con il proporzionale tagliando i rami marci.
in sintesi il MATTARELLUM aggiornato.
il collegio uninominale da dei problemi
quando e piccolo e facile da manipolare
quando e grande vincono i ricchi.
poi abbiamo nei colleghi uninominali il doppio turno e un fatto positivo.
il maggioritario da una certa governabilità senza premi truffa ma non e un sistema democratico per definizione.
il proporzionale puro una testa un voto e il luogo principe della democrazia con alcuni problemini da prima repubblica.
la strategia rimane un mix come il MATTARELLUM da studiare e approfondire.
il resto lasciamolo a Mamma sono arrivato uno luogo della ignoranza dell italietta funfascista di fonzi bimbominchia e bimbaminchia.

Re: Renzi

Inviato: 22/12/2015, 20:31
da camillobenso
FORTUNELLEN,....FORTUNELLEN


Il vostro premier ha promesso che grazie alla legge di Stabilità il prossimo anno riceverete ninnoli d'oro.

Re: Renzi

Inviato: 23/12/2015, 20:54
da cielo 70
aaaa42 ha scritto:dice fonzi vedi la Spagna dimostra che italicum e fantastico !!!
in verità la Spagna dimostra che il sistema maggioritario si basa su 2 grandi partiti.
quando i 2 grandi partiti non ci sono servono correttivi proporzionali.
questo il parere di tutti in Spagna
in Italia abbiamo il parere avverso di 2 costituzionalisti padri fondatori della costituzione
bimbominchia e bimbaminchia.
I sistemi migliori sono quello francese uninominale a 2 turni e quello tedesco uninominale proporzionale con sbarramento e con forma di governo basata sulla sfiducia costruttiva. In Italia si stava diverse volte quasi per fare il sistema francese ma è fallito il referendum per 2 volte. Il cancellierato purtroppo non ha prevalso, essendoci in Italia un determinato modo di interpretare il bipolarismo.

Re: Renzi

Inviato: 24/12/2015, 14:08
da camillobenso
Specchio,.....specchio delle mie brame,...CHI E' IL PIU' FESSO DEL REAME?????



Una lettera così, indirizzata ad un "premier", non l'avevo mai letta.




Piovono Rane

di Alessandro Giglioli



http://gilioli.blogautore.espresso.repubblica.it/




23 dic
Di quel perduto sale democratico

ITALY-POLITICS/RENZI



Caro presidente Renzi,

come sta, nel suo secondo Natale a Palazzo Chigi?

Mi sembra bene, tutto sommato: le foto la mostrano sempre più a suo agio nel suo ruolo, vuoi con la mimetica in Libano vuoi con i vestiti standard nel Palazzo e dintorni.

Anche il lieve sovrappeso non le sta male, in fondo: la fa sembrare più simile all'italiano medio. Come quando Mike Bongiorno palesava ignoranza per farsi percepire "uno di noi" a casa, dalle famiglie.

Peraltro è noto che ogni suo scatto da front page, presidente Renzi, passa prima attraverso il sapiente vaglio di Nomfup, il quale poi decide quali far recapitare a quelle caselle postali del potere che sono in massima parte, oggi, le redazioni italiane.

A proposito, presidente: sono davvero bravi i suoi spin doctor, pr e curatori d'immagine: tutti, bravissimi. Si vede che appartengono a questo secolo, che sanno maneggiare i social così come le agenzie e i talk show, roba che al confronto fa sembrare ancora più goffi e antichi quelli dei suoi predecessori, soprattutto nel partito intendo.

Ma il vero pregio dei suoi comunicatori (e naturalmente suo in primis, signor presidente) è stata finora la versatilità, la grande versatilità nel direzionare la macchina di creazione del consenso in ogni angolo, abbinando disintermediazioni e nomine, internet e vecchi media, e-news e compiacenze di carriera, conferenze on line e vecchie manovre coi poteri forti. Del resto si sa che per vincere una partita di calcio bisogna occupare ogni zona del campo e "attaccare gli spazi": e questo lei e i suoi collaboratori fate, ogni giorno, con notevole efficacia.

Così, in un anno e mezzo voi avete imposto un'egemonia di linguaggio (gufi, professoroni, palude, non mi fermeranno, la svolta buona, l'Italia che ce la fa e via andare) che fa davvero impallidire quella tentata da un'epoca fa Berlusconi, con i suoi slogan tipo le tasche degli italiani e l'amore che vince sempre sull'invidia e sull'odio.

Poi, siete maestri nel dettare l'agenda, come si suole dire. In altre parole, far parlare i media (mainstream e non) di quello che volete voi. Una riforma promessa, un taglio di tasse annunciato, un bersaglio polemico da ridicolizzare: e tutti dietro a discuterci, noi altri, in tivù e sui social, nelle telefonate alle radio e sui giornali. A discutere di quello che voi avete deciso si discutesse.

Certo, a volte non avete un compito facile. Ad esempio, se scoppia lo scandalo del crac bancario, non basta strombazzare un contingente in Iraq per far cambiare oggetto di dibattito comune. Ma in quel caso ci si inventa un Cantone versione signor Wolf o un libro di Casaleggio da attaccare o una variante di Valico da inaugurare, che poi comunque gli hype durano tre giorni al massimo e voi lo sapete meglio di me.

L'importante è, sul lungo, diffondere e irrobustire un immaginario semplice e manicheo - i messaggi semplici sono quelli più facili da far passare, si sa: da un lato voi, che volete fare qualcosa di buono, dalla parte opposta tutti gli altri, che sanno solo criticare.

Avete così rovesciato, nella percezione, la normale dialettica democratica (il governo che decide, l'opposizione che controlla e critica) in una contrapposizione tra costruttori e distruttori, tra buoni e cattivi. In fondo era l'uovo di Colombo, ma bravi voi che siete riusciti a gabellare come virtuoso questo rovesciamento.

Certo, c'è da dire che avete trovato un terreno abbastanza morbido, con non molte eccezioni. Teniamo tutti famiglia, noi giornalisti, e l'editoria va una schifezza, quindi il burro è ancora più morbido, diciamo. E poi noi giornalisti non abbiamo, tradizionalmente, una schiena così dritta, in questo meraviglioso paese. Ricordo di aver letto, tanti anni fa, l'aneddoto di un lettore che aveva chiesto a un direttore di quotidiano come mai avesse cambiato così tante volte opinioni e referenti politici, nella sua carriera, e lui candido aveva risposto: «Ma è colpa mia se ogni due anni cambia il governo?».

Ecco, appunto.

Ma ciò non sminuisce i suoi meriti, presidente, né quelli dei suoi collaboratori. Anche a prendere un somaro per il morso per mandarlo dove si vuole, non è che tutti sono capaci allo stesso modo.

Ho visto che di tutto ciò Ferruccio de Bortoli s'è un filo adirato e ha scritto su Twitter una cosa tipo «tanto vale che i titoli dei giornali il faccia direttamente lui»: ma si tratta solo di un trombato, quindi di un perdente. Un anno fa era il direttore del "Corriere della Sera", adesso scrive su un quotidiano ignoto della Svizzera ticinese, che ridere, mentre il suo ex giornale si riempie di veline con la testatina "Renzi ai suoi".

A proposito, bella anche questa trovata di far diffondere il pensiero del capo come se fosse una confidenza del premier ai collaboratori. I giornali possono venderla come retroscena, esclusiva, indiscrezione; e i lettori hanno l'illusione di essere entrati a origliare nelle stanze del potere. Anche se ciò che leggono è esattamente la stesse merce che un tempo si chiamava comunicato stampa consegnato all'Ansa.

Comunque non è questione solo di giornalisti, naturalmente. E nemmeno di establishment economico che teme Grillo o Salvini: e quindi a lei, magari controvoglia, fa comunque la ola quotidiana.

Non è questione solo di comunicatori, dicevo, perché dai tempi di Gramsci sappiamo che l'egemonia culturale dipende anche dagli intellettuali, che hanno un ruolo fondamentale nel creare opinione pubblica.

Berlusconi questo non lo aveva capito e se li era messi quasi tutti contro, compresi quelli di scuola liberale, cattolica e perfino di destra.

Lei invece, presidente, gli intellettuali li ha resi innocui con sapienza, adeguando al presente il vecchio principio del divide et impera.

Alcuni se li è semplicemente portati in scuderia a suon di Leopolde e premi letterari - dai Baricco ai Piccolo, ma non solo; altri, meno seducibili, li ha invece emarginati come vecchi barbosi inconcludenti, residui in bianconero di un passato lontano: i Rodotà, gli Zagrebelsky, quelli lì insomma (e qualcuno, come Gallino, le ha fatto anche la cortesia di andarsene).

Ma è in mezzo a questi estremi che è avvenuto il suo capolavoro, presidente: è con tutte quelle teste che un tempo erano fieramente di sinistra e adesso a domanda (politica) non rispondono, fanno i vaghi, fischiettano: i Benigni, i Moretti, i Serra, tutte menti che abbiamo amato continuiamo ad amare, che stimiamo e continuiamo a stimare, ma il cui imbarazzo nel prendere posizione su questo governo è forse il segno più tangibile della sua vittoria nell'egemonia culturale, signor presidente.

È sempre beato il governo di un Paese i cui intellettuali tacciono.

Ecco, è stato quindi un buon 2015 per lei, presidente, e ha motivo di festeggiare.

Anche perché all'addomesticamento di media e intellettuali, nell'anno che si sta chiudendo lei ha aggiunto anche una silenziosa opera di adeguamento alla sua persona di tutto quell'immenso sottopotere di cariche e dirigenze che ogni governo passato aveva lottizzato sulla base di fedeltà di partito e che lei invece ha plasmato sulla base della fedeltà personale, diretta, individuale.

Il gran carro dell'ultima Leopolda, in questo senso, era meraviglioso. Meraviglioso, dico, vedere tutti quegli ex ragazzi diventati consiglieri di amministrazione, presidenti di enti pubblici, super consulenti e via carrierando. Niente di nuovo, s'intende, in quest'Italia feudale e familista: niente di nuovo se non per il legame che non è appunto più a un simbolo e a un partito, ma solo a un uomo e a un uomo solo. Lei, presidente.

Al quale auguro - onestamente e di cuore - un 2016 un po' più difficile.

Non per antipatia personale (anzi, passerei una cena più volentieri con lei che con molti dei suoi antagonisti); né per avversione politica, che quella si misura sulle cose concrete, i disegni di legge, le scelte di governo: e non tutte quelle lei ha fatto mi hanno trovato in disaccordo, anzi ho apprezzato (per esempio) la sua posizione razionale sulla prossima guerra in Asia centrale.

Le auguro un più difficile 2016 perché a nessuno fa bene l'adeguamento conformista, l'acquietamento della dialettica, la latitanza del conflitto culturale.

Non fa bene a chi come me sta - seppur pacatamente - all'opposizione del Jobs Act, dell'Italicum, del darwinismo economico, delle dazioni in contanti che camuffano la distruzione della coesione sociale; né fa bene (il che è più importante) al paese nel suo complesso, che di quel perduto sale critico e democratico avrebbe sempre bisogno.

Ma non fa bene neanche a lei, signor presidente, perché qualsiasi marinaio sa che un silenzio troppo forte annuncia spesso un devastante ciclone.

E lei, come navigatore, non è secondo a nessuno.